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Il presidente argentino Milei: lo Stato è il nemico

Il presidente argentino Milei: lo Stato è il nemicoRoma, 12 feb. (askanews) – “Filosoficamente sono anarcocapitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato. Io ritengo che lo Stato sia il nemico, penso che lo Stato sia un’associazione criminale”. Così il presidente dell’Argentina Javier Milei, in un’intervista che andrà in onda questa sera, lunedì 12 febbraio, a Quarta Repubblica, il talk show condotto da Nicola Porro in prima serata su Retequattro. Nella conversazione, Milei definisce il comunismo “una malattia dell’anima” mentre spiega di aver riconsiderato la sua posizione su papa Francesco.


A seguire alcuni passaggi dell’intervista: Nicola Porro: “Allora buonasera Presidente, senta le voglio chiedere subito una cosa non politica, ma una cosa che riguarda la sua famiglia. Sua nonna materna è figlia di immigrati italiani, noi siamo italiani, lei è a Roma è una visita importante. Cosa senta ancora dell’italianità?”. Javier Milei: “Innanzitutto per il 75% sono italiano, assolutamente italiano perché i due genitori di mio padre erano italiani di fatto e da parte di mia mamma la mamma era di origine italiana e il padre di origine jugoslave, di conseguenza ho il 75% di sangue italiano e sembra che attira abbastanza tutto sommato, perché ho una passione incredibile per l’Opera italiana, soprattutto la parte che si riferisce a Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini e ogni volta che posso, per ragioni di lavoro nel settore privato, ogni volta che dovevo fare un viaggio in Europa, lo facevo con Alitalia perché potevo fare scalo a Roma “.


Nicola Porro: “Non c’è più Alitalia, privatizzata o fallita non lo so”. Javier Milei: “Va bene, comunque in quel momento facevo così, poi ho cambiato il mio lavoro e facevo scalo a Roma”.


Nicola Porro: “Senta, lei si è definito un presidente liberale e libertario e dice che è un unico nella storia. Perché lei si sente così unico ad essere liberale e libertario?”. Javier Milei: “Innanzitutto perché sicuramente sono il primo liberale libertario a essere Presidente e non è un sentimento è una realtà, un fatto. Poi c’è un altro aspetto che ha a che fare con il fatto che io filosoficamente sono anarco capitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato. Ritengo che lo Stato sia il nemico, io penso che lo Stato sia un’associazione criminale”.


Nicola Porro: “Come un’associazione criminale?”. Javier Milei: “Ma assolutamente sì, di fatto lo Stato è un’associazione criminale in cui un insieme di politici si mettono d’accordo e decidono di utilizzare il monopolio per rubare le risorse del settore privato, ma di fatto come diceva Oppenheimer, il metodo da usare nel mercato è l’investimento, il commercio e il metodo dello Stato è invece appunto il rubare e quindi lo Stato non è soltanto l’associazione criminale più grande del mondo ma inoltre è il ladrone stazionario più grande del mondo. Perché che cosa succede? Il ladro volgare è aleatorio. Io propongo al pubblico di pensare a quante volte le persone sono state attaccate da un ladro negli ultimi anni, una volta, due volte, forse, è stato un disastro, magari cinque volte, ma ogni volta che vai a comprare qualcosa in un luogo, ti sta rubando lo Stato tramite le tasse; quindi, lo Stato ti ruba tutti i giorni. Concettualmente bisogna dire che tutto ciò è molto molto forte, perché vi è una situazione in cui c’è un mondo in cui il liberale libertario – noi ci rivolgiamo al mondo reale – quindi la discussione sul fatto se dobbiamo entrare o meno nella politica vi sono degli ingenui, che quasi potrei dire tonti, che di fatto pensano che facendo la cosa contraria a quello che dice lo Stato, riesce a ottenere risultati. Ma lo Stato ha il potere di arrestare le persone, i politici non si vedono impattati, non vedono i poteri in gioco. Ma in questo mi sono reso conto che l’unico modo che c’era di entrare nel sistema è dinamitare il sistema”. Nicola Porro: “Ma lei viene considerato dalla stampa internazionale populista. Io questo contesto: un populista non dice “Non c’abbiamo soldi”. Dice, al contrario, “Spenderemo tanti soldi, evidentemente”. Però c’è una questione che le voglio chiedere su questo. Lei non pensa che una volta che entra nella Casa Rosada – un po me l’ha detto prima – una volta che entra nel centro del potere, dovrà moderarsi? Fra un anno, Lei, Milei, non dirà più “Lo Stato è il nemico”, perché lo Stato sarà Lei”. Javier Milei: “No. No. Io non pensavo che Lei mi insultasse” Nicola Porro: “No, non volevo. (Ride, ndr). Non si arrabbi. Il vero insulto per lei è “comunista” ” Javier Milei: “Questo insulto è comunista” Nicola Porro: “Ma non esistono più i comunisti, Milei” Javier Milei: “Ah, non esistono? Vi sono molti socialisti, che a lungo termine vogliono arrivare a questo. Sono comunisti vigliacchi. Ma, diciamolo in un altro modo. Guardi, una delle cose che abbiamo fatto, in questi cinquanta giorni, è stata di avviare e mettere in moto delle riforme strutturali. Di queste riforme, 350 sono state considerate urgenti e 650 sono state inserite in una legge, cioè la legge della libertà degli argentini di base. E questo è interessante, perché l’asse centrale di tutto ciò è che si riferisce a restituire il potere e la libertà agli argentini. E poi c’è un secondo punto, un altro punto: andare avanti verso strutture di mercato più competitive”. Nicola Porro: “Perché il comunismo è una malattia dell’anima?” Javier Milei: “Io originariamente pensavo che fosse un problema mentale” Nicola Porro: “Un problema mentale” Javier Milei: “Originariamente lo pensavo. Perché il socialismo puro è stato sconfitto dalla teoria economica. Ho pensato prima che fosse un problema di indole, di carattere mentale. Ma, poi, mi sono reso conto che era qualcosa di molto peggio, che era una malattia dell’anima. Quando il socialismo è stato applicato bene, hanno assassinato più di 6 milioni di esseri umani”. Nicola Porro: “Lei ha fatto delle dichiarazioni come nel suo stile, molto tranchant, molto nette, sul Santo Padre che è argentino. Lo ha incontrato a Roma, vi siete anche salutati affettuosamente. Come è andato l’incontro con il Santo Padre? Per gli italiani ovviamente è una persona molto importante e anche per tutto il mondo cattolico. Lei è cattolico?”. Javier Milei: “Sì, io sono cattolico. Pratico un po anche l’ebraismo”. Nicola Porro: “Sì lo so, ho visto al Muro del Pianto il suo trasporto. Però le voglio chiedere, con il Santo Padre, che penso che in Argentina sia popolareà”. Javier Milei: “Il punto è questo: si evolve, si capiscono le cose e una delle cose che ho capito in questi ultimi tempi, tra le altre cose, è che il Papa è la persona argentina più importante di tutta l’Argentina, è il leader dei cattolici nel mondo. Di conseguenza tutto ciò comporta una cosa molto molto importante: rappresenta un’istituzione molto importante soprattutto in un Paese come l’Argentina che ha tante radici cattoliche. Di conseguenza ho dovuto riconsiderare alcune posizioni e, a partire da quel momento, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo”.

