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Ex consigliere Putin: morte Navalny non avrà conseguenze in Russia

Ex consigliere Putin: morte Navalny non avrà conseguenze in RussiaMilano, 16 feb. (askanews) – “La tragica morte di Aleksey Navalny non avrà alcuna conseguenza politica in Russia”. Lo ha detto l’ex consigliere di Putin, Sergej Markov, su Telegram.


“Navalny undici anni fa – ha aggiunto – era visto come una possibile giovane alternativa filooccidentale e filodemocratica alla squadra di governo di Putin in Russia. Pertanto, ricevette il 25 per cento alle elezioni per il sindaco di Mosca. Ma dopo che Navalny non riuscì a trovare la forza in se stesso per sostenere il ritorno della Crimea alla Russia nel 2014, il suo sostegno si trasformò in una piccola setta”. Markov inoltre aggiunge: “Quando Navalny iniziò a sostenere anche la giunta neofascista apertamente russofoba in Ucraina, Navalny si trasformò agli occhi della popolazione (russa, ndr) in un agente diretto dei nemici della Russia. Dopo l’inizio dell’operazione speciale (la guerra in Ucraina, ndr), Navalny è stato semplicemente dimenticato. Per diversi giorni ci saranno diverse dozzine di picchetti in tutta la Russia. Fiori, ritratti. Parteciperanno al massimo in migliaia. Presto tutti dimenticheranno. Non ci saranno conseguenze politiche”, ha dichiarato Markov, che viene considerato da sempre un falco, tra le voci ascoltate da Vladimir Putin.

Le ultime parole di Navalny: smaschereremo chi rovina la Russia

Le ultime parole di Navalny: smaschereremo chi rovina la RussiaMilano, 16 feb. (askanews) – “Denunceremo ancora più persone che rovinano la vita del nostro Paese”. Queste le ‘ultime parole’ di Aleksey Navalny, 47 anni, condannato a 19 anni di carcere per “estremismo” e morto oggi in regime duro di detenzione. Le frasi erano state citate in un video di Novaya Gazeta: si tratta di un intervento dalla colonia correzionale n. 2 della città di Pokrov nel 2022, durante il quale Navalny aveva avuto l’ultima parola nel caso di “frode”, relativo alle donazioni al suo Fondo Anticorruzione. E suonarono come una sfida: “Voglio, cogliendo l’occasione dell’ultima parola, fare anche un annuncio ufficiale per coloro che credono che il Fondo Anticorruzione si fermerà, rallenterà, diminuirà… Forse qualcuno spera in una sorta di orrore dopo il verdetto. No! Non solo non si fermerà, ma il Fondo anticorruzione diventerà globale” disse. “Faremo più video, faremo più indagini, smaschereremo ancora di più di quelle persone che rovinano la vita nel nostro Paese. Pertanto, il Fondo anticorruzione non potrà che crescere e diventare internazionale” aveva poi aggiunto.


Alla fine di dicembre, gli Stati Uniti si erano detti “profondamente preoccupati” per le “condizioni di detenzione” di Aleksey Navalny, chiedendone il rilascio. Navalny stava scontando una pena detentiva in una remota colonia penale nell’Artico, in condizioni molto difficili. I suoi molteplici processi sono stati ampiamente denunciati come politici e come un modo per punirlo per la sua opposizione a Vladimir Putin. È stato arrestato nel gennaio 2021 al suo ritorno dalla Russia dalla convalescenza in Germania per un avvelenamento di cui attribuiva la colpa al Cremlino. Da allora ha alternato soggiorni in isolamento a condizioni di detenzione più o meno rigide. Sino alla notizia odierna: “Il 16 febbraio 2024, nel centro penitenziario n. 3, il prigioniero Navalny Aleksey si è sentito male dopo una passeggiata”, ha dichiarato oggi in un comunicato il servizio penitenziario russo della regione artica di Yamal. IL NEMICO NUMERO UNO DI PUTIN In questi anni nonostante le sue molteplici condanne, Navalny ha continuato ad attaccare il presidente russo Vladimir Putin, descritto da lui come un “nonno nascosto in un bunker”, perché il leader del Cremlino appariva raramente in pubblico.


Nel suo processo per “estremismo”, si permise anche di criticare “la guerra più stupida e insensata del 21esimo secolo”, riferendosi all’assalto russo all’Ucraina, che una legge russa vieta di commentare. Il movimento di Navalny è stato metodicamente sradicato dal governo di Mosca negli ultimi anni, spingendo i suoi collaboratori e alleati all’esilio o al carcere, mentre in Russia sono previste nuove elezioni presidenziali per marzo, dove Putin è il candidato strafavorito. Per un quinto mandato dal 1999, il terzo consecutivo. In un messaggio pubblicato il primo febbraio dal suo team sui social network, Navalny ha invitato a manifestare in tutta la Russia durante le elezioni presidenziali previste dal 15 al 17 marzo. Oggi l’attivista russo per i diritti Oleg Orlov ha affermato che la morte di Navalny in prigione è stata un “crimine del regime”. “È un crimine del regime. È evidente”, ha detto Orlov lasciando il tribunale di Mosca, dove era sotto processo per aver denunciato la guerra in Ucraina. “È un omicidio. È un crimine e spero che prima o poi le persone si assumano la responsabilità legale”.


