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Israele vuole spostare 1,4 milioni di civili da Rafah in enclavi umanitarie

Israele vuole spostare 1,4 milioni di civili da Rafah in enclavi umanitarieRoma, 14 mar. (askanews) – Israele intende spostare 1,4 milioni di palestinesi sfollati da Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in “enclavi umanitarie” prima del pianificato attacco militare alla città, ha detto spiegato il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari. L’offensiva di Rafah è “qualcosa che dobbiamo fare”, ma i tempi dell’assalto dipendono dalle “condizioni che lo consentiranno”, ha precisato l’ufficiale israeliano.


Più della metà della popolazione di Gaza si è rifugiata a Rafah, al confine con l’Egitto, dopo essere fuggita dal nord e dal centro dell’enclave palestinese. “Quali sono le condizioni? Dobbiamo assicurarci che 1,4 milioni di persone si spostino nelle enclavi umanitarie che creeremo con la comunità internazionale. Forniranno loro alloggi temporanei, cibo, acqua e ospedali da campo”, ha affermato Hagari. Hagari si è rifiutato di fornire informazioni sui tempi di un’eventuale invasione dell’Idf in città, dove le persone vivono con gravi carenze di cibo, acqua, medicine e ripari. “Stiamo rafforzando la nostra preparazione. Non voglio menzionare il tempo. Sarà il momento migliore per Israele”, ha detto il portavoce militare.

Usa, la polizia: topi “mangiano marijuana confiscata, sono sballati”

Usa, la polizia: topi “mangiano marijuana confiscata, sono sballati”Roma, 14 mar. (askanews) – Nel quartier generale della polizia di New Orleans i topi sono entrati nei depositi dove viene tenuta la marijuana confiscata e “sono sballati”, ha detto il capo della polizia municipale, riportato da Ap e dai media locali. L’edificio è fatiscente, infestato da muffa e scarafaggi, “I topi mangiano la nostra marijuana e sono tutti sballati”, ha affermato la sovrintendente di polizia Anne Kirkpatrick ai membri del consiglio comunale di New Orleans.


Kirkpatrick ha descritto infestazioni di parassiti e il decadimento degli uffici che ospitano la polizia dal 1968, aggiungendo che gli agenti hanno persino trovato escrementi di topo sulle loro scrivanie. Associated Press precisa che il dipartimento di polizia dopo la notizia non ha subito risposto a una richiesta di ulteriori informazioni su come sia stato scoperto che la marijuana veniva mangiata dai ratti e se il danno abbia conseguenze su qualche caso aperto.

Il caso TikTok, la Cina: dagli Usa “metodi criminali”, la sicurezza nazionale è un pretesto

Il caso TikTok, la Cina: dagli Usa “metodi criminali”, la sicurezza nazionale è un pretestoRoma, 14 mar. (askanews) – La Cina ha denunciato oggi i “metodi criminali” adottati dagli Stati Uniti, dopo il voto alla Camera dei rappresentanti di un disegno di legge che costringerebbe TikTok a tagliare i legami con il proprietario di Pechino, ByteDance, o ad essere bandito negli Stati Uniti.


“Se si può usare un cosiddetto pretesto di sicurezza nazionale per escludere arbitrariamente aziende di successo di altri paesi, allora non esiste più né equità né giustizia”, ha affermato Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Affari Esteri di Pechino. “Quando qualcuno vede una cosa buona di un’altra persona e vuole togliergliela, questo è un metodo assolutamente da criminali”, ha aggiunto il diplomatico cinese.

Crisi del Mar Rosso, gli Houthi hanno testato un razzo ipersonico nello Yemen

Crisi del Mar Rosso, gli Houthi hanno testato un razzo ipersonico nello YemenRoma, 14 mar. (askanews) – Il movimento Houthi dello Yemen avrebbe testato con successo un razzo ipersonico nello Yemen, riferisce l’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti, citando una fonte militare.


Secondo quanto precisato, gli Houthi starebbero pianificando di iniziare a produrre missili da utilizzare su obiettivi nel Mar Rosso, nel Mar Arabico e nel Golfo di Aden, nonché contro obiettivi in Israele. Il gruppo ha affermato che intensificherà gli attacchi durante il mese sacro musulmano del Ramadan in solidarietà con i palestinesi nel contesto della guerra in corso tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.


