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Tajani a Lussemburgo, ecco perché in Ue si discute di tregua umanitaria per Gaza (ma non cessate il fuoco)

Tajani a Lussemburgo, ecco perché in Ue si discute di tregua umanitaria per Gaza (ma non cessate il fuoco)Roma, 23 ott. (askanews) – Nella discussione ‘molto positiva’ di oggi tra i ministri degli Esteri dei Ventisette, si è discusso della richiesta dell’Onu di una ‘pausa umanitaria’ nelle operazioni militari in corso a Gaza, con la maggioranza degli Stati membri che si è detta favorevole, ma puntualizzando che deve servire a far entrare i rifornimenti a Gaza, mentre altra cosa sarebbe un cessate il fuoco, perché ‘una tregua non può significare che Israele rinuncia alla propria autodifesa e rinuncia a colpire a Hamas, mentre Hamas continua a lanciare razzi su Israele’. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue oggi a Lussemburgo.

Il ministro si è anche detto ‘ottimista’ sulla possibilità di far uscire da Gaza una parte dei profughi palestinesi, e in particolare gli italiani intrappolati nella Striscia, e ha poi assicurato che ‘in Italia non ci sono minacce vere di attentati di terroristi’ della Jihad islamica’, ma comunque bisogna continuare a vigilare, come si sta facendo con la chiusura della frontiera con la Slovenia. Quanto alle manifestazioni pro-Palestina in Europa, Tajani ha affermato che vanno autorizzate, a meno che non inneggino terrorismo e alla violenza contro gli ebrei. Durante il Consiglio, ha riferito il ministro, ‘ho espresso la posizione dell’Italia di ferma condanna all’aggressione di Hamas contro Israele’, e a favore del ‘diritto di Israele a difendersi. Ci auguriamo contemporaneamente che possano arrivare gli aiuti umanitari a Gaza attraverso il valico di Rafah. Ci potrebbero essere delle pause umanitarie nei combattimenti per permettere di far entrare i camion con viveri e medicinali a Gaza’. ‘È emersa – ha continuato Tajani – una condanna totale da parte di tutti del comportamento di Hamas’, e si è parlato dei rischi di escalation ‘Tutti quanti dobbiamo lavorare per una de-escalation nella regione e naturalmente è importante che non venga coinvolta la popolazione civile’.

Riguardo all’ipotesi che Hamas liberi una cinquantina di ostaggi con doppia nazionalità, il ministro ha osservato che ‘queste sono voci di stampa; non abbiamo ancora nessuna notizia precisa in merito. Noi stiamo lavorando con la nostra ambasciata a Tel Aviv e il nostro Consolato a Gerusalemme, la nostra ambasciata al Cairo e la nostra Unità di Crisi, siamo fortemente impegnati per raggiungere l’obiettivo di liberare gli ostaggi con l’interlocuzione che continuiamo ad avere con diversi paesi. Stasera parlerò anche con il ministro degli Esteri brasiliano, che presiede la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Oni. Noi siamo impegnati al 100% per la liberazione degli ostaggi, e anche per far uscire gli italiani che sono a Gaza, mi auguro il più presto possibile’. A chi chiedeva se i ministri abbiano discusso la proposta dalla Spagna di organizzare una conferenze internazionale per cominciare a discutere di uno Stato palestinese, Tajani ha risposto: ‘Abbiamo parlato dell’obiettivo da raggiungere, che è quello della posizione italiana: due popoli due Stati; dare una prospettiva al popolo palestinese per far cessare la guerra. Su questo siamo tutti d’accordo. Poi ci sono state sfumature e differenze su altre questioni, ma su questo mi pare che ci sia l’unanimità tra i paesi dell’Unione europea, per lavorare anche concretamente per raggiungere questo obiettivo. Vedremo come incontrarci, come lavorare. E’ stata fatta questa proposta (spagnola, ndr), ora vedremo come realizzare nel modo migliore una unità tra tutti i paesi della Ue per poter incidere’.

‘Perché – ha continuato Tajani – è giusto dirlo, ma poi bisogna anche fare in modo che, attraverso una forte azione che dovrà vedere tutti, tutte le Nazioni Unite impegnate, si possa trasformare questa idea in un fatto concreto. Sapendo bene che quando si è vicini a un accordo c’è chi cerca, come sta facendo Hamas in questo momento, di mandare tutto all’aria. Perché vuole cancellare lo Stato di Israele, vuole che ci sia la guerra’. Secondo il ministro, ‘Hamas ha attaccato perché c’era un dialogo in corso tra i paesi arabi, tra la Arabia Saudita, in particolare, e Israele. E questo ad Hamas non va assolutamente bene, perché essendo un organizzazione terroristica criminale vuole impedire che si raggiunga la pace in Medio Oriente. Quindi dovremmo essere molto determinati, molto forti. Hamas va sradicata dal territorio di Gaza, perché non può continuare a farsi Scudo del popolo palestinese e degli ostaggi. E’ un’organizzazione terroristica e criminale, e adesso quantomeno – ha affermato Tajani – dimostri di avere senso di umanità liberando gli ostaggi senza porre condizioni’.

