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Nella versione televisiva breve degli Oscar tagliato “20 giorni a Mariupol”

Nella versione televisiva breve degli Oscar tagliato “20 giorni a Mariupol”Milano, 12 mar. (askanews) – Nella versione televisiva internazionale abbreviata della 96esima cerimonia di premiazione dell’Oscar, gli organizzatori hanno tagliato la premiazione del “Miglior documentario lungometraggio”, del film documentario ucraino “20 giorni a Mariupol” del regista Mstislav Chernov.


Alle 20.30 ieri sul canale televisivo Suspilne Kultura, che quest’anno per la seconda volta è l’emittente esclusiva della cerimonia di premiazione degli “Oscar” in Ucraina, era prevista la trasmissione della versione internazionale abbreviata, ma dopo aver ricevuto il materiale per la trasmissione dagli organizzatori, la squadra ha scoperto che non ci sono i documentaristi ucraini a ritirare il premio. Il team di Suspilne ha espresso la propria indignazione agli organizzatori del premio di quest’anno, The Walt Disney Company Limited e, invece della versione abbreviata, ha mostrato al pubblico ucraino la versione completa, trasmessa in diretta sul canale televisivo Suspilne Kultura la notte precedente.


“Il nostro team è rimasto scioccato e profondamente deluso quando non ha visto la nomination “Miglior documentario lungometraggio” nel montaggio della versione internazionale, dove il film “20 giorni a Mariupol” ha vinto il giusto premio. Il potente discorso di Mstislav Chernov ha sottolineato l’unità tra l’Ucraina e il mondo: è ancora più deplorevole vedere l’esclusione di questo episodio pieno di verità e forza dalla versione distribuita ai licenziatari globali del premio Oscar. Ricordiamo che l’anno scorso per la stessa nomination, in cui vinse il film documentario su Navalny, c’era un posto nella versione abbreviata, così come per il discorso politico di sua moglie Yulia Navalnaya, che ha ricevuto questo premio, apparentemente apolitico. Ci auguriamo che gli organizzatori del premio ascoltino la nostra protesta “, ha affermato Lukyan Galkin, produttore esecutivo del canale televisivo. IL PRIMO “OSCAR” PER L’UCRAINA Il film “20 giorni a Mariupol” del corrispondente di guerra Mstislav Chernov e del fotografo Yevgeny Maloletka ha vinto il premio “Oscar” nella categoria “Miglior documentario”. Questo è il primo film ucraino a vincere questo prestigioso premio dell’American Film Academy.


Durante la cerimonia di premiazione, Chernov ha sottolineato che l’Oscar del suo film è stato un momento fondamentale per il cinema ucraino, ma allo stesso tempo il regista ha ammesso che avrebbe preferito non girare mai questo film e che avrebbe scambiato il premio con la pace che esisteva in Ucraina. prima dell’invasione russa. “20 giorni a Mariupol” è il lavoro documentario di Mstislav Chernov, che nel marzo 2022, insieme al suo collega fotografo Yevhen Maloletka, fu l’ultimo dei giornalisti civili rimasti a Mariupol, che era sotto un assedio da parte delle truppe russe.

L’Onu: gli abusi sessuali di Hamas sugli ostaggi non legittimino nuovi atti di guerra

L’Onu: gli abusi sessuali di Hamas sugli ostaggi non legittimino nuovi atti di guerraMilano, 12 mar. (askanews) – La prova che alcuni degli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre sono stati violentati non legittima ulteriori azioni militari israeliane, dice Pramila Patten, Rappresentante speciale del Segretario generale Onu sulla violenza sessuale nei conflitti. “Di fatto, crea una richiesta morale per un cessate il fuoco umanitario, per porre fine alle sofferenze indescrivibili inflitte ai civili palestinesi a Gaza, e per garantire il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, ha detto Patten al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove per il Ministero degli Esteri israeliano era presente il ministro Israel Katz. Patten è l’inviata speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nelle aree di conflitto. La scorsa settimana ha affermato che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Hamas abbia violentato e sottoposto donne a torture sessuali e ad altri trattamenti dannosi e inumani durante l’attacco del 7 ottobre contro Israele.

