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Putin: quanto accade in Ucraina è per noi “questione di vita o di morte”

Putin: quanto accade in Ucraina è per noi “questione di vita o di morte”Roma, 18 feb. (askanews) – Tutto ciò che accade in Ucraina è per la Russia “una questione di vita o di morte” e riguarda “il destino” del Paese, mentre per l’Occidente è solo una questione di posizione tattica: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin commentando un passaggio della sua recente intervista con il giornalista americano Tucker Carlson.”Penso che per noi stessi, e ancor di più per gli ascoltatori e i telespettatori all’estero, sia importante capire il corso dei nostri pensieri, capire la nostra condizione, capire quanto sia sensibile e importante per il nostro Paese tutto ciò che sta accadendo in direzione ucraina. Per loro (l’Occidente, ndr), questo è un miglioramento della loro posizione tattica. Mentre per noi è il destino, è una questione di vita o di morte”, ha detto Putin, citato dalla Ria Novosti.

In Russia oltre 400 fermi fra coloro che commemoravano Navalny

In Russia oltre 400 fermi fra coloro che commemoravano NavalnyMilano, 18 feb. (askanews) – Mentre a Mosca non si ferma il flusso di persone che vanno a portare un fiore su monumenti contro la repressione, secondo la Ong Ovd Info in Russia, almeno 401 persone sono state arrestate in occasione delle commemorazioni del politico di opposizione Aleksei Navalny, morto venerdì in carcere in base alle informazioni diffuse dalla colonia penale dove era rinchiuso.


La cifra dei 401 proviene dai dati del gruppo Ovd Info che considera la morte di Navalny un “omicidio politico” e che segue da vicino la situazione della libertà di parola e di riunione in Russia. Negli ultimi mesi ci sono sempre più notizie secondo cui le persone perseguitate per motivi politici vengono regolarmente collocate in una cella di punizione.Ciò ha colpito non solo Navalny, che ha trascorso 226 giorni in una cella di punizione, ma anche il deputato Aleksei Gorinov, il politico Vladimir Kara-Murza, l’attivista di sinistra Daria Polyudova, la giornalista Maria Ponomarenko, il padre di Masha Moskaleva Alexei e altri detenuti.


Nel 2023, almeno 40 persone condannate per casi politicamente motivati sono state rinchiuse in una cella di punizione, dice Ovd Info. In media vi hanno trascorso 15 giorni. Molti sono stati messi in isolamento più volte: in totale ci sono 82 casi di questo tipo, per 65 di essi è nota la durata della reclusione. Nel 2023 i “prigionieri politici” hanno trascorso in cella di punizione 1.015 giorni, ovvero quasi tre anni.

Navalny, oltre 400 fermi in Russia, da domani 96 processi

Navalny, oltre 400 fermi in Russia, da domani 96 processiMilano, 18 feb. (askanews) – Mentre a Mosca non si ferma il flusso di persone che vanno a portare un fiore su monumenti contro la repressione, secondo la Ong Ovd Info in Russia almeno 401 persone sono state arrestate in occasione delle commemorazioni del politico di opposizione Aleksei Navalny, morto venerdì in carcere in base alle informazioni diffuse dalla colonia penale dove era rinchiuso. Da domani inizieranno 96 processi in tutto il Paese per casi meramente di stampo politico.


Le cifre provengono dai dati del gruppo Ovd Info che considera la morte di Navalny un “omicidio politico” e che segue da vicino la situazione della libertà di parola e di riunione in Russia. Negli ultimi mesi ci sono sempre più notizie secondo cui le persone perseguitate per motivi politici vengono regolarmente collocate in una cella di punizione. Ciò ha colpito non solo Navalny, che ha trascorso 226 giorni in una cella di punizione, ma anche il deputato Aleksei Gorinov, il politico Vladimir Kara-Murza, l’attivista di sinistra Daria Polyudova, la giornalista Maria Ponomarenko, il padre di Masha Moskaleva Alexei e altri detenuti.


