Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Crosetto firma un accordo con Giappone e Gb per lo sviluppo di un nuovo caccia avanzato

Crosetto firma un accordo con Giappone e Gb per lo sviluppo di un nuovo caccia avanzatoMilano, 14 dic. (askanews) – Giappone, Regno Unito e Italia hanno firmato un accordo per unire i progetti di aerei da caccia da combattimento dei rispettivi paesi. Invece di sviluppare i propri modelli di aerei, i paesi svilupperanno congiuntamente nuovi tipi di caccia – la cui produzione inizierà nel 2035 – valorizzando ulteriormente la base industriale della difesa di ciascuno dei tre paesi.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro della Difesa del Giappone Minoru Kihara ed il Segretario di Stato alla Difesa del Regno Unito Grant Shapps si sono incontrati a Tokio per la Riunione Ministeriale della Difesa a livello trilaterale relativa al GLOBAL COMBAT AIR PROGRAMME (GCAP). Nell’occasione, i tre ministri hanno firmato il Trattato per l’istituzione dell’Organizzazione Governativa Internazionale del GCAP (GCAP International Government Organization – GIGO). “Essere qui oggi rappresenta per l’Italia, e penso per tutti noi, un traguardo molto importante per il programma Gcap, e allo stesso tempo un messaggio fortissimo perché la nostra partnership è un messaggio per il resto del mondo”, ha detto Crosetto all’inizio dell’incontro trilaterale. “Viviamo in un’epoca molto complessa che è caratterizzata dalla presenza di attori aggressivi sul palcoscenico internazionale – ha continuato il Ministro della Difesa. Una situazione di instabilità crescente, di competizione tra stati e di rapidi cambiamenti tecnologici. Ed è quindi diventato di vitale importanza rimanere un passo avanti rispetto alle minacce che crescono ogni giorno. Le nostre tre nazioni hanno relazioni antiche consolidate, basate sugli stessi valori di democrazia e libertà, rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto. Attraverso il Gcap potremmo sviluppare ancora di più i nostri rapporti e rafforzarli nel campo della difesa”. In seguito ai progressi compiuti dal momento dell’annuncio della Dichiarazione congiunta dei tre Primi ministri del dicembre 2022, e del lancio del Global Combat Air Programme (GCAP), oggi i tre ministri hanno concordato che le prossime attività di definizione degli accordi implementativi della futura GIGO e della correlata organizzazione industriale avverranno in uno spirito di equo partenariato. Scopo del programma GCAP non è solo quello di produrre un caccia di sesta generazione entro il 2035, ma anche di valorizzare ulteriormente la base industriale della difesa di ciascuno dei tre paesi. I Ministri hanno espresso soddisfazione per i progressi compiuti dai partner industriali nell’istituire la struttura organizzativa che costituirà l’interfaccia industriale dell’Organizzazione Governativa Internazionale GCAP (GIGO), a sostegno di un programma in grado di produrre capacità e tecnologie sostenibili e all’avanguardia. I tre ministri hanno concordato che la sede del GIGO e la corrispondente Struttura d’impresa congiunta saranno ubicate nel Regno Unito e, al fine di garantire e favorire una partnership efficace e ben equilibrata tra i tre paesi, il primo direttore dGenerale dell’Agenzia GCAP sarà di nazionalità giapponese, ed il primo amministratore delegato della Joint venture industriale sarà di nazionalità italiana.

I vertici della Difesa di Italia, Giappone e Regno Unito, hanno così confermato il forte impegno ad approfondire la cooperazione trilaterale sugli obiettivi comuni del GCAP ed a garantirne il costante successo.

Reporter Senza Frontiere: in 11 mesi morti sul lavoro 45 giornalisti

Reporter Senza Frontiere: in 11 mesi morti sul lavoro 45 giornalistiMilano, 14 dic. (askanews) – Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), dal primo gennaio al primo dicembre 2023 sono stati uccisi 45 giornalisti sul lavoro e il numero è il più basso da oltre 20 anni. “Un calo nonostante tragedia di Gaza”, dice l’organizzazione sul suo sito. I dati si inseriscono nel dibattito su un tema molto caldo al momento, alla luce di quanto accade in Medio Oriente.

