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L’Egitto prepara un’area di accoglienza di emergenza al confine con Gaza

L’Egitto prepara un’area di accoglienza di emergenza al confine con GazaRoma, 16 feb. (askanews) – L’Egitto sta preparando un’area al confine di Gaza che potrebbe accogliere i palestinesi nel caso in cui un’offensiva israeliana a Rafah provochi un esodo attraverso la frontiera. Lo hanno riferito quattro fonti di sicurezza egiziane all’agenzia Reuters, in quella che hanno descritto come una misura di emergenza da parte del Cairo.


Secondo una delle fonti, l’Egitto è ottimista che i colloqui per concludere un cessate-il fuoco possano evitare qualsiasi scenario del genere, ma sta istituendo l’area al confine come misura precauzionale. Questa prima fonte ha affermato che la costruzione del campo è iniziata tre o quattro giorni fa e offrirà un rifugio temporaneo in qualsiasi scenario di persone che attraversino la frontiera “fino a quando non verrà raggiunta una soluzione”. Altre tre fonti della sicurezza hanno dichiarato a Reuters che l’Egitto ha iniziato a preparare un’area con alcune strutture di base che potrebbero essere utilizzate per dare rifugio ai palestinesi, sottolineando che si tratta di una misura di emergenza.Interpellato sulle affermazioni delle quattro fonti, il capo del servizio di informazione statale egiziano ha dichiarato: “questo non ha alcun fondamento di verità. I nostri fratelli palestinesi e l’Egitto hanno detto che non c’è in preparazione nulla del genere”.


Intanto oggi, sia il Wsj e sia il New York Times hanno confermato la notizia – anticipata fin da dicembre da alcuni media arabi – della costruzione in corso di un muro (o barriera) lungo il confine egiziano con Gaza.

L’esercito di Israele martella con le bombe la Striscia di Gaza

L’esercito di Israele martella con le bombe la Striscia di GazaRoma, 16 feb. (askanews) – Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver effettuato attacchi aerei su larga scala sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, mentre le forze di terra hanno ucciso numerosi militanti in combattimento.


L’esercito ha spiegato che l’aviazione ha colpito obiettivi di Hamas tra cui il quartier generale operativo del gruppo, edifici militari, postazioni di lancio e altri obiettivi. Sono stati effettuati anche raid per sostenere le truppe di terra. Nella città meridionale di Khan Younis, le truppe hanno continuato a fare irruzione in obiettivi di Hamas, uccidendo una quindicina di militanti. L’esercito ha inoltre informato che i combattimenti sono continuati anche nel centro di Gaza.

Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancio

Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancioRoma, 16 feb. (askanews) – Italia e Romania insieme verso le nuove sfide dell’innovazione, della cybersecurity, della sostenibilità. E’ questo il messaggio che emerge dal Business Forum, molto partecipato, che si è svolto ieri alla Farnesina, con la presenza di oltre 160 tra aziende, banche ed enti, che si sono confrontati sui temi dell’energia, dell’agroindustria, della digitalizzazione, delle infrastrutture e della metalmeccanica.


Ad aprire il Forum, organizzato dal ministero degli Esteri, in collaborazione con Ice e l’ambasciata di Romania in Italia, e moderato da askanews, il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha sottolineato “relazioni bilaterali di straordinario livello”, “relazioni veramente solide, basate sulla storia, sulla comune identità neo-latina”. Basi, insieme ai dati economici e dell’interscambio che punta al record di 20 miliardi per il 2023, che possono consentire di “sviluppare una strategia anche per la crescita delle nostre economie guardando anche la transizione ecologica con una visione che deve essere molto pragmatica”. Dopo Tajani è intervenuta l’omologa romena Luminita Odobescu che ha rimarcato come la “cooperazione bilaterale fra Italia e Romania nel settore economico sia eccellente” e “speriamo di continuare questo trend ascendente” dell’interscambio. “Sono convinta che solo attraverso la collaborazione, le sinergie, le nuove tecnologie possiamo fronteggiare assieme le grandi sfide del presente”, ha proseguito Odobescu. A seguire il ministro dei Trasporti romeno, Sorin Mihai Grindeanu, che in perfetto italiano ha voluto ricordare le opportunità offerte dal Pnrr romeno che punta a investire 3,9 miliardi nella modernizzazione e nell’ampliamento della rete ferroviaria e stradale romena.