Nel 2023, almeno 40 persone condannate per casi politicamente motivati sono state rinchiuse in una cella di punizione, dice Ovd Info. In media vi hanno trascorso 15 giorni. Molti sono stati messi in isolamento più volte: in totale ci sono 82 casi di questo tipo, per 65 di essi è nota la durata della reclusione. Nel 2023 i “prigionieri politici” hanno trascorso in cella di punizione 1.015 giorni, ovvero quasi tre anni.

Aiuti a Kiev e Difesa Ue, da Monaco sfida a Putin sulla sicurezza

Aiuti a Kiev e Difesa Ue, da Monaco sfida a Putin sulla sicurezzaMonaco di Baviera, 17 feb. (askanews) – L’Europa deve fare di più. Ora e in futuro. In un mondo diventato più pericoloso, la sicurezza e la Difesa dell’Unione europea richiedono una strategia a lungo termine, investimenti e una maggiore produzione di armi. E questo a prescindere da come finirà la guerra in Ucraina. Il messaggio che arriva da Monaco, dov’è in corso la 60esima edizione della Conferenza sulla sicurezza, è forte e chiaro. La minaccia della Russia è “reale”, avverte il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’Ue e la Nato non possono lasciarsi cogliere impreparati, indipendentemente dall’esito delle elezioni che quest’anno avranno luogo su entrambe le sponde dell’Atlantico. D’altra parte, la guerra è già alle porte dell’Europa e Kiev ha bisogno urgente di aiuto. La situazione sul terreno “è cattiva”, “mancano le munizioni”, conferma il capo della diplomazia Dmytro Kuleba, dopo che il presidente Volodymyr Zelensky, in un intervento a lungo applaudito, aveva avvertito: “Non c’è nessuno in Europa per cui questa guerra non sia una minaccia. Dobbiamo fare della sicurezza una realtà. Altrimenti vivremo in un mondo in cui le guerre locali non rimarranno tali, ma diverranno catastrofi”.


Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha proposto la nomina di un Commissario alla Difesa Ue, se rieletta. Un’idea che piace ad Antonio Tajani, che oggi ha presieduto un vertice informale dei ministri degli Esteri del G7, a margine dei lavori nella capitale bavarese. “E’ una proposta che mi vede assolutamente favorevole, perché senza difesa europea non possiamo essere protagonisti nell’Alleanza atlantica in maniera paritaria e non possiamo svolgere una politica estera efficace”. E Difesa europea significa anche avere un’industria militare comune all’altezza. “Non è facile”, avverte Tajani, ma è anche l’unica strada per assicurare la propria sicurezza e quella di Kiev. Tanto più che la Russia sta lanciando sul campo di battaglia ucraino “armi rapide e sporche prodotte in Corea del Nord e Iran”, è l’allarme che giunge da Monaco. Uno scambio di tecnologie ed equipaggiamenti che preoccupa i paesi del G7 e rende necessaria una maggiore interazione e innovazione tra i programmi di Difesa dell’Ue e dell’Ucraina. Anche per questo, ha annunciato Von der Leyen, l’Unione europea aprirà un ufficio a Kiev. Insomma, bisogna fare di più e in fretta. Alcuni passi avanti sono già stati compiuti e molti Paesi europei della Nato hanno raggiunto o superato il 2% del Pil per la spesa della Difesa. Ma molto si può ancora fare, ad esempio sulla produzione di munizioni. Kuleba lo ha detto senza mezzi termini: il messaggio che arriva dal fronte è che non ce ne sono a sufficienza. D’altra parte, Kiev consuma in circa sette giorni, quanto l’industria mondiale produce in un mese. Le aziende, da parte loro, sono restie ad aumentare le proprie fabbriche e le catene di montaggio. Chiedono investimenti e commesse pluriennali ai governi. Un quadro per certi versi cupo, che non può soddisfare desideri ed esigenze dell’Ucraina. Nonostante gli accordi stipulati da Zelensky, nelle ultime 48 ore, con Scholz ed Emmanuel Macron. Da Berlino arriveranno a Kiev 1,13 miliardi di aiuti militari; dalla Francia fino a 3 miliardi di euro aggiuntivi.


