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Difesa, il nuovo piano Ue per aumentare la capacità industriale

Difesa, il nuovo piano Ue per aumentare la capacità industrialeBruxelles, 5 mar. (askanews) – “Due anni fa, presentando la ‘Bussola strategica’ dell’Ue, dissi “l’Europa è in pericolo’. Purtroppo avevo ragione. L’Europa era in pericolo, ed  è ancora più in pericolo oggi. La pace non è più scontata, purtroppo. La guerra è ai nostri confini. La guerra di aggressione della Russia ha suscitato un grande senso di urgenza per rafforzare le nostre capacità industriali della difesa”. 


L’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’Ue, Josep Borrell, lo ha affermato in modo chiarissimo: non possiamo più affidarci alla normalità a cui eravamo abituati, alla pace certa, sotto l’ombrello americano.  Borrell ha parlato oggi a Bruxelles, durante la conferenza stampa di presentazione di due nuove iniziative della Commissione europea: la nuova  “Strategia europea per l’industria della difesa” (Edis) , e la  proposta legislativa per un Programma europeo per l’industria della difesa (Edip) , con l’obiettivo di convincere gli Stati membri a investire in questo settore di più, meglio, insieme e in una dimensione europea, superando la frammentazione attuale. 


La guerra in Ucraina, alle nostre porte, ha cambiato tutto; ora l’Europa deve tornare a pensare a una vera e propria difesa comune, come alle sue origini, quando la Ced (Comunità europea di Difesa) sembrava la seconda tappa naturale dell’integrazione europea appena avviata, dopo la Comunità del Carbone e dell’Acciaio: il Trattato Ced era già stato firmato dai sei paesi fondatori, ma in Francia, nell’agosto del 1954, il Parlamento bocciò la ratifica, e il progetto rimase là, accantonato per 70 anni.    Oggi la guerra è tornata nel cuore dell’Europa, alle nostre porte, la minaccia esistenziale è tornata, bisogna preparare, rafforzare e coordinare al meglio le capacità di difesa degli Stati membri. Non attraverso un esercito europeo, non ancora almeno; ma con una forte accelerazione della produzione di armamenti e altri dispositivi militari, e con l’ottimizzazione e standardizzazione di questa capacità  produttiva  per avere il massimo dell’efficacia, della sinergia e degli effetti di scala.  Il piano presentato oggi prevede uno stanziamento Ue da 1,5 miliardi di euro, da investire tra il 2025 e il 2027 in un programma congiunto per l’industria europea della difesa. Non molto, in effetti, rispetto a esigenze così importanti. E non è ancora il momento di parlare di un nuovo strumento di debito comune, come è stato per il NextGenerationEu e per il programma Sure.   Vengono comunque fissati degli obiettivi indicativi per gli Stati membri, che sono invitati a procurarsi entro il 2030 almeno il 40% dei loro armamenti e dispositivi militari effettuando acquisti in comune con gli altri Stati membri (nel 2022 la percentuale di questi appalti congiunti è stata appena del 18%), e a comprare sul mercato interno dell’Ue almeno il 35% delle loro forniture. 


Quella in Ucraina, ha ricordato Borrell, “all’inizio era una guerra fatta con le scorte” di armamenti. Ora è diventata  “una guerra di produzione industriale. Dura da due anni, non sembra che finirà presto e il fabbisogno di attrezzature militari è andato aumentando, mentre le scorte sono andate esaurendosi e stiamo incrementando la capacità della nostra produzione industriale. Questa guerra ha cambiato il modo in cui guardiamo alle nostre capacità di difesa”, ha insistito l’Alto Rappresentante.  Certo, ha ammesso Borrell, “l’Unione europea non è un’alleanza militare; ma i Trattati Ue parlano di costruire una politica di sicurezza e di difesa comune. E parte di questa politica di sicurezza e difesa comune è avere una buona ed efficiente base industriale”.


