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Senato Usa approva pacchetto aiuti per Ucraina, Israele, Taiwan

Senato Usa approva pacchetto aiuti per Ucraina, Israele, TaiwanRoma, 13 feb. (askanews) – Questa notte il Senato Usa ha approvato un pacchetto di aiuti da 95,3 miliardi di dollari per Ucraina, Israele e Taiwan, dopo mesi di difficili negoziati e in mezzo alle crescenti divisioni politiche nel Partito repubblicano sul ruolo degli Stati Uniti all’estero. Il provvedimento ora però deve passare al vaglio della Camera.


Il voto è arrivato dopo che un piccolo gruppo di repubblicani contrari ai 60 miliardi di dollari per l’Ucraina ha tenuto bloccata l’aula del Senato tutta la notte, utilizzando le ultime ore di dibattito per sostenere che gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi sui propri problemi prima di inviare più denaro all’estero. Ma più di una dozzina di repubblicani hanno votato insieme a quasi tutti i democratici per approvare il pacchetto , con i sostenitori del provvedimento che sostengono che abbandonare l’Ucraina potrebbe incoraggiare il presidente russo Vladimir Putin e minacciare la sicurezza in tutto il mondo. “Sono anni, forse decenni, che il Senato non approva un disegno di legge di tale impatto non solo sulla nostra sicurezza nazionale, non solo sulla sicurezza dei nostri alleati, ma anche sulla sicurezza della democrazia occidentale”, ha affermato il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, che ha lavorato a stretto contatto con il leader repubblicano Mitch McConnell.


L’approvazione del disegno di legge al Senato è stato un segnale positivo per l’Ucraina in un contesto di gravi carenze sul campo di battaglia. Il voto finale ha visto 22 repubblicani votare a sostegno del suo passaggio, mentre due democratici, i senatori Jeff Merkley dell’Oregon e Peter Welch del Vermont, così come il senatore Bernie Sanders, un indipendente, hanno votato contro. I legislatori progressisti si sono opposti all’invio di armi offensive a Israele. Eppure il pacchetto si trova ad affrontare un futuro profondamente incerto alla Camera, dove i repubblicani intransigenti allineati con l’ex presidente Donald Trump – il favorito per la nomina presidenziale del GOP e critico del sostegno all’Ucraina – si oppongono alla legislazione.


Il portavoce Mike Johnson ha espresso nuovi dubbi sul pacchetto in una dichiarazione lunedì sera, chiarendo che potrebbero passare settimane o mesi prima che il Congresso invii la legislazione sulla scrivania del presidente Joe Biden . Tuttavia, il voto è stato una vittoria per entrambi i leader del Senato. Schumer ha notato il forte sostegno bipartisan e ha previsto che se il presidente della Camera lo avesse portato avanti, avrebbe avuto lo stesso forte sostegno in quella Camera. McConnell ha fatto dell’Ucraina la sua massima priorità negli ultimi mesi, ed è stato risoluto di fronte alle considerevoli resistenze da parte della sua stessa conferenza GOP.


Parlando direttamente ai suoi detrattori in un discorso di domenica, McConnell ha detto che “gli occhi del mondo” erano puntati sul Senato degli Stati Uniti. I dollari forniti dalla legislazione permetterebbero di acquistare attrezzature di difesa prodotte negli Stati Uniti, comprese munizioni e sistemi di difesa aerea che le autorità ucraine ritengono siano disperatamente necessarie mentre la Russia attacca il paese. Comprende anche 8 miliardi di dollari per il governo di Kiev e altri aiuti.

Salone Mobile, Porro: innovazione centrale, attesa grande presenza da Cina

Salone Mobile, Porro: innovazione centrale, attesa grande presenza da CinaMilano, 13 feb. (askanews) – La 62esima edizione del Salone del Mobile sarà all’insegna “dell’innovazione, un salone con protagoniste le aziende e protagonista soprattutto il progetto, che è la forza di questa manifestazione che è il punto di riferimento a livello globale per il mondo del design e arredamento”. Le parole sono quelle della presidente del Salone, Maria Porro, che a Milano, nella sala del Teatro Strehler, ha presentato il prossimo appuntamento in calendario dal 16 al 21 aprile nei padiglioni di FieraMilano a Rho.


