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Domani riapre il valico di Rafah, sale tensione con il Libano

Domani riapre il valico di Rafah, sale tensione con il LibanoRoma, 19 ott. (askanews) – Mentre Israele aggiorna il numero di ostaggi in mano ad Hamas, 203 tenuti prigionieri a Gaza, e il conflitto entra nel suo 13esimo giorno, proseguono i raid israeliani sulla Striscia e i lanci di razzi al confine con il Libano, fronte caldo che preoccupa anche Washington. E se sul fronte diplomatico non mancano gli appelli a una tregua e al ritorno alla diplomazia, con l’attesa visita del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in Egitto, sul campo si lavora per la riapertura del valico di Rafah, già da domani, con l’obiettivo di far arrivare a Gaza i necessari aiuti umanitari alla popolazione. Accordo mediato dal presidente americano Joe Biden e annunciato dopo la visita lampo di ieri a Tel Aviv.

Non pubblicamente, ma la Casa Bianca ha esortato Israele a non lanciare una campagna militare contro Hezbollah, mentre Washington lavora per impedire che l’attuale guerra non si estenda oltre Gaza, secondo il Times of Israel che cita due funzionari a conoscenza della questione. Già Axios martedì sera aveva scritto che l’amministrazione Biden sta discutendo la possibilità di usare la forza militare se Hezbollah dovesse unirisi attivamente al conflitto a Gaza e attaccasse Israele con il suo arsenale di razzi. Secondo Cnn, il conflitto sta costringendo a una nuova valutazione delle priorità immediate di politica estera dell’amministrazione Usa, con la realtà che la rinnovata violenza in Medio Oriente occuperà ora la maggior parte del tempo del presidente, almeno nel breve termine. Le ostilità proseguono senza sosta: nella notte, l’esercito israeliano ha attaccato obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano in risposta al fuoco anticarro verso il territorio israeliano e ha condotto un’azione mirata in Cisgiordania in cui sono morti sette palestinesi e decine sono stati arrestati, tra cui un alto funzionario di Hamas in Cisgiordania, Sheikh Hassan Yousef.A sud della Striscia di Gaza si lavora per riaprire il valico di Rafah e ripristinare le strade: oggi sono stati inviati macchinati appositi per consentire, probabilmente già da domani il passaggio dei primi 20 camion di aiuti. Passaggio autorizzato dopo l’accordo tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il primo ministro Benjamin Netanyahu annunciato da Biden: “Ha accettato di far passare fino a 20 camion per cominciare”, ha detto il presidente americano dall’Air Force One chiarendo, però, che i civili non potranno evacuare da Gaza attraverso Rafah.

“Al-Sisi merita un vero elogio perché è stato molto accomodante”, ha detto Biden, aggiungendo che il presidente egiziano è stato “onesto” e “molto collaborativo”. Il presidente americano ha però avvertito sugli aiuti: “Se Hamas li confisca, non li lascia passareà allora finirà” l’apertura del valico. Più di 200 camion e circa 3.000 tonnellate di aiuti sono posizionati presso o nelle vicinanze del valico di Rafah, ha affermato il capo della Mezzaluna Rossa per il Nord Sinai, Khalid Zayed. Dal canto suo Israele, ha fatto sapere che “non ostacolerà” le consegne di cibo, acqua o medicine dall’Egitto, purché siano limitate ai civili nel sud della Striscia di Gaza e non vadano ai terroristi di Hamas”. Si aggrava ancora, di giorno in giorno, il bilancio delle vittime: il ministero della Sanità di Gaza ha affermato che a Gaza sono state uccise 3.478 persone e più di 12.000 sono rimaste ferite, soprattutto donne, bambini e anziani. Dal lato israeliano si parla di oltre 1.400 morti in Israele, la maggior parte civili uccisi durante l’incursione di Hamas il 7 ottobre. Sul fronte diplomatico, mentre il re di Giordania e Guterres sono diretti al Cairo, la Cina ha affermato che “l’attuale priorità è che le parti interessate cessino il fuoco e pongano fine alla guerra il prima possibile, rispettino seriamente il diritto internazionale umanitario e facciano il loro meglio per proteggere i civili e prevenire maggiori disastri umanitari”. La portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese, Mao Ning, ha aggiunto che “la comunità internazionale, in particolare le influenti potenze extraterritoriali, dovrebbe svolgere un ruolo in questo senso”.

Parole confermate dal presidente cinese Xi Jinping nell’incontro a Pechino con il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly, a cui ha detto di voler collaborare per arrivare a “maggiore stabilità” in Medio Oriente. Anche Mosca auspica che continuino i tentativi di dialogo, ma mette in guardia dal gettare le colpe sull’Iran: “Stiamo osservando i tentativi di dare la colpa di tutto all’Iran e li consideriamo piuttosto provocatori. La leadership iraniana, credo, ha assunto una posizione abbastanza responsabile ed equilibrata e ha chiesto di impedire che questo conflitto si estenda all’intera regione e ai paesi vicini”, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov da Pyongyang, secondo Ria novosti.

