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Sanremo, i Ricchi e Poveri fuori col singol “Ma non tutta la vita”

Sanremo, i Ricchi e Poveri fuori col singol “Ma non tutta la vita”Milano, 7 feb. (askanews) – I Ricchi e Poveri partecipano alla 74a edizione del Festival di Sanremo con il brano “Ma non tutta la vita”, prodotto dall’etichetta DM Produzioni su licenza Carosello Records, casa discografica legata al gruppo sin dagli esordi (1967) quando Franco Califano, loro talent scout, organizzò la prima audizione proprio nei suoi studi milanesi. Ma non tutta la vita è una dichiarazione di intenti, una traduzione in chiave pop della filosofia dell’attimo Ti giri un momento la notte è finita. Le stelle già stanno cadendo, dell’amore che si aspetta ma non tutta la vita, dei treni da prendere al volo, delle occasioni da non sciupare. Il brano, scritto da Edwyn Clark Roberts, Cheope e Stefano Marletta e arrangiato da Merk&Kremont e Edwyn Roberts, è un inno a vivere pienamente la vita, a scendere adesso in pista. L’autocitazione nell’incipit Che confusione proietta un tormentone del passato nell’era della Gen Z e diventa subito riempipista con un ritmo elettro-dance. I versi sono immediati Anche la più bella rosa diventa appassita. Va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita oppure Dammi retta scendi adesso in pista. Gira, gira, girerà la testa e si fondono perfettamente con le sonorità dance, sintesi della leggerezza festosa, vero e proprio marchio di fabbrica. “Questa canzone è un invito a non rinviare – raccontano Angela Brambati e Angelo Sotgiu – a lanciarsi per perseguire ciò che si desidera non solo nella sfera affettiva, nel rapporto di coppia ma in generale nelle cose che ci appassionano”. Il singolo sarà disponibile dal 7 febbraio su tutti i digital store e piattaforme streaming.


Effetto sorpresa durante l’esibizione sul palco dell’Ariston: dalla platea arrivano quattro ballerini guidati da Irma Di Paola che accendono ancora di più la voglia di ballare su questo brano. Una coreografia moderna con accenni di tango che risulta un mix elegante ma allo stesso tempo esplosivo. Il gruppo italiano più famoso nel mondo ha venduto 22 milioni di dischi, realizzato 30 album, con 5,7 milioni di ascoltatori mensili si conferma il più streammato di Spotify tra gli artisti in gara al Festival di Sanremo 2024, dato che attesta l’intergenerazionalità di un repertorio di grandi successi, tra i quali: La prima cosa bella, Che sarà, Mamma Maria, Voulez vous danser, Se m’innamoro e Sarà perché ti amo, diventata tra l’altro la colonna sonora di tante manifestazioni e società sportive nazionali e internazionali, più semplicemente un inno sinonimo di festa che ha collezionato oltre 200.000.000 di streaming.

Im Medio oriente Hamas propone una pace in 135 giorni, ma Israele frena

Im Medio oriente Hamas propone una pace in 135 giorni, ma Israele frenaRoma, 7 feb. (askanews) – Il movimento estremista palestinese Hamas ha proposto un piano di cessate il fuoco che metterebbe a tacere le armi a Gaza per quattro mesi e mezzo, per arrivare poi alla fine definitiva della guerra, in risposta a una proposta inviata la scorsa settimana dai mediatori del Qatar e dell’Egitto e sostenuta da Stati Uniti e Israele. L’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che la risposta di Hamas è stata trasmessa al Mossad e che “i dettagli sono allo studio di tutte le parti coinvolte nei negoziati”. Funzionari dello Stato ebraico però frenano sulla possibilità di intesa, che prevederebbe tra le altre cose il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia di Gaza. “Non saremo in grado di accettare una richiesta di fermare la guerra”. Secondo una bozza del documento di Hamas visionata da Reuters, la controproposta del movimento palestinese prevede tre fasi, ciascuna della durata di 45 giorni, per lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi, la restituzione di corpi o resti delle persone uccise, la ricostruzione di Gaza, il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. Fonti dello Stato ebraico citate dallo Yedioth Ahronot hanno detto che Hamas avrebbe chiesto in particolare “il rilascio di 1.500 prigionieri palestinesi, alcuni dei quali di alto profilo”. Secondo la controproposta del movimento, un terzo di questi detenuti dovrebbe essere selezionato proprio da Hamas da una lista di condannati all’ergastolo in Israele. Di contro, tutte le donne israeliane in ostaggio, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati verrebbero rilasciati durante la prima fase di 45 giorni, in cambio del rilascio di donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane. I restanti ostaggi maschi verrebbero liberati durante la seconda fase dell’accordo.


