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M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con Israele

M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con IsraeleBruxelles, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea “ha ricevuto e sta valutando” la lettera che è stata inviata ieri alla sua presidente, Ursula von der Leyen, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e da quello irlandese (Taoiseach) Leo Varadkar, in cui si chiede di “intraprendere una revisione urgente” del rispetto degli obblighi di Israele previsti dal Trattato di Associazione con l’Unione europea riguardo al rispetto di diritti umani e dei principi democratici, per considerare se vi siano violazioni e proporre misure appropriate al Consiglio dell’Ue.  


Lo ha detto oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande di giornalisti, Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea e dell’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e di sicurezza comune, Josep Borrell. La portavoce ha spiegato che “la Commissione deve dare una risposta” alla richiesta dei due primi ministri. “La valuteremo e prenderemo una decisione sui passaggi successivi”, ha annunciato.


“Noi – ha detto Massrali – chiediamo già a Israele di rispettare il diritto internazionale, assicurando la protezione di tutti i civili in ogni momento. L’Accordo di Associazione è la base giuridica delle nostre relazioni correnti con Israele. L’Ue insiste sull’applicazione del diritto umanitario e del diritto internazionale nei Territori occupati”. E, ha ricordato che  “l’unica soluzione possibile” al conflitto “è quella dei due popoli, due Stati”.     Si tratta, comunque, ha precisato la portavoce, di “una questione di politica estera”, e “una decisione di sospensione dell’Accordo andrebbe presa all’unanimità dal Consiglio Ue su proposta della Commissione o dell’Alto Rappresentante”, Borrell (che ha ricevuto anche lui una copia della lettera). Inoltre, una eventuale proposta di sospensione dovrebbe essere basata su una valutazione condotta dal Servizio europeo di Azione esterna (Eeas).


Massrali ha aggiunto che è una questione di “apprezzamento politico” da parte degli Stati membri considerare se sussistano le condizioni per procedere all’adozione di misure nel quadro dell’Accordo di Associazione con Israele. “Stiamo studiando la lettera dei primi ministri e presto potrò dirvi qualcosa al riguardo”, ha riferito alla stampa lo stesso Borrell al suo arrivo, oggi, al quartier generale della Nato, per una riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza.


Nella lettera a von der Leyen, Sanchez e Varadkar si dicono “profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione in Israele e a Gaza, in particolare per l’impatto che il conflitto in corso sta avendo sui palestinesi innocenti, in particolare bambini e donne”, rilevando che “l’espansione dell’operazione militare israeliana nell’area di Rafah rappresenta una minaccia grave e imminente che la comunità internazionale deve affrontare con urgenza”. “Quasi 28.000 palestinesi – ricordano i due premier – sono stati uccisi e più di 67.000 sono rimasti feriti, e abbiamo assistito allo sfollamento di 1,9 milioni di persone (l’85% della popolazione) all’interno di Gaza e alla distruzione totale di case e a ingenti danni a infrastrutture civili vitali, compresi gli ospedali”. “Abbiamo ripetutamente espresso – prosegue la lettera – la nostra totale condanna degli attacchi terroristici indiscriminati di Hamas del 7 ottobre e chiediamo il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi rimasti. Siamo stati altrettanto chiari sul fatto che Israele ha il diritto di difendersi da tali attacchi, ma ciò può essere esercitato solo in linea con il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario (Diu) e il diritto internazionale sui diritti umani”. La risposta di Israele, puntualizzano Sanchez e Varadkar, “deve rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione. È importante sottolineare che il diritto internazionale umanitario impone a tutte le parti coinvolte in tutti i conflitti il chiaro obbligo di garantire la protezione dei civili. Gli orrendi attacchi terroristici commessi da Hamas e da altri gruppi armati – sottolineano i due premier – non giustificano e non possono giustificare alcuna violazione del diritto internazionale umanitario nella risposta militare, con le conseguenti conseguenze per la popolazione civile di Gaza”. “Condividiamo le preoccupazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, espresse nella sua lettera al Consiglio di sicurezza del 7 dicembre, riguardo alla terribile sofferenza umana, alla distruzione fisica e al trauma collettivo dei civili, e ai rischi che corrono, dato che ritiene che da nessuna parte a Gaza sia possibile sicuro”, e da allora, ricordano Sanchez e Varadkar, “la situazione non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente”. “Un accesso umanitario del tutto inadeguato a soddisfare i bisogni essenziali della popolazione fa sì che, secondo le stime delle Nazioni Unite, il 90% della popolazione si trovi ad affrontare una grave insicurezza alimentare, con un serio rischio di carestia”. Inoltre, i due premier notano “anche le misure provvisorie vincolanti imposte dalla Corte internazionale di Giustizia il 26 gennaio nel ricorso del Sud Africa contro Israele, e la sua valutazione secondo cui almeno alcuni degli atti od omissioni che il Sud Africa ritiene siano stati commessi da Israele a Gaza potrebbero rientrare nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio, e che ci sarebbe un rischio di un pregiudizio irreparabile” per i diritti che il ricorso mira a tutelare. Si ricorda anche che “sono vincolanti” gli ordini della Corte Internazionale a Israele “di adottare misure immediate ed efficaci per garantire che a Gaza siano forniti i servizi di base e l’assistenza umanitaria urgentemente necessari”. Sanchez e Varadkar sottolineano ancora che “per prevenire ulteriori danni irreversibili alla popolazione di Gaza, è urgentemente necessario un immediato cessate il fuoco umanitario, una posizione che è stata approvata a larghissima maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a dicembre, compresi 17 Stati membri dell’Ue. I due premier menzionano anche il caso dei membri del personale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accusati di aver partecipato agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. “Sosteniamo pienamente la decisione del Commissario Generale dell’Unrwa, Lazzarini, di chiudere immediatamente i contratti delle persone interessate, e l’avvio di un’indagine globale e indipendente da parte delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo – precisano -, siamo stati chiari sul fatto che all’Unrwa deve essere consentito di operare per continuare il suo lavoro vitale, salvando vite umane e affrontando la catastrofica situazione umanitaria a Gaza, e che il sostegno dell’Ue all’Unrwa deve essere mantenuto”, perché il suo ruolo è “centrale”. “Sullo sfondo del rischio di una catastrofe umanitaria ancora più grande, posta dalla minaccia di operazioni militari imminenti israeliane a Rafah, e considerato ciò che è accaduto e continua a verificarsi a Gaza dall’ottobre 2023, compresa la diffusa preoccupazione per possibili violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani da parte di Israele, chiediamo – concludono Sanchez e Varadkar – che la Commissione intraprenda una revisione urgente per verificare se Israele rispetta i suoi obblighi, anche ai sensi dell’Accordo di Associazione Ue/Israele”, e affinché “se ritiene che ci siano violazioni, proponga al Consiglio le misure appropriate da prendere in considerazione”.