L’Egitto rafforza il confine con Gaza soprattutto a Rafah

L’Egitto rafforza il confine con Gaza soprattutto a RafahRoma, 12 feb. (askanews) – L’Egitto ha rafforzato la sua presenza di sicurezza lungo il confine con Gaza. Lo hanno riferito testimoni e una fonte della sicurezza all’agenzia di stampa Dpa. Secondo testimoni, lungo il confine sono stati avvistati rinforzi di sicurezza e pattuglie intensive, soprattutto nell’area del valico di Rafah e del valico di Kerem Shalom. I rinforzi sono stati dispiegati dopo che venerdì Israele ha dichiarato che avrebbe lanciato un’operazione militare nella città di confine di Rafah, ha riferito un funzionario della sicurezza alla Dpa. La fonte ha inoltre detto che sono in corso operazioni di manutenzione per aumentare l’altezza delle recinzioni e rafforzare il filo spinato dopo i danni provocati dai bombardamenti israeliani nell’area del valico.

Europarlamento, grandi manovre a destra in vista delle Europee

Europarlamento, grandi manovre a destra in vista delle EuropeeBruxelles, 12 feb. (askanews) – A cinque mesi dalla elezioni europee del 6-9 giugno, e nel pieno di uno scontro elettorale partito in forte anticipo, si prospettano equilibri del tutto nuovi tra i gruppi politici del Parlamento europeo, mentre cambiano le strategie delle alleanze.


Tutti i sondaggi danno in forte aumento i due gruppi a destra del Ppe, quello sovranista (Conservatori e Riformisti europei, Ecr) di cui fa parte l’Fdi, e quello dell’estrema destra nazionalista Id (‘Identità e Democrazia), in cui siedono gli eletti della Lega, nonché i francesi del Rassemblement national di Marine Le Pen e i tedeschi dell’Afd (Alternativa per la Democrazia). Le ultime rilevazioni (di Europe Elects e di Euractiv) prevedono tra 80 e 81 seggi per l’Ecr, rispetto agli attuali 68 (da 17 paesi), e tra 92 e 93 per Id, rispetto agli attuali 59 (da 8 paesi). L’Ecr, oggi quinto gruppo più numeroso, diventerebbe il quarto, mentre Id passerebbe addirittura dal sesto al terzo posto, a danno del gruppo Renew (Liberaldemocratici) che è dato in forte discesa (una ventina di seggi in meno) e passerebbe dall’attuale terzo al quinto posto, con poco più di 80 seggi.


Tuttavia, una serie di manovre in corso, o previste immediatamente dopo le elezioni, potrebbero aumentare considerevolmente il numero di partiti aderenti e il peso del gruppo Ecr, che non è escluso riesca così a superare Id, sottraendogli il terzo posto. Lo dimostra il recente ingresso nell’Ecr di uno dei due eurodeputati del partito di estrema destra francese ‘Reconquete’, e l’apertura a un’intesa con il partito del premier ungherese Viktor Orbßn, Fidesz, che probabilmente entrerà nel gruppo dopo le elezioni. Il Ppe, anche se in calo dagli attuali 182 seggi, resterebbe il primo gruppo politico con 178 eurodeputati. Manterrebbero la seconda posizione, con 143 eurodeputati, anche i Socialisti e Democratici (S&D), sebbene con una decina di seggi in meno rispetto a oggi.


I sondaggi prevedono una dura sconfitta dei Verdi, che passerebbero dall’attuale quinto posto (74 seggi) al sesto (50 eurodeputati). Resta aperta la possibilità che dopo le elezioni entri finalmente nel gruppo ecologista la pattuglia del M5S, oggi tra i non iscritti, sempre che cada la contrarietà dei Verdi tedeschi, o che i pentastellati, spazientiti dal lungo periodo in sala d’attesa, non chiedano di entrare in altre famiglie politiche (S&D o Renew). Il M5S negli ultimi sondaggi italiani è dato attorno al 17%, la stessa percentuale del 2019, quando prese 14 seggi. Non dovrebbe cambiare molto, infine, per il gruppo della Sinistra, il più esiguo dei sette gruppi europarlamentari, dato in leggero calo (dagli attuali 41 a 37 seggi). Va sottolineato tuttavia che alle prossime elezioni aumenterà il numero totale degli eurodeputati, dagli attuali 705 a 720, e la maggioranza assoluta passerà da 353 a 361 voti. Questo, insieme al fatto che le elezioni europee si svolgono con il sistema proporzionale, diversamente dalle elezioni nazionali in molti paesi, potrebbe comportare delle sorprese rispetto alle previsioni degli attuali sondaggi. In questo quadro, è importante notare le diverse strategia delle alleanze per il dopo-elezioni che stanno emergendo soprattutto al centro e a destra, mentre a sinistra non sembra esserci alcun cambiamento di paradigma rispetto alla volontà di ricostituire l’alleanza europeista con il Ppe che ha caratterizzato la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ in questa legislatura. Con la volontà di collaborare, quando è possibile, con l’Ecr, ma mantenendo il ‘cordone sanitario’ nei riguardi dell’ultradestra di Id. Il cambiamento di strategia più importante è quello già in atto da parte del Ppe, iniziato dopo le elezioni locali in Olanda della primavera scorsa che diedero, a sorpresa, la vittoria al ‘Partito di Contadini’ e segnarono l’inizio dell’ondata contraria all’attuazione dell’ultima parte del grande progetto legislativo del Green Deal. Un’ondata che il Ppe guidato da Manfred Weber (con il notevole apporto di un’altra esponente di spicco del gruppo, l’olandese Esther De Lange) ha cavalcato schierandosi decisamente a destra, e votando su molte misure, nelle commissioni parlamentari e in plenaria, non solo con l’Ecr e con una parte minoritaria di Renew, ma anche con Id, contro l’alleanza ecologista di centro sinistra. La strategia di Weber, già vista all’opera, non è affatto quella di creare una nuova alleanza stabile di centro destra, compresa la destra estrema e senza i Socialisti, come vorrebbero Id e una parte dell’Ecr, ma punta semmai a ridare centralità assoluta al Ppe nel costituire di volta in volta maggioranze diverse, a seconda dei temi in discussione e delle misure sottoposte al voto della plenaria. L’obiettivo è di fare in modo che la prossima presidenza della Commissione europea debba chiedere il sostegno e i voti per le proprie proposte direttamente al Ppe, e non più a una riedizione della ‘maggioranza Ursula’, in cui le priorità dei Popolari potevano essere messe in minoranza e marginalizzate.


