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I colloqui di Gedda, l’Ucraina dice sì alla tregua immediata di 30 giorni. Rubio: la palla sta a mosca

I colloqui di Gedda, l’Ucraina dice sì alla tregua immediata di 30 giorni. Rubio: la palla sta a moscaRoma, 11 mar. (askanews) – Nella dichiarazione congiunta Usa-Ucraina dopo i colloqui durati nove ore, tra gli Stati Uniti e l’Ucraina nella città saudita di Gedda, l’Ucraina di dice pronta a accettare la proposta Usa per un cessate il fuoco di 30 giorni, proposta soggetta all’accettazione della Russia. Adesso la palla è nella metà campo della Russia affinché accetti una tregua in Ucraina. Lo ha sottolineato il segretario di stato di Washington, Marco Rubio.


L’Ucraina, inoltre, accetta “negoziati immediati” con la Russia, ha confermato il segretario di Stato Usa Rubio.E, al termine dei colloqui a Gedda tra le due parti, gli Stati Uniti hanno annunciato che revocheranno “immediatamente” la sospensione degli aiuti all’Ucraina, anche a livello di condivisione di intelligence.. Un portavoce americano ha dichiarato che i due Paesi hanno “preso misure importanti” per ristabilire una pace duratura in Ucraina. Stati Uniti e Ucraina firmeranno anche un accordo sui minerali delle terre rare “non appena possibile”, ha assicurato un portavoce americano al termine dei negoziati


 

Collisione tra una petroliera e una nave cargo nel Mare del Nord: arrestato un uomo

Collisione tra una petroliera e una nave cargo nel Mare del Nord: arrestato un uomoRoma, 11 mar. (askanews) – Una persona è stata arrestata con l’accusa di omicidio colposo per negligenza in relazione alla collisione tra imbarcazioni al largo della costa del Regno Unito. Lo ha dichiarato la polizia dell’Humberside.


“A seguito delle indagini svolte dal mio team, abbiamo arrestato un uomo di 59 anni con l’accusa di omicidio colposo per negligenza grave in relazione alla collisione. Questo arresto segue la conclusione delle operazioni di ricerca da parte della Guardia Costiera Britannica per il membro dell’equipaggio disperso della Solong”, ha affermato il capo degli inquirenti, sovrintendente Craig Nicholson. La persona arrestata rimarrà in custodia mentre le indagini faranno il loro in corso, ha dichiarato la polizia, aggiungendo che saranno interrogate “tutte le persone coinvolte per stabilire le circostanze complete dell’incidente”. E’, inoltre, ancora in corso la valutazione dei danni ambientali.

Difesa, a Parigi summit 5 ministri Difesa per una forza comune

Difesa, a Parigi summit 5 ministri Difesa per una forza comuneRoma, 11 mar. (askanews) – Gli aiuti all’Ucraina e la creazione di una difesa comune europea. Sono due le riunioni in programma domani a Parigi, a Val de Grace, che vedranno coinvolti cinque ministri della difesa: italiano, francese, britannico, polacco, tedesco. Un summit che si terrà a margine del Forum sulla Sicurezza e la Difesa di Parigi, a l’Ecole militaire, da oggi al 13 marzo.


Sebastien Lecornu, ministro della difesa francese, Boris Pistorius, ministro della difesa tedesca, Guido Crosetto, ministro della difesa italiana, Wladyslaw Marcin Kosiniak-Kamysz, vicepresidente del consiglio dei ministri e ministro della difesa polacca, e John Healey, segretario di Stato alla Difesa britannica si ritroveranno al summit del 12 marzo a Parigi. L’arrivo a Val de Grace è previsto alle 14.55, mentre la prima riunione del format E5 si svolgerà alle 15.15, alla presenza anche dei rappresentanti dell’Unione europea e della Nato. Si discuterà degli aiuti all’Ucraina, con la partecipazione in videocollegamento del ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. Successivamente, alle 16.45, si terrà il secondo incontro, quello sulla costruzione della difesa europea. A conclusione della giornata si terrà una conferenza stampa, alle 18.30.


