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Francia, la “gauche” in testa, disillusione per Rn e Bardella

Francia, la “gauche” in testa, disillusione per Rn e BardellaNizza (Francia), 7 lug. (askanews) – Le elezioni legislative in Francia hanno scosso il panorama politico in tutto il Paese. L’alleanza di sinistra Nuovo Fronte Popolare (Nfp) guida secondo la proiezione Ifop per Le Figaro (diffuse alle ore 22 di domenica), con un risultato tra 188 e 199 deputati nel prossimo emiciclo, rispetto ai 164-169 dello schieramento presidenziale. L’estrema destra Rassemblement National avrebbe un numero compreso tra 135 e 143 seggi. Tutti lontani dalla maggioranza assoluta di 289 seggi, rendendo impossibile la formazione di un governo autonomo e aprendo spiragli di possibile ingovernabilità. Mentre già alcuni esperti sulla televisione francese mettono in dubbio che l’Nfp possa restare unito per governare.


Il presidente francese Emmanuel Macron – definito perdente da Jean-Luc Mélenchon secondo il quale il capo di stato “ha il dovere di chiedere al Nuovo Fronte Popolare di governare” – evidentemente intende prendersi il suo tempo, mentre è atteso tra gli ultimi leader ad arrivare al Summit Nato di Washington DC, che si terrà la prossima settimana. Attenderà la “strutturazione” della nuova Assemblea nazionale prima di nominare un governo, ha annunciato in serata l’Eliseo. Una replica indiretta a Jean-Luc Mélenchon, il cui Nuovo Fronte Popolare è arrivato a sorpresa primo al secondo turno delle elezioni legislative. Mélenchon ritiene che Macron esca “perdente” in questo voto da lui deciso. Ma il presidente non parlerà finché non sarà chiara la composizione dell’Assemblea. Macron segue i risultati “circoscrizione per circoscrizione” e garantirà il “rispetto della scelta sovrana dei francesi”, secondo l’Eliseo. L’entourage presidenziale sta adottando un approccio cauto, sottolineando la necessità di determinare chi ora potrà governare a fronte di un quadro dove le maggioranze assolute sono escluse. “La partecipazione dimostra che lo scioglimento è stato giusto e rilevante”, aggiungono quelli dell’entourage. Insistono anche sull’importanza “dell’unità della nazione” e della “maggioranza”, accogliendo con favore il “chiarimento” fornito dal voto.


Il primo ministro Gabriel Attal ha annunciato che presenterà le sue dimissioni lunedì mattina al presidente Macron, dopo le elezioni legislative che vedono in testa la sinistra, ma si è detto pronto a restare a Matignon “finché il dovere lo richiederà”, ovvero nel contesto dei Giochi Olimpici. “Stasera, il partito politico che ho rappresentato in questa campagna (…) non ha la maggioranza. Così, fedele alla tradizione repubblicana e in conformità ai miei principi, domani mattina presenterò le mie dimissioni al presidente della Repubblica”, ha dichiarato sulla scalinata di Matignon, sottolineando “che nessuna maggioranza assoluta può essere raggiunta dagli estremisti”, inteso come Rn ma anche come France Insoumise. Anche l’entourage di Macron sottolinea che i francesi non volevano una maggioranza di estrema destra, sottolineando la resilienza del centro dopo sette anni al potere. Intanto l’ex presidente Francois Hollande, nuovamente sceso in campo ed eletto a Correze, afferma di “non essere un candidato” per formare un governo.


L’elevata affluenza alle urne, pari al 67%, ha sottolineato l’impegno degli elettori, ma ha rivelato una Francia divisa. RN, nonostante un numero record di deputati, rimane lontana dal potere, ma Jordan Bardella, candidato a diventare Primo Ministro in caso di vittoria del suo partito, ha assicurato che “amplificherà il suo lavoro nell’Assemblea Nazionale” durante un discorso dal suo quartier generale, trenta minuti dopo l’annuncio dei risultati. Intanto Marine Le Pen ha detto che la vittoria di Rn è stata “solo rinviata” mentre il suo partito giudica la nuova assemblea “ingovernabile”. “Sarà necessario discutere, sarà necessario dibattere, sarà necessario cambiare la cultura politica”, ha affermato Raphael Glucksmann da Place de la République a Parigi dove in serata è iniziata una manifestazione dopo le elezioni legislative.

