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Amb. USA Markell: fortunati ad avere Italia amica e alleata

Amb. USA Markell: fortunati ad avere Italia amica e alleataRoma, 27 giu. (askanews) – “Ho trascorso del tempo con la Primo ministro Meloni e il presidente Biden nell’Oval Office e di recente in Puglia, ed è chiaro quanto forte sia la relazione tra i nostri leader e i nostri paesi. Siamo fortunati ad avere l’Italia come tale forte amico, partner e alleato. Siamo grati agli italoamericani che hanno contribuito così tanto alla grandezza degli Stati Uniti. E vogliamo davvero fortemente costruire assieme un mondo migliore”: lo ha dichiarato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Jack Markell, nel suo discorso al ricevimento a Villa Taverna, in vista della festa nazionale per l’Independence Day.


Markell ha esordito congratulandosi “con tutto il governo Italiano per il grande successo ottenuto in occasione della presidenza Italiana del G7”.

Ue, Tajani: in Italia il Ppe è al governo, bisogna tenerne conto

Ue, Tajani: in Italia il Ppe è al governo, bisogna tenerne contoBruxelles, 27 giu. (askanews) – Il governo di Giorgia Meloni è sostenuto da Forza Italia, che è membro del Ppe, il partito europeo che ha vinto le elezioni e che ora sta conducendo i negoziati con i Socialisti e i Liberali sulle nomine per i nuovi vertici delle istituzioni Ue e sulla nuova maggioranza al Parlamento europeo. Di questo bisogna tenere conto, e non fosse che per questo, il governo italiano non può essere tenuto da parte nei negoziati; e comunque, come ha ricordato il presidente Mattarella “non c’è Europa senza Italia”.


E’, in sostanza, quello che ha detto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, secondo quanto ha riferito luo stesso alla stampa, nei suoi interventi al pre-vertice del Ppe, oggi a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo. Tajani ha sottolineato anche che i Socialisti e i Liberali hanno perso le elezioni, e non possono imporre la loro volontà di escludere i Conservatori dal dialogo con la maggioranza a cui partecipano con il Ppe, perché i voti del gruppo di Giorgia Meloni potrebbero servire a garantire la maggioranza nel voto segreto al Parlamento europeo per la presidenza della Commissione. Mentre il Ppe, che le elezioni le ha vinte, esclude che la maggioranza possa allargarsi ai Verdi, spostandosi così più a sinistra.


“Ho ribadito con grande fermezza – ha riferito il leader di Forza Italia – che il Ppe è il vincitore di queste elezioni, e quindi bisogna tenere conto di questo risultato elettorale; che anche in Italia il Ppe è il vincitore, e che è anche il terzo partito italiano. E di questo si deve tener conto anche quando si parla di Italia, di rapporti con il governo italiano” nell’Ue. “Ho altresì ribadito – ha continuato Tajani – che il Ppe non può aprire ai Verdi, perché questo metterebbe a rischio anche l’lezione di Ursula von der Leyen” alla presidenza della Commissione, “mentre bisogna avviare un dialogo con i Conservatori, per un semplice motivo: perché la Meloni condivide molte nostre posizioni. Penso alla questione ucraina, alla questione russa, penso alla questione stato di diritto, penso a tante altre questioni come l’immigrazione, che vedono una convergenza di posizioni tra lei e il Ppe”.


Nel pre-vertice del Ppe, ha aggiunto il ministro degli Esteri, “durante tutto il dibattito è emersa chiara la preoccupazione per l’Italia. E quindi credo che ci sarà un grande impegno da parte dei Popolari a guardare con attenzione e rispetto al nostro paese. Ho anche ricordato le parole del Presidente Mattarella: non esiste l’Europa senza l’Italia. Questo deve essere tenuto in conto”. Quindi, ha sintetizzato Tajani, “i temi sono due: il Partito popolare Europeo che è al governo del Paese, e l’impossibilità di andare ancora più a sinistra. Se serve un accordo con Socialisti Liberali e Popolari, va bene”.


