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L’Argentina volta pagina e sceglie Javier Milei

L’Argentina volta pagina e sceglie Javier MileiRoma, 20 nov. (askanews) – L’Argentina ha scelto Javier Milei: il candidato anarcoliberista ha ottenuto la vittoria al ballottaggio con oltre dieci punti di vantaggio sul rivale, il peronista Sergio Massa.

Dopo la vittoria a sorpresa di Massa al primo turno, gli elettori hanno invece scelto il rappresentante dell’”anticasta”, nella convinzione che – visto il fallimento conclamato delle ricette economiche provate fino ad ora da governi di segno diverso – tanto valeva giocarsi una carta fin qui inedita. La narrazione ufficiale tuttavia potrebbe rivelarsi piuttosto semplicistica: la casta, intesa come la classe dirigente tanto del peronismo come della destra tradizionale, non ha alcuna intenzione di cedere il passo a un populismo che rischia oltretutto di provocare un terremoto sociale. La ricetta di Milei, economista di professione ed ex dirigente di una corporation argentina, è semplice: meno Stato possibile e lasciar fare tutto al mercato. Il che però – al di là dell’applicabilità della teoria – significa anche tagliare o abolire la maggior parte dei sussidi statali in un Paese in cui il 40% della popolazione vive ormai sotto la soglia della povertà.

Per un imporre un simile scenario vi sarebbe bisogno di un esecutivo di segno decisamente autoritario, ed è vero che fra i ranghi del partito di Milei vi sono non pochi nostalgici della passata dittatura; ma dopo quarant’anni di democrazia, non è certo questo il genere di ritorno al passato che desidera la maggioranza degli argentini. È quindi probabile che la destra tradizionale, il cui appoggio ha permesso a Milei di assicurarsi la vittoria, passi all’incasso con una presenza nel governo che stemperi i programmi massimalisti di Milei – come la dollarizzazione dell’economia – riconducendoli su binari più vicini a quelli dell’ultimo governo conservatore di Mauricio Macrí. Anche gli Stati Uniti d’altronde non hanno espresso alcun entusiasmo per un salto nel buio economico che dopo la non esaltante esperienza di Jair Bolsonaro in Brasile rischia di destabilizzare definitivamente mezzo continente; e, su un fronte più interno, le grandi aziende argentine rabbrividiscono alla prospettiva di perdere gli appalti statali che costituiscono la gran parte del loro fatturato.

Di fatto, Milei viene dalla Corporación América, azienda che ne aveva fatto una star mediatica da talk show e ne aveva finanziato l’avvio dell’attività politica proprio perché ne difendesse gli interessi: il rischio è che uno Stato di tipo “night watchman” che si ritiri dalle attività economiche finisca per affossarli. Il primo segnale importante sarà quindi la composizione del nuovo esecutivo, e in particolare il successore di Massa al dicastero dell’Economia; al momento gli unici nomi dati per sicuri o quasi sono Diana Mondino agli Esteri e Guglielmo Francos agli Interni. Intanto, le prime congratulazioni internazionali per Milei sono arrivate via X da Elon Musk: “L’Argentina ha davanti a sé un futuro di prosperità” scrive il patron di Space X; la strada per arrivarci, almeno quella fin qui tracciata dal nuovo presidente, non sembra facile né indolore.

Gaza, gli operatori Onu visitano l’ospedale Al Shifa: è una “zona di morte”

Gaza, gli operatori Onu visitano l’ospedale Al Shifa: è una “zona di morte”Roma, 19 nov. (askanews) – Quattro giorni dopo l’operazione militare israeliana al più grande complesso ospedaliero della Striscia di Gaza, gli operatori delle Nazioni Unite hanno avuto accesso ieri all’ospedale al Shifa, rimanendo all’interno della struttura per circa un’ora. Il team Onu, guidato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha descritto l’ospedale come una “zona di morte” e la situazione “disperata”.

