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Von der Leyen: l’obiettivo è rilanciare la competitività dell’Ue, completeremo l’Unione dei mercati dei capitali

Von der Leyen: l’obiettivo è rilanciare la competitività dell’Ue, completeremo l’Unione dei mercati dei capitaliStrasburgo, 23 apr. (askanews) – L’obiettivo di ripristinare la competitività economica dell’Ue nell’economia mondiale dovrà essere al cuore dell’agenda politica del prossimo mandato della Commissione europea e della legislatura che inizierà dopo le elezioni di giugno, e un elemento cruciale in questo quadro è la “svolta” che ha rappresentato il Consiglio europeo della settimana scorsa, per l’impulso che ha dato all’accelerazione dei lavori per la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali, che vanno a rilento da anni.


E’ quanto ha indicato, in estrema sintesi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso nel dibattito in plenaria dell’ Europarlamento, oggi a Strasburgo, sul risultato dell’ultimo Consiglio europeo del 17 e 18 aprile. Von der Leyen ha esordito rievocando i tempi eccezionalmente difficili vissuti in questa legislatura, e le soluzioni altrettanto eccezionali che l’Ue ha saputo trovare. “Dalle ultime elezioni europee, la nostra Unione ha superato due crisi di proporzioni storiche: la crisi sanitaria del Covid-19 e la guerra in Ucraina, con una crisi energetica ‘made in Russia’”. Queste due crisi “avrebbero potuto tradursi in una drammatica crisi economica e sociale. Ma non è successo; e questo grazie alla grande resilienza dell’Europa, ma anche al fatto che abbiamo messo in atto le giuste politiche. Come il programma ‘Sure’, che ha salvato 40 milioni di posti di lavoro in Europa” attraverso il finanziamento dei sistemi di cassa integrazione, “oppure il ‘NextGenerationEU’ e ‘REPowerEU’, che hanno accelerato la ripresa e la diffusione delle energie rinnovabili nazionali”, rispettivamente.


“Nel 2020 – ha continuato la presidente della Commissione -, molti prevedevano una disoccupazione di massa in Europa e una lunga recessione. Ma non è successo. Invece, oggi abbiamo più persone al lavoro che in qualsiasi altro momento della storia europea: la disoccupazione è ai minimi storici, inferiore al 6%. L’occupazione è ai massimi storici, oltre il 75%. E l’inflazione è ormai vicina al nostro obiettivo del 2%. Abbiamo attraversato l’inferno e acque profonde. Ma sotto molti aspetti – ha osservato – ne siamo usciti più forti di cinque anni fa”. “Eppure – ha rilevato von der Leyen -, le onde d’urto di queste crisi hanno messo a dura prova la competitività dell’Europa. Il modello di business di molte industrie europee si basava sull’energia apparentemente a buon mercato proveniente dalla Russia, e sul commercio con la Cina in crescita. Oggi ci troviamo di fronte a una Russia ‘canaglia’ e a una Cina alle prese con problemi di domanda interna. E oltre alla geopolitica, ci sono altre tendenze che influiscono sulla nostra competitività: nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro in Europa è aumentata solo dello 0,8% all’anno, rispetto all’1,1% degli Stati Uniti”.


“Queste tendenze possono essere affrontate solo con uno sforzo concertato sia a livello europeo che nazionale. L’obiettivo di ripristinare il nostro vantaggio competitivo – ha sottolineato la presidente della Commissione – deve essere al centro dell’agenda economica europea a partire dal 2024. E sono assolutamente convinta che con la spinta necessaria potremo innescare una nuova fase di crescita della competitività europea”. E su questo punto, “al Consiglio europeo della scorsa settimana abbiamo ascoltato alcune ottime idee di Enrico Letta”, con il sua rapporto che ha messo in luce la necessità di completare il mercato unico, in particolare nel settore finanziario. “Da quando siamo entrati in carica quattro anni fa – ha ricordato von der Leyen -, abbiamo scatenato un’ondata senza precedenti di investimenti pubblici in settori strategici. Prendiamo l’energia e la tecnologia pulita. Stiamo investendo 400 miliardi di euro dal ‘NextGenerationEU’ e abbiamo approvato oltre 550 miliardi di euro di sostegno pubblico nazionale per investimenti in tecnologie pulite ed energia. Questo è stato cruciale”.