Sulla richiesta di pausa umanitaria, il ministro ha precisato che ‘non ci sono state decisioni, c’è stato un dibattito; le decisioni poi verranno credo prese dal Consiglio. Le pause umanitarie per far entrare i rifornimenti a Gaza ci vedono favorevoli. La tregua è un’altra cosa: la tregua non può significare che Israele rinuncia alla propria autodifesa e rinuncia a colpire Hamas, mentre Hamas e Hezbollah continuano a lanciare razzi su Israele’. Una vera e propria tregua, insomma, più che i civili intrappolati a Gaza ‘rischierebbe in questo momento di tutelare Hamas, che è una cosa ben diversa. Quindi aiutiamo il popolo palestinese facciamo arrivare il rifornimenti, ma Israele – ha sottolineato Tajani – ha diritto a difendersi, ripeto nel rispetto del diritto internazionale e nel rispetto della popolazione civile. Ma ha diritto a colpire i centri Hamas, quelli da dove partono i razzi contro Israele. Il diritto all’autodifesa è riconosciuto a livello internazionale, questo non può essere messo in discussione’. Più tardi, rispondendo ai giornalisti in spagnolo, il ministro ha ribadito: ‘siamo tutti favorevoli ad aiutare il popolo palestinese, che sta vivendo una situazione molto difficile, e credo che aiutare questo popolo sia importante per tutti noi. Lo faremo, apriremo il passaggio di Rafah, e li aiuteremo, anche gli italiani che vogliono lasciare Gaza. Stiamo lavorando con altri paesi per questo, e voglio essere ottimista’. Quanto al timore di attentati terroristici in Italia e nell’Ue, e ai rischi che la protesta contro l’assedio di Gaza da parte di Israele finisca per incendiare le piazze europee, Tajani si è mostrato fiducioso e rassicurante. ‘Qui non se ne è parlato. Io credo che – ha puntualizzato -, se si tratta di manifestazioni per la difesa del popolo palestinese senza inneggiare al terrorismo, senza inneggiare ad Hamas, sia giusto autorizzarle. Se invece si tratta di manifestazioni in cui si inneggia alla violenza, o manifestazioni contro il popolo ebraico, quelle non possono essere autorizzate. Ma se si tratta di manifestazioni per la Libertà della Palestina, per lo stato palestinese perché vietarle?’, ha chiesto. Riguardo al rischio terrorismo in Europa, ha proseguito il ministro, ‘delle preoccupazioni ci sono in generale. In Italia non ci sono minacce vere di attentati di terroristi; però stiamo vigilando: le forze dell’ordine e la nostra intelligence stanno lavorando per prevenire possibili atti terroristici. Non è un caso che sia stata chiusa la frontiera con la Slovenia, bloccando Schengen’; così ‘c’è un filtro costante, quotidiano, da parte delle forze dell’ordine per vedere chi entra nel nostro paese. Perché, come sapete, i Balcani sono un luogo dove c’è un traffico d’armi preoccupante. Quindi dobbiamo impedire assolutamente che ci siano terroristi armati che entrano in Italia. Insomma, lo Stato è vigile, il governo pone grande attenzione alla questione sicurezza’. ‘Anche per questo è stato deciso di aumentare gli stipendi delle forze dell’ordine attraverso il nuovo contratto. Quindi, massima allerta, ma non allarmismo. Non dobbiamo spaventare l’opinione pubblica perché non c’è un rischio attentati. Detto questo – ha concluso Tajani – bisogna vigilare.

Il glamour incontra il business, rinascita urbana attraverso eventi

Il glamour incontra il business, rinascita urbana attraverso eventiRoma, 23 ott. (askanews) – Negli ultimi anni, l’industria degli eventi è emersa come un potente motore di sviluppo, spesso sottovalutato, capace di trasformare territori e catalizzare economie. Claudia Golinelli, vicepresidente di Ega Worldwide, attraverso la sua expertise nella creazione e gestione di eventi, ha dimostrato come un evento possa divenire epicentro di sviluppo economico e turistico. “Fuori Festa” ne è un esempio emblematico.

