Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Due ostaggi israeliani salvati in un’operazione speciale a Rafah

Due ostaggi israeliani salvati in un’operazione speciale a RafahRoma, 12 feb. (askanews) – Due ostaggi israeliani sono stati salvati nella notte dalla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, nel corso di un’operazione speciale delle Forze di Difesa israeliane, dell’Agenzia di Sicurezza israeliana Shin Bet e della polizia israeliana.


I due ostaggi sono stati identificati come Fernando Simon Marman, 60 anni, e Louis Har, 70 anni, catturati da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Il loro salvataggio arriva dopo una prigionia di 128 giorni. I due uomini, ha dichiarato l’IDF, sono in buone condizioni mediche e sono stati trasferiti al centro medico Sheba in Israele.


Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha salutato l’operazione come una “impressionante liberazione” da parte dell’IDF: “Tutto l’apprezzamento alle forze dell’IDF, alle forze di sicurezza e alle forze speciali di polizia per l’importante operazione e per le prestazioni di qualità. Manterremo il nostro impegno a restituire gli ostaggi in qualsiasi modo”, ha scritto su X.

Finlandia, l’ex premier Stubb ha vinto le presidenziali

Finlandia, l’ex premier Stubb ha vinto le presidenzialiRoma, 11 feb. (askanews) – L’ex premier Alexander Stubb, candidato del centrodestra, è il nuovo presidente della Finlandia. Il suo sfidante alle presidenziali Pekka Haavisto, candidato indipendente, ha ammesso la sconfitta e ha fatto le congratulazioni a Stubb. Lo riferiscono i media finlandesi.


Con il 98,3% di schede conteggiate, Stubb ha ottenuto il 51,7% dei voti, contro il 48,3% di Haavisto, una differenza molto inferiore a quanto previsto dai sondaggi precedenti ma sufficiente per succedere alla presidenza del conservatore Sauli Niinistö. Si tratta della vittoria di più stretta misura in un’elezione presidenziale da quando è stato istituito il suffragio diretto per eleggere il capo dello Stato nel 1994. “È l’onore più grande della mia vita. Non c’è compito più grande che essere il Presidente della Repubblica”, ha detto Stubb alla stampa, visibilmente emozionato dopo aver appreso i risultati. “Sono orgoglioso che in un momento così complicato della situazione geopolitica globale siamo stati in grado di portare avanti una campagna così civile, non è qualcosa di facile da vedere oggi in altri paesi”, ha aggiunto.


Da parte sua, Haavisto si è congratulato con Stubb e ha detto che la Finlandia avrà un presidente molto competente, grazie alla vasta esperienza internazionale del suo rivale. Il candidato ambientalista ha sottolineato che il suo risultato è stato migliore di quanto previsto dagli ultimi sondaggi, che gli davano un massimo del 47% dei voti, ma ha lamentato che il miglioramento nella fase finale della campagna non è stato sufficiente per vincere le elezioni.


Stubb e Haavisto sono entrati nel secondo turno delle elezioni presidenziali dopo aver battuto gli altri sette candidati nella prima votazione di due settimane fa, nella quale hanno ottenuto rispettivamente il 27,2% e il 25,8% dei voti. La responsabilità principale del presidente finlandese è quella di indirizzare la politica internazionale e di sicurezza, in coordinamento con il governo in carica: una questione di grande attualità a causa dei rapporti tesi con la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina e allo storico ingresso della Finlandia nella NATO.

Svizzera,meno migranti da confine con Italia stop a rinforzi polizia

Svizzera,meno migranti da confine con Italia stop a rinforzi poliziaRoma, 11 feb. (askanews) – Nelle ultime settimane in Svizzera sono arrivati meno migranti. Ciò ha spinto le autorità a rivedere il dispositivo alla frontiera. Al confine meridionale – quello ticinese con l’Italia – l’organico torna ad essere quello di prima e i rinforzi arrivati lo scorso autunno dal resto della Svizzera non sono più necessari.


