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Min. degli Esteri ungherese su Ilaria Salis: interferenza dell’Italia, spero in condanna

Min. degli Esteri ungherese su Ilaria Salis: interferenza dell’Italia, spero in condannaRoma, 28 feb. (askanews) – “È sorprendente che dall’Italia si cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjßrtó parlando del caso della connazionale Ilaria Salis, detenuta in Ungheria. Lo scrive il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs su X.


“Il Ministro Szijjßrtó ha detto di essere scioccato per la reazione italiana alla detenzione di Salis: ‘Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti nelle strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale”, scrive Kovacs riportando le dichiarazioni del capo della diplomazia ungherese. “Questo non è stato un crimine commesso per capriccio ma un atto ben pensato e pianificato. Hanno quasi ucciso delle persone in Ungheria, e ora lei viene raffigurata come una martire”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, secondo quanto riporta il portavoce del governo magiaro.“Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria”, ha affermato Szijjßrtó che ha criticato i media italiani che hanno parlato soltanto della situazione di Salis tralasciando quanto accaduto alle vittime degli attacchi di cui è accusata.


 

”La Russia che si ribella”, saggio Altreconomia su opposizione russa

”La Russia che si ribella”, saggio Altreconomia su opposizione russaRoma, 28 feb. (askanews) – A pochi giorni giorni dalla morte di Aleksej Navalny (16 febbraio 2024) e in concomitanza con le elezioni presidenziali russe, che si tengono dal 15 al 17 marzo 2024, Altreconomia porta in libreria un saggio importante: “La Russia che si ribella. Repressione e opposizione nel paese di Putin”, scritto da due profondi conoscitori, e studiosi, della società russa: Maria Chiara Franceschelli, dottoranda della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Federico Varese, professore di Sociologia a Sciences Po, Parigi, e Senior Research Fellow del Nuffield College, Oxford.


Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, ma anche ben prima, molte persone si sono chieste “perché i russi non si ribellano?”. Il dibattito pubblico ha spesso invocato un’atavica apatia del popolo russo, assuefatto a secoli di oppressione, privo del patrimonio genetico della democrazia, impantanato in un Paese che ha conosciuto solo autoritarismo. “La Russia che si ribella” propone un’analisi approfondita della storia dell’opposizione a Vladimir Putin e delle diverse forme di repressione e resistenza nel Paese dal 2000 a oggi. Come scrivono gli stessi autori: “Pur messa a dura prova da una erosione graduale e costante del proprio margine di manovra, la società civile russa ha usato, negli anni, un vasto repertorio di espressioni di dissenso alternative”. Attraverso cinque interviste-testimonianze il libro esplora le complesse dinamiche della società e della politica russe, evidenziando il ruolo della Chiesa ortodossa, della società civile e dei sondaggi d’opinione, nonché la complicità delle istituzioni accademiche nel contesto dell’autoritarismo putiniano. Il testo è arricchito da una cronologia dettagliata dal 2000 a oggi e da un glossario con le parole chiave della depoliticizzazione e delle strategie del regime per depotenziare le voci di protesta e ribellione russe.


Apre il volume Ljudmila Vasileva, combattiva ottantenne, veterana delle proteste: “Vivo ancora a San Pietroburgo e passo gran parte del mio tempo ad andare in tribunale in solidarietà con i prigionieri politici. Proprio qualche giorno fa ero al processo di un uomo arrestato per dichiarazioni contro la guerra. Mi sono avvicinata ai pubblici ministeri e ho detto loro che avrebbero bruciato all’inferno per appoggiare ‘questo assassino’, riferendomi a Vladimir Putin. Mi rendo conto che non si possono dire queste cose, che ti mettono in prigione. Ma io non ho più nulla di cui preoccuparmi”.

