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I leader al vertice Ue: pausa umanitaria subito, non attaccare Rafah

I leader al vertice Ue: pausa umanitaria subito, non attaccare RafahBruxelles, 22 mar. (askanews) – Il Consiglio europeo è “sconvolto dalle perdite senza precedenti di vite civili e dalla critica situazione umanitaria” a Gaza. E chiede “una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria” alla popolazione del Corridoio. Esordisce così il paragrafo sul Medio Oriente delle conclusioni della prima giornata del Consiglio europeo. Era dal 27 ottobre che i ventisette non erano più riusciti ad adottare una posizione unanime sul conflitto in Medio Oriente.


Il Consiglio europeo, tra l’altro, chiede a Israele di non intraprendere l’annunciata operazione militare di terra a Rafah, di permettere l’apertura di altri valichi terrestri per consentire gli aiuti umanitari, di “rispettare e attuare l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024”, che intima di impedire atti che determinano la distruzione fisica completa o parziale di una popolazione. E “condanna fermamente” la violenza estremista dei coloni israeliani, che devono essere “chiamati a rispondere” dei loro atti, e condanna anche “le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata”. D’altra parte, il Consiglio europeo, ribadisce le sue precedenti conclusioni che “condannano Hamas con la massima fermezza per i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in tutto Israele il 7 ottobre 2023”, riconoscendo “il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale” e chiedendo “l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione”, aggiungendo che “la loro sicurezza e il loro benessere sono motivo di grave preoccupazione”. Inoltre, il Consiglio dei ministri dell’Ue è invitato “ad accelerare i lavori sull’adozione di ulteriori misure restrittive pertinenti contro Hamas”.


Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione è “profondamente preoccupato per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza e per i suoi effetti sproporzionati sui civili, in particolare sui bambini, nonché per il rischio imminente di carestia, causato dall’insufficiente ingresso di aiuti a Gaza”. Quest’ultima precisazione è stata aggiunta nell’ultima versione del testo delle conclusioni, e indica implicitamente le responsabilità del governo di Israele. “L’accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli all’interno della Striscia di Gaza attraverso tutte le rotte è essenziale per fornire alla popolazione civile assistenza salvavita e servizi di base su vasta scala”. Il Consiglio europeo “accoglie con favore l’iniziativa Amalthea che apre una rotta marittima per l’assistenza emergenziale da Cipro a Gaza, che integra le rotte terrestri”, ma puntualizza che queste ultime “rimangono la via principale per fornire i volumi necessari”, e che “sono necessari ulteriori percorsi e valichi terrestri”.


Occorrerebbero inoltre “misure immediate per prevenire qualsiasi ulteriore spostamento della popolazione” e per “garantire che i civili siano protetti in ogni momento”, fornendo loro “un rifugio sicuro”. “Il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni – esorta il governo israeliano a non intraprendere un’operazione di terra a Rafah, che peggiorerebbe la già catastrofica situazione umanitaria e impedirebbe la fornitura urgentemente necessaria dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria. Oltre un milione di palestinesi stanno attualmente cercando protezione dai combattimenti e accesso all’assistenza umanitaria”. Il Consiglio europeo chiede a “tutte le parti” di “rispettare il diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale sui diritti umani” e “sottolinea l’importanza di rispettare e attuare l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024, che è giuridicamente vincolante” affermano le conclusioni, senza tuttavia indicare esplicitamente che l’ordinanza è rivolta a Israele. “Le violazioni del diritto umanitario internazionale devono essere indagate in modo approfondito e indipendente e deve essere assicurato che i responsabili siano chiamati a risponderne” aggiungono le conclusioni.