Francia, Mbappe contro Bardella, alle urne è la vera partita

Francia, Mbappe contro Bardella, alle urne è la vera partitaNizza (Francia), 7 lug. (askanews) – Da una parte Jordan Bardella, presidente del Rassenblement National. Dall’altra Kylian Mbappe, capitano della nazionale francese di calcio. Questi i due volti, con un background di immigrazione e con opinioni diametralmente opposte sulla questione, che dominano i titoli dei giornali in Francia in questi giorni e in particolare in questa domenica elettorale, cruciale per il futuro del Paese.


“Mbappé supera i difensori avversari veloce come un turbine: va a più di 32 chilometri orari”. Così scriveva sei anni fa l’autorevole rivista americana “Time”, presentando l’attaccante francese come una stella nascente sulla sua prestigiosa copertina. Pluriremiato in Francia, è campione francese e campione del mondo: nel 2018, Mbappé ha segnato uno dei gol decisivi, diventando il primo giocatore adolescente in 60 anni a segnare in una finale di Coppa del Mondo. Ma ora da capitano della Nazionale Mbappé assume anche un ruolo sociale e in un certo senso politico. Attualmente gioca gli Europei di calcio in Germania, e da lì ha già messo in guardia due volte dagli “estremismi”, partecipando di fatto anche se esternamente a questa campagna elettorale, segnata per il resto da molta violenza verbale e fisica. VECCHIE RUGGINI


Il conflitto tra calciatori e l’estrema destra francese è scoppiato già nel 1996. Iniziò con le dichiarazioni considerate razziste del predecessore di Rn, il fondatore del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen (padre di Marine), durante le qualificazioni agli Europei quell’anno. Le Pen aveva detto che è artificiale portare giocatori dall’estero e chiamarli Nazionale francese, rimproverandoli di non saper cantare la Marsigliee. Le affermazioni di Le Pen – definì Zinedine Zidane, il fuoriclasse dell’epoca, un algerino nato in Francia – rappresentano ancora oggi il modo di pensare tipico dell’estrema destra francese: chi ha un background di immigrazione, non può diventare veramente francese, ritengono. Mbappe non è l’unico giocatore della nazionale francese che quest’estate ha preso posizione contro Rn, erede del Fronte Nazionale. Anche l’attaccante Marcus Thuram e l’esterno Ousmane Dembélé hanno spiegato la loro posizione. E le opinioni dei calciatori possono avere un impatto: Mbappe ha più di 14 milioni di follower su X e quasi 120 milioni di follower su Instagram.


DALLE BANLIEUES AL SUCCESSO Mbappe è cresciuto a Bondy, un sobborgo di immigrati di Parigi, figlio di due genitori immigrati. Suo padre è del Camerun e sua madre dell’Algeria. Ma anche Jordan Bardella, 28 anni, ha un background di immigrazione, e anche lui proviene da un sobborgo: Drancy. Il presidente di Rn ha affermato che la violenza e il traffico di droga che ha visto da bambino hanno influenzato le sue posizioni anti-immigrazione.


Bardella ha già criticato Mbappé e altri giocatori della nazionale francese per le loro posizioni: dice di apprezzare i giocatori in quanto atleti, ma in quanto multimilionari non dovrebbero consigliare ai poveri come votare. E Mbappe è il giovane atleta più pagato al mondo, secondo un confronto della rivista Forbes. Ha accordi di sponsorizzazione con Nike, Oakley e Hublot, noti per scarpe da ginnastica, occhiali da sole e orologi venduti a caro prezzo. Guadagna 110 milioni di dollari l’anno e vive nel 16esimo arrondissement, la zona più ricca di Parigi. Il Guardian ad esempio ha interpellato i giovani tifosi francesi che si dicono delusi da Mbappe: secondo loro Mbappe li ha abbandonati. Gli ultimi sondaggi d’opinione indicano la vittoria di Rn, ma non la maggioranza assoluta in parlamento. Kylian Mbappé esorta tutti i francesi a votare. “Non possiamo consegnare il nostro Paese a queste persone. La situazione è grave. Il risultato del primo turno è stato catastrofico”, ha detto Mbappe.

Regno Unito, Starmer in missione per resettare i rapporti con le diverse nazioni. Oggi in Scozia

Regno Unito, Starmer in missione per resettare i rapporti con le diverse nazioni. Oggi in ScoziaRoma, 7 lug. (askanews) – Keir Starmer, nel suo secondo giorno da premier, arriva oggi in Scozia, prima tappa del suo tour attraverso le diverse nazioni del Regno Unito, con il desiderio di “resettare” i rapporti, a volte tesi negli ultimi anni, tra Londra e i governi locali.