Intanto il politico russo pacifista Boris Nadezhdin ha detto che stava pregando affinché le informazioni sulla morte di Navalny si rivelassero false. “Navalny è una delle persone più talentuose e coraggiose della Russia”, ha scritto Nadezhdin nel suo canale Telegram. La scorsa settimana i funzionari elettorali russi hanno respinto la candidatura presidenziale di Nadezhdin, esponente dell’opposizione liberale e attivista pacifista. (Di Cristina Giuliano)

Israele dice che non vuole deportare i palestinesi da Gaza

Israele dice che non vuole deportare i palestinesi da GazaMonaco di Baviera, 16 feb. (askanews) – Israele non ha intenzione di deportare i palestinesi dalla Striscia di Gaza, ha detto oggi il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.


“Non abbiamo intenzione di deportare alcun palestinese fuori dalla Striscia di Gaza”, ha detto Katz, confermando poi che lo Stato ebraico non intende governare la Striscia di Gaza dopo la fine del conflitto nell’enclave palestinese con Hamas.(Segue) Katz ha inoltre affermato che, per quanto riguarda la situazione al confine settentrionale con il Libano, “se non si troverà una soluzione diplomatica, Israele sarà costretto a rimuovere Hezbollah dalla frontiera”. “Il mondo deve fare pressione sull’Iran e su Hezbollah affinché si ritirino dal Libano meridionale e attuino la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”, ha detto il capo della diplomazia israeliana.

Le reazioni alla morte di Navalny che “fino a mercoledì stava bene”

Le reazioni alla morte di Navalny che “fino a mercoledì stava bene”Milano, 16 feb. (askanews) – L’avvocato di Alexei Navalny Leonid Solovyov ha detto a Novaya Gazeta che fino a mercoledì scorso l’oppositore di Putin in Carcere stava bene. “Per decisione della famiglia di Alexei Navalny, non commenterò assolutamente nulla” ha dichiarato. “Mercoledì da Alexey è stato l’avvocato (uno dei suoi legali, ndr). Allora andava tutto bene”, ha aggiunto Kira Yarmish, portavoce di Aleksey Navalny che ha reso noto di non avere alcuna conferma della morte in carcere dell’oppositore russo, ma che il suo legale si sta recando presso la colonia penale di Kharp per le opportune verifiche.


“La Russia ha domande serie a cui rispondere”. Così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a Monaco commentando la presunta morte di Alexei Navalny, poco prima dell’inizio dell’annuale Conferenza sulla sicurezza. Stoltenberg si è detto “profondamente triste e preoccupato per le notizie che arrivano dalla Russia sulla morte di Navalny”. Secondo il leader della Nato “tutti i fatti devono essere accertati e la Russia ha domande serie a cui fornire una risposta”.


“Navalny”, ha ricordato ancora Stoltenberg, “è stata una voce forte per la democrazia, la libertà e la Nato”, che aveva “chiesto il suo rilascio immediato per molto tempo”. “Oggi i miei pensieri vanno alla sua famiglia e ai suoi cari”, ha aggiunto, assicurando che l’Alleanza “resta impegnata a sostenere quanti credono nella libertà e nella democrazia come ha fatto per molti anni Alexei Navalny”. “Questa è una notizia terribile. Come il più accanito sostenitore della democrazia russa, Alexei Navalny ha dimostrato un coraggio incredibile per tutta la sua vita. I miei pensieri vanno alla moglie e al popolo russo, per il quale questa è un’enorme tragedia”. Così il primo ministro britannico Rishi Sunak reagendo alla notizia della morte di Alexei Navalny, il più fiero oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, annunciata a fine mattinata dal servizio penitenziario federale russo.

Il Cremlino dice di non avere nessuna informazione sulle cause del decesso di Navalny

Il Cremlino dice di non avere nessuna informazione sulle cause del decesso di NavalnyRoma, 16 feb. (askanews) – Le autorità russe non hanno alcuna informazione sulle cause della morte dell’oppositore Aleksey Navalny, deceduto nella colonia penale dove era detenuto: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.


Peskov ha precisato che le indagini sono a carico del servizio penitenziario federale e che non sono necessarie ulteriori istruzioni da parte del Cremlino riguardo all’inchiesta in corso. “Per quanto ne sappiamo adesso, in accordo con le procedure correnti, il servizio penitenziario federale è impegnato nelle ispezioni e chiarimenti del caso, quindi non sono necessarie ulteriori istruzioni”, ha spiegato Peskov.


