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Il campo largo prova con Valluzzi in Basilicata, ma ci sono i dubbi di Azione

Il campo largo prova con Valluzzi in Basilicata, ma ci sono i dubbi di AzioneRoma, 12 mar. (askanews) – A pochi giorni dalla presentazione delle liste in Basilicata il “campo largo” prova l’intesa su un nuovo nome, una figura che dovrebbe andare bene sia al Pd che – in teoria – ad Angelo Chiorazzo, il ‘civico’, imprenditore delle coop bianche, che ha avanzato la propria candidatura sostenuto dal Movimento ‘Basilicata casa comune’ e dal Pd lucano ma che deve fare i conti col no dei 5 stelle. Le voci delle ultime ore parlano di una trattativa in corso su Nicola Valluzzi, sindaco di Castelmezzano, ex Pd, ora confluito proprio in ‘Basilicata casa comune’, un nome che dovrebbe avere l’ok di Giuseppe Conte e, al tempo stesso, potrebbe essere accettabile anche da Chiorazzo.


Le cose, però, sono ancora complicate. Proprio Chiorazzo non si sbilancia e, anzi, sembra ancora lasciare aperta l’ipotesi di una sua corsa solitaria, contro il resto del ‘campo largo’. “C’è un dialogo continuo e aperto con la segretaria Schlein, con il presidente Conte e con la vicepresidente del Senato Taverna e con altri esponenti del Pd, nelle prossime ore arriveremo a capire se ci sarà la possibilità di stare tutti insieme”. Quindi aggiunge: “A me la parola campo largo non piace proprio. Noi dobbiamo partire dai valori che ci accomunano, dalle idee del programma per rispondere ai bisogni dei lucani. Si può vincere anche da soli così come si può perdere tutti insieme, come è successo in Abruzzo”. Azione, poi, sembra tentata dalla rottura e in Basilicata e sarebbe un problema serio per il centrosinsitra, perché nel partito di Calenda sono entrati i fratelli Pittella, ex Pd, portando potenzialmente in dote un robusto pacchetto di voti. Matteo Richetti spiega: “Un nome che farebbe vincere le opposizioni c’è ed è quello di Marcello Pittella. Ma nella coalizione che hanno in testa Schlein e Conte non è previsto che il candidato non sia di loro espressione”. E non sarebbe nemmeno escluso alla fine un sostengo di Azione a Vito Bardi, il candidato del centrodestra, presidente uscente.


Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi, non nasconde l’irritazione: “Per le elezioni regionali in Basilicata, bisogna scegliere il candidato o la candidata rapidamente: siamo in grande ritardo e va scelto o scelta in modo condiviso dalla coalizione”. E’ quello che il Pd vorrebbe, arrivare rapidamente a un’intesa. Ma i democratici devono anche fare i conti con il partito lucano e con Roberto Speranza, che erano schierati con Chiorazzo. Se l’imprenditore delle coop accettasse di fare un passo di lato le cose si semplificherebbero anche per Elly Schlein. Ma al momento, appunto, Chiorazzo prende tempo.

Quattro navi dell’esercito Usa partite verso Gaza per costruire il porto e far arrivare gli aiuti umanitari

Quattro navi dell’esercito Usa partite verso Gaza per costruire il porto e far arrivare gli aiuti umanitariRoma, 12 mar. (askanews) – Quattro navi dell’esercito americano sono partite oggi da una base in Virginia trasportando circa 100 soldati e le attrezzature di cui avranno bisogno per costruire un porto temporaneo sulla costa di Gaza per le consegne di aiuti urgentemente necessari.


Si prevede che la nuova struttura – che consisterà in una piattaforma offshore per il trasbordo di aiuti da navi più grandi a navi più piccole e un molo per portarli a terra – sarà operativa “trascorsi 60 giorni”, ha affermato il generale di brigata dell’esercito americano Brad Hinson: “Una volta che saremo pienamente a regime, saremo in grado di portare a terra fino a due milioni di pasti o due milioni di bottiglie d’acqua ogni giorno”.

Il padre di Ilaria Salis a Strasburgo: speriamo di avere i domiciliari in Ungheria

Il padre di Ilaria Salis a Strasburgo: speriamo di avere i domiciliari in UngheriaBruxelles, 12 mar. (askanews) – Il 28 marzo prossimo a Budapest ci sarà “la prima udienza operativa” per Ilaria Salis, “perché finora c’è stata solo un’udienza preliminare; e sarà anche un un momento importante, perché finalmente presenteremo l’istanza per i domiciliari in Ungheria”, lo ha detto oggi, dalla sede del Parlamento europeo a Strasburgo, Roberto Salis, il padre dell’insegnante italiana da più di una anno in carcere in Ungheria, accusata di aggressione violenza nei confronti di militanti di estrema destra durante una manifestazione a Budapest.


