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Stoltenberg: la Nato non invierà forze in Ucraina

Stoltenberg: la Nato non invierà forze in UcrainaRoma, 6 giu. (askanews) – “La Nato non ha intenzione di schierare forze in Ucraina”, ha detto oggi il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg. “Ci stiamo concentrando su come possiamo stabilire un quadro di sostegno più forte, con il quadro istituzionalizzato per l’Ucraina, e su come stabilire e concordare un impegno finanziario a lungo termine per garantire che saremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”, ha commentato il leader della Nato in una conferenza stampa congiunta con il presidente finlandese Alexander Stubb a Helsinki.


Negli ultimi mesi ci sono state lacune e ritardi nella fornitura del sostegno militare all’Ucraina, ha affermato Stoltenberg, aggiungendo che è necessario garantire che “questo non accada di nuovo”. “E’ per questo che ora stiamo lavorando nella Nato su come istituire una missione Nato per l’Ucraina”, ha aggiunto il leader dell’Alleanza, secondo cui non ci sarebbe “alcuna minaccia imminente” contro i Paesi membri. Il presidente finlandese, da parte sua, ha detto che Helsinki non prevede di inviare militari in Ucraina. “Siamo in conversazione con i nostri alleati sulle varie opzioni con cui possiamo aiutare l’Ucraina, siano esse finanziarie, militari o legate alle munizioni”, ha aggiunto Stubb.

Putin: arma nucleare? Qualsiasi mezzo se minacciata la sovranità russa

Putin: arma nucleare? Qualsiasi mezzo se minacciata la sovranità russaRoma, 5 giu. (askanews) – La Russia è costantemente accusata di agitare un “manganello nucleare”, ma le condizioni per l’uso dell’arma atomica da parte di Mosca sono descritte nella sua dottrina nucleare, che dichiara possibile l’utilizzo “di tutti i mezzi” in caso di minaccia alla sovranità e l’integrità territoriale russa. Lo ha dichiarato Vladimir Putin durante un incontro con rappresentanti dei media internazionali a margine del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.


Il conflitto in Ucraina non dovrebbe essere portato al punto di una minaccia di uso delle armi nucleari, ha affermato il capo del Cremlino, rilanciato dai media russi. L’agenzia Reuters ha chiesto al capo di Stato quale sarebbe la causa scatenante di una guerra nucleare e quanto il mondo sia vicino a questo rischio nel conflitto in Ucraina. “Tentano continuamente di accusarci di agitare una sorta di manganello nucleare. Ma ho forse sollevato la questione della possibilità di usare armi nucleari? L’avete fatto voi, mi avete portato su questo argomento, poi direte che stavo agitando un manganello nucleare”, ha detto. Il presidente russo ha citato la dottrina nucleare russa, secondo cui in caso di azioni che minacciano la sovranità della Russia, si ritiene possibile utilizzare “tutti i mezzi” a sua disposizione.

Putin: arma nucleare? Qualsiasi mezzo se minacciata sovranità russa

Putin: arma nucleare? Qualsiasi mezzo se minacciata sovranità russaRoma, 5 giu. (askanews) – La Russia è costantemente accusata di agitare un “manganello nucleare”, ma le condizioni per l’uso dell’arma atomica da parte di Mosca sono descritte nella sua dottrina nucleare, che dichiara possibile l’utilizzo “di tutti i mezzi” in caso di minaccia alla sovranità e l’integrità territoriale russa. Lo ha dichiarato Vladimir Putin durante un incontro con rappresentanti dei media internazionali a margine del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.


Il conflitto in Ucraina non dovrebbe essere portato al punto di una minaccia di uso delle armi nucleari, ha affermato il capo del Cremlino, rilanciato dai media russi. L’agenzia Reuters ha chiesto al capo di Stato quale sarebbe la causa scatenante di una guerra nucleare e quanto il mondo sia vicino a questo rischio nel conflitto in Ucraina. “Tentano continuamente di accusarci di agitare una sorta di manganello nucleare. Ma ho forse sollevato la questione della possibilità di usare armi nucleari? L’avete fatto voi, mi avete portato su questo argomento, poi direte che stavo agitando un manganello nucleare”, ha detto. Il presidente russo ha citato la dottrina nucleare russa, secondo cui in caso di azioni che minacciano la sovranità della Russia, si ritiene possibile utilizzare “tutti i mezzi” a sua disposizione.