Il portavoce ha aggiunto che le casue del decesso dovranno quindi essere appurate “dai medici”.

E’ morto in carcere in Russia Alexei Navalny

E’ morto in carcere in Russia Alexei NavalnyRoma, 16 feb. (askanews) – L’oppositore russo Alexei Navalny è deceduto nella colonia penale dove era detenuto: lo ha reso noto il servizio penitenziario federale russo, precisando che è in corso un’indagine sulle cause della morte.  Il servizio penitenziario ha reso noto di aver inviato una commissione di inchiesta presso la colonia penale dove è avvenuto il decesso. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, Navalny si sarebbe sentito male e avrebbe perso conoscenza, i successivi tentativi di rianimazione sarebbero stati inutili.


 

L’Egitto prepara un’area di accoglienza di emergenza al confine con Gaza

L’Egitto prepara un’area di accoglienza di emergenza al confine con GazaRoma, 16 feb. (askanews) – L’Egitto sta preparando un’area al confine di Gaza che potrebbe accogliere i palestinesi nel caso in cui un’offensiva israeliana a Rafah provochi un esodo attraverso la frontiera. Lo hanno riferito quattro fonti di sicurezza egiziane all’agenzia Reuters, in quella che hanno descritto come una misura di emergenza da parte del Cairo.


Secondo una delle fonti, l’Egitto è ottimista che i colloqui per concludere un cessate-il fuoco possano evitare qualsiasi scenario del genere, ma sta istituendo l’area al confine come misura precauzionale. Questa prima fonte ha affermato che la costruzione del campo è iniziata tre o quattro giorni fa e offrirà un rifugio temporaneo in qualsiasi scenario di persone che attraversino la frontiera “fino a quando non verrà raggiunta una soluzione”. Altre tre fonti della sicurezza hanno dichiarato a Reuters che l’Egitto ha iniziato a preparare un’area con alcune strutture di base che potrebbero essere utilizzate per dare rifugio ai palestinesi, sottolineando che si tratta di una misura di emergenza.Interpellato sulle affermazioni delle quattro fonti, il capo del servizio di informazione statale egiziano ha dichiarato: “questo non ha alcun fondamento di verità. I nostri fratelli palestinesi e l’Egitto hanno detto che non c’è in preparazione nulla del genere”.


Intanto oggi, sia il Wsj e sia il New York Times hanno confermato la notizia – anticipata fin da dicembre da alcuni media arabi – della costruzione in corso di un muro (o barriera) lungo il confine egiziano con Gaza.

L’esercito di Israele martella con le bombe la Striscia di Gaza

L’esercito di Israele martella con le bombe la Striscia di GazaRoma, 16 feb. (askanews) – Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver effettuato attacchi aerei su larga scala sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, mentre le forze di terra hanno ucciso numerosi militanti in combattimento.


L’esercito ha spiegato che l’aviazione ha colpito obiettivi di Hamas tra cui il quartier generale operativo del gruppo, edifici militari, postazioni di lancio e altri obiettivi. Sono stati effettuati anche raid per sostenere le truppe di terra. Nella città meridionale di Khan Younis, le truppe hanno continuato a fare irruzione in obiettivi di Hamas, uccidendo una quindicina di militanti. L’esercito ha inoltre informato che i combattimenti sono continuati anche nel centro di Gaza.

Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancio

Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancioRoma, 16 feb. (askanews) – Italia e Romania insieme verso le nuove sfide dell’innovazione, della cybersecurity, della sostenibilità. E’ questo il messaggio che emerge dal Business Forum, molto partecipato, che si è svolto ieri alla Farnesina, con la presenza di oltre 160 tra aziende, banche ed enti, che si sono confrontati sui temi dell’energia, dell’agroindustria, della digitalizzazione, delle infrastrutture e della metalmeccanica.


Ad aprire il Forum, organizzato dal ministero degli Esteri, in collaborazione con Ice e l’ambasciata di Romania in Italia, e moderato da askanews, il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha sottolineato “relazioni bilaterali di straordinario livello”, “relazioni veramente solide, basate sulla storia, sulla comune identità neo-latina”. Basi, insieme ai dati economici e dell’interscambio che punta al record di 20 miliardi per il 2023, che possono consentire di “sviluppare una strategia anche per la crescita delle nostre economie guardando anche la transizione ecologica con una visione che deve essere molto pragmatica”. Dopo Tajani è intervenuta l’omologa romena Luminita Odobescu che ha rimarcato come la “cooperazione bilaterale fra Italia e Romania nel settore economico sia eccellente” e “speriamo di continuare questo trend ascendente” dell’interscambio. “Sono convinta che solo attraverso la collaborazione, le sinergie, le nuove tecnologie possiamo fronteggiare assieme le grandi sfide del presente”, ha proseguito Odobescu. A seguire il ministro dei Trasporti romeno, Sorin Mihai Grindeanu, che in perfetto italiano ha voluto ricordare le opportunità offerte dal Pnrr romeno che punta a investire 3,9 miliardi nella modernizzazione e nell’ampliamento della rete ferroviaria e stradale romena.