Questo disegno sembra essere stato ben compreso dalla premier italiana e leader dell’Ecr Giorgia Meloni, che ha già segnalato di non condividere affatto la pretesa dei suoi alleati di governo della Lega di ricreare anche in Europa la coalizione di maggioranza italiana (anche perché difficilmente Ppe, Ecr e Id avrebbero la maggioranza assoluta a Strasburgo). Se e quando sarà necessario, a partire dal voto di fiducia alla nuova Commissione, l’Ecr voterà, insieme al Ppe, anche con i Socialisti (oltre che, naturalmente, con i Liberali di Renew) e non con l’estrema destra. Soprattutto se, come appare sempre più probabile, a guidare la nuova Commissione sarà ricandidata Ursula von der Leyen, che, dopo una prima fase difficile nei rapporti con Weber, sembra ora essersi allineata con la nuova strategia del Ppe. E’ anche in questo contesto che vanno visti gli ottimi rapporti della premier italiana con l’attuale, e probabilmente anche futura, presidente della Commissione. Sarà importante, tuttavia, per l’Ecr, avere la forza e la credibilità necessarie per essere associato nel modo più stabile possibile alla strategia di Weber, in modo che anche il gruppo di Meloni possa assumere, almeno in parte, la nuova centralità a cui punta il Ppe. Svolgendo in cambio un ruolo stabilizzatore, di moderazione e integrazione completa del movimento sovranista nel mainstream europeo dei negoziati politici e delle alleanze. Per avere più forza politica, l’Ecr dovrà non solo avere i risultati elettorali brillanti che tutti si aspettano alle elezioni, ma anche aumentare il numero di partiti nazionali aderenti al gruppo; per avere la credibilità necessaria per l’alleanza con il Ppe, i Conservatori dovranno garantire la continuità della linea atlantista, anti russa e pro-Ucraina, di Giorgia Meloni, e un atteggiamento non anti europeo, ma anzi favorevole al rafforzamento dei progetti per la politica estera, di sicurezza e di difesa comune, e per la cosiddetta ‘autonomia geostrategica’ dell’Europa. Il sovranismo dei Conservatori resterà anti-federalista, ma si esprimerà piuttosto nel reclamare più ‘sussidiarietà’ in alcuni settori della politica interna dell’Ue, come le politiche ambientali. Per affermare questa linea e convincere le componenti più radicalmente sovraniste del suo gruppo, Giorgia Meloni sarà chiamata a esercitare le capacità di mediazione che ha già dimostrato a livello europeo. Il suo ruolo nel convincere Orbßn a togliere il veto agli aiuti da 50 miliardi di euro all’Ucraina, all’ultimo Consiglio europeo, è stato riconosciuto da tutti. Appare molto fondata la tesi secondo cui, in cambio, la premier si sarebbe impegnata a fare quanto sarà necessario per assicurare a Orbßn l’ingresso nell’Ecr di Fidesz (che in Ungheria viaggia sul 40% dei consensi) dopo le elezioni europee. Dalla sua uscita dal Ppe tre anni fa (decisa da Orbßn per evitare l’espulsione, dopo due anni di sospensione) il partito ungherese era rimasto tra i non iscritti, perdendo molto del suo potere nel Parlamento europeo. Resta da vedere se Orbßn e i suoi eurodeputati accetteranno di continuare a moderare le loro posizioni filorusse e fortemente anti europee. L’adesione al gruppo dei Conservatori di Nicolas Bay, del partito ‘Reconquete’ guidato da Eric Zemmour, fa parte della strategia di rafforzamento dell’Ecr, che in questo modo sarà rappresentato finalmente anche in Francia. L’altro eurodeputato di Reconquete, Gilbert Collard, è rimasto per ora tra i non iscritti, ma dopo le elezioni si prevede che i seggi del partito francese aumenteranno a sei. Sembra che l’operazione sia stata condotta direttamente dagli eurodeputati di Fdi, il vicepresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini, e Vincenzo Sofo, marito della vicepresidente di Reconquete, Marion Maréchal, che è nipote di Marine Le Pen e guiderà la lista elettorale europea. Un altro partito di destra che potrebbe entrare nel gruppo Ecr, probabilmente dopo le elezioni, è quello dell’Alleanza per l’Unità della Romania (Aur). Fondato recentemente (nel 2019), l’Aur si è affermato con il 9% alle elezioni politiche romene del 2020 e i sondaggi lo danno oggi al 20% (a giugno potrebbe avere una decina di eurodeputati eletti). Più che l’atteggiamento riguardo a Russia e Ucraina, il problema che potrebbe porsi con l’Aur è il suo nazionalismo radicale, che comprende rivendicazioni romene sulla Moldova, paese candidato all’adesione all’Ue. Integrando questi nuovi partiti nazionali, l’Ecr rischia comunque di perdere dei pezzi. Il Partito civico democratico ceco (Ods), uno dei membri fondatori dell’Ecr, è contrario all’adesione di Fidesz, sostiene che le posizioni di Orbßn non hanno nulla in comune con i valori del gruppo, e minaccia di andarsene se entreranno gli ungheresi. Il disagio per lo spostamento a destra che si preannuncia con l’ingresso di Fidesz e di Reconquete è stato segnalato anche dagli eurodeputati del partito nazionalista fiammingo N-va, che potrebbe lasciare il gruppo Ecr e chiedere di entrare nel Ppe. L’Ecr, fondato nel 2009 dai Conservatori britannici, dallo stesso Ods ceco e dal Pis polacco (‘Legge e Giustizia), si è progressivamente spostato più a destra, dopo la Brexit, con la radicalizzazione del Pis e con le adesioni del partito spagnolo Vox e del ‘Partito dei Finlandesi’. Un altro problema è l’ostilità contro il Pis all’interno del Ppe (soprattutto da parte dell’attuale primo ministro polacco, Donald Tusk), mentre esponenti di Renew hanno annunciato di non voler negoziare con l’Ecr se Reconquete ne farà parte. Anche il gruppo Id si prepara ad accogliere nuove forze politiche nazionali di estrema destra. Dovrebbero entrarci gli eletti del Partito della Libertà’ (Pvv) di Geert Wilders (che non aveva eurodeputati finora, ma è diventato il primo partito in Olanda alle elezioni politiche del 2023), e quelli del partito populista portoghese ‘Chega!’ (Basta!) che tre anni dopo la sua fondazione ha ottenuto 12 seggi (il 7,2%), nelle elezioni nazionali del 2022. Tuttavia, anche nell’estrema destra cominciano a esserci problemi interni: dopo che l’Afd ha esposto il suo progetto di ‘remigrazione’ (l’espulsione dei migranti e dei cittadini tedeschi di origine straniera), che ha suscitato decine di manifestazioni di protesta in tutta la Germania, la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen ha parlato di una possibile scissione nel gruppo, in cui l’Rn francese sarà il primo partito dopo le elezioni (e il partito più votato in Francia).