Un summit, su invito francese, per “coordinare l’azione in sostegno a Kiev”, ha riferito l’entourage del ministro della Difesa francese Lecornu. E’ la terza volta che i ministri della Difesa dei cinque stati si riuniscono, dopo gli incontri in Germania a novembre e in Polonia a gennaio. L’obiettivo è ora quello di trovare una intesa nell’organizzare l’aiuto all’Ucraina nella fase in cui gli Stati Uniti stanno attuando un cambio di rotta. “In un momento in cui i capi di Stato europei hanno ripetutamente affermato che la pace in Ucraina dovrebbe essere imposta con la forza e alla luce della recente decisione americana di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina, i ministri discuteranno di come coordinare l’azione dei nostri Paesi a sostegno di Kiev”, ha dichiarato l’entourage di Lecornu all’Agence France Presse. “Discuteranno anche del necessario riarmo dell’Europa e dei nostri rispettivi Paesi, essenziale per garantire la nostra sicurezza collettiva a lungo termine”.

La Commissione Ue presenta nuove regole sui rimpatri dei migranti, compresi return hubs in Paesi terzi

La Commissione Ue presenta nuove regole sui rimpatri dei migranti, compresi return hubs in Paesi terziBruxelles, 11 mar. (askanews) – La Commissione europea ha presentato, oggi a Strasburgo, una nuova proposta di regolamento che mira a istituire un sistema comune per i rimpatri dei migranti irregolari che non hanno ottenuto un permesso d’asilo in uno Stato membro, con procedure di più rapide, semplici ed efficaci in tutta l’Ue.


La proposta include anche la possibilità di trasferire in “centri di rimpatrio” (“return hubs”) in paesi extra Ue i migranti che si trovano in situazione illegale in uno Stato membro, dopo aver ricevuto un rifiuto alla domanda d’asilo. Ma, come ha precisato in conferenza stampa a Strasburgo il commissario all’Immigrazione e Affari interni, Magnus Brunner, si tratta di una “nuova possibilità” che è “completamente diversa” sia dal “modello Ruanda”, che il governo britannico non è mai riuscito ad applicare per deportare i migranti irregolari nel paese africano, sia dal “modello Albania” che l’Italia ha tentato finora di applicare con poco successo e che “era destinato solo a richiedenti asilo”, mentre questa ‘soluzione innovativa’ proposta dalla Commissione “si applica ai migranti a cui è stato rifiutato l’asilo o che hanno già avuto un ordine di espulsione”, ha puntualizzato Brunner. Comunque, ha aggiunto il commissario, “gli Stati membri ora potranno esplorare se è possibile o no negoziare accordi con certi paesi terzi” per stabilire eventuali “centri di rimpatrio” sul loro territorio, implicando che questo potrà farlo anche l’Italia con l’Albania, se adatta il Protocollo tra i due paesi.


La nuova proposta sui rimpatri era stata annunciata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, negli orientamenti politici e per il suo secondo mandato, ed era stata richiesta esplicitamente dal Consiglio europeo nell’ottobre 2024. Questo nuovo quadro giuridico per i rimpatri, rileva una nota della Commissione, “costituisce un elemento fondamentale da integrare nel Patto sull’immigrazione e l’asilo adottato lo scorso anno, che definisce un approccio globale alla gestione delle migrazioni”. “Con tassi di rimpatrio nell’Ue che attualmente si attestano solo al 20% e con una frammentazione dei diversi sistemi che si presta ad abusi, è necessario un quadro giuridico moderno, più semplice ed efficace. Le nuove norme forniranno agli Stati membri gli strumenti necessari per rendere i rimpatri più efficienti, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali”, rileva la nota della Commissione.


Ora spetta al Parlamento europeo e al Consiglio Ue il lavoro co-legislativo per l’approvazione della proposta e concordare eventuali modifiche.

Usa, Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio importati dal Canada (e rilancia l’annessione)

Usa, Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio importati dal Canada (e rilancia l’annessione)New York, 11 mar. (askanews) – Il presidente Donald Trump ha annunciato sui social un aumento immediato al 50% dei dazi su acciaio e alluminio importati dal Canada, in risposta alla decisione del premier dell’Ontario, Doug Ford, di imporre una tariffa del 25% sull’elettricità esportata negli Stati Uniti. La misura entrerà in vigore domani, 12 marzo.


