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Francia, Macron difende legge migranti ma il paese è spaccato

Francia, Macron difende legge migranti ma il paese è spaccatoMilano, 21 dic. (askanews) – Il presidente francese Emmanuel Macron ha difeso vigorosamente la controversa legge sull’immigrazione definendola “uno scudo che ci mancava”, nonostante le critiche. Ma in molti non sembrano d’accordo con lui: da esponenti del suo stesso governo, sino ai sindacati e persino il suo predecessore Francois Hollande. Il quadro è di un Paese spaccato con iter d’emergenza avviato: di questo testo, approvato con i voti del lepeniano Rassemblement National – e definito da Marine Le Pen una “vittoria ideologica” – si occuperà il Consiglio Costituzionale, organismo creato con la Quinta Repubblica che potrebbe cambiare il corso degli eventi, ma che in passato si è dimostrato poco propenso a cambiare il corso degli eventi. Entro un mese dovrà prendere una decisione.

Macron è stato ospite di “C à vous” su France 5 ieri mercoledì 20 dicembre. Ha definito la legge “utile”, ma ha diversificato il discorso spostandosi anche su altri temi come la fine della vita o le molestie informatiche. Per Macron alcune disposizioni della legge sui migranti “anche se non piacciono, non giustificano il blocco di tutto”. La Francia ha “un problema di immigrazione” ma non è “sopraffatta”, dice. Il presidente però ha dovuto ammettere che non sia “falso” che il testo contenga “disposizioni da Rassemblement National”, lepeniane insomma, specificando che la legge mira “in modo molto chiaro” a scoraggiare l’immigrazione clandestina. E replica: “Penso che tutte le brave persone che mi spiegano: ‘quello che state facendo non è giusto’, queste siano tutte persone che hanno governato il Paese per 40 anni e chi ha fatto cosa?”, ha affermato il capo dello Stato.

Poi ribalta la frittata, e con un certo spregiudicato acume politico, risponde a chi lo accusa di aver ottenuto il sostegno lepeniano per approvare la sua legge sull’immigrazione: per evitare che RN salga al potere si “deve affrontare i problemi che la alimentano”, assicurando che l’adozione della legge sull’immigrazione costituisce “una sconfitta” per il partito di Marine Le Pen. La questione non è secondaria e preoccupa anche una ‘mente’ della gauche come Aquilino Morelle: Le Pen ha buone probabilità di essere eletta alla presidenza della Repubblica nel maggio 2027, secondo l’ex consigliere di Francois Hollande ne “La parabola dei ciechi” (Grasset). Per evitare lo scenario di una presenza all’Eliseo del presidente del gruppo RN all’Assemblea nazionale, è necessario, secondo Morelle , combattere i flagelli che causano la sventura francese: deindustrializzazione, immigrazione “du fait accompli” e la deriva federalista dell’Unione Europea. Morelle ha spiegato più ampiamente il tutto in un’intervista qualche giorno fa, su Le Figaro, dal titolo “Il ‘razzismo sociale’ dei neoborghesi spinge i francesi tra le braccia della Rn”.

LA DESTRA E LA SINISTRA “Abbiamo introdotto il concetto di priorità nazionale: questo è probabilmente ciò che più preoccupa la sinistra e i macroniani che hanno accettato tutte queste concessioni”, ha detto il vicepresidente dell’Assemblea nazionale e deputato del Rassemblement Sébastien Chenu all’emittente Bfm. “Questo testo è in linea con ciò che abbiamo sempre difeso”, ha sottolineato. “Se il Consiglio Costituzionale ‘disfa’ questa legge, significa che è la Costituzione che deve essere cambiata e andare verso un referendum”, ha aggiunto.

