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Nordcorea-Russia, Kim Jong-un riceve automobile in dono da Putin

Nordcorea-Russia, Kim Jong-un riceve automobile in dono da PutinMilano, 20 feb. (askanews) – Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha ricevuto in dono dal presidente Vladimir Putin un’auto di fabbricazione russa per uso personale. Lo stesso dittatore aveva visionato e provato l’automobile Aurus di Putin – di fabbricazione russa – nella sua ultima visita in Russia, effettuata in treno. Kim Jong-un si era mostrato positivamente impressionato dal veicolo.


L’auto è stata consegnata dalla Russia a Kim il 18 febbraio, riferisce martedì l’agenzia di stampa statale nordcoreana KCNA. La potente sorella di Kim, Kim Yo-jong, ha trasmesso alla parte russa i ringraziamenti di Kim Jong-un a Putin, affermando che il regalo “è un chiaro segno della speciale relazione personale tra i massimi leader”, si legge nella dichiarazione della KCNA.


KCNA non descrive l’auto né menziona come è stata spedita dalla Russia.

M.O., Borrell: 26 paesi membri chiedono stop ad attacco a Rafah

M.O., Borrell: 26 paesi membri chiedono stop ad attacco a RafahBruxelles, 19 feb. (askanews) – Ancora una volta, l’Unione europea fa la figura del “nano politico” di fronte a una crisi internazionale di enorme gravità, a causa della regola dell’unanimità necessaria per tutte le decisioni di politica estera, e dell’opposizione di un solo Stato membro, la solita Ungheria. E’ successo oggi al Consiglio Affari esteri dell’Ue a Bruxelles, per quella che doveva essere una dichiarazione dell’Unione forte e importante contro la prospettiva, catastrofica ma sempre più realistica, di un massiccio attacco militare israeliano a Rafah, l’ultima parte della Striscia di Gaza, a ridosso con il confine egiziano, in cui si sono rifugiati quasi tutti gli abitanti della Striscia. La presa di posizione alla fine c’è stata, ma senza l’unanimità ha dovuto essere declassata da posizione ufficiale dell’Ue a “dichiarazione a margine” del Consiglio da parte di 26 Stati membri: praticamente un belato invece di un ruggito.


“Sul Medio Oriente – ha spiegato stasera l’Alto Rappresentante per la Politica estera comune, Josep Borrell, durante la conferenza stampa al termine della riunione dei ministri – c’è una dichiarazione di 26 Stati membri, pubblicata a margine del nostro incontro del Consiglio Ue. I Ventisei sostengono la mia dichiarazione pubblicata nel weekend scorso che chiedeva al governo israeliano di non lanciare un’operazione militare a Rafah, perché peggiorerebbe una situazione che è già catastrofica, e impedirebbe le forniture di servizi e assistenza umanitaria per i bisogni di base” della popolazione civile. Con la dichiarazione, ha aggiunto l’Alto Rappresentante, i Ventisei chiedono, tra l’altro, “di rispettare la legge internazionale umanitaria e l’ordine del 26 gennaio della Corte Internazionale di Giustizia, ricordando che si tratta di una decisione giuridicamente vincolante”. L’ordine della Corte internazionale di giustizia dell’Aja intima a Israele di fare tutto il possibile per “prevenire possibili atti di genocidio” nella Striscia di Gaza e di consentire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari.


In più, rispetto alla dichiarazione del weekend, ha precisato Borrell, i 26 Stati membri si sono trovati d’accordo per aggiungere un paragrafo in cui si chiede “una immediata pausa umanitaria che possa condurre a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato degli ostaggi e alla fornitura dell’assistenza umanitaria”.  Ai giornalisti che chiedevano quale fosse il Paese che non ha voluto firmare la dichiarazione, e per quale ragione si sia rifiutato di farlo, Borrell, senza mai nominare l’Ungheria, ha replicato: “Non sono il portavoce di nessuno Stato membro in particolare e non posso rispondere per un altro Paese. Il mio lavoro è quello di cercare un consenso, il più ampio possibile tra gli Stati membri. E se anche non c’è unanimità e quindi non c’è una posizione formale dell’Ue, si può avere una posizione sufficientemente maggioritaria anche se non è la posizione ufficiale dell’Unione europea a 27”. Diverse fonti Ue e diplomatiche hanno comunque confermato che ad opporsi è stato il governo di Budapest.


