Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Inflazione, la Fed e la Bce di fronte ad una difficile gestione delle attese sui tassi

Inflazione, la Fed e la Bce di fronte ad una difficile gestione delle attese sui tassiRoma, 12 dic. (askanews) – Da domani le banche centrali torneranno in primo piano tra i fattori osservati dai mercati, iniziando con gli esiti del direttorio della Federal Reserve statunitense, il Fomc, che alle 20 italiane comunicherà le sue decisioni sui tassi di interesse. L’attesa che si è andata consolidando è che ometta di effettuare quell’ultimo rialzo prima della fine dell’anno che pure aveva preventivato alla precedente riunione. L’ulteriore limatura dell’inflazione negli Usa, al 3,1% a novembre, un decimale in meno rispetto al livello di ottobre, potrebbe spingere in questa direzione.

Contestualmente, domani la Fed pubblicherà anche le previsioni economiche aggiornate che, come di consueto, conterranno anche una tabella con le attese dei banchieri centrali Usa sul futuro andamento dei tassi (il grafico “dot plot”). Questo particolare elemento dovrebbe, primo, seppellire definitivamente l’ipotesi di ulteriori aumenti dei tassi e, secondo, fornire indicazioni sulla tempistica di un primo taglio. Perché adesso è proprio sul quando le banche centrali inizieranno a ritoccare al ribasso il costo del danaro che si concentrano gli interrogativi di mercati e analisti. Non solo sulla Fed, che può contare su una crescita economica ancora solida, ma ancora più sulla Banca centrale europea, il cui Consiglio direttivo annuncerà le sue decisioni sui tassi giovedì; e che invece deve fronteggiare, oltre a un calo dell’inflazione più rapido del previsto, anche una dinamica dell’economia particolarmente debole, che rischia di scivolare in recessione.

Per questo già dallo scorso 30 novembre, quando Eurostat ha pubblicato la stima preliminare sull’inflazione, che a novembre è consistentemente rallentata al 2,4% per la media dell’area euro, diversi osservatori hanno iniziato a chiedersi se la Bce non si sia spinta troppo in avanti sulla stretta monetaria. E ora rischia forse di ritrovarsi spiazzata, paradossalmente nella situazione diametralmente opposta a quella del 2022, quando venne accusata di essersi mossa “in ritardo” nella sua risposta all’esplosione inflazionistica.

La Bce comunicherà le sue decisioni alle 14 e 15 italiane di giovedì e, mezz’ora dopo, la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa. Circa un’ora prima, alle 13, la Bank of England annuncerà le sue decisioni sui tassi di interesse per la sterlina Gb. Sempre giovedì, ma la mattina, anche la Banca nazionale svizzera comunicherà le sue decisioni di politica monetaria. Già da tempo diversi esponenti della Bce hanno messo le mani avanti, spiegando che ci si attende una parziale risalita dell’inflazione in questi mesi, in particolare da dicembre, quando in Germania verrà meno l’effetto di alcune misure di aiuto sulle bollette dell’energia.