Putin: fornitura armi a Kiev passo pericoloso, risposta asimmetrica

Putin: fornitura armi a Kiev passo pericoloso, risposta asimmetricaRoma, 5 giu. (askanews) – Nella lunga conferenza con i rappresentanti delle agenzie di stampa internazionali a margine del Forum di San Pietroburgo il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato una risposta asimmetrica alle forniture di armi a lungo raggio all’Ucraina da parte dei Paesi occidentali aggiungendo che Mosca ha diritto a fornire armi alle regioni che verranno colpite dagli attacchi con armi occidentali. Il presidente russo ha anche auspicato che i rapporti con l’Italia vengano ripristinati rapidamente dopo la fine del conflitto.


“Stiamo riflettendo sul fatto che se qualcuno ritiene possibile fornire tali armi in una zona di guerra per colpire il nostro territorio e crearci problemi, allora perché non abbiamo il diritto di fornire le nostre armi della stessa classe a quelle regioni del mondo in cui verranno effettuati attacchi a strutture sensibili… La risposta potrebbe essere asimmetrica. Ci penseremo”, ha detto Putin. Il presidente russo ha spiegato che “la fornitura di armi alla zona di conflitto è sempre negativa. Inoltre, se ciò è dovuto al fatto che coloro che forniscono, non solo forniscono armi, ma controllano queste armi” “questo è un passo molto serio e molto pericoloso”. Gli Stati uniti dovrebbero smettere di fornire armi all’Ucraina e il conflitto finirà enro 2-3 mesi, ha sottolineato il numero uno del Cremlino aggiungendo di aver risposto a una lettera del presidente americano Joe Biden, definito un politico della vecchia scuola e “prevedibile”, e di aver chiesto di fermare gli aiuti militari a Kiev.


Parlando dell’Italia ha poi detto: “Speriamo vivamente che prima o poi, forse dopo che la situazione si sarà in qualche modo corretta in direzione ucraina, saremo in grado di ripristinare le relazioni con l’Italia, e forse anche più velocemente che con qualsiasi altro paese europeo”. Tornando al conflitto in Ucraina, Putin, ha pronosticato che “l’amministrazione americana costringerà la leadership ucraina ad autorizzare l’abbassamento dell’età di mobilitazione a 18 anni, e poi si libereranno di Zelensky… Secondo me ci vorrà un anno per farlo”.


E sul fronte dei rapporti con gli Stati uniti ha spiegato che alla Russia non interessa chi vincerà le elezioni presidenziali americane del 2024 e che non interferirà con la corsa: “In generale, non ci interessa”, Mosca lavorerà con qualsiasi presidente americano debitamente eletto, ha aggiunto Putin, sottolineando che non cambierà nulla di serio nelle relazioni Usa-Russia dopo il voto. Mosca non ha interferito e non interferirà nel processo politico statunitense, ma gli Stati Uniti si stanno “bruciando” dall’interno nel corso delle loro lotte politiche interne.

La risposta Ue alle accuse a Borrell del Congresso ebraico europeo

La risposta Ue alle accuse a Borrell del Congresso ebraico europeoBruxelles, 5 giu. (askanews) – Peter Stano, il portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’Ue, Josep Borrell, ha difeso con forza lo stesso Borrell oggi a Bruxelles, durante il briefing quotidiano per la stampa della Commissione europea, dalle durissime accuse che gli sono state mosse dalle comunità e i leader ebraici con una risoluzione approvata ieri dalla Conferenza annuale dell’Associazione ebraica europea di Amsterdam.