Il Forum è stato un momento per affrontare i temi delle sfide per Italia e Romania comuni con ancora più slancio, secondo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli che ha sottolineato, parlando ad askanews, “il grande successo” del Business forum “voluto fortemente dal ministro Tajani e dalla Farnesina” che “si è concluso con una partecipazione straordinaria, 160 aziende, tra cui le più grandi aziende a controllo pubblico italiano, ma anche tanti manager privati, insieme alla Romania stiamo facendo cose già importanti da tempo. Le nostre imprese lavorano già da 20 anni, avendo creato un legame forte e importante, la comunità romena è presente come lavoratori e anche come investimenti in Italia ma si tratta di rilanciare la sfida sui nuovi settori tecnologici innovativi e energetici per creare una partnership economica e politica ancora più solida”. Presenti moltissime aziende leader, da Ansaldo Nucleare, che ieri nel corso del Vertice intergovernativo ha firmato un Memorandum of understanding con il gruppo assicurativo-finanziario italiano Sace e l’azienda romena per l’energia nucleare Societatea nationala Nuclearelectrica: un’intesa che punta a strutturare una linea di finanziamento fino a 2 miliardi di euro, con il supporto assicurativo di Sace e a sostenere il rafforzamento delle attività connesse alla produzione di energia nucleare in Romania, in particolare quelle legate all’estensione di vita dell’Unità 1 della centrale di Cernavoda e allo sviluppo delle Unità 3 e 4.


La stessa Nuclearelectrica, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Fincantieri, Leonardo, Ferrero, Donalam, Saipem e Bonatti tra le altre, SIMEST e EXIMBANK, Abundia Bucarest, Oice, Ance. La presenza imprenditoriale in Romania, infatti, è strutturata e forte, con oltre 21mila aziende attive, ma c’è ancora un potenziale di sviluppo, secondo la vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello: “Io credo che ci sia assolutamente spazio per l’Italia, ci sono un sacco di opportunità e glielo dico personalmente perché abbiamo un’azienda lì e ci stiamo ampliando sempre di più. Ce ne sono, bisogna lavorare su tutta la parte di istruzione e tecnica, farla assieme, perché ci sono delle opportunità per le persone che abitano in Romania ad apprendere delle mansioni dove noi abbiamo il know how che è essenziale. Così le nostre imprese possono andare lì molto più sicure e in maniera concreta trovare delle opportunità di business”. Il presidente di Ice Matteo Zoppas ha ricordato che la Romania “è sempre stato un partner strategico per l’Italia, in passato più come porta per la delocalizzazione dove gli imprenditori dovevano andare a malincuore a dislocare le proprie produzioni per non perdere i clienti che cercavano delle alternative a buon prezzo, oggi per fortuna la situazione sta cambiando, perché la Romania come gli altri stati vicini si sta trasformando sempre di più in un potenziale cliente per i nostri imprenditori”. E “10 miliardi di euro di fatturato export verso la Romania sono un interscambio importante”, con “tra 2 e 3 punti percentuali di crescita rispetto al 2022, un buon numero, quindi si confermano anche le attività che stiamo facendo come Ice sul territorio che vanno dal design alla cucina italiana al metalmeccanico alla componentistica e alla tecnologia e non dobbiamo dimenticare che siamo tra i leader mondiali di quella che si chiama agritech, e lì c’è molto da fare. La parola d’ordine sempre di più sostenibilità e quindi la possibilità di fornire tecnologie che aumentano l’efficacia e l’efficienza delle produzioni mantenendo alto il coefficiente di sostenibilità. E’ la ricetta perfetta a cui si rivolgono tutti gli esteri all’Italia per avere il nostro best in class, il migliore, il fatto meglio”.


(di Daniela Mogavero)

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”Roma, 16 feb. (askanews) – Dopo aver parlato per 40 minuti con il presidente Usa Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto precisare (postandole su X, ex Twitter) le sue affermazioni sul riconoscimento di uno stato palestinese. “La mia posizione – ha scritto, secondo quanto riportano i media israeliani – è riassumibile nelle seguenti 2 frasi. 1) Israele respinge definitivamente i diktat internazionali riguardanti un accordo permanente con i palestinesi. Un simile patto sarà raggiunto soltanto attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni. 2) Israele continuerà ad opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Un tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe – ha concluso – una grossa ricompensa a un terrorismo senza precedenti e impedirebbe ogni futuro accordo di pace”.

