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Le famiglie degli ostaggi di Hamas protestano a Tel Aviv: “Il governo trovi intesa”

Le famiglie degli ostaggi di Hamas protestano a Tel Aviv: “Il governo trovi intesa”Roma, 20 mar. (askanews) – I familiari degli ostaggi in mano ad Hamas e un gruppo di loro sostenitori hanno bloccato questa mattina l’autostrada principale di Tel Aviv per chiedere al governo di raggiungere un accordo per liberare i prigionieri detenuti a Gaza.


I manifestanti hanno srotolato un cartello con le foto dei membri del gabinetto di guerra che recita: “Dipende da voi, non tornate dal Qatar senza un accordo”. Il cartello fa riferimento al negoziato in corso con i mediatori a Doha. I manifestanti hanno bloccato il percorso in direzione nord vicino allo svincolo LaGuardia per circa 15 minuti prima di disperdersi.

Michel convoca i leader per il vertice Ue e lancia l’allarme per la situazione in Ucraina: momento cruciale

Michel convoca i leader per il vertice Ue e lancia l’allarme per la situazione in Ucraina: momento crucialeBruxelles, 19 mar. (askanews) – “Nel terzo anno della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, ci troviamo di fronte a un momento cruciale. Sono imperative urgenza, intensità e determinazione incrollabile. Il nostro compito principale è la rapida fornitura di aiuti militari all’Ucraina e, sulla base di recenti iniziative come quella della Repubblica ceca, l’approvvigionamento e la consegna accelerate di munizioni” a Kiev.


Inizia così, con i toni drammatici dell’allarme per la situazione in Ucraina e l’appello ad accelerare e intensificare gli sforzi per aiutarla a difendersi, la lettera d’invito del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ai capi di Stato e di governo dei Ventisette per il loro vertice di giovedì e venerdì a Bruxelles. “Questo Consiglio europeo – continua Michel – sarà l’occasione per rafforzare e accelerare questi sforzi. Inoltre, dobbiamo concentrarci sull’attuazione e sull’applicazione efficace delle nostre sanzioni” contro la Russia, “nonché sull’avanzamento dei nostri sforzi per l’utilizzo dei profitti straordinari derivanti dagli asset russi congelati”.


“Questo – sottolinea poi il presidente del Consiglio europeo – è anche il momento di un vero cambiamento di paradigma in relazione alla nostra sicurezza e difesa”, in cui “per decenni l’Europa non ha investito abbastanza. Ora che ci troviamo di fronte alla più grande minaccia alla sicurezza dalla Seconda Guerra Mondiale, è giunto il momento di adottare misure radicali e concrete per essere pronti a difenderci, e per mettere – afferma Michel – l’economia dell’Ue sul ‘piede di guerra’. Questo significa “spendere di più e acquistare di più congiuntamente, quindi in modo più efficiente. Dobbiamo anche – aggiunge il presidente del Consiglio europeo – aiutare l’industria della difesa ad accedere a fondi pubblici e privati, e ridurre gli oneri e le barriere normative. Costruire questa mentalità di sicurezza strategica richiede una leadership forte e un’acuta comprensione dell’urgenza delle minacce che affrontiamo. Mi aspetto che il nostro Consiglio europeo sia all’altezza di questo obiettivo”.


La situazione in Medio Oriente è il secondo punto nell’agenda del Consiglio europeo. “Le atrocità degli attacchi del 7 ottobre e della conseguente guerra a Gaza hanno oltrepassato – rileva Michel – il limite della disumanità. Sono morti troppi civili. Troppe vite innocenti sono a rischio a causa della catastrofica situazione umanitaria a Gaza e della terribile carestia”. “Il diritto internazionale deve essere pienamente rispettato. È urgentemente necessario – sottolinea il presidente del Consiglio europeo – un cessate il fuoco sostenibile per proteggere i civili, consentire il ritorno in sicurezza degli ostaggi, e garantire che l’assistenza umanitaria possa essere fornita secondo le necessità”.