“Certo – ha lamentato l’Alto Rappresentante -, non rafforza l’Ue il fatto che questa posizione non si possa adottare formalmente perché non c’è l’unanimità necessaria. Solo quando è unita l’Unione europea può svolgere un ruolo” a livello internazionale.  Comunque, ha ribadito Borrell, “ciò che chiedono i 26 Stati membri è una pausa umanitaria immediata che possa condurre a un cessate il fuoco sostenibile. Questo è il massimo che potesse unire la volontà politica dei Ventisei, ma è significativo della preoccupazione dominante che c’è in Consiglio Ue per la situazione che si vive a Gaza, e che potrebbe diventare molto peggiore se andasse avanti questa operazione militare di grande portata che, di certo, disgraziatamente, il governo di Israele sembra disposto a fare prima del Ramadan”, il mese sacro musulmano dedicato al digiuno e alla preghiera, che comincia il 10 marzo.  


Cosa succederà, gli è stato chiesto, se il governo di Benjamin Netanyahu lanciasse l’operazione militare a Rafah? “Evidentemente – ha risposto Borrell – non abbiamo la capacità coercitiva per impedirlo; l’unica cosa a nostra portata è la pressione politica e diplomatica affinché non lo faccia, rendendo chiaro il costo umano che una operazione di questo tipo avrebbe, inevitabilmente. Quando ci sono 1,7 milioni di persone che si trovano ammassate per strada contro un muro da cui non possono fuggire, è chiaro che, se ci sarà l’attacco, sarà molto difficile, nonostante tutte le precauzioni che si potrebbero rendere, che non causi un numero di vittime civili ancora maggiore”. “Sapete – ha chiesto Borrell a questo punto alla sala stampa -che differenza c’è tra la guerra a Gaza e le altre guerre? Nelle altre guerre i civili fuggono, i non combattenti scappano via, e normalmente possono farlo. Ma da Gaza non possono, sono rinchiusi in un perimetro da cui non possono fuggire”. Inoltre, “quando c’è una guerra la Croce rossa e altre istituzioni forniscono aiuti umanitari e si prendono cura delle persone vittime della violenza; ma a Gaza questi aiuti non arrivano, o arrivano col contagocce, in quantità ridicole rispetto alle necessità della popolazione”. “Questa – ha sottolinato l’Alto Rappresentante – è la differenza: non possono né scappare come farebbero normalmente, né possono ricevere aiuti se non in quantità scarsissime. E poi c’è un’altra cosa: questi aiuti non arrivano per via di tutti gli impedimenti, gli ostacoli che vengono posti affinché non arrivino”.   “Insomma questo ci fa reagire e dire quello che possiamo dire: non possiamo intervenire sul campo, però – ha concluso Borrell – abbiamo la forza della politica e della diplomazia che hanno 26 paesi dell’Unione europea”.

Navalny, Tajani: a Yulia solidarietà e sostegno da Ue e Italia

Navalny, Tajani: a Yulia solidarietà e sostegno da Ue e ItaliaBruxelles, 19 feb. (askanews) – Yulia Navalnaya, “ci ha raccontato quello che succede; è il messaggio di una donna che vuole continuare a battersi per difendere la libertà del suo paese. Ha ribadito che la Russia non è Putin e Putin non è la Russia. L’abbiamo trovata determinata”. E l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, “a nome di tutti quanti noi ha detto che continueremo a sostenere il diritto di parlare in Russia, e il diritto di poter combattere battaglie politiche, e chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo ai giornalisti oggi a Bruxelles sull’incontro che ha avuto con il Consiglio Affari esteri dell’Ue la vedova di Aleksey Navalny, il dissidente russo morto misteriosamente in carcere in Siberia.


