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C’è stato un colloquio telefonico fra Erdogan e Papa Francesco

C’è stato un colloquio telefonico fra Erdogan e Papa FrancescoRoma, 1 ago. (askanews) – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto oggi un colloquio telefonico con Papa Francesco. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa turca Anadolu, il presidente turco ha dichiarato che “è necessario agire come alleanza dell’umanità prima che sia troppo tardi per i musulmani e i cristiani che vivono in Palestina trovare la pace”.


“L’assassinio del capo di Hamas e l’attacco in Libano dimostrano che Israele rappresenta una minaccia per l’intera regione, per il mondo e per l’umanità”, ha aggiunto Erdogan.

L’Iran: l’omicidio di Haniyeh viola il diritto internazionale

L’Iran: l’omicidio di Haniyeh viola il diritto internazionaleRoma, 31 lug. (askanews) – L’omicidio a Teheran del responsabile politico di Hamas, Ismail Haniyeh, viola il diritto internazionale e la Carta dell’Onu, e costituisce “una seria minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione”: lo ha affermato il Ministero degli Esteri iraniano.


Il Ministero ha inoltre accusato gli Stati Uniti di essere complici di Israele, ritenuto responsabile del raid sulla capitale iraniana; lo Stato ebraico tuttavia non ha rivendicato l’attacco.

L’Egitto condanna gli attacchi contro Shukr e Haniyeh

L’Egitto condanna gli attacchi contro Shukr e HaniyehRoma, 31 lug. (askanews) – L’Egitto ha condannato gli attacchi contro il leader militare di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut e il leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, definendoli una “pericolosa escalation” che potrebbe infiammare la regione.


Gli attacchi minano “gli strenui sforzi compiuti dall’Egitto e dai suoi partner per fermare la guerra nella Striscia di Gaza” e “indicano l’assenza di volontà politica israeliana di calmare la situazione”, ha affermato il suo ministero degli Esteri. Il Cairo ha anche chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di “impedire che la situazione della sicurezza nella regione vada fuori controllo”.

Il Cremlino condanna “fermamente” l’uccisione di Ismail Haniyeh

Il Cremlino condanna “fermamente” l’uccisione di Ismail HaniyehRoma, 31 lug. (askanews) – Il Cremlino ha condanna la morte del leader politico di Hamas Ismaïl Haniyeh, ucciso a Teheran durante un attacco attribuito a Israele, ritenendo che questo attacco rischierà di destabilizzare ulteriormente la regione.


“Condanniamo fermamente questo attacco. Riteniamo che tali atti siano diretti contro i tentativi di ripristinare la pace nella regione e possano destabilizzare notevolmente una situazione già tesa”, ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov.

E’ stato assassinato Ismail Haniyeh, il volto di Hamas nel mondo

E’ stato assassinato Ismail Haniyeh, il volto di Hamas nel mondoRoma, 31 lug. (askanews) – La notizia si diffonde al primo mattino, ora di Israele, ed è di quelle che cambiano tutto: Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, è stato ucciso, secondo l’organizzazione con un assassinio mirato frutto di un raid aereo israeliano. Cambia tutto non solo perché Haniyeh era il volto politico dell’organizzazione estremista al governo nella Striscia di Gaza, ma per il luogo e l’occasione: è morto a Teheran, dove si trovava per l’inaugurazione del neo presidente Mazud Pezeshkian, in una sfida diretta all’Iran.


L’annuncio è arrivato proprio da Hamas, che parla di un “raid sionista”, mentre l’esercito israeliano non ha voluto rilasciare commenti; qualche reazione ufficiosa però c’è, come quella su X del ministro israeliano per il patrimonio Amychay Eliyahu, membro dell’estrema destra israeliana, che scrive “il mondo è un posto migliore. Questo è il modo giusto di ripulire il mondo da questa immondizia” e “basta accordi immaginari di pace o di resa, basta misericordia per questi mortali”. “Il pugno di ferro che li colpirà”, aggiunge, “rafforzerà la nostra capacità di vivere in pace con quelli che desiderano la pace”.Israele ha giurato di “schiacciare” Hamas dopo l’attacco del 7 ottobre in terra israeliana che ha ucciso 1.200 israeliani, e la sua rappresaglia nella Striscia di Gaza a caccia dei militanti e dei leader di Hamas ha devastato l’enclave, ucciso finora oltre 39.000 persone. Da allora, Israele ha ucciso varie figure di spicco di Hamas, fra cui il vice capo politico Saleh al-Arouri e Marwan Issa, vicecomandante dell’ala militare dell’organizzazione. In aprile, un raid israeliano su Gaza aveva ucciso anche tre figli e quattro nipoti di Haniyeh. Poche ore prima della notizia della morte di HaniyeH, Israele aveva annunciato l’omicidio mirato di una figura della leadership armata di Hezbollah, Fuad Shukr, dichiarato responsabile dell’attacco in cui un razzo ha ucciso sabato 12 ragazzini in un campo da calcio sulle alture del Golan, territorio occupato da Israele al confine con il Libano. Shukr è morto in un attacco operato con caccia, in quella che Israele definisce “eliminazione su dati di intelligence”.


