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Biden dovrebbe parlare oggi al telefono con Netanyahu

Biden dovrebbe parlare oggi al telefono con NetanyahuRoma, 18 mar. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden dovrebbe parlare telefonicamente con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel corso della giornata di oggi, lo riferisce Axios citando due fonti a conoscenza della cosa La telefonata sarà la prima conversazione tra i due leader dal 15 febbraio, nel mezzo di una crescente spaccatura tra i paesi sulla situazione a Gaza, afferma il rapporto.


All’inizio della giornata, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che i palestinesi di Gaza stanno sopportando livelli orribili di fame e sofferenza e ha definito l’attuale situazione umanitaria lì un “disastro provocato dall’uomo”.

Per non morire di turismo Dubrovnkik pensa a stretta su Airbnb

Per non morire di turismo Dubrovnkik pensa a stretta su AirbnbRoma, 18 mar. (askanews) – A Dubrovnik, perla turistica croata sul mar Adiatico, vivono ormai solo solo 1.200 residenti e la città rischia di morire uccisa dal turismo. Negli ultimi anni il comune ha intensificato le misure contro gli effetti dannosi del cosidetto “overtourism”. Ultima misura considerata: limitare gli affitti di tipo Airbnb


A Dubrovnik, la frenesia degli affitti turistici sta infatti costringendo molti residenti ad abbandonare la città e i suoi affitti sempre più alti. La perla dell’Adriatico vuole riportare indietro i suoi residenti e dissuadere altri dall’andarsene presentando un piano il prossimo mese che include il divieto di nuovi permessi di affitto privato in stile Airbnb, come altre destinazioni popolari in tutta Europa. Dubrovnik, famosa per le sue chiese barocche e i palazzi rinascimentali, è uno scalo per le crociere turistiche e attira milioni di visitatori da tutto il mondo che generano entrate tanto necessarie per l’economia nazionale. Ma il successo di questo sito patrimonio mondiale dell’UNESCO ha un prezzo. I turisti intasano le strette strade della città e fanno salire gli affitti. La popolazione locale occupa solo il 30% delle abitazioni del centro storico. Prima della disgregazione della Jugoslavia all’inizio degli anni ’90 e della guerra d’indipendenza della Croazia, la città aveva circa 5.000 residenti. Oggi ne sono rimasti 1.200.”I giovani ci lasceranno, andranno altrove perché sarà impossibile vivere a Dubrovnik”, ha detto alla Reuters il sindaco Mato Frankovic.


Si prevede che il consiglio comunale adotterà in aprile una legge che vieterà nuovi permessi di locazione nel centro storico e nelle zone circostanti, ha detto Frankovic. La decisione rientra nell’obbligo della città di rispettare alcune regole dell’UNESCO, ha spiegato. La città ha già iniziato ad acquistare appartamenti che verranno offerti alle giovani famiglie con un contratto di locazione di 10 anni e vieterà gli affitti a breve termine di appartamenti in grandi edifici. Nel 2018 ha limitato il numero dei turisti in crociera a 4.000 alla volta. “Proteggeremo le radici storiche della città e garantiremo che le persone possano vivere e trascorrere del tempo lì”, ha detto Frankovic. Anche altre autorità europee stanno cercando di riconquistare le città per i propri residenti. Il Portogallo, ad esempio, ha adottato misure per abbassare i prezzi degli immobili.


A Dubrovnik non tutti sono d’accordo sulla necessità di un cambiamento. Vedran Miovic, dell’agenzia Hedera Estate che gestisce circa 150 alloggi nel centro storico, ritiene che gli alloggi privati siano “molto migliori per la comunità” rispetto ai grandi hotel e resort, che secondo lui avvantaggiano solo i grandi giri d’affari stranieri. Marija Trojenovic, abitante del centro storico, ha invece accolto favorevolmente il progetto. “Bisogna riportare le persone in città perché sono le persone che fanno la città”, ha detto.

Ospedale Al-Shifa sotto assedio a Gaza, ma a Doha riparte il negoziato

Ospedale Al-Shifa sotto assedio a Gaza, ma a Doha riparte il negoziatoRoma, 18 mar. (askanews) – Mentre è in corso una nuova operazione militare israeliana nel complesso ospedaliero di Al-Shifa, a Gaza City, si riaccendono le speranze di un accordo di cessate il fuoco temporaneo nell’enclave palestinese. Dopo una riunione del gabinetto di sicurezza, Israele ha deciso di inviare oggi una delegazione negoziale in Qtar, guidata dal capo del Mossad, con una proposta di tregua nei combattimenti di sei settimane, in cambio del rilascio di 40 ostaggi da parte di Hamas.