Resta da verificare se questo riporterà tutto l’indice dell’area euro a valori tali da non rendere complicata la posizione dell’istituzione monetaria. Perché tenere tassi alti con un’inflazione in netto calo mentre l’economia rischia la recessione, e mentre i governi si muovono su politiche di bilancio più restrittive, potrebbe risultare scomodo e sempre più difficile da spiegare. Parallelamente, il dibattito alla Bce potrebbe spostarsi anche su un’altra questione, quella di una progressiva riduzione anticipata delle consistenze di titoli di Stato accumulati con il programma lanciato durante la crisi causata da lockdown e misure anti Covid, il Pepp. La Bce sta già conducendo una manovra di questo genere su un altro programma più consistente di acquisti, l’App, e lo fa in maniera “passiva”, mediante il semplice non rinnovo dei titoli che giungono a scadenza. Finora l’istituzione ha ripetutamente affermato che manterrà inalterate le consistenze del Pepp fino alla fine del 2024. Ma alcuni nel Consiglio – a cui partecipano tutti i governatori delle banche centrali nazionali dell’area euro – hanno iniziato ipotizzare che si possa anticipare l’avvio della riduzione delle consistenze anche sul Pepp. Di recente Lagarde ha affermato che l’argomento potrebbe essere affrontato “in un futuro non lontano”. Finora la riduzione degli stock di bond si è svolta senza scossoni. Ma rincarare la dose con il Pepp potrebbe creare ulteriori pressioni sui titoli di Stato, e indirettamente sull’economia, in una fase in cui la Bce potrebbe iniziare a interrogarsi sul se non sia opportuno ammorbidire la linea. Il neo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, si è già espresso contro l’ipotesi di strette anticipate sul Pepp. E durante un intervento lo scorso 30 novembre (quando sono usciti i dati sull’inflazione) ha anche affermato che se la debolezza dell’economia dovesse causare una accelerazione del processo disinflazionistico, la fase di mantenimento della linea restrittiva sui tassi potrebbe essere accorciata. In generale Panetta ha chiesto di “evitare danni inutili all’economia”. Il tutto mentre gli effetti della stretta monetaria più aggressiva della storia dell’istituzione – la Bce ha alzato i tassi di 450 punti base cmplessivi in poco più di un anno – ancora sembrano non essersi del tutto dispiegati. Secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia a ottobre i prestiti bancari alle famiglie hanno registrato una contrazione dell’1,1% su base annua mentre quelli alle imprese sono calati del 5,5%. I tassi di interesse sui nuovi mutui hanno ripreso a salire, toccando il 4,72% che rappresenta il livello più elevato dal gennaio 2009, quando secondo le serie storiche questa voce si collocava al 4,9077%. E il 5,46% raggiunto a ottobre dai tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese è il valore più elevato dall’ottobre del 2008, quando questa voce si attestò al 5,8404%. Vi sono quindi validi argomenti a favore di un approccio più prudente, se non “morbido”. Tuttavia, sia per i tassi della Fed che per quelli della Bce, sui mercati si sono create attese di ritocchi al ribasso nel 2024 apparentemente molto più spinte di quelle che le rispettive istituzioni vorrebbero vedere. Per questo una attesa abbastanza diffusa per le conferenze stampa di domani e di giovedì è che il presidente della Fed, Jay Powell, e Lagarde cerchino di ridimensionare queste aspettative, avvertendo che serviranno tempo e pazienza prima di ipotizzare manovre di riduzione.

Salone del Mobile 2024: nasce l’Osservatorio permanente

Salone del Mobile 2024: nasce l’Osservatorio permanenteMilano, 12 dic. (askanews) – L’edizione 62esima del Salone del Mobile di Milano porta con sè una novità: la nascita dell’Osservatorio permanente sulla manifestazione dedicata al design e all’arredo, insieme al Politecnico e al Comune di Milano. Ad annunciarlo la presidente del Salone, Maria Porro, in occasione di un evento con la stampa.

“Questo ecosistema non è mai stato misurato né da un punto di vista economico nè dal punto di vista delle esternalità positive o negativa. E’ importante raccogliere dati per descrivere ciò che Salone rappresenta. Il Salone – ha detto Porro – ha ruolo sociale, istituzionale nei confronti della città e della comunità che rappresenta e nella progettazione del futuro del salone. E’ imprescindibile misurare per migliorare, intraprendere azioni correttive che possiamo mettere in campo per salvaguardare e fare evolvere l’evento”. L’osservatorio nasce dalla collaborazione con la Scuola di design del Politecnico di Milano, “monitorerà l’ecosistema del Salone del mobile, per promuovere maggiore sostenibilità di questo ecosistema che è connesso alle evoluzioni della Città di milano e per questo c’è la volontà di lavorare col sindaco”, ha aggiunto Porro.

L’osservatorio diventerà permanente. “L’idea – ha spiegato Francesco Zurlo, preside della Scuola di design del PoliMi – è di riuscire a documentare con l’accesso ai dati disponibili il Salone del Mobile. Lavoreremo sui dati dell’affluenza” che sono già disponibili, mentre “Per quanto riguarda ciò che accade fuori dal Salone abbiamo a che fare con dati sporchi poco attendibili e dovremo lavorarci. Comprendere il fenomeno ci permette di fornire un indirizzo di governance. Coinvolgeremo anche il Comune e chi vorrà partecipare perchè è un progetto corale aperto a tutti i contributi”. La raccolta dei dati inizierà con l’allestimento dei padiglioni in vista dell’apertura del Salone il prossimo 16 aprile e i primi dati aggregati saranno disponibili a inizio estate.