“Daremo il nome di Navalny alle sanzioni inflitte alla Russia, sarà il titolo delle sanzioni”, e “probabilmente ce ne saranno anche altre”, oltre alle sanzioni che già ci sono, ha proseguito Tajani.   “Oggi – ha aggiunto il ministro – ho anche dato mandato al nostro ambasciatore” a Mosca “di depositare un mazzo di fiori nel luogo in cui si ricorda Navalny” nella capitale russa.


A una giornalista che chiedeva se l’Unione europea sosterrà la lotta di Yulia Navalnaya, Tajani ha risposto: “Assolutamente sì, abbiamo ribadito che noi sosteniamo la libertà e la democrazia in Russia, la libertà di parola, e chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici che ci sono in quel paese. Fermo restando – ha precisato – che il problema non è la Russia in quanto tale, il problema è il Cremlino, è il sistema politico. Non è che noi siamo contro la Russia. C’è una distinzione netta tra il Cremlino e la Russia”. Più tardi nel pomeriggio, Tajani ha incontrato di nuovo la stampa, dopo un incontro bilaterale con Navalnaya. “Ho incontrato Yulia Navalnaya – ha riferito ai giornalisti – e le ho ribadito la vicinanza dell’Italia, del G7, la condanna per ciò che è accaduto a suo marito, vittima di una persecuzione ingiusta, detenuto in un gulag che ricorda quelli dell’Urss, in un regime carcerario che era simile a quello che c’era durante il regime sovietico”.


“Le ho ribadito – ha continuato Tajani – la richiesta che stiamo facendo per la liberazione di tutti i prigionieri politici, che ci sono sanzioni economico-finanziarie contro personaggi legati al regime del Cremlino. E le ho anche ricordato che l’Italia, attraverso l’azione della Guardia di Finanza, è il paese europeo che ha fatto più confische di beni ai magnati russi”. “L’Italia – ha rilevato Tajani – è fortemente impegnata, non contro la Russia, ma a difesa della libertà e della democrazia”. Navalnaya “ha ricordato che queste persone legate al regime usano lo Stato di diritto anche per fare i loro affari, è qualche cosa che la preoccupa. Io le ho augurato pieno sostegno per le sue battaglie in nome della democrazia, e le ho ribadito che noi non siamo in guerra con la Russia. Siamo amici del popolo russo, ma non condividiamo e condanniamo fermamente i metodi usati per mettere in silenzio le opposizioni”.