Secondo la risoluzione, “l’Alto Rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha dimostrato, sia prima che dopo il 7 ottobre, e attraverso il suo portavoce Peter Stano, un chiaro e ripetuto pregiudizio anti-israeliano”, e questo “ha contribuito in modo significativo all’antisemitismo in atto e alla denigrazione dello Stato di Israele nel suo insieme nello spazio pubblico europeo”. Borrell, inoltre è accusato di aver “attivamente favorito un clima negativo all’interno del Servizio per l’azione esterna dell’Unione europea nei confronti dello Stato di Israele durante il suo mandato”. La risoluzione “ricorda” poi al Consiglio europeo e alla Commissione europea “che il ruolo dell’Alto Rappresentante è ‘contributivo’” e rileva che “Borrell ha spesso arricchito (‘embellished’, ndr) di propria iniziativa le posizioni adottate dal Consiglio europeo”, anche “aggiungendovi” degli elementi, come nel caso comprese delle “critiche aperte alla presidente della Commissione europea che aveva dichiarato il sostegno a Israele dopo il pogrom di Hamas del 7 ottobre”.


L’Associazione ebraica europea, infine, “esorta il Consiglio europeo, alla luce del danno significativo” arrecato da Borrell “alle relazioni euro-israeliane e del suo contributo all’antisemitismo, a valutare adeguatamente il prossimo Alto Rappresentante”. Questo, conclude la risoluzione, al fine di “garantire che la posizione e la reputazione del Seae (il Servizio di azione esterna dell’Ue, ndr) non vengano sfruttate e manipolate per scopi di parte, come è avvenuto sotto l’Alto Rappresentante Borrell”. “Respingo fermamente – ha esordito Stano, rispondendo alle domande dei giornalisti – qualsiasi accusa di antisemitismo contro l’Alto rappresentante Borrell, o di contribuire all’ondata di antisemitismo. Ciò che sta facendo l’Alto Rappresentante, a nome dell’Unione europea, è cercare di raggiungere il consenso” tra gli Stati membri “quando si tratta di posizioni o azioni dell’Unione europea su eventi importanti, che rientrano nell’ambito della politica estera dell’Ue. E questo riguarda anche il conflitto a Gaza”.


“L’Alto Rappresentante – ha sottolineato il portavoce -non è prevenuto nei confronti di Israele; è preoccupato per la perdita di vite umane innocenti: durante gli attentati terroristici di Hamas del 7 ottobre, Borrell è stato molto chiaro e lo ha ripetuto innumerevoli volte; è preoccupato per la perdita di vite innocenti, per gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, alcuni dei quali purtroppo non sono più vivi; ed è preoccupato per la vita dei civili innocenti che vengono uccisi nel corso delle ostilità in corso a Gaza”. Borrell, ha continuato Stano, “parla apertamente di questo, e cerca di trovare soluzioni, in modo che il ciclo di violenza sia finalmente interrotto, in modo che ci sia finalmente una risposta sostenibile alle legittime preoccupazioni di sicurezza sia dei palestinesi che di Israele”.


“Questo – ha rilevato il portavoce – non è antisemitismo; Borrell sta cercando, a nome dell’Unione, di avanzare e di formulare e formare un contributo dell’Ue per trovare soluzioni e risposte a tutte queste tragiche cose che stanno accadendo e per le quali le persone stanno pagando il prezzo più alto, con la loro vita. Indipendentemente dall’etnia, dall’appartenenza religiosa o dalla nazionalità”. Quanto all’accusa della risoluzione secondo cui Borrell si spingerebbe “di propria iniziativa” oltre le posizioni assunte unanimemente dai Ventisette, Stano ha replicato: “La risposta, molto semplice, è che sono gli Stati membri a giudicare se l’Alto Rappresentante stia oltrepassando o meno il suo mandato con il suo lavoro”. Borrell “agisce per loro conto, crea consenso tra loro, risponde a loro. Se qualcuno afferma che si possa far entrare qualcosa nelle conclusioni adottate dall’Unione europea su una determinata questione, ovviamente non sa come funziona l’Ue”. “Nel campo della politica estera – ha ricordato il portavoce -, indipendentemente dalle opinioni private o da qualunque opinione di uno specifico esponente dell’Ue, sia esso l’Alto Rappresentante o chiunque altro, le decisioni, conclusioni e azioni dell’Unione europea sono decise all’unanimità, da tutti gli Stati membri. Quindi nessuno può imporre le decisioni o le azioni di politica estera dell’Ue a 27 paesi, a meno che non vi sia un accordo unanime dei 27 Stati membri”. Oltretutto queste accuse “sono un po vaghe”, ha rilevato ancora Stano. “Ripeto, l’Alto Rappresentante è lì per parlare, agire per conto degli Stati membri e lavorare per andare avanti, per garantire che ci sia consenso da parte degli Stati membri dell’Unione europea su questioni nel campo della politica estera, di difesa e di sicurezza. Questo è ciò che sta facendo l’Alto Rappresentante”. “Gli unici a giudicare se oltrepassa o meno il suo mandato sono gli Stati membri ai quali risponde”, ha insistito Stato. “E finora – ha concluso – non ho visto alcuna dichiarazione da parte dei 27 Stati membri dell’Ue che affermi che l’Alto Rappresentante non sta facendo il lavoro che dovrebbe fare”.

