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In Israele si dimettono vari portavoce dell’Idf, via anche Hagari

In Israele si dimettono vari portavoce dell’Idf, via anche HagariRoma, 4 mar. (askanews) – Il numero due dell’Unità per la comunicazione delle Forze di difesa israeliane Daniel Hagari e alcuni suoi collaboratori avrebbero rassegnato le dimissioni dal loro incarico: lo riferisce Channel 14, spiegando che dietro la decisione ci sarebbero ragioni “operative e personali”. A lasciare l’incarico, secondo quanto spiegato, sarebbero stati, oltre ad Hagari, anche il colonnello Butbul, il colonnello Moran Katz e il portavoce internazionale, il tenente Richard Hecht. Tra i nomi citati, anche quelli di Merav Granot e Tzupia Moshkovich.

In Cina si aprono le “Due Sessioni”: cosa ci dobbiamo attendere

In Cina si aprono le “Due Sessioni”: cosa ci dobbiamo attendereRoma, 4 mar. (askanews) – Le “Due Sessioni” – le tradizionali riunioni annuali del Congresso nazionale del popolo (NPC) e della Conferenza politica consultiva nazionale del poplo cinese (CCPPC) – iniziano oggi e presentano quest’anno diversi motivi d’interesse, alla luce della difficoltà per la Cina di uscire dalle secche economiche, iniziate con la pandemia.


Un momento molto importante sarà domani, 5 marzo, quando – in apertura del Congresso nazionale del popolo, mentre la Conferenza consultiva apre oggi i battenti – il primo ministro Li Qiang terrà la sua relazione di lavoro, la prima da capo dell’esecutivo cinese, di fronte ai circa 3mila delegati del Congresso (la Conferenza consultiva ne conta invece più di 2mila). Dal primo ministro ci si attendono parole chiare su un piano per indirizzare la situazione economica del paese. Li è stato nominato a marzo 2023 e, tra i suoi primi atti, il premier ha introdotto misure di sostegno senza precedenti al settore privato, seguite da una serie di misure a sostegno delle imprese straniere in agosto. Ma questo non è stato sufficiente a migliorare il “sentiment” delle imprese e a consolidare la sua figura in termini di leadership economica.


Il primo ministro, invece, non terrà la tradizionale conferenza stampa a conclusione dei lavori del Congresso nazionale del popolo, una delle rare occasioni nelle quali i giornalisti internazionali possono interpellare i vertici dello stato cinese in merito alle direzioni che intendono imprimere alla politica socio-economica e globale di Pechino. Un primo tema per il governo cinese sarà quello di far convivere le esigenze della sicurezza nazionale con l’apertura alla possibilità d’investimento per le imprese straniere. Ancora pochi giorni fa c’è stato un ulteriore inasprimento delle norme contro lo spionaggio che rendono ulteriormente complessa l’attività delle aziende estere.


Nel marzo 2023, Xi Jinping ha dichiarato al Congresso nazionale del popolo che “la sicurezza è il fondamento dello sviluppo, mentre la stabilità è un prerequisito per la prosperità”, dando un segnale di preminenza del tema della sicurezza sull’apertura economica. Eppure ci sono stati anche segnali diversi, come un recente articolo della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici, che è presieduta dallo stesso Xi, in cui si afferma che la spinta per la sicurezza a scapito di tutto il resto, inclusa la crescita economica, è andato troppo in là. Le Due Sessioni ci diranno se è in corso un riequilibrio o meno su questo terreno, anche alla luce della situazione del più grande competitor globale, gli Stati uniti, che quest’anno vanno al voto presidenziale con la prospettiva nel migliore dei casi del mantenimento di una politica di restrizioni e dazi nei confronti di Pechino e, nel peggiore (cioè per la Cina l’elezione di Donald Trump), di un ulteriore inasprimento degli stessi. Un altro elemento cruciale è la definizione del nuovo obiettivo di crescita del prodotto interno lordo. Li Qiang dovrà annunciare nella sua relazione del 5 marzo questo dato cruciale. L’anno scorso, l’economia è cresciuta del 5,2% dopo che le autorità avevano fissato un obiettivo di “circa il 5%”. Le previsioni credibili per l’obiettivo del 2024 vanno dal 4,5% al 5,5%, anche se ci sono state voci dal mondo economico che hanno chiesto un obiettivo più ambizioso. Da questo target dipenderanno la politica fiscale e monetaria della Cina per l’anno in corso, nonché i piani delle aziende per tutto il 2024. Un obiettivo basso contribuirebbe a rendere meno coraggiosa l’azione dei funzionari e dei manager, ma d’altronde un target troppo alto creerebbe aspettative di stimoli aggressivi ma anche preoccupazioni sulla tenuta del debito.