“Sono soddisfatto della scelta di Roberta Metsola, che da sempre è stata la nostra candidata alla presidenza del Parlamento europeo… Siamo soddisfatti per la indicazione di Ursula von der Leyen, che abbiamo votato al Congresso Ppe di Bucarest. E quindi da questo punto di vista il risultato è positivo”. “Però in Parlamento europeo – ha rilevato il leader di Forza Italia – bisogna avere la certezza, visto che il voto (per la presidenza della Commissione, ndr) è segreto. Ricordo che l’ultima volta, nel 2019, Angela Merkel chiese il consenso dei Conservatori, perché senza i voti dei Conservatori von der Leyen non sarebbe stata eletta. Non tutti la votarono ma anche i conservatori polacchi la votarono, per esempio”. “Quindi bisogna tenere in conto tante variabili quando si vota in Parlamento a scrutinio segreto. Ho invitato tutti – ha riferito Tajani – a una grande prudenza, una grande attenzione ribadendo il ruolo dell’Italia è il ruolo del Ppe nel governo italiano, nella maggioranza di governo italiano, alla luce anche degli ultimi risultati elettorali. E devo dire che tutti hanno compreso bene che non si può non tenere conto dell’Italia. Lo stesso Weber ha ricordato le parole del Presidente Mattarella che ho rievocato prima”. “Qui non è questione della persona Meloni, è questione dell’Italia. L’Italia dove al governo, ripeto ancora una volta, c’è una forza del Partito popolare europeo che è guidata dal vicepresidente del Ppe, che è stato due volte commissario europeo, e presidente del Parlamento europeo eletto su indicazione del Ppe”, ha ricordato il ministro degli Esteri, rievocando i suoi predenti incarichi nell’Ue. “Figuriamoci se non è una forza che anche all’interno del governo si batte per avere un governo europeista. Mi pare che anche da questo punto di vista Meloni si sia comportata in maniera corretta”. Al pre-vertice Ppe, ha continuato Tajani, “ho detto inoltre: attenzione a escludere i conservatori da qualunque forma di dialogo, perché significherebbe far sì che i conservatori vadano poi a parlare con Le Pen. Se noi vogliamo invece avere una forza di destra moderata che sia diversa dall’estrema destra dobbiamo essere noi gli interlocutori”. “Insomma – ha sottolineato – il Partito popolare europeo deve avere due interlocutori, uno a destra e uno a sinistra, se vogliamo garantire stabilità alle istituzioni. E non sono d’accordo a mettere tutto nelle mani dei Socialisti e dei Liberali che hanno perso le elezioni”. A chi chiedeva se il Ppe non rischi così di perdere il sostegno dei Socialisti e dei Liberali per la maggioranza in Parlamento europeo, Tajani ha risposto: “Ma non c’è neanche una maggioranza a sinistra. Devono capire che chi ha vinto le elezioni è il Partito popolare europeo. I Socialisti, i Verdi e i Liberali di Renew hanno perso le elezioni, questo è incontrovertibile”. “Qual è l’alternativa a questa maggioranza? Una maggioranza di sinistra con Le Pen? Attenzione poi, perché bisogna avere i voti” per la maggioranza assoluta in Parlamento che serve all’elezione della presidenza della Commissione. “Io ho detto: va bene con i socialisti, però bisogna parlare anche con i conservatori. Perché non può essere che chi ha perso le elezioni decide cosa si fa. Questa è la democrazia”. “La Merkel – ha ribadito Tajani – nel 2019 chiamò i Conservatori per far votare von der Leyen, i conservatori l’hanno già votata. La Merkel capì che bisognava dialogare, interloquire con i conservatori. Non mi pare che ci sia nulla di nuovo. E non è crollata l’Unione europea” dopo quel voto nel 2019. “Non c’è il dogma ‘socialismo e nient’altro’. In democrazia i risultati sono quelli che contano. I socialisti hanno perso dovunque, non è che hanno vinto da qualche parte”, ha concluso il leader di Forza Italia.

