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Nato, Stoltenberg: vogliamo vedere Georgia verso piena adesione

Nato, Stoltenberg: vogliamo vedere Georgia verso piena adesioneMilano, 21 feb. (askanews) – “Vogliamo vedere la Georgia muoversi nella giusta direzione. Verso più democrazia e prosperità. Verso la piena adesione alla famiglia euro-atlantica”. Lo ha detto il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg con Irakli Kobakhidze, primo ministro della Georgia.


Il segretario generale dell’alleanza ha poi aggiunto: “Ci siamo già incontrati in passato, ma questa è la prima volta che ci incontriamo nella sua nuova veste di Primo Ministro e pertanto vorrei iniziare congratulandomi con lei per la sua nomina e non vediamo l’ora di lavorare con lei. La Georgia è uno stretto partner della Nato e sosteniamo pienamente la sovranità e l’integrità territoriale della Georgia”. “Mi congratulo con voi per aver ottenuto lo status di candidato all’Unione europea. Ora è importante che la Georgia continui e intensifichi le riforme interne e sostenga i valori democratici”, ha dichiarato.


Stoltenberg ha poi promesso: “La Nato continuerà a stare al vostro fianco mentre lavorate per realizzare tali aspirazioni”.

Europee, von der Leyen: non intendo lavorare con gli amici di Putin e anti-Ue

Europee, von der Leyen: non intendo lavorare con gli amici di Putin e anti-UeBruxelles, 21 feb. (askanews) – Della coalizione politica che dovrà sostenere la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, dopo le elezioni di giugno, non dovranno far parte formazioni di eurodeputati euroscettici, “amici di Putin” o che non sostengano chiaramente l’Ucraina nella guerra contro la Russia, la Nato e lo stato di diritto, la democrazia e i valori dell’Ue. Lo ha affermato la stessa von der Leyen, oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande dei giornalisti in un conferenza stampa congiunta con il presidente del Ppe, Manfred Weber, dopo una riunione dello stesso Ppe in cui si è discusso del sostegno alla sua candidatura per succedere a sé stessa. A chi chiedeva se pensi, come possibile futura presidente della Commissione, di poter lavorare con una maggioranza parlamentare che includa il gruppo della destra conservatrice Ecr (Conservatori e riformisti europei), di cui fa parte Fdi di Giorgia Meloni, von der Leyen ha replicato: “Per me è importante lavorare con degli europeisti, pro-Nato, pro-ucraini, che siano chiaramente sostenitori dei nostri valori democratici. Quindi, è più una questione di contenuti”, che non del gruppo politico di provenienza.


“Sappiamo – ha continuato la presidente della Commissione – che ogni elezione europea comporta un cambiamento nella composizione dei diversi partiti politici e dei diversi gruppi politici; quindi i contenuti contano. Quelli con cui voglio lavorare e so di poter lavorare sono coloro che difendono la democrazia contro gli euroscettici e che difendono i nostri valori contro gli amici di Putin; questi sono quelli con cui voglio lavorare e so di poter lavorare”.Un altro giornalista ha ricordato che dell’Ecr fanno parte partiti euroscettici di estrema destra, come il polaco “Legge e Giustizia” che è contro lo stato di diritto, o il partito francese pro-Putin “Reconquete”, entrato nel gruppo la settimana scorsa, e forse in futuro ci sarà anche il partito ungherese Fidesz del Premier Viktor Orbßn. E ha riproposto a von der Leyen la stessa domanda: se sia disposta a formare una coalizione con il gruppo Ecr nel suo prossimo mandato.“Con chi è contro lo stato di diritto dell’Ue è impossibile, con gli amici di Putin è impossibile”, ha replicato la presidente della Commissione. Per poter far parte della nuova maggioranza, ha puntualizzato, “ci deve essere un posizionamento molto chiaro da parte dei politici”. Tuttavia, ha osservato, “non sappiamo ancora chi siederà nel gruppo Ecr dopo le elezioni. O quali gruppi di eurodeputati lasceranno l’Ecr e, ad esempio, aderiranno al Ppe, il che è anche possibile.


Insomma, per gli eurodeputati e le forze politiche che vorranno far parte della coalizione ci sarà una “linea rossa”, un linea che non potrà essere oltrepassata, e che sarà definita in base a una serie di domande. “La ‘linea rossa’ è: siete per la democrazia? Difendete i nostri valori? Siete molto fermi per lo stato di diritto? Sostenete l’Ucraina? E vi battete contro il tentativo di Putin di indebolire e dividere l’Europa? E le risposte a queste risposte devono essere molto chiare”, ha concluso von der Leyen. 