“Ma – ha avvertito – gli investimenti pubblici non bastano. È giunto il momento per una soluzione sistemica che mobiliti l’immenso capitale privato dell’Europa. E una parte essenziale di questa soluzione è il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali. Sono 470 miliardi di euro: questo è l’investimento privato aggiuntivo che potremmo raccogliere ogni anno se completassimo l’Unione dei mercati dei capitali”. Il progetto “è stato lanciato quasi dieci anni fa. E dall’inizio del nostro mandato abbiamo compiuto progressi su molti dei suoi elementi. Ad esempio, abbiamo reso più semplice per le aziende di tutta Europa, in particolare le Pmi, quotarsi sui mercati dei capitali. Ma – ha lamentato von der Leyen – ci siamo trovati di fronte ad una situazione di stallo anche in seno al Consiglio Ue, su molti aspetti cruciali dell’Unione dei mercati dei capitali. È quindi più che positivo che l’ultimo Consiglio europeo segni una svolta”. “Ora – ha evidenziato la presidente della Commissione – abbiamo un mandato chiaro per andare avanti su tre questioni vitali Primo: armonizzando le norme nazionali sull’insolvenza. Ciò darà agli investitori la prevedibilità di cui hanno bisogno. Secondo: progetteremo e creeremo prodotti di risparmio transfrontalieri per gli investitori al dettaglio. E terzo: la Commissione ha il compito di rafforzare la supervisione a livello europeo dei più importanti attori del mercato”. “Quindi c’è una strada chiara da percorrere. Se vogliamo finanziare la nuova rivoluzione industriale dei nostri tempi, dobbiamo mobilitare il capitale privato europeo. E ora – ha concluso von der Leyen – è il momento di trasformare la volontà politica in azione”.

Iran: le sanzioni Ue deplorevoli, contro Israele agito per legittima difesa

Iran: le sanzioni Ue deplorevoli, contro Israele agito per legittima difesaRoma, 23 apr. (askanews) – Le sanzioni dell’Unione Europea annunciate in seguito all’attacco dell’Iran contro Israele sono “deplorevoli” perché il Paese ha agito per legittima difesa, ha scritto il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian su X.


L’Iran ha lanciato più di 300 droni e missili contro Israele in quella che è stata definita una ritorsione contro un sospetto bombardamento israeliano contro un edificio del consolato iraniano a Damasco, in Siria. Ieri, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno concordato in linea di principio di espandere le sanzioni contro l’Iran accettando di estendere misure restrittive sulle esportazioni di armi di Teheran, di qualsiasi drone o missile, ai rappresentanti iraniani e alla Russia.


“È deplorevole vedere l’Ue decidere rapidamente di applicare ulteriori restrizioni illegali contro l’Iran solo perché l’Iran ha esercitato il suo diritto all’autodifesa di fronte alla sconsiderata aggressione di Israele”, ha affermato Amirabdollahian, prima di invitare l’Ue ad applicare sanzioni a Israele.

Manifestazione filo-palestinese, scontri alla New York University: decine di arresti

Manifestazione filo-palestinese, scontri alla New York University: decine di arrestiRoma, 23 apr. (askanews) – Decine di persone, tra cui numerosi studenti e insegnanti, sono stati arrestati nella notte italiana durante scontri tra la polizia di New York e manifestanti alla New York University, dopo che gli agenti sono intervenuti per evacuare una “zona liberata” anti-israeliana, creata da un gruppo di filo-palestinesi.