Sul fronte fiscale, in realtà, bisognerà tenere gli occhi aperti anche sull’obiettivo di deficit di bilancio del governo centrale, la quota annuale di obbligazioni delle amministrazioni locali (cruciali per il settore immobiliare in profonda crisi) e l’eventuale via libera del Congresso nazionale del popolo a eventuali emissioni di titoli del Tesoro speciali. Questi servirebbero a finanziare lo stimolo infrastrutturale, per rafforzare la crescita e dare ossigeno al settore delle costruzioni. Da chiarire sarà, ancora, l’azione del governo volta a rilanciare la domanda in un momento in cui la fiducia dei consumatori rimane vicina ai minimi storici: l’indice della fiducia dei consumatori dell’Ufficio nazionale di statistica è risultato essere 87,6 a dicembre, vicino al suo minimo storico di 85,5 dal novembre 2022, quando erano ancora in vigore controlli zero-Covid. Quindi sarà importante capire come il governo intende far crescere il reddito delle famiglie, come riformerà una serie di parametri imoportanti per i consumi, tra i quali la copertura previdenziale e il restrittivo sistema di registrazione delle famiglie (hukou). Gli analisti si attendono di capire, in particolare, se Pechino metterà in campo ulteriori stimoli economici dopo che le misure introdotte nel 2023 non sono riuscite a sostenere il settore immobiliare in difficoltà, mentre la fiducia delle imprese è svanita. Ci sono poi questioni di politica estera che hanno una loro ricaduta anche economica e, per i quali, si avranno durante le Due Sessioni spunti interesanti. Durante la Conferenza consultiva si parlerà sicuramente di Taiwan, dopo il cambio della presidenza dell’isola, e lo stesso Xi potrebbe toccare questioni geopolitiche durante i tanti incontri a cui prenderà parte. Importante, dal punto di vista europeo, sarà capire se e quali strumenti di ritorsione verranno ventilati nei confronti dell’Ue, che sta ponendo crescenti restrizioni al commercio con Pechino nell’ambito della sua politica di riduzione del rischio Cina. E poi ci sono i conflitti in Ucraina e quello in Medio Oriente e nel Mar Rosso.

Un accordo con Israele dopo l’inizio del Ramadan è un obiettivo realistico (secondo fonti di Hamas)

Un accordo con Israele dopo l’inizio del Ramadan è un obiettivo realistico (secondo fonti di Hamas)Roma, 4 mar. (askanews) – I negoziatori di una tregua temporanea nella Striscia di Gaza ritengono che Hamas e Israele stiano facendo lenti progressi e potrebbero raggiungere un accordo prima del Ramadan: lo hanno riferito funzionari egiziani a conoscenza del dossier mentre, secondo il Wall Street Journal, un alto esponente di Hamas ha spiegato che la prima settimana di Ramadan sarebbe un obiettivo più realistico per un accordo.


Secondo un funzionario israeliano e un funzionario statunitense, Israele avrebbe accettato le linee generali di un accordo. Ma l’esponente dello Stato ebraico ha espresso preoccupazione sulla sincerità di Hamas nel raggiungere un’intesa dopo che la delegazione al Cairo non ha fornito un elenco di ostaggi in vita, una richiesta che secondo i mediatori Israele ha avanzato durante il fine settimana. Lo Stato ebraico, in particolare, starebbe negoziando sulla sorte di circa 40 ostaggi malati, anziani o donne, ma non sa chi tra loro sia ancora vivo, ha detto il funzionario. Ieri, secondo quanto spiegato, Hamas non avrebbe nemmeno fornito risposte a due punti critici chiave, secondo funzionari egiziani e israeliani: quali prigionieri palestinesi vuole liberare e quanti per ogni ostaggio rilasciato. Per questa ragione, ieri, Israele ha deciso di non inviare una delegazione di alto livello al Cairo per partecipare ai negoziati dopo che i mediatori hanno riferito che funzionari di Hamas erano arrivati nella capitale egiziana senza risposta a molte delle principali richieste di Israele.

