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Il presidente israeliano Herzog a Davos: soluzione due Stati? Prima servono garanzie di sicurezza

Il presidente israeliano Herzog a Davos: soluzione due Stati? Prima servono garanzie di sicurezzaRoma, 18 gen. (askanews) – Nella Striscia di Gaza “dobbiamo andare a negoziare con chi potrebbe essere un potenziale partner”. Lo ha sottolineato il presidente israeliano, Isaac Herzog, nel suo intervenuto al World Economic Forum di Davos.

Lo Stato ebraico, ha affermato, vuole un “futuro in cui possiamo vivere insieme, Gaza può essere gestita bene

Il Pakistan lancia missili in Iran, colpito villaggio al confine. La Cina si offre come mediatore

Il Pakistan lancia missili in Iran, colpito villaggio al confine. La Cina si offre come mediatoreRoma, 18 gen. (askanews) – Il Pakistan ha condotto raid all’interno dell’Iran contro i militanti Baluchi, due giorni gli attacchi iraniani in territorio pakistano. Lo hanno riferito fonti dell’intelligence pakistana ai media. Secondo i media iraniani diversi missili hanno colpito un villaggio nella provincia iraniana del Sistan-Baluchistan intorno alla città di Saravan, vicino al confine con il Pakistan, provocando diversi morti, tra cui donne e bambini. “Due uomini sono stati uccisi nell’attacco missilistico di questa mattina in uno dei villaggi di confine di Saravan, portando il bilancio delle vittime a nove”, spiega l’agenzia di stampa ufficiale Irna, citando Alireza Marhamati, vice governatore della provincia iraniana del Sistan-Baluchistan. In precedenza i media iraniani avevano riportato la morte di tre donne e quattro bambini, tutti non iraniani.

Il ministero degli Esteri pachistano ha confermato che l’aeronautica del Paese ha effettuato una serie di attacchi militari “altamente coordinati” contro un commando ribelle all’interno del territorio dell’Iran in cui “sono stati uccisi un certo numero di terroristi” in un’operazione “basata su attività di intelligence”, secondo quanto riferito in una nota. Il ministero ha precisato che le sue azioni erano mirate solo ai “terroristi” conosciuti come Sarmachar. “Questa azione è una manifestazione della ferma determinazione del Pakistan nel proteggere e difendere la propria sicurezza nazionale da tutte le minacce”, ha affermato il ministero degli Esteri. Il Pakistan ha affermato di “rispettare pienamente” la “sovranità e l’integrità territoriale” dell’Iran e che “l’unico obiettivo dell’atto di oggi era il perseguimento della sicurezza e dell’interesse nazionale del Pakistan, che è fondamentale e non può essere compromesso”. Karachi “continuerà a prendere tutte le misure necessarie per preservare la sicurezza e l’incolumità” del suo popolo.

Intanto, la Cina si è offerta come mediatore tra Iran e Pakistan dopo i reciproci bombardamenti nella zona di frontiera. La Cina è pronta a svolgere un ruolo costruttivo nella mediazione di una soluzione pacifica tra Pakistan e Iran dopo gli scontri transfrontalieri di questa settimana, ha detto il console generale cinese a Karachi, Yang Yundong. “La Cina vorrebbe chiedere al Pakistan e all’Iran di svolgere un ruolo costruttivo per risolvere le differenze tra i due paesi”, ha detto Yang all’emittente pachistana Geo. Il diplomatico cinese ha descritto il Pakistan e l’Iran come i paesi più importanti nella regione e nel mondo musulmano, ed ha espresso la speranza di una soluzione pacifica e diplomatica delle tensioni.

Dal Checco (Assafrica): con Piano Mattei grandi benefici per Italia

Dal Checco (Assafrica): con Piano Mattei grandi benefici per ItaliaRoma, 18 gen. (askanews) – Italia e Africa, Italia e Medio Oriente. Rapporti decennali che, nonostante le difficili congiunture geopolitiche, vanno avanti e prospettano opportunità di crescita, win-win, con approcci nuovi e innovativi. Particolare interesse desta il continente africano anche grazie al Piano Mattei, che il governo presenterà alla Conferenza Italia-Africa a fine gennaio, e promuove il Continente e l’internazionalizzazione ad esso collegata in un’ottica nuova, come spiega il presidente di Confindustria Assafrica&Mediterraneo Massimo Dal Checco intervistato da askanews.