Seppure non voglia sbilanciarsi sull’affluenza – “non ci si può mai pronunciare” ha detto, “Ci aspettiamo una grande presenza di pubblico internazionale, sicuramente anche da aree come la Cina, che l’anno scorso si era riaperta solo un anno prima – ha raccontato a margine ai giornalisti – Abbiamo fatto un grande lavoro di comunicazione, siamo stati in Usa, in Cina, in giro per l’Europa e proseguiremo ancora proprio perché ci importa avere un pubblico di altissima qualità”. Sulla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che l’anno scorso visitò i padiglioni della fiera, Porro ha precisato: “Non c’è una certezza rispetto a questo, noi ovviamente abbiamo coinvolto le più alte cariche istituzionali. Avremo il ministro Urso, perché c’è la Giornata del made in Italy che è il 15, quindi ci teniamo a celebrare questa coincidenza”.

Tajani: Hamas è la nuova Gestapo, forse anche peggio

Tajani: Hamas è la nuova Gestapo, forse anche peggioRoma, 13 feb. (askanews) – “Credo che l’amministrazione Usa stia chiedendo al premier israliano Netanyahu di non esagerare nella reazione, è una posizione che abbiamo tutti, fermo restando che Israele è stato vittima di un’aggressione bestiale”, di “una vera e propria carneficina”. Lo ha dteto oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Ping Pong, su Radio Uno. Ci sono stati “bambini messi vivi nei forni, con madri che guardavano e venivano violentate da 15 persone, amputate dei seni con cui hanno giocato a pallone”, ha ricordato Tajani, definendo Hamas la “nuova Gestapo, forse anche peggio”.

Sparatoria nella metropolitana a New York: un morto

Sparatoria nella metropolitana a New York: un mortoMilano, 13 feb. (askanews) – Un uomo è morto e altri cinque sono rimasti feriti durante una sparatoria in una stazione della metropolitana del Bronx, a New York. Lo riferiscono i media locali.


La causa della sparatoria sarebbe stata una rissa cominciata a bordo di un treno, che si sarebbe poi spostata sulla banchina della stazione di Mount Eden a Jerome Avenue, fino a quando qualcuno non ha estratto un’arma da fuoco sparando in mezzo alla folla in stazione. La polizia parla di sei persone colpite, 4 uomini e due donne. Uno degli uomini è poi morto in ospedale. Alcune delle persone ferite sarebbero passanti non coinvolti nella rissa e che semplicemente erano sulla banchina al momento della sparatoria.

Lo speaker della Camera Usa conferma che i repubblicani non voteranno gli aiuti all’Ucraina

Lo speaker della Camera Usa conferma che i repubblicani non voteranno gli aiuti all’UcrainaMilano, 13 feb. (askanews) – “Siamo stati chiari sin dall’inizio che qualsiasi cosiddetta legge sulla sicurezza nazionale avrebbe dovuto riconoscere che la nostra sicurezza comincia al confine. La Camera ha lavorato dieci mesi per fare passare una politica di cambiamento con il Secure Out Border Act, ma il Senato ha fallito”. Lo ha detto lo speaker della Camera Usa, il repubblicano Mike Johnson, sostenendo che “il Senato ha fatto la cosa giusta la scorsa settimana respingendo la legislazione Ucraina-Taiwan-Gaza-Israele-Immigrazione a causa delle sue insufficienti disposizioni di frontiera, e avrebbe dovuto tornare al tavolo per modificare l’attuale disegno di legge per includere reali disposizioni sulla sicurezza delle frontiere che avrebbero effettivamente aiutato a porre fine alla catastrofe in corso. Invece, il disegno di legge sugli aiuti esteri del Senato tace sulla questione più urgente che il nostro paese deve affrontare”.


L’obiettivo della norma, prosegue Johnson, dovrebbe essere “garantire la sicurezza dei confini americani prima di mandare aiuti supplementari in giro per il mondo. Non avendo ricevuto dal Senato alcun cambiamento sulla politica per i confini, la Camera dovrà continuare a lavorare sulla questione. L’America merita di meglio che lo status quo del Senato”.