Mesi di attacchi Houthi nel Mar Rosso hanno gravemente danneggiato il trasporto marittimo globale, costringendo le aziende a cambiare rotta intraprendendo viaggi più lunghi e costosi intorno all’Africa meridionale. Questa mattina il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha affermato che il gruppo Houthi ha lanciato un missile balistico antinave nel Golfo di Aden, senza però causare danni a nessuna nave.

Ucraina, il dissidente russo Khodorkovsky: Putin sarebbe capace di usare il nucleare per vincere

Ucraina, il dissidente russo Khodorkovsky: Putin sarebbe capace di usare il nucleare per vincereRoma, 14 mar. (askanews) – “Ci sono due casi nei quali Putin potrebbe usare il nucleare. Il primo credo che sia venuto meno: potrebbe usare un nucleare convenzionale se perdesse la Crimea, perché questo significherebbe la perdita del suo potere, il che potrebbe anche ammontare alla perdita della vita, per lui. Il secondo resta realistico: potrebbe usare il nucleare per far finire il conflitto. Non è quello che vuole adesso, ma potrebbe”. Così il dissidente ed ex oligarca russo Mikhail Khodorkovsky, in un colloquio con il quotidiano La Stampa.


“L’unico mezzo per fermare questa minaccia è, per i leader occidentali, mostrargli una inequivoca posizione di reciprocità: cosa rischia se lo fa. Non c’è nessuna possibilità di convincerlo a non usarlo, l’appeasement con Putin non funziona”, ha aggiunto Khodorkovsky.

Axios: sanzioni Usa a due avamposti di Israele in Cisgiordania

Axios: sanzioni Usa a due avamposti di Israele in CisgiordaniaRoma, 14 mar. (askanews) – L’amministrazione americana dovrebbe imporre nuove sanzioni contro due avamposti illegali in Cisgiordania, utilizzati come base per attacchi da parte di coloni israeliani “estremisti” contro i palestinesi: lo riferisce il sito di notizie Axios, citando tre funzionari statunitensi.


Le sanzioni, che dovrebbero essere imposte già oggi, hanno lo scopo di inviare un messaggio chiaro a Israele: gli Stati Uniti non stanno prendendo di mira solo individui ma anche entità coinvolte nel fornire supporto logistico e finanziario agli attacchi contro i palestinesi, riferisce Axios citando un funzionario americano. Nuove sanzioni saranno imposte anche a tre coloni israeliani, hanno detto ad Axios i funzionari statunitensi. L’amministrazione Biden a febbraio aveva già imposto sanzioni a quattro uomini israeliani accusati di essere coinvolti nella violenza dei coloni in Cisgiordania, segnalando il crescente disappunto degli Stati Uniti per le politiche del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

L’europarlamento ha approvato la legge a tutela della libertà di stampa

L’europarlamento ha approvato la legge a tutela della libertà di stampaRoma, 13 mar. (askanews) – L’europarlamento ha dato oggi il via libera definitivo alla legge europea per la libertà dei media, volta a proteggere i giornalisti e i media dell’Ue da ingerenze politiche o economiche. Il nuovo regolamento, approvato con 464 voti favorevoli, 92 voti contrari e 65 astensioni, obbliga gli Stati membri a proteggere l’indipendenza dei media e vieta qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali.


Alle autorità sarà vietato ricorrere ad arresti, sanzioni, perquisizioni, software di sorveglianza intrusivi installati sui dispositivi elettronici e altri metodi coercitivi per fare pressioni su giornalisti e responsabili editoriali e costringerli a rivelare le loro fonti. Il Parlamento ha introdotto, durante i negoziati con il Consiglio, forti limitazioni all’uso dei software spia, che sarà consentito soltanto caso per caso e previa autorizzazione di un’autorità giudiziaria nell’ambito di indagini su reati gravi punibili con pene detentive. Anche in queste circostanze, tuttavia, le persone interessate dovranno essere informate dopo che la sorveglianza è stata effettuata e potranno poi contestarla in tribunale. La legge prevede che i finanziamenti destinati ai media pubblici siano sostenibili e prevedibili e seguano procedure trasparenti e obiettive.


