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Usa2024, Harris: non abbandoneremo mai lotta per la democrazia

Usa2024, Harris: non abbandoneremo mai lotta per la democraziaMilano, 7 nov. (askanews) – “Non abbandoneremo mai la lotta per proteggere le scuole e le strade dalla violenza con le armi e non abbandoneremo mai la lotta per la nostra democrazia, per lo Stato di diritto, per una giustizia eguale e per la sacra idea che per ciascuno di noi, indipendentemente da chi siamo o da dove abbiamo iniziato, certi diritti fondamentali e libertà devono essere rispettati e mantenuti”. Lo ha detto la vicepresidente degli Usa, Kamala Harris, parlando a suoi sostenitori a Washington, nella sua prima apparizione dopo la sconfitta da parte di Donald Trump alle elezioni presidenziali.


“Non abbandonerò mai la lotta per un futuro in cui gli americani possono perseguire i loro sogni, le loro ambizioni, le loro aspirazioni, dove le donne americane hanno la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo senza che sia il governo a dire loro cosa fare, non ci arrenderemo mai” ha aggiunto.“Oggi ho parlato con il presidente eletto Trump congratulandomi con lui per la vittoria, dicendogli anche che noi lo aiuteremo nella transizione e che ci impegneremo in un trasferimento pacifico dei poteri”, ma “pur concedendo questo risultato non abbandono la lotta che ha alimentato questa campagna, la lotta per la libertà, per le opportunità, per la giustizia e per la dignità di tutte le persone, per gli ideali che sono il cuore della nostra nazione” ha continuato Harris.


“Io so che molti pensano che stiamo entrando in un periodo oscuro, ma a beneficio di tutti noi non è così perché in America sentiamo in cielo la luce di miliardi e miliardi di stelle, la luce dell’ottimismo, della fede, della verità e del servizio. Che questo lavoro ci guidi anche dinnanzi a dei passi indietro verso la promessa straordinaria degli Stati Uniti d’America” ha concluso. 

Usa2024, Harris: non abbandono lotta per libertà e giustizia

Usa2024, Harris: non abbandono lotta per libertà e giustiziaMilano, 6 nov. (askanews) – “Oggi ho parlato con il presidente eletto Trump congratulandomi con lui per la vittoria, dicendogli anche che noi lo aiuteremo nella transizione e che ci impegneremo in un trasferimento pacifico dei poteri”, ma “pur concedendo questo risultato non abbandono la lotta che ha alimentato questa campagna, la lotta per la libertà, per le opportunità, per la giustizia e per la dignità di tutte le persone, per gli ideali che sono il cuore della nostra nazione”. Lo ha detto la vicepresidente degli Usa, Kamala Harris, parlando a suoi sostenitori a Washington, nella sua prima apparizione dopo la sconfitta da parte di Donald Trump alle elezioni presidenziali.

Trump rinforza la “Mega” di Orban, l’Ue rischia divisioni a Budapest

Trump rinforza la “Mega” di Orban, l’Ue rischia divisioni a BudapestBudapest, 6 nov. (askanews) – Le inquietudini si erano manifestate sin da quando, mesi fa, il primo ministro ungherese Viktor Orban, detenendo il suo paese la presidenza di turno dell’Ue, aveva deciso di fissare la riunione della Comunità politica europea subito dopo le elezioni Usa, come a rendere esplicito che le sorti del Continente dipendono dalle oscillazioni della politica americana. Ma ora, con la netta vittoria di Donald Trump, il rischio che il format pensato “per affrontare questioni di interesse comune e rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo” possa trasformarsi nel palcoscenico di profonde divisioni geostrategiche, appare praticamente una certezza. Una scommessa vinta, quella di Orban, da sempre fervido sostenitore di Trump e da sempre voce critica, se non vera e propria spina nel fianco, delle istituzioni europee. Tanto da attirarsi la definizione di “cavallo di Troia” di Vladimir Putin in Europa.