Il gruppo al governo nella Striscia, inoltre, avrebbe chiesto di consentire la ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi a Gaza, nonché rassicurazioni sull’uscita delle forze di terra israeliane dalle aree popolate della Striscia già durante la prima fase dell’eventuale accordo. La tregua aumenterebbe anche il flusso di cibo e altri aiuti ai civili di Gaza, secondo Hamas. A questo proposito il gruppo palestinese avrebbe chiesto l’ingresso nella Striscia di 500 camion con aiuti al giorno. La terza fase proposta da Hamas servirebbe allo scambio dei resti e dei corpi dei defunti e a condurre alla fine definitiva del conflitto. Un obiettivo, quest’ultimo, che il segretario di Stato Usa Antony Blinken sta perseguendo in occasione del suo quinto tour nella regione dal 7 ottobre scorso, data di inizio delle ostilità. Il capo della diplomazia di Washington è arrivato questa notte in Israele dopo aver incontrato i leader dei mediatori di Qatar ed Egitto nella più seria spinta diplomatica della guerra finora volta a raggiungere una tregua prolungata. Mentre sono in corso i negoziati, però, sul terreno si continua a combattere. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati della Palestina (Unrwa) ha dichiarato che un convoglio umanitario guidato dall’organizzazione è stato colpito mentre trasportava cibo alla popolazione nel nord di Gaza. Secondo l’Unrwa, l’84 per cento delle strutture sanitarie di Gaza è stato colpito dagli attacchi dal 7 ottobre scorso e solo quattro delle 22 strutture sanitarie dell’agenzia Onu sono ancora operative. L’esercito israeliano, da parte sua, ha confermato l’uccisione di decine di militanti palestinesi a Khan Younis nelle ultime 24 ore. I militari, ha spiegato l’Idf, hanno anche localizzato grandi quantità di armi e scoperto numerosi tunnel di Hamas nell’area. (di Corrado Accaputo)

M.O., “pace in 135 giorni”: controproposta Hamas, ma Israele frena

M.O., “pace in 135 giorni”: controproposta Hamas, ma Israele frenaRoma, 7 feb. (askanews) – Il movimento estremista palestinese Hamas ha proposto un piano di cessate il fuoco che metterebbe a tacere le armi a Gaza per quattro mesi e mezzo, per arrivare poi alla fine definitiva della guerra, in risposta a una proposta inviata la scorsa settimana dai mediatori del Qatar e dell’Egitto e sostenuta da Stati Uniti e Israele. L’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che la risposta di Hamas è stata trasmessa al Mossad e che “i dettagli sono allo studio di tutte le parti coinvolte nei negoziati”. Funzionari dello Stato ebraico però frenano sulla possibilità di intesa, che prevederebbe tra le altre cose il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia di Gaza. “Non saremo in grado di accettare una richiesta di fermare la guerra”.


Secondo una bozza del documento di Hamas visionata da Reuters, la controproposta del movimento palestinese prevede tre fasi, ciascuna della durata di 45 giorni, per lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi, la restituzione di corpi o resti delle persone uccise, la ricostruzione di Gaza, il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. Fonti dello Stato ebraico citate dallo Yedioth Ahronot hanno detto che Hamas avrebbe chiesto in particolare “il rilascio di 1.500 prigionieri palestinesi, alcuni dei quali di alto profilo”. Secondo la controproposta del movimento, un terzo di questi detenuti dovrebbe essere selezionato proprio da Hamas da una lista di condannati all’ergastolo in Israele. Di contro, tutte le donne israeliane in ostaggio, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati verrebbero rilasciati durante la prima fase di 45 giorni, in cambio del rilascio di donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane. I restanti ostaggi maschi verrebbero liberati durante la seconda fase dell’accordo. Il gruppo al governo nella Striscia, inoltre, avrebbe chiesto di consentire la ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi a Gaza, nonché rassicurazioni sull’uscita delle forze di terra israeliane dalle aree popolate della Striscia già durante la prima fase dell’eventuale accordo. La tregua aumenterebbe anche il flusso di cibo e altri aiuti ai civili di Gaza, secondo Hamas. A questo proposito il gruppo palestinese avrebbe chiesto l’ingresso nella Striscia di 500 camion con aiuti al giorno.