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesi

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesiRoma, 15 feb. (askanews) – Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto giovedì l’avvio di un piano di pace con i palestinesi basato sulla soluzione dei due Stati, affermando che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”.


Durante una conferenza stampa della CNN, scrive Haaretz, Hyman è stato interrogato in merito a un rapporto del Washington Post secondo cui l’amministrazione Biden e “un piccolo gruppo di partner mediorientali” stanno lavorando per formulare un piano di pace globale, che “potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni”. settimane.” Il piano prevede un calendario per la creazione di uno Stato palestinese. Una fonte politica israeliana ha confermato la notizia e il fatto che Israele è a conoscenza degli sforzi compiuti dagli Stati Uniti in materia.


“Qui in Israele, siamo ancora all’indomani del massacro del 7 ottobre”, ha detto Hyman. “Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas.”

Netanyahu no a piano ‘due stati’: non è tempo di doni per palestinesi

Netanyahu no a piano ‘due stati’: non è tempo di doni per palestinesiRoma, 15 feb. (askanews) – Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto giovedì l’avvio di un piano di pace con i palestinesi basato sulla soluzione dei due Stati, affermando che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”


Durante una conferenza stampa della CNN, scrive Haaretz, Hyman è stato interrogato in merito a un rapporto del Washington Post secondo cui l’amministrazione Biden e “un piccolo gruppo di partner mediorientali” stanno lavorando per formulare un piano di pace globale, che “potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni”. settimane.” Il piano prevede un calendario per la creazione di uno Stato palestinese. Una fonte politica israeliana ha confermato la notizia e il fatto che Israele è a conoscenza degli sforzi compiuti dagli Stati Uniti in materia.


“Qui in Israele, siamo ancora all’indomani del massacro del 7 ottobre”, ha detto Hyman. “Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas.”