“Ho anche avuto informazioni interessanti – ha riferito ancora il ministro – su quello che è il malcontento che serpeggia non soltanto nelle grandi città russe, ma anche nelle città più lontane da Mosca e San Pietroburgo”. A Navalnaya “ho ribadito pieno sostegno per tutte le battaglie in difesa della democrazia e della libertà di espressione in tutte le parti del mondo”. “Da tanti anni – ha detto ancora Tajani – al Parlamento europeo sosteniamo il premio Sacharov per la libertà di espressione”, che fu assegnato proprio a Navalny nel 2021. A Yulia Navalnaya “ho ricordato quando lei venne al Parlamento e la figlia prese la parola nell’Emiciclo; io all’epoca ero ancora europarlamentare e ricordo bene le drammatiche parole di questa ragazza che parlava di quello che stava facendo il padre, in difesa del diritto di espressione nel suo paese”. Il ministro italiano ha aggiunto che Yulia Navalnaya “ritiene che le sanzioni, soprattutto quelle economico-finanziarie, siano quelle che arrecano più danni al sistema del Cremlino”. Infliggere le sanzioni “è quello che stiamo facendo, e devo dire – ha rilevato – che l’Italia si sta comportando in modo molto serio, da questo punto di vista”. “Stiamo reagendo anche contro gli attacchi di cyber security” da parte dei russi; “e stiamo difendendo la resistenza dell’Ucraina, dal punto di vista finanziario, politico e anche con aiuti militari. Tutto quello che stiamo facendo va nella direzione di convincere Mosca a cambiare atteggiamento, sia all’interno che all’esterno. Poi, non tocca a noi interferire nella vita politica della Russia”, ma questo, ha puntualizzato Tajani, “finché non ci sono vicende come quelle della morte di Navalny”. Quella dell’oppositore russo, ha osservato il ministro degli Esteri, “è una morte provocata o direttamente o indirettamente dal sistema. Perché si può uccidere una persona anche non uccidendola in quel momento, ma provocandone la morte, con uno stato di detenzione che ha come conseguenza la morte”. E’ “una morte più lenta che può anche non apparire come una morte provocata, ma che di fatto è una morte provocata. Non sappiamo, vedremo”. “Noi chiediamo di sapere la verità, vogliamo sapere come è morto Navalny. Le notizie che arrivano parlano di convulsioni, quindi può essere stato male, può essere stato bloccato”; ma tutto questo è stato “provocato da una detenzione ingiusta con un regime carcerario – ha concluso Tajani – che ricorda quello dell’Unione Sovietica, dove le persone venivano messa nei Gulag per farle sparire, soltanto perché non erano comunisti”.

Tajani: approvazione missione Ue Aspides è un successo italiano

Tajani: approvazione missione Ue Aspides è un successo italianoBruxelles, 19 feb. (askanews) – L’approvazione oggi a Bruxelles, da parte del Consiglio Esteri dell’Ue, della missione navale europea “Eunavfor Aspides” per proteggere il traffico mercantile nello Mar Rosso dagli attacchi delle forze militari degli Houthi, delle loro basi nello Yemen, è anche “un successo italiano”, perché tutela le esportazioni italiane e il sistema dei porti della Penisola. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando nel pomeriggio con i giornalisti a margine della riunione del Consiglio Ue.


“E’ stata approvata definitivamente la missione ‘Aspides’: è un successo italiano. Siamo stati il paese che più di ogni altro ha insistito perché ci fosse una missione militare europea per proteggere il traffico mercantile attraverso Suez e il Mar Rosso, per garantire la sicurezza della navigazione e proteggere le nostre esportazioni”, ha detto Tajani. “Noi siamo un paese – ha ricordato – che esporta il 40% del prodotto interno lordo, i dati sono fortunatamente molto positivi, e il 40% del traffico marittimo italiano per le esportazioni passa attraverso Suez”.


“La missione militare avrà il comando italiano. Quindi andremo a difendere e proteggere tutte le imbarcazioni che passeranno nel Mar Rosso, e sarà una missione che avrà il compito di reagire” agli attacchi “e di abbattere droni o missili che possono essere lanciati dagli Houthi contro le nostre navi e le altre navi mercantili che passano nel Mar Rosso”. “È un risultato politico importante, la dimostrazione – ha sottolineato Tajani – che intendiamo proteggere il traffico marittimo, e lo faremo con grande determinazione. E le nostre navi saranno garantite nel loro percorso dalla presenza della nostra Marina militare e di quella della missione europea, alla quale già hanno deciso di partecipare, oltre all’Italia, la Francia e la Germania”.


In più, “durante l’incontro che abbiamo avuto con il governo rumeno l’altro giorno a Roma – ha riferito il ministro -, la Romania ci ha detto che intende anch’essa partecipare. Così come anche l’Albania, come paese candidato all’Ue e membro della Nato, è intenzionata a partecipare a questa missione, che abbiamo detto potrebbe essere allargata alla partecipazione anche di paesi non Nato”. Aspides, ha ricordato Tajani, “si aggiunge alla missione á’Atalanta, che serve a combattere la pirateria” al largo delle coste della Somalia, “ma che comunque serve sempre a garantire la sicurezza del traffico marittimo in quell’area così importante ma anche così delicata e complicata”.