La terza fase proposta da Hamas servirebbe allo scambio dei resti e dei corpi dei defunti e a condurre alla fine definitiva del conflitto. Un obiettivo, quest’ultimo, che il segretario di Stato Usa Antony Blinken sta perseguendo in occasione del suo quinto tour nella regione dal 7 ottobre scorso, data di inizio delle ostilità. Il capo della diplomazia di Washington è arrivato questa notte in Israele dopo aver incontrato i leader dei mediatori di Qatar ed Egitto nella più seria spinta diplomatica della guerra finora volta a raggiungere una tregua prolungata. Mentre sono in corso i negoziati, però, sul terreno si continua a combattere. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati della Palestina (Unrwa) ha dichiarato che un convoglio umanitario guidato dall’organizzazione è stato colpito mentre trasportava cibo alla popolazione nel nord di Gaza. Secondo l’Unrwa, l’84 per cento delle strutture sanitarie di Gaza è stato colpito dagli attacchi dal 7 ottobre scorso e solo quattro delle 22 strutture sanitarie dell’agenzia Onu sono ancora operative. L’esercito israeliano, da parte sua, ha confermato l’uccisione di decine di militanti palestinesi a Khan Younis nelle ultime 24 ore. I militari, ha spiegato l’Idf, hanno anche localizzato grandi quantità di armi e scoperto numerosi tunnel di Hamas nell’area. (di Corrado Accaputo)

Tutti i numeri delle elezioni presidenziali in Azerbaigian

Tutti i numeri delle elezioni presidenziali in AzerbaigianBaku, 7 feb. (askanews) – L’Azerbaigian va alle urne per le elezioni presidenziali anticipate. Un voto simbolico per il Paese e pieno di dati e numeri da esaminare. Eccone alcuni, in particolare nel segno del numero 7.


Le votazioni sono state convocate il 7 dicembre 2023 e si svolgono oggi, 7 febbraio 2024. Il mandato presidenziale è di sette anni.


Si contano sette candidati: oltre al capo di stato Ilham Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, il presidente del Fronte popolare Gudrat Hasanguliyev, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev. Nel Paese sono stati istituiti 6.537 seggi, di questi 26 nei territori liberati del Karabakh.


Si contano anche 49 seggi all’estero in 37 Paesi. Webcam sono state installate in 1.000 seggi elettorali. Saranno accese dalle 7:30 fino alla fine delle procedure.


Le liste elettorali hanno registrato oltre 6,5 milioni di elettori, di questi diverse migliaia sono registrati permanentemente nel Karabakh, ma la Commissione elettorale centrale si aspetta che molte più persone votino nei 26 seggi dei territori con un permesso temporaneo. La Commissione elettorale centrale ha autorizzato 90.272 osservatori, 760 dei quali sono osservatori internazionali, tra cui 266 osservatori Osce. In tutto 72 organizzazioni e 83 ong hanno inviato i loro osservatori. 216 giornalisti provenienti da 109 media internazionali seguono le elezioni presidenziali.

Presidenziali Azerbaigian: urne aperte, Aliyev verso nuovo mandato

Presidenziali Azerbaigian: urne aperte, Aliyev verso nuovo mandatoBaku, 7 feb. (askanews) – Alle 8.00 di oggi (le 5 in Italia) si sono aperti i seggi per le elezioni presidenziali anticipate indette in Azerbaigian. Circa 6,5 milioni di elettori sono chiamati alle urne e per la prima volta diverse migliaia di loro voteranno nei 26 seggi istituiti dalla Commissione elettorale centrale nei territori liberati del Karabakh.