In un comunicato diffuso dall’Oms, si afferma: “Erano evidenti i segni dei bombardamenti e degli spari. La squadra ha visto una fossa comune all’ingresso dell’ospedale e ha appreso che vi sono state sepolte più di 80 persone. La mancanza di acqua pulita, carburante, medicine, cibo e altri aiuti essenziali nelle ultime sei settimane ha fatto sì che l’ospedale Al-Shifa, un tempo il più grande, il più avanzato, e il meglio attrazzato ospedale di riferimento di Gaza, smettesse sostanzialmente di funzionare come struttura medica”. “I pazienti e il personale sanitario con cui hanno parlato erano terrorizzati per la loro sicurezza e la loro salute e hanno chiesto l’evacuazione”, ha aggiunto l’Oms, precisando che nella struttura sono rimasti 25 operatori sanitari e 291 pazienti, mentre “diversi pazienti sono deceduti negli ultimi due o tre giorni per l’assenza di servizi medici”.

L’Oms ha fatto quindi sapere di essere impegnata con i partner a definire “con urgenza piani per l’evacuazione immediata dei pazienti, del personale e delle loro famiglie” e che “nelle prossime 24-72 ore verranno organizzate ulteriori missioni per trasportare urgentemente i pazienti da Al-Shifa al Nasser Medical Complex e allo European Gaza Hospital, nel sud di Gaza”. “Tuttavia – ha ricordato l’Oms – questi ospedali stanno già lavorando oltre le loro capacità e i nuovi ricoveri dall’ospedale Al-Shifa metteranno ulteriormente a dura prova il personale sanitario e le risorse”.

Ucciso un altro operatore Onu a Gaza, sono 104 dall’inizio della guerra. Mai così tanti nella storia dell’Onu

Ucciso un altro operatore Onu a Gaza, sono 104 dall’inizio della guerra. Mai così tanti nella storia dell’OnuRoma, 19 nov. (askanews) – L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha riferito oggi che “un collega è rimasto ucciso nella zona nord” della Striscia di Gaza “a causa degli attacchi”, precisando quindi che “dall’inizio della guerra sono stati uccisi 104 colleghi”.

Si tratta del “numero più alto di operatori umanitari delle Nazioni Unite uccisi in un conflitto nella storia dell’Onu”, ha sottolineato Unrwa nel suo aggiornamento quotidiano sul conflitto nell’enclave palestinese.

Guerra in Medio Oriente, Qatar: fiduciosi in un accordo per il rilascio degli ostaggi

Guerra in Medio Oriente, Qatar: fiduciosi in un accordo per il rilascio degli ostaggiRoma, 19 nov. (askanews) – Il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, si è detto fiducioso in un accordo per il rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas nella Striscia di Gaza, precisando che i punti da risolvere sono di carattere “logistico”. Lo riporta al Jazeera.

“Gli ostacoli sono più di carattere pratico e logistico”, ha detto il primo ministro durante una conferenza stampa a Doha con il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell. Poi ha aggiunto: “Ci sono stati buoni passi avanti negli ultimi giorni” “L’accordo ha attraversato alti e bassi nelle ultime settimane. Ma penso che tu sappia che ora sono più fiducioso del fatto che siamo abbastanza vicini da raggiungere un accordo che possa riportare le persone a casa”, ha aggiunto il premier del Qatar al fianco di Borrell. Secondo il Washington Post, Israele, Stati Uniti e i militanti di Hamas avrebbero raggiunto un accordo per liberare decine di donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza in cambio di una pausa di cinque giorni nei combattimenti.

Ieri sera, funzionari israeliani e stranieri hanno detto al quotidiano israeliano Haaretz che i negoziati sarebbero però in una fase di stallo perché, prima di decidere il passo successivo, Israele starebbe cercando di capire quanti ostaggi Hamas intende rilasciare. Nella conferenza stampa tenuta ieri sera, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che “non c’è né proposta né accordo all’ordine del giorno”, aggiungendo: “Vogliamo riportare indietro tutti gli ostaggi e stiamo facendo ogni sforzo per riportarne il maggior numero possibile, anche se per fasi”.

