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Il portavoce: il corpo di Navalny è stato restituito alla madre Lyudmila

Il portavoce: il corpo di Navalny è stato restituito alla madre LyudmilaRoma, 24 feb. (askanews) – Il corpo di Alexei Navalny è stata restituito alla madre. Lo scrive su X Kira Yarmysh, portavoce dell’organizzazione dell’attivista d’opposizione russo morto in un carcere siberiano la scorsa settimana. “Il corpo di Alexei è stato consegnato a sua madre. Grazie mille a tutti coloro che insieme a noi hanno chiesto questo” ha scritto Yarmysh.


Lyudmila Ivanovna Navalnaya “è ancora a Salechard” ha aggiunto Yarmysh. “I funerali sono ancora in sospeso. Non sappiamo se le autorità interferiranno per portare a termine la cosa come vuole la famiglia e come merita Alexey. Vi informeremo non appena ci saranno novità” ha concluso.

I negoziatori: c’è una bozza di accordo Israele-Hamas

I negoziatori: c’è una bozza di accordo Israele-HamasRoma, 24 feb. (askanews) – I negoziatori riunitisi ieri a Parigi hanno raggiunto “una bozza di accordo” con Hamas per un temporaneo cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani: è quanto pubblica il Times of Israel, citando fonti governative dello Stato ebraico.


“I colloqui si sono rivelati costruttivi, si sono fatti progressi importanti: ora abbiamo le basi su cui costruire un piano e dei negoziati” hanno spiegato le fonti; la bozza verrà presentata al governo israeliano nelle prossime ore per una valutazione.La fase successiva delle trattative si incentrerà su quali ostaggi debbano venire liberati nel corso della tregua e in cambio di quali e quanti detenuti palestinesi attualmente nelle carceri israeliane. Su tali questioni, così come sulla durata e le condizioni necessarie per un cessate il fuoco, non è stato infatti raggiunta ancora alcuna intesa anche solo di massima fra le parti.

Ucraina, Zelensky: non potete distruggere il nostro sogno, vinceremo

Ucraina, Zelensky: non potete distruggere il nostro sogno, vinceremoRoma, 24 feb. (askanews) – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che adesso l’Ucraina è “730 giorni più vicina alla vittoria”. A due anni dall’inizio del conflitto ha invitato gli ucraini a “continuare a combattere: vincerete sicuramente!”.


“Potete bruciare l’aereo, ma non potete distruggere il nostro sogno. Il sogno con cui ognuno di noi si addormenta e si sveglia da 730 giorni. Nessuno di noi permetterà che la nostra Ucraina finisca”, ha aggiunto Zelensky dall’aeroporto dove ha accolto i leader europei e la premier Giorgia Meloni, sottolineando che “accanto alla parola Ucraina ci sarà sempre la parola ‘indipendente’”.

Meloni a Kiev per il G7 con Trudeau, von der Leyen, De Croo: avanti al fianco della resistenza del popolo ucraino

Meloni a Kiev per il G7 con Trudeau, von der Leyen, De Croo: avanti al fianco della resistenza del popolo ucrainoRoma, 24 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è a Kiev, nel giorno del secondo anniversario dell’invasione. Con lei, sul treno che è arrivato stamani nella capitale ucraina, viaggiavano anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il primo ministro canadese Justin Trudeau e il premier belga Alexandre De Croo.


Oggi Meloni presiederà da Kiev, dal complesso di Santa Sofia a Kiev la riunione la riunione in video conferenza del G7 a cui prenderà parte anche il presidente ucraino Volodumyr Zelensky. La cattedrale di Santa Sofia, la cui costruzione iniziò poco dopo l’anno mille, è stato il primo sito ucraino ad essere inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco e dallo scorso anno è nella lista dei patrimoni in pericolo a causa della guerra. “L’Italia, l’Europa e l’Occidente devono continuare ad essere al fianco di Kiev, perché difendere l’Ucraina non vuol dire amare la guerra, ma esattamente il contrario. Vuol dire allontanare la guerra, tutelare il nostro interesse nazionale e impedire che il sistema internazionale fondato sulle regole vada definitivamente in frantumi. Non conviene a nessuno, a noi europei per primi, un mondo nel quale vige il caos e non la forza del diritto”, ha detto la premier Giorgia Meloni. “Quando il 24 febbraio di due anni fa la Russia ha invaso l’Ucraina – ha ricordato Meloni, intervistata da il Giornale – in molti hanno pensato che fossimo davanti ad un ‘cigno nero’ della storia, ovvero un evento del tutto imprevedibile. In realtà, l’invasione russa era la naturale e prevedibile conseguenza della visione neoimperialista di Putin, già manifestata da molti anni e su vari fronti. Ma due anni fa le ambizioni di Mosca si sono infrante contro un vero ‘cigno nero’: l’incredibile resistenza del popolo ucraino. Nei piani di Putin la guerra sarebbe dovuta durare pochissimo e, una volta capitolata l’Ucraina, l’attenzione si sarebbe rivolta ad altri Stati confinanti, non solo europei. Ciò non è successo. L’Ucraina non è capitolata in pochi giorni. Ha liberato gran parte del territorio occupato, ha reso inimmaginabile ogni ipotesi di invasione totale e ha inferto alla Russia perdite estremamente ingenti. Obiettivi strategici che la disinformazione russa cerca di nascondere”.


