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Olanda, trionfa l’estrema destra di Wilders, ora rebus governo

Olanda, trionfa l’estrema destra di Wilders, ora rebus governoRoma, 23 nov. (askanews) – A scrutinio elettorale ancora da finalizzare, l’Olanda si sveglia con una certezza – la vittoria schiacciante dell’estrema destra populista di Geert Wilders – e un rebus: riuscirà a formare il governo? La novità, rispetto alla dichiarazioni della vigilia, viene dalle formazioni di centro e destra che lanciano i primi segnali di apertura a Wilders.

Dopo 25 anni in parlamento, il Partito della Libertà (PVV) di Wilders è destinato a conquistare 37 seggi (il doppio di quanti ne aveva), ben davanti al suo rivale più vicino, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario Ue Timmermans. “Il PVV non può più essere ignorato”, ha detto Wilders: “Governeremo”. La sua vittoria – nota la Bbc – ha scosso la politica olandese. Ma dovrà convincere gli altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Per la maggioranza sono necessari 76 seggi su un totale di 150 parlamentari.

Prima del voto, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ciò potrebbe cambiare a causa della portata della sua vittoria. L’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans è destinata a arrivare seconda con 25 seggi. Timmermans Ha chiarito che non avrà nulla a che fare con un governo guidato da Wilders. É giunto il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto in Olanda, ha detto Timmermans parlando a urne chiuse: “Non lasceremo andare nessuno nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi tutti sono uguali”.

Al terzo posto (24 seggi) il partito liberale di centrodestra VVD sotto la guida della nuova leader Dilan Yesilgöz, e Il Nuovo Contratto Sociale (20 seggi) un partito nuovo di zecca formato dal deputato Pieter Omtzigt al quarto posto. Ed è a loro che si è rivolto Wilders perchè lavorino assieme. Sia sia la Yesilgöz che Omtzigt si sono congratulati con lui per il suo successo. E qualche prudente apertura in effetti si è già registrata. Sebbene Yesilgöz dubiti che Wilders riuscirà a trovare i numeri di cui ha bisogno, non chiude le porte e afferma he spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere. Prima delle elezioni la leader aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.

Più marcata l’apertura di Omtzigt. Se alla vigilia del voto Omtzigt aveva assicurato che la sua formazione, il Nuovo Contratto sociale, non avrebbe collaborato con Wilders, ieri sera ha decisamente sfumato i toni. Siamo “disponibili a trasformare questa fiducia

L’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas potrebbe arrivare nelle prossime ore

L’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas potrebbe arrivare nelle prossime oreRoma, 23 nov. (askanews) – Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed Al Ansari, ha affermato che l’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas, parte dell’accordo sul rilascio di ostaggi e prigionieri, potrebbe arrivare nelle prossime ore. Lo scrive Haaretz.

La tregua e il rilascio degli ostaggi dovevano iniziare oggi ma sono stati rinviati a domani per mancanza di garanzie e dei nomi dei rapiti da liberare da parte di Hamas. Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che i colloqui sugli ostaggi che Doha sta mediando tra Israele e Hamas stanno “progredendo positivamente”. Il Qatar sta lavorando con le due parti in guerra insieme a Israele e gli Stati Uniti “per garantire il rapido inizio della tregua e per fornire ciò che è necessario per garantire l’impegno delle parti verso l’accordo”.

Cina, Oms: timori per aumento malattie respiratorie, chieste notizie

Cina, Oms: timori per aumento malattie respiratorie, chieste notizieRoma, 23 nov. (askanews) – L’Organizzazione mondiale della sanità si è detta preoccupata per l’aumento delle malattie respiratorie in Cina e ha chiesto alla popolazione di “adottare misure protettive”, in un comunicato stampa pubblicato su Twitter).

“L’Oms ha inviato una richiesta ufficiale alla Cina per ottenere informazioni dettagliate sull’aumento delle malattie respiratorie e dei focolai di polmonite segnalati nei bambini”, si legge nella dichiarazione in cui si raccomanda di assumere “misure per ridurre il rischio di malattie respiratorie”. Dopo che le autorità cinesi e i media cinesi hanno segnalato un aumento delle malattie respiratorie, comprese epidemie di polmonite non diagnosticata tra i bambini nel nord della Cina, il 22 novembre l’Oms ha richiesto ulteriori informazioni epidemiologiche e cliniche, nonché risultati di laboratorio su queste epidemie segnalate nei bambini, attraverso il meccanismo del Regolamento Sanitario Internazionale. L’organizzazione “ha inoltre richiesto ulteriori informazioni sulle recenti tendenze nella circolazione di agenti patogeni noti, tra cui l’influenza, la SARS-CoV-2 (il virus che causa il Covid-19), l’RSV che colpisce i neonati e il Mycoplasma pneumoniae, nonché sul grado di congestione del sistema sanitario”, precisa ancora il comunicato.