“Finora – ha spiegato Salis, parlando durante una conferenza stampa organizzata dagli europarlamentari Brando Benifei (Pd) e Massimiliano Smeriglio (Avs) – l’istanza per i domiciliari è stata presentata ben tre volte, però facevamo richiesta dei domiciliari in Italia, perché i problemi di sicurezza che riguardano il caso di nostra figlia non ci consigliavano di fare altrimenti”. “Questa istanza – ha continuato – sarà presentata anche alla luce delle norme europee: c’è una decisione quadro del 2009, la numero 829, che è stata realizzata espressamente per cercare di garantire che qualsiasi cittadino europeo, dovunque compia un reato, abbia gli stessi diritti di condizioni di carcerazione alternative rispetto a chi risiede propriamente nel paese dove avviene il fatto”. Si tratta della decisione quadro 2009/829 del Consiglio Ue Giustizia Affari interni, del 23 ottobre 2009, sull’applicazione tra gli Stati membri del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare.


“E’ abbastanza strano – ha lamentato il padre di Ilaria Salis – che una normativa che è stata realizzata in sede Ue nel 2009 praticamente non veda attuazione, bloccando di fatto l’accesso ai diritti per i cittadini”. “La situazione di mia figlia – ha aggiunto Roberto Salis – è diventata strada facendo sempre più un processo politico; inizialmente doveva essere circoscritta ai fatti in sé, ma già nel momento in cui si è dipanata l’indagine istruttoria, ho iniziato a vedere che c’erano delle condizioni molto particolari”.


“La sua detenzione – ha ricordato – inizialmente è stata estremamente dura, con 35 giorni veramente al limite, o forse anche oltre il limite, della tortura. Ed è proseguita poi con l’indagine che ha portato un atto di accusa che nella realtà operativa dei fatti è diventato più grave rispetto alle indagini condotte dalla polizia”, perché “i capi d’accusa sono aumentati rispetto alle richieste della polizia”. “Questo determina – ha osservato Roberto Salis – una situazione molto critica per mia figlia, che è aggravata da tutta una serie di comunicazioni che sono state fatte nel tempo. Già subito il 31 di gennaio c’è stata una prima comunicazione da parte di Zoltan Kovacs, il portavoce del primo ministro ungherese, che ha fatto una serie di dichiarazioni imprecise, e ha parlato di una situazione che non non rispecchia la realtà dei fatti: nega che condurre un imputato in catene” in tribunale “sia un un trattamento inumano, scredita l’avvocato difensore di mia figlia, perché è un oppositore politico, diffama mia figlia dicendo che ha soltanto la terza media. E poi sostiene anche che i contatti con la famiglia le sono stati concessi dal primo giorno, quando invece noi non abbiamo avuto la possibilità di parlare con nostra figlia dall’undici di febbraio (quando fu arrestata) fino al sei di settembre” del 2023.


“Dello stesso tono – ha aggiunto il padre di Ilaria Salis – sono anche le dichiarazioni dell’ambasciatore ungherese in Italia, che sostiene che nostra figlia è già stata condannata per gli stessi reati anche in Italia, e questa è totalmente una falsità. E’ semplicemente un modo per cercare di screditare un imputato. E alla fine poi l’ultimo intervento è stato quello di Peter Szijjßrtó (il ministro degli Esteri ungherese, ndr) del 28 di Febbraio, in cui di fatto viene già definita mia figlia colpevole” e si dice “che deve essere sottoposta a una pena esemplare”. Tutto questo, ha sottolineato Roberto Salis – in un in uno stato di diritto è inaccettabile, ed è inaccettabile che un membro dell’Unione europea possa fare dichiarazioni di questo tipo. Nell’Unione europea, in cui vivono i principi di democrazia, chi è imputato di un reato è innocente fintanto che l’accusa non dimostra che è colpevole. Queste sono le cose che nella cultura italiana ci trasciniamo dai tempi di Cesare Beccaria; e non è assolutamente accettabile che ci sia una violazione di queste forme elementari di buon senso, di giudizio e di democrazia”? “Onestamente – ha aggiunto il padre di Ilaria più tardi, rispondendo alle domande dei giornalisti -, io non non ho modo per sapere quale sia” la ragione per cui il governo italiano non sta riuscendo ad avere risposte soddisfacenti da quello ungherese, che pure gli è politicamente vicino. “Sicuramente ci saranno delle difficoltà diplomatiche. Devo dire che fin da quando il caso è diventato mediatico c’è stata probabilmente un’azione dal governo”, che in precedenza era stata “molto meno efficace”. “Dal 31 di gennaio in poi – ha riconosciuto Roberto Salis – qualcosa è cambiato, nel momento in cui ci sono state quelle immagini” di Ilaria trascinata in tribunale in catene e al guinzaglio “che hanno cambiato un po’ le regole del gioco. E devo dire che ci sono stati anche dei piccoli miglioramenti nella detenzione. Permane comunque – ha puntualizzato – un sistema carcerario che ha delle carenze colossali: mia figlia deve stare chiusa in cella 23 ore al giorno. E sono condizioni carcerarie che qui in Italia non sono sicuramente possibili, e che comunque sono assolutamente intollerabili”. “Per quanto riguarda invece la condizione attuale di Ilaria, anche oggi l’abbiamo sentita: è abbastanza agitata in questo periodo, e ci sono alcune cose che la lasciano molto perplessa. Soprattutto le ultime uscite del governo ungherese sono state per lei veramente demoralizzanti: come queste interferenze sul potere giudiziario in Ungheria, fatte da persone che si lamentano che i giornalisti italiani stanno facendo pressione sulla magistratura ungherese. Se non fossero reali – ha concluso il padre di Ilaria – sarebbero soltanto ridicole”.