Il cardinale Parolin: “Mosca cessi fuoco, poi i negoziati con l’Ucraina”

Il cardinale Parolin: “Mosca cessi fuoco, poi i negoziati con l’Ucraina”Milano, 12 mar. (askanews) – È “ovvio” che creare le condizioni di un negoziato spetti a entrambe le parti in conflitto, Russia e Ucraina, che la “prima condizione” sia di “mettere fine all’aggressione” e a cessare il fuoco debbano essere “innanzitutto gli aggressori”, cioè Mosca. Così il cardinale Pietro Parolin, 69 anni, Segretario di Stato vaticano al Corriere della Sera, invocando “maggiore considerazione per la vita umana”.


“Come ricordato dal direttore della sala stampa vaticana, citando le parole del Santo Padre del 25 febbraio scorso, l’appello del Pontefice è che ‘si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura’. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione. Non bisogna mai dimenticare il contesto e, in questo caso, la domanda che è stata rivolta al Papa, il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa” spiega Parolin che poi prosegue: “La Santa Sede persegue questa linea e continua a chiedere il ‘cessate il fuoco’ – e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori – e quindi l’apertura di trattative. II Santo Padre spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo”

Francia, Darmanin annuncia intesa sull’autonomia per la Corsica

Francia, Darmanin annuncia intesa sull’autonomia per la CorsicaRoma, 12 mar. (askanews) – Il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin ha annunciato oggi con una dichiarazione rilanciata anche su X (Twitter) un accordo su una riforma costituzionale mirata alla concessione di un regime di autonomia alla Corsica. “Questa sera, con i rappresentanti politici corsi, abbiamo trovato – ha spiegato – un ampio accordo istituzionale secondo i criteri fissati da Emmanuel Macron (il presidente francese, ndr). Questo accordo sarà presto discusso dall’Assemblea della Corsica prima di passare alle consultazioni politiche nazionali. Questo accordo segna la fine del processo di Beauvau”, il nome che è stato dato al confronto fra le autorità politiche nazionali e quelle regionali dell’isola.


Il progetto illustrato da Darmanin, si legge sul sito del quotidiano francese Le Figaro, prevede “il riconoscimento di uno status di autonomia” all’isola “all’interno della Repubblica”.

M.O., premier malese Ibrahim: il problema non inizia il 7 ottobre

M.O., premier malese Ibrahim: il problema non inizia il 7 ottobreRoma, 11 mar. (askanews) – Il primo ministro malese Anwar Ibrahim ha difeso i legami del suo Paese con Hamas durante una visita in Germania, uno dei principali sostenitori di Israele. “Non possiamo cancellare quarant’anni di atrocità ed espropri, che hanno provocato la reazione e la rabbia delle popolazioni interessate”, ha detto Anwar Ibrahim durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ne dà notizia il sito del quotidiano francese Le Figaro.


La Malesia, la cui popolazione è prevalentemente musulmana, non ha relazioni diplomatiche con Israele. Molti nel paese sostengono i palestinesi. Il suo governo coltiva rapporti “con l’ala politica di Hamas e non me ne scuso”, ha precisato Ibrahim, sottolineando di “non avere alcun legame con l’ala militare”. “Dobbiamo capire la radice del problema”, ha spiegato il primo ministro malese. “Ciò che rifiuto fermamente è questa narrazione, questa ossessione, secondo cui il problema inizia e finisce il 7 ottobre. È iniziato quattro decenni fa e continua ogni giorno”.

Stoltenberg: “La Nato non ha intenzione di inviare truppe in Ucraina”

Stoltenberg: “La Nato non ha intenzione di inviare truppe in Ucraina”Roma, 11 mar. (askanews) – Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha preso le distanze da quanto dichiarato dal presidente francese Emmanuel Macron secondo cui gli alleati occidentali non dovrebbero escludere lo schieramento di truppe in Ucraina.


“La Nato non ha intenzione di inviare truppe in Ucraina e non è parte del conflitto, né lo sono i suoi alleati”, ha detto Stoltenberg in un’intervista a Reuters. Stoltenberg ha aggiunto che anche se i singoli Paesi della Nato inviassero truppe in Ucraina, ciò influenzerebbe l’alleanza nel suo complesso poiché i suoi membri sono vincolati da un patto di difesa collettiva. “Penso che sia importante consultarci e avere un approccio comune su questi importanti argomenti perché contano per tutti noi”, ha poi detto rispondendo alla domanda se Macron avesse commesso un errore parlando di “ambiguità strategica” sul possibile dispiegamento di truppe occidentali in Ucraina.