La quinta riunione della Comunità politica europea, piattaforma voluta dal presidente francese Emmanuel Macron all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, si svolgerà domani alla Puskas Arena di Budapest, a cui seguirà, il giorno successivo, un Consiglio europeo informale dal quale si attende un “Nuovo patto europeo per la competitività” sulla base dei rapporti redatti dagli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi. Al summit sono invitati 47 capi di Stato e di governo dei Ventisette e dei loro vicini, dalla Turchia, all’Ucraina, al Regno Unito (escluse Russia e Bielorussia). Unico assente ‘giustificato’, il premier spagnolo Pedro Sanchez, alle prese con il post alluvione nella Generalitat di Valencia. Le istituzioni Ue saranno rappresentate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrell.


Se la precedente amministrazione Trump aveva destabilizzato non poco le relazioni politiche ed economiche transatlantiche, con i dazi imposti ad alcuni prodotti europei, lo spostamento dell’attenzione Usa verso il contenimento strategico della Cina, il disappunto mostrato verso i Paesi Ue che spendono poco per la difesa e non contribuiscono come potrebbero alla Nato, è sulla guerra in Ucraina che le divisioni tra Europa e Usa, e all’interno della stessa Ue, potrebbero assumere dimensioni rilevanti, avendo Trump promesso in campagna elettorale di porre fine alla guerra “entro 24 ore” dall’elezione, cosa che lascerebbe presagire un repentino disimpegno statunitense nei confronti di Kiev. Non è un caso se stamane Orban (il quale aveva declinato, come slogan per il semestre di presidenza ungherese dell’Ue, il “Make America Great Again” di Trump in “Make Europe Great Again”) si è affrettato a dichiarare che la vittoria di Trump solleva la questione se l’Europa può continuare ad aiutare l’Ucraina da sola. “Per noi leader europei – ha sottolineato Orban al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi a Bishkek – la questione è se l’Europa da sola sia in grado di mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina che c’è stato finora. Ne dubito fortemente, quindi sarà necessaria una nuova strategia europea”.


Per scongiurare una fase di tensione con gli Usa e all’interno della stessa Ue, la presidente della Commissione Von der Leyen, congratulandosi con Trump, ha sottolineato che “Unione europea e Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Questo legame è profondo, radicato nella nostra storia comune, nell’impegno per la libertà e la democrazia e negli obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. Lavoriamo insieme – è stato l’invito di Von der Leyen a Trump – a un partnerariato transatlantico che continui a dare risultati per i nostri cittadini”. Stessa preoccupazione deve aver colto il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, i quali, a risultati non ancora definitivi, hanno avuto un colloquio nel quale hanno concordato di “lavorare per un’Europa più unita, più forte e più sovrana. Lavoreremo – ha assicurato Macron su X – per un’Europa più unita, più forte e più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti e difendendo i nostri interessi e i nostri valori”.


Tornando alla riunione della Comunità politica europea, domani alle 10 è previsto l’arrivo delle delegazioni. Attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale con Trump, oltre a diverse affinità di carattere politico, ha in comune il fatto di avere un rapporto privilegiato con Elon Musk, primo sponsor del candidato repubblicano, che l’anno scorso fu ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi fu addirittura ospite d’eccezione ad Atreju, la festa nazionale di Fdi. La riunione della Comunità politica europea entrerà dunque nel vivo con una sessione plenaria sulle sfide alla sicurezza, seguita da quattro sessioni di discussione su migrazione sicurezza economica. I presidenti di ciascuna tavola rotonda riferiranno sulle discussioni nella seconda sessione plenaria, prevista nel primo pomeriggio. Intorno alle 17,30 la conferenza stampa del primo ministro ungherese Viktor Orban e del primo ministro dell’Albania Edi Rama, il cui Paese ospiterà la prossima riunione della Cpe. Poi, domani sera, i leader europei si incontreranno di nuovo per una cena informale al Parlamento ungherese, dove si discuterà proprio dei risultati delle presidenziali Usa. E già qualcuno teme che Orban possa sfruttare l’occasione per una nuova provocazione contro l’Ue, magari un video collegamento con Trump.

Guterres: l’Onu è pronta a lavorare con Trump in modo costruttivo

Guterres: l’Onu è pronta a lavorare con Trump in modo costruttivoRoma, 6 nov. (askanews) – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è congratulato con Donald Trump per la vittoria alle elezioni presidenziali statunitensi, aggiungendo di essere pronto a lavorare in modo costruttivo.