Per consentire al pubblico di sapere chi controlla i singoli media e quali interessi possono celarsi dietro la proprietà, tutte le testate giornalistiche, dalle più gradi alle più piccole, saranno tenute a pubblicare informazioni sui relativi proprietari all’interno di una banca dati nazionale e a indicare se sono direttamente o indirettamente di proprietà dello Stato. I media dovranno anche riferire sui fondi che ricevono dalla pubblicità statale e sul sostegno finanziario dello Stato, anche nel caso in cui questi provengano da paesi terzi. I criteri per l’assegnazione di questi fondi a media o piattaforme online dovranno essere pubblici, proporzionati e non discriminatori. Infine, dovranno essere pubblicate anche informazioni sulle spese pubblicitarie statali, compresi l’importo annuo totale e l’importo per testata.


I deputati hanno anche introdotto un meccanismo che mira a impedire alle piattaforme online di dimensioni molto grandi, come Facebook, X o Instagram, di limitare o rimuovere in modo arbitrario contenuti mediatici indipendenti. Dopo aver distinto i media indipendenti dalle fonti non indipendenti, le piattaforme che intendono adottare misure di questo tipo dovranno informare gli interessati, lasciando loro 24 ore per rispondere. Soltanto una volta trascorso questo lasso di tempo le piattaforme potranno decidere di limitare o rimuovere i contenuti che non rispettano le loro condizioni. I media potranno presentare ricorso presso un organismo per la risoluzione extragiudiziale delle controversie e richiedere il parere del comitato europeo per i servizi di media, un comitato di regolatori nazionali previsto dalla nuova legge.

La Camera Usa vuole vietare l’uso di TikTok. La Cina avverte: ci saranno ritorsioni

La Camera Usa vuole vietare l’uso di TikTok. La Cina avverte: ci saranno ritorsioniNew York, 13 mar. (askanews) – Mercoledì la Camera dei Rappresentanti Usa ha approvato un disegno di legge che chiede al colosso tecnologico cinese ByteDance di cedere la piattaforma social TikTok, altrimenti la popolare app di video sarà vietata negli Stati Uniti.


Il timore dei legislatori che i dati degli utenti americani della app vengano usati dal governo cinese. Ora il disegno passerà al Senato per l’ulteriore approvazione. I senatori si sono mostrati restii ad una rapida approvazione, che non sta consentendo di valutare tutte le implicazioni di un possibile bando. La deputata Alexandria Ocasio Cortes ha votato contro il disegno, non tanto per il merito, ma proprio per la velocità delle decisioni che non hanno consentito attente analisi. Mercoledì la Cina, attraverso il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin ha avvertito che un potenziale divieto di TikTok “tornerebbe a ritorcersi contro gli Stati Uniti”. La Camera Usa mercoledì ha votato un disegno di legge per bandire la app video.


“Sebbene gli Stati Uniti non abbiano mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non hanno smesso di sopprimere TikTok”, ha detto il portavoce, giudicando il comportamento degli Stati Uniti “prepotente” e perdente. Wang ha spiegato che la decisione degli Usa “interrompe la normale attività commerciale delle aziende, danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e danneggia il normale ordine economico e commerciale internazionale”.

Netanyahu ha detto che “l’operazione a Rafah è necessaria” e che “sostituirà” l’Unwra

Netanyahu ha detto che “l’operazione a Rafah è necessaria” e che “sostituirà” l’UnwraRoma, 13 mar. (askanews) – Un’operazione dell’Idf a Rafah è necessaria per raggiungere gli obiettivi di guerra di Israele contro Hamas. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu al suo omologo olandese Mark Rutte durante il loro incontro presso l’ufficio del primo ministro a Gerusalemme. Netanyahu ha respinto anche l’idea del riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, sostenendo che sarebbe visto da Hamas come una vittoria.