La questione è enorme, non soltanto per la politica francese. E mentre la stampa è sugli scudi, torna a commentare Francois Hollande l’ex presidente (e in passato ‘capo’ di Macron-ministro). Interrogato sui sondaggi favorevoli a questa legge, Hollande ritiene che la “missione” del capo dello Stato “è non cedere all’opinione pubblica”, consiglia. E anche i sindacati non sono d’accordo: ospite della Rmc, Sophie Binet, segretaria generale della CGT, ha annunciato che il sindacato “sta lavorando a grandi azioni” contro la legge sull’immigrazione, incitando alla “disobbedienza civile”. Intanto Liberation apre oggi con questo titolo: “Legge sull’immigrazione. Istruzione superiore: ‘Abbiamo bisogno di studenti stranieri’”. Libé cita cinque rettori che si preoccupano per l’influenza della legge sulla ricerca francese e per l’attrattiva dei loro corsi. “Il disegno di legge sull’immigrazione, votato martedì 19 dicembre all’Assemblea nazionale, comprende due misure che colpiscono gli studenti stranieri, che in Francia sono stati circa 400.000 durante l’ultimo anno accademico” si legge. Tra queste tasse più alte di iscrizione universitaria per chi non proviene dall’Ue. (di Cristina Giuliano)

Russia, politica citata dopo annuncio candidatura presidenziali

Russia, politica citata dopo annuncio candidatura presidenzialiRoma, 21 dic. (askanews) – Ekaterina Duntsova, 40 anni, una politica russa indipendente e giornalista, è stata citata in giudizio dalla giustizia russa dopo aver dichiarato di volersi candidare alle elezioni presidenziali (17 marzo 2024), secondo l’Afp.

Duntsova ha dichiarato che i pubblici ministeri della città di Rzhev, 200 chilometri a ovest di Mosca, l’hanno convocata dopo l’annuncio della sua candidatura e per aver criticato il governo in carica in un post. La politica russa ha dichiarato sui social che a quasi due anni dall’inizio della guerra in Ucraina la Russia “si sta allontanando dai diritti e dalle libertà, dall’amore e dalla pace, da un bel futuro”.

Duntsova, giornalista e deputata municipale di Rzhev, ha detto di non nutrire illusioni sulle sue possibilità alle elezioni presidenziali per cui ancora il presidente Vladimir Putin non ha annunciato la candidatura, che però è data per scontata, come la vittoria. Per avere la possibilità di presentarsi al voto, la candidata deve prima raccogliere 300.000 firme dagli elettori aventi diritto. Ieri ne aveva “più di 10.000”. “Sono davvero un’idealista (…) Voglio credere che questa sia la strada da percorrere”, ha detto.

Patto di stabilità, accordo unanime all’Ecofin sulla riforma

Patto di stabilità, accordo unanime all’Ecofin sulla riformaRoma, 20 dic. (askanews) – I ministri delle Finanze dell’Ue hanno raggiunto, durante una riunione straordinaria del Consiglio Ecofin via teleconferenza in corso questo pomeriggio, un accordo politico sulla revisione delle regole della “governance economica”, ovvero sulla riforma del Patto di stabilità. Lo afferma la presidenza di turno spagnola dell’Ue con un tweet sul suo account X (ex Twitter), definendo le nuove regole “equilibrate, realistiche, adatte alle sfide attuali e future”.

“Abbiamo un accordo politico. E’ una buona notizia per l’Europa”, ha affermato la ministra dell’Economia della Spagna Nadia Calvino, puntualizzando che l’accordo è stato unanime. Una prima reazione all’accordo viene dalla ministra delle Finanze dei Paesi Bassi, Sigrid Kaag. “Sono felice che, dopo una lunga discussione e difficili negoziati, ora abbiamo raggiunto un buon accordo sulle regole di bilancio dell’Ue. È importante – afferma Kaagche queste regole forniscano una base solida per i bilanci nazionali e che tutti le rispettino. Questo è il punto d’interesse comune di tutti gli Stati membri”.

“Per i Paesi Bassi è fondamentale che con questo accordo si proceda verso una riduzione del debito ambiziosa e sostenibile. Questo accordo prevede regole di bilancio che incoraggiano le riforme, con spazio per gli investimenti, e adattate alla situazione specifica dello Stato membro interessato. Funzionano in modo anticiclico, al fine di non interrompere la potenziale crescita economica. Inoltre, occorre anche rispettare meglio le regole, cosa che troppo spesso è stata un problema in passato”, conclude la ministra olandese.

