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La Camera Usa vuole vietare l’uso di TikTok. La Cina avverte: ci saranno ritorsioni

La Camera Usa vuole vietare l’uso di TikTok. La Cina avverte: ci saranno ritorsioniNew York, 13 mar. (askanews) – Mercoledì la Camera dei Rappresentanti Usa ha approvato un disegno di legge che chiede al colosso tecnologico cinese ByteDance di cedere la piattaforma social TikTok, altrimenti la popolare app di video sarà vietata negli Stati Uniti.


Il timore dei legislatori che i dati degli utenti americani della app vengano usati dal governo cinese. Ora il disegno passerà al Senato per l’ulteriore approvazione. I senatori si sono mostrati restii ad una rapida approvazione, che non sta consentendo di valutare tutte le implicazioni di un possibile bando. La deputata Alexandria Ocasio Cortes ha votato contro il disegno, non tanto per il merito, ma proprio per la velocità delle decisioni che non hanno consentito attente analisi. Mercoledì la Cina, attraverso il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin ha avvertito che un potenziale divieto di TikTok “tornerebbe a ritorcersi contro gli Stati Uniti”. La Camera Usa mercoledì ha votato un disegno di legge per bandire la app video.


“Sebbene gli Stati Uniti non abbiano mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non hanno smesso di sopprimere TikTok”, ha detto il portavoce, giudicando il comportamento degli Stati Uniti “prepotente” e perdente. Wang ha spiegato che la decisione degli Usa “interrompe la normale attività commerciale delle aziende, danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e danneggia il normale ordine economico e commerciale internazionale”.

Netanyahu ha detto che “l’operazione a Rafah è necessaria” e che “sostituirà” l’Unwra

Netanyahu ha detto che “l’operazione a Rafah è necessaria” e che “sostituirà” l’UnwraRoma, 13 mar. (askanews) – Un’operazione dell’Idf a Rafah è necessaria per raggiungere gli obiettivi di guerra di Israele contro Hamas. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu al suo omologo olandese Mark Rutte durante il loro incontro presso l’ufficio del primo ministro a Gerusalemme. Netanyahu ha respinto anche l’idea del riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, sostenendo che sarebbe visto da Hamas come una vittoria.


Il premier israeliano ha anche detto a Rutte, che è in Israele per la quarta volta dall’inizio della guerra, che Israele sostituirà l’Unrwa, ringraziandolo per aver sospeso gli aiuti all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a causa delle accuse di coinvolgimento nell’assalto del 7 ottobre. Netanyahu ha infine chiesto ai Paesi Bassi di unirsi al corridoio marittimo umanitario da Cipro, che ieri ha visto salpare la sua prima nave. Rutte proseguirà per l’Egitto per incontrare il presidente Abdel Fattah al Sisi.

Come funziona la rielezione di Putin

Come funziona la rielezione di PutinRoma, 13 mar. (askanews) – Totalmente immersa nello sforzo bellico per arrivare a prevalere nella guerra scatenata oltre due anni fa contro l’Ucraina, la Russia si appresta a rieleggere Vladimir Putin per un quinto mandato al Cremlino. Si vota dal 15 al 17 marzo e nessuna sorpresa è attesa dal risultato, che tuttavia lancerà la Federazione russa verso sei anni pieni di incognite, a cominciare dall’esito del conflitto, da cui dipende molto, se non tutto per il Paese. E a cui certamente è appesa la sorte della leadership putiniana e del sistema del potere che la esprime.