Europee, le linee rosse di von der Leyen: no coalizioni con amici Putin e anti-Ue

Europee, le linee rosse di von der Leyen: no coalizioni con amici Putin e anti-UeBruxelles, 21 feb. (askanews) – Della coalizione politica che dovrà sostenere la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, dopo le elezioni di giugno, non dovranno far parte formazioni di eurodeputati euroscettici, “amici di Putin” o che non sostengano chiaramente l’Ucraina nella guerra contro la Russia, la Nato e lo stato di diritto, la democrazia e i valori dell’Ue. Lo ha affermato la stessa von der Leyen, oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande dei giornalisti in un conferenza stampa congiunta con il presidente del Ppe, Manfred Weber, dopo una riunione dello stesso Ppe in cui si è discusso del sostegno alla sua candidatura per succedere a sé stessa.  


A chi chiedeva se pensi, come possibile futura presidente della Commissione, di poter lavorare con una maggioranza parlamentare che includa il gruppo della destra conservatrice Ecr (Conservatori e riformisti europei), di cui fa parte Fdi di Giorgia Meloni, von der Leyen ha replicato: “Per me è importante lavorare con degli europeisti, pro-Nato, pro-ucraini, che siano chiaramente sostenitori dei nostri valori democratici. Quindi, è più una questione di contenuti”, che non del gruppo politico di provenienza. “Sappiamo – ha continuato la presidente della Commissione – che ogni elezione europea comporta un cambiamento nella composizione dei diversi partiti politici e dei diversi gruppi politici; quindi i contenuti contano. Quelli con cui voglio lavorare e so di poter lavorare sono coloro che difendono la democrazia contro gli euroscettici e che difendono i nostri valori contro gli amici di Putin; questi sono quelli con cui voglio lavorare e so di poter lavorare”.


Un altro giornalista ha ricordato che dell’Ecr fanno parte partiti euroscettici di estrema destra, come il polaco “Legge e Giustizia” che è contro lo stato di diritto, o il partito francese pro-Putin “Reconquete”, entrato nel gruppo la settimana scorsa, e forse in futuro ci sarà anche il partito ungherese Fidesz del Premier Viktor Orbán. E ha riproposto a von der Leyen la stessa domanda: se sia disposta a formare una coalizione con il gruppo Ecr nel suo prossimo mandato. “Con chi è contro lo stato di diritto dell’Ue è impossibile, con gli amici di Putin è impossibile”, ha replicato la presidente della Commissione. Per poter far parte della nuova maggioranza, ha puntualizzato, “ci deve essere un posizionamento molto chiaro da parte dei politici”. Tuttavia, ha osservato, “non sappiamo ancora chi siederà nel gruppo Ecr dopo le elezioni. O quali gruppi di eurodeputati lasceranno l’Ecr e, ad esempio, aderiranno al Ppe, il che è anche possibile.


Insomma, per gli eurodeputati e le forze politiche che vorranno far parte della coalizione ci sarà una “linea rossa”, un linea che non potrà essere oltrepassata, e che sarà definita in base a una serie di domande. “La ‘linea rossa’ è: siete per la democrazia? Difendete i nostri valori? Siete molto fermi per lo stato di diritto? Sostenete l’Ucraina? E vi battete contro il tentativo di Putin di indebolire e dividere l’Europa? E le risposte a queste risposte devono essere molto chiare”, ha concluso von der Leyen.

La madre di Navalny fa causa per riavere il corpo del figlio

La madre di Navalny fa causa per riavere il corpo del figlioRoma, 21 feb. (askanews) – La madre ddi Aleksei Navalny, l’oppositore russo morto la settimana scorsa in una colonia penale nell’estremo Nord russo, ha intentato una causa presso un tribunale russo chiedendo che le sia consegnato il corpo del figlio. La donna si è presentata ripetutatamente al carcere di massima sicurezza – colonia penale IK-3 – e ha registrato un video con cui si rivolge al presidente russo.


“Per il quinto giorno non lo vedo, non mi danno il suo corpo e non mi dicono nemmeno dove si trovi”, afferma la donna, ripresa sotto la neve, occhiali scuri, la voce ferma. “Mi rivolgo a te, Vladimir Putin”, ha detto. “La soluzione di questo problema dipende esclusivamente da te. Fammi finalmente vedere mio figlio. Ti chiedo di rilasciare immediatamente il corpo di Alexei in modo che io possa seppellirlo in modo umano.” La salma di Navalny si troverebbe nell’ospedale della città di Salekhard, non lontano dal carcere. Dal Cremlino nessuna reazione se non alle accuse della vedova di Navalny, Yulia, che ha puntato il dito contro il capo dello Stato come responsabile di avere “ucciso” suo marito, incarcerato tre anni fa al rientro dalla Germania dove era stato curato per l’avvelentamento subito nell’estate del 2020. “Si tratta naturalmente di accuse del tutto infondate e rozze”, ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, che ha espresso anche il totale rifiuto da parte russa di una indagine internazionale sul decesso di Navalny.