Nato, cosa pensano gli svedesi: “Neutralità? Non è più tempo”

Nato, cosa pensano gli svedesi: “Neutralità? Non è più tempo”Stoccolma, 28 feb. (askanews) – “Non è più il tempo della neutralità”. Asa, una signora svedese di 50 anni, lo afferma mentre passeggia tranquilla nei Giardini reali di Stoccolma (Kungstradgarden), popolare punto di ritrovo della capitale svedese e luogo simbolo della libertà e tolleranza che regnano in città. “Ora sarà bene essere dentro alla Nato”, le fa eco Eric mentre passa vicino al palazzo della Corona, e però chiede di non essere ripreso per motivi professionali. “Sì, possiamo dire così. Sono a favore, sì” continua. “È una cosa buona per la difesa dell’Europa, soprattutto vista la situazione imprevedibile della guerra in Ucraina. E’ una decisione saggia” aggiunge rispondendo ad askanews, convinto che “la Russia è la principale minaccia in Europa ora. L’invasione in Ucraina ha favorito, nella mia opinione, l’adesione della Svezia nella Nato. Prima il focus era relativo ai costi in termini finanziari, ma ora abbiamo una minaccia immediata e questo è il motivo per il quale è una cosa positiva l’adesione.


Mathias ha 20 anni e avrebbe preferito un voto del popolo sulla adesione del Paese nella Nato. “La mia posizione è piuttosto neutrale – dice – Vorrei che la Svezia restasse neutrale. Non è il momento di prendere una posizione o l’altra. Sarebbe meglio se la gente votasse”. Camminano nella via dello shopping Tilda e Alice, di ritorno dall’Università dove studiano una Economia e l’altra Sociologia. “È positivo che Svezia entri a far parte della Nato: abbiamo bisogno del suo aiuto. Ora è il momento di trovare la pace. È terribile vedere quello che sta succedendo in Ucraina, come vengono uccise le persone, sono esseri umani, siamo tutti esseri umani”. Johan è un architetto che lavora in una azienda di Stoccolma, sposato con una ragazza turca. Sta passeggiando nella parte vecchia, in una delle tante stradine tra i palazzi antichi. “L’adesione della Svezia nella Nato? È ora il momento giusto, lo dobbiamo fare a causa della situazione mondiale, ovviamente” dichiara. “Per certi versi sono molto triste – prosegue – perché ho sempre vissuto in un Paese neutrale. In un certo senso, sento che sto perdendo qualcosa di importante che abbiamo sempre avuto. Ma penso che sia necessario in questo momento: è necessario confrontarci con il mondo di oggi”. Teme ripercussioni da parte della Russia?, gli chiede askanews: “No, non credo – risponde con sicurezza – Mosca non può aprire una guerra su due fronti, non credo sia possibile. Non la temo affatto, ma dobbiamo essere cauti con Putin”.


Ma non sono tutti entusiasti. Qualcuno che non lo è, preferisce non rilasciare dichiarazioni. “Vedremo a giugno con le elezioni: a quel punto sarà davvero il nostro sistema democratico a rispondervi”, è la laconica risposta. Affi, una signora anziana che abita proprio nella piazza grande del quartiere Gamla Stan, dove domina il museo dedicato al Premio Nobel. “Sì, sono entusiasta. Penso che sia molto positivo per la Svezia entrare nella Nato. Perché? Ci sono altri Paesi oltre alla Svezia. Adesso non siamo più soli”, dice e poi aggiunge in un sussurro: “Abbiamo paura della Russia”.


Asa ha una spilla sul giaccone, dedicata all’Ucraina invasa dalla Russia; è molto ben informata: “Credo che sia il momento giusto. Abbiamo aspettato per 22 mesi. Quindi penso che sia molto positivo. Ma l’Ungheria non ha ancora completato il processo. Perciò qualcuno pensa che si farà venerdì, ma forse ci vorrà più tempo”, aggiunge con chiaro riferimento allo slittamento dopo il voto del Parlamento di Budapest, che non vede ancora la ratifica della presidenza ungherese a causa del cambio al vertice. Asa ha un passato da pacifista: “Io sono sempre stata per la pace, volevo solo la pace e così via. Ma ora vedo che non possiamo farcela da soli. Siamo un piccolo Paese e viviamo qui nel Mar Baltico. E siamo molto vicini alla Russia. E la Finlandia è come noi. Ma poi la Finlandia ci ha preceduto nella Nato. Peccato. Dovevamo entrare mano nella mano”.