Gli agenti, in tenuta antisommossa, si sono scontrati con i manifestanti dopo essere intervenuta per evacuare l’area e chiedere ai manifestanti di disperdersi, un ordine che è stato disatteso. Alcune persone, secondo alcuni video pubblicati sui social network, hanno reagito con violenza, lanciando oggetti sugli agenti. In un video si vede un uomo con il volto coperto da una kefiah mentre lancia una sedia sulla polizia.Proteste contro la guerra a Gaza hanno avuto luogo anche in altre università americane, dalla Columbia a Yale, dove numerose persone sono state poste in stato di fermo. I manifestanti hanno allestito diversi accampamenti, con tende e ripari di fortuna, che gli agenti hanno tentato di rimuovere con la forza. Simili “accampamenti” sono sorti a Berkeley, al MIT e in altri college in tutto il paese. Alcuni atenei sono stati costretti a sospendere le lezioni in presenza. In un comunicato, la Columbia University ha annunciato che tutte le lezioni si sarebbero svolte virtualmente, a causa di episodi di “comportamento intimidatorio e molesto”. Secondo i vertici dell’università, le tensioni sarebbero state “sfruttate e amplificate da individui non affiliati alla Columbia che sono venuti al campus per perseguire i propri programmi”.


 

L’Ue ha raggiunto un accordo per inasprire le sanzioni all’Iran (per evitare consegna di droni e missili)

L’Ue ha raggiunto un accordo per inasprire le sanzioni all’Iran (per evitare consegna di droni e missili)Roma, 22 apr. (askanews) – “Abbiamo raggiunto un accordo politico” per inasprire “l’attuale regime di sanzioni sui droni” contro l’Iran “per coprire i missili e il loro possibile trasferimento alla Russia”. Lo ha annunciato il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, nella conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio Esteri e Difesa tenuto oggi a Lussemburgo.


L’accordo prevede inoltre di ampliare “l’area geografica di riferimento per comprendere la consegna di missili e droni non solo alla Russia, ma a tutta la regione del Medio Oriente e del Mar Rosso”, ha aggiunto. 

L’Ue apre nuova procedura: TikTok Lite e Reward Program rischiosi per i bambini, creano assuefazione

L’Ue apre nuova procedura: TikTok Lite e Reward Program rischiosi per i bambini, creano assuefazioneRoma, 22 apr. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato di aver aperto una seconda procedura nei confronti di TikTok, in merito a possibile violazione del Digital Services Act, in questo caso riguardo al lancio di TikTok Lite sui mercati di Francia e Spagna. Con un comunicato, l’organo esecutivo comunitario ricorda che le grandi piattaforme digitali sono tenute a presentare un rapporto di valutazione dei rischi, che includa misure per mitigare qualunque potenziale problematica sistemica, prima del lancio di nuove funzionalità che possano avere impatti di ampia portata.


Nel mirino è finito in particolare il meccanismo battezzato “Task and Reward Program” di TikTok Lite, che consente agli utenti di ottenere crediti nei confronti del della piattaforma svolgendo determinati compiti, come guardare video, condividere link, seguire creatori di contenuti o invitare altre persone a unirsi a TikTok. Bruxelles ha avvisato la società che rischia la sospensione di queste nuove funzionalità. Secondo la Commissione questo meccanismo non è stato adeguatamente valutato nei suoi potenziali rischi, in particolare quelli sulla possibilità di creare dipendenza e assuefazione e non è stato approntato un adeguato sistema di contromisure. “Questo è particolarmente preoccupante per i bambini, data la presunta assenza di meccanismi di verifica dell’età su TikTok”, osserva Bruxelles.


L’indagine ora si focalizzerà su l’osservanza degli obblighi previsti dalla Dsa, parallelamente alla valutazione sul potenziale che il sistema “Task and Reward” possa avere impatti su rischi sistemici, in particolare su salute mentale, tra cui la salute mentale dei minori, e l’utilizzo di contenuti che danno assuefazione. Un altro aspetto sotto analisi saranno le misure assunte da TikTok per contenere i suddetti rischi. Con un comunicato, la commissione precisa che ora TikTok ha fino a domani per fornire la relazione sulla valutazione dei rischi e e al 3 maggio per fornire ulteriori informazioni richieste. In caso di esiti negativi per la società, la commissione potrà imporre sanzioni fino all’1% del fatturato totale del gruppo.