Tajani: non condivido le parole di Trump sulla Nato ma non entro nelle elezioni Usa

Tajani: non condivido le parole di Trump sulla Nato ma non entro nelle elezioni UsaRoma, 12 feb. (askanews) – “Non entro nella campagna elettorale degli Stati Uniti. Ovviamente non condivido quello che ha detto il candidato Trump però non tocca a me interferire nella campagna elettorale degli stati Uniti. Noi siamo amici e alleati degli Stati Uniti indipendentemente da chi sarà domani il presidente”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla Camera per una conferenza stampa di Fi.


“A noi quello che interessa è il rapporto strategico transatlantico con gli Stati Uniti, è stella polare della nostra politica estera come lo è l’Unione europea”, ha aggiunto. “C’è un tema fondamentale, che è quello della difesa europea. Noi sono anni che insistiamo sulla necessità di avere un esercito europeo, di avere una politica di difesa europea che sia parte integrante della politica estera europea” ha detto il ministro degli Esteri “Per contare anche all’interno della Nato bisogna essere credibili e l’Europa lo è se si da una politica estera e di difesa seria. E’ il modo migliore per dire agli Stati Uniti noi ci siamo, siamo nella Nato, ci crediamo, siamo degli interlocutori dello stesso livello”, ha aggiunto.

Dopo Sanremo, i La Sad annunciano le date del SummerSad Tour 2024

Dopo Sanremo, i La Sad annunciano le date del SummerSad Tour 2024Milano, 12 feb. (askanews) – La Sad – il trio formato da Theø, Plant e Fiks – dopo la partecipazione alla 74° edizione del Festival di Sanremo con il brano Autodistruttivo (La Sad Ent./in licenza esclusiva M.A.S.T./Believe), annuncia le date del SummerSad Tour 2024.


Dal 19 giugno al via il SummerSad Tour 2024, prodotto da Magellano Concerti (date in aggiornamento): 19/06 Roma – Rock In Roma 02/07 Bologna – BOnsai 07/07 Perugia – L’Umbria che Spacca 10/07 Collegno (TO) – Flowers Festival 12/07 Brescia – Brescia Summer Music 13/07 Caorle (VE) – Suonica Festival 30/07 Gallipoli (LE) – Oversound Festival 08/08 Cinquale (MS) – Arena della Versilia 04/09 Pescara – Terrasound 07/09 Sesto San Giovanni (MI) – Carroponte Per info e biglietti: https://www.magellanoconcerti.it/tour/120/summersad-tour-2024 Con un’attitudine punk, chitarre distorte e testi immediati, La Sad si fa portavoce delle difficoltà di un’intera generazione e dell’importanza di imparare dagli errori e di rialzarsi, con uno sguardo di speranza verso il futuro. Sull’onda di una fortunata estate, che ha visto il trio impegnato sui palchi di tutta Italia, la Sad ha fatto il suo esordio al Festival di Sanremo con Autodistruttivo.

L’ambasciatrice Dancau: il vertice Italia-Romania apre un nuovo capitolo

L’ambasciatrice Dancau: il vertice Italia-Romania apre un nuovo capitoloRoma, 12 feb. (askanews) – ‘Il Vertice intergovernativo Romania-Italia rappresenta la cornice ottimale per dare impulso alle relazioni bilaterali, relazioni speciali basate su importanti legami storici, culturali e umani, ma anche sul fatto che entrambi i Paesi condividono l’obiettivo di un’Unione europea forte e di rilevanza globale e, allo stesso tempo, un’Unione in grado di rispondere alle aspettative dei suoi cittadini’ e ‘a tredici anni dall’ultimo Vertice dei Governi tenutosi a Bucarest, vogliamo aprire un nuovo capitolo della cooperazione bilaterale, con un maggiore dinamismo, sviluppando formule di collaborazione in diversi ambiti, sia politico-diplomatici che settoriali, nel tentativo di valorizzare al massimo il potenziale del Partenariato Strategico Consolidato, ma anche di soddisfare le aspettative dei cittadini e del mondo imprenditoriale dei due Paesi’. E’ così che l’ambasciatrice di Romania in Italia Gabriela Dancau presenta in un’intervista ad askanews il Vertice che si terrà il 15 febbraio a Roma e che vedrà la partecipazione dei primi ministri, Giorgia Meloni e Marcel Ciolacu, accompagnati dai ministri degli Interni, degli Esteri, della Difesa, dei Trasporti e dell’Economia.


‘In un contesto globale sempre più complicato, in cui assistiamo alla recrudescenza dell’aggressione di alcuni attori globali e all’ascesa dell’autoritarismo, che mina l’ordine internazionale basato sul diritto internazionale, abbiamo l’obbligo come autorità, al di là della cooperazione diplomatica e in materia di sicurezza, di dare un nuovo impulso ad alcune aree settoriali strategiche come l’energia, l’agroalimentare, la digitalizzazione, la sicurezza informatica, le infrastrutture critiche e altro ancora – spiega l’ambasciatrice Dancau nell’intervista – Alcune di queste aree saranno oggetto di interesse anche al Forum economico organizzato a margine del Vertice intergovernativo, con la partecipazione di alti funzionari e dirigenti, a cui si aggiungono rappresentanti del mondo imprenditoriale dei due Paesi. L’organizzazione del Forum economico lancia il segnale che vogliamo una cooperazione economica bilaterale basata sulla componente politico-diplomatica, sulla visione condivisa in termini di politica estera e, successivamente, sull’intera struttura di cooperazione settoriale che sarà rafforzata dalla Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico Consolidato italo-romeno e da una serie di Memorandum d’Intesa settoriali, che saranno firmati in occasione del Vertice intergovernativo. Si tratta di documenti che andranno a beneficio sia delle nostre istituzioni che delle società nel loro complesso, ma anche, nello specifico, della presenza della comunità romena in Italia o di quella italiana, imprenditoriale e non, in Romania’. L’ambasciatrice sottolinea che al di là degli aspetti economici e in materia di sicurezza, ‘estremamente rilevanti nell’attuale contesto globale, con la firma della Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico italo-romeno intendiamo rafforzare la cooperazione settoriale in una serie di aree di impatto immediato per i cittadini, quali: turismo, energia, ambiente, cambiamenti climatici, agricoltura, giustizia e affari interni, sanità, cultura, ricerca e istruzione, lavoro e protezione sociale, statistiche, sostegno alle comunità di cittadini romeni in Italia e di cittadini italiani in Romania’.