Kamala Harris: subito un cessate il fuoco e aiuti a Gaza

Kamala Harris: subito un cessate il fuoco e aiuti a GazaRoma, 4 mar. (askanews) – La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha ribadito gli appelli dell’amministrazione Usa per un cessate il fuoco temporaneo a Gaza.


“Data l’immensa portata delle sofferenze a Gaza, deve esserci un cessate il fuoco immediato per almeno le prossime sei settimane, che è quello che attualmente è sul tavolo”, ha detto Harris tra gli applausi della folla domenica a Selma, in Alabama, come riporta la CNN: “Hamas sostiene di volere un cessate il fuoco. Ebbene, c’è un accordo sul tavolo. E come abbiamo detto, Hamas deve accettare l’accordo. Otteniamo un cessate il fuoco. Riuniamo gli ostaggi con le loro famiglie. E forniamo aiuti immediati alla popolazione di Gaza”. Harris ha anche riflettuto sulla crisi umanitaria nell’enclave, compresa la carneficina di giovedì scorso contro un convoglio di aiuti: “Il governo israeliano deve fare di più per aumentare significativamente il flusso di aiuti (a Gaza)”, ha detto. “Non ci sono scuse”.

Haley vince le primarie repubblicane a Washington DC

Haley vince le primarie repubblicane a Washington DCRoma, 4 mar. (askanews) – L’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Haley ha vinto le primarie repubblicane a Washington (Distretto di Columbia), ottenendo la prima vittoria della sua campagna elettorale del 2024.


La sua vittoria arresta almeno temporaneamente il dominio di Donald Trump nelle competizioni elettorali del Partito Repubblicano, anche se l’ex presidente è destinato a raccogliere diverse centinaia di delegati in più nelle gare del “Super Tuesday” di questa settimana. Come fa notare la CNN, la vittoria di Haley, sebbene sia la prima, non è stata comunque una grande sorpresa. Molti a Washington ritenevano che il distretto rappresentasse la sua migliore, e forse unica, possibilità di vincere le primarie. La presa di Trump sul Partito Repubblicano della capitale, che conta circa 22.000 elettori registrati, non ha mai rispecchiato il suo dominio in tutto il Paese: Trump ha vinto le primarie nel 2020, senza essere contestato, ma è arrivato terzo nel 2016.

Dopo la pandemia un terzo degli italiani trascorre molto più tempo in casa

Dopo la pandemia un terzo degli italiani trascorre molto più tempo in casaMilano, 3 mar. (askanews) – Gli anni del Covid hanno ridisegnato il nostro rapporto con la casa. E sebbene con la fine delle restrizioni abbiamo ripreso le abitudini della vita fuori dalle mura domestiche, per un terzo degli italiani nel post-pandemia è significativamente aumentato il tempo trascorso in casa. Guardare la televisione, cucinare e ascoltare musica sono le attività svolte con maggior frequenza ma, accanto al tempo libero, anche lo smart working fa ormai parte della quotidianità domestica per quattro italiani su 10 (42%), che dichiarano di lavorare da casa tutti i giorni (solo il 15% non lo pratica affatto). E visto che si trascorre così tanto tempo tra le quattro mura domestiche è importante garantirsi anche il benessere. A fotografare questa evoluzione del rapporto degli italiani con la casa, è Olimpia Splendid, azienda italiana specializzata in climatizzazione, riscaldamento e trattamento dell’aria di casa, attraverso una survey condotta da Toluna, digital market research agency, su un campione di 1.000 uomini e donne italiani, responsabili d’acquisto di elettrodomestici per la casa.