Lo ha spiegato alla radiotelevisione svizzera RSI l’Ufficio federale della dogana e delle sicurezza dei confini, secondo il quale gli ingressi irregolari possono ora essere gestiti dal solo personale della dogana sud. Il livello di controlli è comunque lo stesso precisa l’UDSC, che si dice pronto a reagire qualora la situazione mutasse. Cosa tutt’altro da escludere visto che anche per il 2024, la Confederazione si attende 30’000 domande di asilo, un numero simile a quello del 2023.

Per re Carlo la prima uscita pubblica dopo l’annuncio della malattia

Per re Carlo la prima uscita pubblica dopo l’annuncio della malattiaRoma, 11 feb. (askanews) – Prima uscita pubblica dopo l’annuncio della malattia per re Carlo III, che stamane si è recato in chiesa a quasi una settimana di distanza dalla notizia che il sovrano è malato di cancro.


Il monarca 75enne è stato ripreso mentre entrava nella chiesa di Santa Maria Maddalena nella residenza reale di campagna di Sandringham, nell’Inghilterra orientale, dove si trova attualmente. Carlo – riportano i media britannici – ha salutato i giornalisti e gli operatori in attesa mentre camminava accanto a sua moglie, la regina Camilla, prima di essere accolto dal rettore della chiesa, il reverendo Paul Williams.


L’apparizione giunge all’indomani del messaggio nel quale il re ha espresso il suo “sentito ringraziamento per i numerosi messaggi di sostegno e di auguri” che aveva ricevuto dopo l’annuncio di lunedì.

La Nato replica a Trump: risposta unita e forte a qualsiasi attacco

La Nato replica a Trump: risposta unita e forte a qualsiasi attaccoRoma, 11 feb. (askanews) – La Nato ha risposto ai commenti dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla mancata protezione degli alleati che non pagano abbastanza per l’Alleanza. “Qualsiasi attacco alla Nato vedrà una risposta unita e forte”, ha dichiarato il segretario generale Jen Stoltenberg aggiungendo che qualsiasi suggerimento secondo cui gli alleati non si difenderanno a vicenda mina tutta la sicurezza dell’Alleanza e mette a rischio i soldati statunitensi ed europei.

Casa Sanremo, Vertical Music Festival: premiati i vincitori

Casa Sanremo, Vertical Music Festival: premiati i vincitoriSanremo, 11 feb. (askanews) – Si è svolta ieri, 10 febbraio, presso la Lounge dI Casa Sanremo, la cerimonia di premiazione del Vertical Music Festival, contest dedicato ai video musicali realizzati in formato verticale (9:16). Il concept, basato sull’ormai imprescindibile uso degli smartphone che impongono sempre più la visione di immagini in verticale, nasce dall’intuizione di Maurizio Ninfa, ideatore e organizzatore e di Riccardo Recchia (direttore artistico). Hanno presentato l’evento Isabella Adriani e Marco Capretti, i riconoscimenti sono stati consegnati alla presenza del Patron di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo.


Si è aggiudicata il primo premio nella categoria “Inediti” Angela Nobile con “Zagará miele e sale”, il secondo Nova con “Un milione di momenti “e il terzo Aurora Barbagallo con “Susanna e il desiderio”. Per gli “Editi” si è aggiudicata il gradino più alto del podio Eva Marris con “Moving Remix”, a seguire Gemini con “La volta buona” e Angela Nobile con “Fidati di te” Nella sezione “Vertical Photo” primo classificato uno scatto di Pierpaolo Caporilli, mentre si aggiudica sia il secondo che il terzo posto Andrea Orsolini. I membri della giuria che hanno valutato le opere presentate sono Giampaolo Rosselli – presidente di giuria e produttore discografico, Sergio Cerruti – presidente AFI (associazione fonografici italiani), Gianni Di Sario – titolare Fonola e vice presidente AFI, Fabio Falcone – avvocato esperto in diritti d’autore, Fabrizio D’alessio – conduttore Redio Rai – Rai Uno, Marcello Balestra – discografico, Antonio Laino – Soudreef, piattaforma diritti d’autone, Monica Landro – giornalista e discografica, Francesco Comunale – discografico, Matteo Valsecchi – ufficio centrale TV sorrisi e canzoni, Alessandro Casaura – licensing Manager presso Sony Music Entertainment.