“Per quanto riguarda la Striscia di Gaza, il rischio che questa crisi si trasformi in un conflitto a livello regionale è piuttosto serio”, ha aggiunto. (di Daniela Mogavero)

M.O., domani riapre il valico di Rafah, sale tensione con Libano

M.O., domani riapre il valico di Rafah, sale tensione con LibanoRoma, 19 ott. (askanews) – Mentre Israele aggiorna il numero di ostaggi in mano ad Hamas, 203 tenuti prigionieri a Gaza, e il conflitto entra nel suo 13esimo giorno, proseguono i raid israeliani sulla Striscia e i lanci di razzi al confine con il Libano, fronte caldo che preoccupa anche Washington. E se sul fronte diplomatico non mancano gli appelli a una tregua e al ritorno alla diplomazia, con l’attesa visita del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in Egitto, sul campo si lavora per la riapertura del valico di Rafah, già da domani, con l’obiettivo di far arrivare a Gaza i necessari aiuti umanitari alla popolazione. Accordo mediato dal presidente americano Joe Biden e annunciato dopo la visita lampo di ieri a Tel Aviv.

Non pubblicamente, ma la Casa Bianca ha esortato Israele a non lanciare una campagna militare contro Hezbollah, mentre Washington lavora per impedire che l’attuale guerra non si estenda oltre Gaza, secondo il Times of Israel che cita due funzionari a conoscenza della questione. Già Axios martedì sera aveva scritto che l’amministrazione Biden sta discutendo la possibilità di usare la forza militare se Hezbollah dovesse unirisi attivamente al conflitto a Gaza e attaccasse Israele con il suo arsenale di razzi. Secondo Cnn, il conflitto sta costringendo a una nuova valutazione delle priorità immediate di politica estera dell’amministrazione Usa, con la realtà che la rinnovata violenza in Medio Oriente occuperà ora la maggior parte del tempo del presidente, almeno nel breve termine. Le ostilità proseguono senza sosta: nella notte, l’esercito israeliano ha attaccato obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano in risposta al fuoco anticarro verso il territorio israeliano e ha condotto un’azione mirata in Cisgiordania in cui sono morti sette palestinesi e decine sono stati arrestati, tra cui un alto funzionario di Hamas in Cisgiordania, Sheikh Hassan Yousef.

A sud della Striscia di Gaza si lavora per riaprire il valico di Rafah e ripristinare le strade: oggi sono stati inviati macchinati appositi per consentire, probabilmente già da domani il passaggio dei primi 20 camion di aiuti. Passaggio autorizzato dopo l’accordo tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il primo ministro Benjamin Netanyahu annunciato da Biden: “Ha accettato di far passare fino a 20 camion per cominciare”, ha detto il presidente americano dall’Air Force One chiarendo, però, che i civili non potranno evacuare da Gaza attraverso Rafah. “Al-Sisi merita un vero elogio perché è stato molto accomodante”, ha detto Biden, aggiungendo che il presidente egiziano è stato “onesto” e “molto collaborativo”. Il presidente americano ha però avvertito sugli aiuti: “Se Hamas li confisca, non li lascia passareà allora finirà” l’apertura del valico. Più di 200 camion e circa 3.000 tonnellate di aiuti sono posizionati presso o nelle vicinanze del valico di Rafah, ha affermato il capo della Mezzaluna Rossa per il Nord Sinai, Khalid Zayed. Dal canto suo Israele, ha fatto sapere che “non ostacolerà” le consegne di cibo, acqua o medicine dall’Egitto, purché siano limitate ai civili nel sud della Striscia di Gaza e non vadano ai terroristi di Hamas”.

Si aggrava ancora, di giorno in giorno, il bilancio delle vittime: il ministero della Sanità di Gaza ha affermato che a Gaza sono state uccise 3.478 persone e più di 12.000 sono rimaste ferite, soprattutto donne, bambini e anziani. Dal lato israeliano si parla di oltre 1.400 morti in Israele, la maggior parte civili uccisi durante l’incursione di Hamas il 7 ottobre. Sul fronte diplomatico, mentre il re di Giordania e Guterres sono diretti al Cairo, la Cina ha affermato che “l’attuale priorità è che le parti interessate cessino il fuoco e pongano fine alla guerra il prima possibile, rispettino seriamente il diritto internazionale umanitario e facciano il loro meglio per proteggere i civili e prevenire maggiori disastri umanitari”. La portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese, Mao Ning, ha aggiunto che “la comunità internazionale, in particolare le influenti potenze extraterritoriali, dovrebbe svolgere un ruolo in questo senso”.