“Tutto il mondo sta andando a investire in Africa – sottolinea Dal Checco – e i Paesi del continente, i diversi governi, si trovano a un bivio, devono scegliere tra andare più verso il mondo occidentale, ma con regole molto severe in termini di sostenibilità ed etica del modo di lavorare, oppure andare verso un mondo dove le regole sono meno puntuali che è quel mondo cinese, russo e dei Paesi non in linea con principi dell’Occidente. Questa è una scelta che sarà fatta a macchia di leopardo” e il 2024 “sarà un anno in cui vedremo come queste traiettorie verranno definite e confidiamo che quel modo di lavorare che abbiamo noi occidentali, e spero a maggior vantaggio italiano, possa portare dei benefici per tutto il nostro mondo industriale”. Un obiettivo che potrà essere raggiunto anche grazie al Piano Mattei. “Il modo di lavorare italiano è completamente diverso” da quello di russi e cinesi “e da questo anche il nome della strategia. Mattei era riuscito con la nostra Eni a essere molto più competitivo delle Sette sorelle americane, che gestivano il petrolio e nonostante Mattei avesse in mano una società più piccola riuscì a conquistare in maniera importante fette di territorio in Africa, perché lasciava in termini di alleanze e partnership metà della ricchezza che veniva prodotta sul territorio”, evidenzia il presidente della più anziana Confindustria estera, con oltre 140 associati, attiva da oltre 40 anni in 70 Paesi di Medio Oriente, Mediterraneo e Africa.

“Questo modo di fare business in termini non predatori ha portato un riconoscimento molto importante sia in termini di crescita della società che di relazioni con le comunità locali. E questo modo di lavorare è un po’ la filosofia di questo Piano Mattei: riuscire ad avere grandi opportunità per le nostre imprese e creare una serie di relazioni con le persone africane che abbiano continuità nel tempo”, aggiunge. Per fare questo, però, bisogna attivare percorsi virtuosi e attrattivi prima dei diretti concorrenti: Russia, Cina e anche Turchia: “Chi è cresciuto tantissimo negli ultimi 10 anni è la Turchia, che ha avuto un ruolo importantissimo sul mercato economico africano e ha avuto una crescita molto sostenuta ed è stato un vero competitor, nuovo, perché c’era ma non così presente – spiega il presidente di Assafrica e Mediterraneo – La Cina, d’altra parte, ha conquistato una parte molto importante dell’Africa ma con regole tutte loro, non essendo obbligata a seguire le regole Occidentali e con una quantità di denaro spropositata. Sono cresciuti molto dove hanno trovato governi corrotti o deboli nella gestione della parte finanziaria. La Cina ha un modo di lavorare completamente diverso dal nostro. Soprattutto quando si tratta di grandi opere portano tutto dalla Cina, anche la manodopera, non lasciando nessun tipo di ricchezza al territorio. E se per caso devono fare manutenzioni pluriennali lasciano lì la comunità cinese per questo tipo di lavoro”.

Dal Checco sottolinea come l’intera zona di competenza di Assafrica&Mediterraneo copra un’area vastissima da dividere in diversi settori per essere meglio compresa. Prima di tutto tra Medio Oriente e Africa, “due mondi abbastanza differenti” e poi nelle tre aree del continente africano, che hanno situazioni e condizioni spesso distanti. “Il Medioriente è un’area in fortissima evoluzione” con un’attenzione “alla sostenibilità nonostante siano ancora basati su vecchie fonti energetiche”, ma gli investimenti “che verranno fatti in particolare in Arabia Saudita nei prossimi anni sono enormi, si parla di tre trilioni di dollari, cifre anche difficili da scrivere”. In questa area del mondo, secondo Dal Checco, “la qualità di tutto ciò che viene offerto dall’Italia è molto apprezzata, sia in termini classici, la moda il cibo, il modello dell’hospitality, che già conosciamo, ma anche in termini di competenze ingegneristiche c’è un riconoscimento molto forte a differenza di qualche anno fa quando si guardava di più al mondo anglosassone”.