“Il desiderio di pace dei nostri cittadini – sottolinea ancora la presidente del Consiglio – è sacrosanto. Comprendo perfettamente. Ma ciò che sta accadendo in Ucraina non è qualcosa di lontano da noi nello spazio e nel tempo: è qualcosa di molto più vicino di quanto si possa credere. La guerra in Ucraina ci riguarda tutti: e ci tocca da vicino. Molto di più di quello che si possa pensare. Non solo dal punto di vista umano, ma ancor di più da quello geo-politico e di sicurezza”. “La fine della guerra e la costruzione di una pace giusta e duratura – assicura Meloni – sono i nostri obiettivi. Dobbiamo spendere ogni energia in questa direzione. Ma Putin può essere convinto a sedersi al tavolo dei negoziati solo se viene garantito l’equilibrio delle forze in campo. E questo può essere assicurato solo se l’Italia, l’Europa e l’Occidente continueranno ad aiutare l’Ucraina”.

Il secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina: incognite e speranze, a che punto è la guerra

Il secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina: incognite e speranze, a che punto è la guerraRoma, 23 feb. (askanews) – La guerra in Ucraina entra domani nel terzo anno, con nessuna soluzione in vista, una crescente contrapposizione tra Russia e Occidente e il G7 con presidenza italiana significativamente riunito a Kiev. Molte incognite, nella generale convinzione che, in un modo o nell’altro, il 2024 sarà l’anno decisivo per l’esito del conflitto scatenato dall’invasione russa due anni fa.


DOPO MESI DI STALLO I RUSSI SPINGONO, KIEV SPERA NEGLI AIUTI OCCIDENTALI Sulla linea del fronte, dopo fasi ad alterne sorti, vige una sorta di stallo che sembra favorire la parte russa. L’invasione russa del 24 febbraio 2022 mirava a prendere il controllo di Kiev e probabilmente a ottenere un cambio di regime: fallimento su entrambi i punti, sulla scia di una reazione ucraina inattesa in termini di efficacia e resilienza. Così da marzo di due anni fa le forze russe hanno ripiegato verso Sud e Sud-est, arrivando a controllare, non senza difficoltà, la maggioranza del Donbass e la fascia litoranea luogo il mar Nero, da Mariupol a Kherson, corridoio di continuità territoriale con la Crimea a cui difficilmente Mosca vorrà rinunciare. A fine estate del 2022 l’esercito ucraino ha condotto con successo una controffensiva a Kaherson e nell’oblast di Kharkiv, costringendo i russi a ritirarsi da diverse città nelle regioni dichiarate annesse alla Federazione russa a settembre. In vista di una maggiore controffensiva ucraina nel 2023, la Federazione russa è poi passata sulla difensiva, costruendo le famose ‘linee Surovikin’ dal nome del generale a capo delle operazione all’epoca, poi allontanato per i suoi rapporti con Evgenij Prigozhin, il capo del gruppo paramilitare Wagner morto la scorsa estate in un misterioso incidente aereo.