“Fuori Festa”, ideato da Ursula Seelenbacher e Claudia Golinelli, non è stato solo un palcoscenico di stelle del cinema, ma un fenomeno economico a 360 gradi: “Siamo felici che la città di Roma con il Ryder Cup prima e con il Fuori Festa ora, ha permesso a me e a tutta la mia organizzazione di rendere Roma non solo attraente per le sue bellezze storiche, ma anche capace si ospitare eventi internazionali che si dimostrano motore di un economia turistica sempre più importante per il nostro paese”, dice Golinelli. Effettivamente, secondo un’analisi dell’European Cities Marketing, ogni euro speso in eventi come festival cinematografici genera fino a dieci euro di ritorno economico per la città ospitante. La location, l’Hotel St. Regis, si trasforma in un hub dove affari, cultura e intrattenimento si fondono, generando un indotto che permea il settore alberghiero, ristorativo e dei servizi. A livello internazionale, gli eventi hanno mostrato un impatto considerevole sull’economia locale. Ad esempio, il Toronto International Film Festival genera un impatto economico annuo di circa 200 milioni di dollari canadesi per la città. In termini di riqualificazione urbana, la città di Bilbao, in Spagna, attraverso investimenti in infrastrutture legate alla cultura ed eventi internazionali, ha visto un incremento del 20% dei visitatori nel periodo 2013-2018, secondo dati di Bilbao Turismo. Questi numeri riflettono l’immensa potenzialità economica e di rigenerazione urbana che gli eventi possono apportare.

Claudia Golinelli, con il suo recente impegno in eventi di risonanza nazionale e internazionale come l’EXPO AID 2023 e Ryder Cup 2023, dimostra come la pianificazione e la gestione di eventi possano essere strumentali non solo nella promozione culturale, ma anche come volano di sviluppo economico e turistico. La candidadura di Roma a EXPO 2030 potrebbe rappresentare una nuova straordinaria opportunità di mettere in pratica questa filosofia di sviluppo integrato. Gli eventi, in particolare quelli legati al mondo del cinema e della cultura, sono molto più che semplici momenti di celebrazione artistica. Essi rappresentano occasioni uniche per stimolare l’economia, promuovere il turismo e dare nuovo lustro a interi territori. “Attraverso il duro lavoro ed una attenta visione, si creano sinergie perfette tra arte, intrattenimento e sviluppo economico, proiettando i riflettori non solo sui protagonisti del grande schermo, ma anche sul territorio, rendendolo protagonista di una storia di rinascita e crescita”, conclude Golinelli.

La stampa britannica: Putin “ha subito un arresto cardiaco”. Per il Cremlino è regolarmente al lavoro

La stampa britannica: Putin “ha subito un arresto cardiaco”. Per il Cremlino è regolarmente al lavoroMilano, 23 ott. (askanews) – Vladimir Putin avrebbe secondo la stampa britannica “subito un arresto cardiaco”, scatenando “allarme” nella cerchia ristretta del Cremlino. Lo scrive il Daily Express che a sua volta cita il canale Telegram Svr General, che si propone come uno spazio gestito da un presunto ex agente dell’Svr appunto, Servizio di intelligence estero della Federazione Russa.

La voce, non verificata, arriva dopo la ridda di speculazioni sulla salute di Putin, tra le voci di una condizione medica a lungo nascosta e un susseguirsi di illazioni su malattie più o meno gravi di cui sarebbe affetto il capo di stato russo, noto amante dello sport e molto attento all’alimentazione. Secondo quanto riferito da Daily Express, le guardie della residenza di Vladimir Putin sarebbero entrate nell’appartamento del leader russo, dopo aver sentito un forte schianto prima di scoprire il 71enne “disteso sul pavimento accanto al letto”.

Putin sarebbe stato – secondo il tabloid – poi trasferito in una struttura medica speciale presente nell’abitazione dove era stato sottoposto a terapia intensiva, afferma la fonte. Tuttavia oggi in base ai canali ufficiali del Cremlino Putin era sul posto di lavoro dove ha incontrato il capo della Repubblica di Kabardino-Balcaria Kazbek Kokov. I due – in base ai filmati diffusi – hanno discusso dello sviluppo socioeconomico nella regione e dell’attuazione di progetti nazionali. Il capo di Stato avrebbe iniziato l’incontro con una frase laconica: “Cosa c’è di bello?”.

Russia, Daily Express: Putin “ha subito un arresto cardiaco”

Russia, Daily Express: Putin “ha subito un arresto cardiaco”Milano, 23 ott. (askanews) – Vladimir Putin avrebbe secondo la stampa britannica “subito un arresto cardiaco” scatenando “allarme” nella cerchia ristretta del Cremlino. Lo scrive il Daily Express che a sua volta cita il canale Telegram Svr General, che si propone come uno spazio gestito da un presunto ex agente dell’Svr appunto, Servizio di intelligence estero della Federazione Russa.