Le elezioni presidenziali statunitensi si sono svolte il 5 novembre e malgrado le previsioni di una competizione lunga e difficile, Trump è stato dichiarato vincitore già nelle prime ore di mercoledì. “Mi congratulo con il popolo degli Stati Uniti d’America per la sua partecipazione attiva al processo democratico. Mi congratulo con il presidente eletto Donald J. Trump e ribadisco la mia convinzione che la cooperazione tra gli Stati Uniti e le Nazioni Unite sia un pilastro essenziale delle relazioni internazionali”, ha dichiarato Guterres in un comunicato. L’Onu è pronta a lavorare in modo costruttivo con la nuova amministrazione, si legge nella dichiarazione.


“Le Nazioni Unite sono pronte a lavorare in modo costruttivo con l’amministrazione entrante per affrontare le sfide drammatiche che il nostro mondo sta vivendo”, si legge nella dichiarazione.

Usa2024, i media commentano la vittoria di Trump: inizia era MAGA

Usa2024, i media commentano la vittoria di Trump: inizia era MAGANew York, 6 nov. (askanews) – L’elezione di Donald Trump a 47mo presidente degli Stati Uniti, segna una resurrezione politica per il magnate e lo lancia ancora una volta nella lista dei primati. Trump diventa il primo condannato a vincere la Casa Bianca. A 78 anni, è anche la persona più anziana mai eletta alla carica e la seconda a vincere un altro mandato non consecutivi, dopo il presidente Grover Cleveland.


I media americani dopo una notte di analisi e proiezioni accolgono la notizia con animo contrastante. “Don Deal – l’Affare Donald”, e’ il titolo digitale del New York Post di mercoledì mattina presto. Il tabloid di proprietà di Rupert Murdoch ha sostenuto Trump a ottobre e nell’edizione cartacea mattutina del giornale presenta un Trump sorridente con il titolo “Ci è riuscito di nuovo!”. “Trump Storms Back”, ha titolato il New York Times, usando un’espressione che indica il ritorno della furia del magnate alla guida del Paese. “Sbalorditivo ritorno al potere dopo una campagna oscura e provocatoria” è il sommario del Times per descrivere la “nuova era di incertezza” per il paese. La CNN preferisce un secco “Trump riprende il potere”, mentre il sito di notizie Axios calca la mano sulla nuova era inauguarata dal 47mo presidente: “Trump rieletto, inizia una nuova era MAGA”. Fedele alla cronaca è il Wall Street Journal che titola sul suo sito: “Donald Trump eletto 47mo presidente degli Stati Uniti. L’ex presidente e’ il primo in oltre un secolo a riprendersi la Casa Bianca dopo averla persa”.

Cos’hanno deciso gli elettori Usa sull’interruzione di gravidanza

Cos’hanno deciso gli elettori Usa sull’interruzione di gravidanzaNew York, 06 nov. (askanews) – A oltre due anni di distanza dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di porre fine alla sentenza che garantiva il diritto all’aborto, gli elettori di 10 stati hanno espresso il loro voto per consolidare questo diritto nelle loro costituzioni statali.


Secondo le ultime proiezioni della CNN, le misure per proteggere l’accesso all’aborto in Arizona, Colorado, New York, Maryland, Missouri, Montana e Nevada saranno approvate. Negli stati di New York, Colorado e Maryland, dove l’aborto e’ legale, le misure manterranno l’attuale legislazione in vigore. In Missouri, l’emendamento ampliera’ notevolmente l’accesso all’aborto, che e’ attualmente vietato senza eccezioni per stupro o incesto. Analogamente in Arizona, si prevede che le urne annulleranno il divieto di aborto a 15 settimane di gravidanza.


La Florida ha invece bocciato il referendum che prevedeva l’estensione del periodo di aborto e lo stesso ha fatto il Sud Dakota. In Nebraska, gli elettori si confrontavano su due quesiti: uno prevedeva di inserire il diritto all’aborto fino alla 24 settimana, l’altro di mantenere l’attuale divieto e cioe’ aborto possibile entro 12 settimane. Gli elettori hanno bocciato il primo referendum e approvato il secondo.