Il premier israeliano ha anche detto a Rutte, che è in Israele per la quarta volta dall’inizio della guerra, che Israele sostituirà l’Unrwa, ringraziandolo per aver sospeso gli aiuti all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a causa delle accuse di coinvolgimento nell’assalto del 7 ottobre. Netanyahu ha infine chiesto ai Paesi Bassi di unirsi al corridoio marittimo umanitario da Cipro, che ieri ha visto salpare la sua prima nave. Rutte proseguirà per l’Egitto per incontrare il presidente Abdel Fattah al Sisi.

Come funziona la rielezione di Putin

Come funziona la rielezione di PutinRoma, 13 mar. (askanews) – Totalmente immersa nello sforzo bellico per arrivare a prevalere nella guerra scatenata oltre due anni fa contro l’Ucraina, la Russia si appresta a rieleggere Vladimir Putin per un quinto mandato al Cremlino. Si vota dal 15 al 17 marzo e nessuna sorpresa è attesa dal risultato, che tuttavia lancerà la Federazione russa verso sei anni pieni di incognite, a cominciare dall’esito del conflitto, da cui dipende molto, se non tutto per il Paese. E a cui certamente è appesa la sorte della leadership putiniana e del sistema del potere che la esprime.


Vladimir Putin è pronto a diventare il leader russo più a lungo al comando – dopo Stalin – grazie alla mancanza di vere alternative tra gli altri candidati e anche in virtù di una forte popolarità, soprattutto tra l’elettorato ultracinquantenne e fuori dalle grandi città. Ma i tre giorni delle presidenziali tenute in tempo di guerra – e il cui risultato sarà tradotto anche in un nuovo mandato come comandante in capo – saranno sotto i fari di media, analisti e politici in tutto il mondo. L’affluenza è al momento la maggiore preoccupazione per il Cremlino. La pioggia di droni e le recenti incursioni di gruppi paramilitari di ‘patrioti’ russi anti-Putin dall’Ucraina qualche pensiero lo danno: della guerra Putin e compagni parlano continuamente, ma non della guerra ‘in casa’, delle minacce per il territorio russo. I funerali dell’oppositore Aleksey Navalny morto in carcere a metà febbraio hanno segnalato che decine di migliaia di persone (quantomeno a Mosca) sono disposte a sfidare i dettami ufficiali. I sondaggi registrano tassi di approvazione per Putin sempre molto alti, attorno all’80%, ma anche una crescente richiesta di porre fine alla guerra. Ecco come funzionano le elezioni presidenziali nella Russia di Putin, in guerra in Ucraina e in scontro frontale con ‘l’Occidente collettivo da oltre due anni.


CHI VOTA Gli aventi diritto al voto residenti in Russia sono 112,3 milioni di persone, da aggiungere a 1,9 milioni che abitano all’estero e a 12.000 registrati a Baikonur, sede del cosmodromo in Kazakistan affittato dalla Russia dopo la fine dell’Urss. L’affluenza media delle ultime presidenziali è stata attorno al 65%, nel 2028 del 67,5%. Ma questa elezione è inevitabilmente impostata come un referendum su Putin e la guerra, per cui le autorità mirano a una più consistente partecipazione. QUANDO E DOVE SI VOTA Le elezioni si tengono da venerdì 15 a domenica 17 febbraio, anche nei cosiddetti ‘Nuovi Territori’, ovvero nelle parti di Ucraina controllate dalla Russia e dichiarate annesse al settembre del 2022, dove il voto è iniziato in anticipo di alcuni giorni. Per la prima volta in un’elezione presidenziale 23 soggetti della Federazione e la Crimea possono votare via internet a distanza, cosa che alimenta timori di più facili brogli rispetto a risultati ed affluenza. Si vota anche all’estero, compresi i ‘Paesi ostili’ (l’italia è nella lista, come tutti i Paesi dell’Ue) anche se in un primo momento era stato ipotizzato il contrario.


Nei seggi le urne saranno aperte alle ore 8 del 15 marzo e chiuderanno alle 20 del 17 marzo sugli 11 fusi orari dell’immenso territorio della Federazione russa. I CANDIDATI 1+ 3 I candidati sono 4, Vladimir Putin più altre tre emersi senza sorprese da una folta rosa di aspiranti presidenti che si erano inizialmente presentati.