Vecino: sto meglio, al derby con più coraggio Lazio poteva vincere

Vecino: sto meglio, al derby con più coraggio Lazio poteva vincereRoma, 18 nov. (askanews) – “Sto meglio, ho cominciato le cure per l’infortunio. Vediamo come starò la settimana prossima, provo a recuperare per la partita di Salerno sennò torno con il Cagliari visto che in Champions League sono squalificato”. Lo ha detto il centrocampista della Lazio, Matias Vecino, parlando delle sue condizioni fisiche.

“Purtroppo, noi calciatori viviamo questo tipo di situazioni tra le partite, gli allenamenti e i viaggi, quindi, è normale avere qualche problema fisico”, ha sottolineato in un’intervista concessa a LazioPress il centrocampista ex Fiorentina, Cagliari, Empoli e Inter, “Mi dispiace perché abbiamo bruciato un cambio nel derby e il mister non ha potuto fare altro. Tutto sommato abbiamo fatto una buona prestazione e con poco più coraggio potevamo anche vincere”. “Bastava solamente un po’ di coraggio”, ha insistito Vecino parlando della stracittadina con la Roma, “per portare a casa la partita ma comprendo che sono gare chiuse e con tanta tensione e quindi nei minuti finali preferisci non regalare nulla”.

In attacco manca forse un po’ di efficacia alla squadra di Maurizio Sarri. “Non siamo partiti bene”, ha ammesso il numero 5 biancoceleste, “perdendo la solidità che ci ha contraddistinti per tutto lo scorso anno. Ma non penso che il problema sia la difesa perché tutto dipende dalla squadra, abbiamo cambiato tanti giocatori con alcuni di loro che sono arrivati proprio a ridosso dell’inizio del campionato e inserirsi nei meccanismi precisi di Sarri non è facile. Il Mister ha cercato di cambiare adottando nuove soluzioni e abbiamo fatto fatica, in più il calendario non ci aiutava. Dopo una brutta partita come quella con il Genoa dovevamo andare a Napoli, poi la Juventus dopo la sosta. Non potevamo alzare un attimo la testa perché gli impegni erano tutti davvero difficili. Nell’ultimo periodo penso che stiamo ritrovando la nostra solidità eccezion fatta per la gara in Olanda, ora dobbiamo migliorare la fase realizzativa”. Quanto a Ciro Immobile, ha spiegato, “Le critiche fanno parte della nostra carriera, con una partita buona si diventa fenomeni e con una sottotono viene messo tutto in discussione. Per Ciro parlano i numeri, la carriera di un giocatore non è mai lineare con continui alti e bassi indipendentemente dall’età”.

Aumenta il bilancio dei morti nell’attacco israeliano a Khan Younis. Idf: allarghiamo operazioni a Gaza

Aumenta il bilancio dei morti nell’attacco israeliano a Khan Younis. Idf: allarghiamo operazioni a GazaRoma, 18 nov. (askanews) – È aumentato ad almeno 64 morti il bilancio di un attacco aereo lanciato la scorsa notte dalle Forze di difesa israeliane contro tre edifici a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo hanno indicato fonti sanitarie a Gaza.

Intanto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato l’espansione dell’area delle operazioni di terra nella Striscia di Gaza e il dispiegamento di forze aggiuntive per colpire combattenti e infrastrutture di Hamas. “Il comando meridionale continua a espandere le sue attività operative in ulteriori quartieri nell’area della Striscia di Gaza e ha condotto attività operative nelle aree di Zaytun e Jabalya al fine di colpire i terroristi e colpire le infrastrutture di Hamas”, hanno dichiarato le Idf su Telegram.

