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Oggi il rilascio di 24 donne e 15 minori palestinesi

Oggi il rilascio di 24 donne e 15 minori palestinesiRoma, 24 nov. (askanews) – I detenuti palestinesi che Israele intende liberare oggi sono 24 donne e 15 minorenni. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters rilanciata dai media locali. Si tratta del primo gruppo di almeno 150 prigionieri che verranno rilasciati nei prossimi giorni nell’ambito di un accordo con Hamas per il rilascio di almeno 50 ostaggi israeliani detenuti a Gaza e un cessate-il-fuoco di quattro giorni, che potrà essere esteso se Hamas dovesse acconsentire a liberare più ostaggi.

M.O., scattata la tregua a Gaza: cessate il fuoco di 4 giorni

M.O., scattata la tregua a Gaza: cessate il fuoco di 4 giorniMilano, 24 nov. (askanews) – Scattata questa mattina alle 7 locali, le 6 italiane, la tregua temporanea tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.

È previsto che il cessate il fuoco duri 4 giorni e il rilascio di 13 ostaggi israeliani detenuti da Hamas, rapiti il 7 ottobre in Israele dopo l’attacco di Hamas. Il rilascio, secondo quanto annunciato da Majed al Ansari, ministro degli Esteri del Qatar, che ha mediato la tregua, dovrebbe avvenire alle 16 di oggi, le 15 in Italia. Come parte del cessate il fuoco è previsto che siano rilasciati anche un certo numero di palestinesi detenuti in Israele.

Tre camion intanto con aiuti d’emergenza si trovano all’interno della Striscia di Gaza, riferisce Al Jazeera dal valico di frontiera di Rafah. Due dovrebbero contenere carburante, mentre una gas. Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco di quattro giorni, oggi, si prevede che ogni giorno potranno entrare circa 200 camion con aiuti d’emergenza.

Nel frattempo il giornalista Ayman al-Jadi sui social ha condiviso filmati che mostrano le famiglie palestinesi che iniziano a tornare alle loro case nelle aree meridionali della Striscia di Gaza dopo l’inizio della tregua questa mattina. Le persone a Gaza stanno tornando alle loro case per vedere se è rimasto qualcosa, dopo gli attacci aerei.

In crescita i focolai di polmonite nei bamnini in Cina, l’Oms chiede i dati

In crescita i focolai di polmonite nei bamnini in Cina, l’Oms chiede i datiRoma, 23 nov. (askanews) – L’Oms ha presentato una richiesta ufficiale alla Cina per informazioni dettagliate sull’aumento delle malattie respiratorie segnalando focolai di polmonite nei bambini. Lo scorso 13 novembre, le autorità cinesi della Commissione sanitaria nazionale avevano segnalato un aumento dell’incidenza delle malattie respiratorie in Cina attribuendo il dato alla revoca delle restrizioni per il Covid-19 e alla circolazione di agenti patogeni noti come l’influenza, il micoplasma pneumoniae (un’infezione batterica comune che colpisce tipicamente i bambini più piccoli), il virus respiratorio sinciziale (RSV) e il SARS-CoV-2, che causa il Covid-19. Le autorità hanno sottolineato la necessità di una migliore sorveglianza delle malattie nelle strutture sanitarie e nelle comunità, nonché di rafforzare la capacità del sistema sanitario di gestire i pazienti. Per questo l’OMS ha richiesto ulteriori informazioni epidemiologiche e cliniche, nonché risultati di laboratorio da questi cluster segnalati tra i bambini, attraverso il meccanismo del Regolamento sanitario internazionale: “Abbiamo inoltre richiesto – sottolinea l’Oms – ulteriori informazioni sulle recenti tendenze nella circolazione di agenti patogeni noti tra cui influenza, SARS-CoV-2, RSV e mycoplasma pneumoniae, e sull’attuale onere sui sistemi sanitari. L’OMS è anche in contatto con medici e scienziati attraverso le nostre partnership e reti tecniche esistenti in Cina”. Dalla metà di ottobre, la Cina settentrionale ha segnalato un aumento di malattie simil-influenzali rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti. La Cina dispone di sistemi per acquisire informazioni sulle tendenze dell’influenza, delle malattie simil-influenzali, dell’RSV e della SARS-CoV-2 e riferisce a piattaforme come il Global Influenza Surveillance and Response System.