Patto di stabilità, accordo franco-tedesco alla base del compromesso

Patto di stabilità, accordo franco-tedesco alla base del compromessoBruxelles, 20 dic. (askanews) – Saranno le autorità italiane a decidere e comunicare la loro posizione sulla proposta di compromesso per la riforma del Patto di stabilità Ue, che verrà discussa questo pomeriggio dai ministri delle Finanze dei Ventisette durante una riunione straordinaria dell’Ecofin in videoconferenza; ma i tecnici del Tesoro e il ministro italiano dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, sono stati in contatto costante con il Ministero francese delle Finanze e con il ministro Brune Le Maire, anche “ieri sera dopo cena e ancora stamattina”, per essere informati sull’accordo conseguito tra Francia e Germania sui punti controversi della proposta di riforma; e da Roma c’è stata “una reazione positiva” (“un retour positif”). E’ quanto hanno affermato stamattina da Parigi fonti di Bercy (il ministero delle Finanze francese).

Le fonti hanno confermato l’accordo “al 100%” raggiunto ieri sera dal ministro francese Bruno Le Maire con il collega tedesco Christian Lindner, e precisato i dettagli sugli elementi che restavano ancora controversi della riforma. Sostanzialmente, in confronto all’ultimo testo di compromesso che era stato discusso all’Ecofin della settimana scorsa, nell’accordo franco-tedesco (che sarà probabilmente fatto proprio dalla presidenza di turno spagnola dell’Ecofin e sottoposta all’approvazione dei Ventisette) ci sono due modifiche e un conferma.

Innanzitutto, c’è la questione del cosiddetto “centro di controllo (Art.2 del Regolamento sul “braccio correttivo”): per i paesi con rapporto debito/Pil superiore alla soglia del 60%, è stata ridotta allo 0,3% del Pil annualmente (rispetto al precedente 0,5%), e allo 0,6% cumulativamente (rispetto al precedente 0,75%) la deviazione massima consentita dai percorsi di aggiustamento basati sulla limitazione della spesa primaria netta. Il secondo elemento riguarda la cosiddetta “clausola di salvaguardia della resilienza del deficit” (Art. 6ter del Regolamento sul “braccio preventivo”), per gli Stati membri con debito oltre la soglia del 60% del Pil. Quando hanno già ridotto il deficit/Pil sotto il 3%, questi paesi che devono continuare a ridurlo per costituire un “margine di manovra di bilancio”, fino a raggiungere l’1,5% (se hanno il debito oltre il 90% del Pil) o il 2% (se il debito/Pil è sotto il 90%).

Il punto controverso qui era il parametro relativo alla velocità dell’aggiustamento richiesto: nell’accordo franco-tedesco, è stato aumentato allo 0,4% lo sforzo strutturale di miglioramento annuale del bilancio primario, e allo 0,25% se si fanno investimenti e riforme, rispetto alle cifre indicate in precedenza, rispettivamente dello 0,3% e 0,2%. In cambio di queste ulteriori concessioni ai tedeschi (finalizzate anche a convincere il resto dei paesi “frugali”, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca) è stata concordata una clausola di flessibilità temporanea (per gli anni 2025, 2026 e 2027), chiesta dalla Francia e appoggiata dall’Italia, sull’aumento della spesa per gli interessi sul debito, come fattore mitigante rispetto all’aggiustamento strutturale minimo annuale dello 0,5 del Pil (Art.3 del Regolamento sul “braccio correttivo”), richiesto ai paesi con un disavanzo oltre il 3% del Pil e sotto procedura per deficit eccessivo.