Sempre in merito all’assenza di questo rapporto di valutazione dei rischi, la Commissione ha poi avvertito il gruppo dell’esistenza di una possibile violazione delle normative della stessa Dsp riguardo alla salute mentale degli utenti e che sulla base di questo è possibile che venga decisa una sospensione di TikTok Lite fino a il completamento delle analisi. TikTok ha tempo fino a mercoledì 24 aprile per presentare controdeduzioni in tal senso.

Il Wall Street Journal: l’offensiva israeliana a Rafah ci sarà e durerà almeno 6 settimane

Il Wall Street Journal: l’offensiva israeliana a Rafah ci sarà e durerà almeno 6 settimaneRoma, 22 apr. (askanews) – L’offensiva israeliana a Rafah, nell’estremo sud della Striscia di Gaza, durerà “almeno sei settimane”, stando a quanto hanno riferito dal Wall Street Journal citando fonti israeliane ed egiziane.


“Primo, avverrà. Due: avremo un piano operativo molto serrato perché lì è molto complesso. Tre, ci sarà una risposta umanitaria in contemporanea”, ha detto un funzionario della sicurezza israeliano confermando l’intenzione del governo di procedere, nonostante le obiezioni espresse dagli Stati Uniti. Stando a quanto riferito da funzionari egiziani informati dei piani israeliani, Israele si sta quindi preparando a evacuare i civili nella vicina Khan Younis e in altre aree, dove intende creare rifugi con tende, punti di distribuzione del cibo e strutture mediche come ospedali da campo. Le operazioni di evacuazione dei civili dureraanno dalle due alle tre settimane e avverranno in coordinamento con Stati Uniti, Egitto e altri Paesi arabi, come Emirati arabi uniti.


I funzionari egiziani hanno poi aggiunto che l’esercito israeliano entrerà gradualmente a Rafah, “prendendo di mira le aree dove Israele ritiene che si nascondano leader e combattenti di Hamas” e “i combattimenti dovrebbero durare almeno sei settimane”.

Al via GTM da Chemnitz: ex Città Karl Marx Capitale cultura 2025

Al via GTM da Chemnitz: ex Città Karl Marx Capitale cultura 2025Chemnitz (Germania), 22 apr. (askanews) – Petra Hedorfer ceo del German National Tourist Board (GNTB, Ente Nazionale Germanico per il Turismo, in tedesco Deutsche Zentrale fuer Tourismus) ha inaugurato la conferenza stampa del GTM, Germany Travel Market, all’Industrie Museum di Chemnitz, terza maggiore città della Sassonia e Capitale Europea della Cultura 2025, assieme a Gorizia-Nuova Gorica.


I preparativi per Chemnitz Capitale europea della Cultura 2025, assieme a 38 località del territorio sassone, in particolare sui Monti Metalliferi, là dove un tempo c’erano le miniere di uranio, oggi rinomati per l’artigianato del legno con le famosissime decorazioni simbolo del Natale, sono un percorso lungo e strutturato. Secondo gli addetti ai lavori, il titolo di Capitale della Cultura porterà circa 9 milioni di visitatori. Chemnitz, dal 1953 al 1990 chiamata Karl Marx Stadt, e ancora oggi con il monumento al filosofo tedesco autore de Il Capitale che è tra i più visitati in città, punta sull’ampliamento e rinnovamento dei percorsi culturali, compresi progetti sulla democrazia e una grande installazione per l’Europa, mentre si avvicinano le elezioni regionali nel Land orientale a settembre. Ma c’è anche la natura e il territorio, tra cui diversi castelli da visitare nei dintorni, e una grande scultura di bronzo installata sul percorso “viola” (Purple path) – creato appositamente per Chemnitz 2025 – dell’artista britannico Tony Cragg nel parco di Bad Schlema.