Almeno 26 morti in un attacco israeliano a Khan Younis. Vittime anche in un campo profughi in Cisgiordania

Almeno 26 morti in un attacco israeliano a Khan Younis. Vittime anche in un campo profughi in CisgiordaniaRoma, 18 nov. (askanews) – Almeno 26 persone sono morte e altre 23 sono rimaste ferite in un attacco aereo lanciato la scorsa notte da Israele contro tre edifici a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha detto alla France presse il direttore dell’ospedale locale.

Almeno cinque persone sono invece morte e altre due sono rimaste ferite nell’attacco lanciato da Israele con un drone contro il campo profughi di Balata, nei pressi di Nablus, nel nord della Cisgiordania. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando la Mezzaluna Rossa palestinese. Le forze di difesa israeliane e l’agenzia di intelligence Shin Bet hanno riferito in un comunicato congiunto di aver preso di mira “un covo usato dai terroristi coinvolti nella pianificazione di imminenti attacchi terroristici contro civili israeliani e obiettivi militari”. Nella nota si afferma che tra le persone rimaste uccise figura Muhammad Zahad, descritto come “un importante terrorista della città di Nablus”.

“Zahad ha partecipato all’attività terroristica nel campo di Balata e ha fondato una cellula terroristica composta da giovani del campo, che ha armato con esplosivi e armi per attività terroristiche contro i soldati israeliani che entravano nel campo”, si precisa nella nota.

Gaza, Al Arabiya: 5.000 persone lasciano l’ospedale al Shifa. L’Idf nega di aver ordinato l’evacuazione

Gaza, Al Arabiya: 5.000 persone lasciano l’ospedale al Shifa. L’Idf nega di aver ordinato l’evacuazioneRoma, 18 nov. (askanews) – Circa 5.000 persone, tra sfollati e pazienti, hanno lasciato il complesso ospedaliero Al Shifa, a Gaza City, dopo che le forze israeliane ne hanno ordinato oggi l’evacuazione. Lo riferisce il corrispondente dell’emittente Al Arabiya, precisando che nell’ospedale sono rimasti circa 450 pazienti in condizioni critiche.

L’esercito israeliano ha però negato di aver ordinato l’evacuazione del complesso ospedaliero Al Shifa, a Gaza City, come riportato da diversi media citando fonti ospedaliere, precisando in una nota di aver risposto alla richiesta del direttore della struttura di garantire una via sicura a quanti vogliono raggiungere il sud della Striscia di Gaza. “Questa mattina, le forze di difesa israeliane hanno accolto la richiesta del direttore dell’ospedale Shifa di consentire ad altri cittadini di Gaza presenti nell’ospedale che avessero voluto lasciarlo, di farlo attraverso un percorso sicuro – recita la nota pubblicata su Telegram – le forze di difesa israeliane non hanno mai ordinato l’evacuazione dei pazienti o del personale medico e ha proposto di fatto che qualsiasi richiesta di evacuazione medica venga agevolata dalle forze armate”. “Il personale medico rimarrà in ospedale per supportare i pazienti che non sono in grado di lasciare la struttura”, conclude la nota delle forze armate.

Gaza, oltre 12.000 morti da inizio conflitto, tra cui 5.000 bambini. Hamas pubblica il video di un ostaggio di 86 anni

Gaza, oltre 12.000 morti da inizio conflitto, tra cui 5.000 bambini. Hamas pubblica il video di un ostaggio di 86 anniRoma, 17 nov. (askanews) – Sono oltre 12.000 i morti nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre scorso, tra cui 5.000 bambini. Lo ha riferito oggi Ismail Thawabta, direttore generale dell’ufficio stampa del governo della Striscia di Gaza, controllata da Hamas.

Intanto, Hamas ha pubblicato questa sera un video che mostra Arye Zalmanovich, 86 anni, ostaggio israeliano rapito dalla sua casa nel Kibbutz Nir Oz il 7 ottobre. Zalmanovich soffre di problemi di salute e necessita di cure. Il video pubblicato da Hamas solleva preoccupazioni sulle condizioni dell’anziano ostaggio che appare visibilmente fragile.