In sostanza, l’aumento della spesa per gli interessi sul debito, dovuta a eventuali aumenti dei tassi d’interesse o al nuovo debito contratto sui mercati per finanziare gli investimenti e le riforme, sarà preso in considerazione dalla Commissione e dovrebbe permettere di diminuire di uno o due decimi di punto (in termini di Pil) la correzione annuale richiesta. Nel complesso, il nuovo Patto di stabilità che si profila appare molto più rigoroso e “tedesco”, meno “su misura” per ogni paese e anche molto meno semplificato, di quello proposto dalla Commissione, con l’aggiunta delle nuove clausole di salvaguardia su debito (Art. 6bis del Regolamento sul “braccio preventivo”)e deficit e dei nuovi parametri di correzione minima e deviazione massima nei percorsi di aggiustamento, per i quali tuttavia resta l’elemento centrale della proposta dell’Esecutivo comunitario, l’indicatore basato sulla sostenibilità del debito e sul controllo della spesa pubblica. Per l’Italia, comunque, nel complesso c’è un indubbio vantaggio rispetto alle regole dell’attuale Patto di stabilità, che prevede in particolare la regola, mai applicata, della riduzione annuale di 1/20 dell’eccedenza del debito/Pil rispetto alla soglia del 60% (ovvero, con il debito al 140%, una diminuzione del 4% all’anno), e un “obiettivo di medio termine” che in pratica consisterebbe in un azzeramento del deficit/Pil. Ora, invece, il nuovo “obiettivo di medio termine” per il deficit viene fissato all’1,5%, e il debito dovrà ridursi solo dell’1% all’anno.

Francia, Macron porterà testo migranti a Consiglio costituzionale

Francia, Macron porterà testo migranti a Consiglio costituzionaleMilano, 20 dic. (askanews) – Votata dal Parlamento francese, la legge sull’immigrazione non ha ancora concluso il suo iter legislativo: il presidente Emmanuel Macron trasmetterà il testo – che ha già provocato le dimissioni di un ministro mentre esulta l’estrema destra – al Consiglio costituzionale questa sera per garantire la regolarità del testo. Il Consiglio è un organo di estrema importanza, creato con la nascita della Quinta Repubblica e che non trova per funzioni e poteri un corrispondente nell’ordinamento giuridico italiano.

Un Macron accigliato viene raccontato dalla fedele emittente Bfm durante il consiglio dei ministri. Se il capo dello Stato non ha menzionato le dimissioni di Aurélien Rousseau, ha comunque criticato i membri dell’ala sinistra del governo senza nominarli. “Chi dubita e non ha mai combattuto, veramente non ha lezioni da impartire”, avrebbe detto Macron. “Non è un testo che ci disonora”, avrebbe anche aggiunto. La legge è stata approvata con il sostegno della destra e viene definita una vittoria per la rivale di Macron, Marine Le Pen. “Affrontare il tema dell’immigrazione è anche pericoloso perché siamo in maggioranza relativa nell’Assemblea nazionale, vale a dire che non possiamo decidere da soli” ha dichiarato il portavoce Olivier Véran, che ha anche parlato di “tema divisivo per eccellenza che porta con sé verità e falsità”.

Il punto centrale della legge è che gli stranieri devono essere in Francia da cinque anni per avere diritto alle prestazioni sociali, requisito che viene ridotto a 30 mesi per coloro che lavorano. Il ministro della Sanità Aurelien Rousseau ha già presentato le sue dimissioni mentre il governo ha manifestato delle perplessità su alcune misure concesse alla destra, prima e durante la “folle soirée” in Parlamento – così l’ha definita l’imperturbabile Afp – che ha visto il testo, ampiamente approvato al Senato, e votato in Assemblea con 349 sì e 186 contrari su 573, ma 59 deputati della maggioranza che hanno votato contro o si sono astenuti. Grande lo sdegno trasversale sulla stampa francese questa mattina. E anche l’esecutivo non appare rassegnato.