Sul podio dei fattori chiave per il benessere domestico ci sono la pulizia (61%), la luminosità (45%) e la sicurezza (42%), con una maggiore incidenza tra le donne. Ma un ruolo importante ricopre anche il clima interno (temperatura e umidità) che risulta importante per quasi quattro intervistati su 10 (38%), molto più che il comfort acustico (rilevante solo per il 25% dei rispondenti) e la purezza dell’aria (21%). Un dato quest’ultimo relativamente basso, se confrontato con l’importanza dichiarata dalla quasi totalità dei rispondenti (93%) all’argomento qualità dell’aria. La percezione generale, tuttavia, è che l’inquinamento si trovi principalmente outdoor: mezzi di trasporto pubblico e spazi cittadini all’aperto sono infatti tra i luoghi giudicati più inquinati (96%), mentre la casa è percepita come un luogo sicuro. Per sette italiani su 10 (70%) la qualità dell’aria in casa propria è giudicata infatti buona o addirittura molto buona. Milano, 3 mar. (askanews) – Se temperatura, umidità e purezza dell’aria – in percentuali differenti – influenzano il benessere domestico, quali azioni gli italiani ritengono efficaci per migliorarne la condizione? Ai primi due posti si trovano sane abitudini quotidiane, come aprire le finestre per aerare gli ambienti ed evitare di fumare in casa. In terza posizione (77% degli intervistati), invece, si colloca l’utilizzo di un apparecchio per il trattamento di temperatura, umidità e purezza dell’aria di casa. I climatizzatori sono i più diffusi, presenti nelle case di quasi sette italiani su 10 (65%), ma godono di una buona presenza anche i deumidificatori (41%), mentre purificatori e umidificatori si affermano come tecnologie più di nicchia (posseduti, rispettivamente, dal 21% e dal 14% del campione). I climatizzatori, tecnologie tra le più diffuse del segmento trattamento aria, in particolare, vengono scelti anche per la loro multifunzionalità, ovvero la presenza di più funzioni in un unico apparecchio. Per quasi 4 italiani su 10 (37%) è infatti una caratteristica oggetto di valutazione in fase di acquisto, dopo efficienza (64%) e silenziosità (57%). Non a caso i principali operatori del mercato investono in ricerca e sviluppo di tecnologie capaci di trattare l’aria in modo completo.

Nato-Svezia, nella base di fronte Kaliningrad: “Rischio 4, alto”

Nato-Svezia, nella base di fronte Kaliningrad: “Rischio 4, alto”Blekinge (Svezia), 3 mar. (askanews) – La bandiera della Nato con la rosa dei venti bianca su sfondo blu è già pronta. “Pensavamo di issarla in questi giorni, invece dobbiamo attendere ma oramai ci siamo”, dicono dalla base aerea militare di Ronneby, nella contea di Blekinge, nel sud della Svezia. E in effetti l’attesa è alta. I militari si preparano a ritmo serrato, gli addestramenti sono all’ordine del giorno. I piloti della base di Ronneby, tra i più preparati, si trovano ora in Lettonia per partecipare all’esercitazione dell’Alleanza Atlantica Steadfast Defender, la più grande esercitazione mai vista della Nato con 90mila uomini provenienti da 31 alleati.


“Questa di Blekinge è la sede di uno dei cinque stormi aerei della Svezia, uno dei tre stormi di caccia. Qui abbiamo due caccia Saab JAS 39 Gripen (caccia svedese, primo rappresentante operativo degli aerei da combattimento e superiorità aerea appartenenti alla cosiddetta quarta generazione, ndr) e diversi elicotteri”, racconta ad askanews il colonnello Anders Jonsson, comandante della base aerea. Il livello di sicurezza, nella base nel sud della Svezia, punto più vicino alla russa Kaliningrad e luogo strategico del Mar Baltico, è sicuramente aumentato negli ultimi due anni, con l’invasione all’Ucraina. “Abbiamo un livello di rischio per una minaccia terroristica – ammette l’alto ufficiale dell’Aeronautica svedese -. Il livello di rischio è quattro, ma se guardiamo bene è ancora una minaccia bassa per un intervento militare da parte della Russia. Certamente, dal nostro punto di vista saremo più sicuri dopo che entreremo nell’Alleanza Atlantica, anche se al momento la situazione è tesa. Ma lo è stata prima e lo sarà dopo”. Siete pronti ad entrare nella Nato? “Sì, certo – risponde con sicurezza il col. Jonsson – e questo è sicuramente l’aspetto più importante: siamo pronti a dare supporto se necessario e anche molto disponibili quando serve”.