“Quindi il messaggio forte che viene dato – ha aggiunto il ministro – , è anche a tutela di un sistema, che si sta danneggiando a causa degli attacchi degli Houthi, dei porti italiani da Gioia Tauro a Trieste, a Genova, Taranto e Brindisi. Abbiamo voluto dare una risposta molto chiara a tutto il mondo dell’esportazione”. Alla domanda se sia previsto che alla missione partecipino anche i fanti di Marina, Tajani ha risposto: “Ci sarà la nave ‘Caio Duilio’”, che è un cacciatorpediniere lanciamissili. “Poi vedremo se e come il Ministero della Difesa intenderà rafforzare la presenza a bordo. Comunque l’operazione sarà soprattutto navale, non dovranno scendere a terra. Ma sarà il Ministero della Difesa a decidere – ha concluso – da chi sarà composto il contingente”.

Tajani: sosterremo von der Leyen per retromarcia sul Green Deal

Tajani: sosterremo von der Leyen per retromarcia sul Green DealBruxelles, 19 feb. (askanews) – “Posso dire che Forza Italia al Congresso di Bucarest sosterrà Ursutala von der Leyen come candidata alla presidenza della Commissione europea”. Lo ha annunciato oggi a Bruxelles il ministro degli Esteri e leader di Fi, Antonio Tajani, a margine del Consiglio Esteri dell’Ue.


“Forza Italia è il Partito popolare europeo in Italia, e all’interno del Partito popolare europeo ci esprimeremo, in occasione del Congresso di Bucarest”, il 6 e 7 marzo prossimi. “Ma il nostro intendimento – ha insistito Tajani – è di sostenere Ursula von der Leyen, che probabilmente sarà anche la sola candidata. Poi vedremo quello che accadrà, ma per quanto ci riguarda sosterremo la continuità”. “Abbiamo anche apprezzato – ha continuato – le sue ultime scelte: quella a favore della difesa comune, che va nella direzione della nostra linea politica; ma anche un atteggiamento positivo per quanto riguarda quella che noi consideriamo ‘la terza via dell’ambientalismo. Quindi la Commissione europea dovrebbe abbandonare la posizione ideologica ed estremista che aveva durante la presenza del commissario Frans Timmermans”, il responsabile del Green Deal che si è dimesso l’anno scorso ad agosto.


“Noi siamo – ha sottolineato il ministro degli Esteri – per una politica ambientale che garantisca comunque l’economia reale e in modo particolare l’industria e l’agricoltura, che non possono essere penalizzate da obiettivi ambientali irraggiungibili; perché – ha affermato – rischiano di essere obiettivi che favoriscono il cambiamento climatico invece di combatterlo”. Alla domanda su quali provvedimenti dovrebbe esserci la ‘marcia indietro’ di von der Leyen sul Green Deal, Tajani ha replicato: “Uno già c’è già stato, sui pesticidi; io credo che anche per quanto riguarda l’auto elettrica si debba” rivedere la posizione Ue. “Anche perché – ho osservato – il mercato sta cambiando posizione; ve lo dice uno che è stato un grande sostenitore dell’auto elettrica; ma io parlavo del 2050, non del 2035. Si è voluto anticipare quella che era una scelta di buon senso, e questo comporterebbe, se venisse confermata questa scelta, la perdita di 70.000 posti di lavoro nel nostro paese. La lotta al cambiamento climatico non può prescindere dalla questione sociale”.