In base alle stime nel 2023 sono stati uccisi complessivamente 45 giornalisti in relazione al loro lavoro , 16 in meno rispetto al 2022. Si tratta del dato più basso registrato dal 2002. Nel 2012 e nel 2013 sono stati uccisi più di 140 giornalisti, principalmente a causa delle guerre in Siria e Iraq, dove quasi 600 giornalisti sono stati uccisi nello svolgimento delle loro funzioni dal 2003 al 2022. “A Gaza, almeno 13 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas: un totale che sale a 56 se includiamo tutti i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, impegnati o meno nel loro lavoro. In tutto il mondo, 521 giornalisti sono attualmente detenuti per motivi arbitrari legati alla loro professione (in calo dell’8,4% rispetto al 2022)” si aggiunge.

“Tra i civili a Gaza, i giornalisti stanno pagando un prezzo alto. Abbiamo constatato che il numero dei giornalisti uccisi in relazione al loro lavoro è altissimo: almeno 13 in un territorio così ristretto”, dichiara Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Deloire afferma inoltre che RSF ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (ICC) per chiarire se i giornalisti siano stati deliberatamente attaccati. “Abbiamo presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) per stabilire i fatti e fino a che punto i giornalisti siano stati consapevolmente presi di mira”, dice.

E poi continua: “Su scala globale, sembra che il numero di giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro o in connessione con il loro lavoro sia in netto calo, da un lungo periodo di tempo” aggiunge. “Le ragioni? Misure di sicurezza nelle testate giornalistiche, formazione e dotazione di dispositivi di protezione, prudenza, effetti della lotta all’impunità e azioni delle organizzazioni intergovernative. Indubbiamente anche il lavoro delle ONG sta avendo un effetto”.

Reporter Senza Frontiere: morti 45 giornalisti su lavoro in 11 mesi

Reporter Senza Frontiere: morti 45 giornalisti su lavoro in 11 mesiMilano, 14 dic. (askanews) – Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), dal primo gennaio al primo dicembre 2023 sono stati uccisi 45 giornalisti sul lavoro e il numero è il più basso da oltre 20 anni. “Un calo nonostante tragedia di Gaza”, dice l’organizzazione sul suo sito. I dati si inseriscono nel dibattito su un tema molto caldo al momento, alla luce di quanto accade in Medio Oriente.

In base alle stime nel 2023 sono stati uccisi complessivamente 45 giornalisti in relazione al loro lavoro , 16 in meno rispetto al 2022. Si tratta del dato più basso registrato dal 2002. Nel 2012 e nel 2013 sono stati uccisi più di 140 giornalisti, principalmente a causa delle guerre in Siria e Iraq, dove quasi 600 giornalisti sono stati uccisi nello svolgimento delle loro funzioni dal 2003 al 2022. “A Gaza, almeno 13 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas: un totale che sale a 56 se includiamo tutti i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, impegnati o meno nel loro lavoro. In tutto il mondo, 521 giornalisti sono attualmente detenuti per motivi arbitrari legati alla loro professione (in calo dell’8,4% rispetto al 2022)” si aggiunge.

“Tra i civili a Gaza, i giornalisti stanno pagando un prezzo alto. Abbiamo constatato che il numero dei giornalisti uccisi in relazione al loro lavoro è altissimo: almeno 13 in un territorio così ristretto”, dichiara Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Deloire afferma inoltre che RSF ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (ICC) per chiarire se i giornalisti siano stati deliberatamente attaccati. “Abbiamo presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) per stabilire i fatti e fino a che punto i giornalisti siano stati consapevolmente presi di mira”, dice.

E poi continua: “Su scala globale, sembra che il numero di giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro o in connessione con il loro lavoro sia in netto calo, da un lungo periodo di tempo” aggiunge. “Le ragioni? Misure di sicurezza nelle testate giornalistiche, formazione e dotazione di dispositivi di protezione, prudenza, effetti della lotta all’impunità e azioni delle organizzazioni intergovernative. Indubbiamente anche il lavoro delle ONG sta avendo un effetto”.