Trump ha poi chiesto che il Canada elimini i suoi “dazi antiamericani” sui prodotti caseari statunitensi, attualmente tra il 250% e il 390%. Se Ottawa non ridurrà altre tariffe ritenute “abusive”, il presidente ha minacciato un ulteriore aumento dei dazi sulle automobili dal 2 aprile, affermando che la misura potrebbe “chiudere definitivamente” la produzione in Canada. Trump ha infine rilanciato l’idea di un’annessione del Canada agli Stati Uniti, sostenendo che diventare il “cinquantunesimo Stato” eliminerebbe ogni tariffa e porterebbe benefici fiscali e di sicurezza ai cittadini canadesi.

Ucraina, a Parigi vertice capi Stato maggiore Paesi “volenterosi”

Ucraina, a Parigi vertice capi Stato maggiore Paesi “volenterosi”Roma, 11 mar. (askanews) – Delegazioni di oltre 30 paesi, con gli alti vertici militari, si riuniscono oggi a porte chiuse a Parigi, con all’ordine del giorno il piano per la creazione di una difesa comune europea. Sono presenti tutti i Paesi della Nato – tranne gli Stati Uniti – ma anche Turchia, Giappone, Corea del Sud.


Un summit che fa seguito all’idea di una coalizione dei Paesi ‘volenterosi’ lanciata da Macron e Starmer per la creazione di una forza internazionale di risposta alla Russia, nel caso in cui si arrivi alla pace in Ucraina. Per l’Italia è presente il capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano. Presente anche l’Ucraina, rappresentata da un funzionario militare. Una riunione, quella di oggi a Parigi, che avviene alla vigilia di un summit dei cinque ministri della Difesa – Italia, Polonia, Gran Bretagna, Francia, Germania – e che si svolgerà domani a Val de Grace, a Parigi.


Il summit dei capi di Stato Maggiore è stato voluto dal presidente francese, Emmanuel Macron interverrà e terrà un discorso. La riunione dei capi militari di 30 Paesi dell’Unione Europea e della NATO si terrà “in stretto coordinamento” con “il comando militare della NATO, che sarà anch’esso coinvolto in questo processo”, secondo il capo di Stato francese. Questo avviene mentre una delegazione ucraina incontra un team americano in Arabia Saudita per cercare una soluzione per la fine della guerra.

A Gedda secondo round di colloqui Usa-Ucraina (intanto Kiev nega coinvolgimento in cyberattacco a X)

A Gedda secondo round di colloqui Usa-Ucraina (intanto Kiev nega coinvolgimento in cyberattacco a X)Roma, 11 mar. (askanews) – A Gedda, in Arabia Saudita, secondo round di colloqui tra la delegazione ucraina e quella americana, alla ricerca di un percorso per arrivare a una tregua in Ucraina in tempi brevi, come chiesto dall’amministrazione Trump. Lo riferiscono i canali Telegram ucraini dopo un intervallo seguito a una prima parte durata circa quattro ore e definita dalla parte ucraina un inizio “costruttivo”.


Gli Stati Uniti sono rappresentati dal segretario di Stato Marc Rubio, dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dall’inviato speciale presidenziale per il Medio Oriente, Steve Witkoff. La delegazione ucraina è guidata da Andriy Yermak, capo dello staff di Zelensky, affiancato dai ministri degli Esteri Andriy Sybiha e della Difesa Rustem Umerov. Intanto, l’Ucraina ha respinto le accuse di coinvolgimento nell’attacco informatico al social network X, ha riferito Newsweek, citando Alexander Merezhko, presidente della Commissione per la politica estera e la cooperazione interparlamentare della Verkhovna Rada. Ieri, il miliardario americano Elon Musk, proprietario del social network X, aveva denunciato che il social network aveva subito un massiccio attacco informatico con indirizzi IP provenienti dall’Ucraina.”Il governo ucraino non è ‘assolutamente’ coinvolto nel cyberattacco a X”, ha affermato il politico, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa. Ha osservato che organizzare un simile attacco “non sarebbe nell’interesse dell’Ucraina”.


Successivamente Newsweek ha riferito che il gruppo di hacker filo-palestinesi Dark Storm Team ha rivendicato la responsabilità dell’interruzione su larga scala del social network.