Conferenza di Monaco domani al via, focus su guerre a Gaza e in Ucraina

Conferenza di Monaco domani al via, focus su guerre a Gaza e in UcrainaMonaco di Baviera, 15 feb. (askanews) – La guerra nella Striscia di Gaza, le tensioni per gli attacchi Houthi al traffico commerciale sul Mar Rosso, l’invasione russa dell’Ucraina, i conflitti nel Corno d’Africa, la possibilità di uno scontro armato tra Cina e Taiwan nell’Indo-Pacifico, i rischi legati all’immigrazione e al terrorismo islamico, la gestione dell’Intelligenza artificiale (IA). In altre parole, le gravi preoccupazioni per un mondo che nel 2024 sarà sempre più ‘caratterizzato da un aumento delle tensioni geopolitiche e dell’incertezza economica’. Questi i principali temi della Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Msc), che quest’anno celebra la sua 60esima edizione. Circa 60 di capi di Stato e di governo, oltre 100 ministri, centinaia di esperti di diplomazia, difesa e sicurezza, rappresentanti di organizzazioni internazionali e alleanze transnazionali, si riuniranno in Baviera, da domani al 18 febbraio, per un dibattito le cui linee generali sono state anticipate dalla pubblicazione dell’annuale Report della Msc. Il tentativo è quello di trovare un difficile equilibrio tra due specifiche esigenze: ‘prepararsi per un ambiente geopolitico molto più competitivo’, in cui l’obiettivo di successi parziali e a breve termine ha preso il sopravvento su programmi e ambizioni statali a lunga scadenza, e ‘il rilancio di un tipo di cooperazione più inclusiva’, senza la quale molto ‘difficilmente’ potranno verificarsi le condizioni per la ‘crescita’ e ‘la soluzione ai pressanti problemi globali’ di oggi e del prossimo futuro.


La conferenza sarà aperta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. A fare gli onori di casa ci saranno il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il presidente di Msc, Christoph Heusgen, ha annunciato che il Sud del mondo avrà una maggiore rappresentanza rispetto agli anni scorsi, con più partecipanti provenienti da Asia, America Latina e Africa. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dalla vicepresidente Kamala Harris, dal segretario di Stato Antony Blinken e dal segretario alla Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas. Per la Cina ci sarà il capo della diplomazia Wang Yi. Attesi, tra gli altri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, il premier libanese Najb Mikati, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Per, l’Italia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che durante la sua permanenza in Germania firmerà una serie di accordi, che coinvolgono anche la Bers, sul sostegno al settore energetico ucraino. Non invitate Russia e Iran. Venerdì, il programma principale inizierà con un focus sulle sfide della sicurezza globale, compreso il futuro della governance mondiale e del multilateralismo, la resilienza democratica, la sicurezza climatica, la sicurezza nucleare, la migrazione e il futuro dell’intelligenza artificiale. Sabato le discussioni si concentreranno sullo stato dell’ordine internazionale, nonché sui conflitti e le crisi regionali, dall’Ucraina al Sudan e al Medio Oriente. Al mattino, a margine dei lavori, Tajani presiederà una riunione dei ministri degli Esteri del G7, la prima della presidenza italiana del Gruppo. Ai colloqui, secondo quanto appreso da askanews, sarà presente in qualità di ospite anche il capo della diplomazia di Kiev, Dmytro Kuleba. Domenica la conferenza si concluderà con un dibattito sul ruolo dell’Europa nel mondo e sulle sue relazioni con i partner.


L’aggressione russa all’Ucraina sarà tra i principali temi dibattuti in sala e dietro le quinte. Nel 2007, proprio da Monaco, Putin annunciò di fatto lo strappo con l’Occidente. Ora, Mosca ‘ha minato tutte le visioni di un ordine di sicurezza cooperativo per il prossimo futuro’, si legge sul Report di Msc. Ma secondo Heusgen, il calcolo di Putin secondo cui i paesi occidentali ridurranno lentamente e inesorabilmente il loro sostegno a Kiev non farà quadrare i conti del Cremlino. E non si tratta solo di una convinzione del presidente della Conferenza. Sarà lo stesso Stoltenberg a chiarirlo senza lasciare spazio a dubbi di sorta. La Nato continuerà a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, con risorse ed equipaggiamenti militari, è il messaggio che lancerà da Monaco il leader dell’Alleanza. Un impegno assicurato a dispetto delle recenti dichiarazioni di Donald Trump, che hanno sollevato una diffusa indignazione. L’ex presidente americano ha minacciato, se rieletto, di non sostenere più gli alleati europei della Nato che non destineranno alla spesa per la Difesa almeno il 2% del Pil, in caso di attacco da parte della Russia. Affermazioni condannate con forza dalla stessa Nato, che ha replicato rafforzando i ranghi: già 18 Paesi hanno raggiunto o superato la soglia del 2%, ha annunciato il segretario Stoltenberg. A ciò di aggiungono anche le ampie preoccupazioni sulla capacità degli Stati Uniti di continuare a fornire miliardi di dollari in assistenza alla difesa dell’Ucraina. I finanziamenti aggiuntivi americani per Kiev sono bloccati al Congresso, dove i repubblicani della Camera si sono schierati con Trump, che si oppone agli aiuti militari. E toccherà alla vicepresidente Harris e al capo della diplomazia Blinken rassicurare gli alleati: a Monaco, ha fatto sapere la Casa Bianca, il messaggio sarà univoco ed entrambi confermeranno che Washington resterà saldamente ancorata alla Nato e alla difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa. Una posizione che – ribadirà Tajani – è anche quella italiana. Il nostro Paese, con la guida del G7, esplorerà ogni via possibile per una soluzione politica e diplomatica del conflitto, fino a giungere a ‘una pace giusta’ tra Kiev e Mosca.