Dello stesso parere è il marito di Asa, Lars che ricorda come nelle ultime ore attacchi informatici hanno colpito strutture pubbliche svedesi e ospedali. “Dobbiamo entrare nella Nato, perché siamo un Paese piccolo, non possiamo starne fuori. E Putin ci ha minacciato. Lo ha fatto prima della guerra in Ucraina e lo fa ancora. Anche l’ambasciatore russo qui a Stoccolma ci ha minacciato, quindi dobbiamo essere tutti uniti. Anche questo è un segnale alla Russia e a Putin, ovvero che siamo forti e fiduciosi di dover rimanere uniti”. E poi aggiunge, dai Giardini reali di Stoccolma, assurti a simbolo dell’atmosfera di libertà e tolleranza svedese: “Vogliamo sostenere i nostri valori e il nostro modo di vivere”. (Di Serena Sartini e Cristina Giuliano)

La Transnistria ha chiesto “misure di protezione” alla Russia

La Transnistria ha chiesto “misure di protezione” alla RussiaRoma, 28 feb. (askanews) – La Transnistria, regione separatista dela Moldavia controllata dai filorussi, chiede “aiuto alla Russia dato il blocco economico messo in atto” da Chisinau, secondo una dichiarazione adottata dal congresso dei deputati, consesso speciale riunito oggi, sulla scia di voci che avrebbe potuto chiedere l’annessione alla Federazione russa. Nella risuluzione approvata oggi, i deputati filorussi invocano “misure di protezione per la Transnistria” da parte della Federazione russa, di cui viene sottolineato un ruolo “di garante e negoziatore”.


Questa regione incuneata tra il fiume Dnestr e l’Ucraina ha dichiarato l’indipendenza dalla Moldavia all’inizio degli anni Novanta, ma non è riconosciuta a livello internazionale. Teatro di una breve e sanguinosa guerra tra i sepratisti e il governo moldavo nel 1992, ha tuttora sul suo territorio una presenza militare russa. Già nel 2006 ha chiesto l’adesione alla Federazione russa. Da giorni circolano rumours su una possibile richiesta di annessione alla Russia, a cui Vladimir Putin potrebbe rispondere nel discorso alle camere parlamentari riunite domani. La risoluzione adottata si ferma prima, tuttavia la questione resta motivo di grande tensione, perchè una richiesta di protezione per la popolazione russa e filo-russa richiamerebbe uno scenario ucraino e gli analisti militari fanno notare che la Transnistria sarebbe una piazza d’armi molto utile a sostegno della cosiddetta ‘Operazione militare speciale’.

La famiglia reale Gb ha fatto sapere che “Kate Middleton sta bene”

La famiglia reale Gb ha fatto sapere che “Kate Middleton sta bene”Roma, 28 feb. (askanews) – Kensington Palace ha fatto sapere all’Independent un aggiornamento sulla salute di Kate Middleton dopo l’intervento chirurgico addominale dello scorso 16 gennaio: la principessa del Galles “sta bene” ha detto il Palazzo mercoledì al quotidiano. La notizia arriva dopo che ieri il principe William ha rinunciato all’ultimo momento a partecipare alla cerimonia commemorativa al Castello di Windsor per uno dei suoi padrini – l’ex re Costantino di Grecia – a causa di non specificate “ragioni personali”. La mancata partecipazione di William aveva fatto temete per la salute della principessa Kate. (Foto di repertorio).

von der Leyen: apriremo un Ufficio Ue per l’Innovazione della Difesa a Kiev

von der Leyen: apriremo un Ufficio Ue per l’Innovazione della Difesa a KievBruxelles, 28 feb. (askanews) – “Sono orgogliosa di annunciare che istituiremo un Ufficio per l’innovazione nel settore della Difesa a Kiev”, in Ucraina. “Ciò avvicinerà sempre più l’Ucraina all’Europa e consentirà a tutti gli Stati membri di attingere all’esperienza e alla competenza dell’Ucraina sul campo di battaglia, nell’innovazione della difesa industriale”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso nel dibattito sul rafforzamento della difesa europea, nella plenaria del Parlamento europeo oggi a Strasburgo.