Guerra in Medio Oriente, Hamas: le vittime palestinesi sono quasi 18.500

Guerra in Medio Oriente, Hamas: le vittime palestinesi sono quasi 18.500Roma, 12 dic. (askanews) – Il bilancio delle vittime dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza è salito a 18.412 persone dal 7 ottobre e più di 50.000 sono rimaste ferite, ha dichiarato Ashraf al-Qidra, portavoce del ministero della Sanità dell’enclave controllato da Hamas.

“Dall’inizio dell’aggressione nella Striscia di Gaza, 18.412 persone sono state uccise e più di 50.000 sono rimaste ferite”, ha detto il portavoce in una conferenza stampa, trasmessa dal canale televisivo palestinese Al-Aqsa.

Fumata nera dai 27 sulle Nuove tecniche genomiche

Fumata nera dai 27 sulle Nuove tecniche genomicheBruxelles, 12 dic. (askanews) – Il Consiglio Agricoltura dell’Ue non è riuscito ad adottare a maggioranza qualificata il suo “approccio comune” sulla proposta della Commissione europea relativa alla deregolamentazione parziale della messa a coltura e del consumo degli Ogm di nuova generazione, chiamati “Ngt” (“New Genomic Techniques”, ovvero “Nuove tecniche genomiche”).

L’Italia si è espressa a favore della proposta, insieme a circa la metà degli Stati membri (Francia, Olanda, Danimarca, Portogallo, Finlandia, Svezia, Irlanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Repubblica ceca) mentre alcuni paesi (Grecia, Cipro) hanno espresso qualche perplessità o chiesto eccezioni per le isole, otto hanno indicato l’intenzione di opporsi (Romania, Croazia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Lussemburgo, Slovenia) e due (Germania e Bulgaria) hanno annunciato che si asterranno. Il ministro Francesco Lollobrigida, incontrando i giornalisti a margine del Consiglio, ha spiegato le posizioni dell’Italia, usando anche il termine “Tecnologie evolutive avanzate”, coniato dai gruppi d’interesse favorevoli alle Ngt, che evita di menzionare esplicitamente le modifiche apportate al patrimonio genetico delle piante, per non evocare la cattiva reputazione dei “vecchi” Ogm. “Abbiamo parlato delle Ngt, delle Tea, le Tecnologie evolutive avanzate; abbiamo specificato che, per quanto ci riguarda, nulla c’entrano con gli Ogm, che ribadiamo essere lontani da qualunque tipo di utilizzo da parte dell’Agricoltura italiana per produrre cibo da destinare all’alimentazione umana. Questo è il nostro modello e lo difendiamo”, ha detto Lollobrigida. “Ciò non toglie – ha continuato il ministro – che dobbiamo lavorare invece su un’accelerazione di quei processi che rendono le piante più forti, in grado di resistere alle fitopatie vecchie e nuove e al cambio climatico. E questo si può fare attraverso la ricerca e l’innovazione, cercando un nuovo passo avanti di quella rivoluzione verde della quale proprio l’Italia si è resa protagonista, avendo capacità in termini di genetica” di selezionare “sementi in grado di produrre di più e consumando meno suolo. Allora questa è la sfida che abbiamo riproposto”.

A un giornalista che faceva notare come le Ngt siano comunque il risultato di mutazioni genetiche prodotte in laboratorio, e che dunque non si possa dire che non c’entrano nulla con gli Ogm, Lollobrigida ha risposto: “Questo non lo dico io, perché non faccio lo scienziato, lo dicono i nostri scienziati, lo dicono alcuni esponenti della scienza in tutta Europa, come è stato ribadito anche oggi” durante la discussione in Consiglio Ue. La differenza rispetto ai “vecchi” Ogm, in effetti, sta nel fatto che nel caso delle Ngt i nuovi tratti genetici inseriti appartengono alla stessa specie dell’organismo che si vuole modificare (“cisgenesi”) e non provengono da altre specie (“transgenesi”). La tecnica è quindi descritta come una accelerazione di un possibile processo evolutivo naturale. “Si tratta – ha aggiunto Lollobrigida – di una accelerazione all’interno della della stessa tipologia, della stessa specie. Questo è quello che i nostri scienziati ci dicono, ed è quello che io mi permetto di rappresentare, credendo molto che i nostri ricercatori abbiano una capacità di rappresentarci le cose per come sono. E mi pare – ha rilevato – che in chiave europea questo messaggio sia ampiamente condiviso dalla maggior parte dei ministri che anche oggi sono intervenuti”. “Ma io non faccio lo scienziato, io faccio il politico, e mi baso sui dati scientifici, che come al solito vedono anche la comunità scientifica avere eventualmente opinioni non sempre sovrapponibili, ma tendenzialmente omogenee al messaggio che ho appena dato”, ha concluso il ministro.