‘Alcune di queste aree saranno oggetto di interesse anche al Forum economico organizzato a margine del Vertice intergovernativo, con la partecipazione di alti funzionari e dirigenti, a cui si aggiungono rappresentanti del mondo imprenditoriale dei due Paesi. L’organizzazione del Forum economico lancia il segnale che vogliamo una cooperazione economica bilaterale basata sulla componente politico-diplomatica, sulla visione condivisa in termini di politica estera e, successivamente, sull’intera struttura di cooperazione settoriale che sarà rafforzata dalla Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico Consolidato italo-romeno e da una serie di Memorandum d’Intesa settoriali, che saranno firmati in occasione del Vertice intergovernativo. Si tratta di documenti che andranno a beneficio sia delle nostre istituzioni che delle società nel loro complesso, ma anche, nello specifico, della presenza della comunità romena in Italia o di quella italiana, imprenditoriale e non, in Romania. Nell’ultimo anno si è lavorato sia a Roma che a Bucarest per l’aggiornamento del Partenariato strategico tra i due Paesi. Che risultati sono stati raggiunti nell’ultimo anno? ‘Come già menzionato, sia nel caso della Dichiarazione sul Partenariato Strategico Consolidato che dei Memorandum, ci riferiamo a documenti complessi che rispondono alle esigenze delle istituzioni statali e delle nostre società, in relazione al Vicinato europeo e al resto del mondo. Essi rispondono anche alle aspettative della comunità romena in Italia o della comunità italiana in Romania. A livello politico-diplomatico, diamo priorità al coordinamento dei nostri Stati per difendere l’ordine internazionale basato sulle regole e sul diritto internazionale, promuovendo società e istituzioni resilienti che rispettino la dignità umana, i diritti umani e le libertà fondamentali, la democrazia, il pluralismo, l’uguaglianza, la solidarietà e lo Stato di diritto.


Un esempio concreto, che ci aiuta a comprendere come il Partenariato bilaterale italo-romeno contribuisce ad accrescere il ruolo globale dell’UE, è il cambio di paradigma in materia di politica estera e in relazione al Vicinato. Se qualche anno fa la Romania e l’Italia si rapportavano ognuna agli obiettivi del proprio vicinato, orientale e meridionale, agendo spesso in una logica di competizione per attrarre fondi europei, con la Dichiarazione aggiornata proponiamo un approccio comune in cui sia le minacce che le opportunità di queste regioni limitrofe siano comprese in una logica comune. Ciò che ci colpisce a Est o a Sud riguarda la Romania e l’Italia nella stessa misura. Al di là degli aspetti economici e in materia di sicurezza, estremamente rilevanti nell’attuale contesto globale, con la firma della Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico italo-romeno intendiamo rafforzare la cooperazione settoriale in una serie di aree di impatto immediato per i cittadini, quali: turismo, energia, ambiente, cambiamenti climatici, agricoltura, giustizia e affari interni, sanità, cultura, ricerca e istruzione, lavoro e protezione sociale, statistiche, sostegno alle comunità di cittadini romeni in Italia e di cittadini italiani in Romania.


Oltre ai due premier parteciperà anche un gruppo ristretto di ministri e quindi si discuterà di temi specifici. Ci sono anche altri accordi che verranno siglati in occasione di questo vertice? “Al Vertice intergovernativo, ospitato nella prestigiosa Villa Pamphili, la delegazione romena che accompagna il primo ministro Marcel Ciolacu sarà composta da due vicepremier, uno dei due al dicastero Affari interni, dai ministri degli Affari esteri, della Difesa, dei Trasporti e dell’Economia. Stiamo parlando di dicasteri con un peso molto rilevante nell’esecutivo di Bucarest, a testimonianza della serietà con cui affrontiamo i temi dell’agenda bilaterale, in particolare quello relativo alla crescita economica, nonché le attuali sfide geopolitiche regionali e globali. I Memorandum d’intesa o le lettere d’intenti che saranno firmati in tale occasione riguardano i principali settori di competenza dei ministri partecipanti, ossia affari esteri, affari interni, difesa, energia, imprenditoria e turismo, ma saranno firmati anche documenti di cooperazione che eccedono i dicasteri partecipanti, come la cooperazione nel campo della sicurezza cibernetica, della formazione dei funzionari pubblici o della protezione civile, settori di grande importanza per il corretto funzionamento dell’amministrazione statale e per la sicurezza delle nostre società. Ciò non significa che abbiamo trascurato la cooperazione in altri settori. Colgo l’occasione per ricordare che i due ministri della Cultura si sono recentemente incontrati a Roma per l’inaugurazione della più grande mostra archeologica romena all’estero, ‘Dacia. L’Ultima frontiera della Romanità’, mentre, negli ultimi due anni, i ministri del Lavoro e della Sanità hanno firmato, a loro volta, documenti di cooperazione bilaterale, aggiornando così il quadro della cooperazione bilaterale in questi settori. Dal 2011 ad oggi la Romania è cambiata, il mercato interno si è evoluto, da Paese di delocalizzazione è diventato anche Paese di consumo e stabilizzazione degli investimenti. Lei parla di ulteriore rafforzamento del rapporto con l’Italia: quali settori intendete mettere al centro? ‘In effetti, l’economia romena si è evoluta in modo significativo negli ultimi 12-13 anni e la Romania è passata da un’economia di transizione con un alto livello di mobilità della manodopera a un’economia attraente con molte opportunità e un significativo potenziale di crescita, attraente sia per i lavoratori che per gli investitori. Il PIL è cresciuto di oltre il 60% tra il 2011 e il 2023 e le opportunità offerte dal mercato interno – consumi in crescita, manodopera qualificata e un quadro fiscale favorevole allo sviluppo delle imprese – hanno portato a un aumento del valore nominale degli investimenti diretti esteri in Romania da 55 a 109 miliardi di euro. Da diversi anni, l’Italia è il secondo partner commerciale della Romania e, a fine 2023, stimiamo un totale di interscambi di oltre 20 miliardi di euro, un valore record nelle relazioni bilaterali. D’altro canto, l’Italia è il sesto investitore straniero in Romania, con un capitale sociale investito in imprese romene di 4,91 miliardi di euro, principalmente nei settori dell’industria manifatturiera e della produzione di attrezzature, delle infrastrutture, nel settore bancario, della moda, dell’industria agroalimentare, nel settore energetico e altro. La presenza di aziende italiane in Romania contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico del Paese, essendo l’Italia il Paese di residenza degli investitori nella maggior parte delle aziende attive con partecipazione straniera al capitale sociale – attualmente circa 21.000. Sulla base delle esperienze di successo delle aziende e degli imprenditori italiani in Romania, nonché della capacità dei partner romeni, siano essi privati o pubblici, di portare progetti complessi a buon fine, auspichiamo di moltiplicare questo volume di investimenti, anche diventando attraenti per quelle aziende che vogliono riportare le proprie capacità produttive dall’Asia al continente europeo, in un contesto di instabilità politica e o delle catene di approvvigionamento. Vorrei ricordare che la Romania si trova in una regione europea con un tasso di crescita economica costantemente superiore alla media dell’Europa occidentale e una notevole necessità di sviluppo di progetti infrastrutturali, sia che si parli di trasporti, energia o di infrastrutture digitali. Questi settori presentano particolari opportunità di coinvolgimento per le aziende italiane. Al Vertice seguirà anche un Forum economico. Perché è così importante che i due appuntamenti vadano di pari passo? “Il rafforzamento della cooperazione economica è uno dei principali temi del Vertice intergovernativo. Sullo sfondo delle crisi degli ultimi quattro anni, che hanno avuto e continuano ad avere un impatto negativo sulle catene di approvvigionamento globali, vogliamo spostare l’attenzione del Forum economico sull’approfondimento della cooperazione economica a livello regionale. Il Forum si concentrerà su alcuni settori prioritari per la cooperazione bilaterale: energia, IT&C, infrastrutture/industria metalmeccanica e industria agroalimentare. Siamo certi che le aziende italiane presenti all’evento riceveranno informazioni di interesse sulle opportunità che l’economia della Romania offre in questi settori. D’altra parte, la presenza al Forum di una delegazione di oltre 35 aziende romene di alto livello attive nei suddetti settori di attività dimostra il loro interesse per il mercato italiano e per l’ulteriore sviluppo della collaborazione con i partner italiani. La presenza del fattore politico accanto a quello imprenditoriale è la garanzia dello sviluppo di tali relazioni economiche in un ambiente prevedibile, beneficiando sia dalla ‘rete di sicurezza’ delle norme e dei regolamenti dell’UE che dall’ombrello di sicurezza della NATO”. (di Daniela Mogavero).