Vladimir Putin è pronto a diventare il leader russo più a lungo al comando – dopo Stalin – grazie alla mancanza di vere alternative tra gli altri candidati e anche in virtù di una forte popolarità, soprattutto tra l’elettorato ultracinquantenne e fuori dalle grandi città. Ma i tre giorni delle presidenziali tenute in tempo di guerra – e il cui risultato sarà tradotto anche in un nuovo mandato come comandante in capo – saranno sotto i fari di media, analisti e politici in tutto il mondo. L’affluenza è al momento la maggiore preoccupazione per il Cremlino. La pioggia di droni e le recenti incursioni di gruppi paramilitari di ‘patrioti’ russi anti-Putin dall’Ucraina qualche pensiero lo danno: della guerra Putin e compagni parlano continuamente, ma non della guerra ‘in casa’, delle minacce per il territorio russo. I funerali dell’oppositore Aleksey Navalny morto in carcere a metà febbraio hanno segnalato che decine di migliaia di persone (quantomeno a Mosca) sono disposte a sfidare i dettami ufficiali. I sondaggi registrano tassi di approvazione per Putin sempre molto alti, attorno all’80%, ma anche una crescente richiesta di porre fine alla guerra. Ecco come funzionano le elezioni presidenziali nella Russia di Putin, in guerra in Ucraina e in scontro frontale con ‘l’Occidente collettivo da oltre due anni.


CHI VOTA Gli aventi diritto al voto residenti in Russia sono 112,3 milioni di persone, da aggiungere a 1,9 milioni che abitano all’estero e a 12.000 registrati a Baikonur, sede del cosmodromo in Kazakistan affittato dalla Russia dopo la fine dell’Urss. L’affluenza media delle ultime presidenziali è stata attorno al 65%, nel 2028 del 67,5%. Ma questa elezione è inevitabilmente impostata come un referendum su Putin e la guerra, per cui le autorità mirano a una più consistente partecipazione. QUANDO E DOVE SI VOTA Le elezioni si tengono da venerdì 15 a domenica 17 febbraio, anche nei cosiddetti ‘Nuovi Territori’, ovvero nelle parti di Ucraina controllate dalla Russia e dichiarate annesse al settembre del 2022, dove il voto è iniziato in anticipo di alcuni giorni. Per la prima volta in un’elezione presidenziale 23 soggetti della Federazione e la Crimea possono votare via internet a distanza, cosa che alimenta timori di più facili brogli rispetto a risultati ed affluenza. Si vota anche all’estero, compresi i ‘Paesi ostili’ (l’italia è nella lista, come tutti i Paesi dell’Ue) anche se in un primo momento era stato ipotizzato il contrario.


Nei seggi le urne saranno aperte alle ore 8 del 15 marzo e chiuderanno alle 20 del 17 marzo sugli 11 fusi orari dell’immenso territorio della Federazione russa. I CANDIDATI 1+ 3 I candidati sono 4, Vladimir Putin più altre tre emersi senza sorprese da una folta rosa di aspiranti presidenti che si erano inizialmente presentati.