Al centro delle discussioni di sabato ci sarà naturalmente anche la guerra a Gaza. Hamas – si legge sul Report di Msc – ‘ha causato immense sofferenze in Israele’, ma la risposta dello Stato ebraico ha fatto ‘precipitare Gaza nella disperazione’. Il numero di vittime civili nell’enclave palestinese ha raggiunto livelli inaccettabili e le distruzioni causate dalle operazioni aeree e terrestri israeliane hanno determinato una vera e propria catastrofe umanitaria. Diversi paesi hanno definito sproporzionata la risposta di Israele agli attacchi del 7 ottobre e hanno lanciato numerosi appelli alla moderazione. Il ministro Tajani ne discuterà, a margine della Conferenza, con gli omologhi del G7. E non solo. Il titolare della Farnesina, infatti, ha in agenda una serie di colloqui anche con alcuni ministri dei Paesi del Mediterraneo allargato, con cui affronterà anche il tema del controllo dei flussi migratori. Durante la conferenza e in occasione delle riunioni a margine, il ministro confermerà inoltre la decisione di incrementare il contributo italiano di assistenza alla popolazione civile palestinese di altri 10 milioni di euro, nonché la disponibilità a partecipare alle attività di sminamento dell’enclave, una volta raggiunto un accordo di cessate il fuoco duraturo e sostenibile. Al centro dei colloqui nella città della Baviera ci saranno infine altri due temi caldi: le tensioni nell’Indo-Pacifico, dove molti osservatori temono un’escalation di violenza, e il controllo e la gestione dell’Intelligenza artificiale. Su entrambi questi dossier, un occhio di riguardo sarà rivolto alla Cina. La crescente militarizzazione della periferia marittima cinese sta già facendo temere che Pechino stia cercando di convertire l’Asia orientale in una sua sfera di influenza esclusiva. Di conseguenza, molti Stati della regione stanno cercando legami di sicurezza più stretti con gli Stati Uniti, tentando di ridurre al contempo la loro dipendenza economica dal gigante asiatico. Che, da parte sua, sta giocando la sua partita con Washington anche per il dominio della sfera dell’IA e dei microchip. Una sfida, è l’allarme lanciato dal Report della Msc, che rischia di ‘frammentare il settore tecnologico’, determinare importanti ‘perdite di welfare’ e trasformare il progresso tecnologico, ‘un tempo motore di una globalizzazione reciprocamente vantaggiosa’ in ‘una corsa per il dominio geopolitico’.


Anche quest’anno, durante i tre giorni di conferenza, in città sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con raduni previsti a Stachus, Konigsplatz, Odeonsplatz e Marienplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede dei lavori. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città entro un raggio di 5,5 km attorno alla Sedlinger-Tor-Platz sarà chiuso al traffico aereo, compresi i droni, dalle 7 del mattino alle 19. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di ameno 5.000 agenti aggiuntivi, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Rafforzati i controlli anche all’aeroporto internazionale di Monaco. (di Corrado Accaputo)

L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aggiusta il tiro: dal cardinale Parolin parole “sfortunate”

L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aggiusta il tiro: dal cardinale Parolin parole “sfortunate”Roma, 15 feb. (askanews) – Le parole del segretario di Stato Vaticano in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi sono ritenute “sfortunate” piuttosto che “deplorevoli” precisa oggi in una nota ufficiale diffusa oggi, l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede con un nota. In termini diplomatici la precisazione è importante e la missione israeliana spiega che si è trattato di una imprecisa traduzione.


