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La Svezia è da oggi membro della Nato. Stoltenberg: ha preso il posto che le spetta

La Svezia è da oggi membro della Nato. Stoltenberg: ha preso il posto che le spettaMilano, 11 mar. (askanews) – “Questo è un giorno storico”. Lo dice il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dando il benvenuto al 32esimo stato membro dell’alleanza di difesa: la Svezia.


“La Svezia ha preso il posto che le spetta al tavolo della NATO”, dice. Il premier svedese Ulf Kristersson e Stoltenberg hanno tenuto una conferenza stampa dal quartier generale della NATO a Bruxelles. “La Svezia è un partner da molto tempo, ora è un alleato”. Lo dice il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dando il benvenuto al 32esimo stato membro dell’alleanza di difesa: la Svezia. “Ora stiamo entrando in una nuova era. Dal seguire la Nato all’essere parte della Nato”, dice il premier svedese Ulf Kristersson che con Stoltenberg ha tenuto una conferenza stampa dal quartier generale della NATO a Bruxelles. “Le porte della Nato sono aperte: nessuno le può chiudere”. Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg presso la sede di Bruxelles, secondo quanto affermato in una diretta streaming della cerimonia ufficiale di adesione della Svezia. La bandiera della Svezia viene oggi issata anche davanti alla sede centrale di Bruxelles. La cerimonia segna che la Svezia è membro a pieno titolo dell’alleanza di difesa.

In Cina chiuse le Due Sessioni: riunioni in tono minore, pochi risultati

In Cina chiuse le Due Sessioni: riunioni in tono minore, pochi risultatiRoma, 11 mar. (askanews) – La sessione di lavori del Congresso nazionale del popolo (Cnp) cinese, che chiude le Due Sessioni, è andata oggi in archivio in tono minore. Non c’è stata la tradizionale conferenza stampa del primo ministro, non ha parlato in chiusura il presidente cinese Xi Jinping.


Mentre la prima è stata una decisione significativa, che ha rotto una prassi consolidata, l’assenza di un discorso di Xi è nell’ordine delle cose: il presidente solitamente parla alla conclusione della prima sessione, ma quella conclusa oggi era la seconda sessione del XIV Congresso nazionale del popolo. Il Cnp è un organo sostanzialmente formale, non ha veri poteri decisionali, che sono nel sistema cinese demandati alla leadership – dal presidente al Politburo del Partito comunista – la quale adotta tutte le politiche principali. Tuttavia le Due Sessioni, e in particolare il Cnp, forniscono un importante spaccato di quali saranno le traiettorie che Pechino prenderà soprattutto in termini economici e amministrativi.


Un elemento importante evidenziato è l’obiettivo di crescita dichiarato dal primo ministro Li Qiang la scorsa settimana. Il target di aumento del Pil “attorno al 5%” per il 2024 è ambizioso, ma nello stesso tempo flessibile. Tra le priorità è stata sottolineata una robusta politica industriale. Sono tre i piani presentati durante gli incontri della legislatura cinese. Una particolare enfasi è stata posta all’upgrade delle attrezzature, il cui mercato è quantificato in oltre 5mila miliardi di yuan ( Il sostegno industriale è chiaramente al primo posto nella lista delle priorità di Pechino per l’anno a venire, secondo i tre principali piani pubblicati nel corso degli incontri parlamentari.


Il principale pianificatore economico ha anche osservato come una spinta all’aggiornamento delle attrezzature genererebbe un mercato di oltre 5mila miliardi di yuan (circa 636 miliardi di euro). Per quanto riguarda il settore immobiliare, in profondissima crisi, il Cnp non ha preso decisioni particolari. Piuttosto il ministro dell’Edilizia abitativa Ni Hong ha chiarito che chi “danneggia le masse verrà punito”. Un segnale preciso che va nella linea repressiva anti-corruzione seguita dall’ascesa al potere di Xi.