L’area dell’Africa, invece, pone “differenze enormi da una nazione all’altra e non solo per macroaree”, “abbiamo l’area del Mediterraneo dove dopo la Primavera araba ancora si soffre in alcune nazioni: si va dal Marocco che si può considerare una regione europea per il modello che ha, alla Libia dove sappiamo che ci sono problemi un po’ più gravi. La ripartenza dell’area mediterranea è più complicata”. “Poi abbiamo l’area del Sahel che è l’area più critica perché è quella dove ci sono più terre rare, miniere di metalli preziosi e anche governi più deboli”, quindi “qui si concentra la parte più predatoria” e “c’è una forte presenza russa anche di mercenari che destabilizzare i governi”. Infine, “l’area subsahariana, che è molto differente se ha avuto influenze francesi, anglosassoni, spagnole o portoghesi, ma che è un’area che dal 2000 è in crescita di una media tra il 6-7% anno, e anche durante il periodo pandemico non hanno mai avuto grandi crisi e il Pil non è mai andato in terreno negativo”, questa è “un’area di forti opportunità che ha purtroppo una narrativa, anche in Italia, sbagliata, se ascoltiamo soltanto la stampa si fa di tutta l’erba un fascio, raccontando di un’Africa tutta in difficoltà, ma così non è, tant’è che tutti i Paesi vanno a fare investimenti in questo Continente e in particolare nell’area subsahariana”. Dal Checco sottolinea: “Il lavoro che abbiamo fatto come Confindustria in questi anni è stato sensibilizzare le imprese a vedere cosa si poteva fare, e lo abbiamo fatto anche con l’aiuto delle grandi aziende italiane che sono nostre associate, come Eni, Enel, Webuilt, Saipem” tra le altre, e grazie “agli oltre 40 anni di lavoro i rapporti con i governi si sono consolidati tantissimo. Questo consolidamento è quello che poi oggi porta i risultati, perché nell’ultimo anno ho incontrato tra presidenti e primi ministri almeno 10-12 leader dell’area, persone che decidono i veri investimenti in questi Paesi”. Negli ultimi anni, Confindustria Assafrica&Mediterraneo ha siglato più di venti accordi e Memorandum of Understanding (MoU) con associazioni imprenditoriali, camere di commercio e agenzie per la promozione degli investimenti dei paesi dell’Africa e del Medio Oriente, al fine di promuovere e rafforzare la collaborazione economica, industriale e commerciale con queste regioni. “Abbiamo un vantaggio fortissimo in questo momento – conclude Dal Checco – anche grazie alla velocità di reazione durante la crisi energetica, quando, in meno di quattro mesi, appoggiandosi ai partner in Medio oriente e in Africa, l’Italia è riuscita a ripristinare una fornitura a cui avevamo dovuto rinunciare da parte russa. Questa velocità con cui Eni nello specifico è riuscita a reagire, ha permesso al governo di pensare a un nuovo sviluppo dell’Africa” che punta, tra le altre cose, a vedere in modo diverso anche il “problema dell’immigrazione, che pur essendo inevitabile, potremmo gestire in modo più ordinato”, “facendo formazione, insegnando l’italiano e creando partnership win-win”. “Se la maggior parte dell’Africa cresce secondo questi principi anche l’immigrazione del futuro sarà un’immigrazione diversa da quella a cui siamo abituati oggi che è senza competenze”, fa notare Dal Checco. (di Daniela Mogavero)

M.O., Netanyahu ha respinto proposta Usa normalizzazione saudita

M.O., Netanyahu ha respinto proposta Usa normalizzazione sauditaMilano, 18 gen. (askanews) – Secondo quanto riferito, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto una proposta del segretario di Stato americano Antony Blinken che avrebbe visto l’Arabia Saudita normalizzare le relazioni con Israele in cambio dell’accettazione da parte di Gerusalemme di fornire ai palestinesi un percorso per arrivare a un stato.

