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Blinken: da Israele nessun piano credibile per proteggere i civili a Gaza

Blinken: da Israele nessun piano credibile per proteggere i civili a GazaRoma, 12 mag. (askanews) – Gli Stati Uniti non hanno ancora visto né “un piano chiaro e credibile per proteggere i civili” nel corso dell’operazione israeliana a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza, né “un piano su quello che accadrà una volta che sarà finito il conflitto a Gaza”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, nell’intervista a “Face The Nation” sulla Cbs, aggiungendo: “E cosa stiamo vedendo in questo momento? Stiamo vedendo zone di Gaza che Israele aveva ripulito da Hamas, dove Hamas sta tornando, anche nel Nord, compresa Khan Younis”.


“Se guardiamo a Rafah – ha proseguito il segretario di Stato Usa – potrebbero entrare e avere qualche successo iniziale, ma, ma potenzialmente a un costo incredibilmente alto per i civili, ma non durevole, non sostenibile”. Per questo, ha riferito Blinken, gli Stati Uniti lavorano da “molte, molte settimane allo sviluppo di piani credibili per la sicurezza, per la governance, per la ricostruzione. Non l’abbiamo visto arrivare da Israele, abbiamo lavorato con i Paesi arabi e altri su quel piano”.

Tajani: l’Italia non invierà neanche un soldato in Ucraina

Tajani: l’Italia non invierà neanche un soldato in UcrainaRoma, 12 mag. (askanews) – “L’Italia non invierà neanche un soldato a combattere in Ucraina. Noi non siamo in guerra con la Russia. Difendiamo soltanto il diritto internazionale e il diritto all’indipendenza dell’Ucraina”. Lo ha ribadito oggi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista a “In Mezz’Ora”, sottolineando che “non si è mai parlato di inviare truppe in Ucraina” nè durante riunioni europee, nè durante riunioni della Nato.


Secondo Tajani, non bisogna né sottovalutare né drammatizzare la situazione, piuttosto “seguire con la massima attenzione le mosse di Mosca”. E “non ci sono pericoli di attacchi alla Nato, questo mi sento di escluderlo”. Per il ministro degli Esteri, “il pericolo vero che esiste secondo me è quello di attacchi cibernetici, perchè ce ne sono già stati parecchi, ed esiste un pericolo di fake news, quindi di disinformazione. Disinformazione che ci sarà durante la campagna per le elezioni europee e che non va sottovalutata. Questi sono gli attacchi che sinceramente mi preoccupano”.

Il capo dell’esercito ucraino: a Kharkiv la situazione è difficile

Il capo dell’esercito ucraino: a Kharkiv la situazione è difficileRoma, 12 mag. (askanews) – Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Oleksandr Syrskyi, ha definito “difficile” la situazione nella regione di Kharkiv, dopo che Mosca ha intensificato l’offensiva a partire dallo scorso 10 maggio. Le truppe ucraine stanno combattendo nelle zone di confine e “stanno facendo di tutto per mantenere le loro linee e posizioni difensive”, ha detto Syrskyi, riferendo di “violente battaglie” contro “i tentativi degli occupanti russi di sfondare la nostra difesa” che “sono stati bloccati”.

Nuovo appello di Guterres (Onu) per un cessate fuoco “immediato” a Gaza

Nuovo appello di Guterres (Onu) per un cessate fuoco “immediato” a GazaRoma, 12 mag. (askanews) – Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha rinnovato oggi il suo appello “per un immediato cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza, “il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e un aumento immediato degli aiuti umanitari” nell’enclave palestinese.


In un videomessaggio alla conferenza in corso in Kuwait su un partenariato efficace per un migliore aiuto umanitario, Guterres ha sottolineato che “il cessate il fuoco sarà solo l’inizio” e che “la strada sarà lunga per riprendersi da devastazione e da trauma”, per cui “la popolazione di Gaza avrà bisogno di partenariati ancora più forti e profondi per l’assistenza umanitaria e lo sviluppo a lungo termine, per rimettersi in piedi e ricostruire le proprie vite”.

Governo di Gaza: dal 7 ottobre sono morti 143 giornalisti

Governo di Gaza: dal 7 ottobre sono morti 143 giornalistiRoma, 11 mag. (askanews) – Sono 143 i giornalisti morti nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre scorso. Lo ha riferito oggi l’ufficio media del governo della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, dopo la morte del giornalista Bahaa Okasha. Come precisa la Cnn, Okasha lavorava per l’emittente Al-Aqsa ed è morto insieme alla moglie e al figlio di 12 anni nell’attacco aereo lanciato la scorsa notte da Israele nel campo di Jabaliya, nel nord dell’enclave palestinese.