Sul fronte dell’ambiente, il governo cinese ha espresso un impegno forte a ridurre il consumo di energia per unità di Pil di circa il 2,5% ebtro il 2024, dopo che per un paio di anni questo dato non era stato fissato. E’ un elemento importante, che segnala un rafforzamento della politica ambientale, ma che mette anche sotto stress l’industria chiamata a ottemperare la transizione. Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, con una riforma della struttura del Consiglio di Stato, il governo guidato dal premier. Proprio oggi l’assemblea l’ha approvata a largissima maggioranza (quasi 2.900 voti su 3mila, con solo otto contrari e nove astenuti). I cambiamenti includono un rafforzamento del ruolo dei vicepremier e l’ingresso del governatore della Banca popolare cinese – la banca centrale – tra i massimi dirigenti del consiglio. Le Due Sessioni, insomma, vanno in archivio con un bilancio piuttosto risicato, il che fa comprendere perché sia stata cancellata la conferenza stampa del premier, che è da sempre la principale finestra sulla politica cinese a vantaggio della stampa internazionale. Nata con l’esigenza di dare un’immagine di trasparenza, la sua cancellazione potrebbe anche far pensare a una minore volontà di procedere su questo fronte. La conferenza stampa si tenne la prima volta nel 1988, premier Li Peng. Fu poi dal 1993, archiviato il periodo oscuro della strage di piazza Tiananmen del 1989, che tornò e si consolidò come appuntamento fisso alla fine della sessione del Cnp. Che dovrebbe, in realtà, tornare nel prossimi anni, secondo quanto ha annunciato il portavoce del Cnp Lou Qinjian. In questo senso, il punto di contatto più alto avuto dalla stampa straniera con i vertici cinesi è stato la conferenza stampa del ministro degli Esteri Wang Yi di giovedì scorso, nella quale il capo della diplomazia cinese ha segnalato l’importanza del rapporto con la Russia e del “nuovo modello di relazione di grande potenza, diverso da quello del periodo della Guerra fredda” stabilito da Pechino con Mosca, di fronte all’ostilità “sconcertante” e “assurda” degli Stati uniti.

Berlino critica il Papa per le dichiarazioni sull’Ucraina

Berlino critica il Papa per le dichiarazioni sull’UcrainaMilano, 11 mar. (askanews) – La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha criticato aspramente le dichiarazioni di Papa Francesco sull’Ucraina, dicendo che non ha “capito” la sua posizione. “Mi chiedo davvero cosa stesse pensando”, ha detto Baerbock. “Non capisco”, ha aggiunto Baerbock in un talk show sull’emittente pubblica ARD domenica sera.


“Penso che alcune cose si possano capire solo se si vedono con i propri occhi”, ha aggiunto Baerbock, che si è recata a Kiev diverse volte dall’inizio della guerra. Baerbock ha ricordato di aver visto in prima persona la devastazione provocata dall’invasione russa, comprese le conseguenze di un attacco a un asilo, e ha anche sottolineato il rapimento di bambini ucraini da parte della Russia. Il Papa ha suscitato scalpore lo scorso fine settimana dopo aver affermato in un’intervista alla televisione svizzera che si dovrebbe “avere il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare”, a due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.


Anche una specialista della difesa nel governo di coalizione del cancelliere Olaf Scholz ha contraddetto nettamente l’appello di Francesco: “Prima che le vittime ucraine alzino bandiera bianca, il Papa dovrebbe invitare a voce alta e inequivocabile i brutali perpetratori russi ad ammainare la loro bandiera pirata, il simbolo della morte e di Satana”, ha affermato Marie-Agnes Strack-Zimmermann secondo Dpa. “E perché, in nome di Dio, non condanna l’incitamento verbale omicida di Kyrill, capo della Chiesa ortodossa russa ed ex agente del KGB, nei confronti del popolo ucraino?” si è chiesta Strack-Zimmermann, membro del Partito liberale democratico libero (FDP). E ha aggiunto: “Come cattolica, mi vergogno che si astenga dal fare questo”.Parlando dei bambini ucraini che soffrono a causa della guerra, Baerbock ha anche detto: “Mi chiedo: dov’è il Papa? Il Papa dovrebbe sapere queste cose”.