“Abbiamo fatto molto attraverso lo Strumento europeo per la pace (il fondo con cui sono stati finanziati in gran parte gli aiuti militari a Kiev, ndr) per fornire ciò che avevamo. Ora dobbiamo passare da una modalità di emergenza, di urgenza; a una visione a medio e lungo termine che rafforzi la nostra preparazione industriale nel campo della difesa, per continuare a fornire sostegno militare all’Ucraina. Non si tratta più di guardare alle scorte – ha puntualizzato Borrell -, ma di riuscire a generare un flusso produttivo continuo”. “Sulle munizioni, ad esempio, l’industria ha risposto rapidamente all’emergenza. Dall’inizio della guerra – ha indicato l’Alto Rappresentante –  l’industria europea della difesa ha aumentato la propria capacità industriale del 50%. E oggi quello che ci manca non è la capacità produttiva, ma i finanziamenti. Ma guardando al futuro, abbiamo bisogno anche di maggiore capacità produttiva: deve ancora aumentare di più del 50%,  e più rapidamente, e i finanziamenti sono fondamentali. Non abbiamo un Pentagono in Europa. Non abbiamo un’istituzione con una forte capacità d’acquisto che guida il mercato e guida l’industria”. “Ma dobbiamo fare di più, non solo sul fronte delle munizioni.  Abbiamo bisogno – ha sottolineato Borrell – di una politica industriale della difesa, perché l’industria della difesa è unica. Non si va al supermercato per comprare prodotti per la difesa. C’è un unico acquirente: i governi. I produttori sono diversi, ma il 90% della capacità industriale del settore è concentrata in pochi Stati membri”. “Prima della guerra – ha indicato  – la nostra industria della difesa soddisfaceva circa il 40% del fabbisogno dei nostri eserciti ed esportava circa la metà della sua produzione. Pertanto, il nostro settore è competitivo: metà della sua produzione era destinata all’esportazione. Ma dall’inizio della guerra, il nostro bisogno di acquistare all’estero è aumentato”.   “La nostra domanda è frammentata, ovviamente perché abbiamo eserciti nazionali diversi. Siamo divisi in 27 Stati membri, con 27 eserciti diversi”.  Nel 2022, ha ricordato ancora Borrell, “gli investimenti nella difesa dei nostri Stati membri ammontavano a 58 miliardi di euro, frammentati in 27 ‘centri di domanda’. Negli Stati Uniti uno solo, il Pentagono,  chiedeva al mercato 215 miliardi di dollari, quasi quattro volte di più”. Poco prima di Borrell, la  vicepresidente esecutiva della Commissione responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, aveva sottolineato questo punto. La frammentazione, aveva rilevato,  “implica grandi inefficienze e un uso inefficiente del denaro dei contribuenti. Inoltre gli Stati membri spendono per molti diversi tipi di dispositivi militari: così abbiamo tre, quattro, a volte anche cinque diversi tipi di dispositivi per ogni arma”, una situazione “da confrontare con quanto avviene in particolare negli Stati Uniti”. “Questo – aveva aggiunto Vestager – crea delle inefficienze, dei doppioni, impedisce di avere delle economie di scala, che offrono più valore per il denaro speso. Inoltre, fin dall’inizio della guerra, e fino a giugno 2023 gli Stati membri hanno speso più di 100 miliardi di euro in acquisti per la difesa, ma quasi l’80% di questo denaro è stato speso al di fuori dell’Unione, e gli Stati Uniti da soli rappresentano più del 60% di questa spesa. Tutto ciò non è più sostenibile, se mai lo è stato”. Ma ora, ha evidenziato Borrell,  questa strategia della Commissione “cerca di far incontrare domanda e offerta, attraverso procedure per investire di più, meglio, insieme e come europei. Dobbiamo superare la frammentazione attraverso la cooperazione”. Questa strategia, ha concluso Borrell “cercherà di incentivare l’acquisizione congiunta di capacità di difesa e progetti di comune interesse europeo”.