La proposta della Commissione europea prevede di deregolamentare le piante selezionate con il ricorso alle “nuove tecniche genomiche”, non sottoponendole più alle rigorose norme Ue sugli Ogm (approvazione dopo valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura obbligatorie, distanza minima dalle piante convenzionali e biologiche, possibilità per gli Stati membri di vietarne la coltivazione sul proprio territorio). Questo varrebbe, tuttavia, solo per le piante risultanti da non più di 20 modificazioni genetiche. La regolamentazione attuale per gli Ogm resterebbe invece pienamente applicabile alle piante derivate da Ngt con più di 20 modifiche genetiche.

La presidenza degli Emirati della Cop28 lavora a una nuova bozza sulle “linee rosse”

La presidenza degli Emirati della Cop28 lavora a una nuova bozza sulle “linee rosse”Roma, 12 dic. (askanews) – Il direttore generale della Cop28 Majid Al Suwaidi ha dichiarato che la presidenza emiratina della conferenza sta lavorando a una nuova bozza di accordo basato sulle “linee rosse” espresse ieri dai Paesi che hanno respinto la prima proposta.

“Sapevamo da molto tempo che le formulazioni sui combustibili fossili erano complesse e che le opinioni erano difficili. È importante avere le formule giuste al riguardo”, ha osservato parlando ai giornalisti. “Alcuni vogliono l’uscita, altri la riduzione, altri ancora vogliono formule diverse. L’obiettivo è ottenere il consenso”, ha concluso aggiungendo che il nuovo testo dovrebbe includere obiettivi per il 2030, quindi più precisi rispetto alla bozza precedente.“Tutti vorremmo finire in tempo ma tutti vogliamo ottenere il risultato più ambizioso possibile. Questo è il nostro unico obiettivo”, ha affermato nell’ultimo giorno in programma, teoricamente, per la conferenza di Dubai.

 

Tajani: l’Ucraina non sta perdendo la guerra, noi continuiamo a difendere KIev

Tajani: l’Ucraina non sta perdendo la guerra, noi continuiamo a difendere KIevRoma, 12 dic. (askanews) – L’Ucraina non sta perdendo la guerra, “non è così, c’è una situazione di stallo” ma “continuiamo a difendere Kiev” e “ne abbiamo parlato anche al Consiglio supremo di Difesa ieri e al Cae a Bruxelles ribadendo l’impegno ad aiutare Kiev a fermare i russi e poi a lavorare per una pace giusta che garantisca indipendenza e libertà dell’Ucraina. Non abbiamo cambiato posizione”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Mattino cinque.

 

Filippo Grandi (UNHCR): sui rifugiati si cambi approccio

Filippo Grandi (UNHCR): sui rifugiati si cambi approccioRoma, 12 dic. (askanews) – Per affrontare le sfide poste in un periodo caratterizzato damolteplici conflitti, profonde divisioni geopolitiche e un numero crescente di persone in fuga, “è necessario un cambiamento di mentalità, da quella in cui i confini e i beni di una singola nazione sono quasi l’unica cosa che conta, a quella in cui vediamo i vantaggi reciproci dell’azione collettiva e della condivisione delle responsabilità”. Lo afferma in un articolo a sua firma sul Corriere della Sera l’alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi. “Cooperazione non significa capitolazione e compassione non significa debolezza. Le situazioni che producono rifugiati non devono trasformarsi in crisi se lavoriamo insieme per gestirle. Ognuno può fare la sua parte e io invito tutti a farlo”, precisa Grandi.