I 250 anni della Guardia di Finanza in una moneta della Zecca

I 250 anni della Guardia di Finanza in una moneta della ZeccaRoma, 12 mar. (askanews) – Per celebrare il 250esimo Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza sono state emesse oggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze due monete, realizzate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che fanno parte della collezione numismatica della Repubblica Italiana 2024.


La moneta da 2 euro, anche a circolazione ordinaria in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, è stata realizzata per ricordare la storia e gli ideali della Guardia di Finanza da sempre al servizio della collettività e delle Istituzioni. Autore della moneta è Marta Bonifacio, artista incisore della Zecca. Sul dritto, al centro, versione stilizzata dell’emblema araldico del Corpo della Guardia di Finanza, che interpreta il concetto di sicurezza e fornisce una visione futura del ruolo del Corpo, celebrando il passato e coniugandolo con il futuro e con le sfide che continuerà a raccogliere. Stagliandosi su montagne, mare e cielo, simboli del contesto naturale in cui opera il Corpo, il Grifone, animale mitologico che, secondo la leggenda, vigila a tutela dell’Erario, rappresentato dalla cassa dello Stato, e la corona turrita.


In esergo, le date “1774-2024”, rispettivamente anno dell’istituzione del Corpo della Guardia di Finanza e anno di emissione della moneta. In alto, ad arco, la scritta “GUARDIA DI FINZANZA”; nel giro le dodici stelle dell’Unione Europea. Il rovescio raffigura a sinistra il valore della moneta, attraverso la parte centrale del campo destro la parola “EURO” sovrapposta in orizzontale, sulla destra un disegno della mappa dell’Europa attraversata da 6 linee che uniscono 12 stelle. Sotto la lettera “O”, a destra, vicino al bordo della moneta, le iniziali dell’incisione “LL”.


La moneta nella sua versione da collezione, dal valore nominale di 2 euro, è disponibile in versione proof e Fior di Conio, con una tiratura rispettivamente di 15.000 e 12.000 pezzi, a cui si aggiunge il rotolino da 25 monete Fior di Conio in 10.000 pezzi. La moneta per la circolazione ordinaria ha un contingente complessivo in valore nominale di 6 milioni di euro corrispondente a 3 milioni di monete. La moneta in argento, dal valore nominale di 5 euro, è disponibile in versione proof con una tiratura di 7.000 pezzi. Sul dritto, al centro, versione stilizzata dell’emblema araldico del Corpo della Guardia di Finanza, che interpreta il concetto di sicurezza e fornisce una visione futura del ruolo del Corpo, celebrando il passato e coniugandolo con il futuro e con le sfide che continuerà a raccogliere. Stagliandosi su montagne, mare e cielo, simboli del contesto naturale in cui opera il Corpo, il Grifone, il Grifone, animale mitologico che, secondo la leggenda, vigila a tutela dell’Erario, rappresentato dalla cassa dello Stato, e la corona turrita. In esergo, le date “1774-2024”, rispettivamente anno dell’istituzione del Corpo della Guardia di Finanza e anno di emissione della moneta; in basso, la firma dell’autore Annalisa Masini, artista incisore della Zecca; nel giro, la scritta “REPUBBLICA ITALIANA”. Moneta con elementi colorati.


Sul rovescio, lo stemma araldico del Corpo della Guardia di Finanza, formato da uno scudo sannitico, con grifone e forziere in evidenza su una montagna, sormontato da una Corona turrita e ornato dagli emblemi rappresentativi delle onorificenze e delle ricompense al valore, delimitato, in basso, dal motto “NEC RECISA RECEDIT”, dedicata al Corpo dal poeta Gabriele D’Annunzio. Nel giro, rispettivamente in alto e in basso, le scritte “250° ANNIVERSARIO” e “GUARDIA DI FINANZA”; ai lati dello stemma, il valore “5 EURO” e a destra, “R”, identificativo della Zecca di Roma. Lo stemma della Guardia di Finanza è riprodotto per gentile concessione del Corpo della Guardia di Finanza.

Ue, vince il fronte ambientalista: l’Europarlamento approva accordo sulla direttiva “case green”

Ue, vince il fronte ambientalista: l’Europarlamento approva accordo sulla direttiva “case green”Bruxelles, 12 mar. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato in via definitiva, oggi a Strasburgo, con 370 voti contro 199 e 46 astenuti, l’accordo raggiunto in “trilogo” con il Consiglio Ue sulla cosiddetta direttiva sulle “case green”, che stabilisce nuove regole per le prestazioni energetiche nell’edilizia, allo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore entro il 2030, e di pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.


Innanzitutto, la direttiva prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030, mentre i nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno raggiungere quest’obiettivo due anni prima, a partire dal 2028. Per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia.