Il Consiglio europeo “prende atto con grave preoccupazione delle relazioni del rappresentante speciale delle Nazioni Unite Pramila Patten ed è sconcertato dalla violenza sessuale avvenuta durante e dopo gli attacchi del 7 ottobre. L’Unione europea sostiene indagini indipendenti su tutte le accuse di violenza sessuale, prendendo atto anche dei rapporti del relatore speciale delle Nazioni Unite Reem Alsalem”. I leader dei Ventisette sottolineano poi quanto siano “essenziali” i servizi forniti dall’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi “a Gaza e in tutta la regione”, prendendo atto delle recenti misure del sostegno finanziario decisi dall’Ue per l’Agenzia. Dopo aver salutato “il rapido avvio da parte delle Nazioni Unite di un’indagine interna e di un esame esterno a seguito delle gravi accuse contro 12 membri del personale dell’Unrwa riguardo alla loro presunta partecipazione agli attacchi terroristici del 7 ottobre”, i capi di Stato e di governo affermano di “attendere con interesse i risultati dell’indagine e ulteriori azioni decisive da parte delle Nazioni Unite per garantire l’individuazione delle responsabilità e rafforzare il controllo e la supervisione” sullo staff dell’Agenzia. Il Consiglio europeo chiede quindi “la cessazione immediata delle violenze in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nonché la garanzia di un accesso sicuro ai luoghi santi”, “condanna fermamente la violenza estremista dei coloni” aggiungendo che “gli autori dei reati devono essere chiamati a risponderne”, e invita i ministri dei ministri dell’Ue “ad accelerare i lavori sull’adozione delle pertinenti misure restrittive mirate” contro i coloni estremisti. I leader dell’Ue “condannano le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata” ed “esortano Israele a revocare queste decisioni”. L’Ue “continuerà a collaborare intensamente con i partner regionali e internazionali per prevenire un’ulteriore escalation a livello regionale, in particolare in Libano e nel Mar Rosso”, afferma il Consiglio europeo, che “invita tutti gli attori, in particolare l’Iran, ad astenersi da azioni che portino a una escalation”, e accoglie con favore l’avvio dell’operazione dell’Ue “Aspides” per “salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza dei marittimi nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden” e nel resto della regione. Viene poi ribadito il forte impegno “a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati. Palestinesi e israeliani hanno lo stesso diritto di vivere in sicurezza, dignità e pace”, sottolinea il Consiglio europeo, invitando “tutte le parti ad astenersi da azioni che compromettano il principio della soluzione a due Stati e la fattibilità di un futuro Stato palestinese”. “L’Unione europea è pronta a collaborare con Israele, l’Autorità palestinese e le parti regionali e internazionali per contribuire a rilanciare un processo politico, anche attraverso l’iniziativa della Giornata della Pace e una Conferenza di Pace da convocare quanto prima, e per sostenere l’Autorità palestinese nell’intraprendere le riforme necessarie”, si afferma ancora nelle conclusioni del Consiglio europeo, ricordando infine che l’Ue “è pronta a sostenere uno sforzo internazionale coordinato per ricostruire Gaza”.

Ucraina, al Consiglio europeo si cerca un accordo sull’uso dei proventi dei beni russi congelati

Ucraina, al Consiglio europeo si cerca un accordo sull’uso dei proventi dei beni russi congelatiBruxelles, 21 mar. (askanews) – Il Consiglio europeo in corso a Bruxelles potrebbe trovare un compromesso sulla confisca dei proventi degli asset russi congelati, seguendo una strada indicata dall’Ungheria, a quanto hanno riferito fonti diplomatiche a margine del vertice.


La proposta, avanzata ieri dall’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, e dalla Commissione europea, prevede di confiscare il 97% degli utili netti (fino a 3 miliardi di euro) generati ogni anno dai beni della Banca Centrale Russa immobilizzati in Europa (pari a 210 miliardi di euro) dal febbraio 2022 come forma di sanzione per l’invasione dell’Ucraina. Secondo la proposta, il 90% delle somme confiscate verrebbe utilizzato per sostenere la difesa ucraina, versandolo allo “Strumento europeo per la pace” (“European Peace Facility” – Epf), il Fondo finanziato dagli Stati membri, e non dal bilancio Ue, che è stato ampiamente utilizzato finora per l’assistenza militare a Kiev. Su questo punto, a quanto hanno riferito le fonti, l’Ungheria non avrebbe intenzione di opporsi, visto che l’Epf non è uno strumento comunitario. Il restante 10%, secondo la proposta di Borrell e della Commissione, dovrebbe essere versato al bilancio comunitario, e precisamente allo “Strumento per l’Ucraina”, dotato di 50 miliardi di euro e dedicato al sostegno macroeconomico al bilancio di Kiev e alla ricostruzione di emergenza. Dal 2025, tuttavia, la quota dedicata al bilancio comunitario potrebbe aumentare (ci saranno delle revisioni annuali) e almeno una parte dei fondi verrebbe destinata anche allo “European Defence Industry Programme” (Edip), che comincerà a funzionare appunto l’anno prossimo, “per finanziare investimenti volti a rafforzare la capacità dell’industria della difesa in Ucraina”, come ha spiegato lo stesso Borrell.