“I nostri sforzi per prevenire l’escalation regionale devono essere intensificati, soprattutto in Libano e nel Mar Rosso. Infine – indica Michel – l’Unione europea resta impegnata a favore di una soluzione giusta e globale tra israeliani e palestinesi, in cui lo Stato di Israele e uno Stato di Palestina democratico, sovrano e vitale vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco”. Il terzo punto in agenda è l’agricoltura, dopo le recenti proteste dei trattori. “I nostri agricoltori europei hanno espresso le loro preoccupazioni in modo forte e chiaro. Dobbiamo agire con decisione di fronte alle sfide che si trovano ad affrontare. Ciò significa – spiega il presidente del Consiglio europeo – fare il punto sul lavoro svolto finora e garantire che vengano compiuti progressi senza indugio, in particolare per quanto riguarda la situazione degli agricoltori nella filiera alimentare, e per una concorrenza leale, sia nel mercato interno che a livello globale”. Il riferimento alla filiera alimentare riguarda i meccanismi di formazione dei prezzi che penalizzano gli agricoltori a monte e i consumatori a valle, consentendo invece forti profitti ai settori intermedi della trasformazione e della distribuzione. Un altro tema in agenda è poi quello sul futuro allargamento dell’Unione, in particolare a Ucraina, Moldova e Georgia, oltre che ai paesi dei Balcani occidentali. “Suggerisco di fare il punto sui preparativi per l’allargamento e le riforme, tenendo presente che i due filoni devono avanzare in parallelo, per garantire che sia i futuri Stati membri che l’Ue siano pronti al momento dell’adesione”, scrive Michel. Inoltre, verrà esaminata la situazione dell’immigrazione e saranno affrontate varie questioni relative alle relazioni esterne. Venerdì si svolgerà il vertice dell’Eurozona (Eurosummit), con la partecipazione dei presidenti della Banca centrale europea e dell’Eurogruppo, per discutere “della situazione economica e finanziaria”, e anche per “riaffermare la nostra forte determinazione a compiere progressi decisivi verso un’Unione dei mercati dei capitali più profonda, sulla base delle misure stabilite dall’Eurogruppo”, conclude Michel.

L’Onu: il 2023 è stato l’anno più caldo

L’Onu: il 2023 è stato l’anno più caldoNew York, 19 mar. (askanews) – Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), un anno che ha infranto una serie di record climatici, per indicatori quali i livelli di gas serra, il calore e l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento del livello del mare, la copertura del ghiaccio del Mar Antartico e il ritiro dei ghiacciai. Sono questi i risultati del rapporto annuale sullo “Stato del clima globale” presentato oggi dall’agenzia delle Nazioni Unite. La temperatura media globale nel 2023 è stata di 1,45 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, hanno affermato i ricercatori, leggermente al di sotto della soglia chiave di 1,5 gradi Celsius, che renderà gli impatti climatici ancora più dannosi. A soffrirne è la popolazione civile, sempre più nel caos per temperature ingestibili che stanno causando allo stesso tempo perdite per miliardi di dollari. “La comunità WMO sta lanciando l’allarme rosso al mondo”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Oxfam: dati sulla fame a Gaza, i più alti di sempre

Oxfam: dati sulla fame a Gaza, i più alti di sempreRoma, 19 mar. (askanews) – I nuovi dati pubblicati ieri sulla fame a Gaza evidenziano come la carestia sia imminente nel nord della Striscia. Un destino che sembra inevitabile se Israele proseguirà la guerra, limitando l’accesso agli aiuti umanitari.


È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, in risposta al nuovo report sullo stato dell’insicurezza alimentare nella Striscia, promosso da un network di 19 attori agenzie e istituzioni intergovernative, di cui Oxfam fa parte. “Questo nuovo rapporto mostra che i livelli catastrofici di fame a Gaza sono i più alti mai registrati sulla scala di Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC), sia in termini di numero di persone colpite che in percentuale sulla popolazione totale. – sottolinea Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Mai prima d’ora abbiamo assistito all’evolversi di una situazione tanto grave nel giro di poco tempo. Tra pochi giorni la popolazione nel nord di Gaza si troverà ad affrontare una vera e propria carestia, situazione che si presenterà anche al sud molto presto senza un cessate il fuoco e una risposta umanitaria adeguata. Molti bambini stanno già morendo di fame mentre la comunità internazionale resta inerte. Intanto da dicembre, il numero di persone sull’orlo della carestia è quasi raddoppiato”.