Accordo per cessate il fuoco a Gaza, ecco quali sono i tre ostacoli

Accordo per cessate il fuoco a Gaza, ecco quali sono i tre ostacoliRoma, 5 mar. (askanews) – Durata della tregua, ritorno degli sfollati e una lista degli ostaggi: queste le tre questioni ancora da risolvere per poter arrivare ad un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters che cita fonti della mediazione egiziana.


In particolare, Hamas insiste per una fine delle ostilità mentre Israele è disposto a considerare solo una tregua temporanea che permetta lo scambio degli ostaggi; i mediatori stanno cercando di aggirare l’ostacolo proponendo all’organizzazione palestinese delle garanzie i merito a una trattativa separata che porti alla fine del conflitto. Sul tavolo rimane anche il ritorno degli sfollati alle loro case in tutto il Territorio costiero già nel corso della tregua, misura alla quale Israele è contrario, e l’elenco degli ostaggi israeliani ancora vivi che Hamas si è detto non in condizioni di poter fornire data la situazione a Gaza.


L’obiettivo di un cessate il fuoco entro il 10 marzo, data di inizio del Ramadan, rimane quindi piuttosto lontano. I negoziati si sono svolti prima a Doha e poi al Cairo, ancora senza esito.

Ikea Italia riduce i prezzi su oltre 2mila prodotti in assortimento

Ikea Italia riduce i prezzi su oltre 2mila prodotti in assortimentoMilano, 5 mar. (askanews) – Ikea ha deciso di ridurre i suoi prezzi anche in Italia. Sono oltre 2mila, infatti, i prodotti in assortimento, tra cui alcuni simboli del colosso dell’arredo svedese, come la poltrona Poang o il cubo Kallax, che hanno subito un ribasso negli ultimi mesi. La politica di riduzione dei prezzi è iniziata a settembre dello scorso anno, poi a febbraio c’è stato un nuovo intervento che ha portato a circa duemila i prodotti coinvolti nell’operazione.


L’intervento sui prezzi in Italia rientra in una strategia globale dell’azienda svedese. Al forum di Davos, Jesper Brodin, amministratore delegato di Ingka group, la holding che raggruppa il 90% dei negozi Ikea nel mondo, aveva confermato la riduzione dei prezzi nonostante la crisi del Mar Rosso. Una decisione maturata alla fine dello scorso esercizio finanziario (che si chiude ad agosto) quando l’utile netto era salito a 1,5 miliardi di euro, quintuplicato rispetto all’anno precedente dopo l’uscita dal mercato russo per la guerra in Ucraina, e i ricavi erano cresciuti del 5,4% a 44,3 miliardi di euro. Il design democratico è il motto di Ikea e ogni prodotto che viene sviluppato “deve essere bello, funzionale, facile da trasportare, ma è importante anche che oltre alla bellezza e alla sostenibilità ci sia la corrispondenza del prezzo – spiega l’azienda – perché Ikea è famosa nel mondo per avere prezzo basso”.


“Sappiamo che casa è molto di più di uno spazio fisico – dichiara Alessandra Genovese, home furnishing & retail design di Ikea Italia, è il posto più importante al mondo e abbiamo le conoscenze e le soluzioni per offrire a tutti l’opportunità di migliorare la propria vita domestica, anche attraverso investimenti mirati ad abbassare i prezzi di molti dei nostri prodotti per sostenere i consumatori che devono affrontare le difficili sfide economiche del presente”. La perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie italiane, che ha spinto una crescente sensibilità ai temi ambientali, è misurata anche dai numeri del servizio “riporta e rivendi” degli ultimi anni. Ikea infatti in tutti i suoi 22 negozi italiani ha un Angolo della circolarità dove oltre a riciclare, riparare e riutilizzare i prodotti del gruppo propone un assortimento di seconda mano a prezzi più accessibili. In tre anni attraverso questo servizio “Riporta e rivendi”, sono stati quasi 30.000 i prodotti riacquistati dai clienti, con un incremento del 110% in termini di prodotti rivenduti e una crescita del 46% in termini di clienti che ne hanno usufruito. Anche la richiesta online di pezzi di ricambio, che provengono da resi e prodotti destinati allo smaltimento, ha registrato un incremento: nell’anno fiscale 2022 sono state oltre 14.000 richieste di pezzi di ricambio, un trend in crescita costante, ripsetto al 2020 quando le richieste ammontavano a circa 3.000.