E’ proprio quest’ultimo punto che vede l’opposizione dell’Ungheria. Budapest chiede che i fondi versati al bilancio comunitario siano poi impiegati per la ricostruzione dell’Ucraina, ma non per finanziare la sua capacità di difesa, o fornirle armi o altri dispositivi militari. Il compromesso che si delinea, e che potrebbe essere favorito da perplessità simili espresse a quanto pare anche da altri paesi, è dunque quello di assicurare che il 10% versato al bilancio comunitario dei proventi generati dagli asset russi congelati sia dedicato esclusivamente alla ricostruzione dell’Ucraina.


A quanto riferiscono fonti del Consiglio, poco dopo le 20 i leader dei Ventisette sono passati alla cena di lavoro, dopo che è stato proposta una nuova bozza delle conclusioni, precisando che non è stata ancora approvato alcun paragrafo delle conclusioni stesse.

Orban imbarazza l’Ue con le sue congratulazioni a Putin per la rielezione (mentre Zelensky chiede più aiuti)

Orban imbarazza l’Ue con le sue congratulazioni a Putin per la rielezione (mentre Zelensky chiede più aiuti)Roma, 21 mar. (askanews) – Nel giorno in cui Volodymyr Zelensky si rivolge al Consiglio europeo per chiedere maggiori aiuti militari ma anche economici, Viktor Orban si prende (ancora una volta) la scena a Bruxelles. Questa volta non – o non solo – per le sue posizioni all’interno del summit, ma per le sue congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione.


Proprio mentre il leader ucraino interveniva in videoconferenza al Consiglio, infatti, il portavoce Zoltan Kovacs comunicava su X che Orban si era “congratulato con Vladimir Putin per la sua rielezione”, sottolineando che “la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente discussioni importanti anche in contesti geopolitici difficili”. Orban ha inoltre “affermato l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione in settori non limitati dal diritto internazionale, sottolineando l’importanza del dialogo nella promozione delle relazioni pacifiche”. Parole che mettono in imbarazzo l’Europa, compresa Giorgia Meloni, che con l’ungherese ha buonissime relazioni, tanto che dopo le europee potrebbe entrare nel gruppo Ecr presieduto proprio dalla presidente del Consiglio. “Non condivido le congratulazioni di Viktor Orban al presidente Putin. Stiamo parlando di un Paese che ne ha invaso illegalmente un altro. Un Paese il cui leader non si è fermato nel 2008, non si è fermato nel 2014 e che non mostra alcun segno di volersi fermare adesso”, ha commentato Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.


Orban non agita le acque a Bruxelles solo per questo, ma anche per i rapporti economici dell’Ue con Kiev. Zelensky, in Consiglio, ha denunciato che “purtroppo l’accesso russo al mercato agricolo europeo è ancora illimitato. E mentre il grano ucraino viene gettato sulle strade o sui binari ferroviari”. Parole diametralmente opposte quelle dell’ungherese, secondo cui “il dossier più importante sul tavolo è la questione del grano ucraino. Il dumping ucraino sta lentamente distruggendo gli agricoltori europei e ungheresi. La posizione ungherese è chiara: dobbiamo proteggere i nostri agricoltori”. Anche per la posizione ungherese, ma non solo, la discussione sul sostegno all’Ucraina (compreso l’eventuale utilizzo degli extraprofitti sui beni russi congelati) è in corso da oltre tre ore, alla ricerca di una intesa sul documento finale.