L’obiettivo dichiarato da Zelensky è trasformare “il 2024 nell’anno del riscatto, “della reazione da parte di tutti”, per “ristabilire un ordine mondiale basato sulle regole”: “se non lo facciamo Putin renderà il futuro un disastro”, se non agiamo adesso, il leader del Cremlino riuscirà a rendere “i prossimi anni catastrofici. Catastrofici anche per altre nazioni”, ha avvertito. Un’azione di supporto allo sforzo bellico che dovrà procedere di pari passo con l’assistenza ai più vulnerabili, in particolare donne e bambini. E’ un impegno preso dai ministri degli Esteri del G7, attraverso la conferenza Giappone-Ucraina per la promozione della crescita economica e la ricostruzione, la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2024 che sarà ospitata dalla Germania e la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2025 in Italia. E anche la Cina dovrà avere un ruolo. Il ministro degli Esteri Wang Yi, presente a Monaco, ha spiegato che il suo Paese intende essere una “forza di stabilità in un mondo turbolento”, qualunque sia la situazione internazionale. Pechino ha già svolto “molto lavoro costruttivo” sul conflitto in Ucraina e il capo della diplomazia cinese ha assicurato che “manterrà sempre la continuità e la stabilità delle sue politiche”. “Le relazioni Cina-Russia”, ha poi precisato, “non comportano la formazione di alleanze, la creazione di fronti contrapposti o l’attacco a una terza parte”. Un concetto ribadito da Wang in una bilaterale con il segretario Usa Antony Blinken. Con una postilla: “Se Cina e Stati Uniti lavorano insieme, si possono fare grandi cose, e questo è sicuramente meglio dello scontro”. (di Corrado Accaputo)

Mistero sulla salma di Navalny, la portavoce: assassinato da Putin

Mistero sulla salma di Navalny, la portavoce: assassinato da PutinMilano, 17 feb. (askanews) – Un fitto mistero avvolge la salma dell’oppositore Aleksey Navalny, deceduto ieri. Non è noto dove sia. L’avvocato e la madre Lyudmila Navalnaya sono arrivati all’obitorio di Salekhard, sul circolo polare artico dove doveva trovarsi l’oppositore deceduto. Tuttavia, l’istituto si è rivelato chiuso, il corpo non sarebbe là e mentre si alimenta un certo mistero in merito, l’addetta stampa del politico Kira Yarmysh accusa le autorità: “è stato assassinato”. E poi aggiunge: “L’avvocato ha chiamato il numero di telefono indicato sulla porta. Gli è stato detto che era la settima persona a chiamare oggi. Non hanno il corpo di Aleksei all’obitorio”, ha aggiunto.


Sabato nella colonia penale IK-3 nella regione artica di Yamal dove suo figlio era detenuto, a Lyudmila è stato consegnato un “documento ufficiale” che confermava la morte il giorno prima, venerdì alle “14.17 ora locale” (le 10.17 in Italia). In un video pubblicato sul canale YouTube di Navalny, Yarmysh ha affermato che i suoi compagni continuano ad aspettare la conclusione ufficiale sulla morte e il rilascio del corpo. “Chiediamo che venga immediatamente restituito alla sua famiglia”, ha detto. “Tre anni e mezzo fa, Putin ha cercato di uccidere Aleksei. Ieri lo ha ucciso. Il mondo intero sa che il presidente della Russia ha dato personalmente un simile ordine, così come sa che Aleksei non ha mai avuto paura di lui, non è mai stato silenzioso e non è mai stato inattivo. Non dobbiamo arrenderci, questo è ciò che Aleksei ci ha insegnato”, ha detto Yarmysh.