“L’angolo della della circolarità serve proprio a evitare che i prodotti abbiano una vita corta – spiega l’azienda – se uno dovesse pensare di buttare i mobili ogni volta che trasloca perché banalmente occorre adattarsi a superfici diverse sarebbe un danno incredibile. Il fatto che questi prodotti ancora in buone condizioni possano finire all’angolo della circolarità permette alle persone uno di continuare ad avere accesso a dei prodotti a basso prezzo ma anche di completare il ciclo di vita del prodotto”.

Super Tuesday negli Usa, Trump e Biden marciano verso la nomination

Super Tuesday negli Usa, Trump e Biden marciano verso la nominationRoma, 5 mar. (askanews) – Il presidente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump faranno un ulteriore balzo verso la nomination da parte dei rispettivi partiti – democratico e repubblicano – con la maratona di primarie e caucus del Super Tuesday, il ‘super martedì’ che vede al voto 16 Stati americani e un territorio: concentrazione massima di eventi, all’indomani del via libera della Corte Suprema per un’eventuale elezione del repubblicano Donald Trump.


Le primarie si tengono oggi in Alabama, Alaska, Samoa americane, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, Carolina del Nord, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. I democratici finiranno di accettare voti per posta dell’Iowa sempre nel Super Tuesday. A differenza di altri Super Tuesdays in passato, per i democratici e i repubblicani la scelta del candidato è senza vere alternative, anche se gli americani avrebbero voluto un quadro diverso: un nuovo sondaggio AP-NORC Center for Public Affairs Research rileva che una maggioranza di elettori ritiene che né Biden, né Trump abbiano l’agilità mentale richiesta dall’incarico presidenziale, tanto più in una fase estremamente complicata sul fronte internazionale e anche domestico. Un quadro che alimenta in particolare i rumours di un cambio di candidato all’ultimo minuto – del tutto improbabile – in campo democratico e anche repubblicano, nel caso di Trump come conseguenza di uno dei vari casi legali che lo coinvolgono e che non sono stati estinti dalla decisione della Corte Suprema.


Biden e Trump hanno agilmente respinto i contendenti alla nomination nella prima parte delle primarie e l’esito della corsa alla nomination è chiaro. Nessunno dei due contendenti si aggiudicherà stanotte formalmente la nomination. La matematica pre-elettorale suggerisce che la data migliore per diventare il candidato repubblicano è il 12 marzo per Trump e per i democratici il 19 marzo con Biden. A conferma dell’eccezionalità della contesa quest’anno, invece di prendere d’assalto gli Stati che tengono le primarie, Biden e Trump hanno organizzato eventi rivali la scorsa settimana lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, ciascuno cercando di ottenere un vantaggio nel sempre più intenso dibattito sull’immigrazione. Biden terrà il discorso sullo stato dell’Unione giovedì, poi farà campagna elettorale negli stati chiave della Pennsylvania e della Georgia.


PERCHÉ È IMPORTANTE IL SUPER TUESDAY L’espressione Super Tuesday fu usata per la prima volta nel 1980, quando l’11 marzo si tennero sette primarie e caucus. Ma all’epoca, il nome “Super Tuesday” veniva usato anche per descrivere l’ultimo martedì della stagione delle primarie a giugno.