Secondo un comunicato dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, con Haniyeh è morta anche una delle sue guardie del corpo. Ismail Haniyeh era il volto di Hamas nel mondo. Capo dell’ufficio politico fin dal 2017, era stato anche primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e alla guida dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. La sua era una storia segnata dal conflitto arabo-palestinese: nato nel 1962 nel campo profughi di Al-Shati a Gaza durante l’occupazione egiziana della Striscia dove la famiglia si era rifugiata dopo l’esodo palestinese seguito alla nascita di Israele nel 1948. Studiò nelle scuole gestite dall’UNWRA, l’organizzazione dell’Onu per i profughi palestinesi; laureato il lingua e letteratura araba presso l’Università islamica di Gaza, sposato e padre di 13 figli. Giovanissimo, fu il braccio destro del fondatore di Hamas, Ahmed Yassin (ucciso da un omicidio mirato di Israele a Gaza nel 2004). Arrestato da israele nel 1987 e 1988 per aver partecipato a manifestazioni di protesta, poi di nuovo nel 1992, deportato in Libano e tornato a Gaza solo l’anno successivo, diventò anche preside dell’Università islamica. Dal 2019 viveva e operava da Doha in Qatar. Israele e Iran sono da molto tempo impegnati in una guerra sottotraccia, e gli attacchi reciproci spesso non sono rivendicati. Teheran accusa lo Stato ebraico però anche di aver condotto vari omicidi mirati sul suo territorio; fra quelli di più alto profilo, la morte di uno dei massimi scienziati del nucleare iraniano, Mohsen Fakhrizadeh, ucciso da un’arma telecomandata nel 2021, e quella di un comandante dei Guardiani della Rivoluzione, il colonnello Sayad Khodai, a Teheran nel maggio 2022.

In Venezuela 749 arresti per i disordini scoppiati all’aunncio della vittoria di Maduro

In Venezuela 749 arresti per i disordini scoppiati all’aunncio della vittoria di MaduroRoma, 30 lug. (askanews) – Sono 749 le persone arrestate in Venezuela in seguito ai disordini scoppiati dopo l’annuncio dell’esito delle presidenziali di domenica: lo ha reso noto il Procuratore generale venezuelano, Tarek William Saab.


Saab ha sottolineato che non si tratta di “proteste” ma di “atti di terrorismo”, vandalici e di sabotaggio promossi dall’estrema destra e che il governo “non tollererà”. Con l’80% del voto scrutinato la Commissione elettorale – controllata dal governo – ha dichiarato vincitore l’uscente Nicolas Maduro con il 51% delle preferenze, ma non ha ancora diffuso i dati relativi ai singoli seggi; l’opposizione da parte sua afferma che il suo candidato, il centrista Edmundo Gonzales Urrutia, ha ottenuto la netta maggioranza e non ha riconosciuto l’esito del voto. Anche l’Organizzazione degli Stati Americani ha affermato che date le scarse misure di controllo e verifica non è possibile riconoscere il risultato, mentre numerosi Paesi hanno invitato il governo di Caracas a diffondere al più presto i dati che dimostrino la vittoria di Maduro, che i sondaggi davano in notevole svantaggio.

Venezuela, l’Oea: impossibile riconoscere i risultati presidenziali

Venezuela, l’Oea: impossibile riconoscere i risultati presidenzialiRoma, 30 lug. (askanews) – Il governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro ha “distorto completamente” i risultati delle presidenziali di domenica, che pertanto non possono essere riconosciuti: lo ha affermato il Dipartimento per la Cooperazione e l’Osservazione Elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea).