I nomi sulla scheda elettorale sono quindi quelli di Nikolay Karitonov, presentato dal senescente Partito Comunista (Kprf) ma membro iscritto solo dal 2007. Ha 75 anni ed è capo della commissione per lo sviluppo dell’Estremo oriente/Artico Leonid Slutsky, 56 anni, è candidato del partito Liberal-democratico (Ldpr, destra nazionalista) orfano dello storico leader Vladimir Zhrinovsky morto l’anno scorso. Il partito Nuova Gente candida il non più nuovo Vladislav Davankov, 39 anni, in politica dal 2020 e prima uomo d’affari, è vicino al campo ‘liberal’ ma da intendere come visione economica. Inserito a pieno titolo nel sistema politico ufficiale – è deputato e vicepresidente della Duma – è comunque la figura più vicina al concetto di alternativa. E potrebbe rappresentare la sorpresa di queste elezioni, se dovesse sorpassare Karitonov e ottenere il secondo posto dopo Putin, come alcuni sondaggi prospettano. I tre ‘sfidanti’ siedono in parlamento e fanno parte della cosiddetta opposizione sistemica che contrasta il partito governativo Russia Unita e quindi il Cremlino su pochi, singoli argomenti e non pone particolari problemi al potere. Dei candidati persi strada facendo, l’unico degno di nota è Boris Nadezhdin, 60 anni, apertamente critico nei confronti di Putin e opposto alla guerra in Ucraina: inizialmente il Cremlino sembrava tentato dal lasciarlo partecipare per veicolare un voto di protesta ritenuto comunque marginale, ma l’interesse che ha suscitato ha fatto cambiare idea ai vertici, con conseguente prevedibile bocciatura della sua candidatura per ragioni tecniche. Vladimir Putin si candida da indipendente, non ha fatto campagna elettorale in senso vero e proprio ma il discorso annuale all’Assemblea federale del 29 febbraio – durata record di oltre due ore – è stato presentato come quadro programmatico per i prossimi sei anni, ovvero come il suo manifesto elettorale. Ha 71 anni, la riforma costituzionale del 2020 gli permette in teoria di restare al potere sino al 2036. E’ stato eletto la prima volta nel 2000 con il 53% dei voti, ha toccato il punto più basso nel 2012 con il 63,6% dei voti (risultato contestato perché ritenuto frutto di brogli da organizzazioni di monitoraggio indipendenti) e quello più alto nel 2018 con il 76,7% delle preferenze. Per queste elezioni si vocifera di un obiettivo prefissato di ‘almeno 80%’ dei voti. LE INCOGNITE In un’elezione senza possibili sorprese nel risultato, con candidati deboli eccetto il predestinato alla vittoria e la generale certezza che nulla cambierà con il voto, l’affluenza è la prima incognita per la macchina del potere, che ha bisogno invece di una forte partecipazione. Sotto il 70% sarebbe un brutto risultato, sotto il 65% una débacle. In un clima di crescente repressione di ogni piccolo segnale di dissenso, è difficile immaginare azioni di protesta nei giorni delle elezioni. Anche l’appello di Yulia Navalnaya a presentarsi ai seggi il 17 marzo alle 12 come segnale di protesta – idea del marito morto in carcere il 16 febbraio – non è senza rischi, contrariamente a quanto sostengono i promotori. L’opposizione extraparlamentare è stata ridotta a un ruolo di marginalità con anni di progressive interdizioni, intralci e minacce. La guerra in Ucraina ha determinato una svolta in tal senso: chi si oppone alla guerra, e chi contesta in generale le politiche del Cremlino – e quindi la campagna militare in Ucraina – è iscritto nelle liste degli ‘agenti stranieri’ o degli ‘elementi estremisti’, con conseguenze amministrative e anche penali, in alcuni casi molto pesanti. Oltre a Navalny, che al momento della morte stava scontando una condanna a 19 anni per estremismo in una colonia penale dell’estremo Nord artico, molti attivisti anti-sistema sono finiti in carcere. I più noti, e più insidiosi in termini politici, sono Vladimir Kara Murza, cittadino russo-britannico condannato a 25 anni di carcere per tradimento e fake news sull’esercito russo, e Ilya Yashin, otto anni di prigione per discredito delle forze armate. (di Orietta Moscatelli).

L’Europarlamento ha approvato il regolamento Ue sull’intelligenza artificiale

L’Europarlamento ha approvato il regolamento Ue sull’intelligenza artificialeBruxelles, 13 mar. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni, il nuovo regolamento Ue sull’Intelligenza artificiale (IA), frutto dell’accordo raggiunto in “trilogo” con il Consiglio dell’Unione nel dicembre 2023.


L’obiettivo del regolamento, il primo al mondo che riguarda anche le nuove e più potenti tecnologie di Intelligenza artificiale “generativa” (come ChatGPT), è di proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, mirando anche a proteggere l’innovazione e ad assicurare all’Europa un ruolo guida nel settore. Il regolamento stabilisce obblighi e divieti per l’uso dell’IA in base ai possibili rischi delle sue applicazioni. Innanzitutto, le nuove norme mettono fuori legge alcune applicazioni che minacciano i diritti dei cittadini, come i sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili e l’estrapolazione indiscriminata di immagini facciali da internet o dalle registrazioni dei sistemi di telecamere a circuito chiuso, per creare banche dati di riconoscimento facciale.