La voce, non verificata, arriva dopo la ridda di speculazioni sulla salute di Putin, tra le voci di una condizione medica a lungo nascosta e un susseguirsi di illazioni su malattie più o meno gravi di cui sarebbe affetto il capo di stato russo, noto amante dello sport e molto attento all’alimentazione. Secondo quanto riferito da Daily Express, le guardie della residenza di Vladimir Putin sarebbero entrate nell’appartamento del leader russo dopo aver sentito un forte schianto prima di scoprire il 71enne “disteso sul pavimento accanto al letto”.

Putin sarebbe stato – secondo il tabloid – poi trasferito in una struttura medica speciale presente nell’abitazione dove era stato sottoposto a terapia intensiva, afferma la fonte. Tuttavia oggi in base ai canali ufficiali del Cremlino Putin era sul posto di lavoro dove ha incontrato il capo della Repubblica di Kabardino-Balcaria Kazbek Kokov. I due – in base ai filmati diffusi – hanno discusso dello sviluppo socioeconomico nella regione e dell’attuazione di progetti nazionali. Il capo di stato avrebbe iniziato l’incontro con una frase laconica: “cosa c’è di bello?”

M.O., Tajani: non cessate il fuoco ma pausa umanitaria per Gaza

M.O., Tajani: non cessate il fuoco ma pausa umanitaria per GazaBruxelles, 23 ott. (askanews) – Nella discussione “molto positiva” di oggi tra i ministri degli Esteri dei Ventisette, si è discusso della richiesta dell’Onu di una “pausa umanitaria” nelle operazioni militari in corso a Gaza, con la maggioranza degli Stati membri che si è detta favorevole, ma puntualizzando che deve servire a far entrare i rifornimenti a Gaza, mentre altra cosa sarebbe un cessate il fuoco, perché “una tregua non può significare che Israele rinuncia alla propria autodifesa e rinuncia a colpire a Hamas, mentre Hamas continua a lanciare razzi su Israele”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue oggi a Lussemburgo.

Il ministro si è anche detto “ottimista” sulla possibilità di far uscire da Gaza una parte dei profughi palestinesi, e in particolare gli italiani intrappolati nella Striscia, e ha poi assicurato che “in Italia non ci sono minacce vere di attentati di terroristi” della Jihad islamica”, ma comunque bisogna continuare a vigilare, come si sta facendo con la chiusura della frontiera con la Slovenia. Quanto alle manifestazioni pro-Palestina in Europa, Tajani ha affermato che vanno autorizzate, a meno che non inneggino terrorismo e alla violenza contro gli ebrei. Durante il Consiglio, ha riferito il ministro, “ho espresso la posizione dell’Italia di ferma condanna all’aggressione di Hamas contro Israele”, e a favore del “diritto di Israele a difendersi. Ci auguriamo contemporaneamente che possano arrivare gli aiuti umanitari a Gaza attraverso il valico di Rafah. Ci potrebbero essere delle pause umanitarie nei combattimenti per permettere di far entrare i camion con viveri e medicinali a Gaza”.

“È emersa – ha continuato Tajani – una condanna totale da parte di tutti del comportamento di Hamas”, e si è parlato dei rischi di escalation “Tutti quanti dobbiamo lavorare per una de-escalation nella regione e naturalmente è importante che non venga coinvolta la popolazione civile”. Riguardo all’ipotesi che Hamas liberi una cinquantina di ostaggi con doppia nazionalità, il ministro ha osservato che “queste sono voci di stampa; non abbiamo ancora nessuna notizia precisa in merito. Noi stiamo lavorando con la nostra ambasciata a Tel Aviv e il nostro Consolato a Gerusalemme, la nostra ambasciata al Cairo e la nostra Unità di Crisi, siamo fortemente impegnati per raggiungere l’obiettivo di liberare gli ostaggi con l’interlocuzione che continuiamo ad avere con diversi paesi. Stasera parlerò anche con il ministro degli Esteri brasiliano, che presiede la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Oni. Noi siamo impegnati al 100% per la liberazione degli ostaggi, e anche per far uscire gli italiani che sono a Gaza, mi auguro il più presto possibile”.