Stoccolma invierà un battaglione di 800 uomini in Lettonia per Steadfast defender 2024, la più grande esercitazione dell’Alleanza atlantica degli ultimi 35 anni. Le truppe svedesi faranno parte della prima linea di difesa contro una potenziale invasione della Russia nei paesi baltici. Sebbene Stoccolma non sia ancora ufficialmente dentro l’Alleanza, l’esercito svedese è già stato arruolato dalla Nato e resterà in Lettonia con una rotazione di sei mesi con soldati e mezzi corazzati. Intanto i piloti dei caccia svedesi della base aerea di Ronneby si alzano in volo quasi quotidianamente. Se non per le esercitazioni, soprattutto per attività di scamble (ovvero quaso decolla un caccia intercettore per identificare e ‘respingere’ un aereo sconosciuto che tenta di entrare in territorio straniero). “Qui a Kallinge, avamposto sud-est dell’area baltica, siamo in una postazione strategica – riferisce il col. Jonsson -. Abbiamo molte attività russe sul mare, ma anche in aria. Siamo impegnati in operazioni di scrambling più volte alla settimana. Nell’ultimo anno, anche due-tre volte al giorno, e poi niente in altri giorni. In tutto, circa 300 scramble all’anno. Questo significa che potremmo essere in grado di fornire un supporto decisivo alla Nato dalla Svezia”.


“Uno dei compiti più importanti e immediati – conclude l’alto ufficiale – è quello di rendere la Svezia parte della difesa aerea e missilistica integrata. Si tratta di immagini aeree riconosciute e di essere in grado di supportare la Nato con un’azione di polizia aerea, principalmente dalla Svezia. Ma naturalmente, quando sarà necessario, faremo la nostra parte nel Baltico, ma anche in Islanda o ovunque l’Alleanza ne abbia bisogno”.

Nato-Svezia, nella base davanti Kaliningrad: “Livello di rischio alto”

Nato-Svezia, nella base davanti Kaliningrad: “Livello di rischio alto”Blekinge (Svezia), 3 mar. (askanews) – La bandiera della Nato con la rosa dei venti bianca su sfondo blu è già pronta. “Pensavamo di issarla in questi giorni, invece dobbiamo attendere ancora un po’, ma oramai ci siamo”, dicono dalla base aerea militare di Ronneby, nella contea di Blekinge, nel sud della Svezia. E in effetti l’attesa è alta. I militari si preparano a ritmo serrato, gli addestramenti sono all’ordine del giorno. I piloti della base di Ronneby, tra i più preparati, si trovano ora in Lettonia per partecipare all’esercitazione dell’Alleanza Atlantica Steadfast Defender, la più grande esercitazione mai vista della Nato con 90mila uomini provenienti da 31 alleati.


“Questa di Blekinge è la sede di uno dei cinque stormi aerei della Svezia, uno dei tre stormi di caccia. Qui abbiamo due caccia Saab JAS 39 Gripen (caccia svedese, primo rappresentante operativo degli aerei da combattimento e superiorità aerea appartenenti alla cosiddetta quarta generazione, ndr) e diversi elicotteri”, racconta ad askanews il colonnello Anders Jonsson, comandante della base aerea, sottolineando che i piloti svedesi fanno training anche in Italia, ad Aviano. Il livello di sicurezza, nella base nel sud della Svezia, punto più vicino alla russa Kaliningrad e luogo strategico del Mar Baltico, è sicuramente aumentato negli ultimi due anni, con l’invasione all’Ucraina. “Abbiamo un livello di rischio per una minaccia terroristica – ammette l’alto ufficiale dell’Aeronautica svedese -. Il livello di rischio è quattro, ma se guardiamo bene è ancora una minaccia bassa per un intervento militare da parte della Russia. Certamente, dal nostro punto di vista saremo più sicuri dopo che entreremo nell’Alleanza Atlantica, anche se al momento la situazione è tesa. Ma lo è stata prima e lo sarà dopo”.


Siete pronti ad entrare nella Nato? “Sì, certo – risponde con sicurezza il col. Jonsson – e questo è sicuramente l’aspetto più importante: siamo pronti a dare supporto se necessario e anche molto disponibili quando serve”. Stoccolma invierà un battaglione di 800 uomini in Lettonia per Steadfast Defender 2024, la più grande esercitazione dell’Alleanza atlantica degli ultimi 35 anni. Le truppe svedesi faranno parte della prima linea di difesa contro una potenziale invasione della Russia nei paesi baltici. Sebbene Stoccolma non sia ancora ufficialmente dentro l’Alleanza, l’esercito svedese è già stato arruolato dalla Nato e resterà in Lettonia con una rotazione di sei mesi con soldati e mezzi corazzati.