Baerbock ha detto che se l’Ucraina e i suoi alleati “non mostrano forza adesso, non ci sarà pace”. “Dobbiamo stare al fianco dell’Ucraina e fare tutto il possibile per garantire che possa difendersi”, ha aggiunto.

Europa raddoppia import armi dal 2019, ma vola export Italia: +86%

Europa raddoppia import armi dal 2019, ma vola export Italia: +86%Roma, 11 mar. (askanews) – Gli Stati europei hanno quasi raddoppiato le loro importazioni di armi (+94%) tra il 2019 e il 2023, rispetto al periodo 2014-2018, mentre l’Italia ha fatto registrare in questo periodo un incremento dell’86% delle sue esportazioni d’armi. Gli Stati Uniti restano il principale esportatore mondiale, mentre la Russia ha visto dimezzare il suo export ed è passato al terzo posto tra i principali esportatori, dopo Usa e Francia, secondo i nuovi dati sui trasferimenti internazionali di armi pubblicati oggi dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Il volume globale dei trasferimenti internazionali di armi è comunque diminuito leggermente, in una percentuale pari al 3,3%. I volumi maggiori di armi sono affluiti verso l’Asia, l’Oceania e il Medio Oriente, dove si trovano nove dei dieci maggiori importatori.


Considerando i 10 principali esportatori di armi dopo Stati Uniti, Francia e Russia, il maggiore aumento percentuale delle esportazioni è stato registrato dall’Italia. Il nostro Paese rappresenta il 4,3% delle esportazioni mondiali di armi nel periodo 2019-23. Un totale del 71% delle sue esportazioni è finito in Medio Oriente. In calo del 37% è invece il dato delle importazioni italiane di armi nello stesso periodo di riferimento, che vale il 24esimo posto nella classifica dei principali importatori mondiali. I primi fornitori dell’Italia, in questo caso, sono stati nell’ordine Stati Uniti, Germania e Francia. Le importazioni di armi da parte degli Stati europei sono state superiori del 94% nel 2019-23 rispetto al 2014-2018. L’Ucraina è emersa come il più grande importatore europeo di armi nel 2019-2023 e il quarto al mondo, dopo che almeno 30 stati hanno fornito armi importanti come aiuto militare a Kiev a partire dal febbraio 2022. Circa il 55% delle importazioni di armi da parte degli Stati europei nel 2019-2023 è stato fornito dagli Stati Uniti, rispetto al 35% nel 2014-2018. ‘Allo stesso tempo, l’Europa è responsabile di circa un terzo delle esportazioni globali di armi, compresi grandi volumi diretti al di fuori della regione, riflettendo la forte capacità militare-industriale dell’Europa’, ha precisato il direttore del SIPRI Dan Smith. ‘Molti fattori determinano le decisioni degli Stati europei della Nato di importare dagli Stati Uniti, compreso l’obiettivo di mantenere le relazioni transatlantiche insieme alle questioni più tecniche, militari e legate ai costi. Se le relazioni transatlantiche cambieranno nei prossimi anni, anche le politiche di approvvigionamento di armi degli stati europei potrebbero essere modificate’, ha commentato.