È matematicamente impossibile sia per il presidente in carica Joe Biden che per l’ex presidente Trump aggiudicarsi la nomination nel Super Tuesday, ma è probabile che il risultato stabilisca la narrazione per la parte successiva della corsa per la nomination. In sostanza il Super Tuesday è il momento in cui il gruppo più numeroso di stati tiene le primarie, di solito all’inizio di marzo. Dal 1988, quando ebbe luogo il primo grande Super Tuesday, nessun repubblicano ha vinto la nomina presidenziale senza aver conquistato il maggior numero di stati quel giorno. Mentre il primo democratico a beneficiare davvero del Super Tuesday è stato l’ex presidente Bill Clinton, nel 1992. Il numero di delegati e stati in palio per il Super Tuesday ha il potenziale per conferire quello che probabilmente sarà un vantaggio insormontabile. Oltre ai delegati, il candidato che vince, spesso prende slancio, determinando il capitolo successivo della corsa.

Tajani: l’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità a Gaza

Tajani: l’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità a GazaRoma, 5 mar. (askanews) – Sul piano politico e diplomatico, “resta essenziale raggiungere un cessate il fuoco sostenibile a Gaza”, “anche per attenuare le tensioni regionali”. Lo ha detto oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera. “L’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità, che porti a un cessate il fuoco sostenibile come richiesto anche dalle Risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha precisato il ministro.


Il conflitto fra Israele e Hamas, ha ricordato Tajani, ha già avuto un “impatto devastante sulla regione”, dove sono attivi “diversi focolai di tensione”. A questo proposito, il ministro ha citato “l’allargamento degli scontri in Cisgiordania; l’incremento di intensità del confronto tra le Forze Armate israeliane ed Hezbollah lungo il confine libanese; le recenti tensioni in Siria, Iraq e, in parte, anche tra Iran e Pakistan; gli attacchi degli Houthi”.

Il Regno Unito esorta la Germania a fornire missili a lungo raggio all’Ucraina

Il Regno Unito esorta la Germania a fornire missili a lungo raggio all’UcrainaRoma, 5 mar. (askanews) – La Gran Bretagna ha esortato gli alleati, e tra loro la Germania, a fornire missili Taurus a lungo raggio a Kiev nonostante un’imbarazzante fuga di notizie, sulla televisione russa, su una conversazione top secret che coinvolgeva ufficiali dell’aeronautica tedesca che dicevano, tra l’altro, che le truppe britanniche erano “a terra” in Ucraina.


Resa pubblica venerdì dalla direttrice del canale di notizie RT controllato dal Cremlino, Margarita Simonyan, la registrazione audio – confermata come autentica dalla Germania – riprende gli ufficiali della Luftwaffe mentre discutono della presunta presenza militare britannica in Ucraina.Piuttosto che criticare pubblicamente la Germania per la fuga di notizie, la Gran Bretagna ha detto che spettava a Berlino indagare. Invece il Regno Unito ha rafforzato la propria attività di lobbying sui missili Taurus, che hanno una gittata di 300 miglia, il doppio di quella del sistema d’arma anglo-francese Storm Shadow/Scalp già fornito a Kiev. “Il Regno Unito è stato il primo paese a fornire missili d’attacco di precisione a lungo raggio all’Ucraina, e incoraggiamo i nostri alleati a fare lo stesso”, ha detto un portavoce di Downing Street. “La presenza di un piccolo numero di truppe britanniche in Ucraina” era stata riconosciuta dal capo del governo una settimana prima, ha commentato ancora il portavoce.


Il cancelliere Olaf Scholz ha insistito ieri sul fatto che non avrebbe cambiato idea sui Taurus, incontrando un gruppo di elettori in una scuola professionale nel Baden-Württemberg e citando le preoccupazioni che l’Ucraina potrebbe, in teoria, usare le armi per colpire nel territorio della Russia. “Io sono il cancelliere e la mia parola conta”, ha detto. Il controllo sui missili Taurus, teoricamente in grado di colpire obiettivi a Mosca, sarebbe garantito solo se i soldati tedeschi fossero direttamente coinvolti nel lancio, e “questo è del tutto fuori discussione”, ha aggiunto Scholz.

Trump vince caucus nel North Dakota, oggi negli Usa è il Super Tuesday

Trump vince caucus nel North Dakota, oggi negli Usa è il Super TuesdayMilano, 5 mar. (askanews) – L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è uscito vincitore dalle primarie repubblicane nello stato del North Dakota. Finora Trump ha vinto in tutti gli stati che hanno tenuto il voto per la nomination, ad eccezione della capitale Washington DC, dove domenica ha vinto Nikki Haley.