Sanremo, Amadeus: mai avuto pressioni politiche in 5 anni

Sanremo, Amadeus: mai avuto pressioni politiche in 5 anniSanremo, 11 feb. (askanews) – “Ringrazio moltissimo l’ad della Rai Sergio e la direzione Rai perché mi hanno lasciato libero, non ho mai ricevuto nè una pressione nè un disappunto. Io personalmente non ho mai avuto pressioni politiche. In 5 anni ho lavorato in totale autonomia e per come sono fatto, non avrei fatto altrimenti, non avrei mai accettato alcuna scorciatoia, non mi appartiene, non l’ho mai fatto”. Lo ha detto Amadeus al termine della 74esima edizione del Festival di Sanremo.

Sanremo, Amadeus: sesta conduzione? Grazie ma mi devo fermare

Sanremo, Amadeus: sesta conduzione? Grazie ma mi devo fermareSanremo, 11 feb. (askanews) – Spiraglio per una nuova conduzione? “Io avevo detto che era l’ultimo Festival già a maggio. Sento che mi devo realmente fermare in questo momento. Ringrazio Sergio per il desiderio di farmi (farci con Fiorello) proseguire ma sento che ci dobbiamo fermare e pensare ad altro, ad altre idee, altre sfide, altre scommesse”. Lo ha detto Amadeus nella conferenza stampa finale alla domanda se si potrebbe pensare a una sesta conduzione del Festival di Sanremo.

Europarlamento, grandi manovre a destra in vista delle elezioni

Europarlamento, grandi manovre a destra in vista delle elezioniBruxelles, 11 feb. (askanews) – A cinque mesi dalla elezioni europee del 6-9 giugno, e nel pieno di uno scontro elettorale partito in forte anticipo, si prospettano equilibri del tutto nuovi tra i gruppi politici del Parlamento europeo, mentre cambiano le strategie delle alleanze.


Tutti i sondaggi danno in forte aumento i due gruppi a destra del Ppe, quello sovranista (Conservatori e Riformisti europei, Ecr) di cui fa parte l’Fdi, e quello dell’estrema destra nazionalista Id (‘Identità e Democrazia’), in cui siedono gli eletti della Lega, nonché i francesi del Rassemblement national di Marine Le Pen e i tedeschi dell’Afd (Alternativa per la Democrazia). Le ultime rilevazioni (di Europe Elects e di Euractiv) prevedono tra 80 e 81 seggi per l’Ecr, rispetto agli attuali 68 (da 17 paesi), e tra 92 e 93 per Id, rispetto agli attuali 59 (da 8 paesi). L’Ecr, oggi quinto gruppo più numeroso, diventerebbe il quarto, mentre Id passerebbe addirittura dal sesto al terzo posto, a danno del gruppo Renew (Liberaldemocratici) che è dato in forte discesa (una ventina di seggi in meno) e passerebbe dall’attuale terzo al quinto posto, con poco più di 80 seggi.


Tuttavia, una serie di manovre in corso, o previste immediatamente dopo le elezioni, potrebbero aumentare considerevolmente il numero di partiti aderenti e il peso del gruppo Ecr, che non è escluso riesca così a superare Id, sottraendogli il terzo posto. Lo dimostra il recente ingresso nell’Ecr di uno dei due eurodeputati del partito di estrema destra francese ‘Reconquete’, e l’apertura a un’intesa con il partito del premier ungherese Viktor Orbán, Fidesz, che probabilmente entrerà nel gruppo dopo le elezioni. Il Ppe, anche se in calo dagli attuali 182 seggi, resterebbe il primo gruppo politico con 178 eurodeputati. Manterrebbero la seconda posizione, con 143 eurodeputati, anche i Socialisti e Democratici (S&D), sebbene con una decina di seggi in meno rispetto a oggi.