Intanto i piloti dei caccia svedesi della base aerea di Ronneby si alzano in volo quasi quotidianamente. Se non per le esercitazioni, soprattutto per attività di scamble (ovvero quasi decolla un caccia intercettore per identificare e ‘respingere’ un aereo sconosciuto che tenta di entrare in territorio straniero). “Qui a Kallinge, avamposto sud-est dell’area baltica, siamo in una postazione strategica – riferisce il col. Jonsson -. Abbiamo molte attività russe sul mare, ma anche in aria. Siamo impegnati in operazioni di scrambling più volte alla settimana. Nell’ultimo anno, anche due-tre volte al giorno, e poi niente in altri giorni. In tutto, circa 300 scramble all’anno. Questo significa che potremmo essere in grado di fornire un supporto decisivo alla Nato dalla Svezia”. “Uno dei compiti più importanti e immediati – conclude l’alto ufficiale – è quello di rendere la Svezia parte della difesa aerea e missilistica integrata. Si tratta di immagini aeree riconosciute e di essere in grado di supportare la Nato con un’azione di polizia aerea, principalmente dalla Svezia. Ma naturalmente, quando sarà necessario, faremo la nostra parte nel Baltico, ma anche in Islanda o ovunque l’Alleanza ne abbia bisogno”. (di Serena Sartini)

La Svezia: con noi la Nato al centro del Baltico, e non solo

La Svezia: con noi la Nato al centro del Baltico, e non soloBlekinge (Svezia), 3 mar. (askanews) – “Questa base e questo stormo si trovano nella parte più meridionale della Svezia”. A parlare con askanews il colonnello Anders Jonsson, comandante della base aerea militare di Ronneby, contea di Blekinge. Un lungo passato da pilota e un presente in una delle posizioni più avanzate rispetto alle sfide che il Baltico – con le testate nucleari russe a poco più di 300 chilometri – rappresenta. “Kaliningrad? No, non è affatto lontana. È proprio dall’altra parte del mare. Da questo punto di vista, la Svezia è un paese piuttosto lungo” spiega Jonsson.


Sono aumentate le provocazioni da parte russa? “Sì, possiamo vedere diverse attività in aumento, da diverse operazioni informatiche, che magari non sono dirette principalmente alle forze armate svedesi” dichiara. E pensa che aumenteranno con l’adesione alla Nato della Svezia?, gli chiediamo: “Penso che quando saremo Nato, l’interesse per la Svezia sarà sia per la difesa svedese ma anche per la Nato. In attesa dei piani da parte dell’Alleanza, penso che avremo molte attività con la Nato, come membro della Nato avremo un ruolo più attivo nelle esercitazioni e in diverse attività di deterrenza. E ovviamente ciò potrebbe comportare maggiore attenzione alla Svezia, all’area”. Il contributo svedese in termini di air policing potrebbe riguardare diverse aree? “Sì, ovviamente ci assumeremo la piena responsabilità come membri della Nato e poi spetterà alla Svezia, insieme con gli altri alleati, mettere in atto questi piani. Naturalmente potremmo contribuire con il Baltic Air Policing negli Stati baltici, ma potremmo anche farlo in Islanda o sul Mar Nero”. Quando si parla di addestramento, emerge poi anche un interessante legame con l’Italia. “Ci addestriamo molto – racconta il colonnello – con unità con sede in Italia, in particolare con il 56° e il 57° Rescue Squadron degli Stati Uniti con sede ad Aviano con cui facciamo training su base annuale. E, naturalmente, ci sono gli studenti piloti dell’aeronautica militare svedese che attualmente si addestrano in Italia” afferma Jonsson. “La Svezia ha una lunga tradizione, avendo una propria accademia di volo per l’addestramento dei piloti, dall’inizio alla fine. Ma avere una propria scuola di pilotaggio è costoso, almeno in termini di numero di istruttori. Così nel 2008 abbiamo iniziato con la formazione per il pilotaggio degli elicotteri insieme con la Germania. E poi abbiamo continuato con la formazione dei piloti di trasporto negli Stati Uniti e, recentemente, anche per i piloti di caccia in Italia e non vediamo l’ora di approfondire questa cooperazione”.


