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Ecco perché la Corte europea dei diritti dell’uomo ha bocciato i ricorsi delle famiglie arcobaleno

Ecco perché la Corte europea dei diritti dell’uomo ha bocciato i ricorsi delle famiglie arcobalenoBruxelles, 22 giu. (askanews) – La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha pubblicato oggi a Strasburgo i dispositivi di tre sentenze, decise il 3 maggio scorso dalla sua prima sezione, che hanno respinto una serie di ricorsi presentati da coppie omosessuali, da “genitori di intenzione” (senza legami biologici con i figli), e anche da una madre biologica, contro il rifiuto delle amministrazioni di trascrivere nei registri dello stato civile italiano gli atti di nascita di diversi bambini nati all’estero per gestazione con maternità surrogata, o in in Italia per procreazione medicalmente assistita.

La Corte innanzitutto ha riconosciuto che “il sistema giuridico italiano proibisce come contrario all’ordine pubblico la trascrizione dell’atto di nascita di un bambino nato da una maternità surrogata praticata all’estero”. La Corte di Strasburgo poi ha ricordato che la Corte di Cassazione italiana “ha affermato il principio secondo il quale una ordinanza con cui un tribunale straniero riconosce un legame di filiazione tra un bambino nato all’estero con maternità assistita e una persona che non ha con lui alcun legame biologico non può essere trascritta nei registri dello stato civile italiano”, aggiungendo che, tuttavia, ” i valori tutelati dalla proibizione in questione non escludono la possibilità di riconoscere la relazione parentale attraverso altri strumenti previsti dall’ordine giuridico, come l’adozione in certi casi particolari”. I giudici di Strasburgo hanno quindi considerato che “il non riconoscimento da parte delle autorità italiane degli atti di nascita in oggetto non hanno avuto, in pratica, un impatto significativo sul godimento, da parte degli interessati, del loro diritto alla vita familiare”.

La Corte considera inoltre che “le difficoltà pratiche incontrate dai ricorrenti nella loro vita familiare in assenza del riconoscimento nel diritto italiano del legame di affiliazione, potrebbero essere in parte risolte mediante il riconoscimento del legame di filiazione del padre biologico dopo una domanda di trascrizione parziale degli atti di nascita”. Una delle tre sentenze riguarda il rifiuto di trascrizione nello stato civile italiano dell’atto di nascita di bambini di coppie omosessuali nati in Italia, ma concepiti mediante procreazione medicalmente assistita all’estero. Nel caso specifico, i bambini a cui fa riferimento il ricorso sono nati mediante inseminazione artificiale effettuata in una clinica spagnola. Il ricorso era stato presentato sia dalla madre biologica che dalla “madre d’intenzione”, e anche dai due bambini nati mediante procreazione assistita.

La Corte dei diritti umani ha constatato che “il desiderio di vedere riconosciuto un legame tra i bambini e i genitori di intenzione non era ostacolato da una impossibilità generale e assoluta, poiché i ricorrenti hanno avuto a loro disposizione la possibilità dell’adozione e non l’hanno utilizzata”. In effetti, i giudici di Strasburgo ricordano che, sebbene l’evoluzione della giurisprudenza in Italia avesse già consentito il riconoscimento dell’adozione da parte del genitore d’intenzione, prima della nascita dei bambini, “non sembra che sia stata introdotta nessuna domanda di adozione” da parte della madre d’intenzione.

Tutti i ricorsi facevano riferimento all’Articolo 8 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. I ricorrenti consideravano che il rifiuto della trascrizione degli atti di nascita da parte delle amministrazioni italiane violasse il comma 2 dell’Articolo, secondo cui “non può esservi ingerenza di una autorità pubblica” nell’esercizio del diritto al rispetto della vita privata e familiare. Nello stesso articolo, tuttavia, questo divieto d’ingerenza è subordinato ad alcune condizioni, dovendo appicarsi “a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui”. Tutte le tre sentenze sono state adottate all’unanimità dai giudici membri della prima sezione della Corte dei Diritti dell’Uomo.