Jake Sullivan oggi in Isreale per “colloqui molto seri”

Jake Sullivan oggi in Isreale per “colloqui molto seri”Roma, 14 dic. (askanews) – Il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan sarà oggi in Israele per “conversazioni estremamente serie” sugli aiuti umanitari e sulla prossima fase della campagna militare israeliana, ha affermato un funzionario dell’amministrazione Biden citato dai media americani. La Casa Bianca, sottolinea la Cnn, fatica a far quadrare i commenti del presidente degli Stati Uniti sui “bombardamenti indiscriminati” a Gaza con l’insistenza sul fatto che “l’intento” di Israele resta quello di limitare le vittime tra i civili. Secondo una valutazione dell’intelligence statunitense, quasi la metà delle munizioni aria-terra utilizzate da Israele a Gaza non erano guidate e quindi non potevano colpire con precisione bersagli. Israele ha annullato il viaggio programmato in Qatar del capo dei servizi segreti stranieri per riavviare i colloqui su un possibile secondo accordo per il rilascio degli ostaggi, ha confermato una fonte sempre alla Cnn, secondo cui Hamas non ha risposto alle aperture degli ultimi giorni per cercare di riprendere i negoziati.

 

Save the Children: nel 2022 un bambino su 6 viveva in zona di guerra

Save the Children: nel 2022 un bambino su 6 viveva in zona di guerraRoma, 14 dic. (askanews) – Un bambino su sei, ossia 468 milioni di bambini, nel 2022 viveva in una zona di guerra, mentre il numero di gravi violazioni commesse nei confronti dei bambini in contesti di conflitto è aumentato del 13%, raggiungendo il numero complessivo di 27.638, in media 76 al giorno. È quanto emerge dal rapporto “Stop the war on children”, pubblicato oggi da Save the Children, secondo il quale il numero di gravi violazioni nei confronti dei minori (uccisioni e mutilazioni, rapimenti, stupri e violenze sessuali, reclutamento ed utilizzo in forze e gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali e diniego di accesso umanitario) ha raggiunto nel 2022 il livello più alto dal 2005, anno in cui sono iniziate le rilevazioni di questo tipo. Numeri che purtroppo rappresentano solo una piccola parte del totale di casi, poiché alcuni abusi non vengono denunciati, mentre altri commessi nel 2022 sono ancora in fase di verifica.

In particolare, sono stati 8.647 i bambini uccisi o mutilati, in crescita rispetto agli 8.113 del 2021. Il Paese con il maggior numero di casi di minori uccisi o mutilati, secondo il rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata l’Ucraina (1.386), mentre già nel 2022 nei Territori palestinesi occupati 1.134 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni, in particolare nella Striscia di Gaza, cifra destinata a salire vertiginosamente nel 2023. La seconda grave violazione per numero di casi registrati è stata il reclutamento e l’utilizzo dei minori nei conflitti: 7.610 gli episodi verificati nel 2022, in crescita del 20% rispetto al 2021. Sul nuovo sito web, lanciato oggi da Save the Children, è possibile mappare queste violazioni sia per luogo, che per tipo e data, con l’obiettivo di rendere per la prima volta disponibili al pubblico dati combinati che mostrino una fotografia esaustiva dei trend rilevati.

Il continente africano è l’area con il maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra, mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, registrava la proporzione più elevata, pari a un bambino su tre. In generale, secondo l’analisi elaborata da Save the Children sulla base di diversi indicatori, è la Repubblica Democratica del Congo il Paese peggiore in cui potesse vivere un minore nel 2022 a causa della guerra, seguito dal Mali e dal Myanmar. Ad essi si aggiungono, in ordine alfabetico altri paesi che ricoprono le prime dieci posizioni, quali: Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Somalia, Siria, Ucraina e Yemen. I bambini continuano inoltre a essere colpiti nei luoghi in cui dovrebbero sentirsi maggiormente al sicuro. Il numero di attacchi a scuole e ospedali è infatti aumentato del 74% in un anno, da 1.323 nel 2021 a 2.308 nel 2022. Dati che sono destinati a salire nel 2023 a causa dei continui bombardamenti a Gaza e del conflitto in Sudan, che ha causato la più grave crisi di bambini sfollati al mondo, ha sottolineato l’organizzazione.