Quanto è strategico il sud della Svezia per la stabilità della regione? “Direi che è molto importante per i Paesi Baltici e il Mar Baltico. Questa è la parte sud-orientale dell’area, ma c’è anche un’altra area a nord nell’Artico, che è un’altra area operativa di importanza strategica. Poi abbiamo anche (un’area strategica) sulla costa occidentale, con le linee marittime di comunicazione in entrata e in uscita da Baltico e anche verso il più grande porto dei paesi nordici a Göteborg, ma i Paesi Baltici sono stati e continueranno ad avere un’importanza strategica e operativa”. (di Cristina Giuliano)

Svezia: con noi la Nato al centro del Baltico, e non solo

Svezia: con noi la Nato al centro del Baltico, e non soloBlekinge (Svezia), 3 mar. (askanews) – “Questa base e questo stormo si trovano nella parte più meridionale della Svezia”. A parlare con askanews il colonnello Anders Jonsson, comandante della base aerea militare di Ronneby, contea di Blekinge. Un lungo passato da pilota e un presente in una delle posizioni più avanzate rispetto alle sfide che il Baltico – con le testate nucleari russe a poco più di 300 chilometri – rappresenta. “Kaliningrad? No, non è affatto lontana. È proprio dall’altra parte del mare. Da questo punto di vista, la Svezia è un paese piuttosto lungo” spiega Jonsson.


Sono aumentate le provocazioni da parte russa? “Sì, possiamo vedere diverse attività in aumento, da diverse operazioni informatiche, che magari non sono dirette principalmente alle forze armate svedesi” dichiara. E pensa che aumenteranno con l’adesione alla Nato della Svezia?, gli chiediamo: “Penso che quando saremo Nato, l’interesse per la Svezia sarà sia per la difesa svedese ma anche per la Nato. In attesa dei piani da parte dell’Alleanza, penso che avremo molte attività con la Nato, come membro della Nato avremo un ruolo più attivo nelle esercitazioni e in diverse attività di deterrenza. E ovviamente ciò potrebbe comportare maggiore attenzione alla Svezia, all’area”. Il contributo svedese in termini di air policing potrebbe riguardare diverse aree? “Sì, ovviamente ci assumeremo la piena responsabilità come membri della Nato e poi spetterà alla Svezia, insieme con gli altri alleati, mettere in atto questi piani. Naturalmente potremmo contribuire con il Baltic Air Policing negli Stati baltici, ma potremmo anche farlo in Islanda o sul Mar Nero”.


Quando si parla di addestramento, emerge poi anche un interessante legame con l’Italia. “Ci addestriamo molto – racconta il colonnello – con unità con sede in Italia, in particolare con il 56° e il 57° Rescue Squadron degli Stati Uniti con sede ad Aviano con cui facciamo training su base annuale. E, naturalmente, ci sono gli studenti piloti dell’aeronautica militare svedese che attualmente si addestrano in Italia” afferma Jonsson. “La Svezia ha una lunga tradizione, avendo una propria accademia di volo per l’addestramento dei piloti, dall’inizio alla fine. Ma avere una propria scuola di pilotaggio è costoso, almeno in termini di numero di istruttori. Così nel 2008 abbiamo iniziato con la formazione per il pilotaggio degli elicotteri insieme con la Germania. E poi abbiamo continuato con la formazione dei piloti di trasporto negli Stati Uniti e, recentemente, anche per i piloti di caccia in Italia e non vediamo l’ora di approfondire questa cooperazione”. Quanto è strategico il sud della Svezia per la stabilità della regione? “Direi che è molto importante per i Paesi Baltici e il Mar Baltico. Questa è la parte sud-orientale dell’area, ma c’è anche un’altra area a nord nell’Artico, che è un’altra area operativa di importanza strategica. Poi abbiamo anche (un’area strategica) sulla costa occidentale, con le linee marittime di comunicazione in entrata e in uscita da Baltico e anche verso il più grande porto dei paesi nordici a Göteborg, ma i Paesi Baltici sono stati e continueranno ad avere un’importanza strategica e operativa”. (di Cristina Giuliano)