Usa, il segretario al Tesoro (dopo la gaffe di Biden): fondamentale mantenere la comunicazione con la Cina

Usa, il segretario al Tesoro (dopo la gaffe di Biden): fondamentale mantenere la comunicazione con la CinaNew York, 22 giu. (askanews) – Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha sottolineato l’importanza di mantenere una relazione con la Cina, nonostante il presidente americano Biden, martedì, ad una cena di donatori DEM, avesse descritto il leader cinese Xi Jinping come un “dittatore”.

“Per quanto riguarda i commenti, penso che sia io che il presidente Biden crediamo sia fondamentale mantenere la comunicazione… per chiarire percezioni errate, calcoli errati. Dobbiamo lavorare insieme dove possibile”, ha dichiarato la Yellen durante la conferenza stampa al summit di Parigi per il finanziamento allo sviluppo e alla crisi climatica. “Abbiamo dei disaccordi, e siamo anche schietti nel riconoscere che abbiamo dei disaccordi”, ha proseguito la Yellen, aggiungendo di essere “certamente lieta di vedere la Cina partecipare a questo vertice”. Il segretario al Tesoro ha poi dichiarato: “Credo sia importante, come fa il presidente Biden, che le due maggiori economie del mondo stiano lavorando insieme per affrontare le sfide globali”.

Fed, Powell: appropriato aumentare tassi altre 2 volte quest’anno

Fed, Powell: appropriato aumentare tassi altre 2 volte quest’annoNew York, 22 giu. (askanews) – “E’ probabilmente appropriato aumentare i tassi altre due volte quest’anno”, ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell intervenendo alla Commissione bancaria del Senato. Powell ha spiegato che non c’è consenso tra i membri della Fed su “quanto tempo impiega la politica monetaria per influenzare l’economia”, ma ha precisato che c’è un percorso per un atterraggio morbido.

In risposta ad un senatore sulla crisi delle proprietà immobiliari, Powell ha spiegato che le grandi banche non hanno alte concentrazioni di proprietà, mentre le ha viste nelle banche più piccole. “Siamo molto consapevoli e siamo concentrati sul problema”, ha detto il presidente della Fed. Parlando poi del fallimento della Silycon Bank ha ribadito: “Dobbiamo correggere la regolamentazione della liquidità”.

Relitto del Titanic, esaurite le riserve di ossigeno sul sommergibile Titan

Relitto del Titanic, esaurite le riserve di ossigeno sul sommergibile TitanRoma, 22 giu. (askanews) – Il conto alla rovescia è giunto al termine. Dalle 13,08 di oggi (ora di Roma), le 96 ore di “aria respirabile” teoricamente a disposizione del Titan sono terminate. Posto che il sommergibile, scomparso da domenica nella zona del relitto del Titanic, non sia imploso, né abbia imbarcato acqua, e che non si siano danneggiati i sistemi di ritrattamento dell’aria, di autonomia dell’ossigeno, di riscaldamento e condizionamento, i cinque passeggeri del sommergibile sono ora, con ogni probabilità, esposti all’asfissia.

Dal fatidico momento in cui, in teoria, la sopravvivenza è “dell’ordine dei 10 minuti – anche se dipende dalla costituzione e dallo stato di salute di ogni passeggero”, ha spiegato il dottor Jean-Yves Massimelli, medico specialista in immersioni subacquee, contattato da Le Figaro. “Ciascuno dei cinque passeggeri ha un particolare stato di salute e un comportamento all’interno del team. Questi fattori sono altrettanto decisivi”, ha aggiunto.

Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlare

Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlareRoma, 22 giu. (askanews) – La pace, la lotta alle disuguaglianze, la libertà di migrare, il no alle discriminazioni di genere, il sostegno a Julian Assange: è il solito, agguerrito Lula quello che oggi ha chiuso a Roma, con una partecipata conferenza stampa, il suo primo viaggio in Italia dopo la rielezione alla presidenza della repubblica brasiliana.