Il presidente in carica Ilham Aliyev, pronto al quinto mandato consecutivo alla guida del Paese caucasico, ha presentato il voto di oggi come storico e contemporaneamente la fine di un’era e l’inizio di un’altra. Oltre 90mila osservatori monitoreranno le elezioni, tra cui anche 266 dell’Osce e il presidente della Commissione elettorale centrale, Mazahir Panahov, che ieri ha parlato ai giornalisti, ha garantito che non ci saranno problemi di trasparenza.


Le urne chiuderanno alle 19.00 ora locale (le 16.00 in Italia) e sono previsti exit poll, anche se l’esito delle votazioni appare scontato. I sei rivali di Aliyev, tra cui rappresentanti dell’opposizione parlamentare e due indipendenti, non hanno chance di insidiare il primato del capo di stato, forte anche per la riconquista dei territori del Karabakh, dopo decenni di conflitto con l’Armenia. I due principali partiti d’opposizione, fuori dal Parlamento e dalla vita politica ufficiale del Paese perché da tempo boicottano le elezioni, invece non hanno presentato alcun candidato. Il Fronte popolare dell’Azerbaigian ha chiesto di non andare a votare alle presidenziali, definite una farsa, mentre il Musavat ha contestato la mancanza di elezioni libere e l’arresto di giornalisti e attivisti politici. “A settembre abbiamo chiuso un’era, con un evento epocale. Credo che non ci sia stata una vittoria simile nei cento anni di storia dell’Azerbaigian – ha dichiarato Aliyev in un’intervista rilasciata dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e della sua candidatura – Le elezioni presidenziali dovrebbero sancire l’inizio di questa nuova era”. La seconda ragione per la convocazione di un voto anticipato, ha spiegato il presidente azerbaigiano, è “che per la prima volta nella nostra vita di Paese indipendente, un’elezione si svolgerà in ogni angolo della nostra nazione” e “quindi ho pensato che le prime votazioni dovessero essere le più importanti, le presidenziali”. Infine, ha spiegato ancora Aliyev, “il mio ruolo da presidente ha superato i 20 anni” e quindi “un voto dopo 20 anni rappresenta la giustificazione di un tale periodo cronologico”.


Anche per Farid Shafiyeh presidente del think tank AIR Center quelle di oggi sono elezioni importanti e soprattutto “simboliche”, sia per il ripristino dell’integrità territoriale azerbaigiana sia perché si “potranno liberare risorse che prima erano impiegato per le operazioni militari, per investire nello sviluppo economico e sociale”, ha detto a un gruppo di giornalisti internazionali a Baku. La “ricostruzione dei territori e la trasformazione del Paese” sono tra le priorità del 2024 per l’Azerbaigian, ha detto Shafiyeh, aggiungendo che un’altra priorità è la firma dell’accordo di pace con l’Armenia, “che potrebbe avvenire già quest’anno anche se restano dei punti di disaccordo, ora sta all’Armenia iniziare, a partire dalla modifica della Costituzione che contiene diretti riferimenti all’annessione della regione” del Karabakh. Tra i “rivali” di Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, non si annovera nessuna donna, come ha sottolineato la stessa Commissione elettorale centrale. I sei uomini che si sono presentati sono Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, all’opposizione in Parlamento insieme al Fronte popolare, il cui presidente Gudrat Hasanguliyev ha deciso di candidarsi, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev.


(di Daniela Mogavero)

Sanremo, travolgente Angelina Mango: tutti ballano “La Noia”

Sanremo, travolgente Angelina Mango: tutti ballano “La Noia”Milano, 6 feb. (askanews) – E’ una figlia d’arte come ha detto Amadeus presentandola, ma già una grande star, Angelina Mango ha esordito sul palco dell’Ariston con La Noia, ma davvero nessuno si è annoiato con il suo travolgente brano.


Tutti in piedi a ballare trascinati da ritmo della sua cumbia. Il brano parla di quanto sia importate accogliere e vivere anche i momenti di noia, scritto dalla stessa Angelina con Madame e Dardust. Con un lungo abito chiaro e lavorato, i capelli tiratissimi in una coda alta che valorizza i suoi occhi vispi, ha ballato e fatto ballare, sono tutti pazzi di lei.