“È un momento terribile per essere un bambino in guerra. Le leggi globali che erano state istituite per proteggere i bambini dalle violenze peggiori che potevano essere commesse contro di loro si stanno sgretolando. Gli attuali trend testimoniano che si sta andando nella direzione sbagliata. Le violazioni contro i bambini aumentano anno dopo anno: nel 2022 si è registrata una media di 76 violazioni contro i bambini al giorno, anche se, a causa di segnalazioni insufficienti, sappiamo che questa è probabilmente solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Inger Ashing, Direttrice Generale di Save the Children International. “Sebbene i dati si riferiscano al 2022, ci aspettiamo che il 2023 non sia migliore, anzi, potremmo raggiungere nuovi tristi record – ha aggiunto Ashing – la crisi umanitaria in Sudan, la più grave crisi di sfollamento sulla terra per i bambini, ha visto uccisioni, orribili violenze sessuali, torture e mutilazioni di minori a livelli che non si vedevano da tempo. Stiamo assistendo al dramma dei bambini a Gaza, costretti a sopportare il peso di un conflitto in cui oltre un milione di giovani vite sono in pericolo. Gli ospedali sono diventati campi di battaglia e le forniture di cibo e acqua sono state interrotte. È necessario un cessate il fuoco definitivo, ora, immediatamente, per fermare le loro sofferenze”. I bambini consultati per il rapporto chiedono che i decisori garantiscano protezione a tutti i loro coetanei che stanno vivendo la propria infanzia in aree di conflitto. I bambini vogliono essere protetti da bombe, missili e mine antiuomo, dalla violenza e dagli abusi. Vogliono sentirsi al sicuro, soprattutto nelle loro case e nei loro quartieri, con le loro famiglie e con i loro amici. E farlo non è semplice perché, come attesta una dichiarazione del Consiglio dei bambini palestinesi di Gaza, “quando un razzo cade dal cielo, non fa differenza tra un sasso e un albero, e tra un bambino e un giovane”.

“I numeri delle gravi violazioni sono estremamente allarmanti. Soprattutto perché questi casi accertati rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg – ha commentato Gudrun Østby, Professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, che ha collaborato al rapporto – ogni bambino che cresce in contesti di guerra potrebbe essere a rischio. Le nostre stime per il 2022 indicano che un bambino su sei vive a meno di 50 km di distanza da almeno un conflitto. La comunità internazionale deve esercitare tutto il suo potere per fare pressione sulle parti affinché rispettino il diritto internazionale e proteggano i bambini”.

La Camera Usa approva l’apertura dell’inchiesta per l’impeachment di Biden

La Camera Usa approva l’apertura dell’inchiesta per l’impeachment di BidenMilano, 13 dic. (askanews) – La Camera degli Stati Uniti, a maggioranza Repubblicana, ha approvato l’apertura formale di un’inchiesta per impeachment nei confronti di Joe Biden, motivata dagli affari all’estero del figlio di Biden, Hunter.

La risoluzione per formalizzare l’inchiesta di impeachment è stata approvata con 221 voti a favore e 212 voti contrari, rispettando i numeri dei due partiti. A favore hanno votato anche i Repubblicani più moderati. Anche se l’inchiesta molto difficilmente condurrà all’impeachment, osservano i media americani, il suo svolgimento durante il 2024 sicuramente complicherà la campagna elettorale per la rielezione di Biden.

Commissione sblocca fondi Ue per l’Ungheria per 10,2 mld euro

Commissione sblocca fondi Ue per l’Ungheria per 10,2 mld euroBruxelles, 13 dic. (askanews) – La Commissione europea ha deciso, questo pomeriggio a Bruxelles, di sbloccare 10,2 miliardi di fondi Ue di coesione destinati all’Ungheria, fondi che erano stati congelati finora perché condizionati a garanzie di indipendenza della magistratura del Paese che non erano state considerate soddisfacenti. La Commissione ha ritenuto che la recente riforma giudiziaria ungherese abbia colmato queste carenze.

La decisione è stata presa con un tempismo che appare chiaramente legato al negoziato che si svolgerà da domani al massimo livello, tra i capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di Bruxelles, sull’apertura dei negoziati d’adesione con l’Ucraina, a cui si è finora opposto fieramente il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Tuttavia, l’Esecutivo comunitario ha anche deciso di mantenere in vigore altre misure relative al cosiddetto meccanismo di “condizionalità di bilancio”, che lega l’erogazione di determinati finanziamenti comunitari al pieno rispetto dello stato di diritto.