Usa2024, questa sera ad Atlanta il dibattito Biden-Trump

Usa2024, questa sera ad Atlanta il dibattito Biden-TrumpRoma, 27 giu. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden e l’ex presidente Donald J. Trump si affronteranno questa sera ad Atlanta nel primo dibattito televisivo per le elezioni presidenziali del 2024.


Biden ha puntato ad anticipare il confronto tra i due per mettere a fuoco la netta differenza tra le loro visioni per l’America. Il suo team vuole convincere gli elettori a non considerare lo scrutinio come un voto a favore o contro la leadership di Biden, insistendo che un secondo mandato di Trump sarebbe più radicale e vendicativo del primo. Anche Trump era ansioso di dibattere e senz’altro toccherà il tasto di quello che ritiene sia un indebolimento di Biden dal punto di vista cognitivo rispetto all’ultima volta che si sono scontrati in un dibattito presidenziale nell’ottobre 2020. Secondo i vari commentatori, Trump starà assaporando l’opportunità di scagliarsi sul bilancio del mandato alla Casa Bianca di Biden in termini soprattutto di immigrazione e di inflazione e delle crisi in Ucraina e in Israele e insisterà sul fatto che considera questa elezioni un referendum su Biden. Si prevede che l’animosità sarà palpabile all’interno dello studio televisivo della Cnn ad Atlanta, senza pubblico, dove si dibatterà per 90 dei minuti più importanti della campagna. Il dibattito è il primo nella storia moderna in cui entrambi i candidati sono già stati presidenti.


Per Biden, avviare un dibattito su Trump significa confrontarsi con lui sul suo ruolo nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, sulla sua disponibilità a amnistiare le persone condannate nella rivolta e sulla sua dichiarazione che non sarà un dittatore “tranne che il primo giorno”. Ma Biden cercherà di far tesoro anche del nuovo status di Trump come criminale condannato, sostenendo che l’ex presidente si preoccupa solo di se stesso e si candida anche per evitare la prigione.

Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza l’Italia

Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza l’ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – “Nessuno più di me rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia. C’è stata un’incomprensione. Qualche volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La posizione comune dei tre grandi gruppi nel Consiglio europeo, in cui abbiamo completato i negoziati, è solo per facilitare il processo. La decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo”. Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, arrivando al Consiglio europeo di Bruxelles che discuterà i nuovi vertici Ue.


“L’unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana. Questo per me è ovvio”, ha concluso Tusk, che è anche negoziatore per il Ppe.

Vertice Ue, Tajani: non si può dire ora che cosa farà l’Italia

Vertice Ue, Tajani: non si può dire ora che cosa farà l’ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – Non si può ancora dire che posizione assumerà l’Italia nei negoziati, che devono ancora cominciare, sulle nomine per i nuovi vertici delle istituzioni Ue, al Consiglio europeo che si terrà oggi e domani a Bruxelles. Le decisioni della premier Giorgia Meloni dipenderanno dall’andamento delle trattative, e non c’è alcuna decisione già presa di votare contro il pacchetto di nomine proposto dall’accordo tra Ppe, Socialisti e Liberali, che prevede un secondo mandato per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il socialista Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e la premier liberale estone Kaja Kallas come Alto Rappresentante per la Politica estera comune.


Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, parlando alla stampa al suo arrivo al pre-vertice del Ppe, oggi a Bruxelles. “Vediamo – ha detto Tajani ai giornalisti -, per quanto riguarda l’Italia noi riteniamo che” nella nuova Commissione europea “debba esserci un vicepresidente e un portafoglio di rilievo, che spetta alla seconda manifattura d’Europa, a un paese fondatore, e con una stabilità di governo per i prossimi tre anni e mezzo. A differenza di altri, credo che l’Italia possa svolgere un ruolo fondamentale nel contesto comunitario nei prossimi anni”. L’Italia potrebbe votare contro? E’ una possibilità? “Bisogna vedere – ha risposto Tajani. “La mia posizione è favorevole” all’accordo sulle tre nomine per i vertici Ue, “ma senza alcuna apertura ai Verdi. Bisogna invece guardare, aprire il dialogo con i conservatori. Questo è fondamentale”.