Blinken: Hamas può essere affrontato senza una grande operazione di terra a Rafah

Blinken: Hamas può essere affrontato senza una grande operazione di terra a RafahRoma, 21 mar. (askanews) – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato, dopo il suo incontro con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, che Hamas può essere gestito senza un’operazione di terra a Rafah. “Hamas può essere affrontato efficacemente senza una grande operazione di terra a Rafah”, ha detto Blinken durante una conferenza stampa congiunta.


La dichiarazione arriva lo stesso giorno in cui il ministero degli Esteri egiziano ha annunciato che i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Qatar, nonché il Segretario di Stato per la cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti e il capo esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), hanno chiesto l’apertura di tutti i valichi di frontiera tra Israele e la Striscia di Gaza. Il Cairo ha ospitato Blinken e cinque diplomatici arabi, all’inizio della giornata. Blinken è arrivato in Egitto oggi per il suo viaggio in Medio Oriente. Al Cairo incontrerà anche i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Ucraina, Zelensky: la scarsità di munizioni è umiliante per l’Europa

Ucraina, Zelensky: la scarsità di munizioni è umiliante per l’EuropaBruxelles, 21 mar. (askanews) – Per l’Ucraina “le munizioni sono una questione vitale. Sono grato per la creazione del Fondo di assistenza all’Ucraina che ammonta a 5 miliardi di euro e per il sostegno all’iniziativa della Repubblica Ceca per l’acquisto di munizioni per i nostri soldati. Questo aiuterà. Purtroppo l’uso dell’artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l’Europa, nel senso che l’Europa può fornire di più. Ed è fondamentale dimostrarlo adesso”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando in videocollegamento al Consiglio europeo.


“Perché – ha aggiunto – se ci sarà abbastanza sostegno per l’Ucraina, ciò dimostrerà agli amici di Putin che ci sarà abbastanza sostegno anche se questa persona folle ordinerà l’espansione dell’aggressione ad altri paesi europei. Non dovremmo anticipare ciò che Putin ha in serbo per i Paesi Baltici o altre parti d’Europa se riusciamo a distruggere adesso il suo potenziale aggressivo”. “La notte scorsa – ha proseguito Zelensky – c’è stato un altro attacco missilistico contro Kiev. Abbiamo abbattuto 31 missili russi, compresi quelli balistici. In Ucraina apprezziamo molto tutto il sostegno alla nostra difesa. Tutta la difesa aerea fornita all’Ucraina, in particolare dai paesi europei, mantiene in vita le nostre città e i nostri villaggi. Ma i sistemi di difesa aerea esistenti non sono sufficienti a proteggere l’intero nostro territorio dal terrorismo russo”. “E non si tratta di centinaia di sistemi, ma di un numero raggiungibile – ha aggiunto -. Sapete tutti quali sono i passi da compiere. Vi esorto a contribuire a proteggere le nostre città: Kharkiv, Sumy, Dnipro, Odesa, Kherson e altre. Dobbiamo fornire una protezione affidabile ai cieli sopra la linea del fronte. Dobbiamo far sì che Putin perda la battaglia per il cielo ucraino e, se lo farà, perderà anche la terra”.


Il presidente ucraino ha inoltre sollecitato a risolvere la questione dell’uso dei beni russi congelati: “Abbiamo bisogno di progressi sull’utilizzo giusto dei beni congelati della Russia. L’aggressore dovrebbe pagare il prezzo più alto per la guerra, questo è in linea sia con la lettera che con lo spirito della legge. Quest’anno dobbiamo utilizzare le risorse russe per proteggere e ripristinare la vita in Ucraina, che l’aggressore sta distruggendo”. Infine, Zelensky ha rinnovato l’appello ad approvare il piano negoziale per l’adesione dell’Ucraina all’Ue: “Sarebbe un segnale all’Europa e un sostegno al nostro popolo”. “L’Ucraina – ha sottolineato Zelensky – sta adempiendo alla sua parte di impegni per le riforme e sappiamo che l’Ue ha un quadro negoziale pronto per il vostro esame. La sua approvazione potrebbe sostenere molto il nostro popolo e inviare il segnale giusto a tutta l’Europa dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno”.