L’Ue respinge le accuse del Congresso ebraico europeo a Borrell: non è antisemita

L’Ue respinge le accuse del Congresso ebraico europeo a Borrell: non è antisemitaBruxelles, 5 giu. (askanews) – Peter Stano, il portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’Ue, Josep Borrell, ha difeso con forza lo stesso Borrell oggi a Bruxelles, durante il briefing quotidiano per la stampa della Commissione europea, dalle durissime accuse che gli sono state mosse dalle comunità e i leader ebraici con una risoluzione approvata ieri dalla Conferenza annuale dell’Associazione ebraica europea di Amsterdam.


Secondo la risoluzione, “l’Alto Rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha dimostrato, sia prima che dopo il 7 ottobre, e attraverso il suo portavoce Peter Stano, un chiaro e ripetuto pregiudizio anti-israeliano”, e questo “ha contribuito in modo significativo all’antisemitismo in atto e alla denigrazione dello Stato di Israele nel suo insieme nello spazio pubblico europeo”. Borrell, inoltre è accusato di aver “attivamente favorito un clima negativo all’interno del Servizio per l’azione esterna dell’Unione europea nei confronti dello Stato di Israele durante il suo mandato”. La risoluzione “ricorda” poi al Consiglio europeo e alla Commissione europea “che il ruolo dell’Alto Rappresentante è ‘contributivo’” e rileva che “Borrell ha spesso arricchito (‘embellished’, ndr) di propria iniziativa le posizioni adottate dal Consiglio europeo”, anche “aggiungendovi” degli elementi, come nel caso comprese delle “critiche aperte alla presidente della Commissione europea che aveva dichiarato il sostegno a Israele dopo il pogrom di Hamas del 7 ottobre”.


L’Associazione ebraica europea, infine, “esorta il Consiglio europeo, alla luce del danno significativo” arrecato da Borrell “alle relazioni euro-israeliane e del suo contributo all’antisemitismo, a valutare adeguatamente il prossimo Alto Rappresentante”. Questo, conclude la risoluzione, al fine di “garantire che la posizione e la reputazione del Seae (il Servizio di azione esterna dell’Ue, ndr) non vengano sfruttate e manipolate per scopi di parte, come è avvenuto sotto l’Alto Rappresentante Borrell”. “Respingo fermamente – ha esordito Stano, rispondendo alle domande dei giornalisti – qualsiasi accusa di antisemitismo contro l’Alto rappresentante Borrell, o di contribuire all’ondata di antisemitismo. Ciò che sta facendo l’Alto Rappresentante, a nome dell’Unione europea, è cercare di raggiungere il consenso” tra gli Stati membri “quando si tratta di posizioni o azioni dell’Unione europea su eventi importanti, che rientrano nell’ambito della politica estera dell’Ue. E questo riguarda anche il conflitto a Gaza”.


“L’Alto Rappresentante – ha sottolineato il portavoce -non è prevenuto nei confronti di Israele; è preoccupato per la perdita di vite umane innocenti: durante gli attentati terroristici di Hamas del 7 ottobre, Borrell è stato molto chiaro e lo ha ripetuto innumerevoli volte; è preoccupato per la perdita di vite innocenti, per gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, alcuni dei quali purtroppo non sono più vivi; ed è preoccupato per la vita dei civili innocenti che vengono uccisi nel corso delle ostilità in corso a Gaza”. Borrell, ha continuato Stano, “parla apertamente di questo, e cerca di trovare soluzioni, in modo che il ciclo di violenza sia finalmente interrotto, in modo che ci sia finalmente una risposta sostenibile alle legittime preoccupazioni di sicurezza sia dei palestinesi che di Israele”.