“Dobbiamo proteggere – ha insistito Tajani – il lavoro e i lavoratori, non possiamo cancellare industria e agricoltura per capricci estremistici con una visione ideologica. Io sono per una visione pragmatica, sono convintamente impegnato per la lotta al cambiamento climatico, ma devo tener conto dei problemi sociali. In un paese come il nostro, che è la seconda manifattura d’Europa, non si può che considerare l’importanza dell’industria, e accompagnare l’industria in una transizione ecologica”. “Penso per esempio – ha aggiunto il miinistro degli Esteri – all’impegno per il nucleare. Noi siamo a favore del nucleare, e anche la Commissione europea ha detto, nel documento sulla ‘tassonomia’ (che stabiliscce i criteri di classificazione delle attività economiche che possono essere definite ‘verdi’ o ecosostenibili per gli investimenti, ndr), che il nucleare non è una fonte energetica inquinante. Quindi andiamo anche in questa direzione: nella lotta contro il cambiamento climatico l’industria potrà rifornirsi di fonti nucleari di ultima generazione, anche con iniziative private, e questo ci fa ben sperare.


“Il ministro Pichetto ha cominciato a lavorare, e noi di Forza Italia andiamo assolutamente in questa direzione: usare il nucleare – ha concluso Tajani – per combattere il cambiamento climatico”. Loc

Israele: solo 15mila palestinesi entreranno nella Spianata delle Moschee. Hamas chiama alla mobilitazione

Israele: solo 15mila palestinesi entreranno nella Spianata delle Moschee. Hamas chiama alla mobilitazioneRoma, 19 feb. (askanews) – Il governo israeliano limiterà l’ingresso alla Spianata delle Moschee per i palestinesi nel mese sacro del Ramadan, secondo una fonte del governo che ha parlato a Ria Novosti, aggiungendo che non più di 15.000 persone di età superiore ai 60 anni o con meno di 10 anni entreranno nel sito sacro a Gerusalemme.


Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato che il governo permetterà la libertà di culto alla Moschea di Al-Aqsa e “qualsiasi restrizione imposta sarà per motivi di sicurezza”. Ieri i media israeliani avevano riferito che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva accettato la proposta del ministro di estrema destra Itamar Ben-Gvir di imporre restrizioni all’ingresso della Spianata delle Moschee. Dmo Il gruppo estremista palestinese Hamas ha bollato come “una violazione della libertà di culto” l’intenzione del governo israeliano di limitare l’accesso dei palestinesi alla Moschea di Al-Aqsa (Monte del Tempio) durante il prossimo mese di Ramadan, invitando “a rifiutare questa decisione criminale, a resistere all’arroganza dell’occupazione e a mobilitarsi, marciare ed essere presenti nella benedetta moschea di Al-Aqsa”.


In un comunicato, Hamas ha dichiarato che le restrizioni al vaglio del governo israeliano “indicano l’intenzione dell’occupazione di intensificare la sua aggressione contro la moschea di Al-Aqsa durante il mese di Ramadan”.

Ue, Ursula von der Leyen si ricandida alla guida della Commissione europea

Ue, Ursula von der Leyen si ricandida alla guida della Commissione europeaBruxelles, 19 feb. (askanews) – Il comitato esecutivo federale della Cdu (l’Unione cristiano democratica tedesca) ha nominato oggi all’unanimità l’attuale presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen come “Spitzenkandidat” (candidata per la guida della prossima Commissione) in vista delle elezioni europee di giugno. La decisione, che è stata presa oggi durante il congresso della Cdu a Berlino, a cui von der Leyen ha partecipato,è stata annunciata dal leader della Cdu Friedrich Merz durante la conferenza stampa congiunta con la presidente della Commissione.


Sarà poi il Ppe, guidato dal tedesco Manfred Weber, a prendere la decisione formale di nominare von der Leyen “spitzenkandidat” per succedere a sé stessa, durante il congresso del Partito europeo il 6 e 7 marzo a Bucarest. “Cinque anni dopo

Crollo Firenze, Landini: per la sicurezza sul lavoro con Calderone non si fanno trattative da mesi

Crollo Firenze, Landini: per la sicurezza sul lavoro con Calderone non si fanno trattative da mesiRoma, 19 feb. (askanews) – Sulla sicurezza sul lavoro “il sindacato l’ultimo incontro a luglio 2023 abbiamo presentato una piattaforma unitaria non ci sono stati altri incontri” con il ministro del Lavoro, Marina Calderone. Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a La7.