M.O., ostaggi israeliani non saranno liberati prima di venerdì

M.O., ostaggi israeliani non saranno liberati prima di venerdìRoma, 23 nov. (askanews) – Gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas non saranno rilasciati prima di venerdì. Lo ha precisato il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano Tzachi Hanegbi in comunicato diffuso dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Slitta quindi anche la tregua nella striscia di Gaza che, secondo quanto riferisce l’edizione online del quotidiano Haaretz citando fonti israeliane, non inizierà prima di un accordo definitivo con Hamas sui tempi della liberazione degli ostaggi. In paticolare, secondo quanto riferiscono le stesse fonti al quotidiano, l’inizio della tregua sarebbe ‘congelato’ perchè Hamas deve ancora consegnare la lista dei cittadini israeliani che intende rilasciare e perché gli aspetti operativi del rilascio non sono stati ancora finalizzati.

Europarlamento annacqua e approva regolamento Ue su imballaggi

Europarlamento annacqua e approva regolamento Ue su imballaggiStrasburgo, 22 nov. (askanews) – Con 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, la sua posizione negoziale sulla proposta di regolamento Ue riguardante gli imballaggi e i rifiuti da imballaggi.

Il regolamento, tra l’altro, introduce nuovi obiettivi di riuso degli imballaggi, affianco a quelli per il riciclaggio, come modo per ridurre la produzione di rifiuti in quest’area; ma sono stati ridotti gli obiettivi di riuso e rimossi i divieti di imballaggi monouso in molte aree (soprattutto per confezioni di piccole dimensioni di alimenti e bevande nei settori della distribuzione e della ristorazione), rispetto al testo originario proposto dalla Commissione europea quasi un anno fa. Dopo che anche il Consiglio avrà adottato la sua posizione negoziale, cominceranno le trattative tre le due istituzioni e la Commissione europea (“trilogo”) per arrivare al testo finale del regolamento.

La plenaria del Parlamento europeo ha sostenuto gli obiettivi generali di riduzione della produzione complessiva dei rifiuti da imballaggi che erano nella proposta di regolamento originaria: il 5% entro il 2030, il 10% per il 2035 e il 15% entro il 2040, rispetto al 2019. Gli eurodeputati hanno poi proposto l’aggiunta di obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040), e il divieto di vendita dei sacchetti di plastica ultraleggeri (inferiori a 15 micron), a meno che non siano necessari per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi, per aiutare a prevenire lo spreco di cibo.

Gli eurodeputati chiedono poi di vietare l’uso delle cosiddette “sostanze chimiche eterne” (Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) e del bisfenolo A, aggiunti intenzionalmente negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Il nuovo regolamento dispone che tutti gli imballaggi siano riciclabili e rispondano a una serie di criteri rigorosi da definire attraverso la legislazione europea secondaria. Sono previste alcune eccezioni temporanee, ad esempio per gli imballaggi alimentari in legno e cera.