“Questo – ha rilevato il portavoce – non è antisemitismo; Borrell sta cercando, a nome dell’Unione, di avanzare e di formulare e formare un contributo dell’Ue per trovare soluzioni e risposte a tutte queste tragiche cose che stanno accadendo e per le quali le persone stanno pagando il prezzo più alto, con la loro vita. Indipendentemente dall’etnia, dall’appartenenza religiosa o dalla nazionalità”. Quanto all’accusa della risoluzione secondo cui Borrell si spingerebbe “di propria iniziativa” oltre le posizioni assunte unanimemente dai Ventisette, Stano ha replicato: “La risposta, molto semplice, è che sono gli Stati membri a giudicare se l’Alto Rappresentante stia oltrepassando o meno il suo mandato con il suo lavoro”. Borrell “agisce per loro conto, crea consenso tra loro, risponde a loro. Se qualcuno afferma che si possa far entrare qualcosa nelle conclusioni adottate dall’Unione europea su una determinata questione, ovviamente non sa come funziona l’Ue”. “Nel campo della politica estera – ha ricordato il portavoce -, indipendentemente dalle opinioni private o da qualunque opinione di uno specifico esponente dell’Ue, sia esso l’Alto Rappresentante o chiunque altro, le decisioni, conclusioni e azioni dell’Unione europea sono decise all’unanimità, da tutti gli Stati membri. Quindi nessuno può imporre le decisioni o le azioni di politica estera dell’Ue a 27 paesi, a meno che non vi sia un accordo unanime dei 27 Stati membri”. Oltretutto queste accuse “sono un po vaghe”, ha rilevato ancora Stano. “Ripeto, l’Alto Rappresentante è lì per parlare, agire per conto degli Stati membri e lavorare per andare avanti, per garantire che ci sia consenso da parte degli Stati membri dell’Unione europea su questioni nel campo della politica estera, di difesa e di sicurezza. Questo è ciò che sta facendo l’Alto Rappresentante”. “Gli unici a giudicare se oltrepassa o meno il suo mandato sono gli Stati membri ai quali risponde”, ha insistito Stato. “E finora – ha concluso – non ho visto alcuna dichiarazione da parte dei 27 Stati membri dell’Ue che affermi che l’Alto Rappresentante non sta facendo il lavoro che dovrebbe fare”.

In Ucraina gli uomini in età di leva non più possono lasciare il Paese

In Ucraina gli uomini in età di leva non più possono lasciare il PaeseRoma, 5 giu. (askanews) – L’Ucraina ha abolito l’esenzione per la “residenza all’estero” per gli uomini di età compresa tra 18 e 60 anni, che possono essere mobilitati. Dal primo giugno riferiscono i media ucraini, non possono più recarsi all’estero anche coloro con permesso di residenza permanente fuori dall’Ucraina, indicato regolarmente sui loro documenti. Queste persone non possono più lasciare l’Ucraina, anche se hanno un’altra cittadinanza. L’informazione è stata confermata dal Servizio statale della guardia di frontiera dell’Ucraina.


In precedenza, gli uomini che risiedevano permanentemente al di fuori dell’Ucraina e avevano i relativi contrassegni sui documenti potevano viaggiare all’estero malgrado la legge marziale. Ora non possono lasciare l’Ucraina, né dopo essere stati registrati presso un ufficio consolare straniero né se hanno la doppia cittadinanza.

In Israele l’ultradestra minaccia di uscire dal governo

In Israele l’ultradestra minaccia di uscire dal governoRoma, 5 giu. (askanews) – Potere per Israele, il partito dell’ultradestra guidato dal ministro per la sicurezza Itamar ben Gvir, ha minacciato di abbandonare la coalizione di governo se il premier Benjamin Netanyahu non rivelerà tutti i dettagli del piano per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza presentato dagli Stati Uniti.


“Fino a che il premier continuerà a tenere nascosti i dettagli, Otzma Yehudit romperà la sua coalizione” ha scritto Ben Gvir in un messaggio diffuso su X.Il piano in tre fasi presentato dalla Casa Bianca ha ricevuto il via libera di massima sia da Hamas che da Israele, senza tuttavia che si sia ancora arrivati a un impegno concreto malgrado le pressioni internazionali. Una delle ragioni è appunto la contrarietà dell’ultradestra religiosa e nazionalista israeliana ad abbandonare le operazioni contro Hamas; un’uscita del partito di ben Gvir – al contrario di quella dei centristi di Benny Gantz, che non facevano parte della maggioranza – lascerebbe Netanyahu senza i voti necessari alla Knesset.