Nel merito, la premier Elisabeth Borne ha riconosciuto a France Inter che ci sono “disposizioni” sulle quali “abbiamo espresso i nostri dubbi ai repubblicani” sulla loro costituzionalità. Più secco e meno diplomatico il ministro dell’Interno Gérald Darmanin. Il testo contiene “misure manifestamente e chiaramente contrarie alla Costituzione”, ha dichiarato ieri davanti al Senato Darmanin secondo la tv francese Bfm. “Il Consiglio costituzionale farà il suo dovere, ma la politica non è fare l’avvocato prima degli avvocati. La politica consiste nello sviluppare norme e vedere se sono conformi o meno alle nostre esigenze”, ha detto il ministro dell’Interno. Il Consiglio costituzionale ha ora un mese per prendere una decisione. Ciò non può quindi costituire oggetto di alcun ricorso. Poi la promulgazione del testo, passaggio obbligato, spetta al Presidente della Repubblica Emmanuel Macron al quale appartiene tale autorità. Il Capo dello Stato ha 15 giorni di tempo per firmare la presente promulgazione prima della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Una delle ultime carte nelle mani dell’opposizione, e in particolare della sinistra, è invece un referendum di iniziativa condivisa. La consultazione popolare dovrà essere prima presentata al Consiglio Costituzionale che dovrà convalidarlo. Concretamente il testo dovrà essere sostenuto almeno da un quinto dei deputati del Parlamento (185 deputati e senatori). Se sarà ritenuto valido dai Saggi, il referendum dovrà essere sostenuto da un decimo degli elettori iscritti nelle liste elettorali, ovvero da circa 4,8 milioni di cittadini.

Ue, raggiunto accordo su migranti, von der Leyen: “storico”

Ue, raggiunto accordo su migranti, von der Leyen: “storico”Milano, 20 dic. (askanews) – Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è un “accordo storico”. I paesi dell’UE e i membri del Parlamento europeo hanno raggiunto un’intesa sulla riforma della legge europea sugli immigrati e sui richiedenti asilo. La von der Leyen ha ringraziato la vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson.

A sua volta Johansson definisce su X l’accordo un “momento storico”, sottolineando l’intera notte di trattative. La riforma porta con sé, tra le altre cose, l’accelerazione dei controlli all’ingresso e la possibilità di istituire centri di attesa nelle zone di frontiera, oltre a un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra i paesi membri a beneficio degli Stati sotto pressione migratoria.

Inoltre, l’accordo prevede l’accelerazione dell’espulsione dal Paese di coloro che hanno ricevuto una domanda di asilo negativa. Prima di entrare in vigore, le riforme giuridiche devono ancora essere approvate formalmente della plenaria del Parlamento europeo e del Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Ue

WWF: “Von der Leyen contro rigorosa protezione del lupo in Europa”

WWF: “Von der Leyen contro rigorosa protezione del lupo in Europa”Roma, 20 dic. (askanews) – Contro ogni evidenza scientifica, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha proposto di declassare lo status di protezione del lupo nella Convenzione di Berna, da specie “rigorosamente protetta” (Allegato II) a specie “protetta” (Allegato III). Lo afferma in un comunicato il WWF, sottolineando la sua assoluta contrarietà alla proposta e invita gli Stati membri dell’UE a respingerla.

La Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa è la più antica convenzione al mondo nel campo della conservazione della natura ed è in vigore dal 1979. È considerata la fonte originaria di diritto internazionale che ha portato all’adozione della Direttiva Habitat dell’UE, pietra miliare dei programmi di conservazione europei, si legge nel comunicato dell’organizzazione ambientalista. “Questa è una decisione grave, senza alcuna giustificazione scientifica, motivata da ragioni puramente personali e politiche, che va a minare gli straordinari sforzi di conservazione messi in campo negli ultimi decenni e che hanno permesso la ripresa numerica e spaziale delle popolazioni di lupo in molti paesi dell’UE – ha dichiarato Isabella Pratesi, direttrice del programma di Conservazione del WWF Italia – La Presidente von der Leyen sta deliberatamente sacrificando decenni di lavoro di conservazione per il suo tornaconto politico, dando eco ai tentativi dei suoi alleati politici di strumentalizzare il lupo come capro espiatorio dei problemi socio-economici delle comunità rurali e del settore zootecnico. Questo approccio è inaccettabile e può creare un pericoloso precedente”.