Milei: con Meloni lavoriamo a un coordinamento internazionale dei conservatori

Milei: con Meloni lavoriamo a un coordinamento internazionale dei conservatoriRoma, 13 feb. (askanews) – Creare un coordinamento dei conservatori nel mondo “è quello a cui stiamo cercando di lavorare”. Così il presidente argentino Javier Milei in un’intervista a Libero. “Ci sono molte persone che capiscono e vogliono andare nella direzione giusta. Un esempio chiaro è qui in Italia, Giorgia Meloni. In Spagna, c’è Vox con Santiago Abascal e per il Partito popolare, Isabel Díaz Ayuso. In Brasile ci ha provato Jair Bolsonaro”, commenta. “Ci sono vari leader che stanno cercando di indirizzare il dibattito verso il lato giusto. Il problema è che la sinistra è in vantaggio di trent’anni rispetto a noi”, sottolinea Milei.


Quanto all’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato “meraviglioso”: “Meloni è una persona che ti trasmette allegria, ottimismo, forza, è stata un riunione molto positiva”, afferma. “Abbiamo discusso di relazioni economiche, di quale aiuto può dare l’Italia all’Argentina nei rapporti con il Fondo monetario internazionale, abbiamo parlato di questioni culturali. È stato fantastico”, sottolinea il presidente argentino. 

La Cina esorta Israele a fermare le operazioni a Rafah “il più presto possibile”

La Cina esorta Israele a fermare le operazioni a Rafah “il più presto possibile”Roma, 13 feb. (askanews) – La Cina ha esortato Israele a interrompere “il più presto possibile” la sua operazione militare nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, avvertendo di un “grave disastro umanitario” se i combattimenti non si fermeranno immediatamente.


“La Cinaà si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale”, ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri, aggiungendo che Pechino esorta Israele a “fermare le sue operazioni militari il prima possibile, compiere ogni sforzo per evitare vittime civili innocentià e prevenire un disastro umanitario più grave nella zona di Rafah”.

Metsola: serve un sistema europeo di difesa che integri la Nato

Metsola: serve un sistema europeo di difesa che integri la NatoRoma, 13 feb. (askanews) – La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ritiene che l’Europa debba creare un nuovo sistema di sicurezza e difesa che integri la Nato, anziché competere con essa.


“Il dibattito sulla nostra autonomia strategica deve passare dalla teoria alla pratica. Ciò è vero quando si tratta della nostra competitività, delle nostre forniture energetiche, del commercio e, ovviamente, della difesa. L’Europa deve potenziare le proprie capacità e creare un nuovo quadro di sicurezza e difesa che integra e non compete con la Nato”, ha detto Metsola al parlamento estone. Durante la sua visita in Estonia, Metsola ha incontrato il presidente estone Alar Karis, il presidente del parlamento Lauri Hussar e il primo ministro Kaja Kallas.

M.O., altolà di Biden a operazione su Rafah: lavoriamo a tregua

M.O., altolà di Biden a operazione su Rafah: lavoriamo a treguaMilano, 12 feb. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso la sua contrarietà all’operazione su Rafah annunciata da Israele, e ha rilanciato invece la possibilità di una tregua di “almeno sei settimane” come conseguenza di un accordo sugli ostaggi cui gli Usa stanno lavorando.