Netanyahu ha detto a Blinken durante la sua visita in Israele la scorsa settimana che non era preparato a fare un accordo che consentisse uno stato palestinese, riferisce NBC News, citando tre alti funzionari statunitensi senza nominarli. Blinken ha risposto che Hamas non può essere rimosso solo con mezzi militari e che il mancato riconoscimento da parte dei leader israeliani porterà alla ripetizione della storia, secondo un funzionario americano a Times of Israel.

Blinken si è rivolto a Netanyahu con la proposta dopo aver ricevuto impegni dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e da altri quattro leader arabi per aiutare a finanziare la ricostruzione di Gaza dopo la guerra e sostenere il ritorno di un’Autorità Palestinese riformata nella Striscia, dice la NBC News.

M.O., Nave di proprietà americana attaccata nel Mar Rosso

M.O., Nave di proprietà americana attaccata nel Mar RossoMilano, 18 gen. (askanews) – Una nave di proprietà americana è stata colpita da un drone nel Mar Rosso, riferiscono la British Maritime Operations Organization (UKMTO) e la società di sicurezza Ambrey.

Si riferisce inoltre che la nave è stata attaccata da un drone, inviato dal territorio controllato dagli Houthi. Secondo il messaggio della britannica UKMTO, la nave sarebbe stata colpita sul lato sinistro quando si trovava a 120 chilometri a sud-est della città portuale di Aden, nello Yemen. A bordo è scoppiato un incendio, ma questo è stato domato, riferisce l’organizzazione.

“La nave e l’equipaggio sono sani e salvi e stanno proseguendo il viaggio verso il porto successivo”, si legge in una nota. Ambrey riferisce che la nave da carico registrata nelle Isole Marshall è stata colpita. Si tratta della Genco Picardy, di proprietà della Genco Ship Management con sede a New York.

L’attacco è il secondo rivolto direttamente alle navi legate agli Stati Uniti dopo gli attacchi guidati dagli americani contro il movimento Houthi nello Yemen. L’attacco è avvenuto quando le autorità statunitensi hanno nuovamente classificato gli Houthi come terroristi. “Confermiamo che una risposta agli attacchi americani e britannici non può essere evitata e che qualsiasi nuovo attacco non rimarrà senza risposta e punito”, afferma il portavoce militare degli Houthi Yahya Saree.

Ottimismo dopo incontro Biden-repubblicani su aiuti Ucraina e migranti

Ottimismo dopo incontro Biden-repubblicani su aiuti Ucraina e migrantiMilano, 18 gen. (askanews) – Mike Johnson, speaker alla Camera dei rappresentati, afferma che l’incontro tra il presidente Joe Biden e i rappresentanti del Congresso è stato produttivo. E Chuck Schumer, democratico, è d’accordo, secondo Cbs News.

All’ordine del giorno della riunione le misure alla frontiera con il Messico e un nuovo sostegno all’Ucraina, bloccato al Congresso ormai da mesi. Secondo The Hill – che titola “Johnson viene schiacciato da Biden” – gli esperti di sicurezza presenti hanno informato Johnson e gli altri sulla terribile situazione affrontata dall’Ucraina. Tra i presenti c’erano il direttore dell’intelligence nazionale Avril Haines e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.

Il presidente della Camera Mike Johnson e il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer hanno avuto un atteggiamento bipartisan, precisa Cbs. “Abbiamo avuto un incontro produttivo”, ha detto Johnson ai giornalisti pochi minuti dopo la fine della riunione alla Casa Bianca. Tuttavia, il repubblicano Johnson afferma che il partito è ancora fermamente convinto che la priorità principale siano le nuove misure per proteggere il confine. “Comprendiamo che tutte queste cose sono importanti, ma dobbiamo insistere, dobbiamo insistere affinché il confine sia la massima priorità”, ha detto.