M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con Israele

M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con IsraeleBruxelles, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea “ha ricevuto e sta valutando” la lettera che è stata inviata ieri alla sua presidente, Ursula von der Leyen, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e da quello irlandese (Taoiseach) Leo Varadkar, in cui si chiede di “intraprendere una revisione urgente” del rispetto degli obblighi di Israele previsti dal Trattato di Associazione con l’Unione europea riguardo al rispetto di diritti umani e dei principi democratici, per considerare se vi siano violazioni e proporre misure appropriate al Consiglio dell’Ue.  


Lo ha detto oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande di giornalisti, Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea e dell’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e di sicurezza comune, Josep Borrell. La portavoce ha spiegato che “la Commissione deve dare una risposta” alla richiesta dei due primi ministri. “La valuteremo e prenderemo una decisione sui passaggi successivi”, ha annunciato.


“Noi – ha detto Massrali – chiediamo già a Israele di rispettare il diritto internazionale, assicurando la protezione di tutti i civili in ogni momento. L’Accordo di Associazione è la base giuridica delle nostre relazioni correnti con Israele. L’Ue insiste sull’applicazione del diritto umanitario e del diritto internazionale nei Territori occupati”. E, ha ricordato che  “l’unica soluzione possibile” al conflitto “è quella dei due popoli, due Stati”.     Si tratta, comunque, ha precisato la portavoce, di “una questione di politica estera”, e “una decisione di sospensione dell’Accordo andrebbe presa all’unanimità dal Consiglio Ue su proposta della Commissione o dell’Alto Rappresentante”, Borrell (che ha ricevuto anche lui una copia della lettera). Inoltre, una eventuale proposta di sospensione dovrebbe essere basata su una valutazione condotta dal Servizio europeo di Azione esterna (Eeas).


Massrali ha aggiunto che è una questione di “apprezzamento politico” da parte degli Stati membri considerare se sussistano le condizioni per procedere all’adozione di misure nel quadro dell’Accordo di Associazione con Israele. “Stiamo studiando la lettera dei primi ministri e presto potrò dirvi qualcosa al riguardo”, ha riferito alla stampa lo stesso Borrell al suo arrivo, oggi, al quartier generale della Nato, per una riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza.