Saranno vietati anche i sistemi di riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e nelle scuole, i sistemi di “credito sociale” (come quelli utilizzati in Cina), le pratiche di “polizia predittiva” (se basate esclusivamente sulla profilazione o sulla valutazione delle caratteristiche di un individuo) e i sistemi che manipolano il comportamento umano o sfruttano le vulnerabilità delle persone. Delle eccezioni ai divieti riguardanti l’uso dell’IA per identificazione biometrica degli individui sono previste per le forze dell’ordine in alcune situazioni specifiche espressamente previste dal regolamento: l’identificazione “in tempo reale” potrà essere utilizzata solo se saranno rispettate garanzie rigorose, dietro previa autorizzazione giudiziaria o amministrativa e con notifica e controllo da parte delle autorità di protezione dei dati personali. Gli usi ammessi, che dovranno essere limitati nel tempo e nello spazio, includono, ad esempio, la ricerca di una persona scomparsa o la prevenzione di un attacco terroristico. Inoltre, l’autorizzazione giudiziaria per l’utilizzo di questi sistemi a posteriori, che è considerato “ad alto rischio”, sarà possibile ma solo se collegata a un reato specifico.


Sono previsti obblighi chiari anche per altri sistemi di IA “ad alto rischio”, che potrebbero cioè arrecare danni significativi alla salute, alla sicurezza, ai diritti fondamentali, all’ambiente, alla democrazia e allo Stato di diritto. Rientrano in questa categoria gli usi legati a infrastrutture critiche, all’istruzione e formazione professionale, all’occupazione, ai servizi pubblici e privati di base (ad esempio assistenza sanitaria o banche), ad alcuni sistemi di contrasto, alla migrazione e gestione delle frontiere, alla giustizia e ai processi democratici (come nel caso di sistemi usati per influenzare le elezioni). Per questi tutti questi sistemi vige l’obbligo di valutare e ridurre i rischi, mantenere registri d’uso, essere trasparenti e accurati e garantire la sorveglianza umana delle applicazioni dell’IA. I cittadini avranno diritto a presentare reclami e a ricevere spiegazioni sulle decisioni basate su sistemi di IA ad alto rischio che incidono sui loro diritti.


Molto importanti sono gli obblighi di trasparenza che il regolamento introduce per le applicazioni dell’IA: le immagini e i contenuti audio o video artificiali o manipolati (i cosiddetti “deepfake”) dovranno essere chiaramente etichettati come tali (“watermarking”). Inoltre, per rispettare le norme Ue sul diritto d’autore, i I sistemi di IA per finalità generali e i modelli su cui si basano dovranno soddisfare determinati requisiti di trasparenza riguardo alle fasi del “training” (le fasi in cui i modelli vengono “addestrati” in base alle banche dati a cui hanno accesso, che comportano spesso informazioni coperte dal copyright). I modelli più potenti, che potrebbero comportare rischi sistemici, dovranno rispettare anche altri obblighi, ad esempio quello di valutare e mitigare i rischi sistemici e di riferire in merito agli incidenti. Gli Stati membri dovranno istituire e rendere accessibili a livello nazionale spazi di sperimentazione normativa e meccanismi di test in condizioni reali (in inglese “sandbox”), in modo che le Pmi e le start-up possano sviluppare sistemi di IA innovativi e addestrarli prima di immetterli sul mercato. Il regolamento, dopo una verifica tecnica finale, sarà approvato definitivamente prima dal Parlamento europeo della fine della legislatura e dovrà poi essere formalmente approvato dal Consiglio Ue. Entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione, e inizierà ad applicarsi con una tempistica differenziata a seconda delle sue varie parti: sei mesi dopo l’entrata in vigore (ovvero entro l’estate) per quanto riguarda i divieti relativi alle pratiche vietate, nove mesi dopo per i codici di buone pratiche, 12 mesi dopo per le norme sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance, 24 mesi dopo per tutte le restanti disposizioni, eccetto gli obblighi per i sistemi ad alto rischio, che si applicheranno 36 mesi dopo. “Dopo due anni intensi di lavoro – ha osservato durante il dibattito in aula di ieri il correlatore della commissione europarlamentare per il Mercato interno, Brando Benifei (Pd) – siamo finalmente riusciti ad approvare la prima legge vincolante al mondo sull’Intelligenza artificiale, volta a ridurre i rischi e ad aumentare le opportunità, combattere la discriminazione e portare trasparenza. Grazie al Parlamento europeo, le pratiche inaccettabili di IA saranno proibite in Europa. Tuteliamo i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Dovremo ora accompagnare le aziende a conformarsi alle regole prima che entrino in vigore. Siamo riusciti a mettere gli esseri umani e i valori europei al centro dello sviluppo dell’IA”. Secondo l’altro correlatore, il liberale rumeno Dragos Tudorache, della commissione europarlamentare per le Libertà civili, “l’Ue ha mantenuto la promessa. Abbiamo collegato per sempre il concetto di Intelligenza artificiale ai valori fondamentali che costituiscono la base delle nostre società. Ci aspetta molto lavoro – ha avvertito Tudorache – che va oltre questo regolamento. L’Intelligenza artificiale ci spingerà a ripensare il contratto sociale che sta alla base delle nostre democrazie. Insieme ai nostri modelli educativi, ai nostri mercati del lavoro, al modo in cui sono condotte le guerre. La legge sull’IA non è la fine del viaggio, ma piuttosto il punto di partenza per un nuovo modello di ‘governance’ basato sulla tecnologia. Ora dobbiamo concentrarci per trasformarla da legge sulla carta a realtà sul campo”, ha concluso il correlatore.