“I rapporti che il governo ha è sui giornali” e con Calderone, dopo l’incidente di Firenze non c’è stato nessun contatto: “Sono mesi che non si fanno trattative”. Il 21 febbraio “sarò a Firenze, insieme al segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, e la manifestazione si concluderà proprio davanti al cantiere”, ha annunciato il leader della Cgil, Maurizio Landini, a La7. “Mercoledì a Firenze, ma in tutta Italia, ci saranno due ore di sciopero con manifestazioni”, ha aggiunto.

Russia, alla madre di Navalny e ai suoi avvocati negato vedere il corpo

Russia, alla madre di Navalny e ai suoi avvocati negato vedere il corpoRoma, 19 feb. (askanews) – Ai parenti del defunto leader dell’opposizione russa Aleksei Navalny è stato negato l’accesso al suo corpo per tre giorni, ha riferito oggi la sua squadra, precisando che sua madre ha cercato anche questa mattina di entrare nell’obitorio dove si ritiene sia conservato il corpo di Navalny.


“La madre di Aleksei e i suoi avvocati sono arrivati all’obitorio questa mattina presto. Non è stato loro permesso di entrare. Uno degli avvocati è stato letteralmente cacciato. Quando al personale è stato chiesto se il corpo di Aleksei fosse lì, non hanno risposto”, ha detto sui social media Kira Iarmich, portavoce di Navalny. L’oppositore russo e avversario numero uno del presidente Vladimir Putin è morto venerdì all’età di 47 anni nella prigione artica, nella regione di Yamal, dove stava scontando una pena di 19 anni. Era stato imprigionato dal suo ritorno in Russia all’inizio del 2021 e la sua salute era peggiorata da mesi. Sua madre Lyoudmila Navalnaïa si è recata sabato in questa remota colonia penale, accompagnata da un avvocato.


Secondo il Servizio penitenziario russo (FSIN), Aleksei Navalny è morto venerdì dopo aver avuto un malessere improvviso “dopo una passeggiata”. Vladimir Putin non ha commentato la morte di Aleksei Navalny, avvenuta un mese prima delle elezioni presidenziali, che dovrebbero vedere il presidente russo rimanere al potere per un nuovo mandato di sei anni.

La Finlandia non intende ospitare armi nucleari sul suo territorio

La Finlandia non intende ospitare armi nucleari sul suo territorioRoma, 19 feb. (askanews) – La Finlandia non prevede di installare armi nucleari sul suo territorio, ha dichiarato il primo ministro Petteri Orpo in un’intervista al quotidiano polacco Rzeczpospolita.


“Non ce n’è bisogno, perché la stessa NATO garantisce la deterrenza nucleare”, ha affermato, aggiungendo che le armi atomiche schierate negli altri paesi membri sono sufficienti a garantire la sicurezza dell’Alleanza Atlantica. Orpo allo stesso tempo ha affermato che la Finlandia si sta preparando attentamente a rispettare gli impegni assunti come nuovo membro della NATO, partecipando al contenimento delle armi convenzionali.


In precedenza, le autorità polacche avevano espresso il desiderio di installare armi nucleari americane sul territorio del paese nell’ambito del programma Nuclear Sharing. Nel maggio 2022, gli eventi in Ucraina hanno incoraggiato la Finlandia e la Svezia a rivolgere richieste di adesione al blocco al Segretario generale della NATO. Per l’ammissione era necessario ricevere l’approvazione di tutti i paesi membri.


Turchia e Ungheria sono state le uniche ad opporsi inizialmente all’adesione delle due nazioni nordiche. Tuttavia, nel caso della Finlandia, le discrepanze sono state risolte e il paese è diventato il 31° membro dell’Alleanza Atlantica il 4 aprile 2023.


Per quanto riguarda la Svezia, la sua richiesta ha già ricevuto l’approvazione di Ankara, ma quella di Budapest è ancora in sospeso.