Nella lettera a von der Leyen, Sanchez e Varadkar si dicono “profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione in Israele e a Gaza, in particolare per l’impatto che il conflitto in corso sta avendo sui palestinesi innocenti, in particolare bambini e donne”, rilevando che “l’espansione dell’operazione militare israeliana nell’area di Rafah rappresenta una minaccia grave e imminente che la comunità internazionale deve affrontare con urgenza”. “Quasi 28.000 palestinesi – ricordano i due premier – sono stati uccisi e più di 67.000 sono rimasti feriti, e abbiamo assistito allo sfollamento di 1,9 milioni di persone (l’85% della popolazione) all’interno di Gaza e alla distruzione totale di case e a ingenti danni a infrastrutture civili vitali, compresi gli ospedali”. “Abbiamo ripetutamente espresso – prosegue la lettera – la nostra totale condanna degli attacchi terroristici indiscriminati di Hamas del 7 ottobre e chiediamo il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi rimasti. Siamo stati altrettanto chiari sul fatto che Israele ha il diritto di difendersi da tali attacchi, ma ciò può essere esercitato solo in linea con il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario (Diu) e il diritto internazionale sui diritti umani”. La risposta di Israele, puntualizzano Sanchez e Varadkar, “deve rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione. È importante sottolineare che il diritto internazionale umanitario impone a tutte le parti coinvolte in tutti i conflitti il chiaro obbligo di garantire la protezione dei civili. Gli orrendi attacchi terroristici commessi da Hamas e da altri gruppi armati – sottolineano i due premier – non giustificano e non possono giustificare alcuna violazione del diritto internazionale umanitario nella risposta militare, con le conseguenti conseguenze per la popolazione civile di Gaza”. “Condividiamo le preoccupazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, espresse nella sua lettera al Consiglio di sicurezza del 7 dicembre, riguardo alla terribile sofferenza umana, alla distruzione fisica e al trauma collettivo dei civili, e ai rischi che corrono, dato che ritiene che da nessuna parte a Gaza sia possibile sicuro”, e da allora, ricordano Sanchez e Varadkar, “la situazione non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente”. “Un accesso umanitario del tutto inadeguato a soddisfare i bisogni essenziali della popolazione fa sì che, secondo le stime delle Nazioni Unite, il 90% della popolazione si trovi ad affrontare una grave insicurezza alimentare, con un serio rischio di carestia”. Inoltre, i due premier notano “anche le misure provvisorie vincolanti imposte dalla Corte internazionale di Giustizia il 26 gennaio nel ricorso del Sud Africa contro Israele, e la sua valutazione secondo cui almeno alcuni degli atti od omissioni che il Sud Africa ritiene siano stati commessi da Israele a Gaza potrebbero rientrare nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio, e che ci sarebbe un rischio di un pregiudizio irreparabile” per i diritti che il ricorso mira a tutelare. Si ricorda anche che “sono vincolanti” gli ordini della Corte Internazionale a Israele “di adottare misure immediate ed efficaci per garantire che a Gaza siano forniti i servizi di base e l’assistenza umanitaria urgentemente necessari”. Sanchez e Varadkar sottolineano ancora che “per prevenire ulteriori danni irreversibili alla popolazione di Gaza, è urgentemente necessario un immediato cessate il fuoco umanitario, una posizione che è stata approvata a larghissima maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a dicembre, compresi 17 Stati membri dell’Ue. I due premier menzionano anche il caso dei membri del personale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accusati di aver partecipato agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. “Sosteniamo pienamente la decisione del Commissario Generale dell’Unrwa, Lazzarini, di chiudere immediatamente i contratti delle persone interessate, e l’avvio di un’indagine globale e indipendente da parte delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo – precisano -, siamo stati chiari sul fatto che all’Unrwa deve essere consentito di operare per continuare il suo lavoro vitale, salvando vite umane e affrontando la catastrofica situazione umanitaria a Gaza, e che il sostegno dell’Ue all’Unrwa deve essere mantenuto”, perché il suo ruolo è “centrale”. “Sullo sfondo del rischio di una catastrofe umanitaria ancora più grande, posta dalla minaccia di operazioni militari imminenti israeliane a Rafah, e considerato ciò che è accaduto e continua a verificarsi a Gaza dall’ottobre 2023, compresa la diffusa preoccupazione per possibili violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani da parte di Israele, chiediamo – concludono Sanchez e Varadkar – che la Commissione intraprenda una revisione urgente per verificare se Israele rispetta i suoi obblighi, anche ai sensi dell’Accordo di Associazione Ue/Israele”, e affinché “se ritiene che ci siano violazioni, proponga al Consiglio le misure appropriate da prendere in considerazione”.

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesi

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesiRoma, 15 feb. (askanews) – Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto giovedì l’avvio di un piano di pace con i palestinesi basato sulla soluzione dei due Stati, affermando che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”.


Durante una conferenza stampa della CNN, scrive Haaretz, Hyman è stato interrogato in merito a un rapporto del Washington Post secondo cui l’amministrazione Biden e “un piccolo gruppo di partner mediorientali” stanno lavorando per formulare un piano di pace globale, che “potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni”. settimane.” Il piano prevede un calendario per la creazione di uno Stato palestinese. Una fonte politica israeliana ha confermato la notizia e il fatto che Israele è a conoscenza degli sforzi compiuti dagli Stati Uniti in materia.


“Qui in Israele, siamo ancora all’indomani del massacro del 7 ottobre”, ha detto Hyman. “Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas.”

Netanyahu no a piano ‘due stati’: non è tempo di doni per palestinesi

Netanyahu no a piano ‘due stati’: non è tempo di doni per palestinesiRoma, 15 feb. (askanews) – Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto giovedì l’avvio di un piano di pace con i palestinesi basato sulla soluzione dei due Stati, affermando che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”


Durante una conferenza stampa della CNN, scrive Haaretz, Hyman è stato interrogato in merito a un rapporto del Washington Post secondo cui l’amministrazione Biden e “un piccolo gruppo di partner mediorientali” stanno lavorando per formulare un piano di pace globale, che “potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni”. settimane.” Il piano prevede un calendario per la creazione di uno Stato palestinese. Una fonte politica israeliana ha confermato la notizia e il fatto che Israele è a conoscenza degli sforzi compiuti dagli Stati Uniti in materia.


“Qui in Israele, siamo ancora all’indomani del massacro del 7 ottobre”, ha detto Hyman. “Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas.”