A chi chiedeva se i ministri abbiano discusso la proposta dalla Spagna di organizzare una conferenze internazionale per cominciare a discutere di uno Stato palestinese, Tajani ha risposto: “Abbiamo parlato dell’obiettivo da raggiungere, che è quello della posizione italiana: due popoli due Stati; dare una prospettiva al popolo palestinese per far cessare la guerra. Su questo siamo tutti d’accordo. Poi ci sono state sfumature e differenze su altre questioni, ma su questo mi pare che ci sia l’unanimità tra i paesi dell’Unione europea, per lavorare anche concretamente per raggiungere questo obiettivo. Vedremo come incontrarci, come lavorare. E’ stata fatta questa proposta (spagnola, ndr), ora vedremo come realizzare nel modo migliore una unità tra tutti i paesi della Ue per poter incidere”. “Perché – ha continuato Tajani – è giusto dirlo, ma poi bisogna anche fare in modo che, attraverso una forte azione che dovrà vedere tutti, tutte le Nazioni Unite impegnate, si possa trasformare questa idea in un fatto concreto. Sapendo bene che quando si è vicini a un accordo c’è chi cerca, come sta facendo Hamas in questo momento, di mandare tutto all’aria. Perché vuole cancellare lo Stato di Israele, vuole che ci sia la guerra”.

Secondo il ministro, “Hamas ha attaccato perché c’era un dialogo in corso tra i paesi arabi, tra la Arabia Saudita, in particolare, e Israele. E questo ad Hamas non va assolutamente bene, perché essendo un organizzazione terroristica criminale vuole impedire che si raggiunga la pace in Medio Oriente. Quindi dovremmo essere molto determinati, molto forti. Hamas va sradicata dal territorio di Gaza, perché non può continuare a farsi Scudo del popolo palestinese e degli ostaggi. E’ un’organizzazione terroristica e criminale, e adesso quantomeno – ha affermato Tajani – dimostri di avere senso di umanità liberando gli ostaggi senza porre condizioni”. Sulla richiesta di pausa umanitaria, il ministro ha precisato che “non ci sono state decisioni, c’è stato un dibattito; le decisioni poi verranno credo prese dal Consiglio. Le pause umanitarie per far entrare i rifornimenti a Gaza ci vedono favorevoli. La tregua è un’altra cosa: la tregua non può significare che Israele rinuncia alla propria autodifesa e rinuncia a colpire Hamas, mentre Hamas e Hezbollah continuano a lanciare razzi su Israele”. Una vera e propria tregua, insomma, più che i civili intrappolati a Gaza “rischierebbe in questo momento di tutelare Hamas, che è una cosa ben diversa. Quindi aiutiamo il popolo palestinese facciamo arrivare il rifornimenti, ma Israele – ha sottolineato Tajani – ha diritto a difendersi, ripeto nel rispetto del diritto internazionale e nel rispetto della popolazione civile. Ma ha diritto a colpire i centri Hamas, quelli da dove partono i razzi contro Israele. Il diritto all’autodifesa è riconosciuto a livello internazionale, questo non può essere messo in discussione”. Più tardi, rispondendo ai giornalisti in spagnolo, il ministro ha ribadito: “siamo tutti favorevoli ad aiutare il popolo palestinese, che sta vivendo una situazione molto difficile, e credo che aiutare questo popolo sia importante per tutti noi. Lo faremo, apriremo il passaggio di Rafah, e li aiuteremo, anche gli italiani che vogliono lasciare Gaza. Stiamo lavorando con altri paesi per questo, e voglio essere ottimista”. Quanto al timore di attentati terroristici in Italia e nell’Ue, e ai rischi che la protesta contro l’assedio di Gaza da parte di Israele finisca per incendiare le piazze europee, Tajani si è mostrato fiducioso e rassicurante. “Qui non se ne è parlato. Io credo che – ha puntualizzato -, se si tratta di manifestazioni per la difesa del popolo palestinese senza inneggiare al terrorismo, senza inneggiare ad Hamas, sia giusto autorizzarle. Se invece si tratta di manifestazioni in cui si inneggia alla violenza, o manifestazioni contro il popolo ebraico, quelle non possono essere autorizzate. Ma se si tratta di manifestazioni per la Libertà della Palestina, per lo stato palestinese perché vietarle?”, ha chiesto. Riguardo al rischio terrorismo in Europa, ha proseguito il ministro, “delle preoccupazioni ci sono in generale. In Italia non ci sono minacce vere di attentati di terroristi; però stiamo vigilando: le forze dell’ordine e la nostra intelligence stanno lavorando per prevenire possibili atti terroristici. Non è un caso che sia stata chiusa la frontiera con la Slovenia, bloccando Schengen”; così “c’è un filtro costante, quotidiano, da parte delle forze dell’ordine per vedere chi entra nel nostro paese. Perché, come sapete, i Balcani sono un luogo dove c’è un traffico d’armi preoccupante. Quindi dobbiamo impedire assolutamente che ci siano terroristi armati che entrano in Italia. Insomma, lo Stato è vigile, il governo pone grande attenzione alla questione sicurezza”. “Anche per questo è stato deciso di aumentare gli stipendi delle forze dell’ordine attraverso il nuovo contratto. Quindi, massima allerta, ma non allarmismo. Non dobbiamo spaventare l’opinione pubblica perché non c’è un rischio attentati. Detto questo – ha concluso Tajani – bisogna vigilare.