Oggi, martedì è il Super Tuesday, la giornata delle primarie in 15 stati – compresa la California e il Texas – su 6 fusi orari diversi. Ci sono 865 delegati repubblicani in palio. Un candidato presidenziale repubblicano ha bisogno di 1.215 delegati per assicurarsi la nomina del partito. La schiacciante vittoria di Trump nel North Dakota gli garantisce tutti i 29 delegati dello stato e lo porta a 276 delegati contro i 43 di Haley. Il North Dakota è l’unico stato senza registrazione degli elettori. Inoltre, ieri l’ex capo di stato ha incassato una vittoria importantissima: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affermato che gli stati non possono escludere l’ex presidente Trump dal ballottaggio utilizzando una disposizione raramente invocata del 14° emendamento, ribaltando una decisione della corte suprema del Colorado e, come fa notare CbsNews, “consegnando al favorito presidenziale repubblicano la vittoria in un caso senza precedenti che ha minacciato di far fallire il suo tentativo di tornare alla Casa Bianca”.


PERCHÉ È IMPORTANTE IL SUPER TUESDAY È matematicamente impossibile sia per il presidente in carica Joe Biden che per l’ex presidente Trump aggiudicarsi la nomination nel Super Tuesday, ma è probabile che il risultato stabilisca la narrazione per la parte successiva della corsa per la nomination. Le primarie si terranno in Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. Due stati, Alaska e Utah, stanno organizzando caucus.


In sostanza il Super Tuesday è il momento in cui il gruppo più numeroso di stati tiene le primarie, di solito all’inizio di marzo. Dal 1988, quando ebbe luogo il primo grande Super Tuesday, nessun repubblicano ha vinto la nomina presidenziale senza aver conquistato il maggior numero di stati quel giorno. Mentre il primo democratico a beneficiare davvero del Super Tuesday è stato l’ex presidente Bill Clinton, nel 1992. Il numero di delegati e stati in palio per il Super Tuesday ha il potenziale per conferire quello che probabilmente sarà un vantaggio insormontabile. Oltre ai delegati, il candidato che vince spesso prende slancio, determinando il capitolo successivo della corsa.


L’espressione Super Tuesday fu usata per la prima volta nel 1980, quando l’11 marzo si tennero sette primarie e caucus. Ma all’epoca, il nome “Super Tuesday” veniva usato anche per descrivere l’ultimo martedì della stagione delle primarie a giugno.

Gli Houthi hanno colpito con un missile balistico una nave portacontainer MSC

Gli Houthi hanno colpito con un missile balistico una nave portacontainer MSCMilano, 5 mar. (askanews) – Gli Houthi “hanno lanciato un missile balistico antinave dallo Yemen nel Mar Rosso meridionale” contro la nave portacontainer MSC SKY II nel Golfo di Aden e hanno colpito la nave causando “danni”, ha riferito il Comando centrale americano (Centcom).


Un portavoce militare degli Houthi aveva detto di aver preso di mira la nave, battente bandiera liberiana e di proprietà svizzera, con “una serie di missili navali”. Gli Houthi stanno prendendo di mira le rotte marittime del Mar Rosso a sostegno dei palestinesi nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza. “I terroristi Houthi sostenuti dall’Iran hanno lanciato due missili balistici antinave dallo Yemen nel Golfo di Aden contro la M/V MSC SKY II, una nave portacontainer battente bandiera liberiana e di proprietà svizzera” scrive Centcom. “Uno dei missili ha colpito la nave provocando danni. Le prime informazioni indicano che non ci sarebbero feriti; la nave non ha chiesto assistenza e ha proseguito la sua rotta” ha aggiunto.