Incontro tra Usa e Ucraina a Gedda, Kiev: è iniziato bene

Incontro tra Usa e Ucraina a Gedda, Kiev: è iniziato beneRoma, 11 mar. (askanews) – Delegazioni di alto livello ucraina e americana sono riunite in Arabia Saudita alla ricerca di un percorso per arrivare a una tregua a oltre tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina. I colloqui sono iniziati a Gedda, sullo sfondo di un vasto attacco con droni lanciato dall’Ucraina nella notte, con almeno tre morti nella regione di Mosca. E’ il primo appuntamento negoziale dopo la lite alla Casa Bianca tra il presidente Volodymyr Zelenskiy e Donald Trump. Il leader ucraino non ha partecipato personalmente, pur presente in Arabia Saudita, ma ha proposto una tregua parziale da cui partire e auspicato che il confronto tra delegazioni possa servire alla ripresa di rapporti “pragmatici”.


Gli Stati Uniti sono rappresentati dal segretario di Stato Marc Rubio, dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dall’inviato speciale presidenziale per il Medio Oriente, Steve Witkoff. La delegazione ucraina è guidata da ndriy Yermak, capo dello staff di Zelensky, affiancato dami ministri degli Esteri Andriy Sybiha e della Difesa Rustem Umerov. “L’incontro è iniziato in modo molto costruttivo”, ha scritto su Telegram Yermak. Con la proposta di un cessate il fuoco nei cieli e in mare, presentata come primo passo verso un accordo più ampio con la Russia, Zelensky spera di convincere la Casa Bianca a riattivare gli aiuti militari. Dopo lo scontro verbale, e le accuse di Trump di non volere la pace, Kiev si è vista privata almeno temporaneamente dei dati di intelligence americana. Il proprietario di Starlink, Elon Musk, ha anche minacciato di bloccare la rete satellitare che ha permesso agli ucraini di mantenere un certo equilibrio sul fronte aereo e, soprattutto, di guidare i droni quotidianamente lanciati contro la Russia.


Gli alleati europei e della Nato seguono il tentativo ucraino di ricucire con grande attenzione. Il premier britannico Keith Starmer ha auspicato che l’incontro odierno possa significare la ripresa di normali rapporti e collaborazione tra Ucraina e Stati Uniti.”Cari americani, cari ucraini, non sprecate questa occasione. Tutto il mondo vi guarda oggi a Gedda!”, ha scritto il primo ministro polacco Donald Tusk su X. L’Ucraina ha lanciato nella notte il suo più grande attacco con i droni contro Mosca, utilizzando almeno 91 velivoli senza piloti. Il bilancio è di almeno tre morti, danni estesi, incendi. Secondo i russi, l’attacco ha avuto dimensioni anche maggiori di quelle descritte da parte ucraina, dati i 337 droni abbattuti complessivamente la notte scorsa.


Le ricognizioni negoziali, che dovrebbero continuare giovedì a Mosca con un incontro tra l’inviato speciale Witkoff E Vladimir Putin procedono mentre sul campo di battaglia le forze ucraine sono sotto forte pressione. In particolare nella regione russa di Kursk le forze di Moscca hanno lanciato una controffensiva per respingere le truppe ucraine da un a parte del loro territorio occupato da mesi, che Zelensky ritiene importante merce di scambio per i veri negoziati. Lo scontro nello Studio Ovale tra Zelenskiy e Trump ha inoltre lasciato in sospeso la firma di un accordo bilaterale sulle terre rare e altre risorse ucraine che Kiev è disposta a firmare in cambio di garanzie di sicurezza da Washington. Trump ha descritto l’accordo, oggi sul tavolo a Gedda, come chiave per continuare a sostenere l’Ucraina ma anche come compensazione a fronte dei miliardi di dollari spesi dagli Usa nei tr anni di guerra per assistere il Paese sotto attacco da parte della Russia.


Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato prima dei colloqui odierni di voler valutare se l’Ucraina è disposta a fare concessioni per raggiungere la pace. “Dobbiamo capire la posizione ucraina e avere un’idea generale di quali concessioni sarebbero disposti a fare, perché non si otterrà un cessate il fuoco e la fine di questa guerra se entrambe le parti non faranno concessioni”, ha detto. “La Russia è aperta a sforzi di pace, a un accordo di pace intorno all’Ucraina, e in realtà preferiamo raggiungere i nostri obiettivi attraverso mezzi pacifici e diplomatici”, ha affermato da parte sua oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, respingendo le critiche ucraine sulla mancanza di volontà da parte russa di arrivare a una tregua. Al netto di reciproche, speculari accuse, tra Russia e Ucraina non sembra essere stato individuato un punto di incontro sufficiente a porre fine ia combattimenti entro i tempi brevissimi richiesti dagli Usa. Come lamentato da parte europea, Vladimir Putin si rifiuta di scendere a compromessi sulle questioni dei territori occupati (un quinto circa dell’intera Ucraina), delle forze di pace e dello status di neutralità dell’Ucraina. Una intransigenza, in particolare sulla futura forza di interposizione, che chiama in causa direttamente l’Europa data la proposta messa sul tavolo dal Regno Unito e dalla Francia, ma ancora tutta da definire, di inviare truppe di “Paesi volenterosi” a vegliare sulla tregua quando sarà raggiunta. Mosca rifiuta l’idea di un contingente composto da Paesi Nato mentre accetterebbe una missione sotto egida Onu o composta da truppe di Paesi del cosiddetto “Sud Globale” ritenuti neutrali.

Polizia di nuovo in libreria di Gerusalemme Est, arrestato il proprietario e sequestrati libri

Polizia di nuovo in libreria di Gerusalemme Est, arrestato il proprietario e sequestrati libriRoma, 11 mar. (askanews) – La polizia israeliana ha fatto irruzione oggi nella libreria palestinese The Educational Bookshop, a Gerusalemme Est, per la seconda volta in un mese, arrestando uno dei suoi proprietari, Imad Muna, 61 anni.


La famiglia di Muna, che gestisce il negozio, ha riferito al quotidiano israeliano Haaretz che la polizia ha sequestrato libri e ordinato la chiusura del negozio senza presentare un mandato di perquisizione o di arresto. Il mese scorso la polizia aveva arrestato il figlio di Imad, Ahmad, e il fratello, Mahmoud, trattenendoli sotto custodia per due giorni sebbene non avesse ricevuto l’approvazione dall’ufficio del procuratore di Stato israeliano per avviare un’indagine per istigazione. La libreria è specializzata in volumi in arabo e inglese sul conflitto israelo-palestinese e sulla storia di Gerusalemme ed è molto nota nella comunità internazionale, in particolare tra giornalisti, ricercatori e diplomatici. “Alle 11:15, la polizia è arrivata al negozio e i miei genitori erano lì in quel momento – ha raccontato Ahmad Muna ad Haaretz – la polizia ha chiesto le licenze e ha esaminato i libri contabili. Sono arrivato ma non mi hanno lasciato entrare. Hanno esaminato i libri, hanno accatastato una pila di libri che hanno preso”. Tra i libri sequestrati, ha precisato Muna, figurano opere dell’artista britannico Banksy, del linguista Noam Chomsky e dello storico Ilan Pappé: “Dopo un’ora, hanno arrestato mio padre, hanno detto a mia madre di chiudere il negozio e hanno preso la chiave. Non ci hanno detto a quale stazione di polizia stavano portando mio padre”.

von der Leyen: è il momento di costruire la difesa europea

von der Leyen: è il momento di costruire la difesa europeaBruxelles, 11 mar. (askanews) – ‘Non si tratta soltanto di impedire la guerra fra noi, ma anche di formare una comunità di difesa che abbia a suo programma non di attaccare, non di conquistare, ma solo di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno in odio a questa formazione dell’Europa unita’. E’ la citazione di Alcide De Gasperi con cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha iniziato il suo discorso davanti al Parlamento europeo, oggi a Strasburgo, nel dibattito in plenaria su ‘l’architettura di difesa dell’Europa’ e i risultati del vertice Ue straordinario del 6 marzo.


La citazione è tratta da un discorso di De Gasperi alla Conferenza di Parigi dei ministri degli esteri di Francia, Germania, Italia e Benelux, il 31 dicembre 1951, sulla creazione della Comunità europea di Difesa (Ced). Oggi la situazione geopolitca internazionale rende di nuovo attuale quel progetto, che era arrivato fino alla firma di un trattato, che però fu poi bocciato all’atto della ratifica da parte del parlamento francese nell’agosto 1954. ‘Sono passati 70 anni, ma la nostra generazione – ha osservato von der Leyen – si trova di fronte allo stesso identico compito. Perché la pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata. Stiamo affrontando una crisi di sicurezza europea. Ma sappiamo che è nelle crisi che l’Europa è sempre stata costruita’, ha continuato la presidente della Commissione, evocando un’altra citazione di una frase celebre di un ‘padre fondatore dell’Europa, Jean Monnet (‘L’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per queste crisi’).