Le fortificazioni hanno limitato fortemente l’azione di manovra ucraina e contribuito al fallimento della tanto annunciata controffensiva dell’estate 2023. E la recente presa di Avdijvka permette ai russi di rafforzare le linee difensive sopra Donetsk e preparare, in teoria, altri affondi. In questa fase la situazione è considerata da gran parte degli analisti militari favorevole alla Russia, che conta di sfruttare il vantaggio in termini di uomini, munizioni ed equipaggiamenti. Il Cremlino avrebbe ordinato di sfondare le linee di difesa ucraine prima che gli ucraini possano contrare sul campo su nuovi aiuti occidentali: almeno 60 cacciabombardieri F16, artiglieria e cannoni da 155 MM e altri equipaggiamenti che potrebbero fare la differenza, ma che non sembrano poter arrivare a Kiev prima della fine dell’anno in corso. I russi sono d’altra parte in difficoltà sul fronte marittimo, che ha visto le navi della Flotta del Mar Nero ripetutamente nel mirino degli attacchi ucraini, con consistenti successi.


IL PROBLEMA DEI FRONTI INTERNI E’ diffusa opinione tra gli analisti militari che, in assenza di uno sfondamento da parte russa, il conflitto durerà ancora a lungo. Una prospettiva che chiama in causa la tenuta del fronte interno sia da parte russa che ucraina. Mosca ha virato verso l’economia di guerra e ogni minimo dissenso viene represso: su questo sfondo, la morte in carcere dell’oppositore Aleksey Navalny fa temere al Cremlino nuove fibrillazioni, che sembravano esaurite dopo la fuga di centinaia di migliaia di russi in seguito alla prima ondata di mobilitazione. Le prossime elezioni presidenziali a marzo porteranno alla rielezione di Vladimir Putin per un quinto mandato non consecutivo, che verrà tradotto in plebiscito per il leader e per la guerra da lui iniziata e dichiarata esistenziale per la Federazione russa. Sul versante ucraino, il recente licenziamento del capo delle forze armate segnala tensioni ai vertici, mentre la nuova legge sulla mobilitazione evidenzia un’emergenza in termini di effettivi da mandare al fronte. Al posto di Valerij Zaluzhny ora è Oleksandr Syrsky. Il 2024 sarà un anno difficile per Kiev, e probabilmente decisivo per l’esito del conflitto. L’Ucraina conta di resistere sino all’arrivo degli aiuti europei, 50 miliardi per scopi civili fino al 2027, munizioni e aerei F16. E spera che alla fine il Congresso americano sbloccherà il pacchetto da 60 miliardi di dollari. Diversi Paesi europei hanno firmato accordi bilaterali con l’Ucraina sulla sicurezza, ma non vincolanti giuridicamente: l’Italia potrebbe seguire a breve.


QUALE NEGOZIATO POSSIBILE? Vladimir Putin dice di essere aperto a negoziati, ma su quali basi? Il Cremlino non perde occcasione per ribadire che gli obiettivi iniziali restano invariati, compresa la “denazificazione” che sottitende un cambio di regime e la smilitarizzazione dell’Ucraina. Kiev insiste sull’obiettivo di riconquistare il suo intero territorio ai confini del 1991, quindi Cirmea inclusa, vuole che Putin sia portato davanti a un tribunale e la Russia risarcisca per la distruzione causata. Insomma, salvo implosione di uno dei due fronti, non pare giunto il momento di trattare. LE SANZIONI E LA RESILIENZA (PER ORA) DELL’ECONOMIA RUSSA L’Unione europea ha varato oggi il 13esimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia, e nuove misure restrittive sono state annunciate dagli Usa. L’economia russa ha stupito per resilienza e capacità di riorganizzazione e quest’anno il pil è previsto in crescita del 2,6% dal Fmi. Ma l’iper attività del settore militare industriale minaccia squilibri macroeconomici, inflazione in primis e porrà problemi una volta terminato il conflitto, se e quando avverrà. Quest’anno nel bilancio russo sono previste spese militari per 140 miliardi di dollari. L’Europa ha drasticamente ridotto gli acquisti di gas e ufficialmente tagliato ogni ponte commerciale. Le ‘triangolazioni’ con Paesi terzi, poi, tengono in vita un flusso di importazioni che restano vitali per la Russia, soprattutto nel comparto tecnologico. Nel cosiddetto “Sud globale” nessun Paese d’altronde applica le sanzioni contro la Russia. E Mosca ha reindirizzato le sue esportazioni energetiche e di materie prime verso l’Asia, in particolare di idrocarburi verso India e Cina, che coprono quasi il 40% delle importazioni energetiche totali dalla Russia.