Oggi la notizia, riportata dall’agenzia Tass, che il 4 marzo, a porte chiuse, il tribunale di Salekhard esaminerà il ricorso presentato da Ljudmila Navalnaya. Secondo la portavoce di Navalny Kira Yarmysh le autorità hanno detto alla famiglia che il corpo di Navalny non sarà consegnato per altre due settimane, in attesa di “una sorta di ‘esame chimico’”. E’ facile pensare che non si muova nulla sino a dopo le elezioni presidenziali di metà marzo.Yulia Navalnaya ha sostenuto che i tempi lunghi mirano a far scomparire le tracce dell’agente nervino Novichok – la stessa sostanza utilizzata nel suo avvelenamento nel 2020. Sospetti condivisi e rilanciati ai massimi livelli in Europa.


Oggi il Regno Unito ha sanzionato sei persone che dirigono la colonia penale dove Alexei Navalny è morto, ha comunicato il ministero degli Esteri londinese con una nota, dove si legge che i destinatari delle sanzioni saranno soggetti a congelamento dei beni e divieti di viaggio sul territorio britannico. “È chiaro che le autorità russe hanno visto Navalny come una minaccia e hanno cercato ripetutamente di metterlo a tacere. Gli agenti dell’FSB lo hanno avvelenato con il Novichok nel 2020”, ha dichiarato il capo della diplomazia britannica David Cameron.

Mosca rimette sotto processo Oleg Orlov, copresidente Memorial

Mosca rimette sotto processo Oleg Orlov, copresidente MemorialMilano, 21 feb. (askanews) – Il tribunale distrettuale Golovinsky di Mosca riesamina il caso di “screditamento” dell’esercito russo contro il co-presidente della ong Memorial Oleg Orlov, avviato a causa di un articolo contro la guerra intitolato: “Volevano il fascismo. Lo hanno avuto”.


Durante l’udienza Orlov legge dimostrativamente “Il Processo” di Kafka. E il fatto che all’indomani della morte di Aleksey Navalny, Orlov sia riportato alla sbarra appare ad alcuni non come una coincidenza. Nell’ottobre dello scorso anno Orlov era già stato condannato per questo caso a una multa di 150mila rubli. Ma la procura ha presentato ricorso contro la sentenza, chiedendo che l’attivista per i diritti umani fosse condannato a tre anni di carcere. Proprio ottobre 2023 è stato il mese dell’arresto di tre avvocati di Navalny: Vadim Kobzev, Alexei Liptser e Igor Sergunin.


A dicembre – mese della malattia e del trasferimento di Navalny in un carcere oltre il circolo polare artico – il caso di Orlov è stato riportato alla fase istruttoria e le indagini sono ricominciate da capo. Ora l’accusa sostiene che Orlov ha pubblicato l’articolo, motivato dall’ostilità “contro i tradizionali valori spirituali, morali e patriottici russi” e dall’odio verso l’esercito russo.

Il Regno unito sanziona 6 dirigenti del carcere dove è morto l’oppositore Navalny

Il Regno unito sanziona 6 dirigenti del carcere dove è morto l’oppositore NavalnyRoma, 21 feb. (askanews) – Il Regno Unito ha sanzionato sei persone che dirigono la colonia penale dove Alexei Navalny è morto venerdì scorso, ha comunicato il ministero degli Esteri londinese con una nota, dove si legge che i destinatari delle sanzioni saranno soggetti a congelamento dei beni e divieti di viaggio sul territorio britannico. “È chiaro che le autorità russe hanno visto Navalny come una minaccia e hanno cercato ripetutamente di metterlo a tacere. Gli agenti dell’FSB lo hanno avvelenato con il Novichok nel 2020”, ha dichiarato il capo della diplomazia britannica David Cameron.


Il Regno Unito, sottolinea il ministero, “chiede che il corpo di Navalny venga immediatamente restituito alla sua famiglia e che si svolga un’indagine completa e trasparente. I responsabili della colonia penale artica dove è stato detenuto e ucciso il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny saranno banditi dal Regno Unito e vedranno i loro beni congelati in base alle nuove sanzioni annunciate oggi dal ministro degli Esteri”. “Tra le persone sanzionate figura Vadim Konstantinovich Kalinin, che ha supervisionato il brutale campo di prigionia dove il signor Navalny è stato tenuto in isolamento per un massimo di due settimane alla volta. Le condizioni di Navalny erano peggiorate durante i suoi tre anni di prigione. Il signor Navalny ha sofferto per il fatto che gli sono state negate le cure mediche e ha dovuto camminare con una temperatura di -32°C mentre era detenuto in prigione”, dichiara il ministero degli Esteri, sottolineando che “il Regno Unito è il primo paese a imporre sanzioni in risposta alla morte di Navalny, un prigioniero politico che ha dedicato la sua vita a denunciare la corruzione del sistema russo, invocando una politica libera e aperta e chiedendo conto al Cremlino”.

