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Il Cremlino: le posizioni di Macron sono note, ma sull’invio di truppe non c’è consenso

Il Cremlino: le posizioni di Macron sono note, ma sull’invio di truppe non c’è consensoRoma, 27 feb. (askanews) – Le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron sull’impossibilità di escludere l’invio di truppe in Ucraina “è un elemento nuovo, molto importante”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmity Peskov “Noi conosciamo bene la posizione del signor Macron riguardo la necessità di inligggere alla Russia una sconfitta strategica e tutto il resto. Abbiamo fatto attenzione al fatto che il tema dell’invio di militari in Ucraina è stato effettivamente discusso. Abbiamo anche rilevato che c’è uno spettro di opinioni molto ricco. Effettivamente, non c’è consenso” al riguardo, ha detto Peskov. Se l’Occidente invierà truppe in Ucraina, uno scontro diretto tra la Russia e la Nato sarà inevitabile ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando le parole del presidente francese Emmanuel Macron. Lo riporta Ria Novosti.


  

L’intelligence svedese Sapo: “L’atteggiamento della Russia è sempre più aggressivo”

L’intelligence svedese Sapo: “L’atteggiamento della Russia è sempre più aggressivo”Stoccolma, 27 feb. (askanews) – (di Cristina Giuliano e Serena Sartini) “La Russia è la più grande minaccia alla sicurezza della Svezia, ed è anche l’unica che rappresenta una minaccia militare per la Svezia”. Così in una dichiarazione interpellato da askanews il servizio di intelligence svedese Sapo, che ha risposto ad alcune domande. Senza escludere alcuna minaccia, persino quella che viene dagli scambi culturali e universitari.


In questi giorni di grandi cambiamenti per Stoccolma, l’importante agenzia di intelligence aveva presentato una relazione sulle principali minacce per il Paese scandinavo, che ha avuto una certa risonanza anche in Italia. E l’agenzia sta tenendo traccia di come l’intelligence di Putin, potrebbe rispondere all’adesione. “Il suo atteggiamento sempre più aggressivo nei confronti soprattutto dei paesi vicini ha destabilizzato la situazione nelle vicinanze della Svezia” dicono da Stoccolma, sottolinendo come Mosca crei “cortine fumogene e negazioni, oltre a creare piattaforme che tentano di influenzare il processo decisionale svedese”. Per Sapo “Russia, Cina e Iran sono tutti impegnati in attività pericolose per la sicurezza contro la Svezia su larga scala. Ciò include tutto, dall’acquisizione di tecnologia, attacchi informatici, piani di attacco contro individui, raccolta di informazioni sui dissidenti e – di nuovo – tentativi di influenzare il processo decisionale svedese. Tutti si sforzano, e in una certa misura cooperano, per apportare cambiamenti nell’ordine di sicurezza, e agiscono in modo sempre più offensivo per raggiungere i loro obiettivi”. Da Stoccolma si precisa inoltre che Mosca “aumenta le sue capacità militari grazie alla cooperazione con altri stati autoritari, come Cina e Iran, e ciò rappresenta una minaccia per i paesi confinanti con la Russia”. Insomma l’adesione alla NATO non significa in alcun modo che gli svedesi possano sedersi. “Sappiamo che i movimenti antistatali rischiano di diventare terreno fertile per infiltrazioni, attività sovversive e tentativi di influenza. Il servizio di sicurezza svedese è consapevole che ciò accade anche in Svezia. Questo tipo di movimento può essere sfruttato da potenze straniere, come la Russia, come strumento per destabilizzare la società e tentare di influenzare il processo decisionale politico.