Conferenza di Monaco domani al via, focus su guerre a Gaza e in Ucraina

Conferenza di Monaco domani al via, focus su guerre a Gaza e in UcrainaMonaco di Baviera, 15 feb. (askanews) – La guerra nella Striscia di Gaza, le tensioni per gli attacchi Houthi al traffico commerciale sul Mar Rosso, l’invasione russa dell’Ucraina, i conflitti nel Corno d’Africa, la possibilità di uno scontro armato tra Cina e Taiwan nell’Indo-Pacifico, i rischi legati all’immigrazione e al terrorismo islamico, la gestione dell’Intelligenza artificiale (IA). In altre parole, le gravi preoccupazioni per un mondo che nel 2024 sarà sempre più ‘caratterizzato da un aumento delle tensioni geopolitiche e dell’incertezza economica’. Questi i principali temi della Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Msc), che quest’anno celebra la sua 60esima edizione. Circa 60 di capi di Stato e di governo, oltre 100 ministri, centinaia di esperti di diplomazia, difesa e sicurezza, rappresentanti di organizzazioni internazionali e alleanze transnazionali, si riuniranno in Baviera, da domani al 18 febbraio, per un dibattito le cui linee generali sono state anticipate dalla pubblicazione dell’annuale Report della Msc. Il tentativo è quello di trovare un difficile equilibrio tra due specifiche esigenze: ‘prepararsi per un ambiente geopolitico molto più competitivo’, in cui l’obiettivo di successi parziali e a breve termine ha preso il sopravvento su programmi e ambizioni statali a lunga scadenza, e ‘il rilancio di un tipo di cooperazione più inclusiva’, senza la quale molto ‘difficilmente’ potranno verificarsi le condizioni per la ‘crescita’ e ‘la soluzione ai pressanti problemi globali’ di oggi e del prossimo futuro.


La conferenza sarà aperta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. A fare gli onori di casa ci saranno il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il presidente di Msc, Christoph Heusgen, ha annunciato che il Sud del mondo avrà una maggiore rappresentanza rispetto agli anni scorsi, con più partecipanti provenienti da Asia, America Latina e Africa. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dalla vicepresidente Kamala Harris, dal segretario di Stato Antony Blinken e dal segretario alla Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas. Per la Cina ci sarà il capo della diplomazia Wang Yi. Attesi, tra gli altri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, il premier libanese Najb Mikati, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Per, l’Italia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che durante la sua permanenza in Germania firmerà una serie di accordi, che coinvolgono anche la Bers, sul sostegno al settore energetico ucraino. Non invitate Russia e Iran. Venerdì, il programma principale inizierà con un focus sulle sfide della sicurezza globale, compreso il futuro della governance mondiale e del multilateralismo, la resilienza democratica, la sicurezza climatica, la sicurezza nucleare, la migrazione e il futuro dell’intelligenza artificiale. Sabato le discussioni si concentreranno sullo stato dell’ordine internazionale, nonché sui conflitti e le crisi regionali, dall’Ucraina al Sudan e al Medio Oriente. Al mattino, a margine dei lavori, Tajani presiederà una riunione dei ministri degli Esteri del G7, la prima della presidenza italiana del Gruppo. Ai colloqui, secondo quanto appreso da askanews, sarà presente in qualità di ospite anche il capo della diplomazia di Kiev, Dmytro Kuleba. Domenica la conferenza si concluderà con un dibattito sul ruolo dell’Europa nel mondo e sulle sue relazioni con i partner.