Inoltre, gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029. L’Italia, che ha già superato abbondantemente gli obiettivi fissati dalla normativa attuale dell’Ue per il riciclaggio degli imballaggi usati nel proprio territorio (è già al 73%, quando l’obiettivo per il 2025 è il 65%), si era opposta fin dall’inizio (facendo “sistema” tra governo, eurodeputati e gruppi di pressione agroalimentari e industriali) all’impianto del regolamento, basato sul principio della “gerarchia dei rifiuti” nell’economia circolare, per cui, quando è possibile, il riuso è prioritario rispetto al riciclo. Il timore è che l’applicazione di questo principio basilare della politica ambientale comunitaria (iscritto nella legislazione da almeno 15 anni) possa mettere in crisi la fiorente industria del riciclaggio nel Paese. Il voto ha cancellato diversi obiettivi di riuso, in particolare quello più ambiziosi (fino al 90%) previsti per il 2040 per tutti gli imballaggi usati nei trasporti, mentre sono rimasti invece gli obiettivi meno ambiziosi (in genere dal 10% al 30% al 2030). Lo stesso vale per il riuso degli imballaggi usati nelle consegne del commercio online (tipo Amazon), per i quali rimane l’oobiettivo del 30% al 2030, ma è stato cancellato quello del 90% al 2040. Per gli elettrodomestici è rimasto l’obiettivo del riuso del 90% degli imballaggi da riutilizzare entro l’inizio del 2030, ma è stato escluso il cartone dal campo di applicazione. Per quanto riguarda il riuso delle bottiglie, sono rimasti i due obiettivi del 10% nel 2030 e del 25% nel 2040 riguardanti il comparto delle bevande alcoliche e fermentate, con l’inclusione della birra ma l’esclusione dei vini e liquori, mentre sono stati aumentati al 20% nel 2030 e al 35% nel 2040 (invece che 10% e 25%, rispettivamente) gli obiettivi per le bevande non alcoliche con l’esclusione del latte (acqua, bibite analcoliche, succhi di frutta, frullati senza latte). I bar e ristoranti saranno obbligati a fornire, ai clienti che lo richiedono, bottiglie o brocche di acqua presa dai rubinetti. Gli emendamenti della plenaria hanno poi cancellato del tutto gli obiettivi di riuso (il 10% nel 2030 e il 40% nel 2040) per gli alimenti da asporto del settore Horeca (alberghiero, ristorazione e catering), che erano presenti nella proposta originaria della Commissione, così come gli obiettivi di riuso dei contenitori da asporto per bevande fredde o calde destinate al riempimento nel punto vendita. Nel paragrafo sulle eccezioni previste, che già includeva le microimprese e le aziende che immettono sul mercato meno di 1.000 Kg di imballaggi all’anno, è stato raddoppiata (da 100 a 200 m2) la soglia di esenzione per gli operatori economici che dispongono di una piccola superficie di vendita (comprese le aree di stoccaggio e spedizione). E’ stato aggiunto anche un paragrafo che prevede ulteriori possibilità di esenzioni dagli obblighi di riuso ove una analisi del ciclo di vita degli imballaggi riesca dimostrare un minore impatto sull’ambiente (consumo di energia, di acqua e di materie prime) e migliori requisiti in materia di salute, igiene e sicurezza con il ricorso ad altre opzioni (ovvero il riciclaggio). E’ passato anche un emendamento (il 386), che esenta dall’obbligo di riuso gli operatori economici che hanno la loro attività in uno Stato membro in cui il tasso di raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggi è superiore all’85%, in peso, nel 2026 e 2027. Non è stato approvato, invece un altro emendamento simile (chiaramente concepito in riferimento alla situazione italiana) che faceva riferimento sempre a una soglia dell’85%, ma riguardo al tasso di rifiuti da imballaggi riciclati. Infine, per quanto riguarda i divieti degli imballaggi monouso, sono stati eliminati quelli relativi al cibo fresco (come le buste di insalata e i cestini di frutta), agli alimenti da asporto, alle mini confezioni negli hotel e nei ristoranti (di shampoo, di sale e pepe etc.). Da notare che hanno votato a favore del testo finale gli eurodeputati di tutti i partiti dell’opposizione in Italia, mentre quelli della maggioranza di governo si sono spaccati in due: favorevoli gli eletti di Forza Italia, contrari quelli di Fratelli d’Italia e della Lega. Paradossalmente, tuttavia, proprio gli eurodeputati della Lega e di Fdi hanno rivendicato il risultato positivo per l’Italia dovuto agli emendamenti approvati: “Hanno riportato sulla terra il testo”, ha commentato ad esempio Nicola Procaccini (Fdi), sottolioneando che “si è fatto un bel lavoro di squadra, come italiani”. E ha aggiunto: “Credo che, per una volta, anche le delegazioni del centrosinistra abbiano collaborato per emendare un testo che ora è decisamente meno preoccupante di come era all’inizio”. “Il testo finale sul regolamento degli imballaggi approvato dall’aula è migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie ai voti della Lega. Con i nostri emendamenti abbiamo evitato l’ennesima euro-follia green, riuscendo a modificare un regolamento che avrebbe penalizzato le imprese italiane che si occupano di imballaggi, già all’avanguardia nel riciclo”, ha commentato il leghista Paolo Borchia, che comunque ha votato contro il testo finale. “Oggi abbiamo portato a casa un buon risultato, contrastando una cieca visione green, ma l’attenzione rimane altissima – ha concluso Borchia – perché il nostro obiettivo è impedire che questa Ue mini il nostro sistema-paese”.