Askanews ha chiesto a Sapo anche se gli scambi culturali con la Russia per la Svezia sono ancora in corso o se possono costituire una pericolosa opportunità per influenzare i membri della fascia più giovane degli studenti europei. “Gli scambi con regimi autoritari – viene risposto – possono rappresentare una minaccia, sia che si tratti di università, di aziende o di altri tipi di scambi. Potenze straniere come Russia, Cina e Iran, ad esempio, acquistano tecnologia dalla Svezia e raccolgono informazioni in diversi modi. Ciò rappresenta una minaccia per la Svezia”. Noto è che da quando il livello di minaccia terroristica è stato innalzato in agosto (al livello 4 su una scala di 5), secondo Sapo il paese si è trovato ad affrontare diverse minacce concrete di attentati, aumentando la pressione sulla società svedese. Ma cosa cambia per la Sapo con l’ingresso della Svezia nella NATO? “Il servizio di sicurezza svedese – rispondono – sa che la Russia è interessata alla NATO e alle attività legate alla NATO. È troppo presto per dire in che modo l’adesione della Svezia alla NATO influenzerà le attività della Russia contro di noi, ma è qualcosa che monitoriamo da vicino. E non è direttamente collegato all’aumento del livello di minaccia terroristica”.

Nato, servizi Svezia: “atteggiamento Russia sempre più aggressivo”

Nato, servizi Svezia: “atteggiamento Russia sempre più aggressivo”Stoccolma, 27 feb. (askanews) – (di Cristina Giuliano e Serena Sartini) “La Russia è la più grande minaccia alla sicurezza della Svezia, ed è anche l’unica che rappresenta una minaccia militare per la Svezia”. Così in una dichiarazione interpellato da askanews il servizio di intelligence svedese Sapo, che ha risposto ad alcune domande. Senza escludere alcuna minaccia, persino quella che viene dagli scambi culturali e universitari.


In questi giorni di grandi cambiamenti per Stoccolma, l’importante agenzia di intelligence aveva presentato una relazione sulle principali minacce per il Paese scandinavo, che ha avuto una certa risonanza anche in Italia. E l’agenzia sta tenendo traccia di come l’intelligence di Putin, potrebbe rispondere all’adesione. “Il suo atteggiamento sempre più aggressivo nei confronti soprattutto dei paesi vicini ha destabilizzato la situazione nelle vicinanze della Svezia” dicono da Stoccolma, sottolinendo come Mosca crei “cortine fumogene e negazioni, oltre a creare piattaforme che tentano di influenzare il processo decisionale svedese”. Per Sapo “Russia, Cina e Iran sono tutti impegnati in attività pericolose per la sicurezza contro la Svezia su larga scala. Ciò include tutto, dall’acquisizione di tecnologia, attacchi informatici, piani di attacco contro individui, raccolta di informazioni sui dissidenti e – di nuovo – tentativi di influenzare il processo decisionale svedese. Tutti si sforzano, e in una certa misura cooperano, per apportare cambiamenti nell’ordine di sicurezza, e agiscono in modo sempre più offensivo per raggiungere i loro obiettivi”.


Da Stoccolma si precisa inoltre che Mosca “aumenta le sue capacità militari grazie alla cooperazione con altri stati autoritari, come Cina e Iran, e ciò rappresenta una minaccia per i paesi confinanti con la Russia”. Insomma l’adesione alla NATO non significa in alcun modo che gli svedesi possano sedersi. “Sappiamo che i movimenti antistatali rischiano di diventare terreno fertile per infiltrazioni, attività sovversive e tentativi di influenza. Il servizio di sicurezza svedese è consapevole che ciò accade anche in Svezia. Questo tipo di movimento può essere sfruttato da potenze straniere, come la Russia, come strumento per destabilizzare la società e tentare di influenzare il processo decisionale politico. Askanews ha chiesto a Sapo anche se gli scambi culturali con la Russia per la Svezia sono ancora in corso o se possono costituire una pericolosa opportunità per influenzare i membri della fascia più giovane degli studenti europei. “Gli scambi con regimi autoritari – viene risposto – possono rappresentare una minaccia, sia che si tratti di università, di aziende o di altri tipi di scambi. Potenze straniere come Russia, Cina e Iran, ad esempio, acquistano tecnologia dalla Svezia e raccolgono informazioni in diversi modi. Ciò rappresenta una minaccia per la Svezia”.