Ambasciatore Trambajolo: “Bene Tajani su questione visti d’ingresso”

Ambasciatore Trambajolo: “Bene Tajani su questione visti d’ingresso”Roma, 13 mar. (askanews) – “Oggi a Coffee Break su La7 il Ministro Tajani ha confermato quanto sia importante trovare soluzioni efficaci per i visti di ingresso nel nostro Paese. Gli accordi con la Polizia di Stato e con il Vaticano in vista del Giubileo sono azioni molto positive, che faciliteranno l’afflusso di pellegrini e turisti. Un ruolo fondamentale può essere però svolto anche da quelle aziende private che affiancano le Ambasciate ed assicurano la raccolta delle domande e dei dati biometrici dei richiedenti”: così Amedeo Trambajolo, ex Ambasciatore ed ora consulente di diverse imprese italiane ed internazionali tra cui BLS International, una delle multinazionali leader nel settore, sottolinea come “un modello più efficiente sui visti di ingresso è quanto chiedono a gran voce soprattutto le aziende e il mondo imprenditoriale italiano, per migliorare i rapporti con i partner internazionali, in particolare quelli dell’Asia e dei Paesi del Golfo, ma anche con l’Africa, continente dalle enormi potenzialità.


“I miei ex colleghi della Farnesina stanno facendo un ottimo lavoro e sono sicuro che le nuove idee allo studio miglioreranno ulteriormente il funzionamento di tutto il modello. L’area Schengen fa sì che la competizione di ogni paese si giochi anche sulla base dell’efficienza dei visti di breve durata: se è più semplice richiederli per l’Italia, imprenditori, turisti, studenti entreranno preferibilmente in Europa attraverso il nostro Paese. Viceversa, non lo faranno se si formano colli di bottiglia nell’erogazione dei visti”. È urgente una riforma del sistema organizzativo, che possa permettere un decongestionamento delle autorizzazioni degli ingressi. Nel 2022 – secondo quanto riporta l’Annuario statistico del Ministero degli Affari esteri – abbiamo assistito ad una variazione annua del +157% dei visti rilasciati dall’Italia, da quelli per lavoro a quelli d’affari per le aziende che cercano contatti nel nostro Paese, per turismo e studio o altre tipologie, e la nostra rete diplomatica e consolare ne ha globalmente rilasciati 808.647.