Nella mattina e anche ieri fonti russe hanno avanzato alcune ipotesi sulla morte. Un trombo o la “sindrome da morte improvvisa”, ma risulta chiaro che una parola definitiva non arriverà presto. Anche le circostanze della morte, inizialmente descritte come un ‘malore durante una passeggiata’ presentano aspetti inspiegabili come la possibilità di fare una passeggiata mattutina a febbraio in un clima artico. Alla madre di Navalny è stato detto alla colonia penale che era deceduto per la “sindrome della morte improvvisa”, ha scritto su X Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione anticorruzione nella mattina. “La causa della morte di Aleksey non è stata stabilita, è stato effettuato un nuovo esame istologico”, ha riferito la portavoce di Navalny. “I suoi risultati dovrebbero essere pubblicati la prossima settimana. È ovvio che mentono e fanno di tutto per non consegnare il corpo”, ha detto Yarmysh. Il comitato investigativo, secondo lei, ha affermato che il corpo di Navalny non sarebbe stato consegnato ai parenti fino a quando il controllo non sarà stato completato. Intanto video su alcuni canali di opposizione russa su Telegram mostrano come i fiori deposti in memoria di Aleksey Navalny, a Mosca e in altre città della Russia, sono stati raccolti sotto gli occhi della polizia russa e gettati in sacchi neri della spazzatura. Da ieri continuano gli arresti in tutto il Paese, la gran parte a San Pietroburgo, dopo la notizia della morte dell’oppositore di Vladimir Putin: sono arrivati a 200.

Mistero sul corpo di Navalny, la portavoce: assassinato da Putin

Mistero sul corpo di Navalny, la portavoce: assassinato da PutinMilano, 17 feb. (askanews) – Un fitto mistero avvolge la salma dell’oppositore Aleksey Navalny, deceduto ieri. Non è noto dove sia. L’avvocato e la madre Lyudmila Navalnaya sono arrivati all’obitorio di Salekhard, sul circolo polare artico dove doveva trovarsi l’oppositore deceduto. Tuttavia, l’istituto si è rivelato chiuso, il corpo non sarebbe là e mentre si alimenta un certo mistero in merito, l’addetta stampa del politico Kira Yarmysh accusa le autorità: “è stato assassinato”. E poi aggiunge: “L’avvocato ha chiamato il numero di telefono indicato sulla porta. Gli è stato detto che era la settima persona a chiamare oggi. Non hanno il corpo di Aleksei all’obitorio”, ha aggiunto.


Sabato nella colonia penale IK-3 nella regione artica di Yamal dove suo figlio era detenuto, a Lyudmila è stato consegnato un “documento ufficiale” che confermava la morte il giorno prima, venerdì alle “14.17 ora locale” (le 10.17 in Italia). In un video pubblicato sul canale YouTube di Navalny, Yarmysh ha affermato che i suoi compagni continuano ad aspettare la conclusione ufficiale sulla morte e il rilascio del corpo. “Chiediamo che venga immediatamente restituito alla sua famiglia”, ha detto. “Tre anni e mezzo fa, Putin ha cercato di uccidere Aleksei. Ieri lo ha ucciso. Il mondo intero sa che il presidente della Russia ha dato personalmente un simile ordine, così come sa che Aleksei non ha mai avuto paura di lui, non è mai stato silenzioso e non è mai stato inattivo. Non dobbiamo arrenderci, questo è ciò che Aleksei ci ha insegnato”, ha detto Yarmysh.