Congratulazioni a Trump anche da Ryad, Cairo, Amman e Doha

Congratulazioni a Trump anche da Ryad, Cairo, Amman e DohaRoma, 6 nov. (askanews) – Anche re Salman dell’Arabia Saudita e il principe ereditario, Mohammed bin Salman, si sono congratulati con Donald Trump per il suo ritorno alla Casa Bianca. Re Salman ha elogiato le “strette relazioni tra i due Paesi e popoli amici”. Trump aveva intrattenuto ottimi rapporti con la potente monarchia del Golfo nel corso del suo primo mandato.


In Egitto, il presidente Abdel Fattah al Sisi si è felicitato con il neo presidente americano, auspicando “pace e stabilità” in Medio Oriente. Proprio come il re di Giordania, Abdullah II, che ha detto di voler lavorare nuovamente con Trump per “la pace e la stabilità nella regione”. Da parte del Qatar, l’emiro Sheikh Tamim bin Hamad al Thani ha inviato un messaggio di felicitazioni su X affermando che non vede l’ora di “lavorare di nuovo con il presidente Trump per promuovere la sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo”.

Arte, al via la mostra “Il Seicento a Villa Farnesina a Roma

Arte, al via la mostra “Il Seicento a Villa Farnesina a RomaRoma, 6 nov. (askanews) – L’École française de Rome, attiva in Italia dal 1875 per la ricerca e la formazione alla ricerca in storia, archeologia e scienze umane, prosegue il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio culturale presentando la mostra “Il Seicento in Villa Farnesina” (Roma, 6 novembre 2024 – 12 gennaio 2025) che intende approfondire gli esiti seicenteschi delle opere create da Raffaello nella Villa Farnesina, nonché la fortuna dei soggetti iconografici ideati dal maestro di Urbino.


“L’iniziativa – ha spiegato Brigitte Marin, Direttrice dell’EFR- ha l’obiettivo di creare, come nei secoli scorsi, dei legami culturali tra Palazzo Farnese e Villa Farnesina. Le collaborazioni tra queste due residenze sulle due sponde del Tevere, rievocando il cosiddetto Ponte di Michelangelo, ideato nel 1540 ma mai costruito, rappresentano occasioni eccezionali per la costruzione di altri ponti simbolici, tra passato e presente e tra le nostre due istituzioni, e per far conoscere la storia e l’eredità dell’École. Inoltre, si inseriscono nel programma di celebrazioni per il 150° anniversario della sua istituzione”. L’esposizione racconta le nuove scoperte riguardanti la decorazione seicentesca della Farnesina: saranno mostrati al pubblico gli inediti affreschi dell’antico soggiorno della villa, ritrovati sopra la volta ottocentesca che li nasconde.


Si tratta di una porzione decorativa di epoca farnesiana, composta da un cielo con putti in volo intorno allo stemma Farnese al centro della volta, due putti su fondo blu nei peducci e un paesaggio dai colori autunnali che orna l’unica lunetta visibile. L’esposizione – con il patrocinio dell’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei, in collaborazione con l’École française de Rome nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni della sua Fondazione e con il Parco Archeologico del Colosseo – è curata da Alessandro Zuccari e Virginia Lapenta.


Le opere consentono di esaminare più a fondo l’influenza dello stile di Raffaello nella Roma del Seicento. A tal fine, sono esposte per la prima volta alla Farnesina sei importanti dipinti che si ispirano o riproducono gli affreschi dell’Urbinate e dei suoi collaboratori. Nella Loggia di Amore e Psiche, due belle rielaborazioni dei pennacchi dipinti da Giulio Romano (di provenienza Farnese e attribuite ad Antonio Carracci), appartenenti alle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte e oggi custodite presso la Camera dei Deputati; nella Loggia di Galatea due opere paradigmatiche del classicismo seicentesco: la Galatea di Pietro da Cortona, concessa dall’Accademia di San Luca, e la Galatea di Andrea Sacchi conservata in Palazzo Altieri; assieme alla copia seicentesca della Galatea dell’École française de Rome.