Inoltre, l’Ungheria non ha ancora rispettato tutti gli “obiettivi intermedi”, in termini di misure per rafforzare e garantire l’indipendenza giudiziaria e la corretta gestione degli interessi finanziari dell’Ue nel Paese, che erano previsti dal Pnrr ungherese (approvato dal Consiglio Ue il 15 dicembre 2022). Questi obiettivi intermedi (“super milestones”) rimangono invariati nel Pnrr rivisto dell’Ungheria (approvato dal Consiglio il 15 dicembre 2023) e si applicano anche al capitolo “REPowerEU”. Complessivamente, tra fondi di coesione e finanziamenti del Pnrr ungherese, i fondi Ue destinati a Budapest che restano congelati ammontano a 21 miliardi di euro.

Le misure volte a rafforzare l’indipendenza della magistratura in Ungheria e considerate soddisfacenti dalla Commissione comprendono, in particolare: 1) l’aumento i poteri del Consiglio giudiziario nazionale indipendente, per limitare l’influenza indebita e le decisioni discrezionali e garantire un’amministrazione più obiettiva e trasparente dei tribunali; 2) la riforma del funzionamento della Corte Suprema per limitare i rischi di influenza politica; 3)l’eliminazione del ruolo della Corte Costituzionale nel rivedere le decisioni definitive dei giudici su richiesta delle autorità pubbliche; 4) l’eliminazione della possibilità per la Corte Suprema di rivedere le questioni che i giudici intendono sottoporre alla Corte europea di Giustizia. Nonostante questi progressi compiuti dall’Ungheria in termini di indipendenza giudiziaria, non sono state prese tutte le misure correttive necessarie per rispettare i principi dello Stato di diritto nei settori degli appalti pubblici, delle azioni giudiziarie, del conflitto di interessi, della lotta alla corruzione e dei trust di interesse pubblico. Inoltre, la Commissione mantiene le sue preoccupazioni riguardo alla cosiddetta legge ungherese “sulla protezione dei minori”, ai gravi rischi per la libertà accademica e all’applicazione del diritto di asilo.

L’Ungheria, insomma, potrà iniziare a richiedere rimborsi per diversi progetti finanziati o co-finanziati dall’Ue fino a circa 10,2 miliardi di euro, ma comunque per ricevere il denaro dovrà rispettare “le condizioni abilitanti orizzontali” durante l’intero periodo della politica di coesione. “La Commissione monitorerà attentamente e costantemente, in particolare attraverso degli audit, il coinvolgimento attivo delle parti interessate e nell’ambito di comitati di monitoraggio, l’applicazione delle misure messe in atto dall’Ungheria. Se, in qualsiasi momento, la Commissione riterrà che questa condizione abilitante orizzontale non sia più soddisfatta, può decidere nuovamente di bloccare i finanziamenti”, precisa in una nota l’Esecutivo comunitario.

Usa, prezzi produzione in novembre stazionari, stime +0,1%

Usa, prezzi produzione in novembre stazionari, stime +0,1%New York, 13 dic. (askanews) – A novembre, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono rimasti stazionari. Nel mese precedente erano scesi dello 0,4%, rivisto dall’iniziale -0,5%. Gli analisti attendevano un aumento dello 0,1%. I dati sono stati resi noti dal dipartimento del Lavoro.

La componente “core” – quella depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari, energetici e dei servizi commerciali – è rimasta anch’essa stazionaria. Il mese precedente aveva rilevato un +0,1%. Gli analisti prevedevano un rialzo dello 0,2%. Rispetto a un anno prima, i prezzi sono aumentati dello 0,9%. Il dato ‘core’ ha registrato un aumento annuale del 2,5%, dopo il +2,9 del mese precedente.

Netflix per la prima volta fornisce i dati di visualizzazione

Netflix per la prima volta fornisce i dati di visualizzazioneRoma, 13 dic. (askanews) – Netflix, il servizio di streaming a lungo criticato per la mancanza di trasparenza sui suoi dati di visualizzazione , inizierà a pubblicare un due volte all’anno un report completo.