Nella mattina e anche ieri fonti russe hanno avanzato alcune ipotesi sulla morte. Un trombo o la “sindrome da morte improvvisa”, ma risulta chiaro che una parola definitiva non arriverà presto. Anche le circostanze della morte, inizialmente descritte come un ‘malore durante una passeggiata’ presentano aspetti inspiegabili come la possibilità di fare una passeggiata mattutina a febbraio in un clima artico. Alla madre di Navalny è stato detto alla colonia penale che era deceduto per la “sindrome della morte improvvisa”, ha scritto su X Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione anticorruzione nella mattina. “La causa della morte di Aleksey non è stata stabilita, è stato effettuato un nuovo esame istologico”, ha riferito la portavoce di Navalny. “I suoi risultati dovrebbero essere pubblicati la prossima settimana. È ovvio che mentono e fanno di tutto per non consegnare il corpo”, ha detto Yarmysh. Il comitato investigativo, secondo lei, ha affermato che il corpo di Navalny non sarebbe stato consegnato ai parenti fino a quando il controllo non sarà stato completato.


Intanto video su alcuni canali di opposizione russa su Telegram mostrano come i fiori deposti in memoria di Aleksey Navalny, a Mosca e in altre città della Russia, sono stati raccolti sotto gli occhi della polizia russa e gettati in sacchi neri della spazzatura. Da ieri continuano gli arresti in tutto il Paese, la gran parte a San Pietroburgo, dopo la notizia della morte dell’oppositore di Vladimir Putin: sono arrivati a 200.

Il G7 conferma il sostegno incrollabile all’Ucraina

Il G7 conferma il sostegno incrollabile all’UcrainaMonaco di Baviera, 17 feb. (askanews) – I ministri degli Esteri del G7, riuniti oggi a Monaco sotto la presidenza italiana, “hanno sottolineato che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina costituisce una palese violazione dei principi stessi della Carta delle Nazioni Unite”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine dei lavori a cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. I ministri “hanno riaffermato la loro incrollabile determinazione a continuare a sostenere l’Ucraina nella difesa della sua libertà, sovranità, indipendenza e integrità territoriale, all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e hanno elogiato l’eccezionale resistenza e perseveranza dell’Ucraina”, è stato aggiunto.


I membri del G7 “hanno confermato che continueranno ad affrontare, insieme ai partner internazionali, le esigenze di ripresa più urgenti e a lungo termine dell’Ucraina e a coordinare il sostegno attraverso la piattaforma di coordinamento dei donatori multi-agenzia”. I capi della diplomazia “hanno sottolineato l’importanza di affrontare i bisogni dei più vulnerabili, in particolare donne e bambini. Hanno messo in evidenza l’imminente conferenza Giappone-Ucraina per la promozione della crescita economica e la ricostruzione, la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2024 che sarà ospitata dalla Germania e la conferenza per la ripresa dell’Ucraina del 2025 in Italia”, si legge nella dichiarazione.


I ministri, infine, “hanno accolto con favore la decisione del Consiglio europeo del dicembre 2023 di avviare i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea” ed “hanno sottolineato l’importanza che l’Ucraina continui ad attuare gli sforzi di riforma in linea con il percorso euro-atlantico che ha abbracciato”. I ministri degli Esteri del G7 hanno espresso “l’intenzione di lavorare per pause prolungate e durature nelle ostilità che portino a un cessate il fuoco sostenibile”, “compresi corridoi per facilitare l’assistenza urgentemente necessaria, lo spostamento dei civili e il rilascio degli ostaggi”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine della ministeriale convocata a Monaco. I ministri hanno inoltre ribadito che “i cittadini stranieri devono poter continuare a partire”, sottolineanbdo “nei termini più forti possibili l’importanza per tutte le parti di proteggere i civili, soprattutto quelli più vulnerabili, in particolare donne e bambini, nel rispetto del diritto umanitario internazionale”. I ministri degli Esteri del G7, riuniti a Monaco sotto la presidenza italiana, hanno sottolineato oggi che “tutte le parti devono astenersi da azioni unilaterali che minano la prospettiva di una soluzione a due Stati”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Hanno sottolineato che l’aumento della violenza dei coloni estremisti dall’inizio del conflitto è ingiustificabile e minaccia le prospettive di una pace duratura e che i coloni estremisti responsabili di atti violenti contro le comunità palestinesi devono essere chiamati a risponderne”, si aggiunge, sottolineando la “necessità di una fine permanente e sostenibile al conflitto, poiché israeliani e palestinesi hanno lo stesso diritto di vivere in sicurezza, dignità e pace”.