Con l’ausilio delle tecnologie digitali e con una prima campagna fotografica a cura di Luigi Spina, sono presentati al pubblico anche gli affreschi del XVII secolo, scoperti nell’intercapedine dell’originario soggiorno chigiano della villa. Si tratta di una novità rilevante per la conoscenza dell’edificio e della fase decorativa seicentesca, ottenuta nel quadro delle attività di conservazione e restauro svolte dall’Accademia Nazionale dei Lincei in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “Ringrazio l’Accademia Nazionale dei Lincei, il prof. Alessandro Zuccari e la conservatrice di Villa Farnesina, Virginia Lapenta, per aver proposto all’École française de Rome di partecipare all’organizzazione di questo convegno sui nuovi studi che riguardano Villa Farnesina e Palazzo Farnese nel Seicento, quando fecero parte di uno stesso patrimonio, quello dei Farnese, dopo l’acquisto della Villa voluta da Agostino Chigi da parte del grande Cardinale Alessandro Farnese nel 1579 – ha proseguito Brigitte Marin, Direttrice dell’École française de Rome – Dal 2021 si è aperta una fruttuosa stagione di collaborazione tra l’École e Villa Farnesina, sostenuta dal programma di restauro di Palazzo Farnese (tetti e facciate, un cantiere di 5 anni che sarà completato nel 2026), che costituisce un’ottima occasione per rivisitare e far conoscere ad un pubblico più vasto la storia di questo palazzo. Inoltre, – ha concluso Marin – l’École espone per la prima volta un dipinto di piccolo formato raffigurante la Galatea di Raffaello, di fronte all’affresco che ne ha fatto da modello e ad altre copie celebri, quelle di Pietro da Cortona e di Andrea Sacchi, il cui prestito ci offre una splendida occasione per riflettere sulla posterità della Galatea di Raffaello, figura che si trova anche, non a caso ma con un diverso motivo iconografico, nella galleria dei Carracci. Come altri pezzi del patrimonio della nostra istituzione che vengono messi in mostra in occasione del suo 150° anniversario, in particolare la sua collezione di antichi, questo dipinto, dopo la mostra attuale, sarà esposto nei saloni della residenza dell’EFR al secondo piano di Palazzo Farnese, ricordando ai visitatori i legami secolari e sempre vivaci tra Farnese e Farnesina”. “Questo quadro – ha detto Brigitte Marin, Direttrice all’École française de Rome commentando la scoperta e il restauro della copia seicentesca della Galatea a cura dell’École française de Romeha – mi sta particolarmente a cuore perché mi accompagna dal 2019, quando ho preso servizio all’École française de Rome. Si trovava nel salone d’angolo al secondo piano del palazzo, che ho trasformato nel mio ufficio al mio arrivo. Anche se molto danneggiato, ha attirato la mia attenzione. Seguì un’indagine per rintracciare il suo ingresso nel patrimonio dell’Ecole, poi il suo restauro, ora la sua esposizione e presto una pubblicazione. Questo quadro ha anche rivelato un personaggio affascinante, un collezionista romano, anch’egli caduto nell’oblio, come questo quadro, che ha donato all’École nel 1913, quando Louis Duchesne, che aveva stretto un legame con la sua famiglia, ne era direttore. Come altri pezzi del patrimonio della nostra istituzione che vengono messi in mostra in occasione del suo 150° anniversario, in particolare la sua collezione di oggetti antichi, questo dipinto, dopo la mostra attuale, sarà esposto nei saloni della residenza dell’EFR al secondo piano di Palazzo Farnese, ricordando ai visitatori i legami secolari e sempre vivaci tra Farnese e Farnesina”.

Mentre in Usa vince Trump, la crisi del governo tedesco entra nel vivo

Mentre in Usa vince Trump, la crisi del governo tedesco entra nel vivoMilano, 6 nov. (askanews) – Mentre si consolida la vittoria di Donald Trump nelle presidenziali Usa, “la crisi del governo tedesco sta entrando nella fase successiva e forse finale”. Lo scrive Bild. “Dalle 8 del mattino si sono seduti di nuovo insieme in Cancelleria capo di governo Olaf Scholz (SPD), il vice cancelliere Robert Habeck (Verdi) e in rappresentanza dei liberal democratici Christian Lindner.