David Barnea partirà per Doha nelle prossime ore per un altro giro di colloqui, a capo di una delegazione che includerà anche il generale Nitzan Alon, che dirige la task force dell’esercito responsabile della gestione degli ostaggi, e il direttore del servizio di sicurezza dello Shin Bet Ronen Bar. Secondo una fonte politica israeliana, questa tornata di colloqui sugli ostaggi potrebbe però durare almeno due settimane, a causa delle difficoltà di comunicazione tra i vertici di Hamas all’estero e quelli nell’enclave palestinese sotto assedio. La stessa fonte ha spiegato, infatti, che da Gaza sarebbe interpellato direttamente Yahya Sinwar, che potrebbe intervenire senza mediatori.Con queste premesse, è stato spiegato, qualsiasi modifica alla proposta avanzata da Israele richiederebbe non meno di 24-36 ore per essere approvata. In attesa di sviluppi, Israele prosegue la sua offensiva nella Striscia. Nella notte l’Idf ha fatto irruzione nel complesso ospedaliero di Al-Shifa, dove secondo Israele si nasconderebbero alti funzionari di Hamas, che continuerebbero a utilizzare la struttura “per pianificare e portare avanti attività terroristiche”.


Durante il raid, “dall’interno del complesso ospedaliero” è partita una sparatoria, hanno riferito i servizi segreti israeliani: le forze di sicurezza “hanno risposto al fuoco e hanno colpito i terroristi”, si legge in un comunicato. L’Idf e lo Shin Bet “stanno ora lavorando in modo mirato per sventare attività terroristiche”. Nel frattempo, uno dei portavoce militari, Avichay Adraee, ha invitato tutti i palestinesi che si trovano nel quartiere di Rimal e intorno alla struttura ospedaliera nella città di Gaza a evacuare l’area, per preservare la propria incolumità. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, guidato da Hamas, però, “circa 30.000 persone”, tra cui civili sfollati, pazienti feriti e personale medico, “sono intrappolate all’interno del complesso medico Al-Shifa in seguito all’assalto di Israele”. La stessa fonte, che ha aggiornato il bilancio complessivo delle vittime a Gaza dal 7 ottobre a 31.726, ha affermato in un messaggio in inglese su Telegram che chiunque “tenti di muoversi è bersagliato da proiettili di cecchini e droni”. Non si placano, intanto, le polemiche sulla scarsità di aiuti a Gaza. L’organizzazione non governativa Oxfam ha accusato Israele di avere impedito “deliberatamente” l’ingresso a Gaza di cibo e attrezzature mediche, in violazione del diritto umanitario internazionale, “nonostante la sua responsabilità come potenza occupante”.


E parole molto dure ha usato, questa mattina, l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell. “La fame”, ha detto, “non è un disastro naturale, non è un’inondazione o un terremoto, è interamente creato dall’uomo” ed è “usata come arma di guerra” dallo Stato ebraico. “A Gaza non siamo più sull’orlo della carestia, siamo in uno stato di carestia che colpisce migliaia di persone. Ciò è inaccettabile. Israele sta provocando la carestia”, ha commentato, durante il suo intervento al Forum umanitario europeo, durante il quale ha definito Gaza “uno stato fallito ancora prima di esistere”. La Striscia “non è più controllata da nessuno, né da Hamas né da Israele. E il territorio di Gaza sta diventando molto velocemente un territorio senza nessun tipo di ordine, sta sempre di più somigliando ad Haiti, Somalia, Siria o Mosul”, ha insistito. Commenti che non sono piaciuti al ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che ha subito replicato piccato: “Israele consente estesi aiuti umanitari a Gaza via terra, aria e mare a chiunque è disposto ad aiutare. Nonostante Hamas abbia interrotto violentemente i convogli umanitari e la collaborazione dell’Unrwa con loro, persistiamo. È ora che il ministro degli Esteri dell’Ue Josep Borrell smetta di attaccare Israele e riconosca il nostro diritto all’autodifesa contro i crimini di Hamas”.

Putin rieletto presidente con l’87,3% dei voti

Putin rieletto presidente con l’87,3% dei votiRoma, 18 mar. (askanews) – Secondo le informazioni pubblicate sul sito ufficiale della Commissione elettorale centrale russa, rilanciate dall’agenzia russa Tass, con il 99,43% delle schede scrutinate, Vladimir Putin è stato rieletto presidente della Russia con l’87,32% dei voti.