“In riferimento al comunicato stampa del 14 febbraio si desidera precisare che il comunicato originale era in lingua inglese e successivamente è stato tradotto in italiano. In inglese il comunicato, in riferimento alle parole di sua Eminenza il cardinale Parolin, così recitava: “It is a regrettable declaration”. Nella traduzione in italiano è stata scelta la parola “deplorevole” che poteva essere anche tradotta in modo più preciso con “sfortunata”, si legge nella nota diffusa oggi. Ieri l’ambascia israeliana presso la Santa Sede ha duramente criticato le parole del cardinale Parolin, che ha definito la reazione all’attacco di Hamas non “proporzionata”. Nella nota diventata motivo di forte tensione con il Vaticano si affermava che “giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevati porta inevitabilmente a conclusioni errate”.

Blitz delle forze israeliane nell’ospedale Nasser a Khan Younis. L’Idf: Hamas ci teneva degli ostaggi

Blitz delle forze israeliane nell’ospedale Nasser a Khan Younis. L’Idf: Hamas ci teneva degli ostaggiRoma, 15 feb. (askanews) – Le forze israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale Nasser a Khan Younis. Lo riporta il giornalista di Al Jazeera Hani Mahmoud da Rafah, nel sud di Gaza. Mahmoud ha detto che le forze israeliane hanno concesso ai pazienti dell’ospedale Nasser tempo fino alle 7 del mattino (ora di Gaza) per evacuare e che questa mattina c’è “una presenza di soldati israeliani all’interno della struttura”. “Allo stesso tempo, c’è il fuoco dei carri armati pesanti e delle mitragliatrici”, ha aggiunto. Mahmoud ha detto che sono stati presi di mira il reparto maternità, l’unità di ortopedia e il pronto soccorso dell’ospedale. “Decine di persone sono rimaste ferite negli attacchi, alcune più di una volta. Questa è la più grande struttura sanitaria nel sud di Gaza. Adesso è completamente fuori servizio. L’intero staff medico è stato radunato, con le mani legate dietro la schiena”, ha dichiarato il giornalista di Al Jazeera.


L’esercito dello Stato ebraico ha successivamente confermato che le forze speciali israeliane stanno operando all’interno dell’ospedale Nasser nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, affermando di avere informazioni credibili secondo cui i corpi degli ostaggi sequestrati il 7 ottobre potrebbero trovarsi nella struttura. “Conduciamo precise operazioni – come abbiamo fatto in passato – dove la nostra intelligence indica che potrebbero trovarsi i corpi degli ostaggi”, ha aggiunto l’Idf in una nota. Hamas, secondo il portavoce dell’Idf contrammiraglio Daniel Hagari “teneva degli ostaggi nell’ospedale Nasser. Sembra che i terroristi operino anche dall’interno dell’ospedale”. “Disponiamo di informazioni credibili provenienti da diverse fonti, compresi gli ostaggi rilasciati, che indicano che Hamas teneva degli ostaggi presso l’ospedale Nasser di Khan Yunis e che potrebbero esserci corpi dei nostri ostaggi nella struttura ospedaliera di Nasser” ha detto Hagari. “Come è stato dimostrato con l’ospedale Shifa; Ospedale Rantisi; Ospedale Al Amal; e in molti altri ospedali in tutta Gaza, Hamas utilizza sistematicamente gli ospedali come centri del terrorismo” ha aggiunto.


Secondo le valutazioni dell’intelligence e le informazioni raccolte sul campo, oltre l’85% delle principali strutture mediche di Gaza sono state utilizzate da Hamas per operazioni terroristiche. “Poiché in questo momento i terroristi di Hamas probabilmente si nascondono dietro i civili feriti all’interno dell’ospedale Nasser e sembra che abbiano utilizzato l’ospedale anche per nascondere i nostri ostaggi – ha quindi detto Hagari – l’IDF sta conducendo un’operazione precisa e limitata all’interno dell’ospedale Nasser”.

Mosca: armi nucleari russe nello spazio? Uno stratagemma della Casa Bianca per far votare gli aiuti all’Ucraina

Mosca: armi nucleari russe nello spazio? Uno stratagemma della Casa Bianca per far votare gli aiuti all’UcrainaRoma, 15 feb. (askanews) – Secondo le agenzie ufficiali russe Tass e Ria Novosti, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito la notizia secondo cui la Russia intende collocare armi nucleari nello spazio un nuovo stratagemma della Casa Bianca per incoraggiare il Congresso a votare a favore di un disegno di legge che stanzia fondi per l’Ucraina. “Non posso commentarlo in alcun modo. Aspettiamo questo briefing di Jake Sullivan (il consigliere per la Sicurezza nazionale Ndr) per vedere se ci sono informazioni. Ma è ovvio che la Casa Bianca cerchi, con mezzi veri o falsi, di indurre il Congresso a votare il disegno di legge sui finanziamenti, questo è ovvio. Vedremo quali trucchi utilizzerà la Casa Bianca”, ha detto.