Il secondo Forum globale sui rifugiati che si apre oggi a Ginevra “è un evento di unità globale necessario, per continuare a cercare soluzioni all’enorme sfida dello sfollamento forzato”, dice l’alto commissario Onu. “Una serie di partecipanti – Stati, settore privato e fondazioni, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie dell’Onu, organizzazioni umanitarie e di sviluppo di tutte le dimensioni, città e autorità locali, Ong, organizzazioni guidate dai rifugiati, gruppi religiosi e altri – prenderanno impegni, daranno contributi concreti e trasformativi, e faranno il punto sui progressi compiuti dall’ultimo forum sui rifugiati del 2019”, precisa Grandi. “La condivisione delle responsabilità è fondamentale”, sottolinea il funzionario Onu. “Oggi, quasi il 75% dei rifugiati si trova in Paesi limitrofi al loro, principalmente Stati a basso emedio reddito. Questi Paesi fanno quello che possono, spesso con risorse limitate, ma meritano un sostegno internazionalemolto maggiore in termini di assistenza finanziaria, materiale o tecnica; posti per il reinsediamento e altri percorsi di ammissione in Paesi terzi; misure per prevenire i conflitti e costruire la pace; e altre iniziative come politiche e pratiche per promuovere l’inclusione e la protezione dei rifugiati”, commenta Grandi. “Ci impegneremo, come sempre, per creare le condizioni affinché i rifugiati possano tornare alle loro case in sicurezza e dignità, cercandomodalità innovative e fattive per sostenerli e proteggerli in circostanze spesso difficili e imperfette”, insiste Grandi. “Lo facciamo perché i rifugiati possano usare le loro competenze e conoscenze per contribuire alle società che li accolgono e perché i loro bambini possano andare a scuola. Ma anche perché oggi i rifugiati, conseguenza di violenza e sconvolgimenti, rischiano costantemente di essere dimenticati, e ci rifiutiamo di permettere che ciò accada”.

Violenti scontri nella notte nel centro della Striscia di Gaza

Violenti scontri nella notte nel centro della Striscia di GazaRoma, 12 dic. (askanews) – Violenti scontri hanno avuto luogo nella notte nel centro della Striscia di Gaza, mentre attacchi mortali sono stati compiuti nel sud dell’enclave. Lo ha riferito il movimento islamico palestinese Hamas dopo che, nella giornata di ieri, numerosi attacchi hanno preso di mira le città di Khan Younes, nuovo epicentro dei combattimenti, e Rafah, al confine con l’Egitto, dove si stanno ammassando decine di migliaia di persone in fuga dalle violenze.

“Hamas è al punto di rottura, l’esercito israeliano sta riconquistando le sue ultime roccaforti”, aveva detto ieri sera il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant in un discorso televisivo. “Il fatto che le persone si arrendano (…) accelera il nostro successo ed è ciò che vogliamo: andare avanti rapidamente”, ha dichiarato da parte sua il capo di Stato Maggiore dell’esercito Herzi Halevi a Khan Yunis, precisando che le forze armate israeliane stanno “intensificando” le loro operazioni nel sud mentre consolidano la loro presenza nel nord.

Polonia, Donald Tusk è il nuovo premier

Polonia, Donald Tusk è il nuovo premierMilano, 12 dic. (askanews) – Donald Tusk è il nuovo primo ministro della Polonia dopo che il premier uscente Mateusz Morawiecki ha mancato il voto di fiducia e il Parlamento ha incaricato il suo avversario di formare un nuovo esecutivo. Tusk ha ricevuto 248 voti a favore e 201 contrari.

Già premier dal 2007 al 2014, Tusk ha poi ricoperto la carica di presidente del Consiglio europeo e quella di presidente del Partito popolare europeo, prima di assumere la leadership di una coalizione di opposizione che, alle elezioni dello scorso ottobre, ha conquistato la maggioranza dei seggi in parlamento. “Congratulazioni, la tua esperienza e il tuo forte impegno nei confronti dei nostri valori europei saranno preziosi per forgiare un’Europa più forte, a beneficio del popolo polacco”, ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Buon lavoro al nuovo primo ministro della Polonia, Donald Tusk”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Lavoreremo insieme per un’Europa ancora più forte e unita all’insegna dei valori del Ppe. Congratulazioni, amico mio”.

Agroalimentare, fumata nera dai 27 su Nuove tecniche genomiche

Agroalimentare, fumata nera dai 27 su Nuove tecniche genomicheBruxelles, 11 dic. (askanews) – Il Consiglio Agricoltura dell’Ue, oggi a Bruxelles, non è riuscito ad adottare a maggioranza qualificata il suo “approccio comune” sulla proposta della Commissione europea relativa alla deregolamentazione parziale della messa a coltura e del consumo degli Ogm di nuova generazione, chiamati “Ngt” (“New Genomic Techniques”, ovvero “Nuove tecniche genomiche”).