Il candidato del Partito Comunista Nikolay Kharitonov è il secondo classificato con il 4,32%, seguito dal candidato del Nuovo Popolo Vladislav Davankov con il 3,79%. Il candidato del Partito Liberal-Democratico di Russia Leonid Slutsky è quarto, con il 3,19% dei voti.

Russia, plebiscito record per Putin, silenziosa protesta ai seggi

Russia, plebiscito record per Putin, silenziosa protesta ai seggiRoma, 17 mar. (askanews) – Vladimir Putin ottiene il quinto mandato non consecutivo al Cremlino con percentuali senza precedenti nella storia della Russia post-sovietica, un’affluenza ufficiale al 73% e code a molti seggi moscoviti e in altre città della Federazione alle ore 12, come da appello di Yulia Navalnaya. Secondo i primi exit poll diffusi dopo la chiusura delle urne in tutto il Paese, il presidente in carica ha raccolto l’87% dei voti, forse qualcosa in più. Gli altri tre candidati si spartiscono i resti, con il candidato del partito comunista Nikolai Kharitonov e Vladislav Davankov di Nuova Gente a contendersi il secondo posto con poco più del 4% ciascuno, mentre Leonid Slutsky del partito di destra nazionalista Ldpr si fermerebbe attorno al 3,0% dei voti.


Il plebiscito per Putin era scontato, ma supera le aspettative. Meno scontata la partecipazione al voto, necessaria per ri-legittimare la leadership del capo dello Stato dell’ultimo quarto di secolo e il mandato per la cosiddetta Operazione militare speciale in Ucraina. Alla vigilia delle elezioni il presidente ha lanciato un appello a “venire alle urne ed esprimere la propria posizione civica e patriottica, votare per il candidato prescelto, per il futuro di successo della nostra amata Russia”. Partecipazione attiva da tradurre anche in approvazione della guerra e supporto alla crescente contrapposizione con l’Occidente, accompagnata da una retorica bellicista che sfocia sempre più spesso nella minaccia nucleare. A seggi appena chiusi, dall’Ucraina e dalle cancellerie occidentali sono arrivate critiche e condanne, a cominciare dalla Casa Bianca, secondo cui le elezioni in Russia sono state “ovviamente né libere, né imparziali”, dato che Putin ha messo in carcere i suoi oppositori e impedito ad altri di correre contro di lui. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si è trattato di una “imitazione di elezioni”. I tentativi occidentali di rovinare le elezioni presidenziali in Russia “sono stati un fallimento” anche nelle zone presso il fronte in Ucraina, ha dichiarato a sua volta il ministero degli Esteri russo.


L’elezione è stata spalmata su tre giorni e con possibilità in una trentina di regioni di votare da remoto, non ultimo per gestire le difficoltà nelle aree al confine con l’Ucraina, da giorni sotto attacco con droni, razzi, incursioni di gruppi paramilitari. Oggi i droni su otto regioni sono stati almeno 38, sono arrivati anche attorno a Mosca e per qualche ora gli aeroporti della parte meridionale della capitale hanno dovuto limitare il traffico. A Belgorod, la più esposta agli attacchi dall’Ucraina, nel pomeriggio un uomo è rimasto ucciso e almeno 11 persone sono state ferite. L’evento della giornata conclusiva del voto è stato il Mezzogiorno contro Putin. L’azione di protesta promossa dalla vedova dell’oppositore Aleksey Navalny, morto in carcere a metà febbraio, non è stata oceanica, come d’altronde prevedibile dopo i ripetuti moniti della procura dei giorni scorsi. Tuttavia ha confermato che migliaia di russi sono disposti a sfidare il regime, concentrati a Mosca e San Pietroburgo e presenti anche in molte altre città. La geografia dei fermi, complessivamente un’ottantina, effettuati ai seggi lo conferma: dopo Mosca, almeno 25 sono stati registrati nella capitale del Tatarstan, Kazan, ha riferito il gruppo di monitoraggio Ovd-Info. Gran parte dei fermati sono stati poi rilasciati senza verbale, cosa che suggerisce indicazioni dall’alto alle forze dell’ordine di tenere una linea morbida.