Il presidente della commissione intelligence della Camera dei rappresentanti Usa, Mike Turner, ieri ha denunciato una “grave minaccia alla sicurezza nazionale”, senza fornire maggiori dettagli. Stando a quanto riportato dalla Cnn, Turner ha inviato ai colleghi del Congresso una lettera in cui afferma che si tratterebbe “una capacità militare straniera destabilizzante”, chiedendo quindi al presidente americano Joe Biden di declassificare “tutte le informazioni relative a questa minaccia”. Una delle fonti sentite in merito dalla Cnn ha successivamente dichiarato che si tratterebbe, in effetti, di una capacità russa “altamente preoccupante e destabilizzante di cui siamo stati recentemente informati”. L’emittente americana Abc citando due fonti, ha poi reso noto che la “minaccia alla sicurezza nazionale” denunciata dal presidente della commissione intelligence della Camera dei rappresentanti Usa, Mike Turner, avrebbe a che fare con la presunta volontà della Russia di lanciare nello spazio un’arma nucleare contro i satelliti.

Patto Migranti, ampie maggioranze in Europarlamento per accordo

Patto Migranti, ampie maggioranze in Europarlamento per accordoBruxelles, 14 feb. (askanews) – La commissione sulle Libertà pubbliche del Parlamento europeo (“Libe”) ha confermato, oggi a Bruxelles, con ampie maggioranze, tutti i testi legislativi del “Patto” sulla politica di immigrazione e asilo che erano stati oggetto in dicembre dell’accordo provvisorio (accordo in “trilogo”) con il Consiglio Ue. I testi dovranno ora essere approvati dalla plenaria del Parlamento nella sua prossima sessione, per essere poi formalmente e definitivamente adottati dal Consiglio Ue.


Il pacchetto introduce innanzitutto nuove disposizioni per l’assegnazione di quote (“ricollocamento”) negli altri paesi dell’Ue di un certo numero di migranti irregolari giunti negli Stati membri più esposti ai flussi o, a scelta, una contribuzione finanziaria da parte dei paesi che si rifiuteranno di accogliere i migranti loro assegnati. Inoltre, vi saranno disposizioni per migliorare le procedure di frontiera con l’identificazione dei migranti all’arrivo attraverso impronte digitali e dati biometrici (anche per i minori sopra i cinque anni), con lo scambio di documenti e informazioni anche giudiziarie tra gli Stati membri e controlli obbligatori di sicurezza e sanitari; saranno inoltre rese più rapide le procedure di esame delle richieste d’asilo, e migliorate le “vie legali” per l’accoglimento di rifigiati dai paesi terzi. Il Patto, che era stato proposto dalla Commissione europea il 23 settembre 2020, consiste in un pacchetto di diverse misure e regolamenti procedurali e di gestione e controllo (“Screening” degli arrivi, base dati Eurodac, procedure per la concessione dell’asilo, gestione dei flussi migratori e dell’ asilo, gestione delle crisi e situazioni di forza maggiore).


L’accordo sul regolamento per la gestione dell’asilo e dell’immigrazione (relatore lo svedese Tomas Tobé, Ppe), è stato sostenuto con 41 voti a favore, 24 contrari e 2 astensioni. Prevede la cosiddetta “solidarietà obbligatoria” per i paesi Ue per i quali si riconosce che sono sottoposti a pressione migratoria. Gli Stati membri possono scegliere tra ricollocare una parte di richiedenti asilo nel proprio territorio, erogare contributi finanziari (20.000 euro per migrante non accolto) o fornire supporto operativo e tecnico, quando necessario. Il testo determina inoltre nuovi criteri in base ai quali uno Stato membro è competente per l’esame delle domande di protezione internazionale (ex norme di Dublino). Altro regolamento chiave è quello sulla gestione delle situazioni di crisi e “forza maggiore” (relatore il Socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar). Qui l’accordo provvisorio è stato confermato con 37 voti favorevoli, 26 contrari e 4 astensioni. Il regolamento istituisce un meccanismo per garantire solidarietà e sostegno agli Stati membri che si trovano ad affrontare un afflusso eccezionale di migranti irregolari.