L’aggressione russa all’Ucraina sarà tra i principali temi dibattuti in sala e dietro le quinte. Nel 2007, proprio da Monaco, Putin annunciò di fatto lo strappo con l’Occidente. Ora, Mosca ‘ha minato tutte le visioni di un ordine di sicurezza cooperativo per il prossimo futuro’, si legge sul Report di Msc. Ma secondo Heusgen, il calcolo di Putin secondo cui i paesi occidentali ridurranno lentamente e inesorabilmente il loro sostegno a Kiev non farà quadrare i conti del Cremlino. E non si tratta solo di una convinzione del presidente della Conferenza. Sarà lo stesso Stoltenberg a chiarirlo senza lasciare spazio a dubbi di sorta. La Nato continuerà a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, con risorse ed equipaggiamenti militari, è il messaggio che lancerà da Monaco il leader dell’Alleanza. Un impegno assicurato a dispetto delle recenti dichiarazioni di Donald Trump, che hanno sollevato una diffusa indignazione. L’ex presidente americano ha minacciato, se rieletto, di non sostenere più gli alleati europei della Nato che non destineranno alla spesa per la Difesa almeno il 2% del Pil, in caso di attacco da parte della Russia. Affermazioni condannate con forza dalla stessa Nato, che ha replicato rafforzando i ranghi: già 18 Paesi hanno raggiunto o superato la soglia del 2%, ha annunciato il segretario Stoltenberg. A ciò di aggiungono anche le ampie preoccupazioni sulla capacità degli Stati Uniti di continuare a fornire miliardi di dollari in assistenza alla difesa dell’Ucraina. I finanziamenti aggiuntivi americani per Kiev sono bloccati al Congresso, dove i repubblicani della Camera si sono schierati con Trump, che si oppone agli aiuti militari. E toccherà alla vicepresidente Harris e al capo della diplomazia Blinken rassicurare gli alleati: a Monaco, ha fatto sapere la Casa Bianca, il messaggio sarà univoco ed entrambi confermeranno che Washington resterà saldamente ancorata alla Nato e alla difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa. Una posizione che – ribadirà Tajani – è anche quella italiana. Il nostro Paese, con la guida del G7, esplorerà ogni via possibile per una soluzione politica e diplomatica del conflitto, fino a giungere a ‘una pace giusta’ tra Kiev e Mosca.


Al centro delle discussioni di sabato ci sarà naturalmente anche la guerra a Gaza. Hamas – si legge sul Report di Msc – ‘ha causato immense sofferenze in Israele’, ma la risposta dello Stato ebraico ha fatto ‘precipitare Gaza nella disperazione’. Il numero di vittime civili nell’enclave palestinese ha raggiunto livelli inaccettabili e le distruzioni causate dalle operazioni aeree e terrestri israeliane hanno determinato una vera e propria catastrofe umanitaria. Diversi paesi hanno definito sproporzionata la risposta di Israele agli attacchi del 7 ottobre e hanno lanciato numerosi appelli alla moderazione. Il ministro Tajani ne discuterà, a margine della Conferenza, con gli omologhi del G7. E non solo. Il titolare della Farnesina, infatti, ha in agenda una serie di colloqui anche con alcuni ministri dei Paesi del Mediterraneo allargato, con cui affronterà anche il tema del controllo dei flussi migratori. Durante la conferenza e in occasione delle riunioni a margine, il ministro confermerà inoltre la decisione di incrementare il contributo italiano di assistenza alla popolazione civile palestinese di altri 10 milioni di euro, nonché la disponibilità a partecipare alle attività di sminamento dell’enclave, una volta raggiunto un accordo di cessate il fuoco duraturo e sostenibile. Al centro dei colloqui nella città della Baviera ci saranno infine altri due temi caldi: le tensioni nell’Indo-Pacifico, dove molti osservatori temono un’escalation di violenza, e il controllo e la gestione dell’Intelligenza artificiale. Su entrambi questi dossier, un occhio di riguardo sarà rivolto alla Cina. La crescente militarizzazione della periferia marittima cinese sta già facendo temere che Pechino stia cercando di convertire l’Asia orientale in una sua sfera di influenza esclusiva. Di conseguenza, molti Stati della regione stanno cercando legami di sicurezza più stretti con gli Stati Uniti, tentando di ridurre al contempo la loro dipendenza economica dal gigante asiatico. Che, da parte sua, sta giocando la sua partita con Washington anche per il dominio della sfera dell’IA e dei microchip. Una sfida, è l’allarme lanciato dal Report della Msc, che rischia di ‘frammentare il settore tecnologico’, determinare importanti ‘perdite di welfare’ e trasformare il progresso tecnologico, ‘un tempo motore di una globalizzazione reciprocamente vantaggiosa’ in ‘una corsa per il dominio geopolitico’.


Anche quest’anno, durante i tre giorni di conferenza, in città sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con raduni previsti a Stachus, Konigsplatz, Odeonsplatz e Marienplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede dei lavori. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città entro un raggio di 5,5 km attorno alla Sedlinger-Tor-Platz sarà chiuso al traffico aereo, compresi i droni, dalle 7 del mattino alle 19. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di ameno 5.000 agenti aggiuntivi, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Rafforzati i controlli anche all’aeroporto internazionale di Monaco. (di Corrado Accaputo)

L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aggiusta il tiro: dal cardinale Parolin parole “sfortunate”

L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aggiusta il tiro: dal cardinale Parolin parole “sfortunate”Roma, 15 feb. (askanews) – Le parole del segretario di Stato Vaticano in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi sono ritenute “sfortunate” piuttosto che “deplorevoli” precisa oggi in una nota ufficiale diffusa oggi, l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede con un nota. In termini diplomatici la precisazione è importante e la missione israeliana spiega che si è trattato di una imprecisa traduzione.