In più, i paesi membri dovranno garantire, se tecnicamente ed economicamente fattibile, l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, eliminando gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.


La nuova normativa non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici, e gli Stati membri potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Per la sua adozione definitiva, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio Ue.


Gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue, secondo una valutazione della Commissione europea. Il 15 dicembre 2021 la Commissione aveva presentato la sua proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia, come parte del pacchetto “Pronti per il 55%”, dove la percentuale indicata riguarda l’obiettivo vincolante di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2030, come tappa intermedia verso la “neutralità climatica” del 2050. La direttiva è stata modificata durante le trattative con il Consiglio Ue, con un maggiore accento sul carattere adattato a livello nazionale, invece che armonizzato a livello Ue, di una parte degli indicatori per la sua attuazione. Ma resta un elemento fondamentale della strategia di riduzione delle emissioni e di efficientamento energetico del Green Deal Subito dopo il voto della plenaria, l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca ha cominciato a disturbare rumorosamente la seduta (c’erano ancora altre votazioni da concludere) usando un fischietto. Ciocca è stato allontanato dall’aula, su richiesta della presidente di seduta che ha definito il suo comportamento “totalmente inaccettabile”, mentre diversi europarlamentari gridavano “buffone, buffone” e, in inglese, “out, out!”. Oltre alla Lega (con tutto il gruppo di estrema destra Id), hanno votato contro la direttiva anche gli eurodeputati italiani di Fdi (con tutto il gruppo dei Conservatori Ecr) e di Fi (a parte Alessandra Mussolini, favorevole), più Fabio Massimo Castaldo, ex M5s passato recentemente ad Azione. Nel voto, il Ppe si è spaccato in tre (72 favorevoli, tra cui un altro italiano, l’altoatesino Herbert Dorfman, del Svp, 54 contrari e 25 astenuti), mentre nel gruppo liberale Renew hanno votato a favore 67 eurodeputati (tra cui i due di Italia Viva, Sandro Gozi e Nicola Danti, più l’indipendente Marco Zullo, ex M5s), con 19 contrari e un solo astenuto. Massicciamente a favore della direttiva, oltre ai Verdi e al M5s, anche i gruppi dei Socialisti e Democratici (solo due contrari e un astenuto) e della Sinistra (26 favorevoli, due contrari, quattro astenuti).

Pioggia di droni ucraini, scontri oltre il confine: la Russia rincorsa dalla guerra

Pioggia di droni ucraini, scontri oltre il confine: la Russia rincorsa dalla guerraRoma, 12 mar. (askanews) – Alla vigilia delle presidenziali, la Russia è rincorsa ‘in casa’ dalla guerra: nella notte una pioggia di droni dall’Ucraina su diverse regioni, sino ai dintorni di Mosca, mentre dalle zone frontaliere di Belgorod e Kursk arrivano notizie e immagini di scontri tra gruppi paramilitari russi filo-ucraini con sede in Ucraina e l’esercito russo governativo.


Due di queste milizie pro-Ucraina, la Legione della Libertà di Russia (FRL) e il Battaglione Siberiano (SB) hanno pubblicato video che mostrano decine di loro combattenti in territorio russo. Il ministero della Difesa russo ha affermato che i tentativi di attacco sono stati sventati, ma secondo Ilya Ponomarev – oppositore russo che si è trasferito in Ucraina il villaggio di confine di Lozovaya Rudka, nella regione di Belgorod, è finito “sotto il pieno controllo delle forze di liberazione”. Contemporaneamente, la Russia ha affermato che dall’Ucraina sono arrivati 25 droni su regioni di tutta la Russia, ma senza arrivare a colpire obiettivi precisi. Tuttavia nell’oblast di Nizhny Novgorod, in seguito all’attacco con droni è scoppiato un incendio in un complesso di combustibili, nella città di Kstovo. Il canale Baza Telegram aggiunge che si tratta di un deposito petrolifero Lukoil e l’azienda ha riferito che l’attività dell’unità tecnologica Lukoil-Nizhegorodnefteorgsintez è stata temporaneamente interrotta “a causa dell’incidente”. Nel primo pomeriggio, poi, un drone ucraino si è schiantato contro l’edificio amministrativo di Belgorod e a riferirlo è stato lo stesso governatore regionale Vyacheslav Gladkov.


Il sindaco di Kursk, Igor Kutsak, ha ordinato che tutte le scuole del capoluogo regionale passino a lezioni a distanza dal 13 al 15 marzo “in connessione con i recenti eventi”. La Legione della Libertà di Russia ha pubblicato un video, dichiarando che si tratta di immagini dal confine russo-ucraino. “Come tutti i nostri concittadini, nella Legione sogniamo una Russia liberata dalla dittatura di Putin. Ma non ci limitiamo a sognare: facciamo ogni sforzo perché questi sogni diventino realtà. Toglieremo la nostra terra al regime, centimetro per centimetro”, dice nel video un paramilitare armato. Da parte sua, il Battaglione Siberiano ha affermato che “sul territorio della Federazione Russa sono in corso aspri combattimenti”, pubblicando un clip che mostra presumibilmente i suoi combattenti impegnati con le forze governative russe. La milizia ha inoltre lanciato un messaggio riferendosi alle elezioni presidenziali russe del 15-17 marzo.