Le nuove norme riguardano anche il fenomeno della “strumentalizzazione” dei migranti, vale a dire la loro manipolazione e utilizzazione da parte di paesi terzi o attori non statali ostili, al fine di destabilizzare l’Ue (come successe ad esempio qualche anno fa alle frontiere della Polonia con la Bielorussia). Sulla base di una valutazione della Commissione, il Consiglio potrà decidere in questi casi delle misure obbligatorie di solidarietà (compresi ricollocamenti obbligatori) e delle deroghe alle procedure normali di screening e asilo. L’accordo sul regolamento sullo “screening”, (relatrice la socialdemocratica tedesca Birgit Sippel) e quello sul sistema centralizzato per le informazioni sulle condanne giudiziarie hanno ottenuto 48 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astensioni. I migranti irregolari saranno soggetti a una procedura di screening pre-ingresso, comprendente l’identificazione, la raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza, per un massimo di sette giorni. Verranno prese in considerazione le esigenze specifiche dei bambini, e ogni Stato membro avrà un meccanismo di monitoraggio indipendente per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti.


L’accordo provvisorio sul regolamento della procedura di asilo (relatrice la francese Fabienne Keller del gruppo liberale Renew), è stato confermato con 40 voti favorevoli, 23 contrari e 4 astensioni. Il regolamento armonizza in un sistema comune in tutta l’Ue le diverse procedure nazionali per concedere e revocare la protezione internazionale. Per il trattamento delle richieste di asilo si prevede una dovrebbe essere più rapido, con limiti più brevi per le richieste manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere dell’UE. Comprende una procedura di rimpatrio alla frontiera. L’accordo provvisorio sulla banca dati Eurodac, (relatore lo spagnolo Jorge Buxadé Villalba (gruppo conservatore, Ecr), è stato confermato con 48 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astensioni. La banca dati riformata servirà a identificare in modo più efficace dei migranti irregolari alle frontiere, aggiungendo le immagini facciali alle impronte digitali, e questo anche per i bambini a partire dai sei anni. Le autorità potranno anche registrare eventuali minacce per la sicurezza. L’accordo sulla direttiva modificata sulle condizioni di accoglienza (relatrice l’olandese Sophia In’t Veld, Renew), è stato confermato con 47 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astensioni. In questo caso l’obiettivo è una armonizzazione delle norme sull’accoglienza in tutti gli Stati membri, per quanto riguarda le condizioni materiali, tra cui l’alloggio, l’assistenza sanitaria e uno standard di vita adeguato per i richiedenti asilo. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare prima di quanto non sia permesso oggi, e le loro prospettive di integrazione miglioreranno. Le nuove norme intendono inoltre scoraggiare gli spostamenti dei richiedenti asilo in altri paesi Ue dopo la loro registrazione iniziale. Il Patto contiene anche un nuovo regolamento per un programma di reinsediamenti nell’Ue di rifugiati dai paesi terzi attraverso delle vie legali (relatore lo svedese Malin Bjork, della Sinistra), che è stato confermato con 53 voti a favore, 14 contrari e nessuna astensione. Gli Stati membri parteciperanno al programma offrendo il reinsediamento su base volontaria a rifugiati particolarmente vulnerabili che soggiornano in paesi extra Ue. Le persone candidate per il reinsediamento, identificate nella maggior parte dei casi dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e accettate da un particolare Stato membro, potranno raggiungere il territorio dell’Ue in modo legale, organizzato e sicuro. Verrà loro offerto uno status legale con soluzioni durature e a lungo termine per il loro sfollamento, con una riduzione delle divergenze di trattamento negli approcci nazionali adottati dai diversi Stati membri. Nonostante le nette maggioranze, una parte degli eurodeputati (soprattutto da Sinistra, Verdi, M5s, e, tra i Socialisti e Democratici, l’italiano Pietro Bartolo, medico di Lampedusa), ha votato contro quasi tutte queste nuove normative e criticato fortemente i cedimenti del Parlamento europeo rispetto alle posizioni del Consiglio Ue. Bartolo, che ha incontrato la stampa dopo il voto, ha denunciato in particolare la presenza nel pacchetto di “deroghe a norme internazionali come la creazione di centri di detenzione alle frontiere, destinati a rinchiudere famiglie con minori”.

L’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede attacca il cardinale Parolin: da lui parole deplorevoli

L’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede attacca il cardinale Parolin: da lui parole deplorevoliRoma, 14 feb. (askanews) – Quanto affermato dal Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin ieri in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi è una “dichiarazione deplorevole” perché “giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevati porta inevitabilmente a conclusioni errate”. E’ quanto afferma, in una nota ufficiale diffusa oggi, l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede.