Nelle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro alla Casa Bianca con il re Abdallah II di Giordania, Biden ha premesso che gli Usa “condividono con Israele l’obiettivo di sconfiggere Hamas”, ma ha anche sottolineato come siano “troppi, troppi, i 27 mila palestinesi uccisi inclusi migliaia di bambini. Ogni vittima innocente in Gaza è una tragedia, come è una tragedia ogni vittima israeliana”. Anche per questo la “grande operazione” militare preannunciata da Israele a Rafah “non dovrebbe avere luogo senza un piano credibile per la sicurezza e il sostegno dell’oltre un milione di persone che si rifugiano lì. Molte persone hanno dovuto spostarsi, più volte, scappando dalle violenze nel Nord, e ora sono concentrate a Rafah, esposte e vulnerabili: devono essere protetti. E fin dall’inizio abbiamo detto chiaramente che ci opponiamo a ogni evacuazione forzata di palestinesi da Gaza”. Anche per questo “oggi con il re abbiamo discusso di come aumentare gli aiuti umanitari”. Biden ha poi spiegato che gli Stati Uniti stanno lavorando ad un “accordo sugli ostaggi” tra Israele e Hamas “che porti a un’immediata tregua a Gaza per almeno sei settimane, che dia il tempo di costruire qualcosa di più duraturo. Stiamo lavorando notte e giorno per una pace tra palestinesi e Israele”, che garantisca “sicurezza e dignità per entrambi”, ha detto Biden che ha ricordato come nei mesi scorsi “ho ricevuto richieste dal primo ministro Netanyahu e dai leader di Egitto e Qatar per portare avanti questo progetto. Gli elementi chiave dell’accordo sono sul tavolo ma ci sono ancora delle distanze. Continuiamo a lavorare per raggiungere un accordo e gli Stati Uniti faranno tutto il possibile affinchè ciò accada”, ha concluso sul punto. Biden ha poi ribadito che “continueranno gli attacchi” americani contro le milizie supportate dall’Iran in Iraq e Siria.


Dal canto suo, re Abdallah II ha chiesto “un immediato e duraturo cessate il fuoco”, e ha sottolineato che le restrizioni sugli aiuti umanitari stanno portando a condizioni inumane”, facendo presente che “nessun’altra agenzia Onu può svolgere il lavoro che svolge l’UNRWA. Inoltre il re di Giordania ha denunciato la situazione nella West Bank e a Gerusalemme: circa 400 palestinesi sono stati uccisi nella West Bank dal 7 di ottobre, e tra questi quasi 100 bambini”. E ha ammonito: “La continua escalation da parte dei coloni estremisti e l’espansione degli insediamenti illegali scateneranno il caos nell’intera regione”.

M.O., Borrell chiede agli Usa di non fornire più armi a Israele

M.O., Borrell chiede agli Usa di non fornire più armi a IsraeleBruxelles, 12 feb. (askanews) – L’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ha messo sul tavolo oggi a Bruxelles quattro convinti “no” dell’Europa nei confronti delle posizioni di Israele rispetto a quanto sta avvenendo in Medio Oriente, durante la riunione informale dei ministri della Cooperazione e Sviluppo dei Ventisette svoltasi oggi nella capitale belga. E soprattutto ha detto in modo chiaro e diretto agli Stati Uniti e agli altri paesi fornitori che dovrebbero smettere di rifornire di armi Israele, se davvero vogliono convincere il suo governo a smettere di uccidere così tanti civili palestinesi a Gaza. á


È il primo dei “no” di Borrell; “no” a questi attacchi alla popolazione della Striscia di Gaza, che sono una reazione all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre sempre più sproporzionata e inaccettabile, con le ormai 100.000 persone rimaste uccise, ferite o disperse (come ha ricordato Philippe Lazzarini, il responsabile dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Unrwa, che era presente alla riunione). Bisogna esercitare pressioni più efficaci sul premier israeliano Benjamin Netanyahu, e questo l’Europa non può farlo, ha osservato l’Alto Rappresentante, perché non fornisce armi a Israele, mentre possono farlo gli Usa. Un secondo “no” è quello ai piani di Netanyahu di evacuare e attaccare la città di Rafah, ultima porzione della Striscia a ridosso con l’Egitto in cui si è rifugiata ed è sostanzialmente rinchiusa gran parte della popolazione civile, senza possibilità di fuga. “Un milione e settecentomila persone – ha ricordato Borrell – schiacciate contro un muro che non possono fuggire. Sono sotto i bombardamenti e non sono in grado di scappare via. Questa è la situazione e spero che il mondo intero ne tenga conto”.