Alla domanda se confermi la richiesta di una vicepresidenza esecutiva della Commissione per l’Italia, il ministro degli Esteri ha replicato: “Io non ho mai parlato di… Un conto è la vicepresidenza, un conto sono le deleghe. Io ho parlato di delega forte”. E quindi, gli è stato chiesto, non di vicepresidenza esecutiva? “Vediamo – ha risposto Tajani -, vedremo quelle che saranno le vicepresidenze, come saranno organizzate. Non è questione… Bisogna vedere se ci saranno ancora vicepresidenze esecutive oppure no”. Riguardo al presunto “scontro fortissimo” sulla Commissione che ci sarebbe stato tra il presidente francese Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, il ministro si è limitato a notare: “Questo lo ha scritto il Financial Times, non è il Financial Times che…” Un giornalista ha poi chiesto se sarebbe una buona idea votare contro il socialista portoghese Antonio Costa, ex premier di un paese del Sud, il Portogallo alla presidenza del Consiglio europeo. “Non c’è nessuna decisione di votare contro; finché non comincia il Consiglio – – ha insistito Tajani – non si può dire ciò che farà l’Italia. Io posso dire quello che facciamo noi di Forza Italia. Certamente – ha osservato – io sono molto perplesso sulla durata per cinque anni della presidenza del Consiglio europeo, perché il Ppe è quello che ha vinto le elezioni, non hanno vinto né i Socialisti né i Liberali”.


Comunque, ha concluso il leader di Forza Italia, “devono ancora cominciare le trattative”.

In Francia a 3 giorni dal voto RN in vantaggio, i macronisti arrancano

In Francia a 3 giorni dal voto RN in vantaggio, i macronisti arrancanoRoma, 27 giu. (askanews) – A tre giorni dal primo turno delle legislative anticipate in Francia, in un contesto di forte mobilitazione, il voto del 30 giugno sembra destinato a confermare il peso acquisito dall’estrema destra del Rassemblement National, mentre la sinistra è ferma al secondo posto, e la coalizione presidenziale sta perdendo terreno. Questo il quadro delineato da un sondaggio condotto da Ipsos per Le Monde, la Fondation Jean Jaurès, Cevipof, l’Institut Montaigne, Radio France e France Télévisions.


Le elezioni parlamentari senza precedenti del 30 giugno e del 7 luglio suscitano un enorme interesse, misto a incomprensione, e allo stesso tempo paura e speranza, commenta Le Monde. Questo dovrebbe tradursi in una forte partecipazione domenica. Il sondaggio, condotto online su un ampio campione di 11.820 persone rappresentative della popolazione francese iscritta al voto, prevede infatti un’alta affluenza: circa il 61-65% degli intervistati intende recarsi alle urne domenica, ben al di sopra dell’affluenza del 47,5% registrata per le elezioni legislative di due anni fa. I francesi sembrano rispondere a questa chiamata alle urne dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Emmanuel Macron il 9 giugno, la sera delle elezioni europee che ha dato allo schieramento presidenziale solo il 14,6% dei voti.


I candidati del Rassemblement National (RN) sono nettamente in testa, con il 32% delle intenzioni di voto (margine di errore di 1,1 punti), una percentuale vicina a quella delle elezioni europee (31,4%), a cui va ora aggiunto il contributo dei candidati di Les Républicains (LR) appoggiati in virtù dell’accordo raggiunto tra Eric Ciotti e Marine Le Pen. Questi candidati sono accreditati del 4% dei voti, cosa che porta il livello di intenzioni di voto per il partito Lepéniste alleato di Eric Ciotti al 36%. Si tratta di un livello senza precedenti per questa famiglia politica, che al primo turno delle elezioni legislative di due anni fa aveva ottenuto “solo” il 18,7% dei voti.La coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (che mette assieme Partito Comunista, socialisti, i Verdi (EELV) e la sinistra radicale di La France Insoumise) otterrebbe il 29% delle preferenze. Ha dunque fatto progressi in due anni – il precedente cartello Nupes aveva il 26,2% la sera del primo turno nel 2022 – ma ha perso terreno rispetto al totale della sinistra alle elezioni europee, che era intorno al 32%. Due i principali motivi, secondo l’analisi di Le Monde: gli elettori di Raphaël Glucksmann, volto nuovo della politica francese con il suo movimento Place Publique sono riluttanti a sostenere l’alleanza, e il 28% dei sostenitori del Partito Socialista (PS) disapprova la formazione del Nuovo Fronte Popolare.