‘Quindi, questo è il momento della pace attraverso la forza. Questo – ha sottolineato von der Leyen – è il momento di una difesa comune. E al Consiglio europeo ho visto un livello di consenso sulla difesa europea che non è solo senza precedenti, ma era completamente impensabile solo poche settimane fa. C’è una nuova comprensione del fatto che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza. Abbiamo iniziato a mobilitare le enormi risorse dell’Europa. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sarà necessario più coraggio. E altre difficili scelte ci attendono’. Molte delle nostre illusioni – ha aggiunto la presidente della Commissione – stanno andando in frantumi. Dopo la fine della Guerra fredda, alcuni credevano che la Russia potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza dell’Europa, mentre altri speravano di poter contare indefinitamente sulla piena protezione dell’America. E così, abbiamo abbassato la guardia. Abbiamo tagliato la nostra spesa per la difesa da una media di routine di oltre il 3,5% (del Pil, ndr) a meno della metà. Pensavamo di godere di un ‘dividendo della pace’. Ma in realtà, stavamo solo gestendo un deficit di sicurezza’.


‘Il tempo delle illusioni – ha rilevato von der Leyen – è ormai finito. L’Europa è chiamata a prendersi maggiormente cura della propria difesa. Non in un futuro lontano, ma già oggi. Non con passi graduali, ma con il coraggio che la situazione richiede. Abbiamo bisogno di un’impennata nella difesa europea. E ne abbiamo bisogno ora’, ha insistito. ‘Ne abbiamo bisogno prima di tutto a causa della situazione in Ucraina’, per ‘colmare le lacune nelle forniture militari e fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza. Ma questa resa dei conti non riguarda solo l’Ucraina. Riguarda tutta l’Europa e la sicurezza del nostro intero continente. Putin – ha ricordato la presidente della Commissione – ha dimostrato più e più volte di essere un vicino ostile. Non ci si può fidare di lui, con lui funziona solo la deterrenza’.