Noto è che da quando il livello di minaccia terroristica è stato innalzato in agosto (al livello 4 su una scala di 5), secondo Sapo il paese si è trovato ad affrontare diverse minacce concrete di attentati, aumentando la pressione sulla società svedese. Ma cosa cambia per la Sapo con l’ingresso della Svezia nella NATO? “Il servizio di sicurezza svedese – rispondono – sa che la Russia è interessata alla NATO e alle attività legate alla NATO. È troppo presto per dire in che modo l’adesione della Svezia alla NATO influenzerà le attività della Russia contro di noi, ma è qualcosa che monitoriamo da vicino. E non è direttamente collegato all’aumento del livello di minaccia terroristica”.

Il primo minitro svedese dice che la Svezia nella Nato “non piacerà alla Russia”

Il primo minitro svedese dice che la Svezia nella Nato “non piacerà alla Russia”

Roma, 27 feb. (askanews) – Alla Russia “non piacerà” l’adesione del paese all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, ha detto il primo ministro svedese Ulf Kristersson.

“Per quanto riguarda la Russia, l’unica cosa che possiamo aspettarci con sicurezza è che non gradiranno che la Svezia diventi un membro della Nato”, ha spiegato. “Non gradiranno nemmeno che la Finlandia diventi un membro della Nato”, ha detto Kristersson in una conferenza stampa a Stoccolma, sottolineando che le ambizioni della Russia per limitare l’espansione della Nato si sono rivelate controproducenti.Kristersson ha anche sottolineato la natura storica dell’ascesa del suo Paese nell’alleanza. “La Svezia si sta lasciando alle spalle 200 anni di neutralità e non allineamento. È un grande passo da prendere sul serio, ma è anche un passo molto naturale che compiamo. L’adesione alla Nato significa che ora torniamo a casa per la cooperazione di un gran numero di democrazie per la pace e la libertà. Una collaborazione di grande successo”, ha affermato Kristersson.

Hamas valuta la bozza dell’accordo su Gaza avuta dalla Conferenza di Parigi

Hamas valuta la bozza dell’accordo su Gaza avuta dalla Conferenza di Parigi

Roma, 27 feb. (askanews) – Il movimento estremista palestinese Hamas ha ricevuto una bozza di proposta di accordo con Israele dalla Conferenza di Parigi, che si è tenuta ieri, che ora starebbe valutando. Lo ha riferito oggi una fonte a conoscenza del dossier, citata dall’agenzia Reuters.

Secondo quanto si legge, la prpoposta prevederebbe una pausa di 40 giorni di tutte le operazioni militari e lo scambio di prigionieri palestinesi con ostaggi israeliani in un rapporto di 10 a uno.

Il cessate il fuoco proposto, inoltre, consentirebbe agli ospedali e ai panifici di Gaza di riparare i danni subiti durante il conflitto, e a 500 camion di aiuti umnitari al giorno di entrare nell’enclave palestinese, ha detto la fonte.

Macron: un invio di truppe in Ucraina non è da escludere, ma non c’è il consenso

Macron: un invio di truppe in Ucraina non è da escludere, ma non c’è il consensoRoma, 27 feb. (askanews) – Al termine dellaa Conferenza internazionale di Parigi a sostegno dell’Ucraina, Emmanuel Macron ha riaffermato l’impegno della Francia nei confronti di Kiev e non ha escluso l’ipotesi di un invio di truppe occidentali nel Paese, in un prossimo futuro. “La sconfitta della Russia è essenziale per la sicurezza e la stabilità in Europa”, ha detto in conferenza stampa. L’invio di truppe occidentali sul terreno in Ucraina non dovrebbe “essere escluso” in futuro, ha detto Macron, sottolineando tuttavia che in questa fase “non c’è consenso” su questa ipotesi. “Oggi non c’è consenso sull’invio di truppe di terra in modo ufficiale, scontato e approvato. Ma nella dinamica non è da escludere nulla. Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra”, ha spiegato il capo dello Stato.