Tajani: Draghi alla Commissione Ue è candidato dei giornali

Tajani: Draghi alla Commissione Ue è candidato dei giornaliRoma, 5 giu. (askanews) – “Draghi non è candidato alla presidenza della Commissione europea, nessuno lo ha candidato, lo hanno candidato i giornali. Io faccio il tifo per il candidato indicato dal Consiglio, e sarà sicuramente indicato dal Ppe. Vedremo se sarà Von der Leyen o un altro”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Cofee break, su La7, rispondendo a una domanda su una sua preferenza tra l’ex presidente del Consiglio italiano e l’attuale presidente della Commissione. Quanto all’eventualità che sia lui il prescelto, Tajani ha risposto: “Io sto benissimo dove sto”.

L’altro fronte di Israele, Hezbollah e il rischio di un escalation in Libano

L’altro fronte di Israele, Hezbollah e il rischio di un escalation in LibanoRoma, 5 giu. (askanews) – Israele è vicino a prendere una decisione riguardo agli attacchi quotidiani lanciati dal gruppo Hezbollah dal Libano contro il nord di Israele. Lo ha dichiarato il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, il generale Herzi Halevi, nel corso di una valutazione fatta ieri con i comandanti militari nel nord e i vigili del fuoco impegnati negli ultimi giorni a domare gli incendi innescati dal lancio di razzi di Hezbollah.


“Ci stiamo avvicinando al punto in cui dovrà essere presa una decisione, e le forze di difesa sono preparate e pronte per questa decisione – ha detto Halevi – stiamo colpendo da otto mesi e Hezbollah sta pagando un prezzo molto, molto alto. Hezbollah ha aumentato i suoi attacchi negli ultimi giorni e siamo preparati, dopo un ottimo processo di addestramento al livello di esercitazione di Stato Maggiore, per passare a un’offensiva nel nord. Forte difesa, prontezza per l’offensiva, ci stiamo avvicinando a un punto di decisione”. Come sottolinea il Times of Israel, ieri sera il gabinetto di guerra israeliano ha discusso degli ultimi sviluppi lungo il confine con il Libano, a fronte delle critiche mosse al governo per non essere riuscito a garantire condizioni di sicurezza nella regione dopo lunghi mesi di conflitto.


Ieri anche il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale , Itamar Ben Gvir, si è recato in visita nelle aree interessate dagli incendi nel nord di Israele, dove ha incontrato vigili del fuoco, soccorritori, polizia e autorità locali. Al termine della visita ha diffuso un video in cui ha affermato che “il compito delle forze di difesa è distruggere Hezbollah”. “Ci stanno dando fuoco. Tutte le roccaforti di Hezbollah dovrebbero essere bruciate, dovrebbero essere distrutte. Guerra!”, ha scandito.


Sempre ieri il quotidiano libanese al Akhbar, affiliato ad Hezbollah, ha scritto che il Regno Unito avrebbe avvertito il Libano di un’offensiva su larga scala che Israele vorrebbe lanciare a metà giugno, di cui non si conoscono né l’entità né la durata, consigliando Beirut di “prendere le disposizioni necessarie per la guerra”. In un’intervista ad Al Jazeera, il vice segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha detto che l’organizzazione sciita ha scelto di non allargare il conflitto con Israele, ammonendo però che “se Israele sceglie la guerra, siamo pronti”. Intanto, l’aeronautica israeliana (IAF) ha colpito nella notte alcuni obiettivi del movimento sciita libanese Hezbollah in cinque diverse località nel sud del Libano: lo hanno reso noto le forze di difesa israeliane.


Nelle aree di Zibqin e Ayta ash Shab, gli aerei hanno preso di mira due lanciatori di Hezbollah e nelle aree di Odaisseh, Blida e Markaba hanno colpito tre strutture militari di Hezbollah, si legge sul sito del Jerusalem Post.