“Le schede elettorali e i seggi elettorali in questo caso sono finzione. Solo con le armi in mano si può davvero cambiare la propria vita in meglio”, ha affermato il SB. Anche un altro gruppo russo con sede in Ucraina, il Corpo Volontario Russo (RDK), ha pubblicato filmati asserendo che si tratta di combattenti impegnati con le truppe governative russe. I video non sono stati verificati in modo indipendente, precisano i media internazionali che li pubblicano, ma la BBC ha verificato l’autenticità delle immagini pubblicate da FRL che mostrano un attacco contro un veicolo corazzato a Tetkino e i riferimenti temporali, oltre alla localizzazione, paiono credibili.


L’esercito ucraino ha negato qualsiasi coinvolgimento nei raid transfrontalieri. Andriy Yusov, portavoce dell’intelligence militare di Kiev, ha affermato che i gruppi paramilitari sono “organizzazioni indipendenti” composte da cittadini russi e quindi operano “in patria”. La Legione della Libertà di Russia è emersa dopo l’invasione russa dell’Ucraina: si tratta di un gruppo militare di cui fanno parte oppositori ed ex prigionieri o disertori russi. Il Corpo dei Volontari è una milizia di simile composizione. Mentre il Battaglione siberiano sarebbe integrato nelle forze armate dell’Ucraina, inquadrato nella Direzione principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino.

La nave italiana Duilio in missione nel Mar Rosso abbatte due droni, gli Houthi minacciano un Ramadan di guerra

La nave italiana Duilio in missione nel Mar Rosso abbatte due droni, gli Houthi minacciano un Ramadan di guerraRoma, 12 mar. (askanews) – Non si fermano le minacce e gli attacchi del gruppo Houthi dello Yemen alle navi in transito sul Mar Rosso, nonostante l’inizio del mese sacro musulmano del Ramadan. Nelle ultime ore due droni aerei sono stati abbattuti grazie all’intervento della nave italiana Caio Duilio, impegnata nell’area nell’ambito dell’operazione dell’Unione Europea Aspides. L’intervento dell’unità navale della Marina militare ha avuto luogo sulla base del “principio dell’autodifesa”, ha precisato il ministero della Difesa, ricordando che Aspides, d’altra parte, ha il compito di difendere la libertà di navigazione e le rotte commerciali. Dopo il suo intervento, Nave Duilio ha ripreso la propria attività nell’area.


Gli Houthi, intanto, sono tornati a minacciare nuovi attacchi durante il mese di Ramadan. Ieri hanno preso di mira la nave Pinocchio – “di proprietà di Singapore e battente bandiera liberiana”, secondo Centcom -. Il mercantile aveva segnalato “il rumore di un’esplosione nelle vicinanze” quando si trovava a sud-ovest del porto yemenita di Salif. Un attacco che ha provocato l’immediata reazione delle forze americane. L’agenzia di stampa ufficiale yemenita Saba ha riferito di raid statunitensi nel settore di Saada, nello Yemen settentrionale, che è sotto il controllo degli Houthi. Il Comando statunitense per il Medio Oriente ha poi confermato di avere effettuato sei attacchi che hanno “distrutto” un drone sottomarino e “18 missili balistici antinave” appartenenti al gruppo yemenita. La “zona” del Mar Rosso “è diventata pericolosa”, ha confermato il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all’evento LetExpo2024, organizzato da Alis. E’ in corso “un’evoluzione continua delle modalità di attacchi” da parte degli Houthi, che sono passati dalle azioni offensive ai mercantili a quelle nei confronti delle “navi militari”. E “anche questa notte gli attacchi sono stati condotti in modo diverso”, ha precisato Crosetto, dopo l’intervento della Caio Duilio che ha destato il plauso anche del vicepremier Antonio Tajani. “La Marina militare italiana garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili. Fieri dei nostri marinai!”, ha scritto su X il titolare della Farnesina.


Resta il fatto che il Mar Rosso e il Canale di Suez continuano a rappresentare uno “sbocco vitale” per l’economia italiana. Per questo la missione Aspides risulta “fondamentale”, ha detto Crosetto, secondo il quale bisognerà lavorare ulteriormente con tutti i partner per una soluzione definitiva al problema. “Dobbiamo arrivare con i nostri alleati a una soluzione in tempi brevissimi. Non basta l’approccio militare, la scorta alle nostre navi”, ha sottolineato. Bisogna “affiancare altri sistemi, interventi, trattative politiche e diplomatiche per far cessare gli attacchi, che non incidono come vorrebbero gli Houthi sulla guerra a Gaza ma sull’economia, in particolare italiana”. Il ministro ha dunque rivolto un nuovo invito a cercare “ogni giorno” una “soluzione al problema” posto dagli Houthi, coinvolgendo il maggior numero di attori possibili. Tra questi, la Cina e l’India, due Paesi – insieme alla Russia – non direttamente coinvolti negli attacchi del gruppo yemenita. “Noi siamo partiti per primi, abbiamo denunciato i rischi per primi, siamo stati i primi che abbiamo inviato una nave, i primi che hanno voluto il coinvolgimento dell’Europa, i primi a volere che l’allargamento del problema vada anche alla Cina, all’India, a volere che diventi un problema globale, non soltanto di una parte del mondo”, ha precisato Crosetto. “Speriamo di ottenere un risultato nel più breve tempo possibile”.