Vertice Ue, ecco tutte le decisioni cruciali che dovranno prendere i leader dei 27

Vertice Ue, ecco tutte le decisioni cruciali che dovranno prendere i leader dei 27Bruxelles, 26 giu. (askanews) – Il Consiglio europeo che si svolge domani e venerdì a Bruxelles ‘sarà un incontro particolarmente significativo’, con ‘un programma sostanziale e decisioni cruciali che determineranno il nostro percorso da seguire’. Lo spiega il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera di convocazione ai leader dei Ventisette.


Tre sono le decisioni particolarmente importanti attese da questo vertice, secondo quanto ha indicato lo stesso Michel: ‘In primo luogo, adotteremo l’Agenda strategica. Fedele al suo ruolo previsto dai Trattati, il Consiglio europeo’ con questa agenda ‘definirà le priorità e fisserà gli orientamenti strategici dell’Unione per i prossimi cinque anni, guidando così il lavoro della prossima legislatura’. ‘In secondo luogo – continua il presidente del Consiglio europeo -, determineremo la via da seguire per quanto riguarda le riforme interne e, in terzo luogo, concorderemo le nomine istituzionali’, ovvero il nuovo presidente del Consiglio europeo, il nuovo Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, e la designazione del candidato o della candidata presidente della Commissione europea, che dovrà essere poi confermata dal voto in plenaria del Parlamento europeo.


Quest’ultimo punto, che in principio ci si poteva attendere fosse quello più controverso, dovrebbe essere facilitato dall’accordo di coalizione già raggiunto ieri in videoconferenza dai sei capi di Stato e di governo incaricati dei negoziati a nome dei tre gruppi politici europei Ppe, S&D, e Renew, che hanno indicato il loro sostegno per la triade formata dall’ex premier socialista portoghese Antonio Costa, come presidente del Consiglio europeo, da Ursula von der Leyen (Ppe) come presidente designata per un secondo mandato alla Commissione europea, e dalla premier estone Kaja Kallas (liberale) come Alto Rappresentante. A meno che proprio il fatto che un accordo sia stato già concluso dai sei mediatori (il premier spagnolo Pedro Sßnchez, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i Socialisti, il premier greco Kyrißkos Mitsotßkis e quello polacco Donald Tusk per il Ppe, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier uscente olandese Mark Rutte per i Liberali di Renew) non provochi disagio e critiche da parte dei capi di Stato e di governo non appartenenti alle tre famiglie politiche della coalizione, che potrebbero sentirsi esclusi e discriminati, come è già successo con la premier italiana Giorgia Meloni all’ultimo Consiglio europeo informale, il 17 giugno, sempre a Bruxelles.


Si sa che il premier ungherese, Viktor Orbßn è fortemente contrario alla coalizione Ppe-S&D-Renew, e soprattutto a Ursula von der Leyen. Che cosa farà Meloni non è chiaro, e dipenderà probabilmente dall’atteggiamento dei leader negoziatori, tra i quali mancherà comunque Sanchez, che non partecipa al vertice a causa di un lutto familiare, ma ha delegato Scholz a rappresentarlo. Qualche altro paese potrebbe opporsi all’accordo, ma comunque, a meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, sembra estremamente improbabile che possa mancare la maggioranza qualificata (55% dei paesi, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue) necessaria, e sufficiente, per approvare le tre nomine. Meloni dovrà decidere, nel suo ruolo di rappresentante dell’Italia (e non certo di presidente del Partito europeo dell’Ecr), se restare nei giochi del Consiglio europeo, accettando di sostenere le nomine concordate, magari in cambio di un portafogli importante che potrebbe essere promesso da von der Leyen per il futuro commissario italiano, e di una particolare attenzione a tematiche importanti per l’Italia (come la gestione dell’immigrazione). L’alternativa sarebbe astenersi o votare contro, confermando la sua avversità a qualunque accordo con i Socialisti, ed esigendo invece una maggioranza diversa che comprenda i Conservatori. Ciò che appare numericamente e politicamente impossibile, alla luce delle chiare discriminanti poste dai gruppi S&D e Renew contro qualunque forza di destra.