Il pacchetto imminente include anche finanziamenti per Israele e la regione dell’Indo-Pacifico, altri due punti caldi in cui crescono le preoccupazioni degli Stati Uniti. Schumer, ha affermato dopo lo stesso incontro che tra i partiti c’era accordo su diverse cose e che Biden ha accettato di agire riguardo al confine.

Secondo il New York Timas, ore prima dell’incontro alla Casa Bianca su come uscire dallo stallo del Congresso sugli aiuti all’Ucraina, il portavoce repubblicano ha segnalato che un compromesso non era possibile. Johnson ha incontrato il presidente Joe Biden insieme con il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, al leader della minoranza al Senato Mitch McConnell e al leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries per discutere una proposta di legge volta a fornire spese per la sicurezza a Israele e Ucraina, tra gli altri aspetti delle politiche nazionali.

Usa, Trump scatenato contro giudice per non aver ritardato udienza

Usa, Trump scatenato contro giudice per non aver ritardato udienzaMilano, 17 gen. (askanews) – L’ex presidente Usa Donald Trump ha accusato di “abusi” il giudice federale che supervisiona il caso di diffamazione che lo vede coinvolto con le accuse della scrittrice E. Jean Carroll: Trump se la prende con il giudice per non aver ritardato il processo in modo che l’ex presidente potesse partecipare al funerale di sua suocera. “Ora, poiché voglio essere presente a questa caccia alle streghe il 100% del tempo e vedere cosa sta succedendo, i miei avvocati hanno chiesto al giudice un giorno di ritardo in modo che io possa partecipare al funerale della mia amata suocera, con mia moglie e tutta la famiglia, domani a Palm Beach, in Florida…”, ha scritto sul suo Truth Social.

Dal canto suo il giudice Lewis Kaplan ha avvertito Donald Trump che il suo diritto di comparire in tribunale nel processo per diffamazione in corso a New York, potrà decadere se continuerà a interrompere il procedimento. Il comportamento odierno di Trump è apparso come “fuochi d’artificio”. Secondo Cbs News Trump era in aula mentre E. Jean Carroll rendeva la sua testimonianza ed è stato “uno spettacolo stridente vedere un ex presidente, attuale presunto candidato per il Partito Repubblicano, in giacca e cravatta rossa in un’aula di tribunale in una causa per diffamazione civile”. Carroll era la prima a testimoniare nel processo che dovrà decidere sul risarcimento (10 milioni di dollari) a suo favore per le affermazioni diffamatorie che Trump avrebbe fatto nel 2019 nei suoi confronti, dopo che la scrittrice lo denunciò per aggressione sessuale risalente al 1996.

Sempre secondo il corrispondente di Cbs “ora ci aspettiamo faccia un discorso in una sorta di quasi conferenza stampa più tardi questo pomeriggio”, ma anche ora “non sta rimanendo completamente in silenzio”.

Gb, Camera Comuni approva legge Ruanda, ma 11 Tory ribelli votano no

Gb, Camera Comuni approva legge Ruanda, ma 11 Tory ribelli votano noMilano, 17 gen. (askanews) – La Camera dei Comuni britannica approva la cosiddetta legge sul Ruanda, con 320 voti a favore e contro 276, ma è caccia agli 11 Tory che hanno votato contro. Il pacchetto legislativo consente ai richiedenti asilo di essere inviati in Ruanda in attesa di una decisione sull’asilo. Tuttavia, potrebbero rimanere in Ruanda solo dopo una decisione positiva, non in Gran Bretagna.

Secondo il governo lo scopo è quello di creare un deterrente e ridurre così il numero dei richiedenti asilo nel Paese. Ma si alzano voci sulla “debolezza” del governo e di Rishi Sunak. Per primo il sindaco di Londra Sadiq Khan ha reagito al disegno di legge del Ruanda che autorizza la Camera dei Comuni. Per Sadiq Khan: “sono necessarie elezioni generali ora”. E il ministro ombra laburista per l’immigrazione Stephen Kinnock afferma che il piano per il Ruanda è “impraticabile, insostenibile e illegale” e ha mostrato “quanto sia debole Rishi Sunak”, aggiungendo che “non è adatto a governare” e che il Partito conservatore è “divenuto una marmaglia”. Nel frattempo, il presidente del Ruanda ha detto alla BBC che restituirà i soldi dei contribuenti britannici se non arriveranno richiedenti asilo.