Ambasciatrice Dancau: con Vertice Romania-Italia nuovo impulso a nostre relazioni

Ambasciatrice Dancau: con Vertice Romania-Italia nuovo impulso a nostre relazioniRoma, 12 feb. (askanews) – Sono passati 13 anni dalle strette di mano tra Emil Boc e Silvio Berlusconi a Bucarest, 13 anni in cui i rapporti tra Italia e Romania si sono ulteriormente rafforzati nel quadro dell’Unione europea e della Nato, nella condivisione di valori e obiettivi e nella difesa dei confini europei. Tredici anni in cui la cooperazione economica, politica e culturale ha visto costanti progressi. Adesso, dopo diversi anni di lavoro diplomatico e di collaborazione è giunto il momento di dare un nuovo impulso a questa relazione e il Vertice intergovernativo che si svolgerà a Roma il 15 febbraio sarà l’occasione per aggiornare e rilanciare i legami tra Italia e Romania dotandoli di nuovi strumenti. L’ambasciatrice di Romania in Italia, Gabriela Dancau, ha rilasciato ad askanews un’intervista alla vigilia del Vertice per spiegare le ragioni della sua importanza, la crucialità dei temi trattati e la centralità del Forum economico che seguirà agli incontri tra i premier, Giorgia Meloni e Marcel Ciolacu, accompagnati dai ministri degli Interni, degli Esteri, della Difesa, dell’Economia e dei Trasporti.


– Il 15 febbraio Roma ospiterà questo appuntamento molto atteso. Ambasciatrice Dancau quali sono i principali punti all’ordine del giorno tra due Paesi che vantano un’amicizia e rapporti così profondi? E quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine? ‘Il Vertice intergovernativo Romania – Italia rappresenta la cornice ottimale per dare impulso alle relazioni bilaterali, relazioni speciali basate su importanti legami storici, culturali e umani, ma anche sul fatto che entrambi i Paesi condividono l’obiettivo di un’Unione europea forte e di rilevanza globale, e allo stesso tempo, un’Unione in grado di rispondere alle aspettative dei suoi cittadini. A tredici anni dall’ultimo Vertice dei Governi tenutosi a Bucarest, vogliamo aprire un nuovo capitolo della cooperazione bilaterale, con un maggiore dinamismo, sviluppando formule di collaborazione in diversi ambiti, sia politico-diplomatici che settoriali, nel tentativo di valorizzare al massimo il potenziale del Partenariato Strategico Consolidato, ma anche di soddisfare le aspettative dei cittadini e del mondo imprenditoriale dei due Paesi.


In un contesto globale sempre più complicato, in cui assistiamo alla recrudescenza dell’aggressione di alcuni attori globali e all’ascesa dell’autoritarismo, che mina l’ordine internazionale basato sul diritto internazionale, abbiamo l’obbligo come autorità, al di là della cooperazione diplomatica e in materia di sicurezza, di dare un nuovo impulso ad alcune aree settoriali strategiche come l’energia, l’agroalimentare, la digitalizzazione, la sicurezza informatica, le infrastrutture critiche e altro. Alcune di queste aree saranno oggetto di interesse anche al Forum economico organizzato a margine del Vertice intergovernativo, con la partecipazione di alti funzionari e dirigenti, a cui si aggiungono rappresentanti del mondo imprenditoriale dei due Paesi. L’organizzazione del Forum economico lancia il segnale che vogliamo una cooperazione economica bilaterale basata sulla componente politico-diplomatica, sulla visione condivisa in termini di politica estera e, successivamente, sull’intera struttura di cooperazione settoriale che sarà rafforzata dalla Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico Consolidato italo-romeno e da una serie di Memorandum d’Intesa settoriali, che saranno firmati in occasione del Vertice intergovernativo. Si tratta di documenti che andranno a beneficio sia delle nostre istituzioni che delle società nel loro complesso, ma anche, nello specifico, della presenza della comunità romena in Italia o di quella italiana, imprenditoriale e non, in Romania .


– Nell’ultimo anno si è lavorato sia a Roma che a Bucarest per l’aggiornamento del Partenariato strategico tra i due Paesi. Che risultati sono stati raggiunti nell’ultimo anno? ‘Come già menzionato, sia nel caso della Dichiarazione sul Partenariato Strategico Consolidato che dei Memorandum, ci riferiamo a documenti complessi che rispondono alle esigenze delle istituzioni statali e delle nostre società, in relazione al Vicinato europeo e al resto del mondo. Essi rispondono anche alle aspettative della comunità romena in Italia o della comunità italiana in Romania.