“Questo – ha ribadito, parlando in videocollegamento al Consiglio europeo – è uno degli elementi chiave per motivare il nostro popolo nella lotta contro la Russia: gli ucraini hanno bisogno di vedere l’Ue avvicinarsi. E soprattutto durante questi mesi difficili, abbiamo bisogno di un senso di convergenza tra Ucraina e Ue, nel momento in cui la Russia dice al mondo che l’Occidente non è in grado di sostenerci nel modo di cui abbiamo bisogno e che ci sono deficit nelle forniture per la difesa”.

Italian design brands diventa Dexelance e si proietta verso l’estero

Italian design brands diventa Dexelance e si proietta verso l’esteroMilano, 21 mar. (askanews) – Italian design brands cambia nome e diventa Dexelance. Un rebranding, spiegano, ideato “per evidenziare il nuovo posizionamento del gruppo e sottolinearne il respiro sempre più internazionale”.


A un anno dalla quotazione a maggio 2023 e l’ingresso di un investitore come Tamburi Investment Partners, Dexelance all’interno del mercato dell’alto di gamma (core high-end design furnishing market, il cui valore a livello mondiale ammonta a circa 47 miliardi di euro, di cui circa il 25% è prodotto da aziende italiane, spesso di piccole dimensioni) aspita a continuare a crescere e svilupparsi, sia in modo organico che per acquisizioni. Il gruppo è attualmente formato da 11 imprenditori e o Ceo con le loro aziende e i loro 14 brand, tutti italiani, ma si proietta al futuro e verso l’estero per integrarne le gamme con progetti complementari, aggregando altre aziende eccellenti, sia nelle aree strategiche già presidiate, sia in altri segmenti. Per la distribuzione, Dexelance può contare già oggi su oltre 4.500 retail partners. Tra i nuovi segmenti di interesse, una particolare attenzione verrà posta sugli arredi per l’esterno, il bagno e il mondo delle superfici.


“Siamo stati il primo gruppo italiano del design a essersi quotato in Borsa – ha dichiarato Andrea Sasso, chairman & Ceo di Dexelance – La quotazione è un punto di partenza, e non di arrivo, che ci rende particolarmente orgogliosi, anche perché conclusa con successo in un contesto di mercato non facile per le quotazioni in tutta Europa. Da oggi, con la nascita di Dexelance non solo rafforziamo la nostra posizione a livello nazionale, ma ci poniamo l’ambizione di accelerare la crescita, sia organica sia per linee esterne, giocando un ruolo da protagonisti nel mercato di riferimento globale”. “Sin dalla fondazione di Italian design brands, da oggi Dexelance, il nostro obiettivo è stato supportare le singole imprese nelle nuove sfide poste dal mercato e aiutarle ad accelerare il processo di crescita che già avevano intrapreso, preservandone il Dna, i valori imprenditoriali e mantenendo gli imprenditori alla guida – ha aggiunto Giorgio Gobbi, managing director di Dexelance – A Gervasoni, fra i fondatori del Gruppo, in questi anni si sono aggiunte altre dieci aziende di successo. Oggi diamo il via a un nuovo corso, che auspichiamo ci porterà ad ampliare sempre di più la nostra presenza e collaborazione con aziende eccellenti in tutto il mondo”.


“Sono convinto che l’attuale periodo sia particolarmente adatto per consolidare e più che altro sviluppare un progetto molto affascinante, il sogno di dare una vera prospettiva di crescita ad imprenditori eccezionali, in un settore con un enorme potenziale, ma troppo frammentato per poter far fronte alle sfide che il mondo globale ci prospetta. Secondo le tradizioni ormai consolidate del modello di business di Tip, basato su M&A, aggregazioni strategiche e un grandissimo rispetto per gli imprenditori/partner, desideriamo continuare a convincere imprenditori ambiziosi e famiglie di industriali desiderosi di dare perennità alle rispettive aziende per realizzare un progetto al momento unico, con al centro il made in Italy di altissimo livello”, ha concluso Giovanni Tamburi, fondatore, presidente e amministratore delegato di Tamburi Investment Partners.