La mossa di von der Leyen rappresenta un’inversione di rotta nelle politiche di conservazione che hanno fino ad oggi caratterizzato l’Ue – si legge nel testo – ed è dettata da motivi puramente politici. A sostegno di questa interpretazione, lo scorso novembre l’UE aveva respinto il tentativo della Svizzera di declassare lo status di protezione del lupo, sostenendo che, sulla base dei dati più recenti, il lupo non aveva raggiunto uno stato di conservazione favorevole nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue. Questo ripensamento è ancora più ingiustificato – scrive ancora il WWF – se si considera che i risultati dell’analisi approfondita della Commissione sulle popolazioni di lupi nell’Ue, pubblicata oggi, non forniscono alcuna prova scientifica che lo stato della popolazione dei lupi sia cambiato in modo significativo nel giro di un anno. Questo annuncio è anche in contrasto con l’opinione pubblica, così come rilevato dall’indagine recentemente pubblicata sulla percezione delle comunità rurali riguardo la coesistenza con i grandi carnivori. I risultati mostrano che il 68% degli abitanti delle zone rurali ritiene che i lupi debbano essere rigorosamente protetti e più di due terzi (72%) concordano sul fatto che abbiano il diritto di coesistere con l’uomo e le sue attività.

Per il WWF proposta indebolisce il ruolo dell’Ue come partner affidabile e leader nei forum internazionali, oltre a mettere in dubbio l’autenticità dei suoi sforzi per raggiungere gli obiettivi globali di biodiversità. Solo un anno fa, la Presidente von der Leyen aveva pronunciato un’importante dichiarazione a sostegno dell’accordo storico sull’azione globale per la natura per il 2030, insieme al resto della comunità internazionale. L’annuncio di oggi mette in discussione questi impegni internazionali dell’UE. Una modifica alla Convenzione di Berna richiede una decisione del Consiglio e quindi una maggioranza qualificata degli Stati membri per approvare la proposta della Commissione. All’inizio del 2023, 12 Ministri dell’Ambiente hanno scritto al Commissario Sinkevicius assumendo una chiara posizione contro il declassamento dello status di protezione del lupo. L’Italia al contrario – ricorda l’organizzazione ambientalista – con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha recentemente presentato un documento, sostenuto anche da Francia, Austria, Polonia, Romania, Grecia, Finlandia e Lettonia, in cui ignorando le più recenti evidenze scientifiche che soottolineano quanto gli abbattimenti non rappresentino una soluzione a lungo termine per la mitigazione dei conflitti con la zootecnia, viene chiesto alla Commissione Ue di aggiornare lo status di protezione dei grandi carnivori, lupo compreso, nel quadro della Direttiva Habitat.

In diverse regioni europee è stata dimostrata che la coesistenza tra lupo e attività umane è possibile grazie a misure preventive efficaci, come l’installazione di diversi tipi di recinzioni, l’utilizzo di cani da guardiania per il bestiame e altre tecniche innovative in sperimentazione negli ultimi anni. Le linee guida dell’Unione Europea consentono agli Stati membri di risarcire pienamente agricoltori e allevatori per i danni causati da specie protette, come il lupo, e di rimborsare interamente i costi di investimento per le misure di prevenzione. Anche il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) potrebbe fornire un sostegno alla coesistenza, ma gli Stati membri non hanno sfruttato appieno questa opportunità di finanziamento. La proposta di diminuire il grado di protezione del lupo e di aprire a modalità di gestione cruente rappresenta dunque una strategia inaccettabile e populista, che mette a serio rischio il futuro della conservazione di una specie chiave degli ecosistemi europei senza risolvere i potenziali conflitti.

Refugees Welcome Italia: nuovo patto Ue pietra tombale diritto asilo

Refugees Welcome Italia: nuovo patto Ue pietra tombale diritto asiloRoma, 20 dic. (askanews) – ll Consiglio e il Parlamento dell’Ue hanno trovato un accordo sui cinque punti principali del Patto su Migrazioni e Asilo, che definirà il futuro delle politiche europee in materia. “Il compromesso raggiunto non è un ‘momento storico’, come alcuni esponenti politici hanno affermato in queste ore, ma rappresenta una pagina nera nella storia dell’Ue. È il fallimento di un’idea di Europa in grado di garantire protezione e sicurezza a chi fugge da guerre e persecuzioni”: lo denuncia Refugees Welcome Italia in un comunicato.