Sanremo, Lazza inaugura il palco esterno del Festival

Sanremo, Lazza inaugura il palco esterno del FestivalMilano, 6 feb. (askanews) – Lazza torna protagonista a Sanremo, dopo esseresi piazzato al secondo posto nel 2023. Prima sale sul palco con Amadeus che lo presenta con tutti gli onori. Non è mancata la battuta con Ibra: “ammazza come brilli”. Poi ha inaugurato il palco di piazza Colombo, il Suzuki stage che è uno dei tre previsti per la kermesse, oltre a quello istituzionale dell’Ariston e a quello allestito sulla nave da crociera ormeggiata di fronte alla costa della città dei fiori. Lazza ha eseguito la sua Cenere, il brano più venduto dello scorso anno.

Sanremo, Clara con l’inedito “Diamanti Grezzi” apre il Festival

Sanremo, Clara con l’inedito “Diamanti Grezzi” apre il FestivalMilano, 6 feb. (askanews) – Clara, vincitrice di Sanremo Giovani 2023 con il brano “Boulevard”, è in gara alla 74° edizione del Festival di Sanremo con l’inedito “Diamanti Grezzi”, disponibile da mercoledì 7 febbraio su tutti i digital store e in radio.


Per la prima serata del Festival di Sanremo, Clara è salita sul palco del Teatro Ariston con un look dall’archivio Armani Privè Spring 2011 Couture che richiama il brano portato in gara “Diamanti grezzi” perché riflette la luce, come se fosse il principio di un diamante. “Diamanti Grezzi”, scritta da Clara Soccini, Alessandro La Cava e Francesco “Katoo” Catitti, che ha curato anche la produzione, racconta il tema della ri-scoperta continua e quotidiana di se stessi, in un messaggio universale che unisce tutte le generazioni. Ciascuno, infatti, colleziona nel tempo esperienze di vita e relazioni che definiscono la propria identità’ e che allo stesso tempo la mettono in discussione, dando l’opportunità’ di scoprire sempre nuove cose di sé, come “mille pezzi di una storia sola”. L’unico modo, tuttavia, per vivere in libertà è abbandonare l’ansia costante di deludere le aspettative altrui e la ricerca stessa della perfezione, fare tesoro dei fallimenti ed essere fieri di essere solo dei diamanti grezzi, in perenne lavorazione. Il videoclip, disponibile dal 7 febbraio, diretto da Attilio Cusani con la produzione di Borotalco.tv, racconta la storia di più generazioni all’apparenza distanti e molto diverse che si intrecciano e si incontrano, riscoprendo la capacità di divertirsi e di amare se stessi.


Per la sua prima esperienza sul palco del Teatro Ariston, durante la serata dedicata alle cover di venerdì 9 febbraio, Clara si esibirà con una propria versione di “Il cerchio della vita”, canzone del 1994 estratta dalla colonna sonora del film d’animazione vincitore del premio Oscar “Il re leone”. Per l’occasione, Clara sarà accompagnata sul palco da Ivana Spagna stessa, artista interprete della versione originale italiana, e dal coro voci bianche del Teatro Regio di Torino. Per tutta la settimana del Festival un truck personalizzato distribuirà Clappuccini e caffè per le vie principali di Sanremo. Clara ha deciso di collaborare con una delle storiche caffetterie e pasticcerie della città, la San Romolo, cimentandosi anche nella composizione di dolci insieme a Frau Knam e distribuendo lei stessa le bevande in alcuni speciali momenti della settimana.