A livello politico-diplomatico, diamo priorità al coordinamento dei nostri Stati per difendere l’ordine internazionale basato sulle regole e sul diritto internazionale, promuovendo società e istituzioni resilienti che rispettino la dignità umana, i diritti umani e le libertà fondamentali, la democrazia, il pluralismo, l’uguaglianza, la solidarietà e lo Stato di diritto. Un esempio concreto, che ci aiuta a comprendere come il Partenariato bilaterale italo-romeno contribuisce ad accrescere il ruolo globale dell’UE, è il cambio di paradigma in materia di politica estera e in relazione al Vicinato. Se qualche anno fa la Romania e l’Italia si rapportavano ognuna agli obiettivi del proprio vicinato, orientale e meridionale, agendo spesso in una logica di competizione per attrarre fondi europei, con la Dichiarazione aggiornata proponiamo un approccio comune in cui sia le minacce che le opportunità di queste regioni limitrofe siano comprese in una logica comune. Ciò che ci colpisce a Est o a Sud riguarda la Romania e l’Italia nella stessa misura. Al di là degli aspetti economici e in materia di sicurezza, estremamente rilevanti nell’attuale contesto globale, con la firma della Dichiarazione Congiunta sullo Sviluppo del Partenariato Strategico italo-romeno intendiamo rafforzare la cooperazione settoriale in una serie di aree di impatto immediato per i cittadini, quali: turismo, energia, ambiente, cambiamenti climatici, agricoltura, giustizia e affari interni, sanità, cultura, ricerca e istruzione, lavoro e protezione sociale, statistiche, sostegno alle comunità di cittadini romeni in Italia e di cittadini italiani in Romania’. – Oltre ai due premier parteciperà anche un gruppo ristretto di ministri e quindi si discuterà di temi specifici. Ci sono anche altri accordi che verranno siglati in occasione di questo vertice? ‘Al Vertice intergovernativo, ospitato nella prestigiosa Villa Pamphili, la delegazione romena che accompagna il primo ministro Marcel Ciolacu sarà composta da due vicepremier, uno dei due al dicastero Affari interni, dai ministri degli Affari esteri, della Difesa, dei Trasporti e dell’Economia. Stiamo parlando di dicasteri con un peso molto rilevante nell’esecutivo di Bucarest, a testimonianza della serietà con cui affrontiamo i temi dell’agenda bilaterale, in particolare quello relativo alla crescita economica, nonché le attuali sfide geopolitiche regionali e globali. I Memorandum d’intesa o le lettere d’intenti che saranno firmati in tale occasione riguardano i principali settori di competenza dei ministri partecipanti, ossia affari esteri, affari interni, difesa, energia, imprenditoria e turismo, ma saranno firmati anche documenti di cooperazione che eccedono i dicasteri partecipanti, come la cooperazione nel campo della sicurezza cibernetica, della formazione dei funzionari pubblici o della protezione civile, settori di grande importanza per il corretto funzionamento dell’amministrazione statale e per la sicurezza delle nostre società. Ciò non significa che abbiamo trascurato la cooperazione in altri settori. Colgo l’occasione per ricordare che i due ministri della Cultura si sono recentemente incontrati a Roma per l’inaugurazione della più grande mostra archeologica romena all’estero, ‘Dacia. L’Ultima frontiera della Romanità’, mentre, negli ultimi due anni, i ministri del Lavoro e della Sanità hanno firmato, a loro volta, documenti di cooperazione bilaterale, aggiornando così il quadro della cooperazione bilaterale in questi settori’. – Dal 2011 ad oggi la Romania è cambiata, il mercato interno si è evoluto, da Paese di delocalizzazione è diventato anche Paese di consumo e stabilizzazione degli investimenti. Lei parla di ulteriore rafforzamento del rapporto con l’Italia: quali settori intendete mettere al centro? ‘In effetti, l’economia romena si è evoluta in modo significativo negli ultimi 12-13 anni e la Romania è passata da un’economia di transizione con un alto livello di mobilità della manodopera a un’economia attraente con molte opportunità e un significativo potenziale di crescita, attraente sia per i lavoratori che per gli investitori. Il PIL è cresciuto di oltre il 60% tra il 2011 e il 2023 e le opportunità offerte dal mercato interno – consumi in crescita, manodopera qualificata e un quadro fiscale favorevole allo sviluppo delle imprese – hanno portato a un aumento del valore nominale degli investimenti diretti esteri in Romania da 55 a 109 miliardi di euro. Da diversi anni, l’Italia è il secondo partner commerciale della Romania e, a fine 2023, stimiamo un totale di interscambi di oltre 20 miliardi di euro, un valore record nelle relazioni bilaterali. D’altro canto, l’Italia è il sesto investitore straniero in Romania, con un capitale sociale investito in imprese romene di 4,91 miliardi di euro, principalmente nei settori dell’industria manifatturiera e della produzione di attrezzature, delle infrastrutture, nel settore bancario, della moda, dell’industria agroalimentare, nel settore energetico e altro. La presenza di aziende italiane in Romania contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico del Paese, essendo l’Italia il Paese di residenza degli investitori nella maggior parte delle aziende attive con partecipazione straniera al capitale sociale – attualmente circa 21.000. Sulla base delle esperienze di successo delle aziende e degli imprenditori italiani in Romania, nonché della capacità dei partner romeni, siano essi privati o pubblici, di portare progetti complessi a buon fine, auspichiamo di moltiplicare questo volume di investimenti, anche diventando attraenti per quelle aziende che vogliono riportare le proprie capacità produttive dall’Asia al continente europeo, in un contesto di instabilità politica e o delle catene di approvvigionamento. Vorrei ricordare che la Romania si trova in una regione europea con un tasso di crescita economica costantemente superiore alla media dell’Europa occidentale e una notevole necessità di sviluppo di progetti infrastrutturali, sia che si parli di trasporti, energia o di infrastrutture digitali. Questi settori presentano particolari opportunità di coinvolgimento per le aziende italiane’. – Al Vertice seguirà anche un Forum economico. Perché è così importante che i due appuntamenti vadano di pari passo? ‘Il rafforzamento della cooperazione economica è uno dei principali temi del Vertice intergovernativo. Sullo sfondo delle crisi degli ultimi quattro anni, che hanno avuto e continuano ad avere un impatto negativo sulle catene di approvvigionamento globali, vogliamo spostare l’attenzione del Forum economico sull’approfondimento della cooperazione economica a livello regionale. Il Forum si concentrerà su alcuni settori prioritari per la cooperazione bilaterale: energia, IT&C, infrastrutture/industria metalmeccanica e industria agroalimentare. Siamo certi che le aziende italiane presenti all’evento riceveranno informazioni di interesse sulle opportunità che l’economia della Romania offre in questi settori. D’altra parte, la presenza al Forum di una delegazione di oltre 35 aziende romene di alto livello attive nei suddetti settori di attività dimostra il loro interesse per il mercato italiano e per l’ulteriore sviluppo della collaborazione con i partner italiani. La presenza del fattore politico accanto a quello imprenditoriale è la garanzia dello sviluppo di tali relazioni economiche in un ambiente prevedibile, beneficiando sia dalla ‘rete di sicurezza’ delle norme e dei regolamenti dell’UE che dall’ombrello di sicurezza della NATO’. (di Daniela Mogavero)