“In riferimento al comunicato stampa del 14 febbraio si desidera precisare che il comunicato originale era in lingua inglese e successivamente è stato tradotto in italiano. In inglese il comunicato, in riferimento alle parole di sua Eminenza il cardinale Parolin, così recitava: “It is a regrettable declaration”. Nella traduzione in italiano è stata scelta la parola “deplorevole” che poteva essere anche tradotta in modo più preciso con “sfortunata”, si legge nella nota diffusa oggi. Ieri l’ambascia israeliana presso la Santa Sede ha duramente criticato le parole del cardinale Parolin, che ha definito la reazione all’attacco di Hamas non “proporzionata”. Nella nota diventata motivo di forte tensione con il Vaticano si affermava che “giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevati porta inevitabilmente a conclusioni errate”.

Blitz delle forze israeliane nell’ospedale Nasser a Khan Younis. L’Idf: Hamas ci teneva degli ostaggi

Blitz delle forze israeliane nell’ospedale Nasser a Khan Younis. L’Idf: Hamas ci teneva degli ostaggiRoma, 15 feb. (askanews) – Le forze israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale Nasser a Khan Younis. Lo riporta il giornalista di Al Jazeera Hani Mahmoud da Rafah, nel sud di Gaza. Mahmoud ha detto che le forze israeliane hanno concesso ai pazienti dell’ospedale Nasser tempo fino alle 7 del mattino (ora di Gaza) per evacuare e che questa mattina c’è “una presenza di soldati israeliani all’interno della struttura”. “Allo stesso tempo, c’è il fuoco dei carri armati pesanti e delle mitragliatrici”, ha aggiunto. Mahmoud ha detto che sono stati presi di mira il reparto maternità, l’unità di ortopedia e il pronto soccorso dell’ospedale. “Decine di persone sono rimaste ferite negli attacchi, alcune più di una volta. Questa è la più grande struttura sanitaria nel sud di Gaza. Adesso è completamente fuori servizio. L’intero staff medico è stato radunato, con le mani legate dietro la schiena”, ha dichiarato il giornalista di Al Jazeera.


L’esercito dello Stato ebraico ha successivamente confermato che le forze speciali israeliane stanno operando all’interno dell’ospedale Nasser nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, affermando di avere informazioni credibili secondo cui i corpi degli ostaggi sequestrati il 7 ottobre potrebbero trovarsi nella struttura. “Conduciamo precise operazioni – come abbiamo fatto in passato – dove la nostra intelligence indica che potrebbero trovarsi i corpi degli ostaggi”, ha aggiunto l’Idf in una nota. Hamas, secondo il portavoce dell’Idf contrammiraglio Daniel Hagari “teneva degli ostaggi nell’ospedale Nasser. Sembra che i terroristi operino anche dall’interno dell’ospedale”. “Disponiamo di informazioni credibili provenienti da diverse fonti, compresi gli ostaggi rilasciati, che indicano che Hamas teneva degli ostaggi presso l’ospedale Nasser di Khan Yunis e che potrebbero esserci corpi dei nostri ostaggi nella struttura ospedaliera di Nasser” ha detto Hagari. “Come è stato dimostrato con l’ospedale Shifa; Ospedale Rantisi; Ospedale Al Amal; e in molti altri ospedali in tutta Gaza, Hamas utilizza sistematicamente gli ospedali come centri del terrorismo” ha aggiunto.


Secondo le valutazioni dell’intelligence e le informazioni raccolte sul campo, oltre l’85% delle principali strutture mediche di Gaza sono state utilizzate da Hamas per operazioni terroristiche. “Poiché in questo momento i terroristi di Hamas probabilmente si nascondono dietro i civili feriti all’interno dell’ospedale Nasser e sembra che abbiano utilizzato l’ospedale anche per nascondere i nostri ostaggi – ha quindi detto Hagari – l’IDF sta conducendo un’operazione precisa e limitata all’interno dell’ospedale Nasser”.