È invece in corso di rinnovamento il Museo di Arte moderna Gunzenhauser, con una grande collezione di Otto Dix e altri importanti espressionisti tedeschi, nonché tre opere di Warhol dedicate a Lenin (Lenin Red, 1986; Lenin Black, 1986, Lenin 1987) ma anche un “Goethe” (1982) del re della pop art americano. I temi chiave del 2024 dell’Ente nazionale del turismo Germanico (GNBT), ha ricordato la Ceo Hedorfer, davanti a una platea di circa 110 giornalisti internazionali, sono, oltre a Chemnitz Capitale europea della Cultura 2025, i “campionati europei di calcio Euro2024, i 250 anni di Caspar David Friedrich, il 35esimo anniversario dalla caduta del Muro di Berlino”.


Sono 10 le città che ospiteranno gli europei di calcio: Berlino, Colonia, Monaco, Francoforte, Amburgo, Dortmund, Lipsia, Gelsenkirchen, Stoccarda e Duesseldorf, mentre la porta di Brandeburgo si trasformerà nella più grande porta di calcio al mondo. Ai tifosi viene consigliato di spostarsi in treno, con il GNTB che dal 2013 lavora alla riduzione della propria “carbon footprint”, ovvero della Co2, con lo “stato platino” ottenuto nel 2023 dal Green Globe Certified. Con 80,9 milioni di pernottamenti di visitatori internazionali nel 2023, prosegue la campagna dell’Ente “Stay longer”, state più a lungo, e si registrano in media 7 notti per i visitatori internazionali in Germania.

Scoperta fossa comune con 180 corpi a Khan Younis

Scoperta fossa comune con 180 corpi a Khan YounisRoma, 22 apr. (askanews) – I corpi di 180 persone sarebbero stati trovati dai servizi di emergenza palestinesi in una fossa comune presso il complesso medico Nasser nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, ha riferito l’emittente Al Jazeera.


I corpi, compresi quelli di donne anziane e bambini, sono stati scoperti nel cortile dell’ospedale durante il fine settimana, sottolinea l’emittente. Il 7 aprile, le truppe israeliane si sono ritirate dalla città dopo che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che le forze di difesa israeliane hanno eliminato il movimento palestinese Hamas come struttura militare sul posto.

Nato in Iraq, Gen. Piasente: siamo qui per supportare stabilità Paese

Nato in Iraq, Gen. Piasente: siamo qui per supportare stabilità PaeseRoma, 22 apr. (askanews) – Iraq Paese cruciale nella stabilità dell’area mediorientale, dove la Nato gioca un ruolo decisivo. Una presenza che si è rafforzata in seguito al conflitto Israelo-palestinese e anche dopo i recenti attacchi tra Iran e Israele. Il Generale di Divisione Nicola Piasente è Capo di Stato Maggiore della Nato Mission Iraq (NMI), una missione di consulenza e sviluppo delle capacità non di combattimento che assiste l’Iraq nella costruzione di forze armate e istituzioni di sicurezza più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci, combattere il terrorismo e prevenire il ritorno dell’Isis.


La missione è stata autorizzata al Summit Nato di Bruxelles nel luglio 2018, a seguito di una richiesta del governo iracheno, e istituita nell’ottobre 2018. In questa intervista ad askanews, il Generale di Divisione Piasente traccia il quadro della situazione in Iraq. Il recente conflitto israelo-palestinese ha avuto ripercussioni sulla missione della Nato in IRAQ?


La missione della Nato in Iraq ha naturalmente adattato la propria postura, mettendo sempre in priorità la sicurezza del proprio personale e perfezionando piani di contingenza per affrontare eventuali cambi repentini di scenari. Contestualmente, su richiesta delle forze di sicurezza irachene, ha ulteriormente incrementato la propria presenza capillare ed efficace all’interno delle strutture del Ministero della Difesa e del Ministero degli Interni e della Polizia federale in maniera tale da mantenere canali di comunicazione sempre aperti, da incrementare la “Situational awareness” sul territorio ed essere pronta a manifestare la propria vicinanza anche concretamente attraverso l’attività di consulenza sempre più attagliata nei confronti delle forze di sicurezza irachene. In seguito a nuovi e recenti eventi nell’area mediorientale, si è innalzato il livello di allerta?