Un Lula, quello che ha parlato oggi, che non l’ha mandata a dire e che sta riproponendo sulla scena internazionale il Brasile dopo gli anni di appannamento di Jair Bolsonaro, il quale proprio a partire da oggi affronta a Brasilia il Tribunale supremo elettorale per rispondere dell’accusa di abuso di potere e di utilizzo fuorviante dei media, dopo che ha suggerito che le elezioni da lui perse fossero truccate. Luiz Inacio da Silva viene da alcuni giorni di incontri importanti a Roma, a partire da quelli con papa Francesco, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così lontana da lui per idee politiche. “E’ sempre un gran piacere per me visitare l’Italia”, ha esordito nella conferenza stampa odierna, dopo aver salutato in italiano. E ha ricordato che il Brasile è “il paese con più italiani al mondo, a parte l’Italia”: 600mila naturalizzati e oltre 30 milioni con radici italiane, cittadini di seconda, terza, quarta generazione. Ma ha anche lamentato che i vertici italiani non conoscono il Brasile: “Poche autorità italiane visitano il Brasile. La premier Meloni e il presidente Mattarella non conoscono il Brasile. Credo che sia strano questo fatto: è un Paese con 30 milioni di italiani”. E ha aggiunto: “Ho invitato sia il presidente sia la premier a visitare il Brasile, spero che vengano”.

Con Meloni, esponente di destra, lui che viene dallo speculare mondo della sinistra del lavoro, c’è stato nell’incontro di ieri un rapporto di natura istituzionale. In effetti, a dire dei giornalisti brasiliani, fino a martedì non si parlava neanche di un possibile faccia-a-faccia con la premier. Alla fine Lula ne è uscito con una buona impressione, ma non sembra essere scattato il feeling. “Ho avuto una buona impressione di Giorgia. E’ una donna, è importante che una donna abbia vinto le elezioni in Italia: in un mondo ancora maschilista, la questione di genere pesa ancora”, ha detto. “Mi è parsa una donna intelligente, d’altronde se non lo fosse non sarebbe dove si trova”. Però con lei l’incontro è stato di tenore formale, da figure istituzionali dei reciproci governi. “Quando un capo di stato incontra un altro capo di stato, non entra in campo la questione ideologica”, ha precisato il presidente brasiliano. “Quando scelgo i miei amici personali, con cui andare a bere un bicchiere di vino, voglio decidere. Ma quando si tratta di un incontro con un capo di stato, non esiste una possibilità diversa”. Comunque, la parte bilaterale sulle relazioni italo-brasiliane pare andata bene. Lula ha anche affermato oggi che il Brasile sosterrà l’Italia nella candidatura di Roma per l’Expo 2030. Chissà che su questo non abbia inciso anche l’amicizia col sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, che Lula ha visto ieri. Lo stesso presidente ha voluto ricordare che Gualtieri lo andò a trovare in Brasile quando era sotto arresto. E d’altronde i rapporti di Lula con il mondo della sinistra italiana sono antichi e consolidati. Non a caso, oltre alla segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente laburista ha visto anche l’ex premier Massimo D’Alema. Si è invece rammaricato di non aver potuto incontrare i suoi “amici sindacalisti”, ha detto da ex sindacalista a sua volta. Per la sinistra europea, però, ha avuto parole severe. “Penso che nella sinistra europea ci sia stata una perdita di discorso: dobbiamo creare una nuova utopia da contrapporre a quella creata della destra”, ha detto, individuando i focus di questo discorso nei temi delle disuguaglianze e della protezione dei migranti: “Ci deve essere transito libro degli esseri umani, come c’è transito dei soldi”. Perché, ha detto ancora Lula, “l’essere umano è per natura nomade”.