 

Guerra in Medio Oriente, il ministero della Sanità di Gaza: 14.854 persone morte dall’inizio della guerra

Guerra in Medio Oriente, il ministero della Sanità di Gaza: 14.854 persone morte dall’inizio della guerraRoma, 23 nov. (askanews) – Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha annunciato che 14.854 persone sono state uccise nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, il 7 ottobre.

Tra i decessi registrati finora ci sono 6.150 bambini, ha detto. Inoltre, 36.000 persone sono rimaste ferite. Il ministero della Sanità di Hamas inoltre afferma che decine di corpi sono disseminati nelle strade del nord della Striscia di Gaza e che è impossibile contarli a causa dell’intensità degli attacchi.

Guerra in Medio Oriente, il cardinale Parolin: la Santa Sede non ha mai sorvolato su Hamas

Guerra in Medio Oriente, il cardinale Parolin: la Santa Sede non ha mai sorvolato su HamasRoma, 23 nov. (askanews) – “Mi pare che la Santa Sede cerca in tutti i modi di essere giusta nei confronti di tutti e di tenere conto delle sofferenze di tutti. Questo è il commento che posso fare e anche in questo caso siamo evidentemente accanto dopo il terribile attacco che ha subito Israele e che va condannato”. Così il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin parlando ai giornalisti dopo le polemiche provocate dall’interpretazione delle parole di Papa Francesco di ieri sul conflitto in Medio Oriente.

“Da parte della Santa Sede – ha aggiunto il Porporato – c’è sempre stata una presa di posizione molto netta nei confronti dell’attacco di Hamas e non è che abbiamo sorvolato su questo punto. Nello stesso tempo non possiamo neppure ignorare quello che succede dall’altra parte”, ha precisato” ricordando che anche da parte palestinese “ci sono stati tanti morti, tanti feriti, tante distruzioni e quindi il Papa, come detto nei comunicati diffusi, vuole essere vicino alle sofferenze di tutti coloro che soffrono”.

Domani mattina scatta tregua Israele-Hamas, liberi i primi 13 ostaggi

Domani mattina scatta tregua Israele-Hamas, liberi i primi 13 ostaggiRoma, 23 nov. (askanews) – La tregua temporanea tra Israele e Hamas inizierà alle 7 di venerdì 24 novembre ora locale (le 6 in Italia), ha annunciato il ministero degli Esteri del Qatar, seguito a stretto giro dalla conferma di Hamas e della parte israeliana. Dopo lo slittamento dell’entrata in vigore dell’accordo tra Israele e Hamas, emerso ieri in serata, oggi con una conferenza stampa il portavoce del ministero qatariota Majed al Ansari ha confermato che domani sarà il primo giorno di tregua, con la liberazione e consegna di 13 ostaggi prevista per le ore 16 locali (le 15 in Italia). Il portavoce ha fornito diversi dettagli: saranno liberati solo donne e bambini o ragazzi sotto i 18 anni ed alle famiglie (ci sono diverse madri con anche due bambini) verrà data la priorità. Si prevede che i palestinesi verranno rilasciati dalle carceri israeliane in seguito alla liberazione degli ostaggi.

“La tregua durerà, come concordato, quattro giorni”, ha precisato il portavoce, secondo cui gli incontri tra le due parti sono andati “molto bene” e sono continuati fino alle prime ore di questa mattina. Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, ha detto che saranno ammessi nell’enclave palestinese a partire dalle 7 del mattino, e si aspetta che vengano consegnati “il più presto possibile” dal valico di frontiera di Rafah con l’Egitto. “Sarà una frazione degli aiuti necessari a Gaza. Il bisogno è così grande a Gaza”, ha proseguito al Ansari. “Il nostro obiettivo è che questo accordo si concluda con una tregua duratura”, ha poi sottolineato il portavoce del Paese che ha avuto un ampio ruolo nella mediazione dell’accordo.

Il governo israeliano poco dopo la conferma dell’avvio della tregua ha ricevuto un elenco degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati domani da Hamas. Lo ha reso noto in un comunicato l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: è stata avviata una verifica dei dettagli della lista e i funzionari governativi sono attualmente in contatto con le famiglie interessate. Anche l’ala militare di Hamas ha confermato. “In quattro giorni, 50 ostaggi saranno rilasciati”, hanno affermato le Brigate Izzedin al Qassam, dichiarando corrette le informazioni provenienti da Israele secondo cui tre detenuti palestinesi saranno liberati in cambio di ogni ostaggio israeliano.