Il passaggio alla Camera dei Comuni avviene nonostante la grande ribellione fra i Tory avvenuta ieri. Tra chi ha votato contro tra le fila dei conservatori l’ex ministro dell’Interno Suella Braverman e l’ex ministro dell’Immigrazione Robert Jenrick. Altri parlamentari conservatori nella lista includono Simon Clarke, Mark Francois e Danny Kruger. Secondo la Bbc, il governo conservatore del primo ministro Rishi Sunak era fiducioso che il disegno di legge venisse approvato. La legge è stata riformata dopo che la Corte Suprema britannica ha dichiarato illegali i piani del governo per il Ruanda lo scorso novembre. E la nuova legge consentirebbe di inviare persone dalla Gran Bretagna in Ruanda, nonostante le obiezioni della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Gli Houthi avvertono: la missione Ue nel Mar Rosso “minaccerà gli interessi europei”

Gli Houthi avvertono: la missione Ue nel Mar Rosso “minaccerà gli interessi europei”Roma, 17 gen. (askanews) – Una missione europea nel Mar Rosso “minaccerà gli interessi europei nella regione”. Lo ha dichiarato il gruppo yemenita Houthi in una nota riportata dall’agenzia di stampa Saba, in cui si afferma che “i colloqui sulla formazione di un’alleanza marittima dei paesi dell’Unione europea nel Mar Rosso rappresenta un’ingerenza negli affari interni dei paesi che si affacciano sul Mar Rosso”.

Secondo gli Houthi, la missione servirà a “fornire sostegno al nemico israeliano nella sua aggressione e nell’assedio dei palestinesi nella Striscia di Gaza”, ma non fermerà gli attacchi dei miliziani alle navi nel Mar Rosso. Nella dichiarazione si sottolinea che “la formazione di un’alleanza da parte dei paesi dell’Unione europea avviene in un momento in cui Washington e Londra stanno cercando di formare un’alleanza militare ostile nella regione che porterà alla militarizzazione del Mar Rosso e dello Stretto di Bab al-Mandeb, che costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, e susciterà l’ira di molte persone libere nel mondo e minaccerà gli interessi europei nella regione”.

La principessa Kate operata all’addome. Carlo III la prossima settimana in ospedale per problemi alla prostata

La principessa Kate operata all’addome. Carlo III la prossima settimana in ospedale per problemi alla prostataRoma, 17 gen. (askanews) – La principessa del Galles si è sottoposta a un intervento programmato all’addome in un ospedale privato di Londra. Lo ha reso noto Kensington Palace aggiungendo che l’operazione si è svolta ieri con successo e Kate rimarrà ricoverata in ospedale dai dieci ai quattordici giorni.

“Sulla base delle attuali raccomandazioni mediche, è improbabile che ritorni alle funzioni pubbliche prima di Pasqua”, si legge in una nota diffusa oggi. Kensington Palace ha precisato che “Sua Altezza Reale la Principessa del Galles è stata ricoverata ieri alla London Clinic per un intervento chirurgico addominale programmato”, la principessa è consapevole dell’interesse che il suo intervento susciterà e spera che il pubblico “comprenda il suo desiderio di mantenere quanta più normalità possibile per i suoi figli”. Re Carlo III, 75 anni, dovrà essere ricoverato in ospedale la prossima settimana a causa di un ingrossamento “benigno” della prostata. Lo ha annunciato oggi Buckingham Palace.“Come migliaia di uomini ogni anno, il re si è consultato per un ingrossamento della prostata. Ciò di cui soffre Sua Maestà è benigno e la prossima settimana andrà in ospedale per un intervento correttivo”, ha annunciato il palazzo in un breve comunicato, precisando che i suoi impegni pubblici saranno rinviati per un breve periodo per consentirgli di riprendersi.