Guerra in Medio Oriente, l’Onu: Gaza ha urgente bisogno di carburante e acqua potabile

Guerra in Medio Oriente, l’Onu: Gaza ha urgente bisogno di carburante e acqua potabileNew York, 23 ott. (askanews) – “Nessun carburante è entrato a Gaza nelle ultime due settimane. E senza carburante, non sarà possibile girare per Gaza con i nostri camion e distribuire assistenza o per far funzionare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e ottenere acqua potabile pulita o per alimentare gli ospedali e le macchine salvavita”, ha detto alla CNN Tamara Alrifai, direttrice delle relazioni esterne dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi (UNRWA), in un’intervista a CNN.

La Alrifai ha aggiunto che i convogli di aiuti umanitari che sono entrati nella Striscia di Gaza rappresentano un “rivolo” nel volume delle forniture necessarie per sostenere la popolazione civili. “Questi camion contengono in realtà solo una frazione di ciò che è necessario, considerati gli immensi bisogni umanitari”, ha continuato la rappresentante dell’Agenzia ONU. Prima dell’attacco di Hamas a Israele e la conseguente interruzione di acqua, carburante, cibo ed elettricità, la Striscia di Gaza riceveva circa 100 camion di aiuti umanitari e carburante al giorno.

L’editore bacchetta il New York Times: sull’ospedale di Gaza troppo affidamento alle notizie di Hamas

L’editore bacchetta il New York Times: sull’ospedale di Gaza troppo affidamento alle notizie di HamasRoma, 23 ott. (askanews) – Il New York Times ha affermato che Hamas non ha fornito, né descritto, alcuna prova a sostegno della sua accusa secondo cui l’esplosione dell’ospedale Al-Ahli a Gaza sia stata causata da un attacco israeliano e il quotidiano ha pubblicato una nota dell’editore in cui afferma di aver fatto troppo affidamento sulle affermazioni del gruppo quando ha parlato dell’accaduto, senza chiarire “che tali affermazioni non potessero essere verificate immediatamente”, lasciando ai lettori un’impressione errata sugli eventi o “su quanto fossero credibili” le affermazioni.

Inizialmente, il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha immediatamente attribuito l’esplosione ad un attacco aereo israeliano. Nei giorni immediatamente successivi le autorità israeliane hanno prodotto prove di un fallito lancio di razzi da Gaza da parte della Jihad islamica. Versione avvalorata dagli Stati uniti e da molti altri Paesi occidentali. Sebbene la storia del New York Times sia stata aggiornata col passare del tempo, “i redattori avrebbero dovuto prestare maggiore attenzione alla presentazione iniziale ed essere più espliciti su quali informazioni potevano essere verificate”, si legge nella nota dell’editore.

Nordcorea: Kim-Putin “relazioni invincibili di compagni d’armi”

Nordcorea: Kim-Putin “relazioni invincibili di compagni d’armi”Milano, 23 ott. (askanews) – Sulla rivista illustrata ufficiale della Corea del Nord è stato pubblicato uno speciale dedicato al viaggio di Kim Jong-un in Russia e sull’incontro con Vladimir Putin lo scorso settembre. “I tradizionali rapporti di amicizia – si legge nello speciale in inglese – tra la Corea del Nord e la Federazione Russa, che si sono consolidati nelle prove della storia, di generazione in generazione e di secolo in secolo, si stanno sviluppando ulteriormente negli relazioni invincibili di compagni d’armi e nell’eterna strategia strategica delle relazioni sullo sfondo della profonda amicizia e la speciale fratellanza tra i compagni Kim Jong Un e Putin”.

In base al testo “quando Kim Jong Un è arrivato, Vladimir Vladimirovich Putin lo ha accolto calorosamente”. E poi a conclusione delle 78 pagine di speciale si aggiunge: “La visita ufficiale di Kim Jong Un nella Federazione Russa resterà a lungo nella storia come l’occasione per consolidare ulteriormente i tradizionali legami di buon vicinato e la cooperazione tra la RPDC e la Russia basata sull’amicizia fraterna e l’unità militante e per aprire un nuovo capitolo. dello sviluppo delle relazioni bilaterali”. Tra le molte foto pubblicate, alcune riguardano il pranzo offerto da “Sergei Shoigu, ministro della Difesa della Federazione Russa, durante la visita di Kim Jong Un alla flotta del Pacifico. Durante il pranzo, il ministro della Difesa russo ha accolto ancora una volta calorosamente lo stimato compagno Kim Jong Un che ha visitato la Federazione Russa e la flotta del Pacifico, esprimendo la sua volontà di approfondire ulteriormente l’amicizia e la cooperazione tra i ministeri della difesa dei due paesi”.