Von der Leyen al Papa: “Resa? È il turno di Putin, non dell’Ucraina”

Von der Leyen al Papa: “Resa? È il turno di Putin, non dell’Ucraina”Milano, 11 mar. (askanews) – La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen prende indirettamente le distanze dalle richieste di Papa Francesco all’Ucraina. “Chi nega la pace e vuole spazzare via l’Ucraina è Putin, Putin deve deporre le armi”, dice von der Leyen secondo i media tedeschi, a Berlino presentando il programma elettorale della CDU/CSU per le elezioni europee.


“Nessuno desidera la pace più del popolo ucraino”, ha detto. Ma ci deve essere “una pace vera e giusta; non può esserci alcuna occupazione, e no all’oppressione”.

Francia, Macron avanza prudente su fine vita dopo voto su aborto

Francia, Macron avanza prudente su fine vita dopo voto su abortoMilano, 11 mar. (askanews) – Dopo l’aborto, garantito dalla Costituzione, il presidente francese Emmanuel Macron si dedica a un’altra spinta sui diritti che appare come una volontà per riequilibrare la rotta e rispondere a chi nelle scorse settimane lo accusava di una virata a destra (con l’arrivo a capo del governo del giovane Gabriel Attal). Il leader dell’Eliseo, dopo lunghi mesi di riflessione e diversi rinvii, ha annunciato in un’intervista nel week end la presentazione, per il mese di aprile, di un disegno di legge sulla “morte assistita” – una delle sue promesse elettorali – in “condizioni rigorose”: ai pazienti interessati verrà prescritto un prodotto letale da somministrare da soli o con assistenza, ha spiegato a Libération e La Croix. “Un diversivo”, a tre mesi dalle elezioni europee, secondo la destra francese. E nel Paese è un crescendo di forti polemiche. “Il Presidente della Repubblica crea un po’ di rumore, proponendo dibattiti sociali”, ha reagito su Franceinfo il deputato Laurent Jacobelli, portavoce del Rassemblement National.


E mentre anche il suo stesso campo rischia di essere diviso sulla questione del fine vita, Macron vuole concedere tempo ai deputati, il che è raro e fa riflettere sui complessi rapporti di forza in Francia. Questo disegno di legge del governo, che conterrà anche una componente di rafforzamento delle cure palliative, sarà presentato ad aprile al Consiglio dei ministri per un esame in prima lettura all’Assemblea nazionale a maggio, prima delle elezioni europee di giugno. L’iter parlamentare si preannuncia lungo e i risultati probabilmente non arriveranno prima del 2025. Il testo sarà esaminato nella sessione dell’Assemblea nazionale dal 27 maggio. E a conferma che l’argomento è ancora più caldo e divisivo dell’aborto, il primo ministro invita in questa occasione ad un “dibattito pacifico, informato, rispettoso delle posizioni di tutti”. Precisando: “la morte non può essere un argomento tabù, silenzioso”. Da notare la scelta delle parole: il Presidente della Repubblica si era pronunciato a favore della “morte assistita”. Attal sui social mette anche l’accento sulla necessità del provvedimento: “Nonostante i notevoli progressi compiuti negli ultimi anni, alcuni nostri concittadini a volte si ritrovano impotenti di fronte alla malattia e al dolore”, scrive.


LA REAZIONE DELLA CHIESA Vescovi e arcivescovi cattolici sono intervenuti oggi, 11 marzo, per condannare il disegno di legge sulla “morte assistita”. “Una brutta sorpresa”, “un inganno”. La Chiesa di Francia non manca di aggettivi negativi per discutere la bozza, presentata da Macron . Sui media si sono succeduti diversi vescovi, evocando sia “un inganno”, sia promesse “vaghe”, sia “un’assenza di fraternità”. “Chiamare ‘legge della fraternità’ un testo che apre sia al suicidio assistito che all’eutanasia è un inganno”, ha dichiarato Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale di Francia, in un’intervista a La Croix .