Non si tratta, naturalmente, solo di far fronte a una minaccia militare. C’è anche un rischio di natura commerciale, di concorrenza sleale da parte di alcune compagnie navali, come quelle cinesi o russe, che possono trarre un vantaggio a lungo termine su quelle dei Paesi nel mirino del gruppo yemenita. In questa situazione, le compagnie cinesi e russe sono più sicure ed hanno meno costi, per esempio quelli legati alle assicurazioni, ha confermato Crosetto. Insomma, non si tratterebbe più o soltanto di un’azione in favore della popolazione palestinese assediata da Israele nella Striscia di Gaza, ma di una vera e propria “guerra ibrida a tutto il sistema economico occidentale, a favore di uno alternativo”. Un motivo in più per ribadire il “ruolo fondamentale della difesa”, ma anche la necessità di associare l’intervento militare europeo a scopo difensivo con “la diplomazia, la postura di uno Stato, le capacità di una nazione di dialogare da una parte e farsi rispettare dall’altra”.

Nave Duilio abbatte due droni, Houthi minacciano Ramadan di guerra

Nave Duilio abbatte due droni, Houthi minacciano Ramadan di guerraRoma, 12 mar. (askanews) – Non si fermano le minacce e gli attacchi del gruppo Houthi dello Yemen alle navi in transito sul Mar Rosso, nonostante l’inizio del mese sacro musulmano del Ramadan. Nelle ultime ore due droni aerei sono stati abbattuti grazie all’intervento della nave italiana Caio Duilio, impegnata nell’area nell’ambito dell’operazione dell’Unione Europea Aspides. L’intervento dell’unità navale della Marina militare ha avuto luogo sulla base del “principio dell’autodifesa”, ha precisato il ministero della Difesa, ricordando che Aspides, d’altra parte, ha il compito di difendere la libertà di navigazione e le rotte commerciali. Dopo il suo intervento, Nave Duilio ha ripreso la propria attività nell’area.


Gli Houthi, intanto, sono tornati a minacciare nuovi attacchi durante il mese di Ramadan. Ieri hanno preso di mira la nave Pinocchio – “di proprietà di Singapore e battente bandiera liberiana”, secondo Centcom -. Il mercantile aveva segnalato “il rumore di un’esplosione nelle vicinanze” quando si trovava a sud-ovest del porto yemenita di Salif. Un attacco che ha provocato l’immediata reazione delle forze americane. L’agenzia di stampa ufficiale yemenita Saba ha riferito di raid statunitensi nel settore di Saada, nello Yemen settentrionale, che è sotto il controllo degli Houthi. Il Comando statunitense per il Medio Oriente ha poi confermato di avere effettuato sei attacchi che hanno “distrutto” un drone sottomarino e “18 missili balistici antinave” appartenenti al gruppo yemenita. La “zona” del Mar Rosso “è diventata pericolosa”, ha confermato il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all’evento LetExpo2024, organizzato da Alis. E’ in corso “un’evoluzione continua delle modalità di attacchi” da parte degli Houthi, che sono passati dalle azioni offensive ai mercantili a quelle nei confronti delle “navi militari”. E “anche questa notte gli attacchi sono stati condotti in modo diverso”, ha precisato Crosetto, dopo l’intervento della Caio Duilio che ha destato il plauso anche del vicepremier Antonio Tajani. “La Marina militare italiana garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili. Fieri dei nostri marinai!”, ha scritto su X il titolare della Farnesina.


Resta il fatto che il Mar Rosso e il Canale di Suez continuano a rappresentare uno “sbocco vitale” per l’economia italiana. Per questo la missione Aspides risulta “fondamentale”, ha detto Crosetto, secondo il quale bisognerà lavorare ulteriormente con tutti i partner per una soluzione definitiva al problema. “Dobbiamo arrivare con i nostri alleati a una soluzione in tempi brevissimi. Non basta l’approccio militare, la scorta alle nostre navi”, ha sottolineato. Bisogna “affiancare altri sistemi, interventi, trattative politiche e diplomatiche per far cessare gli attacchi, che non incidono come vorrebbero gli Houthi sulla guerra a Gaza ma sull’economia, in particolare italiana”. Il ministro ha dunque rivolto un nuovo invito a cercare “ogni giorno” una “soluzione al problema” posto dagli Houthi, coinvolgendo il maggior numero di attori possibili. Tra questi, la Cina e l’India, due Paesi – insieme alla Russia – non direttamente coinvolti negli attacchi del gruppo yemenita. “Noi siamo partiti per primi, abbiamo denunciato i rischi per primi, siamo stati i primi che abbiamo inviato una nave, i primi che hanno voluto il coinvolgimento dell’Europa, i primi a volere che l’allargamento del problema vada anche alla Cina, all’India, a volere che diventi un problema globale, non soltanto di una parte del mondo”, ha precisato Crosetto. “Speriamo di ottenere un risultato nel più breve tempo possibile”.