Hamas ha affermato che 200 camion di aiuti consegneranno “aiuti umanitari e forniture mediche” a “tutte le aree della Striscia di Gaza” ogni giorno durante i quattro giorni di cessate-il-fuoco. Altri quattro camion consegneranno carburante e gas da cucina all’enclave ogni giorno della tregua, ha aggiunto.

Francia, morto lo storico Emmanuel Le Roy Ladurie

Francia, morto lo storico Emmanuel Le Roy LadurieRoma, 23 nov. (askanews) – E’ morto ieri il grande storico francese Emmanuel Le Roy Ladurie, fu il successore di Fernand Braudel alla guida degli ‘Annales’.

Lo storico Emmanuel Le Roy Ladurie, è stato inizialmente l’uomo dal successo del tutto inaspettato, scrive Le Figaro Nel 1975 è stato pubblicato da Gallimard Montaillou, villaggio occitano dal 1294 al 1324. Il libro racconta la vita, nel XIV secolo, di un villaggio di contadini di montagna immersi nella fede catara. Contro ogni aspettativa, questo lavoro di etnostoria ebbe un successo strepitoso. Vendette più di due milioni di copie, affermando il suo autore non solo tra la comunità degli storici ma anche tra il grande pubblico colto. L’autore di questo successo non era comunque sconosciuto agli storici. Era già un accademico riconosciuto dai suoi colleghi, titolare di una cattedra al Collège de France. Roy Ladurie, tuttavia, piuttosto abituato alla riservatezza del suo lavoro di storico quantitativo era lungi dall’immaginare un simile successo. Nella prefazione rivelava una certa nostalgia per il mondo “dove vivevano i villani dei cosiddetti bei vecchi tempi”.

Il fervore del modernismo successivo al Sessantotto era già in declino; Barthes poté presto scrivere nel suo diario nel 1977 di aver capito “all’improvviso” che gli era indifferente essere “moderno”. Insomma, c’erano le condizioni per garantire un grande successo a questi contadini della Linguadoca ai quali Le Roy Ladurie aveva già dedicato la sua tesi. Rimarrà uno storico della campagna francese del Medioevo e dei tempi moderni. Nato nel 1929 a Moutiers-en-Cinglais nel Calvados, Le Roy Ladurie era figlio di un ex ministro del governo di Vichy, Jacques Le Roy Ladurie, proprietario-gestore della valle dell’Orne. Per reazione, Emmanuel Le Roy Ladurie aderì al Partito Comunista nel 1949. Descrisse questo impegno come “amore a prima vista”. Per sette anni vi farà una campagna ardente, come molti studenti di rue d’Ulm. Stringe poi amicizia con Pierre Juquin, François Furet, Michel Crouzet. Ruppe con il PC nel 1956 dopo la pubblicazione del rapporto Krusciov e l’annuncio dell’intervento sovietico in Ungheria. La rottura doveva durare a lungo e lui cercò per un po’ la sua strada verso la “seconda sinistra” e diventò anche per un breve periodo segretario della sezione del PSU di Montpellier. Ha subito un attacco da parte della metropolitana dell’OAS nella sua abitazione per le sue posizioni a favore dell’indipendenza dell’Algeria. Si dedicò poi principalmente alla carriera di storico. Ha insegnato alla facoltà di Montpellier, poi alla Scuola di Studi Avanzati. È stato nominato al Collège de France nel 1973 alla cattedra di Storia della civiltà moderna. La sua carriera impeccabile si spiega con il rispetto scrupoloso della “nuova storia” e della Scuola delle Annales, allora molto di moda. Basandosi sulla nozione braudeliana di “lunga durata”, Le Roy Ladurie spiega in Le Territoire de l’Historien: “La rivoluzione quantitativa ha trasformato totalmente, nel nostro paese, la professione dello storico”. “La storia è ferma”, ha dichiarato nella sua conferenza inaugurale al Collège de France.