Il parlamento tedesco ha approvato la legalizzazione del consumo di cannabis

Il parlamento tedesco ha approvato la legalizzazione del consumo di cannabisRoma, 23 feb. (askanews) – Il parlamento tedesco ha approvato la legalizzazione del consumo di cannabis. Stando a quanto riportato dai media tedeschi, 407 membri del Bundestag hanno votato a favore della legge presentata dalla coalizione di governo, mentre 226 hanno votato contro e quattro si sono astenuti.


La norma prevede che a partire da aprile in Germania le persone con più di 18 anni potranno possedere e trasportare 25 grammi di cannabis per il consumo. Inoltre potranno essere coltivate tre piante di cannabis nelle proprie case. I partiti al governo sostengono che la nuova legge faciliterà l’uso responsabile della cannabis. Tuttavia, sottolinea la Deutsche Welle, i tedeschi sono divisi sulla misura: stando a un sondaggio di YouGov, circa il 47% degli intervistati è in qualche modo o completamente a favore, mentre il 42% è in qualche modo o completamente contrario.

Ultimatum degli inquirenti russi alla madre di Navalny: funerale segreto o sarà seppellito nella colonia penale

Ultimatum degli inquirenti russi alla madre di Navalny: funerale segreto o sarà seppellito nella colonia penaleRoma, 23 feb. (askanews) – La madre di Aleksei Navalny, Lyudmila Navalnaya, ha ricevuto un ultimatum dagli inquirenti russi: o accetta entro poche ore un funerale segreto senza un addio pubblico, o suo figlio sarà sepolto nella colonia penale. Lo ha dichiarato un portavoce della famiglia.


Navalnaya ha accusato ieri gli investigatori russi di averla “ricattata” sulla logistica del funerale del figlio, leader dell’opposizione russa morto venerdì scorso in una prigione dell’Artico. “Date a Lyudmila suo figlio, senza alcuna condizione”, ha dichiarato Dmitry Muratov, giornalista e vincitore del premio Nobel per la pace, in un video pubblicato sui social media. Più di 25 registi, artisti, stelle del balletto, premi Nobel e oppositori del presidente Vladimir Putin hanno finora chiesto il rilascio della salma.


Navalnaya avrebbe rifiutato l’ultimatum. Chiede alle autorità russe di rispettare la legge.

L’Ucraina entra nel terzo anno di guerra contro la Russia tra incognite e speranze

L’Ucraina entra nel terzo anno di guerra contro la Russia tra incognite e speranzeRoma, 23 feb. (askanews) – La guerra in Ucraina entra domani nel terzo anno, con nessuna soluzione in vista, una crescente contrapposizione tra Russia e Occidente e il G7 con presidenza italiana significativamente riunito a Kiev. Molte incognite, nella generale convinzione che, in un modo o nell’altro, il 2024 sarà l’anno decisivo per l’esito del conflitto scatenato dall’invasione russa due anni fa.


DOPO MESI DI STALLO I RUSSI SPINGONO, KIEV SPERA NEGLI AIUTI OCCIDENTALI Sulla linea del fronte, dopo fasi ad alterne sorti, vige una sorta di stallo che sembra favorire la parte russa. L’invasione russa del 24 febbraio 2022 mirava a prendere il controllo di Kiev e probabilmente a ottenere un cambio di regime: fallimento su entrambi i punti, sulla scia di una reazione ucraina inattesa in termini di efficacia e resilienza. Così da marzo di due anni fa le forze russe hanno ripiegato verso Sud e Sud-est, arrivando a controllare, non senza difficoltà, la maggioranza del Donbass e la fascia litoranea luogo il mar Nero, da Mariupol a Kherson, corridoio di continuità territoriale con la Crimea a cui difficilmente Mosca vorrà rinunciare.


A fine estate del 2022 l’esercito ucraino ha condotto con successo una controffensiva a Kaherson e nell’oblast di Kharkiv, costringendo i russi a ritirarsi da diverse città nelle regioni dichiarate annesse alla Federazione russa a settembre. In vista di una maggiore controffensiva ucraina nel 2023, la Federazione russa è poi passata sulla difensiva, costruendo le famose ‘linee Surovikin’ dal nome del generale a capo delle operazione all’epoca, poi allontanato per i suoi rapporti con Evgenij Prigozhin, il capo del gruppo paramilitare Wagner morto la scorsa estate in un misterioso incidente aereo. Le fortificazioni hanno limitato fortemente l’azione di manovra ucraina e contribuito al fallimento della tanto annunciata controffensiva dell’estate 2023. E la recente presa di Avdijvka permette ai russi di rafforzare le linee difensive sopra Donetsk e preparare, in teoria, altri affondi.