Non si tratta, naturalmente, solo di far fronte a una minaccia militare. C’è anche un rischio di natura commerciale, di concorrenza sleale da parte di alcune compagnie navali, come quelle cinesi o russe, che possono trarre un vantaggio a lungo termine su quelle dei Paesi nel mirino del gruppo yemenita. In questa situazione, le compagnie cinesi e russe sono più sicure ed hanno meno costi, per esempio quelli legati alle assicurazioni, ha confermato Crosetto. Insomma, non si tratterebbe più o soltanto di un’azione in favore della popolazione palestinese assediata da Israele nella Striscia di Gaza, ma di una vera e propria “guerra ibrida a tutto il sistema economico occidentale, a favore di uno alternativo”. Un motivo in più per ribadire il “ruolo fondamentale della difesa”, ma anche la necessità di associare l’intervento militare europeo a scopo difensivo con “la diplomazia, la postura di uno Stato, le capacità di una nazione di dialogare da una parte e farsi rispettare dall’altra”.

Pioggia di droni, scontri oltre il confine: Russia ‘rincorsa’ dalla guerra

Pioggia di droni, scontri oltre il confine: Russia ‘rincorsa’ dalla guerraRoma, 12 mar. (askanews) – Alla vigilia delle presidenziali, la Russia è rincorsa ‘in casa’ dalla guerra: nella notte una pioggia di droni dall’Ucraina su diverse regioni, sino ai dintorni di Mosca, mentre dalle zone frontaliere di Belgorod e Kursk arrivano notizie e immagini di scontri tra gruppi paramilitari russi con sede in Ucraina e l’esercito russo governativo.


Due di queste milizie pro-Ucraina, la Legione della Libertà di Russia (FRL) e il Battaglione Siberiano (SB) hanno pubblicato video che mostrano decine di loro combattenti in territorio russo. Il ministero della Difesa russo ha affermato che i tentativi di attacco sono stati sventati, ma secondo Ilya Ponomarev – oppositore russo che si è trasferito in Ucraina il villaggio di confine di Lozovaya Rudka, nella regione di Belgorod, è finito “sotto il pieno controllo delle forze di liberazione”. Contemporaneamente, la Russia ha affermato che dall’Ucraina sono arrivati 25 droni su regioni di tutta la Russia, ma senza arrivare a colpire obiettivi precisi. Tuttavia nell’oblast di Nizhny Novgorod, in seguito all’attacco con droni è scoppiato un incendio in un complesso di combustibili, nella città di Kstovo. Il canale Baza Telegram aggiunge che si tratta di un deposito petrolifero Lukoil e l’azienda ha riferito che l’attività dell’unità tecnologica Lukoil-Nizhegorodnefteorgsintez è stata temporaneamente interrotta “a causa dell’incidente”. Nel primo pomeriggio, poi, un drone ucraino si è schiantato contro l’edificio amministrativo di Belgorod e a riferirlo è stato lo stesso governatore regionale Vyacheslav Gladkov.


Il sindaco di Kursk, Igor Kutsak, ha ordinato che tutte le scuole del capoluogo regionale passino a lezioni a distanza dal 13 al 15 marzo “in connessione con i recenti eventi”. La Legione della Libertà di Russia ha pubblicato un video, dichiarando che si tratta di immagini dal confine russo-ucraino. “Come tutti i nostri concittadini, nella Legione sogniamo una Russia liberata dalla dittatura di Putin. Ma non ci limitiamo a sognare: facciamo ogni sforzo perché questi sogni diventino realtà. Toglieremo la nostra terra al regime, un centimetro per centimetro”, dice nel video un paramilitare armato. Da parte sua, il Battaglione Siberiano ha affermato che “sul territorio della Federazione Russa sono in corso aspri combattimenti”, pubblicando un clip che mostra presumibilmente i suoi combattenti impegnati con le forze governative russe. La milizia ha inoltre lanciato un messaggio riferendosi alle elezioni presidenziali russe del 15-17 marzo.


“Le schede elettorali e i seggi elettorali in questo caso sono finzione. Solo con le armi in mano si può davvero cambiare la propria vita in meglio”, ha affermato il SB. Anche un altro gruppo russo con sede in Ucraina, il Corpo Volontario Russo (RDK), ha pubblicato filmati asserendo che si tratta di combattenti impegnati con le truppe governative russe.