Il vertice inizierà giovedì alle 14 con un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ci sarà l’opportunità di discutere con lui ‘della situazione sul campo, ma anche per prendere nota di alcuni risultati raggiunti dopo il nostro ultimo incontro. In particolare, questo Consiglio europeo sarà l’occasione per accogliere con favore l’adozione di quadri negoziali e lo svolgimento di conferenze intergovernative con Ucraina, Moldova e Montenegro. Si tratta di passi storici nel sostenere il rispettivo percorso di questi paesi verso l’adesione all’Ue’, nota Michel nella sua lettera di invito ai leader. Con Ucraina e Moldova c’è stata l’apertura dei negoziati martedì, mentre con il Montenegro i negoziati sono ripresi, dopo che erano stati già avviati e poi sospesi. ‘Quest’anno – rivendica il presidente del Consiglio europeo – siamo stati ambiziosi e coraggiosi, convogliando verso il sostegno all’Ucraina i profitti straordinari generati dagli asset russi immobilizzati. Per i prossimi anni, insieme ai partner’ del G7, ‘garantiremo prestiti per l’Ucraina per ulteriori 50 miliardi di euro’, proprio grazie ai proventi degli asset russi congelati. ‘È inoltre imperativo intensificare il nostro sostegno militare all’Ucraina, concentrandoci sulla difesa aerea, sulle munizioni e sui missili. Inoltre, dobbiamo continuare a raccogliere un ampio sostegno internazionale per una pace giusta in Ucraina basata sulla Carta delle Nazioni Unite’. Il vertice, aggiunge Michel, riportando in gran parte quanto prevede la bozza delle conclusioni del vertice ‘affronterà anche la devastante crisi del Medio Oriente. Il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati in ogni circostanza. In questo contesto, chiederemo la piena attuazione dei termini della proposta di cessate il fuoco stabilita nella risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il rispetto e l’attuazione degli ordini della Corte internazionale di giustizia’. ‘Ripeteremo – continua il presidente del Consiglio europeo – il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e un aumento dell’assistenza umanitaria, sufficientemente significativo da soddisfare i terribili bisogni sul terreno. In terzo luogo, ribadiremo il nostro fermo impegno per una pace duratura e sostenibile sulla base della soluzione dei due Stati. Continueremo a sostenere l’Autorità Palestinese e a lavorare con tutti i nostri partner nella regione e oltre per rilanciare un processo a tal fine’. Il Consiglio europeo si occuperà poi del tema della sicurezza e difesa, dove però gli Stati membri sono divisi tra quelli che prospettano nuovi strumenti, compreso il debito comune, per finanziare una vera e propria politica industriale europea della Difesa, e quelli (Germania e paesi nordici) che non ne vogliono neanche sentir parlare. Originariamente, la Commissione doveva presentare un documento con diverse opzioni per finanziare la base industriale, poi si è parlato di una lettera, ora ci sarà solo un rapporto orale di von der Leyen. Si parlerà comunque della possibilità di ricorrere alla Banca europea degli investimenti (Bei), che però attualmente, per statuto, non può finanziare la spesa militare. Un altro punto, meno controverso ma su cui l’Ue è ancora in ritardo, è quello dell’Unione dei mercati dei capitali, su cui dei passi avanti erano stati fatti al Consiglio europeo di aprile. ‘Esamineremo i progressi su tutte le nostre iniziative per il rafforzamento della competitività, concentrandoci in particolare sull’Unione dei mercati dei capitali’, annuncia Michel nella sua lettera. L’agenda prevede anche una discussione sull’immigrazione, per la quale sarà sul tavolo dei Ventisette l’ormai tradizionale lettera pre-vertice di von der Leyen su questa tematica. Un tema che sta diventando spinoso, infine, è quello della Georgia, che, con la sua legislazione che reprime le Ong e i media, sta prendendo una direzione che va in senso opposto a quello delle raccomandazioni dell’Ue per poter andare avanti verso il processo di adesione. L’avvertimento che vuol dare il Consiglio europeo a Tbilisi, anche per contrastare la disinformazione del governo secondo cui l’Ue appoggerebbe le misure liberticide, è che la Georgia sta rischiando seriamente il blocco del processo di adesione. ‘Conto su di voi affinché compiate ogni sforzo per raggiungere un accordo su queste importanti questioni. In questi tempi è essenziale un’Unione determinata e motivata’, conclude Michel, rivolto ai leader dei Ventisette, nella sua lettera di convocazione del vertice.