‘Siamo consapevoli del fatto che il complesso militare russo sta superando il nostro in termini di produzione. Se consideriamo la spesa militare in termini reali, il Cremlino – ha avvertito von der Leyen – sta spendendo più di tutta l’Europa messa insieme. E al di là delle capacità di difesa tradizionali, la gamma di minacce alla sicurezza che affrontiamo si sta ampliando di giorno in giorno. Il Parlamento europeo sostiene da anni che l’Europa deve fare di più. E avevate assolutamente ragione’. La presidente della Commissione ha quindi illustrato a grandi linee, il suo piano ‘ReArm Europe’, già presentato ai capi di Stato e di governo il 6 marzo. ‘La sua logica è semplice: vogliamo tirare ogni singola leva finanziaria che abbiamo per rafforzare e accelerare la nostra produzione di difesa. Possiamo mobilitare fino a 800 miliardi di euro’. Innanzitutto, riguardo alla clausola di salvaguardia che potrà essere attivata, su richiesta di ciascuno Stato membro, per non applicare le rigorose regole di bilancio del Patto di stabilità alla spesa aggiuntiva per la difesa e sicurezza, ‘vorrei spiegare – ha detto von der Leyen – perché è fondamentale mobilitare i bilanci nazionali. Oggi spendiamo poco meno del 2% del nostro Pil per la difesa. Ogni analisi concorda sul fatto che dobbiamo andare oltre il 3%. L’intero bilancio europeo raggiunge solo l’1%’ del Pil complessivo dei paesi Ue. ‘Quindi è ovvio che la maggior parte dei nuovi investimenti può provenire solo dagli Stati membri. Ecco perché stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale, prevista dalle nostre nuove regole di bilancio. Si tratta di un nuovo strumento creato solo l’anno scorso. E proponiamo di attivarlo in modo controllato, vincolato e coordinato, per tutti gli Stati membri’. Questo potrà ‘trasformare i nostri bilanci della difesa in modo rapido ed efficace. Gli Stati membri potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, aggiungendo l’1,5% del Pil ai loro bilanci della difesa. È una cifra enorme. Eppure il Consiglio europeo – ha notato la presidente della Commissione – ci ha incaricato di esplorare ulteriori misure, per facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale, garantendo al contempo la sostenibilità del debito’. Von der Leyen non lo ha aggiunto esplicitamente, ma è questo il contesto nel quale potrebbe essere avanzata l’ipotesi di un nuovo ricorso a emissioni di debito comune da destinare a trasferimenti (cioè sovvenzioni), e non solo prestiti, agli Stati membri. Il Consiglio europeo, ha riferito ancora la presidente della Commissione, ha dato anche il suo consenso alla proposta per un il nuovo strumento finanziario che sarà chiamato Safe (‘Security Action for Europe’), e che fornirà agli Stati membri fino a 150 miliardi di euro in prestiti, che saranno utilizzati, ha precisato, ‘concentrandosi su alcuni ambiti di capacità strategica selezionati, dalla difesa aerea ai droni, dagli abilitatori strategici alla cybersicurezza, per citarne alcuni, in modo da massimizzare l’impatto dei nostri investimenti. Questi prestiti dovrebbero finanziare gli acquisti dai produttori europei, per aiutare a rafforzare la nostra industria della difesa. I contratti dovrebbero essere pluriennali, per dare all’industria la prevedibilità di cui ha bisogno. E infine, ci dovrebbe essere un focus sugli appalti di forniture congiunti’ da parte di diversi Stati membri. Un esempio di acquisti congiunti è stato quello delle iniziative guidate da Repubblica Ceca e Danimarca per fornire armi e munizioni all’Ucraina. Il risultato è stato che ‘l’industria è cresciuta e i prezzi sono scesi. È stato rapido ed efficiente. Ed è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento: velocità ed economia di scala’. ‘Ecco perché – ha spiegato von der Leyen – abbiamo scelto la procedura di emergenza ai sensi dell’articolo 122’ del Trattato sul funzionamento dell’Ue, ‘che è progettata proprio per i momenti in cui ‘sorgono gravi difficoltà nella fornitura di determinati prodotti’. In altre parole, l’articolo 122 ci consente di raccogliere denaro, e di prestarlo agli Stati membri affinché investano nella difesa. Questo è l’unico modo possibile per avere un’assistenza finanziaria di emergenza, ed è ciò di cui abbiamo bisogno ora. Terremo costantemente aggiornato il Parlamento sui progressi’. E’ proprio sulla scelta dell’articolo 122, che non richiede l’approvazione del Parlamento europeo per le misure proposte dalla Commissione, ma solo il via libera del Consiglio Ue, che si sono concentrate le critiche da sinistra e dall’estrema destra al piano ‘ReArm Europe’ Von der Leyen ha parlato quindi di un altro punto controverso del suo piani, quello del possibile uso per la difesa dei fondi della politica di coesione, destinati allo sviluppo delle regioni europee. ‘Questa è una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri. Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare parte dei loro fondi non impegnati a progetti correlati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o ricerca e sviluppo’. Ma questo, ha puntualizzato, ‘sarebbe volontario, per coloro che vogliono fare un ulteriore sforzo. Spetterà al Parlamento e al Consiglio Ue decidere su questa opzione aggiuntiva’. ‘ReArm Europe’, ha ricordato ancora la presidente della Commissione, include poi anche ‘misure per mobilitare investimenti privati, con la Banca europea per gli investimenti e la nostra futura Unione per il risparmio e gli investimenti’, come è stato ribattezzato il vecchio progetto della Unione dei mercati dei capitali, fermo da anni. ‘Vorrei aggiungere – ha sottolineato la presidente della Commissione – che questo avrà anche ricadute positive per la nostra economia e la nostra competitività: saranno necessarie nuove fabbriche e linee di produzione, che creeranno buoni posti di lavoro qui in Europa; la spinta agli investimenti si farà sentire ben oltre il settore della difesa, dall’acciaio allo spazio, dalle grandi aziende di trasporto alle innovative start-up di intelligenza artificiale. Insieme, abbiamo le dimensioni per scoraggiare qualsiasi paese ostile. Abbiamo il potere economico. E ora, finalmente, abbiamo anche la volontà politica’. ‘Tutti noi vorremmo vivere in tempi più pacifici. Ma, se liberiamo il nostro potere industriale, sono fiduciosa che potremo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male. È tempo di costruire un’Unione europea per la difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza. Questo – ha concluso von der Leyen – è il momento dell’Europa, e l’Europa sarà all’altezza’.