Con la sua schiacciante vittoria alle legislative, il Partito laburista ha ricevuto “un chiaro mandato” in tutto il Regno Unito, ha dichiarato Keir Starmer sabato in una conferenza stampa, dopo la sua prima riunione di gabinetto. “Voglio definire un modo di lavorare in tutto il Regno Unito che sia diverso, migliore e che riconosca i contributi delle quattro nazioni”, ha insistito. Dopo la Scozia, dove incontrerà il First minister John Swinney, Keir Starmer andrà in Galles, guidato dal primo ministro laburista Vaughan Gething, e in Irlanda del Nord, dove il primo ministro è l’esponente dello Sinn Fein, Michelle O’Neill. Nel sistema politico britannico, i governi scozzese, gallese e nordirlandese hanno giurisdizione su molti settori, come l’istruzione, la sanità e l’ambiente, mentre il governo britannico, con sede a Londra, conserva soprattutto poteri di difesa e politica estera. Il governo laburista di Tony Blair (1997-2007) è stato l’architetto di questo sistema, chiamato “devolution”, ma sotto i conservatori al potere negli ultimi quattordici anni, i governi locali hanno spesso accusato Londra di emarginarli.

Mosca rivendica l’avanzata a Bakhmut: occupato un nuovo villaggio in Ucraina orientale

Mosca rivendica l’avanzata a Bakhmut: occupato un nuovo villaggio in Ucraina orientaleRoma, 7 lug. (askanews) – La Russia ha annunciato di aver preso il controllo di un altro villaggio nell’oblast di Donetsk, nell’Ucraina orientale. Unità dell’esercito russo “hanno liberato la località di Chigari, nel distretto di Bakhmut, nella Repubblica popolare di Donetsk”, uno dei territori ucraini annessi alla Russia nel settembre 2022, ha affermato il ministero della Difesa russo in un messaggio su Telegram.


Le forze russe hanno così “migliorato la loro situazione tattica”, ha proseguito il ministero. L’esercito russo, che approfitta delle difficoltà dell’esercito ucraino per rimpinguare i suoi ranghi e ottenere più armi e munizioni dall’Occidente, guadagna terreno da diversi mesi lungo il fronte. Venerdì, il presidente russo, Vladimir Putin, ha ribadito la sua richiesta di pace e di ritiro dell’Ucraina dalle regioni di cui la Russia rivendica il possesso sin dalla loro annessione nel settembre 2022 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson).

Elezioni in Francia, rischio disordini: mobilitati 30mila agenti

Elezioni in Francia, rischio disordini: mobilitati 30mila agentiRoma, 7 lug. (askanews) – Di fronte al rischio di disordini a margine della notte elettorale in Francia, che comincerà al termine del secondo turno delle legislative alle 20 di questa sera, il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, ha annunciato la mobilitazione di 30.000 agenti di polizia e gendarmi, di cui 5.000 a Parigi e nei suoi sobborghi. Un “dispositivo molto imponente” che deve impedire che “l’ultrasinistra o l’ultradestra approfittino di questi risultati per creare disordine”, ha detto.


La breve campagna elettorale di questo scrutinio è già stata contrassegnata da aggressioni, minacce, violenze. Sono stati 51 i candidati o i semplici militanti, fra cui la portavoce del governo Prisca Thevenot mercoledì sera a Meudon, aggrediti mentre distribuivano volantini o affiggevano manifesti.

Israele, manifestazioni e sit-in davanti alle case dei membri della coalizione che sostiene Netanyahu

Israele, manifestazioni e sit-in davanti alle case dei membri della coalizione che sostiene NetanyahuRoma, 7 lug. (askanews) – Diverse manifestazioni si stanno registrando nella ultime ore in Israele davanti alle case dei membri della coalizione che sostiene il governo di Benjamin Netanyahu. Nelle proteste si chiede un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri del gruppo terrorista. La notizia dei sit-in è diffusa e condivisa su diversi social network.