“L’outsourcing delle attività consolari ed in particolare quella della raccolta delle domande di visto – spiega ancora Trambajolo – è una pratica da tempo consolidata nella maggior parte dei paesi occidentali. Le nostre Rappresentanze all’estero vengono alleggerite dalla gestione di aspetti meramente esecutivi, lasciando loro più spazio per i controlli e per gli altri compiti istituzionali. Inoltre, le pratiche possono essere trattate in maniera più rapida ed efficiente. Tuttavia è fondamentale che tali servizi siano affidati a gestori in grado di assicurare un’elevata qualità organizzativa, una tecnologia di avanguardia e che sappiano adattarsi rapidamente ad ogni sopravvenuta esigenza ma, soprattutto, che possano garantire correttezza e trasparenza, requisiti indispensabili in un settore così delicato, dove occorre in primo luogo che non si verifichino irregolarità nelle procedure”.

L’Italia deferita alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto degli obblighi di trattamento delle acque reflue

L’Italia deferita alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto degli obblighi di trattamento delle acque reflueRoma, 13 mar. (askanews) – La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto degli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sulle acque reflue urbane. L’annuncio è arrivato con l’ultimo pacchetto di infrazioni licenziato dall’organo esecutivo comunitario.


Secondo quanto riporta un comunicato, queste normative impongono che a tutela di salute e ambiente le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell’ambiente. E le informazioni presentate dall’Italia hanno evidenziato una diffusa inosservanza della direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani. Nel caso di 36 agglomerati l’Italia deve ancora garantire che siano disponibili sistemi di raccolta delle acque reflue (o sistemi individuali o altri sistemi adeguati, in casi giustificati). L’Italia, inoltre, continua a non trattare correttamente le acque reflue raccolte in 130 agglomerati. “La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane siano stati insufficienti – si legge – e ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue”.

Giochi, Stumble Guys, in arrivo la nuova collezione di Action Figure

Giochi, Stumble Guys, in arrivo la nuova collezione di Action FigureRoma, 13 mar. (askanews) – Dalla sua uscita nel 2020, Stumble Guys ha conosciuto una crescita esponenziale, affermandosi come un fenomeno globale con oltre 100 milioni di giocatori al mese e 3 milioni al giorno. Il videogioco, un battle royale online con percorsi a ostacoli, catapulta 32 sfidanti in una serie di mappe sempre diverse, round dopo round, fino all’incoronazione del vincitore. Grazie al suo gameplay divertente e accessibile ha catturato l’interesse di milioni di giocatori in tutto il mondo, specialmente i più piccoli, entusiasti di poter personalizzare i personaggi utilizzando le oltre 200 skin disponibili.


Presso Rocco Giocattoli è previsto ad aprile l’arrivo di una linea esclusiva di action figure e peluche ispirati a Stumble Guys. Con questa novità, i giovani appassionati potranno portare un pezzo del proprio gioco preferito oltre lo schermo e ricreare le emozionanti sfide del gioco anche a casa. La collezione è un tributo all’incredibile successo di Stumble Guys, che l’anno scorso è stato insignito del titolo di Best Ongoing Game 2023 ai Google Play Best Awards. I fan avranno a disposizione 24 mini-figure alte 6 cm, tra cui 6 esemplari rari, oltre ad action figure da 8 e 11 cm disponibili sia in pacchetti a sorpresa – per alimentare l’eccitazione della scoperta – sia in set da 2, 4 e 8 personaggi, per chi vuole espandere velocemente la propria collezione. Per i fanatici dei collectable che vogliono arricchire la loro vita quotidiana di avventura, sfida e, soprattutto, di un tocco di allegria e colore, saranno inoltre disponibili i portachiavi di 18 personaggi e i morbidissimi peluches di Mr Stumble, Inferno Dragon, Meowmer e Banana Guy.