Da notare che il disegno di legge doveva passare “entro la fine dell’estate 2023”. A metà settembre, Olivier Véran annunciava “progressi significativi” entro la fine del mese. Poi visitando allora Marsiglia, papa Francesco aveva messo in guardia contro “la prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce”. Il disegno di legge venne rinviato al 2024. IN COSA CONSISTE


L’accesso sarà soggetto a numerose condizioni, ha spiegato Macron. I pazienti adulti, “capaci di pieno e completo discernimento”, affetti da una “malattia incurabile” con “prognosi vitale a breve o medio termine” e affetti da sofferenze “refrattarie” (non alleviabili) potranno “chiedere di poter essere aiutati a morire”, ha detto il capo dello Stato ai due quotidiani. Saranno quindi esclusi i minori e i pazienti affetti da malattie psichiatriche o neurodegenerative che compromettono la capacità di discernimento, come l’Alzheimer. In caso di parere collegiale favorevole dell’equipe medica, alla persona verrà prescritta una sostanza letale, che potrà somministrarsi da sola, o con l’aiuto di terzi se “non ha il controllo” fisico delle sue azioni: potrà essere “un volontario da loro designata quando nessun vincolo tecnico lo impedisca”, oppure “il medico o l’infermiere che li accompagna”, a seconda del testo che dovrà essere trasmesso di qui a dieci giorni al Consiglio di Stato. La somministrazione potrà avvenire a domicilio o in una struttura sanitaria. LE CRITICHE Numerose le critiche rivolte al Presidente della Repubblica. In primo luogo, riguardo alle “condizioni per l’elaborazione del testo”: quindici organizzazioni di operatori sanitari ritengono che Emmanuel Macron “abbia annunciato un sistema molto lontano dai bisogni dei pazienti e dalla realtà quotidiana degli operatori sanitari”. I firmatari accusano l’esecutivo di aver fatto “una scelta brutale ignorando le parole degli operatori sanitari che non vengono consultati dallo scorso settembre”. Macron ha sostenuto il contrario nella sua intervista, dichiarando: “In modo molto pragmatico, abbiamo consultato i pazienti, le famiglie, le équipe sanitarie, la società per constatare che la legge Claeys-Leonetti, che fissa l’attuale quadro giuridico, aveva portato a un progresso ma non ha permesso di affrontare situazioni umane molto difficili”. EUTANASIA O FINE VITA? “La scelta delle parole va nella direzione, in un certo senso, di ciò che la Convenzione ha proposto”, ha stimato al microfono di Franceinfo Claire Thoury, sociologa e presidente del comitato di governance della Convenzione dei Cittadini, sulla fine del vita. Ciò è in linea con le proposte avanzate dalla Convenzione, anche se “è più strutturata, più prudente, ci sono molte garanzie messe in atto”, ha osservato. “Non stiamo parlando di eutanasia o di suicidio assistito, ma sicuramente c’è un’apertura verso l’assistenza alla morte che è possibile”, ha proseguito. Su France Culture, Jean Leonetti teme “enormi difficoltà nell’applicazione della legge”. L’ex deputato e coautore della legge Claeys-Leonetti del 2016 sul fine vita ritiene che questo disegno di legge sia “la dimostrazione di una certa prudenza” e che sia quindi “positivo”, anche se i termini di questa legge sono “sfuocati”, perché il presidente della Repubblica “dice che non si tratta né di eutanasia né di suicidio assistito, ma un po’ di entrambi”, ha precisato. L’EUTANASIA VICINO ALLA FRANCIA I Paesi Bassi sono stati il primo paese al mondo a legalizzare l’eutanasia attiva, ovvero l’atto di ridurre intenzionalmente la sofferenza di una persona, ad esempio iniettandole un prodotto letale, nel 2001. L’atto può avvenire solo a determinate condizioni. Dall’altra parte dei Pirenei, la Spagna ha seguito le orme dei Paesi Bassi diventando nel 2021 il sesto Paese al mondo a legalizzare l’eutanasia attiva. Possono usufruirne solo i pazienti di nazionalità spagnola o residenti in Spagna da almeno 12 mesi, adulti, coscienti e affetti da una malattia “grave e incurabile” o “grave, cronica e invalidante”, facendone richiesta scritta. (di Cristina Giuliano)

Book Pride, appello al ministro Sangiuliano da associazione editori

Book Pride, appello al ministro Sangiuliano da associazione editoriRoma, 11 mar. (askanews) – Da Book Pride – la fiera nazionale dell’editoria indipendente di Milano – le Associazioni degli editori, dei librai e dei bibliotecari, ADEI, ALI , SIL e AIB rivolgono un appello al Governo ad aprire urgentemente un confronto sui temi del libro, della lettura e delle biblioteche.