Le code più lunghe si sono formate tuttavia all’estero davanti ai seggi allestiti in ambasciate e sedi consolari, un fenomeno letto in modo opposto dai media di opposizione e dai funzionari russi: per i primi è chiaro che, dove non si rischiano sanzioni e arresti, i russi protestano, mentre per le voci ufficiali si è trattato di un forte interesse di chi si trovava fuori dalla Russia per l’elezione presidenziale. Da Berlino, dove la gente convenuta attorno a mezzogiorno ha applaudito l’arrivo di Yulia Navalnaya, l’ambasciata ha postato un messaggio di apparente compiacimento: “Siamo lieti di vedere tutti i cittadini russi pronti a esprimere il proprio voto! Insieme siamo forti: vota per la Russia!”. Fuori, sarebbe stato avvistato anche l’ex oligarca e arci-nemico di Putin Michail Khodorkovsky. La vedova di Aleksey Navalny ha poi riferito di avere scritto il nome del marito sulla scheda elettorale. Il presidente rieletto può tuttavia dirsi soddisfatto dei risultati: missione compiuta, come da copione previsto. I gesti di dissenso dei giorni scorsi – liquido disinfettante nelle urne, un paio di bottiglie molotov ai seggi – sono rimasti tutto sommato isolati. Nei cosiddetti Nuovi Territori – il Donbass e le regioni di Kherson e Zaporizhzhia parzialmente controllate e dichiarate annesse – il voto dichiarato illegittimo all’unisono in Occidente permette comunque al Cremlino di ribadire l’appropriazione territoriale e di aggiungere una nuova tessera al mosaico della ‘russificazione’. E domani sera, per celebrare i dieci anni dall’annessione della Crimea, sulla Piazza Rossa si terrà un grande concerto.


Nel giorno della rielezione si scalda ulteriormente un altro fronte: un attacco con un drone kamikaze ucraino ha colpito un’unità militare nella regione separatista moldava della Transnistria, dove stazionano militari russi. Kiev ha affermato che si è trattata di una “provocazione” russa, Mosca ha replicato che sarà trovato il responsabile.

Russia, exit poll presidenziali: a Putin 87% dei voti

Russia, exit poll presidenziali: a Putin 87% dei votiRoma, 17 mar. (askanews) – Secondo i primi exit poll diffusi a conclusione delle elezioni presidenziali, Vladimir Putin ottiene l’87% dei voti, plebiscito atteso ma record assoluto nelle elezioni presidenziali della Russia post-sovietica.


Il candidato del Partito comunista Nikolai Kharitonov ottiene il 4,6% dei voti, Vladislav Davankov di Nuova Gente il 4,2% dei voti, il candidato della destra nazionalista del partito Ldpr Leonid Slutsky il 3,0% dei voti, secondo l’exit poll dell’istituto VTsIOM, molto vicino alle posizioni governative. Simili i dati diffusi dall’Istituto Fom, che assegna a Putin l’87,7%.

Gli Usa continuano a paracadutare aiuti su Gaza

Gli Usa continuano a paracadutare aiuti su GazaRoma, 17 mar. (askanews) – Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha condotto un altro lancio di aiuti umanitari a Gaza “per fornire aiuti essenziali ai civili colpiti dal conflitto in corso”. Si tratta del dodicesimo lancio umanitario condotto dagli Stati Uniti su Gaza nelle ultime settimane. Secondo una dichiarazione del CENTCOM, la missione ha lanciato “oltre 28.000 pasti e 34.500 bottiglie d’acqua da 0,5 litri” nel nord di Gaza, che ha descritto come “un’area di grande bisogno”.

Von der Leyen: 7,4 miliardi Ue all’Egitto. Contro l’immigrazione 200 milioni

Von der Leyen: 7,4 miliardi Ue all’Egitto. Contro l’immigrazione 200 milioniIl Cairo, 17 mar. (askanews) – La firma della Dichiarazione congiunta per un partenariato strategico e globale è un “traguardo” nei rapporti tra Egitto e Ue, la cui relazione “non potrà che crescere” in futuro. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, parlando al Cairo al termine del summit con al-Sisi. “Condividiamo interessi strategici nella stabilità e nella prosperità – ha detto – e considerato il vostro peso politico ed economico, nonché la vostra posizione strategica in un quadrante molto travagliato, l’importanza delle nostre relazioni non potrà che aumentare tempo”.