Il Dipartimento di Giustizia americano denuncia Apple: monopolio illegale di iPhone

Il Dipartimento di Giustizia americano denuncia Apple: monopolio illegale di iPhoneNew York, 21 mar. (askanews) – Il Dipartimento di Giustizia americano, giovedì, ha citato in giudizio Apple, sostenendo che che il produttore di iPhone ha il monopolio sul mercato della telefonia e danneggia consumatori, sviluppatori e aziende rivali. L’ecosistema di Apple, dall’Apple Watch ad Apple Pay, sostiene questo monopolio, secondo i pubblici ministeri. Il colosso della tecnologia ha bloccato gli sviluppatori di software e le società di giochi su mobile dall’offrire opzioni migliori su iPhone, con conseguente aumento dei prezzi.


La denuncia antitrust del governo, depositata in un tribunale federale del New Jersey, sostiene che Apple ha utilizzato il controllo dell’iPhone per impedire ai concorrenti di offrire servizi innovativi come portafogli digitali e giochi, limitando la funzionalità dei prodotti hardware che competono con i dispositivi Apple. La causa sostiene inoltre che Apple rende difficile per gli utenti passare a dispositivi che non utilizzano il sistema operativo Apple, come gli smartphone Android. “Questa causa minaccia chi siamo e i principi che distinguono i prodotti Apple in mercati fortemente competitivi”, ha risposto un portavoce di Apple in una nota, spiegando che “se avesse successo, ostacolerebbe la nostra capacità di creare il tipo di tecnologia che le persone si aspettano da Apple, dove hardware, software e servizi si intersecano”.

Borrell: Israele ha diritto di difendersi non di vendicarsi. A Gaza il fallimento dell’umanità

Borrell: Israele ha diritto di difendersi non di vendicarsi. A Gaza il fallimento dell’umanitàBruxelles, 21 mar. (askanews) – “Israele ha il diritto di difendersi, non di vendicarsi”, lo ha detto l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell a margine del Consiglio europeo a Bruxelles. “Sosteniamo il diritto di difesa di Israele – ha sottolineato – ma nello stesso tempo diciamo che deve essere praticato in accordo con il diritto internazionale umanitario. Quindi, perché non guardiamo se accade davvero? Perché non analizziamo a quello che sta succedendo davvero, per vedere se è in linea con il diritto internazionale? Altrimenti è pura retorica. Quindi, abbiamo un rappresentante speciale per i diritti umani: lavorerò con lui per studiare qual è la realtà sul terreno e riferirò ai ministri. Non possiamo chiudere gli occhi, lamentarci e non fare niente”, ha concluso.


Perché la situazione nella Striscia di Gaza è “peggiore che mai” e siamo “fortemente preoccupati per la situazione della popolazione che è inaccettabile e non può essere accettata. Quello che accade a Gaza non è una crisi umanitaria ma il fallimento dell’umanità. Non è un terremoto o un’inondazione è un bombardamento”, ha detto proseguito Borrell. “Il solo modo di fermare questa crisi – ha aggiunto – è permettere l’ingresso di più aiuti a Gaza. Paracadutiamo aiuti, ma c’è un aeroporto a un’ora di auto da dove paracadutiamo gli aiuti. Stiamo costruendo un porto, ma un porto c’è già: il confine è aperto così poco che gli aiuti non entrano a Gaza”. I bambini sono in condizioni tali che “se mangiano, muoiono. Devono assumere farmaci solo per tornare a potersi nutrire. Stanno morendo di fame: spero che il Consiglio mandi un messaggio forte a Israele”, ha concluso.

Il Centro satellitare Onu: distrutto il 35% degli edifici a Gaza

Il Centro satellitare Onu: distrutto il 35% degli edifici a GazaRoma, 21 mar. (askanews) – Il 35% degli edifici della Striscia di Gaza sono stati danneggiati o distrutti dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas. E’ quanto emerge dall’analisi delle immagini satellitari del Centro satellitare delle Nazioni Unite (Unosat).