Il Forum è stato un momento per affrontare i temi delle sfide per Italia e Romania comuni con ancora più slancio, secondo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli che ha sottolineato, parlando ad askanews, “il grande successo” del Business forum “voluto fortemente dal ministro Tajani e dalla Farnesina” che “si è concluso con una partecipazione straordinaria, 160 aziende, tra cui le più grandi aziende a controllo pubblico italiano, ma anche tanti manager privati, insieme alla Romania stiamo facendo cose già importanti da tempo. Le nostre imprese lavorano già da 20 anni, avendo creato un legame forte e importante, la comunità romena è presente come lavoratori e anche come investimenti in Italia ma si tratta di rilanciare la sfida sui nuovi settori tecnologici innovativi e energetici per creare una partnership economica e politica ancora più solida”. Presenti moltissime aziende leader, da Ansaldo Nucleare, che ieri nel corso del Vertice intergovernativo ha firmato un Memorandum of understanding con il gruppo assicurativo-finanziario italiano Sace e l’azienda romena per l’energia nucleare Societatea nationala Nuclearelectrica: un’intesa che punta a strutturare una linea di finanziamento fino a 2 miliardi di euro, con il supporto assicurativo di Sace e a sostenere il rafforzamento delle attività connesse alla produzione di energia nucleare in Romania, in particolare quelle legate all’estensione di vita dell’Unità 1 della centrale di Cernavoda e allo sviluppo delle Unità 3 e 4.


La stessa Nuclearelectrica, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Fincantieri, Leonardo, Ferrero, Donalam, Saipem e Bonatti tra le altre, SIMEST e EXIMBANK, Abundia Bucarest, Oice, Ance. La presenza imprenditoriale in Romania, infatti, è strutturata e forte, con oltre 21mila aziende attive, ma c’è ancora un potenziale di sviluppo, secondo la vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello: “Io credo che ci sia assolutamente spazio per l’Italia, ci sono un sacco di opportunità e glielo dico personalmente perché abbiamo un’azienda lì e ci stiamo ampliando sempre di più. Ce ne sono, bisogna lavorare su tutta la parte di istruzione e tecnica, farla assieme, perché ci sono delle opportunità per le persone che abitano in Romania ad apprendere delle mansioni dove noi abbiamo il know how che è essenziale. Così le nostre imprese possono andare lì molto più sicure e in maniera concreta trovare delle opportunità di business”. Il presidente di Ice Matteo Zoppas ha ricordato che la Romania “è sempre stato un partner strategico per l’Italia, in passato più come porta per la delocalizzazione dove gli imprenditori dovevano andare a malincuore a dislocare le proprie produzioni per non perdere i clienti che cercavano delle alternative a buon prezzo, oggi per fortuna la situazione sta cambiando, perché la Romania come gli altri stati vicini si sta trasformando sempre di più in un potenziale cliente per i nostri imprenditori”. E “10 miliardi di euro di fatturato export verso la Romania sono un interscambio importante”, con “tra 2 e 3 punti percentuali di crescita rispetto al 2022, un buon numero, quindi si confermano anche le attività che stiamo facendo come Ice sul territorio che vanno dal design alla cucina italiana al metalmeccanico alla componentistica e alla tecnologia e non dobbiamo dimenticare che siamo tra i leader mondiali di quella che si chiama agritech, e lì c’è molto da fare. La parola d’ordine sempre di più sostenibilità e quindi la possibilità di fornire tecnologie che aumentano l’efficacia e l’efficienza delle produzioni mantenendo alto il coefficiente di sostenibilità. E’ la ricetta perfetta a cui si rivolgono tutti gli esteri all’Italia per avere il nostro best in class, il migliore, il fatto meglio”.


(di Daniela Mogavero)

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”Roma, 16 feb. (askanews) – Dopo aver parlato per 40 minuti con il presidente Usa Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto precisare (postandole su X, ex Twitter) le sue affermazioni sul riconoscimento di uno stato palestinese. “La mia posizione – ha scritto, secondo quanto riportano i media israeliani – è riassumibile nelle seguenti 2 frasi. 1) Israele respinge definitivamente i diktat internazionali riguardanti un accordo permanente con i palestinesi. Un simile patto sarà raggiunto soltanto attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni. 2) Israele continuerà ad opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Un tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe – ha concluso – una grossa ricompensa a un terrorismo senza precedenti e impedirebbe ogni futuro accordo di pace”.