La partnership è “supportata da un nuovo pacchetto finanziario e di investimenti da 7,4 miliardi euro per i prossimi quattro anni. In primo luogo – ha spiegato – intensificheremo il nostro dialogo politico su questioni di importanza regionale. E insieme lavoreremo anche sul nostro impegno per promuovere la democrazia e i diritti umani. Per fare ciò, organizzeremo un vertice ogni due anni, oltre al nostro Consiglio annuale”. Per quanto riguarda la stabilità economica, ha sottolineato, “sosterremo finanziariamente i vostri sforzi di riforma, insieme ai partner internazionali”, con prestiti per 5 miliardi. L’Ue poi integrerà il Piano economico e di investimenti di vicinato “con ulteriori investimenti di 1,8 miliardi di euro” e a questo proposito “saremo lieti di sostenere la conferenza sugli investimenti dell’Ue in Egitto che si terrà al Cairo entro la fine dell’anno”. In particolare per gli investimenti energetici, “stiamo sviluppando insieme il progetto dell’interconnettore elettrico Gregy che collega l’Egitto alla Grecia”. Per von der Leyen l’Egitto “ha le risorse per diventare un hub delle energie rinnovabili, in particolare quando si tratta di idrogeno”. E’ stato quindi siglato un Memorandum per l’attrazione degli investimenti esteri in questo campo.


L’Ue investirà “almeno 200 milioni di euro” per rendere la cooperazione con l’Egitto sul contenimento delle migrazioni “ancora più efficace”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, parlando al Cairo al termine del summit con al-Sisi. “Noi – ha aggiunto – continueremo il nostro lavoro per agevolare la migrazione legale, ad esempio le partnership sui talenti. Parallelamente, continuiamo a contare sul pieno impegno dell’Egitto per il controllo dell’immigrazione clandestina”.

M.O., von der Leyen: a Gaza catastrofe, evitare offensiva a Rafah

M.O., von der Leyen: a Gaza catastrofe, evitare offensiva a RafahIl Cairo, 17 mar. (askanews) – “Siamo tutti estremamente preoccupati per la guerra a Gaza e per l’evolversi della catastrofica situazione umanitaria. Gaza sta affrontando la carestia, questo è inaccettabile. È fondamentale raggiungere un accordo su un rapido cessate il fuoco per liberare gli ostaggi e consentire l’arrivo di ulteriori aiuti umanitari Gaza. La lodo per i suoi sforzi personali, signor presidente, volti a mediare un simile cessate il fuoco. Siamo molto preoccupati per i rischi che un’offensiva su vasta scala a Rafah comporterebbe per la popolazione civile vulnerabile. Questo deve essere evitato a tutti i costi”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, parlando al Cairo al termine del summit con al-Sisi.


“Vorrei anche ringraziare l’Egitto – ha aggiunto – per i suoi sforzi straordinari volti a garantire che le forniture umanitarie possano raggiungere Gaza. L’Ue sta facendo tutto ciò che è in suo potere per fornire l’assistenza tanto necessaria. Oggi Gaza necessita di 500 camion al giorno, o l’equivalente via terra, via aerea e via mare. Solo quest’anno, l’Ue fornirà 275 milioni di euro in assistenza ai palestinesi. Abbiamo consegnato 1.800 tonnellate di aiuti. Comprese le attrezzature mediche per l’Egitto e ci stiamo assicurando che questi aiuti possano arrivare a Gaza attraverso tutte le rotte possibili, compreso il nostro corridoio marittimo appena aperto a Cipro”. “Gli eventi attuali – ha concluso – confermano ancora una volta il ruolo vitale che l’Egitto svolge per la stabilità e la sicurezza della regione. E questi tempi difficili hanno dimostrato il valore e la forza delle nostre relazioni bilaterali. È quindi naturale per noi intensificare la nostra partnership”.

Ue: l’Egitto è un partner affidabile e un pilastro per la sicurezza

Ue: l’Egitto è un partner affidabile e un pilastro per la sicurezzaIl Cairo, 17 mar. (askanews) – “L’Unione Europea riconosce l’Egitto come un partner affidabile, così come il ruolo geostrategico unico e vitale dell’Egitto come pilastro di sicurezza, moderazione e pace nella regione del Mediterraneo, del Vicino Oriente e dell’Africa”. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta Ue-Egitto firmata oggi al Cairo.


“La Repubblica Araba d’Egitto e l’Unione Europea – si legge – hanno concordato di elevare la loro relazione al livello di un partenariato strategico e globale, basato sui valori di equità e sul rispetto e la fiducia reciproci. Le due parti, consapevoli del rapporto storico che li lega da millenni, hanno ribadito il loro impegno a consolidare il loro rapporto di lunga data, forgiato da stretti legami geografici, culturali, politici, economici e da popolo a popolo, con l’obiettivo di approfondire la stabilità, la pace e la prosperità condivise”.