L’ostaggio oggi mostrato nel video da Hamas “è morto in un raid israeliano”

L’ostaggio oggi mostrato nel video da Hamas “è morto in un raid israeliano”Roma, 11 mag. (askanews) – Le brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno annunciato in un comunicato riportato da Al Jazeera che l’ostaggio israeliano ripreso nel breve video mostrato oggi è morto per le ferite riportate in un attacco aereo messo a segno da Israele più di un mese fa nella Striscia di Gaza. Nel filmato di 10 secondi diffuso oggi l’uomo si era identificato come Nadav Popplewell, 51 anni, rapito da Hamas il 7 ottobre scorso con la madre Channa Peri, rilasciata lo scorso novembre.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede un’indagine sulle fosse comuni a Gaza

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede un’indagine sulle fosse comuni a GazaRoma, 11 mag. (askanews) – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto un’indagine indipendente sulle fosse comuni rinvenute nella Striscia di Gaza. “I membri del Consiglio di sicurezza hanno espresso profonda preoccupazione per le notizie di fosse comuni scoperte dentro e attorno alle strutture mediche Nasser e Al Shifa a Gaza, dove sono stati sepolti centinaia di corpi, tra cui donne, bambini e anziani – si legge in una nota – i membri del Consiglio di sicurezza hanno sottolineato la necessità di chiamare a rispondere delle violazioni del diritto internazionale e hanno chiesto che venga garantito agli inquirenti l’accesso senza ostacoli a tutti i luoghi delle fosse comuni a Gaza per condurre indagini immediate, indipendenti, approfondite, complete, trasparenti e imparziali per stabilirne le circostanze”.

L’Assemblea generale vota a favore della Palestina membro ONU

L’Assemblea generale vota a favore della Palestina membro ONUNew York, 10 mag. (askanews) – Con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione che chiede al Consiglio di sicurezza dell’Onu di riconsiderare il voto a favore di uno stato palestinese membro a pieno diritto dell’Onu.


La risoluzione proposta oggi dal rappresentante degli Emirati Arabi ha ottenuto una ampissima maggioranza. L’Italia si è astenuta, mentre gli Stati Uniti hanno votato contro. La missione americana ha chiarito che l’Autorità Palestinese non soddisfa i criteri per l’adesione alle Nazioni Unite e che la risoluzione non risolve le preoccupazioni precedentemente sollevate sull’adesione. Gli Usa preferirebbero che lo stato nascesse da una negoziazione con Israele.

I russi avanzano di un chilometro in Ucraina a Kharkiv

I russi avanzano di un chilometro in Ucraina a KharkivRoma, 10 mag. (askanews) – Le forze russe sono avanzate di un chilometro nella regione nordorientale di Kharkiv, vicino a Vovchansk. Lo ha riferito oggi una fonte militare ucraina di alto rango a Reuters.


Secondo una fonte del comando militare ucraino, citata da Le Monde, l’esercito russo punta ad avanzare fino a 10 chilometri nella regione, nel tentativo di stabilire una zona cuscinetto per impedire all’Ucraina di colpire la regione russa di Belgorod, regolarmente bersaglio delle forze di Kiev. Le forze ucraine stanno combattendo per frenare l’avanzata di Mosca. Delle evacuazioni sono inoltre in corso a Vovchansk dove vivono circa 3 000 persone e nelle località vicine della regione di Kharkiv, per i “massicci bombardamenti”, secondo Tamaz Gambarachvili, capo dell’amministrazione militare della città di Kharkiv.

Spagna, Catalogna al voto, in gioco la governabilità a Madrid

Spagna, Catalogna al voto, in gioco la governabilità a MadridRoma, 10 mag. (askanews) – La Catalogna va al voto domenica dopo una campagna elettorale in cui l’attenzione è stata centrata su Madrid: al di là degli equilibri interni della regione, il verdetto principale riguarderà gli effetti che queste elezioni avranno sulla governabilità della Spagna – ovvero, se i socialisti di Pedro Sanchez finiranno per uscirne rafforzati, magari con un governatore in più.


Le minacciate dimissioni del premier hanno avuto una ricaduta favorevole nei sondaggi, con il Psoe che nelle ultime rilevazioni ha staccato ulteriormente la destra del Pp: e non pochi analisti hanno visto proprio nelle elezioni catalane il motivo principale dell’appello alla mobilitazione emotiva dell’elettorato progressista – al momento l’unico effetto pratico della mossa di Sanchez, che non ha dato luogo a nessuna iniziativa di tipo legislativo. Il Psc – peraltro già protagonista del “miracolo” sanchista alle ultime politiche – è in effetti dato favorito dai sondaggi, e potrebbe ripetere il successo delle scorse regionali: a guidarlo è un fedelissimo di Sanchez, l’ex ministro della Sanità Salvador Illa, al quale è stato affidato il ruolo di “pompiere” che spenga – o quanto meno sopisca – l’incendio dell’indipendentismo. Se poi riuscirà o meno a farsi eleggere presidente della Generalitat, resta però tutto da vedere.