L’Alleanza Atlantica segue sempre con attenzione, con professionalità, con scrupolo l’evoluzione della situazione nella regione. La missione della Nato qui in Iraq rientra nei compiti principali dell’Alleanza Atlantica che sono oltre che la difesa e la deterrenza, anche la prevenzione alla gestione delle crisi e la cosiddetta Cooperative Security, cioè la sicurezza attraverso la cooperazione. L’Iraq è un elemento chiave per la stabilità del Medio Oriente e un Iraq stabile ha certamente un’impulso positivo sulla sicurezza del fianco sud dell’Alleanza. In questo c’è una forte determinazione da parte di tutti i Paesi dell’Alleanza e un contributo estremamente apprezzato anche dell’Italia nello stabilire sempre i collegamenti e nel condividere informazioni e nello scambiare esperienze che possano far sì che eventuali crisi possano essere smorzate e tenute sotto controllo fino dalla fase di insorgenza. Come riportato recentemente dal Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ‘nessuno trarrà beneficio da un’altra guerra in Medio Oriente. È vitale che il conflitto non vada fuori controllo e che tutte le parti dimostrino moderazione’. Il Segretario Generale si è anche pienamente associato alla recente dichiarazione dei Ministri degli Esteri del G7 che ha invitato tutte le parti ad una de-escalation delle tensioni. Al Summit di Bruxelles del 2018 la Nato, su specifica richiesta del Governo Iracheno, ha autorizzato la missione in Iraq (NMI). Ci può spiegare quali sono gli obiettivi principali di questa missione e quali sono i risultati concreti sino ad oggi raggiunti?