In questa fase la situazione è considerata da gran parte degli analisti militari favorevole alla Russia, che conta di sfruttare il vantaggio in termini di uomini, munizioni ed equipaggiamenti. Il Cremlino avrebbe ordinato di sfondare le linee di difesa ucraine prima che gli ucraini possano contrare sul campo su nuovi aiuti occidentali: almeno 60 cacciabombardieri F16, artiglieria e cannoni da 155 MM e altri equipaggiamenti che potrebbero fare la differenza, ma che non sembrano poter arrivare a Kiev prima della fine dell’anno in corso. I russi sono d’altra parte in difficoltà sul fronte marittimo, che ha visto le navi della Flotta del Mar Nero ripetutamente nel mirino degli attacchi ucraini, con consistenti successi. IL PROBLEMA DEI FRONTI INTERNI


E’ diffusa opinione tra gli analisti militari che, in assenza di uno sfondamento da parte russa, il conflitto durerà ancora a lungo. Una prospettiva che chiama in causa la tenuta del fronte interno sia da parte russa che ucraina. Mosca ha virato verso l’economia di guerra e ogni minimo dissenso viene represso: su questo sfondo, la morte in carcere dell’oppositore Aleksey Navalny fa temere al Cremlino nuove fibrillazioni, che sembravano esaurite dopo la fuga di centinaia di migliaia di russi in seguito alla prima ondata di mobilitazione. Le prossime elezioni presidenziali a marzo porteranno alla rielezione di Vladimir Putin per un quinto mandato non consecutivo, che verrà tradotto in plebiscito per il leader e per la guerra da lui iniziata e dichiarata esistenziale per la Federazione russa. Sul versante ucraino, il recente licenziamento del capo delle forze armate segnala tensioni ai vertici, mentre la nuova legge sulla mobilitazione evidenzia un’emergenza in termini di effettivi da mandare al fronte. Al posto di Valerij Zaluzhny ora è Oleksandr Syrsky. Il 2024 sarà un anno difficile per Kiev, e probabilmente decisivo per l’esito del conflitto. L’Ucraina conta di resistere sino all’arrivo degli aiuti europei, 50 miliardi per scopi civili fino al 2027, munizioni e aerei F16. E spera che alla fine il Congresso americano sbloccherà il pacchetto da 60 miliardi di dollari. Diversi Paesi europei hanno firmato accordi bilaterali con l’Ucraina sulla sicurezza, ma non vincolanti giuridicamente: l’Italia potrebbe seguire a breve. QUALE NEGOZIATO POSSIBILE? Vladimir Putin dice di essere aperto a negoziati, ma su quali basi? Il Cremlino non perde occcasione per ribadire che gli obiettivi iniziali restano invariati, compresa la “denazificazione” che sottitende un cambio di regime e la smilitarizzazione dell’Ucraina. Kiev insiste sull’obiettivo di riconquistare il suo intero territorio ai confini del 1991, quindi Cirmea inclusa, vuole che Putin sia portato davanti a un tribunale e la Russia risarcisca per la distruzione causata. Insomma, salvo implosione di uno dei due fronti, non pare giunto il momento di trattare. LE SANZIONI E LA RESILIENZA (PER ORA) DELL’ECONOMIA RUSSA L’Unione europea ha varato oggi il 13esimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia, e nuove misure restrittive sono state annunciate dagli Usa. L’economia russa ha stupito per resilienza e capacità di riorganizzazione e quest’anno il pil è previsto in crescita del 2,6% dal Fmi. Ma l’iper attività del settore militare industriale minaccia squilibri macroeconomici, inflazione in primis e porrà problemi una volta terminato il conflitto, se e quando avverrà. Quest’anno nel bilancio russo sono previste spese militari per 140 miliardi di dollari. L’Europa ha drasticamente ridotto gli acquisti di gas e ufficialmente tagliato ogni ponte commerciale. Le ‘triangolazioni’ con Paesi terzi, poi, tengono in vita un flusso di importazioni che restano vitali per la Russia, soprattutto nel comparto tecnologico. Nel cosiddetto “Sud globale” nessun Paese d’altronde applica le sanzioni contro la Russia. E Mosca ha reindirizzato le sue esportazioni energetiche e di materie prime verso l’Asia, in particolare di idrocarburi verso India e Cina, che coprono quasi il 40% delle importazioni energetiche totali dalla Russia.