Altreconomia: Italia continua a esportare armi a Israele

Altreconomia: Italia continua a esportare armi a IsraeleRoma, 13 mar. (askanews) – Nell’ultimo trimestre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore pari a 2,1 milioni di euro. Solo a dicembre – sono i dati di un’inchiesta di Altreonomia – ormai nel pieno dei bombardamenti da parte dell’esercito e dell’aeronautica militare israeliani sulla Striscia di Gaza, con catastrofiche conseguenze per la popolazione civile, l’export italiano ha toccato quota 1,3 milioni di euro, facendo segnare così il picco del periodo (contro i 233.025 euro di ottobre e i 584.511 di novembre).


Le nuove Statistiche del commercio estero aggiornate a metà marzo 2024 dall’Istat e consultate da Altreconomia smentiscono ancora una volta il Governo Meloni e le sue rassicurazioni pubbliche circa un blocco totale operato nei confronti delle esportazioni di armi e munizioni verso Tel Aviv. E rendono ancora più assordante il silenzio opposto alle nostre istanze di accesso civico da parte dell’Autorità nazionale Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) in seno al ministero degli Esteri -lo stesso che in queste ore assicura iniziative umanitarie a favore della popolazione di Gaza- in merito ai dati reali dell’export militare e al presunto decreto di sospensione della vendita di armamenti a un esercito in guerra. Ma i dati dell’Istituto nazionale di statistica fanno di più: gettano una luce sinistra anche su altre tipologie di esportazioni, in particolare su componenti per velivoli ad uso militare partiti dalla provincia di Varese, dove ha sede la Alenia Aermacchi (gruppo Leonardo).


Nel 2023 il nostro Paese ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore complessivo di 13.707.376 euro, in diminuzione rispetto al 2022, quando fu di 17.938.156 euro (in entrambi gli anni le importazioni hanno sopravanzato le esportazioni). Il territorio principalmente interessato dai flussi in uscita (con oltre nove milioni di euro) è stata la provincia di Roma, data la presenza di numerose società operanti nel comparto. A dicembre, come detto, l’export di “Armi e munizioni” è cresciuto rispetto ai due mesi precedenti a 1,3 milioni di euro, più del triplo del dicembre dell’anno precedente. Di questi, 373.821 euro fanno riferimento ad “Armi, munizioni e loro parti ed accessori” non militari, e perciò non “oscurate” dall’Istat. Ciò significa che quasi un milione di euro dell’esportato a fine anno dall’Italia verso Tel Aviv -la differenza tra la cifra complessiva e i materiali “in chiaro”- ha riguardato proprio armi e munizioni ad uso militare.


Ma da dove sono partite le “Armi e munizioni” nel quarto trimestre 2023? Secondo l’Istat la prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro. Si diceva della luce sinistra che i nuovi dati dell’Istat gettano sul ruolo dell’Italia anche in merito a possibili forniture per velivoli ad uso militare. Giorgio Beretta, analista esperto dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal), invita a soffermarsi su un dato estremamente significativo che emerge dall’aggiornamento Istat: “Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi’ da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.


Quanti mesi e quanti morti -già oltre 30mila, per non parlare dei 71mila feriti- si dovranno attendere ancora per avere una risposta dal governo italiano, preferibilmente in Parlamento e non sui social o attraverso interviste-non interviste, rispetto alle forniture di armi e munizioni a Israele dopo il 7 ottobre?

”Reenactment. Ricostituire il passato” di Cristian Rusu e Serban Savu

”Reenactment. Ricostituire il passato” di Cristian Rusu e Serban SavuRoma, 13 mar. (askanews) – L’Accademia di Romania in Roma apre le porte della sua Galleria d’Arte per portare per la prima volta al pubblico italiano, oltre che agli amanti dell’arte e della storia, la creazione monumentale “Reenactment. Riconstituire il passato” (2016), degli artisti romeni Cristian Rusu e Serban Savu.