I video non sono stati verificati in modo indipendente, precisano i media internazionali che li pubblicano, ma la BBC ha verificato l’autenticità delle immagini pubblicate da FRL che mostrano un attacco contro un veicolo corazzato a Tetkino e i riferimenti temporali, oltre alla localizzazione, paiono credibili. L’esercito ucraino ha negato qualsiasi coinvolgimento nei raid transfrontalieri. Andriy Yusov, portavoce dell’intelligence militare di Kiev, ha affermato che i gruppi paramilitari sono “organizzazioni indipendenti” composte da cittadini russi e quindi operano “in patria”. La Legione della Libertà di Russia è emersa dopo l’invasione russa dell’Ucraina: si tratta di un gruppo militare di cui fanno parte oppositori ed ex prigionieri o disertori russi. Il Corpo dei Volontari è una milizia di simile composizione. Mentre il Battaglione siberiano sarebbe integrato nelle forze armate dell’Ucraina, inquadrato nella Direzione principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino.

Oggi Parlamento Francia dibatte aiuti a Ucraina, Rn si astiene

Oggi Parlamento Francia dibatte aiuti a Ucraina, Rn si astieneMilano, 12 mar. (askanews) – L’estrema destra francese di Rassemblement national (RN) non parteciperà alla votazione organizzata per oggi all’Assemblea nazionale sul piano di sostegno a Kiev voluto dall’Eliseo. A partire dalle 16.30, la Camera bassa francese dovrà decidere sulla strategia di aiuto all’Ucraina, invasa dal 24 febbraio 2022, nel corso di un dibattito e di una votazione simbolica, che avrebbe dovuto servire da terreno di confronto tra macronisti e opposizioni. Ma che vede la diserzione del già ampiamente favorito per le europee Jordan Bardella, 28 anni, il delfino designato di Marine Le Pen, forte del suo vantaggio che lo porta a 13 punti di distacco da Valérie Hayer (Renaissance), candidata leader dei liberali francesi al prossimo voto di giugno, secondo un sondaggio pubblicato ieri su Le Monde.


Bardella rilancia sulla questione dell’appoggio a Kiev, e se la maggioranza francese inasprisce i toni contro Rn, in particolare prendendo di mira i suoi rapporti con la Russia, ciò non sembra avere alcun effetto sugli elettori. Anzi: la cavalcata dell’erede del Front National procede. A poco meno di tre mesi dalle elezioni europee, il partito di estrema destra ha allargato ulteriormente il divario con la maggioranza presidenziale, arrivando oltre il 30%, secondo un sondaggio condotto su 12.000 persone da Ipsos, Cevipof, Istituto Montaigne, Fondazione Jean-Jaurès e pubblicato lunedì su Le Monde. E mentre Macron ha preso una delle posizioni più forti al mondo e di principio su Mosca, Bardella ha definito “irresponsabile l’escalation che ha ingaggiato” il presidente francese con la Russia che è “una potenza nucleare”.


Dunque Rn diserta quello che è stato annunciato in tutta fretta da Macron, dopo la sua controversa dichiarazione su un possibile invio di truppe occidentali per rafforzare Kiev, come un dibattito parlamentare sul sostegno della Francia all’Ucraina. Un modo per mettere ogni gruppo politico di fronte alle sue responsabilità, in particolare La France insoumise (LFI) e Rn, regolarmente accusati di “Putinofilia”. E tuttavia il primo dibattito, che si svolgerà a Palazzo Borbone sulla Rive Gauche di Parigi, dovrà concludersi nel tardo pomeriggio con un voto simbolico senza Rn. “Ci asterremo su questo testo all’Assemblea nazionale “, ha annunciato questa mattina Bardella su France 2, sottolineando le “linee rosse”. E anche se assicura di “sostenere l’Ucraina” il giovane presidente del partito della Le Pen. Il testo sarà invece difeso questo pomeriggio dal premier Gabriel Attal, ancora una volta protagonista dell’inarrivabile capacità di Macron di dettare l’agenda della liturgia politica. Al centro del dibattito l’accordo bilaterale di sicurezza franco-ucraino, già concluso durante la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Parigi il 16 febbraio, pochi giorni prima del secondo anniversario dell’inizio dell’invasione russa del territorio ucraino. Per il 2024, Parigi si impegna a fornire fino a 3 miliardi di euro di sostegno aggiuntivo, rispetto a 1,7 miliardi di euro nel 2022 e 2,1 miliardi di euro nel 2023.


Questo accordo, valido per un periodo di dieci anni, riguarda diversi aspetti importanti tra cui quello militare, in particolare nei settori dell’artiglieria e della difesa aerea. Sul sito web del governo si legge anche che questo testo è “valido finché l’Ucraina non aderirà alla Nato”. E se Kiev aderirà all’Alleanza prima della fine dei dieci anni, il trattato verrà ridiscusso dai due paesi. E il rafforzamento della cooperazione militare dovrebbe consentire alla Francia di fornire “assistenza militare e civile per consentire all’Ucraina di difendere la propria sovranità, indipendenza e integrità territoriale di fronte all’aggressione della Federazione Russa”. “La nostra sicurezza ha un prezzo”, giustifica il ministro delle Forze armate Sébastien Lecornu a Le Parisien . “Questi 3 miliardi non sono un assegno per l’Ucraina. Corrispondono al valore massimo dei nostri aiuti militari nel 2024, in particolare agli ordini effettuati presso le nostre industrie francesi della difesa. L’economia francese ne trarrà quindi beneficio”, promette.