Le esportazioni di armi degli Stati Uniti sono cresciute del 17% nel 2019-23 rispetto al 2014-18, e la loro quota sul totale delle esportazioni globali di armi è aumentata dal 34% al 42%. Gli Stati Uniti hanno consegnato importanti armi a 107 stati nel 2019-2023, più di quanto abbiano fatto in qualsiasi quinquennio precedente e molto più di qualsiasi altro esportatore di armi. Gli Usa e gli Stati dell’Europa occidentale insieme hanno inoltre rappresentato il 72% di tutte le esportazioni di armi nel 2019-2023, rispetto al 62% nel 2014-2018. “Gli Stati Uniti hanno rafforzato il loro ruolo globale come fornitori di armi – un aspetto importante della loro politica estera – esportando più armi di quanto abbiano mai fatto in passato, verso un numero maggiore di paesi’, ha affermato Mathew George, direttore del programma di trasferimento di armi del SIPRI. “Ciò avviene in un momento in cui il dominio economico e geopolitico degli Stati Uniti viene messo in discussione dalle potenze emergenti”. Le esportazioni di armi della Francia sono aumentate invece del 47% tra il 2014-2018 e il 2019-23 e per la prima volta il paese è diventato il secondo maggiore esportatore di armi, appena davanti alla Russia. La quota maggiore delle esportazioni di armi della Francia (42%) è andata agli stati dell’Asia e dell’Oceania, e un altro 34% è stato diretto verso gli stati del Medio Oriente. Il principale destinatario delle esportazioni di armi francesi è stata l’India, che da sola ne ha rappresentato quasi il 30%. L’aumento delle esportazioni francesi di armi, secondo SIPRI, è dovuto in gran parte alle consegne di aerei da combattimento all’India, al Qatar e all’Egitto. “La Francia sta sfruttando l’opportunità della forte domanda globale per rilanciare la propria industria degli armamenti attraverso le esportazioni ed ha avuto particolare successo nel vendere i suoi aerei da combattimento al di fuori dell’Europa”, ha affermato Katarina Djokic, ricercatrice del SIPRI.


Le esportazioni di armi russe, viceversa, sono diminuite del 53% tra il 2014-2018 e il 2019-23. Il declino è stato rapido nel corso degli ultimi cinque anni e, mentre la Russia ha esportato armi importanti in 31 stati nel 2019, ne ha esportate solo in 12 Paesi nel 2023. Gli stati di Asia e Oceania hanno ricevuto il 68% del totale delle esportazioni di armi russe nel 2019-23, con l’India che rappresenta il 34% e la Cina il 21% dell’export russo. Considerando gli altri 10 principali esportatori di armi dopo Stati Uniti, Francia e Russia, solo due hanno registrato un aumento delle esportazioni, Italia (+86%) e Corea del Sud (+12%), mentre cinque hanno fatto segnare delle diminuzioni: Cina (-5,3%), Germania (-14%), Regno Unito (-14%), Spagna (-3,3%) e Israele (-25%).


L’India risulta invece come il principale importatore di armi al mondo. Le sue importazioni di armi sono aumentate del 4,7% tra il 2014-2018 e il 2019-23. Sebbene la Russia sia rimasta il principale fornitore di armi al Paese (rappresentando il 36% delle sue importazioni di armi), questo è stato il primo quinquennio dal 1960-64 in cui le consegne dalla Russia (o dall’Unione Sovietica prima del 1991) hanno rappresentato meno della metà del totale delle armi importate da Nuova Delhi. Anche il Pakistan ha aumentato significativamente le sue importazioni di armi (+43%), ponendosi al quinto posto tra i principali paesi importatori. Le importazioni di armi della Cina si sono ridotte del 44%, principalmente a causa della sostituzione delle armi importate, la maggior parte delle quali provenivano dalla Russia, con sistemi prodotti localmente. Nell’Asia Orientale, il Giappone, inoltre, ha aumentato le importazioni di armi del 155%, la Corea del Sud del 6,5%. ‘Non c’è dubbio che gli elevati livelli sostenuti di importazioni di armi da parte del Giappone e di altri alleati e partner degli Stati Uniti in Asia e Oceania siano in gran parte guidati da un fattore chiave: la preoccupazione per le ambizioni della Cina’, ha affermato Siemon Wezeman, ricercatore senior presso il SIPRI. “Gli Stati Uniti, che condividono la loro percezione di una minaccia cinese, sono un fornitore in crescita per la regione”. Quanto al Medio Oriente, è arrivato nella regione il 30% dei trasferimenti internazionali di armi nel periodo 2019-2023. Tre stati del Medio Oriente sono risultati tra i primi 10 importatori nel 2019-2023: Arabia Saudita, Qatar ed Egitto. La maggior parte delle armi fornite ai paesi del Medio Oriente è arrivata da Stati Uniti (52%), Francia (12%), Italia (10%) e Germania (7,1%). L’Arabia Saudita è al secondo posto della classifica generale degli importatori, dietro l’India e davanti a Qatar e Ucraina, con un incremento dell’8,4% delle importazioni globali di armi nel periodo, pur facendo registrare un calo del 28% rispetto al 2014-2018. Il Qatar ha aumentato le sue importazioni di armi di quasi quattro volte (+396%) tra il 2014-2018 e il 2019-23, diventando così il terzo maggiore importatore di armi al mondo. “Nonostante un calo generale delle importazioni di armi in Medio Oriente, queste rimangono elevate in alcuni stati, spinte in gran parte da conflitti e tensioni regionali”, ha affermato Zain Hussain, ricercatore del SIPRI. “Le principali armi importate negli ultimi 10 anni sono state ampiamente utilizzate nei conflitti nella regione, tra cui Gaza, Libano e Yemen. Alcuni stati nella regione del Golfo hanno importato grandi volumi di armi da utilizzare contro gli Houthi nello Yemen e per contrastare l’influenza iraniana’. (di Corrado Accaputo)