Il pranzo si è svolto in un clima fraterno e amichevole, dice la rivista. Kim Jong Un ha ricevuto un regalo da Sergei Shoigu, aggiunge. “Al termine del pranzo ha avuto un colloquio con Sergei Shoigu. Esprimendo il piacere di incontrare nuovamente il Ministro della Difesa russo, ha parlato molto bene dello sviluppo, della modernità e dell’eroismo delle forze armate russe che difendono in modo affidabile il diritto indipendente e gli interessi di sviluppo del Paese”. Ricordando che Kim Jong Un gli ha offerto “un’ospitalità speciale” durante la sua visita a Pyongyang, “Shoigu ha espresso i suoi ringraziamenti a Kim Jong Un per aver visitato la Federazione Russa per incoraggiare il personale di servizio e popolo russo che ha realizzato la sua causa di giustizia. Kim Jong Un ha condiviso opinioni sulla situazione militare e politica regionale e internazionale con Sergei Shoigu e ha scambiato opinioni costruttive sulle questioni pratiche che sorgono nell’ulteriore rafforzamento del coordinamento strategico e tattico, della cooperazione e dello scambio reciproco tra le forze armate dei due paesi e nei settori della difesa e della sicurezza nazionale”.

Borrell: odesso l’ingresso di aiuti a Gaza è la cosa più importante

Borrell: odesso l’ingresso di aiuti a Gaza è la cosa più importanteBruxelles, 23 ott. (askanews) – In questo momento, “la cosa più importante è chiedere che il sostegno umanitario arrivi a Gaza. Al Cairo”, durante il vertice di sabato scorso, “il Segretario Generale delle Nazioni Unite” António Guterres “ha lanciato un appello drammatico affinché questi aiuti umanitari possano entrare” nella Striscia di Gaza. Sabato, “il primo giorno, sono potuti entrare 20 camion, venti. Ieri erano circa 20 in più. Ma in tempi normali, senza la guerra, ogni giorno entravano a Gaza 100 camion. Quindi è chiaro che 20 non sono sufficienti”.

Lo ha sottolineato l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, parlando alla stampa al suo arrivo al Consiglio Affari esteri che si tiene oggi a Lussemburgo. “Abbiamo invitato a partecipare al Consiglio il mio collega, il commissario responsabile per gli Aiuti umanitari e la Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, che ci informerà” sulla situazione. “Ho parlato con lui e mi ha spiegato – ha riferito Borrell – che è importante aumentare il sostegno umanitario”, e in particolare “avere carburante per far funzionare le centrali elettriche e le centrali di desalinizzazione. Altrimenti non c’è acqua, né elettricità. Senza acqua ed elettricità, gli ospedali riescono a malapena a funzionare. È importante portare più sostegno, più velocemente e soprattutto far entrare le cose fondamentali che permettono il ripristino delle forniture di acqua ed elettricità”.“Noi, la Commissione e l’Unione europea – ha ricordato -, abbiamo aumentato il nostro sostegno, ma ci sono code e code di camion in attesa di entrare. Devono entrare e devono portare le cose di cui hanno estremo bisogno”.

“Si discuterà anche – ha continuato l’Alto Rappresentante -dell’appello delle Nazioni Unite per una pausa umanitaria, anch’essa necessaria, anche per la restituzione degli ostaggi. Gli attacchi missilistici e di razzi di Hamas da Gaza devono finire. Gli ostaggi, le persone rapite, ovviamente devono essere liberate. Questo fa parte di qualsiasi passo verso la de-escalation; e dobbiamo iniziare a pensare a come rilanciare il processo politico”, anche se, ha insistito, “la priorità in questo momento è far arrivare il sostegno umanitario a Gaza”.“Il processo di pace – ha rilevato Borrell – è stato dimenticato per troppo tempo. Le grandi potenze si sono dimenticate della questione palestinese pensando che sarebbe stata risolta da sola o che non avesse importanza. Invece è importante, dobbiamo continuare a lavorare su questo”.