Nominato come successore di Fernand Braudel alla direzione delle Annales, Le Roy Ladurie divenne il leader di questa Scuola proprio nel momento in cui il prestigio di quest’ultima andava indebolendosi nel tempo, poiché gli storici tradizionali, come Alain Decaux, ne attaccheranno gli effetti deleteri sulla insegnamento della storia. Con il relativo disinteresse per la storia quantitativa, a partire dalla fine degli anni Ottanta, Le Roy Ladurie si interessò alla vita quotidiana, alla vita degli individui, e all’influenza del clima sulle vicende umane. È stato anche editorialista per Le Figaro Littéraire per molti anni. Attraverso la ricchezza della sua opera e la sua partecipazione a numerose opere collettive, Emmanuel Le Roy Ladurie ha aperto nuove strade, non tutte seguite dal pubblico, tra cui spicca la Storia del clima a partire dall’anno Mille (1967). , Il territorio dello storico (2 voll. 1973-1978), Il carnevale dei romanzi (1979), Il denaro, l’amore, la morte nel Pays d’Oc (1980). Fu anche uno storico politico del periodo moderno in L’Ancien Régime, 1610-1770 (1991). Nel 2001 ha pubblicato una Storia delle regioni di Francia. Emmanuel Le Roy Ladurie ha sempre affermato di essere rimasto metodologicamente un marxista.

L’esercito di Israele ha arrestato il direttore dell’ospedale Shifa

L’esercito di Israele ha arrestato il direttore dell’ospedale ShifaRoma, 23 nov. (askanews) – Khaled Abou Samra, capo del dipartimento dell’ospedale al Shifa di Gaza City, ha annunciato l’arresto del direttore del nosocomio, attualmente sotto il controllo dell’esercito israeliano: “Il dottor Mohammed Abou Salmiya è stato arrestato insieme a diversi altri dirigenti sanitari”.

Salmiya aveva ricevuto un “ordine” di evacuazione il 18 novembre dopo averne rifiutato uno precedente, scrive Afp. L’esercito israeliano ha affermato di aver evacuato centinaia di pazienti e sfollati dall’ospedale su “richiesta” dello stesso dottore.

’Botero: Via Crucis’, apre a Milano la mostra evento

’Botero: Via Crucis’, apre a Milano la mostra eventoMilano, 23 nov. (askanews) – “Botero: Via Crucis”. Apre oggi a Milano (al 4 febbraio 2024 Museo della Permanente – Via Filippo Turati 34) “la prima mostra postuma” di uno degli artisti contemporanei più amati dal pubblico, una collezione che suona come un vero e proprio testamento spirituale. Fernando Botero è uno dei grandi maestri della contemporaneità: pittore, scultore e disegnatore. Il suo stile inconfondibile lo ha collocato di diritto tra i più importanti artisti che portano avanti la tradizione pittorica nel XX e XXI secolo. “Noi lo vogliamo ricordare come un vero e proprio lascito”, dichiara Vittoria Mainoldi ad askanews. “Importante non è soltanto la tematica religiosa, ma in realtà quella sociale e politica. Una mostra che parla di violenza e di carità, di istanze politiche e di arte”, aggiunge.

A ventiquattro anni Botero dipinge una natura morta con mandolino. In quell’occasione, per la prima volta, l’artista colombiano enfatizza uno degli elementi ritratti aumentandone le dimensioni come mai si era visto prima. Passa poco tempo perché lo stesso trattamento venga applicato anche ai corpi umani, oltre che agli oggetti, creando uno stile che è divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica. Botero non dipinge corpi grassi ma, come lui stesso dichiara, dipinge volumi. Da allora Botero costruisce mondi sensuali, popolati di personaggi ricchi di un piacere immenso e felice, attraverso quell’abbondanza tranquilla e sontuosa delle forme che trova la sua maturità verso la fine degli anni ’70. Il suo lavoro si pone nel solco della grande tradizione pittorica occidentale, attraverso omaggi, reinvenzioni, citazioni ma anche nell’approccio formale e nelle tematiche.