In Olanda una Corte ordina al governo di fermare le consegna di componenti per gli aerei F-35 a Israele

In Olanda una Corte ordina al governo di fermare le consegna di componenti per gli aerei F-35 a IsraeleRoma, 12 feb. (askanews) – Un tribunale olandese ha ordinato ai Paesi Bassi di sospendere la consegna di componenti per gli aerei da combattimento F-35 utilizzati da Israele nel bombardamento della Striscia di Gaza. L’ordinanza fa seguito a un appello presentato da organizzazioni per i diritti umani contro la decisione di un tribunale di grado inferiore che respingeva la loro tesi secondo cui la fornitura di queste parti di aerei avrebbe contribuito a presunte violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.


“La corte ordina allo Stato di cessare ogni effettiva esportazione e transito di parti dell’F-35 con destinazione finale Israele entro sette giorni dalla notifica di questa sentenza”, si legge nella stessa sentenza del tribunale. 

ESC 2024, sarà Angelina Mango a rappresentare l’Italia a Malmö

ESC 2024, sarà Angelina Mango a rappresentare l’Italia a MalmöMilano, 12 feb. (askanews) – Sarà Angelina Mango (16ª donna italiana a partecipare all’evento musicale) a rappresentare l’Italia al 68° Eurovision Song Contest che si svolgerà alla Malmö Arena dal 7 all’11 maggio. La recente vincitrice del Festival della Canzone Italiana, con il brano “La noia”, inizia così il suo percorso di avvicinamento verso la città svedese che ospiterà, di diritto, la prossima edizione in seguito alla vittoria di Loreen in quella precedente. Anche quest’anno Rai seguirà l’evento non sportivo più visto al mondo, partorito nel 1956 dalla mente di un italiano sulla scia del successo di Sanremo, con le dirette delle due semifinali, in onda in prima serata su Rai 2, Rai Radio2 e RaiPlay, il 7 e il 9 maggio, e con la diretta su Rai 1 della finalissima dell’11 maggio, giorno in cui scenderà in campo l’Italia in quanto qualificata di diritto come gli altri “Big Five”, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito e alla Svezia, campione in carica. Per gli amanti delle statistiche è la terza volta che l’Italia si ritrova a concorrere a Malmö. Nel 1992 fu rappresentata da Mia Martini con “Rapsodia”, arrivata quarta, e nel 2013 da Marco Mengoni con “L’Essenziale”, piazzatosi settimo.

Ambasciatrice Dancau: Forum economico per approfondire cooperazione

Ambasciatrice Dancau: Forum economico per approfondire cooperazioneRoma, 12 feb. (askanews) – Italia e Romania si riuniranno ad altissimo livello in occasione del Vertice intergovernativo che si svolgerà il 15 febbraio a Roma, un vertice che affronterà molteplici temi, dalla sicurezza alla cooperazione in materie europee, alla difesa. Centrale sarà la collaborazione economica che vede Italia e Romania sempre più legate con un interscambio che punta a un nuovo record di 20 miliardi per l’anno appena concluso. L’occasione per rendere ancora più saldi questi legami sarà il Forum economico che si svolgerà subito dopo il Vertice, ha spiegato l’ambasciatrice di Romania in Italia Gabriela Dancau in un’intervista ad askanews, che modererà un dibattito nell’ambito di questo importante incontro.


“Il rafforzamento della cooperazione economica è uno dei principali temi del Vertice intergovernativo. Sullo sfondo delle crisi degli ultimi quattro anni, che hanno avuto e continuano ad avere un impatto negativo sulle catene di approvvigionamento globali, vogliamo spostare l’attenzione del Forum economico sull’approfondimento della cooperazione economica a livello regionale. Il Forum si concentrerà su alcuni settori prioritari per la cooperazione bilaterale: energia, IT&C, infrastrutture/industria metalmeccanica e industria agroalimentare. Siamo certi che le aziende italiane presenti all’evento riceveranno informazioni di interesse sulle opportunità che l’economia della Romania offre in questi settori”, sottolinea Dancau presentando l’evento. “D’altra parte, la presenza al Forum di una delegazione di oltre 35 aziende romene di alto livello attive nei suddetti settori di attività dimostra il loro interesse per il mercato italiano e per l’ulteriore sviluppo della collaborazione con i partner italiani. La presenza del fattore politico accanto a quello imprenditoriale è la garanzia dello sviluppo di tali relazioni economiche in un ambiente prevedibile, beneficiando sia dalla ‘rete di sicurezza’ delle norme e dei regolamenti dell’UE che dall’ombrello di sicurezza della NATO”, aggiunge.


Inoltre, “da diversi anni, l’Italia è il secondo partner commerciale della Romania e, a fine 2023, stimiamo un totale di interscambi di oltre 20 miliardi di euro, un valore record nelle relazioni bilaterali. D’altro canto, l’Italia è il sesto investitore straniero in Romania, con un capitale sociale investito in imprese romene di 4,91 miliardi di euro, principalmente nei settori dell’industria manifatturiera e della produzione di attrezzature, delle infrastrutture, nel settore bancario, della moda, dell’industria agroalimentare, nel settore energetico e altro. La presenza di aziende italiane in Romania contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico del Paese, essendo l’Italia il Paese di residenza degli investitori nella maggior parte delle aziende attive con partecipazione straniera al capitale sociale – attualmente circa 21.000”. “Sulla base delle esperienze di successo delle aziende e degli imprenditori italiani in Romania, nonché della capacità dei partner romeni, siano essi privati o pubblici, di portare progetti complessi a buon fine, auspichiamo di moltiplicare questo volume di investimenti, anche diventando attraenti per quelle aziende che vogliono riportare le proprie capacità produttive dall’Asia al continente europeo, in un contesto di instabilità politica e o delle catene di approvvigionamento”, sottolinea l’ambasciatrice toccando un tema che è diventato cruciale soprattutto dopo la pandemia, il reshoring.