Guerra in Medio Oriente, il retroscena: dietro il rilascio degli ostaggi forti pressioni di Biden su Israele

Guerra in Medio Oriente, il retroscena: dietro il rilascio degli ostaggi forti pressioni di Biden su IsraeleNew York, 22 nov. (askanews) – L’approvazione di Israele dell’accordo sul rilascio degli ostaggi riflette l’intensa pressione esercitata dall’amministrazione del presidente americano Joe Biden sul primo ministro israeliano Netanyahu al fine di allentare l’escalation nella regione. Lo sostiene il New York Times in una dettagliata analisi, che si è avvalsa di fonti informate della strategia statunitense.

Secondo il quotidiano da cinque settimane una “cellula segreta”, formata dai massimi assistenti del presidente americano ha lavorato ai negoziati coinvolgendo Qatar, Egitto e Israele, mentre le interruzioni delle comunicazioni a Gaza e una serie di controversie dell’ultimo minuto hanno rischiato di far deragliare i colloqui. I funzionari sentiti dal Times hanno dichiarato che dopo questo primo accordo si continuerà a negoziare per spingere al rilascio di tutti gli ostaggi statunitensi. L’accordo è considerato dal New York Times anche come ultimo, lampante esempio della crescente frattura tra la Casa Bianca e il primo ministro Benjamin Netanyahu a causa delle modalità della risposta di Israele agli attacchi di Hamas, che hanno portato alla morte di circa 12.000 persone a Gaza.

Biden ha chiamato “Bibi” 13 volte dall’inizio della crisi e ha cercato pubblicamente e privatamente di convincerlo a sospendere il bombardamento per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari e ridurre le vittime civili, ma alla fine si è convinto che serviva legare la pausa umanitaria ad un accordo per liberare gli ostaggi. Il primo segnale di un progresso è arrivato alla fine di ottobre, quando i funzionari Usa hanno ricevuto notizia, tramite intermediari in Qatar ed Egitto, che Hamas avrebbe potuto accettare un accordo per il rilascio di donne e bambini. In cambio, voleva che Israele liberasse i prigionieri palestinesi, sospendesse i combattimenti e ritardasse un’invasione di terra, senza produrre prove che gli ostaggi fossero ancora vivi.

Alla Casa Bianca, Biden e il suo team di politica estera hanno continuato a premere. Il 14 novembre, la speranza è tornata a crescere dopo che Netanyahu ha chiamato il presidente per dirgli che poteva accettare l’ultima offerta di Hamas, ma dopo poche ore le forze militari israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale Al-Shifa a Gaza, ritenuto dal governo israeliano un centro di comando di Hamas. Dopo quell’assalto le comunicazioni tra Hamas e i funzionari in Qatar ed Egitto si sono interrotte e l’accordo è saltato. I colloqui sono ripresi dopo una chiamata di Biden all’emiro del Qatar che ha incontrato i funzionari americani e il direttore della Cia per definire il testo di 6 pagine che ha portato all’accordo di queste ore.

I familiari degli ostaggi di Hamas alla stampa a Roma: “Aiutateci”

I familiari degli ostaggi di Hamas alla stampa a Roma: “Aiutateci”Roma, 22 nov. (askanews) – Dopo essere stati accolti questa mattina presto da Papa Francesco in Vaticano, una delegazione di 12 familiari degli ostaggi rapiti da Hamas a Gaza ha incontrato intorno a mezzogiorno la stampa presso il Pitigliani Centro ebraico italiano di Roma nella speranza che ricordare al mondo la tragica e crudele sorte dei loro cari possa aiutare la loro liberazione. Uno ad uno, esponendo i ritratti dei loro rapiti, hanno preso la parola raccontando con parole semplici il loro strazio e l’angosciante incertezza – nessuno di loro sa in realtà se sono in vita – in cui vivono da quel “Black Saturday” in cui Hamas dopo aver seminato morte e distruzione nelle comunità del sud di Israele ha sequestrato e portato a Gaza i loro padri, madri, figli, fratelli, sorelle, zii e cugini.