IL REBUS DELLE ALLEANZE Come anche nei Paesi Baschi, gli assi destra-sinistra e indipendentismo-unionismo non coincidono: sondaggi alla mano, le possibilità principali di ottenere i 68 seggi necessari per la maggioranza assoluta sono due. La prima è un governo delle sinistre, che unirebbe Psc, gli indipendentisti di Erc e altre formazioni minori; una convivenza non facile ma che di fatto riproduce quella attualmente in corso a Madrid, con la differenza che il cambio della guardia alla Generalitat fra socialisti ed Esquerra diminuirebbe il potere negoziale di questi ultimi e confermerebbe la bontà della strategia di Sanchez. Unico neo: il Psoe non avrebbe più scuse per non mantenere la promesse in materia di finanziamenti e infrastrutture.


La seconda possibilità è la riedizione di un governo indipendentista, alternativa più difficile visti i numeri, ma con una differenza fondamentale rispetto all’esecutivo uscente: a guidarlo non sarebbe più Erc ma i conservatori di Junts – ovvero Carles Puigdemont, cui si spalancherebbero le porte di un clamoroso ritorno sulla scena con tutte le incognite politiche e legali del caso. Se infatti Erc ha sostanzialmente accettato che il sostegno sociale all’indipendenza continua, ma il clima politico non è quello adatto e dunque meglio seguire la strada negoziale, Puigdemont ha assunto un atteggiamento più bellicoso e la sua presenza alla Generalitat significherebbe per Sanchez una navigazione agitata per il resto della legislatura e un’incognita nei rapporti fra Barcellona e Madrid. Per questo stesso motivo, una terza ipotetica possibilità – una coalizione Psc-Junts per cui vi sarebbero i numeri – appare del tutto improbabile.


LA GOVERNABILITÀ A MADRID Sanchez non teme di perdere la guida dell’esecutivo: la sfiducia costruttiva gli garantisce la possibilità di governare in minoranza qualunque cosa accada – né gli alleati hanno alcun interesse a provocare la fine della legislatura, specie con la legge di amnistia ancora in ballo. Ma il suo obbiettivo è appunto rafforzare la maggioranza eterogenea che lo sostiene, il che passa appunto per il mantenimento dello status quo: conferma socialista, tenuta dell’indipendentismo negoziale e ridimensionamento di quello oggi meno incline ai compromessi (Erc e Junts, in una sostanziale inversione delle rispettive posizioni storiche). L’alternativa è una maggioranza meno solida, un percorso più accidentato e la tentazione di fare ricorso alle elezioni anticipate, con l’incognita del risultato: il miracolo dello scorso anno potrebbe anche non ripetersi. La scommessa di Sanchez quindi è quella di vedere Illa alla guida della Generalitat, e magari incassare l’annunciato ritiro di Puigdemont dalla politica in caso di mancata vittoria, che renderebbe il dossier dell’amnistia un po’ meno urgente. L’ELETTORATO Al di là dei calcoli dei partiti – che hanno tutti lanciato un appello al “voto utile” per ottimizzare i rapporti di forza con i possibili alleati – rimane il fatto che gli indecisi, a pochi giorni dal voto, sono ancora il 40% degli elettori. Un dato che in parte è destinato a tradursi in astensione, nel quadro di una generale fase di stanca dopo i fuochi d’artificio seguiti al 2017: visto che l’indipendenza per ora non è praticabile, si ritorna a un business as usual che non è particolarmente attrattivo. Un’altra parte dei voti però dovrà dirimere alcune questioni: ad esempio, l’ingresso o meno nel Parlamento regionale di Aliança Catalana, inedita formazione di un’ultradestra indipendentista che gioca sulla sicurezza e l’immigrazione come la controparte unionista di Vox, a cui spera di rubare qualche voto non “españolista”. AC è vicinissima alla soglia di sbarramento del 3% e se effettivamente entrasse i suoi seggi potrebbero essere decisivi per un governo indipendentista, sebbene sia Erc che Junts – quest’ultimo non senza qualche esitazione – si siano impegnati a non allearsi in modo diretto né indiretto. A destra, il destino di Ciutatans appare segnato e dovrebbe rimanere sotto il 3%, a tutto vantaggio del Pp e di Vox: i sondaggi danno il primo ancora in netto vantaggio, ma non si esclude la possibilità di un sorpasso interno che creerebbe qualche difficoltà al leader conservatore, Albero Nuñez Feijoó, e alla sua politica di moderazione – che nei fatti non si distingue granché da quella di Vox, e anzi un cattivo risultato potrebbe spingerlo su posizioni ancor più intransigenti: un problema non tanto per i rispettivi elettorati, indistinguibili, ma per l’effetto di mobilitazione della sinistra. Le urne si apriranno domenica alle 8 per chiudersi alle 20: alla stessa ora sono previsti gli exit poll, mentre i primi risultati ufficiali si avranno dalle 21.