Francia alle urne, come funziona il voto, scenari

Francia alle urne, come funziona il voto, scenariRoma, 26 giu. (askanews) – Dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale annunciata dal presidente Emmanuel Macron alla luce dei risultati delle europee, gli elettori francesi sono chiamati alle urne per rinnovare i mandati parlamentari il 30 giugno per il primo turno e il 7 luglio per il secondo. Le elezioni parlamentari anticipate sono state volute da Macron, tra tanti dubbi, anche nel suo campo politico, dopo la netta vittoria dell’estrema destra del Rassemblement National (RN) alle europee.


Come funzionano le elezioni legislative L’Assemblea nazionale ha 577 seggi. Il 30 giugno, primo turno, gli elettori sceglieranno uno dei candidati in corsa nella loro circoscrizione: chi ottiene la maggioranza assoluta (più del 50% dei voti con almeno il 25% degli elettori registrati), vince automaticamente, quindi il tasso di partecipazione è cruciale, contrariamente a quanto accade per le presidenziali. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, si va al secondo turno il 7 luglio, con la partecipazione dei candidati che abbiano superato almento il 12,5% dei voti. Vince il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Il semipresidenzialismo In Francia vige un sistema di ‘semipresidenzialismo’: un presidente eletto direttamente (dal 1962) e un parlamento comunque dotato di ampi poteri. Questo sistema politico, noto come Quinta Repubblica, è regolato dalla Costituzione del 1958.


I possibili scenari Il partito di Macron conquista la maggioranza assoluta (almeno 289 seggi) dell’Assemblea nazionale. Scenario ritenuto poco probabile alla luce dei sondaggi, permetterebbe la conferma del primo ministro Gabriel Attal. Il partito di Macron ottiene la maggioranza relativa (230 seggi) e deve stringere alleanze.


La maggioranza assoluta va al Rassemblement National di estrema destra o alla coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare. In questo caso Macron deve scegliere un primo ministro tra i membri della coalizione vincente e il primo ministro sceglierà poi i suoi ministri. Insomma, scatta la “coabitazione”. Se nessun partito ottiene la maggioranza e non si arriva a formare una coalizione di governo, si potrebbe creare una delicata situazione di stallo, ma non sarebbe possibile indire nuove elezioni legislative prima di un anno. Per questo diversi analisti sostengono che il presidente Macron dovrebbe in quel caso dimettersi, eventualità per ora esclusa dall’inquilino dell’Eliseo che ha scomesso sul voto anticipato. Coabitazione Macron-Le Pen?