I nomi sulla scheda elettorale sono quindi quelli di Nikolay Karitonov, presentato dal senescente Partito Comunista (Kprf) ma membro iscritto solo dal 2007. Ha 75 anni ed è capo della commissione per lo sviluppo dell’Estremo oriente/Artico Leonid Slutsky, 56 anni, è candidato del partito Liberal-democratico (Ldpr, destra nazionalista) orfano dello storico leader Vladimir Zhrinovsky morto l’anno scorso. Il partito Nuova Gente candida il non più nuovo Vladislav Davankov, 39 anni, in politica dal 2020 e prima uomo d’affari, è vicino al campo ‘liberal’ ma da intendere come visione economica. Inserito a pieno titolo nel sistema politico ufficiale – è deputato e vicepresidente della Duma – è comunque la figura più vicina al concetto di alternativa. E potrebbe rappresentare la sorpresa di queste elezioni, se dovesse sorpassare Karitonov e ottenere il secondo posto dopo Putin, come alcuni sondaggi prospettano. I tre ‘sfidanti’ siedono in parlamento e fanno parte della cosiddetta opposizione sistemica che contrasta il partito governativo Russia Unita e quindi il Cremlino su pochi, singoli argomenti e non pone particolari problemi al potere. Dei candidati persi strada facendo, l’unico degno di nota è Boris Nadezhdin, 60 anni, apertamente critico nei confronti di Putin e opposto alla guerra in Ucraina: inizialmente il Cremlino sembrava tentato dal lasciarlo partecipare per veicolare un voto di protesta ritenuto comunque marginale, ma l’interesse che ha suscitato ha fatto cambiare idea ai vertici, con conseguente prevedibile bocciatura della sua candidatura per ragioni tecniche. Vladimir Putin si candida da indipendente, non ha fatto campagna elettorale in senso vero e proprio ma il discorso annuale all’Assemblea federale del 29 febbraio – durata record di oltre due ore – è stato presentato come quadro programmatico per i prossimi sei anni, ovvero come il suo manifesto elettorale. Ha 71 anni, la riforma costituzionale del 2020 gli permette in teoria di restare al potere sino al 2036. E’ stato eletto la prima volta nel 2000 con il 53% dei voti, ha toccato il punto più basso nel 2012 con il 63,6% dei voti (risultato contestato perché ritenuto frutto di brogli da organizzazioni di monitoraggio indipendenti) e quello più alto nel 2018 con il 76,7% delle preferenze. Per queste elezioni si vocifera di un obiettivo prefissato di ‘almeno 80%’ dei voti. LE INCOGNITE In un’elezione senza possibili sorprese nel risultato, con candidati deboli eccetto il predestinato alla vittoria e la generale certezza che nulla cambierà con il voto, l’affluenza è la prima incognita per la macchina del potere, che ha bisogno invece di una forte partecipazione. Sotto il 70% sarebbe un brutto risultato, sotto il 65% una débacle. In un clima di crescente repressione di ogni piccolo segnale di dissenso, è difficile immaginare azioni di protesta nei giorni delle elezioni. Anche l’appello di Yulia Navalnaya a presentarsi ai seggi il 17 marzo alle 12 come segnale di protesta – idea del marito morto in carcere il 16 febbraio – non è senza rischi, contrariamente a quanto sostengono i promotori. L’opposizione extraparlamentare è stata ridotta a un ruolo di marginalità con anni di progressive interdizioni, intralci e minacce. La guerra in Ucraina ha determinato una svolta in tal senso: chi si oppone alla guerra, e chi contesta in generale le politiche del Cremlino – e quindi la campagna militare in Ucraina – è iscritto nelle liste degli ‘agenti stranieri’ o degli ‘elementi estremisti’, con conseguenze amministrative e anche penali, in alcuni casi molto pesanti. Oltre a Navalny, che al momento della morte stava scontando una condanna a 19 anni per estremismo in una colonia penale dell’estremo Nord artico, molti attivisti anti-sistema sono finiti in carcere. I più noti, e più insidiosi in termini politici, sono Vladimir Kara Murza, cittadino russo-britannico condannato a 25 anni di carcere per tradimento e fake news sull’esercito russo, e Ilya Yashin, otto anni di prigione per discredito delle forze armate. (di Orietta Moscatelli).