I sondaggi prevedono una dura sconfitta dei Verdi, che passerebbero dall’attuale quinto posto (74 seggi) al sesto (50 eurodeputati). Resta aperta la possibilità che dopo le elezioni entri finalmente nel gruppo ecologista la pattuglia del M5S, oggi tra i non iscritti, sempre che cada la contrarietà dei Verdi tedeschi, o che i pentastellati, spazientiti dal lungo periodo in sala d’attesa, non chiedano di entrare in altre famiglie politiche (S&D o Renew). Il M5S negli ultimi sondaggi italiani è dato attorno al 17%, la stessa percentuale del 2019, quando prese 14 seggi. Non dovrebbe cambiare molto, infine, per il gruppo della Sinistra, il più esiguo dei sette gruppi europarlamentari, dato in leggero calo (dagli attuali 41 a 37 seggi).


Va sottolineato tuttavia che alle prossime elezioni aumenterà il numero totale degli eurodeputati, dagli attuali 705 a 720, e la maggioranza assoluta passerà da 353 a 361 voti. Questo, insieme al fatto che le elezioni europee si svolgono con il sistema proporzionale, diversamente dalle elezioni nazionali in molti paesi, potrebbe comportare delle sorprese rispetto alle previsioni degli attuali sondaggi. In questo quadro, è importante notare le diverse strategia delle alleanze per il dopo-elezioni che stanno emergendo soprattutto al centro e a destra, mentre a sinistra non sembra esserci alcun cambiamento di paradigma rispetto alla volontà di ricostituire l’alleanza europeista con il Ppe che ha caratterizzato la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ in questa legislatura. Con la volontà di collaborare, quando è possibile, con l’Ecr, ma mantenendo il ‘cordone sanitario’ nei riguardi dell’ultradestra di Id. Il cambiamento di strategia più importante è quello già in atto da parte del Ppe, iniziato dopo le elezioni locali in Olanda della primavera scorsa che diedero, a sorpresa, la vittoria al ‘Partito di Contadini’ e segnarono l’inizio dell’ondata contraria all’attuazione dell’ultima parte del grande progetto legislativo del Green Deal. Un’ondata che il Ppe guidato da Manfred Weber (con il notevole apporto di un’altra esponente di spicco del gruppo, l’olandese Esther De Lange) ha cavalcato schierandosi decisamente a destra, e votando su molte misure, nelle commissioni parlamentari e in plenaria, non solo con l’Ecr e con una parte minoritaria di Renew, ma anche con Id, contro l’alleanza ecologista di centro sinistra. La strategia di Weber, già vista all’opera, non è affatto quella di creare una nuova alleanza stabile di centro destra, compresa la destra estrema e senza i Socialisti, come vorrebbero Id e una parte dell’Ecr, ma punta semmai a ridare centralità assoluta al Ppe nel costituire di volta in volta maggioranze diverse, a seconda dei temi in discussione e delle misure sottoposte al voto della plenaria. L’obiettivo è di fare in modo che la prossima presidenza della Commissione europea debba chiedere il sostegno e i voti per le proprie proposte direttamente al Ppe, e non più a una riedizione della ‘maggioranza Ursula’, in cui le priorità dei Popolari potevano essere messe in minoranza e marginalizzate. Questo disegno sembra essere stato ben compreso dalla premier italiana e leader dell’Ecr Giorgia Meloni, che ha già segnalato di non condividere affatto la pretesa dei suoi alleati di governo della Lega di ricreare anche in Europa la coalizione di maggioranza italiana (anche perché difficilmente Ppe, Ecr e Id avrebbero la maggioranza assoluta a Strasburgo). Se e quando sarà necessario, a partire dal voto di fiducia alla nuova Commissione, l’Ecr voterà, insieme al Ppe, anche con i Socialisti (oltre che, naturalmente, con i Liberali di Renew) e non con l’estrema destra. Soprattutto se, come appare sempre più probabile, a guidare la nuova Commissione sarà ricandidata Ursula von der Leyen, che, dopo una prima fase difficile nei rapporti con Weber, sembra ora essersi allineata con la nuova strategia del Ppe. E’ anche in questo contesto che vanno visti gli ottimi rapporti della premier italiana con l’attuale, e probabilmente anche futura, presidente della Commissione. Sarà importante, tuttavia, per l’Ecr, avere la forza e la credibilità necessarie per essere associato nel modo più stabile possibile alla strategia di Weber, in modo che anche il gruppo di Meloni possa assumere, almeno in parte, la nuova centralità a cui punta il Ppe. Svolgendo in cambio un ruolo stabilizzatore, di moderazione e integrazione completa del movimento sovranista nel mainstream europeo dei negoziati politici e delle alleanze. Per avere più forza politica, l’Ecr dovrà non solo avere i risultati elettorali brillanti che tutti si aspettano alle elezioni, ma anche aumentare il numero di partiti nazionali aderenti al gruppo; per avere la credibilità necessaria per l’alleanza con il Ppe, i Conservatori