L’Ucraina vince il suo primo Oscar con “20 giorni a Mariupol”

L’Ucraina vince il suo primo Oscar con “20 giorni a Mariupol”Milano, 11 mar. (askanews) – “20 giorni a Mariupol” ha vinto l’Oscar nella categoria “Miglior documentario”: è il primo film ucraino a vincere il prestigioso premio dell’American Film Academy. Si tratta di un documentario del regista e corrispondente di guerra Mstislav Chernov. Nel marzo 2022, lui e il suo collega, il fotografo Yevhen Maloletka, furono gli ultimi giornalisti “civili” rimasti a Mariupol, completamente assediata dalle truppe russe.


Durante la cerimonia di premiazione, Chernov ha sottolineato che l’Oscar del suo film è stato un momento fondamentale per il cinema ucraino, ma allo stesso tempo il regista ha ammesso che avrebbe preferito non realizzare mai questo film e avrebbe barattato il premio con la pace che esisteva in Ucraina, prima dell’invasione russa. “Vorrei poterlo scambiare con la Russia, che non attaccasse mai l’Ucraina, non occupasse mai le nostre città. Vorrei dare tutto il merito al fatto che la Russia non avesse ucciso decine di migliaia di miei concittadini”, ha detto il regista nel suo discorso.


Ha anche aggiunto che lo scambierebbe con la Russia per il rilascio di tutti i prigionieri di guerra e gli ostaggi civili, e ha invitato la comunità cinematografica globale a “correggere la storia” in modo che “la verità prevalga”. Accanto a lui durante la cerimonia di premiazione c’erano altri autori del film: il fotografo Evgeny Maloletka, la giornalista Vasilisa Stepanenko, i produttori Rainey Aronson-Rath, Michelle Mizner e Derle McCrudden.

In Portogallo exploit della destra, il Partito socialista guiderà l’opposizione

In Portogallo exploit della destra, il Partito socialista guiderà l’opposizioneRoma, 11 mar. (askanews) – Sostanziale pareggio alle elezioni legislative portoghesi: il Partito socialista (PS) ottiene il 28,66% dei voti (77 seggi), mentre la coalizione di centrodestra guidata dai conservatori di Alleanza Democratica il 28,63% (76 seggi). Boom del partito di destra radicale Chega che, cinque anni dopo aver fatto il suo ingresso nella politica portoghese, ottiene il 18,06% dei voti (48 seggi). Le elezioni legislative in Portogallo sono finite in un sostanziale pareggio, ma il segretario generale del Partito Socialista Pedro Nuno Santos ha ammesso la sconfitta, affermando di essersi già congratulato con il leader di Alleanza Democratica Luís Montenegro per la sua vittoria, e ha indicato che il suo partito ora “guiderà l’opposizione”.


“Nonostante la differenza tangenziale tra noi e l’AD (Alleanza Democratica), e senza mancare di rispetto ai voti e agli elettori nelle circoscrizioni delle nostre comunità, tutto indica che il risultato non permetterà al PS di essere il partito più votato. Vorrei quindi congratularmi con l’AD per la sua vittoria in queste elezioni”, ha dichiarato Pedro Nuno Santos in un hotel di Lisbona, dove i socialisti stavano seguendo i risultati delle elezioni legislative.