M.O., Netanyahu presenta piano post-guerra: i punti principali

M.O., Netanyahu presenta piano post-guerra: i punti principaliRoma, 23 feb. (askanews) – Quattro mesi e mezzo dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha svelato il suo piano per il “giorno dopo”, presentandolo al gabinetto di guerra nella notte tra giovedì e venerdì per l’approvazione. Ecco i punti principali del progetto post-bellico.


Secondo un documento pubblicato dall’Ufficio del premier gli obiettivi a breve termine della campagna rimangono invariati: – distruggere le capacità militari e le infrastrutture governative sia di Hamas che della Jihad islamica,


– garantire il rilascio degli ostaggi. Nel medio termine:


– Israele intende mantenere la libertà di effettuare operazioni militari a Gaza, – creerà una zona cuscinetto attorno alla Striscia di Gaza, che rimarrà in vigore “finché ce ne sarà la necessità di sicurezza”,


– Israele imporrà una “chiusura al confine meridionale” con l’egitto per impedire la ripresa dell’attività terroristica. La chiusura sarà gestita con l’assistenza degli Stati Uniti e in cooperazione con l’Egitto “per quanto possibile”, – Israele manterrà anche il controllo della sicurezza sulla Cisgiordania, da terra, aria e mare, “per prevenire il rafforzamento di elementi terroristici in (Cisgiordania) e nella Striscia di Gaza e per contrastare le minacce verso Israele” provenienti da queste aree. Nel lungo periodo la proposta di Netanyahu prevede che: – il governo civico della Gaza postbellica venga affidato a “professionisti con esperienza manageriale”, “funzionari locali che non devono essere identificati con stati o organizzazioni che sostengono il terrorismo e non devono ricevere stipendi da loro”, ma si usa un linguaggio vago, – la ricostruzione di Gaza avverrà solo quando “la Striscia sarà smilitarizzata e sarà avviato il processo di deradicalizzazione”, – Israele lavorerà per garantire la chiusura permanente dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, e l’istituzione di un nuovo organismo internazionale. Infine la dichiarazione di Netanyahu aggiunge che “Israele rifiuta totalmente i diktat internazionali su un accordo sullo status finale con i palestinesi” e il riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese da parte della comunità internazionale “sarebbe un enorme premio al terrorismo” e impedirebbe qualsiasi accordo di pace.

Ucraina, Ue vara 13esimo pacchetto sanzioni contro la Russia. Zelensky annuncia nuova controffensiva

Ucraina, Ue vara 13esimo pacchetto sanzioni contro la Russia. Zelensky annuncia nuova controffensivaRoma, 23 feb. (askanews) – Alla vigilia del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio Ue ha adottato il tredicesimo pacchetto di sanzioni nei confronti del regime di Mosca, incentrato “sull’ulteriore limitazione dell’accesso della Russia alla tecnologia militare, come quella dei droni, e sull’elenco di ulteriori società e individui coinvolti nello sforzo bellico russo”, si legge nella nota che conferma il varo delle nuove misure restrittive. “Con questo nuovo pacchetto la lista delle persone e entità nel mirino delle sanzioni supera le 2000 voci, precisa il Consiglio Ue, “infliggendo un duro colpo all’esercito e alla difesa della Russia”, ché “il sostegno dell’Ue all’Ucraina e al suo popolo resta invariato. L’Europa è unita e determinata a continuare a difendere i propri valori e i propri principi fondativi”.


Intanto Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto sapere che non intende firmare alcun accordo simile a quelli di Minsk, che miravano a stabilizzare la situazione in Ucraina: “Non vogliamo ripetere gli accordi di Minsk (…) Non crediamo in nuovi conflitti congelati”, ha detto Zelensky in un’intervista a Fox News. “Non è una situazione di stallo. Infatti, (la situazione) nell’est è molto complicata, mancano alcune armi, loro (l’esercito russo) hanno la superiorità aerea, superiorità in termini di forze sul campo”, ha sottolineato parlando del conflitto e ricordando ai partner occidentali la necessità di armi. Il presidente ucraino ha aggiunto che Kiev intende lanciare un’altra controffensiva, ma non ha rivelato dettagli specifici.