Rispondendo a una domanda su chi sia il principale ostacolo all’ingresso degli aiuti a Gaza, se sia l’Egitto o Israele, l’Alto Rappresentante ha poi notato che “in questo momento l’Egitto è pronto a far entrare tutti i camion in coda. Non voglio dare la colpa a nessuno, ma il fatto è che non entrano”, ha osservato, indicando implicitamente la responsabilità di Israele.“Ovviamente – ha ribadito l’Alto Rappresentante – discuteremo della richiesta di una pausa umanitaria. Al Cairo se ne è parlato molto e lo ha chiesto con forza il Segretario generale delle Nazioni Unite. Sono sicuro che sarà sul tavolo dei leader nella prossima riunione” del Consiglio europeo. “Come non discuterne? Certamente lo faremo”, anche se “non posso anticipare l’esito dell’incontro”.

“Personalmente – ha sottolineato ancora Borrell -, penso che la pausa umanitaria sia necessaria per consentire al sostegno umanitario di entrare a Gaza e di essere distribuito. Penso alla metà della popolazione di Gaza che ha abbandonato le proprie case”.A una domanda sul rischio che l’Ue possa essere accusata dal Sud del mondo di usare due pesi e due misure, per il modo in cui ha reagito all’aggressione russa all’Ucraina, da un lato, e all’assedio di Gaza da parte di Israele, dall’altro, Borrell ha replicato: “La guerra ucraina e questa guerra hanno cause e conseguenze diverse, ma entrambe stanno provocando onde d’urto in tutto il mondo. La Russia sta sicuramente approfittando di questa situazione. La questione dei due pesi e due misure, che esisteva già prima della guerra a Gaza, ora si ripropone. Dobbiamo essere molto attenti per mostrare la stessa preoccupazione per ogni civile ucciso, la stessa preoccupazione”.“Abbiamo mostrato il nostro forte sostegno a Israele, perché sta subendo uno dei più grandi attacchi contro il popolo ebraico, e questo deve essere fortemente condannato, e lo facciamo. Ma dobbiamo guardare anche ai palestinesi innocenti che vengono uccisi. Anche loro sono vittime di Hamas. Dobbiamo mostrare esattamente le stesse preoccupazioni – ha ripetuto l’Alto Rappresentante – per ogni civile ucciso”. 

In Argentina a sorpresa Massa distanzia Milei, ora il ballottaggio

In Argentina a sorpresa Massa distanzia Milei, ora il ballottaggioRoma, 23 ott. (askanews) – Il ministro dell’Economia argentino, il peronista Sergio Massa, ha ribaltato le previsioni piazzandosi primo con buono scarto al primo turno delle presidenziali. Il ministro peronista ha ottenuto il 36% dei voti contro il 30% del favorito della vigilia, il candidato di estrema destra Javier Milei. Tutto rinviato quindi al 19 novembre per il voto di ballottaggio quando saranno decisivi gli elettori che a questo primo turno hanno optato per Patricia Bullrich, esponente della destra tradizionale che ha avuto il che il 23,8% dei voti.

Milei era favorito dai sondaggi. Anarco-liberista, per tutta la campagna elettorale aveva cavalcato la protesta popolare scatenata dalla grave situazione economica del paese, con l’inflazione che si avvicina al 140%. Massa, che ha guidato l’economia sembrava condannato a un pesante ridimensionamento. Secondo i media locali, le elezioni di domenica hanno visto un’affluenza alle urne del 74%. L’Argentina ha assistito a un aumento del sostegno nei confronti del politico di estrema destra, che ha promesso di abolire la banca centrale e sostituire il peso argentino con il dollaro statunitense.

Oltre a promettere un cambiamento nelle politiche economiche, Milei ha condotto una campagna per ridurre gli uffici governativi in un processo che, secondo lui, ridurrebbe la burocrazia nel governo.L’attuale ministro dell’Economia Massa e l’ex ministro della Sicurezza Patricia Bullrich erano i principali oppositori di Milei prima del voto di domenica. I due sono due grandi esponenti della tradizionale coalizione argentina. Massa ha concentrato gran parte della sua campagna sulla difesa delle credenziali sociali e sindacali del movimento peronista.

Il 51enne ha insistito sul fatto che le misure di austerità approvate dal suo governo erano il risultato del debito del FMI accumulato dalla precedente amministrazione di centrodestra. Il conteggio parziale suggerisce che il 23,8% dei voti sia andato alla signora Bullrich, di destra, che si era impegnata a riportare “l’ordine” nel paese. La stata ministra della Sicurezza dal 2015 al 2019 durante la leadership del centrodestra di Buenos Aires.Rivolgendosi ai tifosi dopo la sconfitta, la Bullrich ha affermato che “il populismo ha impoverito il Paese” e riferendosi alla performance di Massa, ha detto: “Non mi congratulerò con chi tornerà al potere, con chi ha fatto parte del peggior governo della storia dell’Argentina”.