I capi della diplomazia del G7 “hanno inoltre sottolineato che una soluzione praticabile al conflitto può essere solo il risultato di uno sforzo regionale coordinato”.

A Monaco i ministri degli Esteri del G7 si dichiarano indignati per la morte di Navalny

A Monaco i ministri degli Esteri del G7 si dichiarano indignati per la morte di NavalnyMonaco di Baviera, 17 feb. (askanews) – I Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea hanno espresso la loro indignazione per la morte in detenzione di Alexei Navalny, ingiustamente condannato per attività politiche legittime e per la sua lotta contro la corruzione. Lo si legge in una dichiarazione del ministro degli esteri Antonio Tajani diffusa al termine del G7 Esteri a Monaco di Baviera. I ministri “hanno chiesto alle autorità russe di chiarire pienamente le circostanze della sua morte. Hanno invitato la Russia a porre fine all’inaccettabile persecuzione del dissenso politico, nonché alla repressione sistematica della libertà di espressione e all’indebita limitazione dei diritti civili”.

Francia, Morelle: contro Le Pen serve candidato ‘neo-Sarkozyista’

Francia, Morelle: contro Le Pen serve candidato ‘neo-Sarkozyista’Milano, 17 feb. (askanews) – La prospettiva di una vittoria di Marine Le Pen alle prossime presidenziali francesi “nel 2027 ha acquisito una consistenza senza precedenti” e “solo un candidato ‘neo-Sarkozyista’ potrebbe sbarrare il cammino a Marine Le Pen”. Lo afferma in un’intervista a ‘Le Point’ Aquilino Morelle, già consigliere di Lionel Jospin a Matignon (1997-2002), poi di François Hollande all’Eliseo (2012-2014)e autore del saggio “La parabola dei ciechi” (Grasset) dove anticipava questa tendenza.


Secondo Morelle “Nicolas Sarkozy è stato l’unico candidato a riuscire a respingere il partito (di estrema destra francese) FN, incarnato in questo caso da Jean-Marie Le Pen, alle elezioni presidenziali”. Una riflessione che segue l’ultimo sondaggio Ifop che dà Marine Le Pen in testa al secondo turno delle elezioni presidenziali contro l’attuale premier Gabriel Attal (51%). Il partito Rassemblement National “si rivolge ormai a tutte le fasce d’età, e in particolare ai giovani” continua Morelle. “Oggi è un partito potente, organizzato, istituzionalizzato, che si trasforma in un partito ‘pigliatutto’. È quello che io chiamo il ‘terzo FN’, succeduto al piccolo gruppo di estrema destra creato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen e poi riorientato e guidato, a partire dal 2012, da sua figlia Marine Le Pen, una giovane donna, che dopo ha condannato gli eccessi razzisti e antisemiti del padre e lo ha anche escluso da questo partito nel 2015, ribattezzando il partito da FN in RN nel 2018. Una donna che, a differenza del padre, vuole soprattutto conquistare il potere. Per tutti questi motivi, la prospettiva della sua vittoria nel 2027 ha acquisito una consistenza senza precedenti”.

Tajani: la carneficina dei civili israeliani e palestinesi deve finire

Tajani: la carneficina dei civili israeliani e palestinesi deve finireMonaco di Baviera, 17 feb. (askanews) – “L’unica soluzione possibile” per il Medio Oriente “è quella dei due popoli e due stati, lo diciamo in maniera molto chiara a tutti” anche se “c’è chi non vuole che questo obiettivo si raggiunga”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa a Monaco. “Noi lavoriamo per la pace e perché finisca questa carneficina che ha portato alla morte di migliaia di persone, di civili israeliani e palestinesi. Questa carneficina deve finire”, ha aggiunto Tajani.