Invece, ha espresso grande ammirazione per papa Francesco, che ha invitato in Brasile (e “dal suo sorriso” ha detto di aver capito che vorrebbe farlo, agenda permettendo). Lula ha definito Bergoglio “la più importante autorità politica sul pianeta Terra”, per quel che dice. Di certo i due sono uniti dalla volontà di contribuire alla pace in Ucraina. “Sono d’accordo con papa Francesco: bisogna mettere gli attori a un tavolo negoziale, bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare”, ha detto Lula. “Non è giusto spendere miliardi di dollari in una guerra non necessaria”. Sabato il suo inviato speciale per l’Ucraina, l’ex ministro degli Esteri Celso Amorim, sarà a Copenaghen per la riunione con i paesi “neutrali” convocata da Kiev. La differenza con la piattaforma di pace del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, però, è evidente. Per Lula anche la Russia deve vedere un vantaggio in un accordo di pace: “Un accordo di pace non è una resa. Un accordo di pace è qualcosa che fa sì che tutti gli attori coinvolti possano guadagnare qualcosa, possano vincere qualcosa”. D’altronde, questo mondo in cui le potenze si armano sempre più per preparare guerre non ha una logica nella visione di Lula. Le risorse usate per la difesa, dovrebbero servire per la transizione ecologica e per ridurre le disparità. “Non servirà a nulla fare razzi o caccia, se non avremo uno spazio sano su cui vivere su questa Terra”, ha detto, ricordando che nel 2025 il Brasile ospiterà la COP30 per la lotta al cambiamento climatico e che la decisione di Brasilia è di tenerla in Amazzonia, nella città di Belem, stato del Parà. Infine, prima di andar via, Lula ha voluto esprimere la sua “indignazione” per la poca solidarietà mostrata, anche da parte dei media, nella vicenda del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. “E’ in carcere, e lo è perché ha denunciato al mondo lo spionaggio americano”, ha ricordato. “È imprigionato a Londra, sarà condannato all’ergastolo. Non vedo un giornale che lo difende. Io questa la chiamo codardia. Ciò che Assange ha fatto merita il rispetto di tutti i giornalisti su questa Terra”.

Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlare

Lula-show a Roma: in Ucraina basta sparare, bisogna parlareRoma, 22 giu. (askanews) – La pace, la lotta alle disuguaglianze, la libertà di migrare, il no alle discriminazioni di genere, il sostegno a Julian Assange: è il solito, agguerrito, Lula quello che oggi ha chiuso a Roma, con una partecipata conferenza stampa, il suo primo viaggio in Italia dopo la rielezione alla presidenza della repubblica brasiliana.

Un Lula, quello che ha parlato oggi, che non l’ha mandata a dire e che sta riproponendo sulla scena internazionale il Brasile dopo gli anni di appannamento di Jair Bolsonaro, il quale proprio a partire da oggi affronta a Brasilia il Tribunale supremo elettorale per rispondere dell’accusa di abuso di potere e di utilizzo fuorviante dei media, dopo che ha suggerito che le elezioni da lui perse fossero truccate. Luiz Inacio da Silva viene da alcuni giorni di incontri importanti a Roma, a partire da quelli con papa Francesco, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così lontana da lui per idee politiche.

“E’ sempre un gran piacere per me visitare l’Italia”, ha esordito nella conferenza stampa odierna, dopo aver salutato in italiano. E ha ricordato che il Brasile è “il paese con più italiani al mondo, a parte l’Italia”: 600mila naturalizzati e oltre 30 milioni con radici italiane, cittadini di seconda, terza, quarta generazione. Ma ha anche lamentato che i vertici italiani non conoscono il Brasile: “Poche autorità italiane visitano il Brasile. La premier Meloni e il presidente Mattarella non conoscono il Brasile. Credo che sia strano questo fatto: è un Paese con 30 milioni di italiani”. E ha aggiunto: “Ho invitato sia il presidente sia la premier a visitare il Brasile, spero che vengano”. Con Meloni, esponente di destra, lui che viene dallo speculare mondo della sinistra del lavoro, c’è stato nell’incontro di ieri un rapporto di natura istituzionale. In effetti, a dire dei giornalisti brasiliani, fino a martedì non si parlava neanche di un possibile faccia-a-faccia con la premier. Alla fine Lula ne è uscito con una buona impressione, ma non sembra essere scattato il feeling. “Ho avuto una buona impressione di Giorgia. E’ una donna, è importante che una donna abbia vinto le elezioni in Italia: in un mondo ancora maschilista, la questione di genere pesa ancora”, ha detto. “Mi è parsa una donna intelligente, d’altronde se non lo fosse non sarebbe dove si trova”. Però con lei l’incontro è stato di tenore formale, da figure istituzionali dei reciproci governi. “Quando un capo di stato incontra un altro capo di stato, non entra in campo la questione ideologica”, ha precisato il presidente brasiliano. “Quando scelgo i miei amici personali, con cui andare a bere un bicchiere di vino, voglio decidere. Ma quando si tratta di un incontro con un capo di stato, non esiste una possibilità diversa”.