Sit-in sotto casa dei membri della maggioranza di governo, ma anche manifestazioni e le azioni di protesta con interruzioni del traffico di strade e autostrade. A nove mesi dagli attacchi del 7 ottobre in diverse zone di Israele si stanno registrando proteste e contestazioni. Gli organizzatori hanno spiegato che lo stop è iniziato a partire dalle 6,29, l’ora esatta in cui è iniziata l’azione di Hamas. Il movimento “Stop Israel” vuole radunare oltre un milione di persone e chiedere lo scioglimento del Parlamento. “Sono 116 gli ostaggi ancora nelle mani dell’organizzazione terroristica palestinese, risposte?”, si chiede sui social. La giornata vedrà stasera una manifestazione davanti alla residenza del premier Netanyahu, a Gerusalemme, e davanti alla base militare a Tel Aviv, sede principale dell’esercito e del ministero della difesa.

Regno Unito, il nuovo primo ministro Starmer accantona il piano per deportare i migranti in Ruanda

Regno Unito, il nuovo primo ministro Starmer accantona il piano per deportare i migranti in RuandaRoma, 6 lug. (askanews) – Il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, ha confermato oggi di “non essere preparato” a portare avanti il piano del precedente governo conservatore di deportare i migranti in Ruanda. Questo progetto “era morto e sepolto prima ancora di iniziare. Non è mai stato un deterrente, non sono disposto a continuare con misure ingannevoli”, ha detto Keir Starmer in una conferenza stampa organizzata dopo la prima riunione di gabinetto del governo laburista.


Quando era all’opposizione, Keir Starmer aveva già annunciato la sua intenzione di porre fine a questo controverso progetto conservatore, lanciato nel 2022 ma mai realizzato. Consisteva nell’invio di migranti o richiedenti asilo in Ruanda, senza possibilità di tornare nel Regno Unito. Rishi Sunak aveva pianificato di iniziare le espulsioni quest’estate e le autorità hanno iniziato all’inizio di maggio ad arrestare i migranti che probabilmente sarebbero stati inviati in Ruanda. Ma, nell’incertezza posta dal voto legislativo, i tribunali hanno ordinato il rilascio di decine di loro.

La Francia nell’incertezza. Oggi silenzio elettorale, domani i ballottaggi

La Francia nell’incertezza. Oggi silenzio elettorale, domani i ballottaggiRoma, 6 lug. (askanews) – Giornata di silenzio elettorale oggi in Francia alla vigilia del secondo turno delle elezioni legislative sul cui esito regna la più grande incertezza. Sono 49 milioni gli elettori francesi chiamati a rinnovare l’Assemblea nazionale, con almeno tre anni di anticipo. Le urne apriranno domattina alle 8 in tutta la Francia “metropolitana”, mentre già si è cominciato a votare nei Territori francesi d’Oltremare. I seggi nelle grandi città chiuderanno alle 20, in quelle più piccole alle 18. Saranno immediatamente disponibili gli exit-poll che potranno fornire una tendenza generale ma per le proiezioni in seggi bisognerà attendere.


Nel primo turno del 30 giugno sono stati eletti 76 deputati sui 577 che compongono l’Assemblea nazionale. Dopo il ritiro dai ballottaggi – con i cosiddetti ‘patti di desistenza’ – di oltre 200 candidati (Nfp e macronisti nella maggior parte dei casi) per “bloccare” l’ascesa del Rassemblement national (Rn), in questo secondo turno rimangono 409 duelli, 89 triangolari (tre candidati in lizza), 2 quadrangolari (quattro candidati in gara) e un unico candidato in corsa (in Guyana, dopo il ritiro del suo unico concorrente) per un totale di 501 deputati ancora da eleggere. Vincerà il seggio chi ottiene più voti al secondo turno. Secondo un ultimo sondaggio Ifop, il Rassemblement national di Marine Le Pen si fermerebbe ad almeno una cinquantina di seggi dalla maggioranza assoluta ottenendo 210-240 deputati. Non molto distante si attesterebbe il Nuovo Fronte Popolare, alleanza di sinistra, con 170-200 seggi, seguito dai macronisti di Ensemble (95-125) e dalla destra neogollista di Les Republicains (25-45).