“Le responsabilità di questa situazione sono da attribuire a Israele che continua a non consentire l’ingresso a Gaza di cibo e altri beni essenziali alla sopravvivenza – continua Pezzati – Ormai da 5 mesi la fame viene usata come arma di guerra, mentre paradossalmente le condizioni sono ulteriormente peggiorate da quando la Corte Internazionale di giustizia dell’Aia ha ordinato a Israele di consentire l’intervento umanitario. La portata della catastrofe umanitaria in corso è tale da rappresentare un rischio reale di genocidio”. “Non possiamo aspettare una dichiarazione di carestia per fermare queste atrocità, da subito è fondamentale aumentare le operazioni umanitarie. – ha concluso Pezzati – Israele non può affamare e bombardare Gaza per trovare una soluzione. Solo un immediato cessate il fuoco permanente e una soluzione politica, che preveda la fine dell’occupazione e il rilascio di tutti gli ostaggi e prigionieri detenuti illegalmente, possono portare a una pace duratura e giusta sia per i palestinesi che per gli israeliani”.


La risposta di Oxfam a Gaza Oxfam è intervenuta tempestivamente dopo l’inizio dell’offensiva nella Striscia, seguita agli attentati del 7 ottobre, per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione. Un lavoro quotidiano che ha consentito di raggiungere oltre 250 mila persone, di cui 120 mila bambini, nelle zone più colpite. Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, o di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno. Nei campi profughi sono stati installati servizi igienici, mentre a Rafah è stato possibile avviare 11 impianti di desalinizzazione a energia solare, di cui 5 già operanti, per garantire acqua pulita a 25 mila sfollati costretti a sopravvivere in condizioni sempre più critiche.

Elon Musk, è vero uso ketamina, ma è un vantaggio per investitori

Elon Musk, è vero uso ketamina, ma è un vantaggio per investitoriRoma, 19 mar. (askanews) – Elon Musk ha ammesso di far uso di ketamina ma ha aggiunto che il suo ricorso alla droga è vantaggioso per gli investitori di Tesla. Musk in un’intervista ha spiegato che prende ketamina su prescrizione per curare la sua “mentalità negativa”.


Di fronte alle preoccupazioni degli investitori diffuse dai media americani, il magnate 52enne ha confermato che stava assumendo questo anestetico, normalmente usato contro il dolore e la depressione, ma anche utilizzato per scopi stimolanti o euforici. Affermando che uno dei modelli di Tesla è stata “l’auto più venduta al mondo l’anno scorso”, ha detto: “dal punto di vista degli investitori, se prendo qualcosa, allora devo continuare a prenderlo. » Il capo di Tesla, SpaceX e X (ex Twitter) ha parlato con Don Lemon, ex conduttore della CNN. Il miliardario ha negato di aver abusato della ketamina, dicendo che ne prende “una piccola dose una volta ogni due settimane circa”, aggiungendo che gli è stata prescritta per “uscire da uno stato mentale negativo”.


Nell’intervista durata quasi un’ora, Elon Musk ha parlato anche del suo incontro con Donald Trump a marzo, ma non ha specificato chi sosterrà alle elezioni presidenziali di novembre. Ha detto che si stava “allontanando” dal presidente democratico Joe Biden pur non sostenendo Trump, dicendo che “molto può succedere da qui alle elezioni”. Venerdì Elon Musk ha scritto su X che gli americani devono votare per i repubblicani a novembre, altrimenti “l’America è condannata”. “Immaginiamo che la situazione peggiori per altri quattro anni”, ha detto, riferendosi all’immigrazione clandestina, uno dei temi fastidiosi della campagna elettorale della tribuna repubblicana.

Alla Corte dell’Aia Israele dice che le richieste del Sudafrica sono moralmente ripugnanti

Alla Corte dell’Aia Israele dice che le richieste del Sudafrica sono moralmente ripugnantiRoma, 19 mar. (askanews) – Israele ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia di non emettere ordini di emergenza per aumentare gli aiuti umanitari a Gaza allo scopo di far fronte all’incombente carestia, respingendo la richiesta del Sudafrica in tal senso come “moralmente ripugnante”.


In un documento legale presentato alla Corte delle Nazioni Unite, Israele ha affermato di “avere una reale preoccupazione per la situazione umanitaria e per le vite innocenti, come dimostrato dalle azioni che ha intrapreso e sta intraprendendo” a Gaza durante la guerra. Gli avvocati di Israele hanno negato le accuse di aver deliberatamente causato sofferenze umanitarie nella zona, dove migliaia di persone sono morte e la fame è in aumento, ed hanno affermato che le ripetute richieste del Sudafrica di misure aggiuntive costituiscono un abuso di procedure.Nel documento si afferma che le accuse del Sudafrica, nella sua richiesta di nuove misure depositata il 6 marzo, sono “del tutto infondate in fatto e in diritto, moralmente ripugnanti, e rappresentano un abuso sia della Convenzione sul genocidio che della Corte stessa”.