L’accordo – prosegue l’associazione indipendente – è l’ennesima riproposizione di un approccio securitario da “fortezza Europa” che ha ampiamente dimostrato di essere fallimentare e che rischia di compromettere seriamente l’esercizio del diritto di asilo. “Invece di introdurre soluzioni in grado di garantire una maggiore protezione alle persone in fuga da conflitti e persecuzioni, – si legge nel testo – questo patto rischia di dar vita ad un sistema disumano, costoso e inefficace, con un impatto devastante sui diritti umani e sul sistema di protezione in materia di asilo. Migliaia di persone, inclusi bambini e bambine, rischiano di essere trattenute in quelli che sono di fatto centri di detenzione alle frontiere”. Refugees Welcome Italia spiega che il Patto prevede “l’uso obbligatorio delle procedure di frontiera, che si tradurrà in situazioni di detenzione prolungata con limitato accesso ad assistenza legale, l’incremento dei respingimenti alla frontiera che hanno causato negli anni gravi violenze e violazioni dei diritti umani, il rafforzamento delle politiche di esternalizzazione con il coinvolgimento nella gestione dei flussi migratori di Paesi terzi, l’espansione della nozione di ‘Paese terzo sicuro’ che consentirà di rimpatriare forzatamente le persone in paesi che sicuri non sono, la normalizzazione dell’uso arbitrario della detenzione per migranti (compresi bambini e famiglie), l’uso della profilazione razziale. Nessuna forma di solidarietà che possa risolvere i problemi strutturali del sistema di accoglienza e garantire una equa ridistribuzione delle persone in arrivo”.

“Oggi è un giorno drammatico per chi cerca di protezione in Europa. Il patto è un compromesso politico fatto sulla pelle delle persone che non affronta alla radice le questioni irrisolte, ma perpetua una logica securitaria e pericolosa che causerà ancora più sofferenza. Qualsiasi riforma del sistema di asilo dovrebbe porre al centro i diritti delle persone, per questo l’accordo tradisce i valori fondanti dell’Unione europea”, ha commentato Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia.

Ue, Commissione propone downgrade status protezione lupi

Ue, Commissione propone downgrade status protezione lupiMilano, 20 dic. (askanews) – La Commissione Europea presenta una proposta di decisione del Consiglio volta ad adeguare lo status di protezione del lupo ai sensi della Convenzione internazionale di Berna sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei, di cui sono parti l’UE e i suoi Stati membri.

Secoondo la presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Il ritorno dei lupi è una buona notizia per la biodiversità in Europa. Ma la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale soprattutto per il bestiame. Per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi, le autorità locali hanno chiesto maggiore flessibilità. Lo status di protezione del lupo ai sensi della Convenzione è stato stabilito sulla base dei dati scientifici disponibili al momento dei negoziati della Convenzione nel 1979. Sulla base di un’analisi approfondita sullo status del lupo nell’UE, anch’essa pubblicata oggi, la Commissione propone di rendere il lupo “protetto” anziché “strettamente protetto”.

Fa seguito all’annuncio della Commissione nel settembre 2023 che, sulla base dei dati raccolti, deciderà su una proposta volta a modificare, ove opportuno, lo status di protezione del lupo e ad aggiornare il quadro giuridico, per introdurre, ove necessario, ulteriori flessibilità.

Ue raggiunge accordo su migranti, von der Leyen: “storico”

Ue raggiunge accordo su migranti, von der Leyen: “storico”Milano, 20 dic. (askanews) – Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è un “accordo storico”. I paesi dell’UE e i membri del Parlamento europeo hanno raggiunto un’intesa sulla riforma della legge europea sugli immigrati e sui richiedenti asilo. La von der Leyen ha ringraziato la vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson.

A sua volta Johansson definisce su X l’accordo un “momento storico”, sottolineando l’intera notte di trattative. La riforma porta con sé, tra le altre cose, l’accelerazione dei controlli all’ingresso e la possibilità di istituire centri di attesa nelle zone di frontiera, oltre a un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra i paesi membri a beneficio degli Stati sotto pressione migratoria.

Inoltre, l’accordo prevede l’accelerazione dell’espulsione dal Paese di coloro che hanno ricevuto una domanda di asilo negativa. Prima di entrare in vigore, le riforme giuridiche devono ancora essere approvate formalmente dal Consiglio europeo, composto dai capi di Stato.