Zelensky:ringrazio la Chiesa qui in trincea, non a 2.500 Km distanza

Zelensky:ringrazio la Chiesa qui in trincea, non a 2.500 Km distanzaRoma, 10 mar. (askanews) – “Ringrazio ogni cappellano ucraino che è in prima linea nell’esercito e nelle forze di difesa. Proteggono la vita e l’umanità. Ci sostengono con la preghiera, con le parole e con le azioni. La Chiesa è questo: stare accanto alle persone. Non a 2500 chilometri di distanza da qualche parte lì per svolgere una mediazione virtuale tra chi vuole vivere e chi vuole distruggerti”. Lo ha dichiarato il presidente ucraino Vlodomir Zelensky dopo le parole oggi di Papa Francesco


“Ringrazio – ha aggiunto Zelensky- tutti coloro che sostengono la nostra difesa: i difensori ucraini. Chiunque protegga la vita e le persone sta svolgendo la missione più onorevole possibile di fronte a un’invasione disumana. Noi dobbiamo proteggere completamente la vita nella nostra casa. Ringrazio tutti coloro che in Ucraina e con l’Ucraina stanno facendo di tutto per salvare vite, ringrazio tutti coloro che aiutano e che sono davvero vicini con azioni e preghiere. Tutti coloro, cristiani musulmani ed ebrei, che si sono schierarti a protezione degli ucraini quando il male russo ha iniziato questa guerra il 24 febbraio 2022”.

L’Ucraina: grazie al Papa per le preghiere, speriamo in una sua visita

L’Ucraina: grazie al Papa per le preghiere, speriamo in una sua visitaRoma, 10 mar. (askanews) – “Ringraziamo Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace e continuiamo a sperare che, dopo due anni di una guerra devastante nel cuore dell’Europa, il Pontefice trovi l’opportunità di compiere una visita apostolica in Ucraina per sostenere oltre un milione di ucraini cattolici, più di cinque milioni di greco-cattolici, tutti cristiani e tutti ucraini”. E’ quanto ha scritto sul proprio account X il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.

Partita verso il M.O. la nave militare Usa che farà il porto a Gaza

Partita verso il M.O. la nave militare Usa che farà il porto a GazaRoma, 10 mar. (askanews) – Una nave militare Usa, la “General Frank S Besson” è partita dalla Virginia (Usa) verso il Medioriente, trasportando il materiale necessario alla costruzione del porto temporaneo sulla costa di Gaza, che servirà per distribuire gli aiuti. La nave ha preso il largo “meno di 36 ore” dopo l’annuncio del presidente Joe Biden. Lo hanno fatto sapere le forze armate Usa. Secondo il Pentagono per realizzare l’infrastruttura serviranno due mesi di tempo, con l’impiego di 1.000 unità di personale.

Biden: Netanyahu sta facendo più male che bene a Israele

Biden: Netanyahu sta facendo più male che bene a IsraeleRoma, 10 mar. (askanews) – Benjamin Netanyahu sta “facendo più male che bene a Israele” con la sua condotta della guerra a Gaza. Lo ha detto il presidente americano Joe Biden nel corso di una intervista televisiva al canale MSNBC. Secondo l’inquilino della Casa Bianca il primo ministro israeliano deve prestare “maggiore attenzione alle vite innocenti”.


Biden, spiegando di voler continuare a sostenere lo Stato ebraico, ha detto sempre riferendosi a Netanyahu: “Ha il diritto di difendere Israele, il diritto di continuare ad attaccare Hamas. Ma deve prestare maggiore attenzione alle vite innocenti perse a causa delle azioni intraprese”. “Voglio vedere un cessate il fuoco”. Il presidente Usa ha poi spiegato: “Non abbandonerò mai Israele. La difesa di Israele resta di estrema importanza. Non esiste una linea rossa su cui voglio fermare completamente le consegne di armi”. Tuttavia “ci sono linee rosse… Non è possibile che muoiano altri 30.000 palestinesi”.