Tra i riferimenti che Botero interpreta in modo amplificativo – mai semplicemente imitativo – le opere di Paolo Uccello, Peter Paul Rubens, Diego Velázquez, Paul Cézanne e Pablo Picasso. Botero è fondamentalmente un artista che pensa attraverso la pittura. Esistono molteplici livelli di lettura e interpretazione della sua opera. Questo aspetto del suo lavoro ricompare nella serie della Via Crucis, sessanta opere tra oli e disegni preparatori che mettono a nudo e svelano uno degli aspetti più intimi e privati del Maestro: il suo rapporto con l’eterno e la religione. “Via Crucis. La Passione di Cristo” è un ciclo di opere realizzate da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011. Nella serie, composta da 27 olii e 33 opere su carta, emerge la tematica religiosa, molto importante per il pittore. Tematica tra l’altro vicina al maestro sin dalla sua prima infanzia trascorsa in quella Colombia così ricca di immagini devozionali – tanto nell’ambito pubblico che in quello privato – e pratiche religiose profondamente radicate nella cultura e nell’iconografia.

I colori e le forme morbide – al tempo stesso tanto concrete – tipici dell’opera di Botero vengono però in questa serie attraversate da uno sconvolgimento in cui dolore e tragedia si mescolano, esaltando il linguaggio figurativo che caratterizza l’artista colombiano. Queste opere, nelle quali il dramma fa la propria incursione, sono un’evoluzione ed un arricchimento del corpus di Botero. Il tono ironico che permea di solito le sue opere viene qui sostituito da quello della pietas per portare il visitatore a riflettere sulla poesia, il dramma e la potenza rappresentati della Passione di Cristo.

Questa mostra è arrivata al cuore di Medellín, città natale di Botero, durante la settimana di Pasqua del 2012, per i festeggiamenti per gli ottant’anni di vita dell’artista. In quell’occasione il pittore ha deciso di donare la serie al Museo di Antioquia che oggi la presenta per la prima volta postuma alla recentissima morte del Maestro. La mostra prodotta da Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams, con curatela di Glocal Project e ONO arte, è anche un’occasione per mettere in dialogo due importanti sedi museali internazionali: il Museo di Antioquia – da cui proviene la collezione – e il Museo della Permanente.

In Olanda trionfa l’estrema destra di Wilders

In Olanda trionfa l’estrema destra di WildersRoma, 23 nov. (askanews) – A scrutinio elettorale ancora da finalizzare, l’Olanda si sveglia con una certezza – la vittoria schiacciante dell’estrema destra populista di Geert Wilders – e un rebus: riuscirà a formare il governo? La novità, rispetto alla dichiarazioni della vigilia, viene dalle formazioni di centro e destra che lanciano i primi segnali di apertura a Wilders.

Dopo 25 anni in parlamento, il Partito della Libertà (PVV) di Wilders è destinato a conquistare 37 seggi (il doppio di quanti ne aveva), ben davanti al suo rivale più vicino, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario Ue Timmermans. “Il PVV non può più essere ignorato”, ha detto Wilders: “Governeremo”. La sua vittoria – nota la Bbc – ha scosso la politica olandese. Ma dovrà convincere gli altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Per la maggioranza sono necessari 76 seggi su un totale di 150 parlamentari.

Prima del voto, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ciò potrebbe cambiare a causa della portata della sua vittoria. L’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans è destinata a arrivare seconda con 25 seggi. Timmermans Ha chiarito che non avrà nulla a che fare con un governo guidato da Wilders. É giunto il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto in Olanda, ha detto Timmermans parlando a urne chiuse: “Non lasceremo andare nessuno nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi tutti sono uguali”.

Al terzo posto (24 seggi) il partito liberale di centrodestra VVD sotto la guida della nuova leader Dilan Yesilgöz, e Il Nuovo Contratto Sociale (20 seggi) un partito nuovo di zecca formato dal deputato Pieter Omtzigt al quarto posto. Ed è a loro che si è rivolto Wilders perchè lavorino assieme. Sia sia la Yesilgöz che Omtzigt si sono congratulati con lui per il suo successo. E qualche prudente apertura in effetti si è già registrata. Sebbene Yesilgöz dubiti che Wilders riuscirà a trovare i numeri di cui ha bisogno, non chiude le porte e afferma he spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere. Prima delle elezioni la leader aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.

Più marcata l’apertura di Omtzigt. Se alla vigilia del voto Omtzigt aveva assicurato che la sua formazione, il Nuovo Contratto sociale, non avrebbe collaborato con Wilders, ieri sera ha decisamente sfumato i toni. Siamo “disponibili a trasformare questa fiducia