Comunque, la parte bilaterale sulle relazioni italo-brasiliane pare andata bene. Lula ha anche affermato oggi che il Brasile sosterrà l’Italia nella candidatura di Roma per l’Expo 2030. Chissà che su questo non abbia inciso anche l’amicizia col sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, che Lula ha visto ieri. Lo stesso presidente ha voluto ricordare che Gualtieri lo andò a trovare in Brasile quando era sotto arresto. E d’altronde i rapporti di Lula con il mondo della sinistra italiana sono antichi e consolidati. Non a caso, oltre alla segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente laburista ha visto anche l’ex premier Massimo D’Alema. Si è invece rammaricato di non aver potuto incontrare i suoi “amici sindacalisti”, ha detto da ex sindacalista a sua volta. Per la sinistra europea, però, ha avuto parole severe. “Penso che nella sinistra europea ci sia stata una perdita di discorso: dobbiamo creare una nuova utopia da contrapporre a quella creata della destra”, ha detto, individuando i focus di questo discorso nei temi delle disuguaglianze e della protezione dei migranti: “Ci deve essere transito libro degli esseri umani, come c’è transito dei soldi”. Perché, ha detto ancora Lula, “l’essere umano è per natura nomade”.

Invece, ha espresso grande ammirazione per papa Francesco, che ha invitato in Brasile (e “dal suo sorriso” ha detto di aver capito che vorrebbe farlo, agenda permettendo). Lula ha definito Bergoglio “la più importante autorità politica sul pianeta Terra”, per quel che dice. Di certo i due sono uniti dalla volontà di contribuire alla pace in Ucraina. “Sono d’accordo con papa Francesco: bisogna mettere gli attori a un tavolo negoziale, bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare”, ha detto Lula. “Non è giusto spendere miliardi di dollari in una guerra non necessaria”. Sabato il suo inviato speciale per l’Ucraina, l’ex ministro degli Esteri Celso Amorim, sarà a Copenaghen per la riunione con i paesi “neutrali” convocata da Kiev. La differenza con la piattaforma di pace del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, però, è evidente. Per Lula anche la Russia deve vedere un vantaggio in un accordo di pace: “Un accordo di pace non è una resa. Un accordo di pace è qualcosa che fa sì che tutti gli attori coinvolti possano guadagnare qualcosa, possano vincere qualcosa”. D’altronde, questo mondo in cui le potenze si armano sempre più per preparare guerre non ha una logica nella visione di Lula. Le risorse usate per la difesa, dovrebbero servire per la transizione ecologica e per ridurre le disparità. “Non servirà a nulla fare razzi o caccia, se non avremo uno spazio sano su cui vivere su questa Terra”, ha detto, ricordando che nel 2025 il Brasile ospiterà la COP30 per la lotta al cambiamento climatico e che la decisione di Brasilia è di tenerla in Amazzonia, nella città di Belem, stato del Parà. Infine, prima di andar via, Lula ha voluto esprimere la sua “indignazione” per la poca solidarietà mostrata, anche da parte dei media, nella vicenda del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. “E’ in carcere, e lo è perché ha denunciato al mondo lo spionaggio americano”, ha ricordato. “È imprigionato a Londra, sarà condannato all’ergastolo. Non vedo un giornale che lo difende. Io questa la chiamo codardia. Ciò che Assange ha fatto merita il rispetto di tutti i giornalisti su questa Terra”.