dovranno garantire la continuità della linea atlantista, anti russa e pro-Ucraina, di Giorgia Meloni, e un atteggiamento non anti europeo, ma anzi favorevole al rafforzamento dei progetti per la politica estera, di sicurezza e di difesa comune, e per la cosiddetta ‘autonomia geostrategica’ dell’Europa. Il sovranismo dei Conservatori resterà anti-federalista, ma si esprimerà piuttosto nel reclamare più ‘sussidiarietà’ in alcuni settori della politica interna dell’Ue, come le politiche ambientali. Per affermare questa linea e convincere le componenti più radicalmente sovraniste del suo gruppo, Giorgia Meloni sarà chiamata a esercitare le capacità di mediazione che ha già dimostrato a livello europeo. Il suo ruolo nel convincere Orbán a togliere il veto agli aiuti da 50 miliardi di euro all’Ucraina, all’ultimo Consiglio europeo, è stato riconosciuto da tutti. Appare molto fondata la tesi secondo cui, in cambio, la premier si sarebbe impegnata a fare quanto sarà necessario per assicurare a Orbán l’ingresso nell’Ecr di Fidesz (che in Ungheria viaggia sul 40% dei consensi) dopo le elezioni europee. Dalla sua uscita dal Ppe tre anni fa (decisa da Orbán per evitare l’espulsione, dopo due anni di sospensione) il partito ungherese era rimasto tra i non iscritti, perdendo molto del suo potere nel Parlamento europeo. Resta da vedere se Orbán e i suoi eurodeputati accetteranno di continuare a moderare le loro posizioni filorusse e fortemente anti europee. L’adesione al gruppo dei Conservatori di Nicolas Bay, del partito ‘Reconquete’ guidato da Eric Zemmour, fa parte della strategia di rafforzamento dell’Ecr, che in questo modo sarà rappresentato finalmente anche in Francia. L’altro eurodeputato di Reconquete, Gilbert Collard, è rimasto per ora tra i non iscritti, ma dopo le elezioni si prevede che i seggi del partito francese aumenteranno a sei. Sembra che l’operazione sia stata condotta direttamente dagli eurodeputati di Fdi, il vicepresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini, e Vincenzo Sofo, marito della vicepresidente di Reconquete, Marion Maréchal, che è nipote di Marine Le Pen e guiderà la lista elettorale europea. Un altro partito di destra che potrebbe entrare nel gruppo Ecr, probabilmente dopo le elezioni, è quello dell’Alleanza per l’Unità della Romania (Aur). Fondato recentemente (nel 2019), l’Aur si è affermato con il 9% alle elezioni politiche romene del 2020 e i sondaggi lo danno oggi al 20% (a giugno potrebbe avere una decina di eurodeputati eletti). Più che l’atteggiamento riguardo a Russia e Ucraina, il problema che potrebbe porsi con l’Aur è il suo nazionalismo radicale, che comprende rivendicazioni romene sulla Moldova, paese candidato all’adesione all’Ue. Integrando questi nuovi partiti nazionali, l’Ecr rischia comunque di perdere dei pezzi. Il Partito civico democratico ceco (Ods), uno dei membri fondatori dell’Ecr, è contrario all’adesione di Fidesz, sostiene che le posizioni di Orbán non hanno nulla in comune con i valori del gruppo, e minaccia di andarsene se entreranno gli ungheresi. Il disagio per lo spostamento a destra che si preannuncia con l’ingresso di Fidesz e di Reconquete è stato segnalato anche dagli eurodeputati del partito nazionalista fiammingo N-va, che potrebbe lasciare il gruppo Ecr e chiedere di entrare nel Ppe. L’Ecr, fondato nel 2009 dai Conservatori britannici, dallo stesso Ods ceco e dal Pis polacco (‘Legge e Giustizia’), si è progressivamente spostato più a destra, dopo la Brexit, con la radicalizzazione del Pis e con le adesioni del partito spagnolo Vox e del ‘Partito dei Finlandesi’. Un altro problema è l’ostilità contro il Pis all’interno del Ppe (soprattutto da parte dell’attuale primo ministro polacco, Donald Tusk), mentre esponenti di Renew hanno annunciato di non voler negoziare con l’Ecr se Reconquete ne farà parte. Anche il gruppo Id si prepara ad accogliere nuove forze politiche nazionali di estrema destra. Dovrebbero entrarci gli eletti del Partito della Libertà’ (Pvv) di Geert Wilders (che non aveva eurodeputati finora, ma è diventato il primo partito in Olanda alle elezioni politiche del 2023), e quelli del partito populista portoghese ‘Chega!’ (Basta!) che tre anni dopo la sua fondazione ha ottenuto 12 seggi (il 7,2%), nelle elezioni nazionali del 2022. Tuttavia, anche nell’estrema destra cominciano a esserci problemi interni: dopo che l’Afd ha esposto il suo progetto di ‘remigrazione’ (l’espulsione dei migranti e dei cittadini tedeschi di origine straniera), che ha suscitato decine di manifestazioni di protesta in tutta la Germania, la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen ha parlato di una possibile scissione nel gruppo, in cui l’Rn francese sarà il primo partito dopo le elezioni (e il partito più votato in Francia).