“Non ho più una casa, metà della mia famiglia è stata rapita in questo momento e non so cosa succederà domani”, ha detto uno di familiari a cui hanno portato via due figlie e tre nipoti minorenni. “Dal giorno in cui Hamas ha rapito mia figlia di 17 anni e mia moglie la mia vita non è più la stessa. Sono 47 lunghi giorni in cui non so più niente di loro”, ha detto Moshe Leimberg a cui hanno rapito anche due cognati prima di ringraziare i presenti per “aver ascoltato la mia storia”.

“Per favore aiutatemi perchè voglio riportarlo a casa e riabbracciarlo”, ha implorato Nikol Beizer, il cui fratello, Nik Beizer, 19 anni, è stato rapito dalla sua base della Divisione Gaza. “Mia sorella diceva che io sarei morta prima di lei perchè sono più grande. Ecco io voglio morire prima di lei, deve tornare a casa “, ha detto Alexandra Ariev, la cui sorella Karina, è stata prelevata dai miliziani di Hamas dall’avamposto di Nazal Oz.

Poi c’è la madre russa di Andrey Kozlov che si era trasferito in Israele dalla Russia un anno fa ed è stato rapito al Nova Festival. “Non so che fare, dovrei salvare mio figlio, ma vivo in Russia”, ha detto prima di rispondere ad una domanda sull’accordo fra il governo israeliano e Hamas per la liberazione di una cinquantina di ostaggi. “Mio figlio non figura nella categoria che sarà rilasciata. Certo se penso al soldato Shalit e a tutti gli anni che è stato tenuto prigioniero, per liberare tutti gli ostaggi ci vorranno 2.000 anni”, ha detto. In pochi hanno fatto riferimento all’accordo approvato nella notte dal gabinetto del premier Benjamin Netanyahu, tutti apparentemente decisi a schivare riferimenti diretti alla politica e a mostrare un fronte unito con l’unico obiettivo comune: riportare a casa i loro cari sani e salvi.

Michael Levy ha auspicato che anche il fratello Or di 33 anni verosimilmente escluso da questo primo scambio di ostaggi-detenuti palestinesi, possa essere presto liberato nell’ambito di una simile intesa. Rachel Goldberg, madre di Hersh Jonathan Polin, 23 anni, gravemente ferito – ha perso un braccio con una granata al Nova Festival – prima di essere rapito, ha detto di confidare molto nell’autorevolezza planetaria di cui gode il Papa. (di Isabella Helfer)

Ucraina, Putin al G20: la guerra è sempre una tragedia, pensiamo come fermarla

Ucraina, Putin al G20: la guerra è sempre una tragedia, pensiamo come fermarlaRoma, 22 nov. (askanews) – Le guerre “sono sempre una tragedia” e bisogna trovare un modo per fermare la guerra in Ucraina, ha dichiarato Vladimir Putin nel suo intervento al G20 organizzato con collegamenti da remoto. “Alcuni colleghi hanno già affermato nei loro discorsi di essere scioccati dall’aggressione russa in corso in Ucraina. Sì, certo, le azioni militari sono sempre una tragedia. Persone concrete, famiglie concrete e il paese nel suo insieme e, ovviamente, dobbiamo pensare a come fermare questa tragedia”, ha detto il presidente russo. Putin ha poi aggiunto: “La Russia non ha mai rifiutato i negoziati di pace con l’Ucraina: non è la Russia, ma l’Ucraina ad avere annunciato pubblicamente il ritiro dal processo negoziale. Inoltre è stato firmato un decreto, un decreto del capo dello Stato, che vieta tali negoziati con la Russia”.

Mosca vuole un sistema anti-missile per la Csto la mini-Nato dell’ex Urss

Mosca vuole un sistema anti-missile per la Csto la mini-Nato dell’ex UrssRoma, 22 nov. (askanews) – Mosca vuole la creazione di un sistema antimissile congiunto per la Csto, l’alleanza militare con altri cinque Paesi dell’ex Urss: mandata in crisi dalla guerra in Ucraina, ora il Cremlino ne cerca attivamente il rilancio.