Ancora un “no”, poi, alla condanna senza prove e senza appello dell’Unrwa, mentre sono in corso le indagini dell’Onu sulle accuse ad alcuni suoi agenti accusati (“12 su 30.000”, ha puntualizzato Borrell) di aver partecipato ai raid terroristici di Hamas: valgono per l’Agenzia per i rifugiati palestinesi il principio di presunzione d’innocenza, e l’altro principio giuridico secondo cui le responsabilità sono individuali e non collettive, e quindi vanno punite le persone che si dimostrerà che sono colpevoli, e non l’intera organizzazione, ha rilevato l’Alto Rappresentante. E infine un “no” alla sospensione ai finanziamenti vitali all’Unrwa, che alcuni paesi dell’Ue (tra cui l’Italia) e dell’Occidente hanno deciso, in attesa delle conclusioni delle indagini indipendenti. Questo perché l’Agenzia Onu, che Tel Aviv da anni vorrebbe cancellare, sta facendo un enorme lavoro, insostituibile, e tanto più necessario e urgente in questa tremenda crisi umanitaria che proprio il governo di Israele sta rendendo sempre più grave. Borrell ha puntualizzato, tra l’altro, che l’Ue procederà con i suoi finanziamenti previsti a marzo, perché la condizione per il loro esborso era che fosse lanciata, e non che terminasse l’inchiesta, che potrebbe durare molto a lungo, e nel frattempo non si può prosciugare l’aiuto ai rifugiati palestinesi.


Ma è il primo “no” quello che sicuramente farà più rumore, come un tabù infranto. “In tanti, e di recente anche il presidente americano Joe Biden – ha ricordato l’Alto Rappresentante rispondendo ai giornalisti stamattina al suo arrivo alla riunione ministeriale – hanno detto che le operazioni” militari a Gaza “non sono più proporzionate, che il numero dei civili uccisi è intollerabile. E questa valutazione viene fatta da sempre più persone nel mondo”, che stanno “avvertendo Israele di non proseguire su questa strada. Ma la mia domanda è: a parte le parole, che cos’altro pensate che debba essere fatto, se credete che il prezzo in termini di morti sia troppo alto? Avete delle possibilità di ridurlo?” ha chiesto Borrell, con un messaggio rivolto chiaramente agli Stati Uniti. “Io non pretendo – ha detto ancora l’Alto Rappresentante, rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa al termine del Consiglio informale – di essere responsabile della politica estera degli Stati Uniti, ho già abbastanza da fare per la politica estera dell’Unione europea. Ma siamo logici: quante volte abbiamo sentito i leader più importanti e i ministri degli Esteri di tutto il mondo dire che troppe persone vengono uccise? Il presidente Biden – ha ripetuto – ha detto che questo è troppo, che non è proporzionato. Ebbene, se credete che si stiano uccidendo troppe persone, forse dovreste fornire meno armi per evitare che così tante persone vengano uccise. Non è logico, questo?”.


“Nel 2006, durante la guerra contro il Libano – ha ricordato Borrell – gli Stati Uniti avevano già preso questa decisione. Già allora avevano deciso di sospendere la fornitura di armi a Israele, perché Israele non voleva fermare la guerra”. Questa è “esattamente la stessa cosa che accade oggi. Tutti vanno a Tel-Aviv, implorando: ‘Per favore, non fatelo, proteggete i civili, non uccidetene così tanti’”. “Quanti devono essere perché siano troppi? Qual è la norma? Ma Netanyahu non ascolta nessuno”. Il primo ministro israeliano dice che i civili di Rafah “stanno per evacuare”, ma, ha chiesto ancora l’Alto Rappresentante, “dove? Sulla Luna? Dove saranno evacuate queste persone? Insomma, se la comunità internazionale crede che questo sia un massacro, che si stiano uccidendo troppe persone, forse è il caso di ápensare alla fornitura di armi” a Israele. “E a proposito – ha aggiunto Borrell – oggi un tribunale olandese ha ordinato al governo dei Paesi Bassi di interrompere l’esportazione in Israele di pezzi di ricambio dei caccia F-35, per assicurare l’attuazione della decisione della Corte internazionale di giustizia”. Insomma, “ogni Stato membro è padrone della propria politica estera. Ma è un po contraddittorio continuare a dire che ci sono troppe persone uccise, chiedere per favore di prendersi cura delle persone, di non ucciderne così tanti, per favore. Smettetela di dire per favore e fate qualcosa”, ha concluso l’Alto Rappresentante.