Usa parlano agli “scettici”: a Copenaghen sabato incontro sull’Ucraina

Usa parlano agli “scettici”: a Copenaghen sabato incontro sull’UcrainaRoma, 22 giu. (askanews) – Jake Sullivan sarà a Copenaghen, in Danimarca, nel prossimo fine settimana, con un obiettivo preciso: convincere alcuni tra i Paesi più scettici a prendere posizione più netta riguardo la guerra in Ucraina e distanziarsi da Mosca. La riunione è stata chiesta insistentemente da Kiev e il Consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca parteciperà a nome e per conto di Joe Biden. L’elenco dei partecipanti, riferisce il Financial Times, non è ancora noto: ma nella capitale danese dovrebbero esserci i leader di alcuni Paesi in via di sviluppo, come India, Brasile, Sudafrica. Il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva, durante la conferenza stampa di questa mattina a Roma, ha confermato la presenza del suo Paese. “Manderò il mio inviato speciale”, ha detto.

La riunione giunge in un momento delicato della guerra in Ucraina. Mentre ieri si è discusso di ricostruzione alla Conferenza di Londra, il presidente Volodymyr Zelensky ha ammesso che la controffensiva delle truppe di Kiev sta procedendo “più a rilento del previsto”. Washington, intanto, ha incoraggiato la partecipazione anche di Cina e Turchia, che al momento resta incerta. L’incontro, a cui per gli Usa parteciperà anche Victoria Nuland, numero tre del dipartimento di Stato, ha l’obiettivo principale di discutere le fasi preliminari di un possibile percorso di pace per l’Ucraina, in un contesto informale. La riunione, ha però avvertito una fonte a conoscenza del dossier, citata dal quotidiano finanziario, non ha lo scopo di portare ad alcun risultato concreto. Un soddisfacente passo avanti sarebbe già, per Washington, essere ascoltati da chi, a quasi un anno e mezzo dall’inizio del conflitto, si è sempre rifiutato di condannare apertamente e senza remore l’aggressione russa dell’Ucraina.

India, Brasile, Cina e Sudafrica – membri del gruppo Bric insieme alla Russia – si sono rifiutati di aderire alle sanzioni occidentali contro Mosca, fornendo al contempo vari gradi di sostegno al Cremlino da quando ha invaso il territorio dell’Ucraina. Convincere questi Paesi della necessità di sostenere Kiev nella sua opposizione alle truppe russe non sarà facile. Il Sudafrica ha guidato nei giorni scorsi una delegazione africana che propone un suo piano negoziale per la fine del conflitto, iniziativa accolta con scetticismo a Kiev, mentre Putin si è mostrato grato, ma non particolarmente interessato a dare seguito nell’immediato. Il capo del Cremlino, durante un incontro con i leader africani, ha mostrato un documento, sostenendo che si tratta della bozza di accordo con l’Ucraina concordata nella primavera dell’anno scorso e, a suo avviso, poi rinnegata dalle autorità di Kiev su pressione occidentale, in particolare del Regno Unito. “Ci rendiamo conto appena di quanto il resto del mondo non sia convinto”, ha detto un funzionario dell’Unione europea, che avrà un suo rappresentante alla riunione di Copenaghen. “Non sono convinti. Ed è una cosa terribile da riconoscere”.

Zelensky avverte il mondo: la Russia valuta un attacco terroristico a Zaporizhzhia

Zelensky avverte il mondo: la Russia valuta un attacco terroristico a ZaporizhzhiaRoma, 22 giu. (askanews) – La Russia sta valutando “uno scenario di attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia”, con annesso rilascio di radiazioni. È l’allarme lanciato su Telegram dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che cita rapporti dell’intelligence di Kiev.

“Abbiamo appena ricevuto un rapporto dalla nostra intelligence e dal servizio di sicurezza dell’Ucraina”, ha scritto Zelensky, “L’intelligence ha ricevuto informazioni sul fatto che la Russia sta considerando uno scenario di attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, un attacco terroristico con rilascio di radiazioni. Hanno preparato tutto per questo”. “Purtroppo, ho dovuto ricordarvi più volte che le radiazioni non conoscono confini di Stato e chi colpiranno è determinato solo dalla direzione del vento”, ha sottolineato il presidente ucraino”.”Stiamo condividendo tutte le informazioni disponibili con i nostri partner. Tutti nel mondo. Tutte le prove. Europa, America, Cina, Brasile, India, mondo arabo, Africa: tutti i Paesi, tutti devono saperlo. Le organizzazioni internazionali. Tutte”, ha chiarito Zelensky.