Una dichiarazione nella quale, si conclude, “non è sufficiente condannare il massacro genocida del 7 ottobre e poi puntare il dito contro Israele riferendosi al suo diritto all’esistenza e all’autodifesa solo come un semplice atto dovuto e non considerare il quadro generale”. Nella nota, da parte israeliana, si fanno alcune considerazioni. La prima è che “Gaza è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista” e che “non c’è quasi nessuna infrastruttura civile che non sia stata utilizzata da Hamas per i suoi piani criminali, inclusi ospedali, scuole, luoghi di culto e molti altri”. Gran parte del progetto di Hamas, secondo Israele, “è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale” ed “i civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all’invasione non provocata del 7 ottobre nel territorio israeliano, violentando e prendendo civili in ostaggio”. Questo mentre l’operazione dell’IDF si sta svolgendo “nel pieno rispetto del diritto internazionale”.


Ieri il segretario di Stato Vaticano, ha definito “sproporzionata” la risposta di Israele all’attacco del 7 ottobre di Hamas, pur ribadendone la “condanna netta”. “La Santa Sede l’ha detto fin dall’inizio: da una parte, una condanna netta e senza riserve di quanto avvenuto il 7 ottobre, e qui lo ribadisco; e una condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo. Ma allo stesso tempo anche una richiesta, perché il diritto alla difesa di Israele sia proporzionato. E certamente con 30mila morti non lo è”, ha detto ieri Parolin a margine del bilaterale Italia-Vaticano per i 95 anni della firma dei Patti Lateranensi.

Gran Cancelliere dell’Ordine Malta riceve premier Romania Ciolacu

Gran Cancelliere dell’Ordine Malta riceve premier Romania CiolacuRoma, 14 feb. (askanews) – Il Gran Cancelliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, Riccardo Paternò di Montecupo, ha ricevuto oggi al Palazzo Magistrale il Primo Ministro della Romania, Marcel Ciolacu in visita a Roma.


Nel corso dell’incontro, durato 40 minuti, le due delegazioni hanno discusso dell’eccellente stato delle relazioni bilaterali, della cooperazione dell’Ordine di Malta con le istituzioni romene di primo soccorso, dell’aggiornamento degli accordi di cooperazione, del lavoro svolto a sostegno di diverse comunità svantaggiate in Romania e del ruolo che il Corpo di soccorso romeno dell’Ordine (Serviciu de Ajutor Maltez din Romania) sta svolgendo a favore dell’Ucraina, in prima linea nell’offrire assistenza agli sfollati. Il Gran Cancelliere e il Primo Ministro romeno hanno inoltre discusso i diversi modi per ottimizzare e rafforzare la collaborazione, anche a livello regionale, alla luce dei due Accordi di Cooperazione siglati rispettivamente nel 2002 e nel 2018. “Siamo lieti di confermare le eccellenti relazioni e i legami amichevoli tra la Romania e il Sovrano Ordine di Malta e confidiamo che una più forte collaborazione operativa con le autorità centrali e locali romene possa aumentare il sostegno ai nostri Signori Malati e poveri”, ha detto Riccardo Paternò di Montecupo, al quale il premier romeno ha rinnovato parole di “sentito ringraziamento per l’impareggiabile impegno proferito dai volontari e dalle diverse entità” dell’Ordine di Malta nel suo Paese.


L’incontro si è concluso con l’auspicio condiviso di rafforzare ulteriormente le relazioni diplomatiche tra Ordine di Malta e Romania. Il Primo Ministro ha invitato il Gran Cancelliere ad effettuare presto una visita nel suo Paese. Stabilite nel 1991, in questi trent’anni di relazioni diplomatiche sono state numerose le visite effettuate e ricevute dalle due delegazioni, a testimonianza degli ottimi rapporti in corso. L’ultima visita di un Primo Ministro romeno al Sovrano Ordine di Malta risale al 2018. Oltre al Corpo di soccorso romeno dell’Ordine di Malta, nel Paese opera l’Associazione dell’Ordine di Malta la quale gestisce oltre cento progetti, molti in collaborazione con le autorità locali, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa romena. Creata nel 1962, l’Associazione opera in diverse località del Paese con una rete di oltre 1.200 volontari. Tra le sue attività principali programmi di assistenza per anziani e disabili, progetti di integrazione per la comunità Rom, formazione nella preparazione all’emergenza, e da due anni assistenza per i profughi ucraini sia alla frontiera con l’Ucraina che in Ucraina stessa in collaborazione con le altre entità dell’Ordine di Malta impegnate nel Paese.


All’incontro hanno partecipato anche il Vicepremier della Romania Marian Neacsu, la Ministra degli Affari Esteri Luminita Odobescu, e altri membri del governo romeno. Presente anche l’Ambasciatore dell’Ordine di Malta in Romania, Roberto Musneci.