“La Russia ha lavorato molto con i paesi dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva sulla questione della formazione di un sistema di difesa aerea comune unificato”, ha dichiarato oggi il presidente Vladimir Putin, che domani sarà al vertice Csto ospitato dalla Bielorussia. Oggi a Minsk si sono riuniti i ministri degli Esteri, della Difesa e i capi dei Consigli di sicurezza della ‘mini-Nato’ ex sovietica. Per la Federazione russa c’è il segretario del consiglio di Sicurezza Nikolaj Patrushev, che lo scorso giugno ai colleghi Csto ha spiegato come “gli anglosassoni vogliono, nel proprio interesse, vogliano creare le condizioni per una gestione esterna delle dinamiche nei paesi CSTO e incitare nuovi conflitti nello spazio dell’organizzazione” e come in particolare “l’Ucraina rappresenta una minaccia per la CSTO, quindi il compito è smilitarizzarla.”

Putin ha intanto ricevuto ieri e oggi a Mosca il presidente del Tagikistan, Rakhmon Emomali. A corredo di una serie di accordi firmati, il Cremlino ha reso noto che la Russia ha trasferito due “divisioni” di sistemi di difesa aerea S-300 al Tagikistan, comprese le piattaforme di lancio. Non è chiaro quando sia avvenuto il trasferimento, che segnala comunque la volontà russa di mostrare di essere capace di rispettare gli accordi in termini di forniture militari malgrado la guerra in Ucraina che dura da oltre venti mesi. Di recente è entrato in vigore un accordo per uno spazio di difesa aereo congiunto tra Russia e Kirghizistan, approvato dal parlamento di Bishkek alla vigilia della visita di Putin, a metà ottobre. “Una delle questioni è la formazione di un unico sistema di difesa aerea unificato e comune dei paesi CSTO. “Abbiamo già svolto molto lavoro in questo senso”, ha sottolineato oggi il leader del Cremlino parlando del progetto che sta promuovendo attivamente.

L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, composta da Russia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, è nata nel 1992 ed era rimasta praticamente inattiva sino a gennaio 2022, quando la Russia ha guidato un intervento in Kazakistan in preda a disordini e scontri. Il mese successivo, però, l’invasione russa dell’Ucraina ha stravolto le dinamiche in seno al gruppo e il Kazakistan è passato a posizioni a dir poco caute. L’Armenia, poi, attribuisce al mancato sostegno russo la sconfitta con l’Azerbaigian nel conflitto per il Nagorno Karabakh ed è tentata di uscire dal patto militare. Oggi il Cremlino si è rammaricato pubblicamente per la decisione armena di non partecipare domani alla riunione Csto ospitata dalla Bielorussia. Secondo la portavoce degli Esteri russi, Maria Zacharova, il dispiegamento di un contingente di pace Csto al confine tra Armenia e Azerbagian “diventerebbe un fattore davvero significativo per garantire la sicurezza dell’Armenia, a differenza dell’Unione europea, che continua a dimostrare la sua totale inefficacia e svolge compiti lontani da quelli dichiarati”. Il 20 febbraio l’Unione Europea ha avviato i lavori di una missione civile sul versante armeno della frontiera. Zacharova ha tuttavia apprezzato il fatto che l’Armenia “non intende bloccare il lavoro degli organi statutari della CSTO”, poiché “questo lascia la porta aperta a Erevan”.

Usa, -5,4% ordini beni durevoli a ottobre, peggio di stime

Usa, -5,4% ordini beni durevoli a ottobre, peggio di stimeNew York, 22 nov. (askanews) – In ottobre, gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti hanno registrato un ribasso dopo il notevole rialzo del mese precedente. Come riporta il dipartimento al Commercio, gli ordini di beni destinati a durare più di tre anni sono scesi del 5,4% a 279,4 miliardi di dollari. Il dato di settembre è stato rivisto da +4,7% a +4%, cioè da 297,2 miliardi a 295,4 miliardi. Gli analisti attendevano un ribasso del 3,4%.

Escludendo gli ordini del settore trasporti, il dato è rimasto invariato rispetto al dato di settembre rivisto da +0,5% a +0,2%. Escludendo la difesa, categoria molto volatile, il dato ha registrato un ribasso del 6,7%, contro il rialzo del 5,8% del mese precedente. Una misura chiave per gli investimenti aziendali, i nuovi ordini per beni capitali non nel settore della difesa, escludendo il settore aereo, hanno registrato un modesto ribasso dello 0,1%.