Mosca riduce i “fish and chips” agli inglesi. Annullato l’accordo sulla pesca: ‘Meno merluzzo’

Mosca riduce i “fish and chips” agli inglesi. Annullato l’accordo sulla pesca: ‘Meno merluzzo’Roma, 21 feb. (askanews) – La Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha approvato il disegno di legge per la denuncia dell’accordo che da quasi 70 anni permette ai pescherecci britannici di condurre le loro attività nella zona russa del mare di Barents.


“Putin ha riportato a casa il pesce che per 68 anni hanno mangiato gli inglesi, senza pudore. Hanno dichiarato sanzioni contro di noi e il 40% del loro consumo arriva dal nostro merluzzo. Quindi che dimagriscano pure. È che rinsaviscano”, ha commentato lo speaker della Duma Vjacheslav Volodin, noto propagandista pro-Putin. L’accordo che Mosca intende revocare risale al 1956. Il progetto di legge in odore di vendetta per il sostegno britanninco all’Ucraina è stato presentato dal ministero russo dell’Agricoltura. Il dicastero è guidato da Dmitry Patrushev, figlio del capo del segretario del Consiglio di sicurezza e considerato un possibile successore di Putin.Il Mare di Barents è ricco di merluzzo, pesce molto consumato dai britannnici, protagonista del celebre “fish and chips”.


 

Il Times: Navalny ucciso con un pugno al cuore

Il Times: Navalny ucciso con un pugno al cuoreRoma, 21 feb. (askanews) – I lividi sulla salma di Alexey Navalny potrebbero denunciare che l’oppositore russo è stato ucciso con “un pugno al cuore”, una tecnica utilizzata un tempo dagli agenti del Kgb: lo sostiene Vladimir Osechin della Ong per i diritti Gulagu.ru, che ha parlato al Times. Navalny sarebbe stato tenuto per ore esposto all’estremo freddo delle latitudini in cui si trova il carcere dove ha trovato la morte.


Domenica Novaya Gazeta Europe ha rivelato che la salma dell’oppositore russo si trova nell’ospedale Salekhard, non distante dal carcere di massima sicurezza in cui era detenuto. E avrebbe dei lividi, forse provocati da convulsioni e uno compatibile con il massaggio cardiaco secondo la fonte paramedica sentita dal sito di notizie.

Il premier australiano dice che “è ora che Assange venga riportato a casa”

Il premier australiano dice che “è ora che Assange venga riportato a casa”Roma, 21 feb. (askanews) – “Ho espresso il mio punto di vista molto chiaramente, in privato, come ho fatto pubblicamente, che adesso basta. È ora che Julian Assange venga riportato a casa”. Così il primo ministro australiano Anthony Albanese dopo aver ricordato di aver sollevato la questione della possibile estradizione del fondatore di Wikileaks ai “più alti livelli” negli Stati Uniti e nel Regno Unito.


“Mi sono impegnato regolarmente anche con il suo team legale, su una strategia per cercare di superare questa situazione e uscire dall’altra parte nell’interesse di Julian Assange”, ha aggiunto Albanese in una intervista alla Abc Radio. Parlando in parlamento la scorsa settimana, dopo aver sostenuto una mozione che chiedeva la fine del processo contro il fondatore di Wikileaks in modo che potesse tornare dalla famiglia in Australia, Albanese aveva detto: “questa cosa non può andare avanti all’infinito”. All’Alta Corte di Londra da ieri è in corso l’udienza per decidere sull’estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti.

Il 71% degli israeliani non crede a una “vittoria assoluta” su Hamas

Il 71% degli israeliani non crede a una “vittoria assoluta” su HamasRoma, 21 feb. (askanews) – Da un nuovo sondaggio emerge che la maggior parte degli israeliani – sia ebrei che arabi – non crede che sia possibile una “vittoria assoluta” nella guerra contro Hamas a Gaza.


Entrando nei dettagli, l’Israel Democracy Institute rileva che il 51% degli ebrei intervistati e il 77,5% degli arabi israeliani ritiene che ci sia una bassa probabilità che la guerra con Hamas finisca con una simile vittoria. Il sondaggio evidenzia anche differenze lungo lo spettro politico israeliano, con l’84% degli intervistati di sinistra, il 63% di centro e il 55% di destra che concordano sul fatto che la probabilità di una “vittoria assoluta” è bassa. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato all’inizio di questo mese che Israele era “a un passo dalla vittoria assoluta” contro Hamas.