Nella sua valutazione, Unosat ha utilizzato immagini ad alta risoluzione raccolte il 29 febbraio e le ha confrontate con immagini scattate prima e dopo l’inizio della guerra. Unosat ha scoperto che il 35% di tutti gli edifici della Striscia di Gaza – 88.868 strutture – sono stati danneggiati o distrutti. Di questi, Unosat ha identificato 31.198 strutture distrutte, 16.908 gravemente danneggiate e 40.762 moderatamente danneggiate, pari ad un aumento di quasi 20.000 strutture danneggiate rispetto alla precedente valutazione effettuata su immagini scattate a gennaio, sempre secondo il Centro satellitare delle Nazioni Unite. “I governatorati di Khan Younis e Gaza hanno sperimentato l’aumento più significativo dei danni, con Khan Younis che conta 12.279 ulteriori strutture danneggiate e Gaza City 2.010”, precisa Unosat. “La città di Khan Younis è stata colpita in modo particolarmente duro, con 6.663 strutture recentemente distrutte”, aggiunge.

Sette artisti della Tate per una nuova collaborazione con Swatch

Sette artisti della Tate per una nuova collaborazione con SwatchLondra, 21 mar. (askanews) – Turner, Mirò, Chagall, Leger, Matisse, Bourgeois e Barns-Graham: sette artisti dalle collezioni della Tate di Londra che ora trovano un altro modo per mostrarsi al pubblico su una nuova serie di orologi Swatch. L’azienda svizzera ha annunciato nella capitale britannica la collaborazione con l’istituzione museale e ha presentato la collezione di sette orologi dedicata a opere della Tate. “I dialoghi con la Tate – ha detto ad askanews Alain Villard, CEO di Swatch – sono cominciati più di un anno fa, avevamo da sempre in mente una collaborazione con loro e sapevano che siamo in grado di lavorare con i grandi musei, perché lo abbiamo già fatto con il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Questo ci ha aperto le porte”.


Dopo l’annuncio alla Tate Modern, con la direttrice esecutiva del museo, la presentazione degli orologi è avvenuta in un contesto decisamente artistico, con sale dedicate a ciascuna opera, per creare un’esperienza che va al di là del semplice oggetto di moda. “Grandissimo museo, grande serie di artisti, grande responsabilità – ha aggiunto Carlo Giordanetti, CEO dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai – perché rappresentare e catturare l’energia di questi artisti sicuramente non è facile, ma soprattutto mi viene da dire grande bellezza, nel senso che crediamo di avere racco stato sette episodi di arte moderna in una maniera ogni volta un po’ diversa, con delle piccole raffinatezze e delle piccole scoperte”. È interessante notare, per chi si occupa di strategie culturali, come sempre più i grandi musei puntino su un marketing che si rivolge a settori diversi della società, per diffondere il più possibile i propri messaggi. Intento condiviso anche da Swatch. “Quando pensiamo alla collaborazione con un museo – ci ha detto ancora Villard – l’obiettivo è sempre quello di aumentare la curiosità per scoprire dei capolavori d’arte. Tutti conoscono Matisse, ma forse non tutti conoscono Turner, quindi per noi è anche un modo di diffondere queste magnifiche opere che si possono anche mettere al polso. Credo sia una situazione win-win, noi celebriamo i tesori dei musei e i musei possono guadagnare nuovo pubblico in tutto il mondo”.


E il risultato sono orologi accessibili e accattivanti, ma che hanno in loro alcune delle più importanti e complesse lezioni dell’arte moderna. “Dopo tutte le collaborazioni che abbiamo fatto con i musei negli anni – ha concluso Giordanetti – possiamo dire che abbiamo una collezione d’arte da museo. Però un museo che deve essere facile da raggiungere, facile da avere, facile da portare. E deve anche essere un museo che ci rappresenta in qualche modo”. Questo è probabilmente il più forte punto di contatto tra i mondi della moda e dell’arte: la possibilità di offrire alle persone un modo di rappresentarsi e di rivedersi in quello che si indossa così come nell’arte che si guarda e che, in altre forme, si porta con sé.