M.O., Netanyahu: vittoria è vicina, lanceremo offensiva a Rafah

M.O., Netanyahu: vittoria è vicina, lanceremo offensiva a RafahRoma, 11 feb. (askanews) – “La vittoria è a portata di mano. Ce la faremo. Porteremo i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l’ultimo bastione, ma ce la faremo”, ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista rilasciata domenica a Abc News.


“Lo faremo garantendo un passaggio sicuro alla popolazione civile in modo che possa andarsene”, ha detto sottolineando che Israele sta “elaborando un piano dettagliato” su dove dovranno spostarsi i palestinesi che dovranno lasciare Rafah. “Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah, in pratica dicono: ‘Perdete la guerra, mantenete Hamas lì’”, ha aggiunto Netanyahu.


Il primo ministro ha ordinato ai suoi militari di prepararsi a evacuare circa 1,3 milioni di persone dalla città. Molti sono già stati sfollati da altre parti dell’enclave e affermano di non avere nessun posto dove andare. Gli Stati Uniti hanno avvertito che effettuare un’operazione del genere senza una pianificazione approfondita “sarebbe un disastro”, mentre le Nazioni Unite, altre organizzazioni umanitarie e diversi altri paesi hanno espresso preoccupazione per l’impatto sui civili. L’Egitto ha avvertito che un’operazione che causasse lo spostamento dei palestinesi in Egitto potrebbe causare la rottura dell’accordo di pace tra Il Cairo e Israele.