Dopo un 2023 che ha portato Clara ad essere tra gli artisti emergenti più apprezzati, con il triplo disco di platino per “Origami all’alba” e la collaborazione con Mr Rain “Un milioni di notti” (disco d’oro), il 2024 di CLARA, dopo l’esperienza al Festival di Sanremo, continuerà con altre nuove esperienze che posizioneranno altri passaggi importanti per la sua giovane carriera. Venerdì 16 febbraio, infatti, uscirà “PRIMO”, il suo album d’esordio che incorona un anno di successi e traguardi raggiunti, un sogno che si avvera. «Mi sono sempre detta che secondo me ogni volta che condividi la musica con gli altri in qualche modo devi meritartelo e devi meritarti anche il loro ascolto. Nell’ultimo anno sono cresciuta molto, la mia vita è cambiata e sto compiendo i primi passi per realizzare il mio sogno di sempre. Ho voluto racchiudere i miei sentimenti all’interno di un racconto, una sorta di carta d’identità della mia vita fino a qui». Dopo l’uscita dell’album e aver cantato sul palco del Teatro Ariston, CLARA porterà la propria musica live per la prima volta in tutta Italia a marzo con il suo PR1MO tour nei club, prodotto da Live Nation, a partire dal 17 marzo all’Hall di Padova, proseguendo il 20 al Viper Theatre di Firenze, il 21 a Roma, presso Largo Venue, il 22 al Demodé Club di Bari, il 24 al Duel Club di Napoli e concludendo a Milano, il 26 marzo presso i Magazzini Generali. In attesa di esibirsi live, Clara incontrerà il proprio pubblico nel “PRIMO Instore Tour” nel mese di febbraio.

Ue, perché von der Leyen ritirerà proposta riduzione pesticidi

Ue, perché von der Leyen ritirerà proposta riduzione pesticidiBruxlles, 6 feb. (askanews) – La decisione annunciata oggi a Strasburgo dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di ritirare la proposta di regolamento Ue sulla riduzione dei pesticidi chimici è stata accolta con toni trionfali dai partiti della destra italiana, come se fosse stata una svolta nella politica europea e segnasse l’inizio di una sorta di marcia indietro sul “Green Deal”; ma era in realtà un’eventualità ampiamente prevista e altamente probabile. Quello che invece andrebbe sottolineato è che, per il modo in cui è stata presentata la decisione, appare dare quasi per scontata la candidatura di von der Leyen, finora mai esplicitata, di candidarsi a presiedere la prossima Commissione.  


“La Commissione aveva avanzato la proposta Sur (“Sustainable Use Regulation of Pesticides”, ndr), con il nobile obiettivo di ridurre i rischi dei prodotti fitosanitari chimici. Ma la proposta Sur è diventata un simbolo di polarizzazione. È stata respinta dal Parlamento europeo. Non si registrano più progressi nemmeno in seno al Consiglio ue. Per questo motivo proporrò al collegio (dei commissari, ndr) di ritirare la proposta”. Così ha dato l’annuncio von der Leyen, parlando nella plenaria di Strasburgo della protesta degli agricoltori. “Ma ovviamente – ha continuato la presidente della Commissione – il tema resta. Ma per andare avanti sono necessari più dialogo e un approccio diverso. E su questa base – ha aggiunto – la Commissione potrebbe presentare una nuova proposta molto più matura con il coinvolgimento delle parti interessate”.


Ci sono dunque due annunci, non solo uno: che la proposta attuale sarà ritirata, e che ne verrà presentata un’altra sullo stesso tema, ma basata questa volta sul dialogo strutturato iniziato dalla Commissione con il mondo agricolo proprio in risposta alle proteste di questi giorni, per tenere conto delle esigenze e dei punti di vista degli agricoltori più di quanto non sia stato fatto finora. “I mesi a venire – ha continuato von der Leyen – non saranno facili. Ma penso che ora abbiamo una grande opportunità. È chiaro a tutti in quest’Aula che il nostro settore agroalimentare, a cominciare dalle aziende agricole, necessita di una prospettiva di lungo termine, e della disponibilità ad ascoltarsi a vicenda e a cercare soluzioni comuni. Dobbiamo evitare lo scaricabarile e trovare insieme soluzioni ai problemi. La relazione” conclusiva del dialogo strutturato col mondo agricolo “che sarà presentata entro la fine dell’estate sarà estremamente importante. I risultati e le raccomandazioni di questo dialogo saranno discussi nel Parlamento europeo e con gli Stati membri. E costituiranno il fondamento della nostra futura politica agricola”, ha concluso la presidente della Commissione.


Insomma, la nuova proposta verrà presentata dopo la fine del dialogo, ovvero dopo l’estate, e quindi dalla nuova Commissione che si formerà dopo le elezioni europee. E appare qui quasi naturale che ci sarà sempre lei, von der Leyen, a elaborare e proporre la “nostra futura politica agricola”.     Ma perché il ritiro dell’attuale proposta era quasi scontato? Il regolamento Sur, fortemente osteggiato dai gruppi d’interesse agroindustriali e da buona parte degli agricoltori, ma favorito dalle aziende bio, aveva come obiettivo originario una diminuzione dell’utilizzo dei pesticidi nell’Ue del 50% entro il 2030, rispetto alla media del periodo 2015-2018; inoltre, includeva un divieto d’uso, almeno per le sostanze meno pericolose per la salute, nei luoghi pubblici (scuole, parchi giochi, spazi verdi urbani).