L’europarlamentare Jordan Bardella è proposto dal Rassemblement National come candidato primo ministro nel caso l’estrema destra ottenga la maggioranza assoluta, ma è il presidente a scegliere il capo del governo, quindi, fanno notare diversi analisti, Macron potrebbe tentare di nominare la storica leader Marine Le Pen, che verosimilmente rifiuterebbe sino a quando il presidente non nominerà Bardella o sino a quando si troverà una terza opzione. In caso di ‘coabitazione’, il presidente mantiene alcuni poteri, come il comando delle forze armate e diversi aspetti della politica estera. La politica interna del Paese invece sarebbe controllata dal campo parlamentare. Se un Presidente non è d’accordo con una legge, può sottoporre la questione al Consiglio costituzionale (un organo che garantisce il rispetto dei principi e delle norme costituzionali) o chiedere una seconda lettura all’Assemblea nazionale. Come fa notare Euronews, che ha consultato al riguardo degli esperti, le questioni europee riguardano il capo del governo e quindi il parlamento, a decidere sulle questioni europee. “Gli affari europei non sono considerati politica estera. Sono in gran parte politica interna. Quindi spetta al governo decidere sugli affari europei”, ha affermato François-Xavier Millet. “Ma è chiaro che potrebbero esserci tensioni, come è normale che sia, tra il premier e il presidente in una situazione di coabitazione per quanto riguarda gli affari europei”, ha aggiunto Millet. Durante la Quinta Repubblica, la Francia ha avuto tre periodi di coabitazione, in seguito a vittorie dell’opposizione alle legislative. L’ultima coabitazione risale al 1997, quando il presidente di centro-destra Jacques Chirac sciolse il Parlamento, ma le elezioni furono poi vinte da una coalizione di sinistra guidata dal Partito Socialista: il primo ministro Lionel Jospin fu nominato primo ministro guidò il governo fino al 2002 e riuscì a introdurre una serie di leggi osteggiate dal campo presidenziale, come la settimana di 35 ore, l’assistenza sanitaria universale e le unioni civili per le coppie omosessuali.

Accordo dei negoziatori di Ppe, S&D e Renew sui nuovi vertici Ue

Accordo dei negoziatori di Ppe, S&D e Renew sui nuovi vertici Ue

Bruxelles, 25 giu. (askanews) – Secondo fonti diplomatiche presso l’Ue a Bruxelles, i negoziatori dei tre gruppi politici Ppe, S&D, e Renew hanno avuto oggi una riunione in videoconferenza in cui hanno raggiunto un consenso, in conformità con i Trattati Ue, sulle tre cariche più alte delle istituzioni dell’Unione, confermando il loro sostegno all’ex premier socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo, a Ursula von der Leyen (Ppe) per un secondo mandato come presidente della Commissione europea e alla premier estone Kaja Kallas (liberale) come Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune. Lo hanno affermato fonti diplomatiche L’accordo tra i negoziatori (il premier spagnolo Pedro Sßnchez, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i Socialisti, il premier greco Kyrißkos Mitsotßkis e quello polacco Donald Tusk per il Ppe, e il presidente francese Emmanuel Macron e il premier uscente olandese Mark Rutte per i Liberali di Renew) dovrà essere ratificata dai leader dei Ventisette al Consiglio europeo, che si riunisce giovedì 27 e venerdì 28 giugno a Bruxelles.

La Farnesina condanna il blocco dei media italiani in Russia

La Farnesina condanna il blocco dei media italiani in RussiaRoma, 25 giu. (askanews) – Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale condanna con forza la decisione della Federazione Russa di bloccare l’accesso sul suo territorio alle trasmissioni e ai siti di diversi media europei, tra cui gli italiani Rai, La7, La Repubblica e La Stampa. Esprimiamo rammarico per la misura ingiustificata adottata nei confronti di queste emittenti e testate giornalistiche italiane, che hanno sempre fornito un’informazione oggettiva e imparziale sul conflitto in Ucraina. Questi media hanno seguito criteri di informazione oggettiva, e comunque legata a una interpretazione autonoma dei fatti conseguenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Con la scelta di utilizzare in maniera distruttiva la violenza in Ucraina, con la scelta di mettere nel mirino del loro esercito i civili ucraini, le città, le installazioni elettriche e gli apparati tecnici essenziali per la sopravvivenza del popolo ucraino, la dirigenza della Federazione Russa è impegnata in azioni che sono contrarie al diritto internazionale e a ogni principio di legalità e di convivenza civile. Tutto questo non verrà cancellato dai divieti imposti ai media e ai giornalisti italiani e di tutto il mondo che continuano a seguire con professionalità e indipendenza azioni devastanti e disumane. Quella della Federazione Russa è una decisione che non rimuove e non attenua gli effetti di una guerra violenta, devastatrice e illegale.