Trump vince caucus North Dakota, oggi negli Usa è Super Tuesday

Trump vince caucus North Dakota, oggi negli Usa è Super TuesdayMilano, 5 mar. (askanews) – L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è uscito vincitore dalle primarie repubblicane nello stato del North Dakota. Finora Trump ha vinto in tutti gli stati che hanno tenuto il voto per la nomination, ad eccezione della capitale Washington DC, dove domenica ha vinto Nikki Haley.


Oggi, martedì è il Super Tuesday, la giornata delle primarie in 15 stati – compresa la California e il Texas – su 6 fusi orari diversi. Ci sono 865 delegati repubblicani in palio. Un candidato presidenziale repubblicano ha bisogno di 1.215 delegati per assicurarsi la nomina del partito. La schiacciante vittoria di Trump nel North Dakota gli garantisce tutti i 29 delegati dello stato e lo porta a 276 delegati contro i 43 di Haley. Il North Dakota è l’unico stato senza registrazione degli elettori. Inoltre, ieri l’ex capo di stato ha incassato una vittoria importantissima: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affermato che gli stati non possono escludere l’ex presidente Trump dal ballottaggio utilizzando una disposizione raramente invocata del 14° emendamento, ribaltando una decisione della corte suprema del Colorado e, come fa notare CbsNews, “consegnando al favorito presidenziale repubblicano la vittoria in un caso senza precedenti che ha minacciato di far fallire il suo tentativo di tornare alla Casa Bianca”.


PERCHÉ È IMPORTANTE IL SUPER TUESDAY È matematicamente impossibile sia per il presidente in carica Joe Biden che per l’ex presidente Trump aggiudicarsi la nomination nel Super Tuesday, ma è probabile che il risultato stabilisca la narrazione per la parte successiva della corsa per la nomination.


Le primarie si terranno in Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. Due stati, Alaska e Utah, stanno organizzando caucus. In sostanza il Super Tuesday è il momento in cui il gruppo più numeroso di stati tiene le primarie, di solito all’inizio di marzo. Dal 1988, quando ebbe luogo il primo grande Super Tuesday, nessun repubblicano ha vinto la nomina presidenziale senza aver conquistato il maggior numero di stati quel giorno. Mentre il primo democratico a beneficiare davvero del Super Tuesday è stato l’ex presidente Bill Clinton, nel 1992.


Il numero di delegati e stati in palio per il Super Tuesday ha il potenziale per conferire quello che probabilmente sarà un vantaggio insormontabile. Oltre ai delegati, il candidato che vince spesso prende slancio, determinando il capitolo successivo della corsa. L’espressione Super Tuesday fu usata per la prima volta nel 1980, quando l’11 marzo si tennero sette primarie e caucus. Ma all’epoca, il nome “Super Tuesday” veniva usato anche per descrivere l’ultimo martedì della stagione delle primarie a giugno.

Regolamento sugli imballaggi, c’è l’accordo tra le istituzioni Ue

Regolamento sugli imballaggi, c’è l’accordo tra le istituzioni UeBruxelles, 4 mar. (askanews) – E’ stato chiuso con un accordo, a Bruxelles, il negoziato che era iniziato stamattina tra i rappresentanti del Parlamento europeo, della presidenza di turno belga del Consiglio Ue e della Commissione sul nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, un soggetto particolarmente sensibile per il governo e diversi gruppi d’interesse italiani. “Abbiamo l’intesa. Accordo storico e insperato a fine giornata a Bruxelles per mettere in sicurezza il settore degli imballaggi europei sui binari dell’economia circolare”, ha scritto la relatrice del Parlamento europeo, la liberale belga Frédérique Ries sul suo account X (ex Twitter).


Non si conoscono ancora nei dettagli i termini dell’accordo. Il governo italiano sperava di riuscire a ottenere alcune modifiche rispetto alla posizione negoziale (“approccio generale”) del Consiglio Ue, con uno spostamento dell’equilibrio a favore delle posizioni del Parlamento europeo, in particolare riguardo alla soppressione di diversi divieti di imballaggi in plastica monouso e di alcuni obiettivi più stringenti sul riuso degli imballaggi.