La vedova di Navalny al Parlamento Ue: Putin è un mostro sanguinario, capo di un gruppo criminale

La vedova di Navalny al Parlamento Ue: Putin è un mostro sanguinario, capo di un gruppo criminaleRoma, 28 feb. (askanews) – “Non riuscirete a vincere contro (Vladimir) Putin se penserete di avere davanti una persona di principio, che ha principi morali, che ha delle regole: non è affatto così. E Aleksei lo capiva, l’aveva capito già da tempo. Noi abbiamo a che fare non con un politico ma con un mostro sanguinario senza pietà. Putin è a capo di un gruppo criminale organizzato”, ha dichiarato Yulia Navalnaya intervenendo davanti all’Europarlamento.


“Bisogna combattere con coloro che aiutano Putin, condurre delle indagini ed esporli, non permettere che possano aggirare le sanzioni. Putin deve rispondere di quello che ha fatto al mio Paese. Deve rispondere di quello che ha fatto con un Paese confinante pacifico. Deve rispondere di quello che ha fatto ad Aleksei. Mio marito non vedrà una meravigliosa Russia del futuro, ma noi dobbiamo vederla”, ha scandito la vedova dell’oppositore russo morto in carcere il 16 febbraio. “E io farò tutto quello che posso fare affinché i suoi sogni si avverano. Il male soccomberà e un meraviglioso futuro arriverà”. Yulia Navalnaya ha esortato gli eurodeputati a pensare e ad agire in modo nuovo, non le solite “soluzioni noiose”. “Se volete davvero prevalere su Putin, dovete ricorrere a metodi innovativi, dovete smettere di proporre semplicemente soluzioni noiose. Non farete del male a Putin se adotterete solo delle risoluzioni, oppure un qualche nuovo pacchetto di sanzioni. Questo non farà nessuna differenza da quello che abbiamo già visto”, ha detto Yulia Navalnaya, che intende raccogliere il testimone politico dal marito.

Russia, i funerali di Navalny il primo marzo a Maryno (in chiesa poi nel cimitero Borisovski)

Russia, i funerali di Navalny il primo marzo a Maryno (in chiesa poi nel cimitero Borisovski)Roma, 28 feb. (askanews) – I funerali di Alexey Navalny, l’oppositore russo morto in carcere lo scorso 16 febbraio, si terranno il primo marzo alle ore 14 a Maryno, sud est moscovita. Lo comunica la portavoce di Navalny, Kira Yarmish, sul suo account X. “Un servizio funebre per Aleksey si terrà nella chiesa dell’icona della Madre di Dio ‘Allevia i miei dolori’ a Maryno il primo marzo alle ore 14. Arrivate in anticipo. I funerali saranno nel cimitero Borisovski”, ha scritto Yarmish su X.


La madre di Navalny, Ljudmila, ha reso noto di avere rifiutato l’organizzazione di una cerimonia segreta per la sepoltura e, dopo giorni di braccio di ferro con le autorità, ha ottenuto la consegna della salma del figlio e il trasporto a Mosca dal circondariato di Yamalo-Nenets, zona artica, dove era incarcerato.

Nato, stampa svedese: “la corsa agli armamenti è un fatto”

Nato, stampa svedese: “la corsa agli armamenti è un fatto”Stoccolma, 28 feb. (askanews) – “La Nato chiede che le infrastrutture svedesi vengano migliorate”. Così titola il quotidiano svedese Dagens Nyheter sul suo sito, spiegando che si ipotizza che la Russia stia “ammassando e dispiegando” truppe di terra, veicoli da combattimento e altra logistica lungo il nuovo confine della Nato a est. “Navi da guerra e sottomarini russi lasciano il porto di Murmansk e scompaiono dai radar” aggiunge la pubblicazione sottolineando come all’improvviso i rapporti sono così tesi che “la corsa agli armamenti è un fatto” e “lo scontro diretto sembra vicino”.