Israele nega di aver preso di mira i civili palestinesi, affermando che il suo unico interesse è annientare Hamas, ma le agenzie umanitarie affermano che gli aiuti sono severamente limitati ai 2,3 milioni di abitanti di Gaza. Le misure di emergenza della Corte, ricorda Haaretz, servirebbero come ingiunzioni temporanee intese a evitare che la situazione si deteriori prima che il tribunale possa esaminare l’intero caso, un processo che di solito richiede diversi anni.

La Cina dice sì a una conferenza di pace in Ucraina sostenuta da Kiev e Mosca

La Cina dice sì a una conferenza di pace in Ucraina sostenuta da Kiev e MoscaRoma, 19 mar. (askanews) – “La Cina sostiene la convocazione di una conferenza internazionale di pace appoggiata da Russia e Ucraina al momento opportuno, con la partecipazione di tutte le parti su un piano di parità e una discussione equa di tutte le proposte di pace”: lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, nel briefing con la stampa.


Come riporta il Global Times, il portavoce ha tenuto a rimarcare “la posizione obiettiva e imparziale” tenuta fin dall’inizio da Pechino sulla crisi ucraina.

Tajani: la parole di Salvini sulle elezioni russe non minano la coesione del centrodestra

Tajani: la parole di Salvini sulle elezioni russe non minano la coesione del centrodestraRoma, 19 mar. (askanews) – Dopo le parole di Salvini “mi pare che sia tutto chiarito, la maggioranza è coesa, siamo uniti per le regionali in Piemonte e Basilicata”: così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Radio 24. Quella di Salvini “non è una frase che mina la coesione del centrodestra, i problemi semmai sono nell’altro campo, non nel nostro”, ha aggiunto Tajani, ricordando che “ogni forza politica ha posizioni che possono essere difefrenti”, ma “il Parlamento è quello che conta e abbiamo sempre votato nello stesso modo, sempre coesi”.

Blinken: il 100% di civili di Gaza si trova a livelli gravi di insicurezza alimentare

Blinken: il 100% di civili di Gaza si trova a livelli gravi di insicurezza alimentareRoma, 19 mar. (askanews) – L’intera popolazione di Gaza sta vivendo “gravi livelli di insicurezza alimentare acuta”, ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken, sottolineando l’urgenza di aumentare la consegna di aiuti umanitari nel territorio palestinese.


Secondo quanto riferito da Blinken, “il 100% della popolazione di Gaza si trova a livelli gravi di insicurezza alimentare acuta”. “È la prima volta che un’intera popolazione viene classificata in questo modo”, ha spiegato Blinken in una conferenza stampa nelle Filippine, dove è in visita ufficiale. Le osservazioni di Blinken arrivano alla vigilia del suo ritorno in Medio Oriente – questa volta in Arabia Saudita ed Egitto – per discutere gli sforzi per garantire un accordo sugli ostaggi e una tregua temporanea a Gaza, e aumentare le consegne di assistenza umanitaria.

Charles Michel: se vogliamo la pace, prepariamo la guerra

Charles Michel: se vogliamo la pace, prepariamo la guerraRoma, 19 mar. (askanews) – “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”. Così il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un intervento su alcuni quotidiani internazionali, tra cui La Stampa. “A due anni dall’inizio della guerra è ormai chiaro che la Russia non si fermerà in Ucraina, così come non si è fermata 10 anni fa in Crimea”, ha detto Michel. “La Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se la risposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi”, ha aggiunto.


Secondo Michel, “dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di ‘economia di guerra’”. “E’ giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove”, ha insistito Michel. “Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico. Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva”. Michel ha quindi ricordato che “sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella nostra sicurezza e difesa”. “Oggi siamo di fronte alla più grande sfida di sicurezza dalla Seconda guerra mondiale per cui dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa”, ha proseguito. “Per farlo sarà necessario che il nostro pensiero compia una transizione radicale e irreversibile verso una forma incentrata sulla sicurezza strategica. Dobbiamo dare priorità all’Ucraina e dobbiamo anche spendere di più, in modo più intelligente e meno frammentato”. “In questo momento cruciale della storia mondiale”, ha concluso Michel, “l’Europa deve essere pronta a difendersi ed essere all’altezza dell’urgenza della minaccia. Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini le nostre imprese e i nostri governi a favore di un nuovo spirito di sicurezza e di difesa in tutto il continente europeo. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”.