Nel corso dell’incontro ” Sostenere la lettura, la produzione e la domanda di libri”, organizzato da ADEI, si è infatti constatato come il settore si trovi ad affrontare importanti cambiamenti in assenza di una politica pubblica; infatti con l’ultima legge finanziaria sono state cancellate o fortemente ridimensionate tutte le linee di intervento pubblico che negli ultimi anni avevano consentito una ripresa della filiera con buone ricadute anche sulla pubblica lettura; gli effetti della legge finanziaria già si intravedono, ma saranno ancora più evidenti nella seconda parte dell’anno, con pesanti ricadute che andranno a colpire soprattutto il pluralismo dell’offerta, da sempre valore del settore. Per questo ADEI, ALI, SIL e AIB, tornano a chiedere al governo che si avvii senza indugio un confronto sulle politiche per il libro e la lettura.


I presidenti di ADEI, ALI, SIL e AIB

La Svezia nella Nato, il premier: “Dopo oltre 200 anni di non allineamento”

La Svezia nella Nato, il premier: “Dopo oltre 200 anni di non allineamento”Milano, 11 mar. (askanews) – “Dopo più di 200 anni di non allineamento militare, questo è un passo storico, ma anche un passo molto naturale”. Lo ha detto il primo ministro svedese Ulf Kristersson partecipando a Bruxelles alla cerimonia ufficiale di alzabandiera che segna l’ingresso del suo Paese nella Nato. “Ci stiamo preparando da decenni e nei dettagli da due anni. Con questa adesione la Svezia è tornata a casa”. E ancora: “Oggi vorrei dire grazie a tutti i nostri alleati. Noi abbiamo scelto voi e voi ci avete scelto, tutti per uno, uno per tutti”, ha aggiunto.


Il cerimoniale ha previsto l’esecuzione dell’inno della Svezia e successivamente quello della Nato. “La Svezia difenderà i valori del Trattato di Washington, la libertà, la democrazia, la libertà individuale e lo stato di diritto che ci uniscono” ha dichiarato il premier. “La Svezia entra nella NATO perché crede nell’importanza della difesa collettiva, ma aderisce alla NATO anche per garantire la sicurezza, dal Mar Baltico al Mar Nero. Nel corso dei nostri 30 anni di partenariato, abbiamo dimostrato una forte capacità di agire assieme alla NATO. Il nostro territorio si trova al crocevia del Nord Europa, e siamo pronti a fare la nostra parte in tutta l’area Euro Atlantica. Creiamo e portiamo con noi alcune capacità uniche. Le nostre forze armate sono moderne e ben addestrate sia a terra, che in aria, che in mare”. Il primo ministro svedese ha poi parlato di rafforzamento: “Adesso – ha dichiarato – ci integreremo ancora più profondamente. Impareremo e insegneremo. La Svezia è pienamente impegnata nel ruolo della NATO nella lotta al terrorismo. Portiamo una lunga e forte tradizione di cooperazione transatlantica di successo. Sappiamo che l’importanza della salvaguardia è una forte difesa nazionale. Stiamo raddoppiando il nostro bilancio per la difesa e dal 1° gennaio la Svezia soddisfa lo standard NATO del 2% del PIL per la spesa per la difesa. Questo è un elemento importante per contribuire alla sicurezza della NATO e alla condivisione degli oneri. Aumentiamo anche il numero dei coscritti, rafforziamo la protezione civile e reintroduciamo i servizi civili. Inoltre, prenderemo parte anche ai lavori interni intensificati sull’innovazione e sulle tecnologie emergenti: la base industriale della difesa svedese è una risorsa con un vantaggio tecnologico unico, l’interfaccia tra l’innovazione tecnologica civile e le applicazioni militari non è mai stata così importante. La Svezia sarà un paese più sicuro nella NATO, e la NATO sarà più forte”.