“Non dovrebbero mai esserci attacchi terroristici alle centrali nucleari, da nessuna parte. Questa volta non dovrebbe essere come a Nova Kakhovka: il mondo è stato avvertito, quindi il mondo può e deve agire”, ha concluso.

Lula: in Ucraina bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare

Lula: in Ucraina bisogna smettere di sparare e iniziare a parlareRoma, 22 giu. (askanews) – Spendere miliardi di dollari in una guerra “non necessaria” non è giusto: bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare. L’ha affermato oggi in una conferenza stampa a Roma il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

“Noi non vogliamo una nuova guerra, non vogliamo nessuna guerra”, ha detto il presidente brasiliano, segnalando di aver parlato molto di questo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con Papa Francesco. “Sono d’accordo con Papa Francesco: bisogna mettere gli attori su un tavolo negoziale, bisogna smettere di sparare e iniziare a parlare”, ha detto ancora Lula. “Non è giusto spendere miliardi di dollari in una guerra non necessaria”. Lula ha ricordato di aver incaricato Celso Amorim come inviato e che questi ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Tutti e due pensano che possono vincere. Ma ci sono persone che muoiono per questa guerra”, ha detto il leader brasiliano. “Bisogna scegliere chi sono gli attori che possono aiutare. Se i due paesi scegliessero delle persone con autorità per trovare una via d’uscita” sarebbe utile, ha detto ancora Lula. “Non possiamo lasciare che questa guerra sia infinita: bisogna porre fine a questa guerra, subito”. Il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva ha anche riferito oggi di aver invitato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Brasile. “E’ sempre un gran piacere visitare l’Italia. L’Italia dei rapporti storici con Brasile. Rapporti economici e anche politici. L’Italia ha un rapporto di fratellanza con il Brasile, vista la quantità italiani in Brasile: circa 600mila naturalizzati e 30 milioni di abitanti discendenti da italiani o italiani di seconda, quarta generazione”, ha ricordato Lula. “Il Brasile ha il più alto numero di italiani dopo l’Italia”, ha continuato. “In questo viaggio sono venuto per stabilire nuovi rapporti dopo anni che Brasile e Italia si sono allontanati”, ha detto ancora il presidente brasiliano. “Poche autorità italiane visitano il Brasile. La premier Meloni e il presidente Mattarella non conoscono il Brasile. Credo che sia strano questo fatto: un Paese con 30 milioni di italiani”, ha detto ancora il presidente brasiliano. “Ho invitato sia il presidente sia la premier a visitare il Brasile, spero che vengano”.

Tajani: l’accordo di pace in Ucraina non è dietro l’angolo

Tajani: l’accordo di pace in Ucraina non è dietro l’angoloRoma, 22 giu. (askanews) – “Contiamo sulle iniziative” di pace “del Vaticano e ci auguriamo che anche la Cina faccia la sua parte”: “l’accordo di pace non è dietro l’angolo, ma bisogna lavorare per la pace e non smettere mai, mai, mai con le iniziative diplomatiche” per una conclusione del conflitto in Ucraina. Lo ha detto oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Mattino Cinque, su Canale 5, sottolineando che il “dialogo è sempre indispensabile” e ricordando che “l’obiettivo finale è la pace”. “Al prossimo vertice di Vilnius”, in Lituania, nel mese di luglio, “tutti i capi di Stato e di governo dei Paesi membri della Nato, insieme ai ministri degli Esteri e della Difesa, decideranno sul futuro delle relazioni tra la Nato e l’Ucraina”: “l’Ucraina non entrerà in tempi brevissimi, c’è un percorso da fare, anche se l’obiettivo finale è quello” ha poi detto Tajani precisando che intanto “si può pensare a un Consiglio Nato-Ucraina”, che “può essere un primo passo verso l’adesione alla Nato”.