Gli obiettivi principali della missione della Nato in Iraq sono quelli di costruire istituzioni di sicurezza del governo iracheno efficaci e sostenibili nel tempo. E’ una missione che ha superato cinque anni di esperienza sul campo, è una missione principalmente basata sulle attività di consulenza, di esperti e consulenti che provengono da tutte le nazioni che sono membri dell’Alleanza Atlantica e che sono finalizzate ad aiutare e supportare la nostra controparte irachena nel delineare lo sviluppo delle istituzioni di sicurezza, in particolare del Ministero della Difesa e, dallo scorso mese di agosto, anche del Ministero degli Interni e della Polizia federale. I principali risultati sono certamente quello di aver costruito una fitta rete di relazioni, di aver consolidato la capillare presenza dei consulenti dell’Alleanza Atlantica all’interno delle istituzioni di sicurezza irachene e di aver raggiunto un livello di intesa e di apprezzamento da parte dei nostri partner che ha fatto sì che la richiesta di supporto stia gradualmente, progressivamente evolvendo in diversi campi, alcuni dei quali piuttosto specifici, altri di importanza strategica e contestualmente dimostrano come il rapporto fra il governo iracheno e l’Alleanza Atlantica sia un rapporto che si sta avviando a un consolidamento importante e dall’altra parte l’apprezzamento dei nostri esperti abbia effettivamente raggiunto i propri obiettivi. Qual è il contributo italiano alla missione NMI? Ci sono altre truppe italiane sul territorio iracheno e quale è il loro ruolo? Il contributo italiano nell’ambito dell’Alleanza Atlantica è un contributo qualitativamente molto elevato. È fornito da esperti in ambiti particolarmente delicati quali la difesa cibernetica, la gestione dello spazio aereo, lo sviluppo di modelli efficaci nella gestione delle crisi, il supporto al Ministero degli Interni e alla Polizia Federale. Il contributo che l’Italia dà, anche su specifica richiesta del governo iracheno, riguarda anche team di esperti che vanno a implementare e a supportare le capacità di sviluppo della difesa irachena in campi specifici, come quello dello sviluppo delle forze speciali, ad esempio, oppure c’è anche una componente civile, composta anche da personale nazionale, che lavora sia nelle interazioni con la leadership politica e di governo irachena e non ultimo la nostra ambasciata qui a Bagdad è il punto di contatto per l’Alleanza Atlantica. E’ quindi è un elemento di facilitazione nei rapporti tra la missione della Nato a Bagdad e le diverse rappresentanze diplomatiche presenti nella capitale irachena. In che modo la missione funge da deterrente contro la ripresa delle attività del gruppo terroristico ISIS in Iraq? Il miglioramento, la crescita, il consolidamento delle capacità delle forze di sicurezza irachene, è uno sforzo sinergico che vede ovviamente al centro le istituzioni di sicurezza irachene, che viene supportato dalla coalizione internazionale per il contrasto al terrorismo, nella quale l’Italia ha un ruolo qualitativamente molto importante e naturalmente dall’attività di consulenza dell’Alleanza Atlantica che, nello specifico, lavora nel costruire modelli, strategie politiche che facciano sì che la difesa irachena abbia un controllo efficiente ed efficace del territorio, sia rivolta alla costruzione di un modello sostenibile sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista logistico e si concentri anche sullo sviluppo di tutti quei sensori e quegli indicatori che possano in maniera efficace prevenire prima di possibili esplosioni eventuali crisi che possano portare alla rinascita di minacce di tipo terroristica come quella rappresentata dall’Isis. Generale, lei ha già partecipato ad una missione in Iraq nel 2017-2018 quale Comandante della ‘Praesidium’ Task Force sulla diga di Mosul. A distanza di quasi dieci anni come ha trovato l’Iraq e quale è la sua sensazione per il futuro di questo Paese? L’Iraq negli ultimi anni ha saputo consolidare la propria stabilità. C’è un processo che vede l’assunzione da parte delle forze di polizia, del controllo della sicurezza di buona parte delle province irachene. Naturalmente l’approccio del governo iracheno alla costruzione di questa stabilità è un approccio molto determinato, che ha saputo valorizzare il contributo dell’Alleanza Atlantica e il contributo dell’Italia. Relativamente alla mia esperienza passata qui in Iraq, ho avuto la responsabilità di garantire nell’ambito della coalizione internazionale la sicurezza della diga di Mosul, che è un’infrastruttura strategica per il paese, rispetto alla quale eventuali problemi di sicurezza potrebbero effettivamente avere delle conseguenze drammatiche per il Paese. Io credo che l’Italia in quell’occasione abbia garantito un contributo determinante, affidabile, cogliendo contestualmente le esigenze di sicurezza manifestate dalla coalizione, ma anche le preoccupazioni delle autorità irachene. E devo dire che anche nell’evoluzione della campagna che ha portato la sconfitta di Daesh il ruolo dell’Italia è sempre stato un ruolo importante e anche qualitativamente decisivo in alcune fasi e che abbia mostrato la professionalità dei nostri soldati e la loro determinazione nel supportare il popolo iracheno nella lotta contro il terrorismo. Di Serena Sartini Foto: PAO Nato Mission Iraq

Borrell: Israele non attacchi Rafah, si rischia il massacro di un milione di persone

Borrell: Israele non attacchi Rafah, si rischia il massacro di un milione di personeLussemburgo, 22 apr. (askanews) – “Chiediamo a Israele in ogni modo possibile di non attaccare Rafah, ma di proteggere i civili. Insisto ancora una volta: ci sono più di un milione di persone che verranno massacrate se ci sarà un attacco da parte di Israele”.


Lo ha detto l’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’Ue Josep Borrell, parlando con la stampa a margine del Consiglio Esteri e Difesa, oggi a Lussemburgo. “Quindi – ha continuato Borrell – posso solo insistere, e tutti gli Stati membri stanno insistendo, affinché ciò non accada. Ma io non sono al comando dell’esercito israeliano”, ha concluso.