In sintonia con la ricerca dei due autori, l’opera riflette sull’idea di figura e figurazione e sul significato che ha oggi questo sistema espressivo. Essa ha come punto di partenza la realtà, colta nei diversi aspetti della vita quotidiana – lavoro, tempo libero, divertimento, sentimenti, natura – testimoniando le ricerche individuali dei due artisti sul rapporto tra contemporaneità e storia, ottenute adottando un approccio sintassi capace di evocare, in armonia con individualità e sensibilità, la struttura linguistica del cosiddetto realismo sociale. L’opera monumentale trova la sua origine nel mosaico che, in passato, decorava la Fabbrica “Bandiera Rossa” della città di Brasov, nel cuore della Romania. Attraverso una serie di procedimenti, i due artisti hanno reinterpretato questo mosaico, riportando – come suggerisce il titolo – un’immagine pubblica rubata al passato che decostruisce e ricostruisce nella memoria collettiva.


Questa mostra offre al pubblico romano tanto un’idea sulla sintonia e l’effervescenza artistica che caratterizza lo spazio culturale della città transilvana di Cluj-Napoca, quanto un prezioso assaggio dello stile artistico di Serban Savu, l’artista che rappresenterà la Romania all’edizione di quest’anno della Biennale Internazionale d’arte di Venezia. L’inaugurazione della mostra avrà luogo il 14 marzo alle ore 18.00, presso la Galleria d’Arte dell’Accademia di Romania in Roma, e rimarrà aperta al pubblico fino al 31 marzo 2024.


Savu (nato il 25 agosto 1978, Sighisoara) vive e lavora a Cluj. Ha studiato all’Università di Arte e Design di Cluj e nel periodo 2002-2004 ha beneficiato della borsa di ricerca e studio “Nicolae Iorga” a Venezia. Nel corso degli anni ha esposto in diverse gallerie d’arte in tutto il mondo. I temi affrontati sono legati principalmente alla transizione post-comunista e agli effetti architettonici e sociali del comunismo. Rusu (nato nel 1972, Cluj) è un artista visivo e scenografo. Si è laureato presso l’Università di Arte e Design di Cluj e ha conseguito il master presso la stessa università. Nel 2014 ha conseguito il dottorato in teoria del teatro presso l’Università Babes-Bolyai di Cluj. Attualmente insegna presso la Facoltà di Teatro e Televisione dell’Università Babes-Bolyai. Attraverso varie tecniche di arti visive e combinando concetti spaziali e architettonici, interroga l’interazione tra estetica, sensibilità e ideologia, in particolare attraverso progetti site-specific. Ha ricevuto il premio per la scenografia per la rappresentazione Tragica istorie a Dr. Faust al Festival Internazionale del Teatro, Kisvarda, Ungheria, 2003.

Drone ucraino a Ryazan ha centrato (un’altra) raffineria di petrolio russa

Drone ucraino a Ryazan ha centrato (un’altra) raffineria di petrolio russaRoma, 13 mar. (askanews) – Ha centrato una raffineria di petrolio il drone ucraino che ha preso di mira Ryazan, circa 200 chilometri a sud-est di Mosca, provocando diversi feriti e un incendio. Lo ha indicato il governatore regionale.


“La raffineria di petrolio di Ryazan è stata attaccata da un drone (…). Secondo le prime informazioni, ci sono persone ferite”, ha scritto su Telegram il governatore Pavel Malkov. Secondo lui, in seguito all’attacco, “è scoppiato un incendio” in questa raffineria, uno dei maggiori produttori di carburante per la Russia centrale e controllata dal colosso petrolifero Rosneft. “Tutti i servizi di emergenza stanno operando sul posto”, ha aggiunto Malkov, sottolineando di essersi recato personalmente sul posto. Un altro drone è stato abbattuto mentre si avvicinava a una raffineria di petrolio nella regione di Leningrado, vicino a San Pietroburgo (nord-ovest): lo ha affermato il governatore regionale Alexander Drozdenko su Telegram, sottolineando che l’attacco “non ha provocato vittime o danni”. I siti energetici russi sono stati attaccati dai droni per il secondo giorno consecutivo. Ieri, una raffineria di petrolio presa di mira da un drone ucraino ha preso fuoco nella zona industriale di Kstovo, nella regione di Nizhny Novgorod, 800 chilometri dal confine con l’Ucraina.