Così come in uno scenario di pura guerra, il piano della Nato prevede che la Svezia funzioni come “un’area di sosta”, dove la Nato possa basare e trasportare logistica e personale prima che si dirigano più a est. Ma con la Svezia nella Nato, le esigenze sono maggiori. “Le strade e le ferrovie svedesi non sono all’altezza” avverte DN. “Si tratta soprattutto di collegamenti est-ovest”. E ora si parla di “progetti multimilionari necessari” per trasporti vitali in una situazione di “crisi militare”. Ma il processo di adesione è ancora in corso e la stampa svedese parla di rinvii. Quello che è noto è che lunedì per ultimo dei 31 membri dell’alleanza, il parlamento di Budapest ha votato “sì” alla candidatura svedese alla Nato: il presidente ungherese dovrà promulgare la relativa legge ma il paese attualmente non ha un presidente. Il neoeletto Tamas Sulyok (in seguito alle dimissioni di Katalin Novák) entrerà in carica solo martedì 5 marzo. Fino ad allora, il presidente ad interim sarà Laszlo Kover, che secondo la Costituzione potrebbe anche promulgare la legge. Ma solo allora la Svezia potrà depositare a Washington la propria adesione, diventando il 32esimo componente dell’Alleanza atlantica.


“L’adesione della Svezia alla NATO è ritardata e non sarà completata entro una settimana dalla firma dei documenti”, secondo le informazioni di DN pubblicate ieri sera. A seguito dell’incidente, il ministro degli Esteri Tobias Billstrom ha rimandato il previsto viaggio a Washington che completerebbe l’ingresso nell’alleanza. Lì avrebbe consegnato lo “strumento di adesione” al segretario di stato americano Antony Blinken. “Siamo sempre stati chiari sul fatto che l’Ungheria deve completare il processo prima che la Svezia possa diventare membro. Siamo pronti a depositare non appena l’Ungheria avrà consegnato i suoi documenti agli Stati Uniti”, scrive l’addetta stampa della Billstrom, Anna Erhardt in un commento a TT. E come noto, solo quando sarà firmata e ricevuta dal Dipartimento di Stato americano, la decisione diventerà effettiva. Intanto però secondo quanto riporta il sito dell’ambasciata svedese a Washington il 5 dicembre, il ministro della Difesa svedese Pal Jonson e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin hanno firmato il primo accordo di cooperazione in materia di difesa (DCA) tra la Svezia e gli Stati Uniti. “Il DCA regola questioni quali lo status giuridico delle forze statunitensi, l’accesso alle aree di schieramento e il preposizionamento di materiale militare in Svezia” si legge. “Il DCA rappresenta un passo importante nell’approfondimento della cooperazione militare con gli Stati Uniti. Rafforza la sicurezza regionale sia della Svezia che dei paesi vicini trasmettendo l’impegno e la presenza effettiva degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno già concluso accordi simili con diversi paesi europei, tra cui la Norvegia. I negoziati Dca sono in corso con la Danimarca e si sono recentemente conclusi con la Finlandia” si chiosa.


L’ambasciata secondo il notiziario svedese Svt Nyheter ha rinviato il ricevimento per l’adesione e l’ambasciatore scrive agli invitati che “poiché la deposizione dell’adesione della Svezia non avrà luogo questa settimana, rimandiamo comunque il nostro ricevimento a una data successiva”.

Incontro a Mosca tra Hamas e Fatah sul governo unito e Gaza

Incontro a Mosca tra Hamas e Fatah sul governo unito e GazaRoma, 28 feb. (askanews) – I rappresentanti delle organizzazioni palestinesi, tra cui Hamas e Fatah, si riuniranno da domani al 2 marzo a Mosca per discutere della formazione di un unico governo palestinese e della ricostruzione della Striscia di Gaza. Lo ha riferito oggi all’agenzia di stampa Ria l’ambasciatore palestinese in Russia, Abdel Hafiz Nofal.


Già nei giorni scorsi il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, aveva confermato la presenza a Mosca di rappresentanti di tutte le organizzazioni palestinesi, comprese Fatah e Hamas. “Dobbiamo discutere di un nuovo governo. Questo è un problema tecnico, non politico – ha detto l’ambasciatore alla Ria – Gaza ha bisogno di una conferenza internazionale, di una ricostruzione, ha bisogno di molti soldi, quindi è necessario un nuovo gabinetto. Questo è quello che faremo. Quindi a Mosca esamineremo prima queste opportunità e poi le opportunità di unirci per fermare questa guerra”.