Il suo primo Netflix Engagement Report, pubblicato ieri, ha fornito i dati delle visuazzazioni su oltre 18.220 titoli, per un totale di quasi 100 miliardi di ore visualizzate. The Night Agent, un thriller politico, è stato il più visto su Netflix a livello globale nella prima metà del 2023, con 812 milioni di ore. La trasparenza sui servizi di streaming è stata una questione centrale durante gli scioperi di Hollywood di quest’anno. Scrittori e attori chiedevano royalties più adeguate in base alle performance delle loro opere sui servizi di streaming.

Von der Leyen: la vittoria finale dell’Ucraina sarà la sua adesione all’Ue

Von der Leyen: la vittoria finale dell’Ucraina sarà la sua adesione all’UeBruxelles, 13 dic. (askanews) – “L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore russo, ma combatte per l’Europa, e la sua adesione alla famiglia europea sarà la sua vittoria finale contro la Russia”. Lo ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel suo discorso alla plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo, durante il dibattito sulle priorità del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles, e che ha al centro proprio le decisioni sull’avvio dei nuovi negoziati d’adesione, in particolare con l’Ucraina e la Moldova. “Quando la Russia invase l’Ucraina – ha ricordato von der Leyen -, molti temevano che Kiev sarebbe caduta nel giro di pochi giorni. Ma non è accaduto. L’Ucraina, invece, ha cacciato la Russia dalla metà dei territori che aveva conquistato. In mare, l’Ucraina ha respinto la flotta russa e ha riaperto il corridoio marittimo per fornire grano al mondo. Nell’aria, l’Ucraina è diventata incredibilmente efficace nell’abbattere missili e droni russi. E sul terreno, l’Ucraina sta imponendo enormi perdite alla Russia. Ogni settimana decine di migliaia di giovani soldati russi vengono uccisi o feriti”. “Fuori dal campo di battaglia, la Finlandia è diventata membro della Nato. E presto lo sarà anche la Svezia. L’Ucraina si avvia verso l’adesione all’Ue. Il Cremlino si è tagliato fuori dalle economie e dai sistemi di innovazione occidentali e si è reso dipendente dalla Cina. Putin non solo non realizza i suoi obiettivi strategici, ma sta anche imponendo un costo drammatico al suo stesso paese” ha sottolineato von der Leyen.

“Ma il fallimento di Putin – ha osservato – non si tradurrà automaticamente nella vittoria dell’Ucraina. Mentre la guerra si trascina, dobbiamo dimostrare cosa significa sostenere l’Ucraina ‘per tutto il tempo necessario’. L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore, ma per l’Europa. Unirsi alla nostra famiglia sarà la vittoria finale dell’Ucraina. E per questo, noi abbiamo un ruolo decisivo da svolgere”. “L’Ucraina – ha indicato von der Leyen – sta facendo grandi passi avanti per approvare le riforme che la porteranno nella nostra Unione. La nostra relazione del mese scorso sull’allargamento ha mostrato chiari progressi su tutte le tappe che avevamo individuato. All’epoca, oltre il 90% delle riforme” previste da queste tappe “era stato completato. Abbiamo individuato quattro riforme per finalizzare completamente tutti i passaggi. E in questo mese l’Ucraina ha continuato a lavorare su tutti questi aspetti. La Rada (il parlamento ucraino, ndr) ha appena approvato due leggi anti-corruzione, sul personale dell’Ufficio nazionale anticorruzione e sulle dichiarazioni patrimoniali. Oltre a una legge modificata sulle minoranze nazionali”, che “consentirà un maggiore utilizzo delle lingue minoritarie nelle scuole, nei libri e negli eventi pubblici. I gruppi minoritari nazionali hanno già reagito positivamente. E anche il nostro primo bilancio è positivo”. “Se attuate efficacemente – ha continuato la presidente della Commissione -, queste azioni possono soddisfare tre delle nostre quattro raccomandazioni in sospeso. Il governo ucraino ha anche proposto una nuova legge sul lobbismo, per frenare il potere degli oligarchi, e rispondere alla nostra ultima raccomandazione. Questo è un lavoro duro e l’obiettivo di completare tutti e sette i passaggi è a portata di mano”.

“L’Ucraina – ha concluso von der Leyen – ci sta dimostrando quanto tiene alla nostra Unione e ai nostri valori. E noi dovremmo dare una risposta all’altezza della loro determinazione”.