E’ senz’altro un appuntamento storico il voto di domani, nel quale la Francia potrebbe per la prima volta avere un governo di estrema destra in coabitazione con il presidente Emmanuel Macron, anche se appare appunto improbabile che il Rassemblement national (Rn) ottenga la maggioranza assoluta. Una coalizione Nfp-Ensemble dovrebbe quindi poter superare la soglia dei 289 seggi della maggioranza assoluta, ma resta da vedere l’agibilità di un esecutivo che non ha precedenti nella storia francese, con i macronisti che al di là dei patti di desistenza hanno fino ad ora escluso l’ipotesi di governare insieme alla France Insoumise di Jean-Luc Melenchon. Quest’ultimo si è detto disposto anche ad un appoggio esterno; ma a complicare ulteriormente lo scenario sarebbe la partecipazione di Lr, necessaria se le due altre formazioni non arrivassero alla maggioranza, e antitetica a Nfp.

I nuovi ministri a Downing Street, prima riunione di gabinetto del governo Starmer

I nuovi ministri a Downing Street, prima riunione di gabinetto del governo StarmerRoma, 6 lug. (askanews) – Una carrellata di nuovi ministri annunciati ieri dal neo premier laburista britannico Keir Starmer è arrivata questa mattina a Downing Street per la prima riunione di gabinetto dopo la schiacciante vittoria del Labour alle legislative di giovedì che ha messo fine a 14 anni di potere conservatore.


Fra i primi ad arrivare, riporta il Guardian, il segretario alla Sanità Wes Streeting, seguito da vicino dal segretario ai Trasporti Louise Haigh. Successivamente sono comparsi il segretario alla Scienza Peter Kyle e il segretario all’Istruzione Bridget Phillipson. Il ministro dell’Energia Ed Miliband e il segretario per il Business Jonathan Reynolds sono arrivati entrambi insieme a Downing Street. Pochi secondi dopo, è apparso anche il nuovo capo del Foreign Office David Lammy che ha incontrato i suoi colleghi ministri prima di varcare la soglia del celebre numero 10.


Oltre a Ed Milliband, ex capo dell’opposizione in quanto leader del Labour fra 2010-2015, fra gli altri nomi noti, Yvette Cooper è stata nominata al ministero dell’Interno mentre a John Healey è stato affidato il ministero della Difesa. Rachel Reeves, ex economista della Banca d’Inghilterra, è stata nominata a capo del Tesoro nel nuovo governo laburista, la prima donna a ricoprire l’incarico. La vice leader laburista Angela Rayner è la neo vice primo ministro britannico. Rayner, che ricopre il ruolo di vice leader del partito di Starmer dal 2020, assumerà anche il ruolo di segretario per il Livellamento, gli Alloggi e le Comunità.

Usa2024, Biden: “Nessuno è più qualificato di me per essere presidente”

Usa2024, Biden: “Nessuno è più qualificato di me per essere presidente”Roma, 6 lug. (askanews) – “Nessuno è più qualificato di me per essere presidente o per vincere queste elezioni: lo ha assicurato Joe Biden nell’attesissima intervista alla ABC andata in onda nella notte che doveva servire soprattutto a fugare i dubbi sulle sue capacità cognitive dopo la recente debacle nel dibattito televisivo con Donald Trump. Il presidente americano ha detto che la sua stessa carica di presidente lo costringe a “sottoporsi ogni giorno a un test cognitivo”, quando il giornalista George Stephanopoulos gli ha chiesto se sarebbe stato pronto a sottoporsi a questo tipo di esame.


“Faccio un test cognitivo ogni giorno. Non solo faccio campagna elettorale, ma gestisco il mondo”, ha dichiarato il democratico 81enne. Anche se ha parlato in modo più fluido rispetto al duello televisivo del 27 giugno, Biden ha comunque parlato con voce soffocata e le sue frasi a volte sono state incomplete o un pò sconnesse. Per 22 minuti, Biden ha difeso con forza e talvolta faticosamente la sua candidatura per un secondo mandato. Interrogato con insistenza sul suo disastroso dibattito con l’ex presidente del 27 giugno, ha ripetuto più volte che si è trattato di una “brutta serata”, imputabile a un raffreddore accompagnato da grande stanchezza.


Joe Biden ha detto poi di “non credere” ai sondaggi che danno al suo rivale il vantaggio a livello nazionale e negli Stati chiave, affermando che dal suo punto di vista è “testa a testa” con Donald Trump. Quando il giornalista gli ha detto che non aveva mai visto un presidente rieletto con un indice di gradimento del 36%, ha risposto: “Non credo che sia il mio indice di gradimento”. “Se il Signore Onnipotente scendesse e dicesse: ‘Joe, esci dalla corsa’, io uscirei dalla corsa, ma lui non scenderà”, ha detto il presidente americano.