Ucraina, Macron: invio truppe non da escludere, ma non c’è consenso

Ucraina, Macron: invio truppe non da escludere, ma non c’è consenso

Roma, 27 feb. (askanews) – Al termine dellaa Conferenza internazionale di Parigi a sostegno dell’Ucraina, Emmanuel Macron ha riaffermato l’impegno della Francia nei confronti di Kiev e non ha escluso l’ipotesi di un invio di truppe occidentali nel Paese, in un prossimo futuro. “La sconfitta della Russia è essenziale per la sicurezza e la stabilità in Europa”, ha detto in conferenza stampa. L’invio di truppe occidentali sul terreno in Ucraina non dovrebbe “essere escluso” in futuro, ha detto Macron, sottolineando tuttavia che in questa fase “non c’è consenso” su questa ipotesi. “Oggi non c’è consenso sull’invio di truppe di terra in modo ufficiale, scontato e approvato. Ma nella dinamica non è da escludere nulla. Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra”, ha spiegato il capo dello Stato.

L’Azerbaigian ricorda Khojaly tra responsabilità e riconciliazione

L’Azerbaigian ricorda Khojaly tra responsabilità e riconciliazioneRoma, 26 feb. (askanews) – “Giustizia per Khojali: la via per la Pace. Il riconoscimento delle responsabilità come base per la riconciliazione”. E’ questo il titolo dell’evento che è stato organizzato su iniziativa del senatore Marco Scurria, nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro per ricordare il massacro avvenuto a Khojaly. Il senatore ha aperto i lavori sottolineando l’importanza dell’evento per il ripristino della giustizia e di alcune verità, in linea con il diritto internazionale e con la documentazione internazionale.


Nelle violenze della notte tra il 25 e 26 febbraio 1992 si contano 613 morti, tra cui 106 donne e 63 bambini. 1.275 residenti di Khojaly vennero presi in ostaggio e ad oggi risultano disperse 150 persone provenienti da Khojaly, ha ricordato ancora Scurria rinnovando l’appello alla comunità internazionale per il riconoscimento di questo crimine e per la giustizia, per procedere finalmente ad una pace duratura e stabile tra Armenia ed Azerbaigian. “Verità e giustizia sono indispensabili – ha dichiarato – per raggiungere pace e riconciliazione”. A moderare l’evento il professore Antonio Stango, Presidente Federazione Italiana Diritti Umani – Comitato Italiano Helsinki, che ha evidenziato l’importanza del diritto internazionale e dei diritti umani alla base delle attività degli stati. A seguire è intervenuto il senatore Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato, che ha sottolineato l’importanza del ricordo per far seguire azioni concrete volte al superamento di questo atroce momento della storia azerbaigiana, indicando anche delle strade giuridiche percorribili per dare ragione alle vittime. Il “riconoscimento delle responsabilità è la base per la riconciliazione dei popoli” e “l’impunità non deve mai prevalere”, ha rimarcato il senatore.


A evidenziare gli elementi giuridici presenti nella storia del conflitto in Karabakh Natalino Ronzitti, professore emerito di Diritto internazionale presso l’Università LUISS di Roma e consigliere scientifico dello IAI. “L’uso della forza contro un altro stato viola la Carta delle Nazioni unite, la forza può essere usata solo per legittima difesa, ma non è questa la fattispecie – ha spiegato il professore – . Inoltre si ravvisano violazioni del diritto internazionale anche nel trattamento della popolazione civile che deve essere sempre tutelata in caso di conflitto o assedio. In base alla Convenzione di Ginevra, nel corso di un assedio la popolazione deve essere evacuata e non si può ricorrere all’uso della forza per affamare i civili”, pena il compimento di un crimine internazionale. Presente al panel anche Fabrizio Conti, direttore creativo di Artcloud Network International, azienda italiana specializzata nella progettazione di musei ad alta tecnologia, che sta contribuendo alla ricostruzione del Karabakh, essendo impegnata in diversi progetti museali che coprono tutte le città della regione. In un libro fotografico ha raccontato, per immagini e testi, la sua esperienza in Karabakh, dove ha sperimentato di persona la devastazione di un conflitto trentennale, risoltosi solo con la liberazione da parte dell’Azerbaigian dei territori occupati.