“Durante l’intero processo elettorale si è potuto assistere all’applicazione da parte del regime venezuelano del suo schema repressivo, accompagnato da azioni volte a distorcere completamente il risultato elettorale, rendendolo vulnerabile alla manipolazione più aberrante, applicazione che continua ancora oggi”, si legge nel comunicato diffuso dall’organizzazione internazionale. Secondo l’Oea il voto si è svolto “senza alcuna garanzia” e in molti casi si pe verificato “una manipolazione dolosa del risultato elettorale, a volte in maniera molto rudimentale” e il conteggio delle schede non ha avuto la “minime condizioni di sicurezza e controllo”. “Il Dipartimento per la Cooperazione e l’Osservazione Elettorale (DECO) del Segretariato per il Rafforzamento della Democrazia (SFD) dell’OAS ritiene che, nelle circostanze attuali, i risultati annunciati dalla Commissione elettorale che proclamano vincitore Nicolßs Maduro non possano essere riconosciuti” conclude il comunicato, precisando che il Consiglio Permanente dell’OEA discuterà la questione domani.

In Venezuela scontri tra polizia e manifestanti contro Maduro

In Venezuela scontri tra polizia e manifestanti contro MaduroRoma, 30 lug. (askanews) – Le forze di sicurezza in Venezuela hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro le persone che protestavano per il risultato elettorale di domenica. Il presidente Nicolas Maduro ha affermato di aver vinto ma l’opposizione contesta questa dichiarazione come “fraudolenta”.


Migliaia di persone – riferiscono i media locali – sono scese nel centro di Caracas, alcune camminando per chilometri dalle baraccopoli sulle montagne che circondano la città verso il palazzo presidenziale. Secondo il direttore dell’ong Foro Penal, che si occupa della difesa dei prigionieri politici, una persona è rimasta uccisa nelle proteste avvenute nello Stato di Yaracuy, nel nord-ovest del Venezuela.


“Almeno una persona è stata uccisa a Yaracuy e 46 persone sono state detenute”, ha scritto su X Alfredo Romero.

Tajani: chi può rientrare dal Libano lo faccia

Tajani: chi può rientrare dal Libano lo facciaRoma, 29 lug. (askanews) – “Seguiamo con grande attenzione non soltanto i nostri 1.200 militari che addestrano le forze armate libanesi, ma anche i 3.000 italiani. Siamo pronti a qualsiasi evenienza nel caso in cui, e ci auguriamo che non accada, la situazione dovesse peggiorare. Ci impegniamo a fare tutto ciò che serve per tutelare l’incolumità degli italiani che vivono in Libano. Certamente oggi invitiamo gli italiani che sono in Libano alla massima prudenza. Chi può rientrare lo faccia. Sconsigliamo nella maniera più ferma di andare in quel Paese fin quando la situazione è così complicata”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti a margine di una conferenza stampa nella sede di Fi.

Tajani: preoccupati per il rischio di escalation in Libano

Tajani: preoccupati per il rischio di escalation in LibanoRoma, 29 lug. (askanews) – “Ho avuto questa mattina due lunghe telefonate con il ministro degli Esteri libanese e con il ministro degli Esteri israeliano: siamo preoccupati per il rischio di una escalation nell’area, anche perché abbiamo circa tremila cittadini italiani che vivono in Libano e abbiamo due contingenti militari, uno dell’Unifil schierato fra Israele e Hezbollah e uno bilaterale di stanza a Beirut che si preoccupa dell’addestramento delle forze armate libanesi”: lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando in conferenza stampa.


“Ho ribadito l’impegno dell’Italia a favore di una de-escalation e ho ribadito anche la condanna dell’attacco contro la popolazione civile, chiediamo che venga applicata la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite che prevede l’allontamento di Hezbollah ed evitare una ripresa delle ostilità. Noi lavoriamo per la pace e auspichiamo che un rafforzamento delle forze armate libanesi possa contenere la presenza di Hezbollah”, ha continuato Tajani. “Abbiamo ribadito la necessità di un cessate il fuoco a Gaza e abbiamo parlato dell’operazione Food for Gaza, e abbiamo insistito perché l’Unione Europea accenda i riflettori sulla situazione siriana, per troppo tempo dimenticata, a dimostrazione di quanto l’Italia possa fare per favorire la pace e la stabilità nell’area del Medio Oriente”, ha concluso.