L’Italia si è espressa a favore della proposta, insieme a circa la metà degli Stati membri (Francia, Olanda, Danimarca, Portogallo, Finlandia, Svezia, Irlanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Repubblica ceca) mentre alcuni paesi (Grecia, Cipro) hanno espresso qualche perplessità o chiesto eccezioni per le isole, otto hanno indicato l’intenzione di opporsi (Romania, Croazia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Lussemburgo, Slovenia) e due (Germania e Bulgaria) hanno annunciato che si asterranno. Il ministro Francesco Lollobrigida, incontrando i giornalisti nel pomeriggio a margine del Consiglio, ha spiegato le posizioni dell’Italia, usando anche il termine “Tecnologie evolutive avanzate”, coniato dai gruppi d’interesse favorevoli alle Ngt, che evita di menzionare esplicitamente le modifiche apportate al patrimonio genetico delle piante, per non evocare la cattiva reputazione dei “vecchi” Ogm.

“Abbiamo parlato delle Ngt, delle Tea, le Tecnologie evolutive avanzate; abbiamo specificato che, per quanto ci riguarda, nulla c’entrano con gli Ogm, che ribadiamo essere lontani da qualunque tipo di utilizzo da parte dell’Agricoltura italiana per produrre cibo da destinare all’alimentazione umana. Questo è il nostro modello e lo difendiamo”, ha detto Lollobrigida. “Ciò non toglie – ha continuato il ministro – che dobbiamo lavorare invece su un’accelerazione di quei processi che rendono le piante più forti, in grado di resistere alle fitopatie vecchie e nuove e al cambio climatico. E questo si può fare attraverso la ricerca e l’innovazione, cercando un nuovo passo avanti di quella rivoluzione verde della quale proprio l’Italia si è resa protagonista, avendo capacità in termini di genetica” di selezionare “sementi in grado di produrre di più e consumando meno suolo. Allora questa è la sfida che abbiamo riproposto”.

A un giornalista che faceva notare come le Ngt siano comunque il risultato di mutazioni genetiche prodotte in laboratorio, e che dunque non si possa dire che non c’entrano nulla con gli Ogm, Lollobrigida ha risposto: “Questo non lo dico io, perché non faccio lo scienziato, lo dicono i nostri scienziati, lo dicono alcuni esponenti della scienza in tutta Europa, come è stato ribadito anche oggi” durante la discussione in Consiglio Ue. La differenza rispetto ai “vecchi” Ogm, in effetti, sta nel fatto che nel caso delle Ngt i nuovi tratti genetici inseriti appartengono alla stessa specie dell’organismo che si vuole modificare (“cisgenesi”) e non provengono da altre specie (“transgenesi”). La tecnica è quindi descritta come una accelerazione di un possibile processo evolutivo naturale.

“Si tratta – ha aggiunto Lollobrigida – di una accelerazione all’interno della della stessa tipologia, della stessa specie. Questo è quello che i nostri scienziati ci dicono, ed è quello che io mi permetto di rappresentare, credendo molto che i nostri ricercatori abbiano una capacità di rappresentarci le cose per come sono. E mi pare – ha rilevato – che in chiave europea questo messaggio sia ampiamente condiviso dalla maggior parte dei ministri che anche oggi sono intervenuti”. “Ma io non faccio lo scienziato, io faccio il politico, e mi baso sui dati scientifici, che come al solito vedono anche la comunità scientifica avere eventualmente opinioni non sempre sovrapponibili, ma tendenzialmente omogenee al messaggio che ho appena dato”, ha concluso il ministro. La proposta della Commissione europea prevede di deregolamentare le piante selezionate con il ricorso alle “nuove tecniche genomiche”, non sottoponendole più alle rigorose norme Ue sugli Ogm (approvazione dopo valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura obbligatorie, distanza minima dalle piante convenzionali e biologiche, possibilità per gli Stati membri di vietarne la coltivazione sul proprio territorio). Questo varrebbe, tuttavia, solo per le piante risultanti da non più di 20 modificazioni genetiche. La regolamentazione attuale per gli Ogm resterebbe invece pienamente applicabile alle piante derivate da Ngt con più di 20 modifiche genetiche.