Sciopero, Cgil-Uil: grande adesione del 70% nel Tpl e ferroviario. Salvini: esigua minoranza

Sciopero, Cgil-Uil: grande adesione del 70% nel Tpl e ferroviario. Salvini: esigua minoranzaRoma, 17 nov. (askanews) – “Grande adesione allo sciopero generale promosso, lo scorso 26 ottobre, da Cgil e Uil e straordinaria partecipazione alle manifestazioni e ai presidi in tutto il Paese sulla base dei dati fin qui pervenuti dai territori e dalle categorie. Nel Centro Italia, adesioni medie di oltre il 70% in alcune Regioni. Alta l’adesione anche nei settori che oggi si sono fermati a livello nazionale, Pubblico impiego, Scuola, Università, Ricerca, Poste e Trasporti. In quest’ultimo si registrano picchi del 100% nei porti, fino all’80% nella logistica e nel Tpl e nel trasporto ferroviario, comparti sottoposti alla precettazione, del 70%”. Lo comunicano in una nota unitaria Cgil e Uil.

“Adesioni del 100% alla Sammontana Spa Gelateria di Firenze e alla Servizi Ospedalieri di Lucca. Astensione totale anche alla Dussman Ristorazione Scolastica di Ancona – aggiungono -. In tanti e tante hanno incrociato le braccia in tutti i settori privati. Qualche numero: a Firenze alla The Bridge il 70% degli addetti si è astenuto, al Nuovo Pignone l’80%; ad Ancona alla Fincantieri raggiunto l’80% di adesioni, alla Ariston il 90% e alla Tod’s di Fermo il 60. Stop per l’80% degli operai della Ast di Terni. Nel Lazio oltre il 90% degli addetti Findus e Cmb Carpi hanno aderito allo sciopero, così come il 70% dei lavoratori della filiera Amazon. Il 60% raggiunto alla RDB Italprefabbricati di Teramo, 90% alle Trafilerie Meridionali di Chieti e 75% alla Teknocall de L’Aquila”. “In tutte le Regioni coinvolte dallo sciopero si sono tenute grandi manifestazioni – proseguono Cgil e Uil -: a Roma in 60.000 in Piazza del Popolo, dove hanno chiuso il comizio il segretario generale della Uil PierPaolo Bombardieri e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Piazze piene anche a Firenze, Perugia, Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro, Fermo, Macerata, Lanciano, Campobasso”.

“La mobilitazione di Cgil e Uil – concludono – proseguirà con gli scioperi e le manifestazioni della Sicilia il 20 novembre, delle Regioni del Nord il 24, della Sardegna il 27 e delle Regioni del Sud il primo dicembre. “Traffico regolare su tutta la rete di Rfi, con adesioni intorno al 5%, nessun treno soppresso sull’alta velocità, adesioni sotto il 16% del personale sui treni regionali. Il Vicepremier e Ministro Matteo Salvini, alla luce di questi dati, esprime particolare soddisfazione: “E’ stato trovato un equilibrio tra il legittimo desiderio di scioperare di un’esigua minoranza e la doverosa tutela di decine di milioni di italiani”. Così fonti del Mit.

“Mentre una parte di sindacati (di sinistra) trova utile scioperare insultando, opponendosi pregiudizialmente al governo anziché discutere le questioni nel merito, i numeri (con poche adesioni, soprattutto nel settore dei trasporti) ci dicono che, grazie al nostro intervento, milioni di italiani hanno potuto viaggiare, lavorare, prendersi cura della propria salute e di quella dei propri cari senza disagi. Il pragmatismo che gli italiani si aspettano da istituzioni serie”, scrive poi su Instagram il vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, pubblicando una foto di manifestanti con una foto capovolta riproducente la sua immagine rielaborata in forma di caricatura.