Ma durante il voto in plenaria del 22 novembre scorso, a Strasburgo, i gruppi del centro destra del Parlamento europeo (con l’appoggio di diversi liberali e socialisti della commissione parlamentare Agricoltura) hanno proposto e ottenuto l’approvazione di una serie di emendamenti che hanno svuotato e stravolto l’impianto del regolamento. A questo punto, i Verdi, le sinistre e i Liberali hanno deciso di votare contro (o in qualche caso di astenersi), e il testo emendato è stato bocciato dalla plenaria con 207 voti a favore, 299 contrari e 121 astenuti. A questo punto, sarebbe stato normale rinviare il testo in commissione parlamentare Ambiente per cercare un nuovo compromesso da riproporre alla plenaria; ma quando la relatrice, la verde austriaca Sarah Wiener, lo ha proposto, l’Aula, a sorpresa, ha respinto la richiesta, questa volta con la stessa maggioranza di centro destra che aveva approvato inizialmente gli emendamenti. Ufficialmente, dunque, il 22 novembre il Parlamento europeo ha respinto in prima lettura la proposta della Commissione, ma restava sempre la possibilità che in seguito il Consiglio Ue approvasse invece la propria posizione comune e la presentasse poi all’Assemblea di Strasburgo per la sua seconda lettura; che però sarebbe probabilmente finita allo stesso modo, con una bocciatura. Da notare, inoltre, che in seconda lettura il Parlamento europeo avrebbe potuto emendare solo a maggioranza assoluta il testo concordato dal Consiglio. L’annuncio di von der Leyen toglie ora dal tavolo la proposta, e la patata bollente che era diventata per la presidenza di turno belga del Consiglio Ue, che non dovrà più perdere tempo a cercare di trovare un compromesso probabilmente inutile tra gli Stati membri.

Accordo su ostaggi israeliani, il Qatar: ricevuta da Hamas risposta che appare positiva. Biden: negoziati continuano

Accordo su ostaggi israeliani, il Qatar: ricevuta da Hamas risposta che appare positiva. Biden: negoziati continuanoRoma, 6 feb. (askanews) – Il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha dichiarato di aver ricevuto la risposta di Hamas alla proposta di accordo con Israele per il rilascio degli ostaggi in cambio di una sospensione del conflitto nella Striscia di Gaza e della liberazione di detenuti palestinesi.


“La risposta appare positiva e abbiamo inoltrato i dettagli a Israele”, ha detto nella conferenza stampa tenuta con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Biden: ci sono movimenti su ostaggi, ma negoziati continuano Domani Blinken discute risposta Hamas con Israele “Ci sono dei movimenti, la risposta di Hamas, ma a quanto pare i negoziati continuano”, ha dichiarato il presidente americano Joe Biden rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilità che ci sia un accordo di tregua tra Israele e Hamas. Il presidente Usa ha commentato dopo le dichiarazioni sul progetto di legge per gli aiuti all’Ucraina e a Israele e la protezione delle frontiere Usa.


Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dichiarato che “discuterà domani con il governo israeliano” la risposta arrivata da Hamas sulla proposta di accordo per il rilascio degli ostaggi. “Il modo migliore, il modo più efficace in questo momento per arrivare a una prolungata sospensione dei combattimenti e per lavorare per la fine del conflitto” nella Striscia di Gaza “è attraverso un accordo sugli ostaggi e su questo stiamo lavorando con i nostri partner”, così ha risposto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a una domanda della stampa araba su “perchè sembra difficile per gli Stati Uniti mettere fine alla guerra a Gaza o almeno premere per un cessate il fuoco”. “Ora abbiamo la risposta di Hamas”, ha aggiunto Blinken nella conferenza stampa tenuta a Doha, sottolineando che “c’è ancora molto lavoro da fare”.