“I tre si incontreranno ancora e ancora per tutta la giornata di mercoledì. In serata ci sarà la resa dei conti in seno al comitato di coalizione”, scrive la testata tedesca. Il leader dell’SPD Lars Klingbeil si aspetta una decisione sulla sopravvivenza della coalizione. “Oggi sarà una giornata cruciale”, ha detto questa mattina Klingbeil al Deutschlandfunk. Lo stesso vorrebbe che tutti e tre i partner della coalizione rinunciassero alle tattiche di partito. In particolare sembra essere in atto un forte dissidio tra Habeck e Lindner sui fondamentali. In una proposta Lindner chiede prima di risolvere i grandi problemi e poi di occuparsi della protezione del clima, ma i Verdi chiariscono: senza clima non può esserci svolta economica. Habeck afferma che l’errore più grande ora sarebbe “sventolare nuovamente o ignorare ciò che abbiamo già capito”.

Vittoria Trump, esperti: duro colpo a lotta a cambiamento climatico

Vittoria Trump, esperti: duro colpo a lotta a cambiamento climaticoRoma, 6 nov. (askanews) – Molte personalità impegnate nella lotta al cambiamento climatico valutano in modo estremamente negativo la rielezione di Donald Trump come presidente, citando la sua passata posizione negazionista sul climate change e la promessa di trivellare per trovare più combustibili fossili. Ma – scrive il Guardian – affermano anche che il progresso verso un’energia pulita ed economica è ormai inarrestabile e che l’azione di stati, città e aziende può continuare l’azione per il clima negli Stati Uniti, come durante il primo mandato di Trump. Il vertice sul clima delle Nazioni Unite Cop29, che inizierà la prossima settimana in Azerbaigian, vedrà la partecipazione di funzionari di Biden.


Christiana Figueres, responsabile del clima delle Nazioni Unite dal 2010 al 2016, che ha supervisionato lo storico accordo di Parigi, ha affermato: Il risultato di queste elezioni sarà visto come un duro colpo all’azione globale per il clima, ma non può e non fermerà i cambiamenti in corso per decarbonizzare l’economia e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.


Stare dalla parte del petrolio e del gas equivale a restare indietro in un mondo in rapido movimento. Le tecnologie per l’energia pulita continueranno a superare i combustibili fossili. Esiste un antidoto alla rovina e alla disperazione. È l’azione sul campo, e sta accadendo in tutti gli angoli della Terra”. Bill Hare, climatologo e CEO di Climate Analytics, ha affermato:


L’elezione di un negazionista del clima alla presidenza degli Stati Uniti è estremamente pericolosa per il mondo. Stiamo già assistendo a danni estremi, perdite di vite umane in tutto il mondo a causa del riscaldamento di 1,3 °C indotto dall’uomo. Il presidente Trump non sarà al di sopra delle leggi della fisica e non lo sarà nemmeno il paese che guida. Se Trump manterrà la sua minaccia di ritirarsi dall’accordo di Parigi, il più grande perdente saranno gli Stati Uniti”.


Gina McCarthy, ex consigliere nazionale per il clima della Casa Bianca e amministratore dell’Environmental Protection Agency, ha affermato: Non importa cosa possa dire Trump, il passaggio all’energia pulita è inarrestabile e il nostro paese non tornerà indietro. La nostra coalizione è più grande, più bipartisan, meglio organizzata e pienamente preparata a fornire soluzioni per il clima, a dare impulso alle economie locali e a guidare l’ambizione climatica. Non possiamo e non lasceremo che Trump si frapponga alla libertà di dare ai nostri figli e nipoti la possibilità di crescere in comunità più sicure e sane”. Mitzi Jonelle Tan, di Youth Advocates for Climate Action Philippines, ha affermato: Paesi come le Filippine stanno già subendo impatti climatici devastanti. Mentre l’industria dei combustibili fossili e leader come Trump si aggrappano a un sistema in collasso, non possiamo cedere. Dobbiamo continuare a organizzarci e a fare campagne per porre fine all’era dei combustibili fossili”. La dott. ssa Friederike Otto, co-fondatrice di World Weather Attribution presso l’Imperial College di Londra, Regno Unito, ha affermato: Il cambiamento climatico non si preoccupa della politica o del partito al governo. Gli Stati Uniti saranno colpiti da tempeste più forti e ondate di calore più calde finché il mondo continuerà a bruciare petrolio, carbone e gas. Dire che il cambiamento climatico non è reale o smantellare le politiche climatiche non cambierà la situazione. Spero che i governi locali siano in grado di fare un passo avanti in molti luoghi”.