A chiudere gli interventi Rashad Aslanov, ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, che, dopo aver rammentato i fatti accaduti 32 anni fa, ha anche presentato la situazione post conflitto nel Caucaso meridionale, con un Azerbaigian che ha finalmente ripristinato la sua integrità territoriale e pronto alla riconciliazione e alla pace. In questo contesto, è importante il sostegno della comunità internazionale per porre fine all’impunità dei criminali e per prevenire che gli stessi ripetano ancora simili azioni. E’ necessario che le vittime ottengano giustizia, perché si possa credere nella pace. L’ambasciatore infine ha espresso la sua fiducia che la giustizia per Khojaly prevarrà. Durante l’evento è stato anche presentato un toccante video, creato da Artcloud Network, con immagini di repertorio e interventi delle vittime e dei sopravvissuti dei fatti di Khojaly.

Orban: “Oggi approveremo l’adesione della Svezia alla NATO”

Orban: “Oggi approveremo l’adesione della Svezia alla NATO”Milano, 26 feb. (askanews) – “Oggi approveremo l’adesione della Svezia alla Nato”. Così il primo ministro ungherese Viktor Orbßn che tiene un discorso di apertura della sessione primaverile del Parlamento ungherese, ormai iniziata, citato dai media svedesi.


Orban afferma inoltre che la sicurezza dell’Ungheria aumenta con l’adesione della Svezia alla Nato e invita i membri del Parlamento a votare a favore della risoluzione. Il Parlamento di Badapest dovrebbe occuparsi della questione tra le 14.30 e le 16.

La strage degli asini africani, Ua cerca di bloccare export con Cina

La strage degli asini africani, Ua cerca di bloccare export con CinaRoma, 26 feb. (askanews) – Per anni, le aziende cinesi e i loro appaltatori hanno macellato milioni di asini in tutta l’Africa, per procurarsi la gelatina delle pelli degli animali che viene lavorata per produrre medicine tradizionali, dolci popolari e prodotti di bellezza in Cina. Questa crescente domanda di gelatina ha decimato le popolazioni di asini africani a un ritmo così allarmante che adesso, riferisce un’inchiesta del New York Times, l’Unione Africana vuole fare in modo di porre fine a questa strage.


L’Unione Africana, l’organismo che comprende i 55 stati del continente, ha quindi adottato questo mese un divieto a livello continentale sulle esportazioni di pelle d’asino, nella speranza che le scorte si riprendano. Per l’Africa, l’asino è più che un semplice animale, ma “un mezzo di sopravvivenza” che però diventa vittima della “domanda di beni di lusso da parte della classe media cinese”, spiega Emmanuel Sarr, che dirige l’ufficio regionale per l’Africa occidentale di Brooke, un’organizzazione non governativa con sede a Londra che lavora per la protezione di asini e cavalli.


La Cina è il principale partner commerciale di molti paesi africani. Ma negli ultimi anni le sue aziende sono state sempre più criticate per aver impoverito le risorse naturali del continente, dai minerali alla pesca e ora alle pelli d’asino, una critica che in precedenza era diretta principalmente ai paesi occidentali. Questo commercio sta minando i colloqui di sviluppo reciproco tra Cina e paesi africani”, ha affermato Lauren Johnston, esperta di relazioni Cina-Africa e professore associato presso l’Università di Sydney.


Alcune aziende cinesi o intermediari locali acquistano e macellano legalmente gli asini, ma i funzionari governativi hanno anche smantellato dei macelli clandestini. Anche le comunità rurali di alcuni paesi africani hanno segnalato un aumento dei casi di furto di asini, sebbene non vi sia alcuna stima di quanto diffuso sia stato il commercio illegale.


Secondo Donkey Sanctuary, un gruppo di difesa britannico, l’Etiopia ospita la più grande popolazione di asini dell’Africa. Durante un viaggio di ricerca in quel paese nel 2017, Johnston ha detto che molti locali avevano condiviso la loro indignazione nei confronti della Cina, “perché stanno uccidendo i nostri asini”, ha detto. Il commercio cinese della pelle d’asino è la componente chiave di un’industria multimiliardaria per ciò che i cinesi chiamano ejiao, o gelatina d’asino. Si tratta di una medicina tradizionale riconosciuta dalle autorità sanitarie cinesi, ma i cui reali benefici continuano ad essere oggetto di dibattito tra medici e ricercatori.