Parole confermate dal presidente cinese Xi Jinping nell’incontro a Pechino con il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly, a cui ha detto di voler collaborare per arrivare a “maggiore stabilità” in Medio Oriente. Anche Mosca auspica che continuino i tentativi di dialogo, ma mette in guardia dal gettare le colpe sull’Iran: “Stiamo osservando i tentativi di dare la colpa di tutto all’Iran e li consideriamo piuttosto provocatori. La leadership iraniana, credo, ha assunto una posizione abbastanza responsabile ed equilibrata e ha chiesto di impedire che questo conflitto si estenda all’intera regione e ai paesi vicini”, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov da Pyongyang, secondo Ria novosti. “Per quanto riguarda la Striscia di Gaza, il rischio che questa crisi si trasformi in un conflitto a livello regionale è piuttosto serio”, ha aggiunto. (di Daniela Mogavero)

Sono almeno 203 gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza

Sono almeno 203 gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas a GazaRoma, 19 ott. (askanews) – Secondo il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, almeno 306 soldati israeliani sono stati uccisi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre e almeno 203 cittadini e soldati israeliani sono tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza.

Nelle ultime 24 ore, le forze armate israeliane hanno condotto raid a Gaza per raccogliere informazioni sulle condizioni degli ostaggi, ha detto Hagari. “Il compito di bonificare l’area non è ancora completato”, ha detto.

Tajani: in Italia non ci sono rischi di attentati, ma bisogna stare allerta

Tajani: in Italia non ci sono rischi di attentati, ma bisogna stare allertaRoma, 19 ott. (askanews) – “In Italia non abbiamo rischi di attentati, non c’è nessun segnale in questa direzione. Ma non possiamo abbassare la guardia, anzi alziamo la guardia per prevenire” possibili rischi e la “sospensione di Schengen, al confine con la Slovenia, ha tempi limitati, lo hanno fatto molti altri paesi europei per la contingenza, per evitare che i terroristi possano infiltrarsi e girare per l’Europa” e attraverso la rotta balcanica “arrivino terroristi che possano colpire il nostro paese o il resto d’Europa”, ha detto a Mattino 5 il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Hamas sta sfruttando propaganda per accendere le masse arabe, sta strumentalizando tutto cercando di rompere qualsiasi dialogo tra Israele e i paesi arabi”, ha detto Tajani ribadendo che secondo le informazioni di intelligence “tutto fa pensare che l’attacco all’ospedale di Gaza non sia responsabilità di Israele”.

Putin: con la Cina rapporti senza precedenti, l’energia è il vettore chiave

Putin: con la Cina rapporti senza precedenti, l’energia è il vettore chiaveRoma, 19 ott. (askanews) – Le relazioni tra Russia e Cina hanno raggiunto un livello senza precedenti e continuano a crescere, il vettore chiave è l’energia, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin rientrato dalla Cina, dove ieri ha partecipato al Forum internazionale sulle vie della seta e ha incontrato l’omologo cinese Xi Jinping.

“La cooperazione energetica tra la Federazione russa e la Cina diventa sempre più attiva e articolata”, ha sottolineato Putin. “Le relazioni di partenariato globale e di interazione strategica hanno raggiunto un livello senza precedenti e continuano a svilupparsi in modo dinamico. Una delle componenti chiave di queste relazioni è la cooperazione energetica, che diventa sempre più attiva e articolata”, ha affermato Putin al quinto Business forum sino-russo riunito a Mosca. Il capo del Cremlino ha sottolineato che “importanti progetti bilaterali vengono realizzati nel settore del petrolio e del gas e nel campo dell’energia nucleare pacifica”.

“Di conseguenza, il volume delle forniture di risorse energetiche russe ai consumatori cinesi sta crescendo. Stiamo sviluppando congiuntamente innovazioni tecnologiche volte ad aumentare l’efficienza dei processi di estrazione, lavorazione e trasporto delle materie prime, oltre a garantire la loro sicurezza ambientale”.

Tajani: “Per neutralizzare Hamas bisogna dare speranza ai palestinesi”

Tajani: “Per neutralizzare Hamas bisogna dare speranza ai palestinesi”Roma, 19 ott. (askanews) – “Nessuno è in grado di fare previsioni, è troppo presto. È inutile far finta di nulla: tutti sappiamo benissimo che Israele ha preparato migliaia di soldati per entrare a Gaza, per colpire i terroristi di Hamas”, dice al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolineando che l’auspicio “è che si costruiscano velocemente le condizioni perché si ritorni a negoziare politicamente. Noi stiamo lavorando a questo” perché “per Israele il modo migliore per neutralizzare il progetto di Hamas è dare una speranza concreta al popolo palestinese”. “Vorrei condividere questa speranza, che da una crisi profondissima possa venire la spinta per un miglioramento – aggiunge – . Ma non possiamo permetterci di essere ingenui: siamo ancora nel pieno della crisi militare. È chiaro che la direzione non può che essere una: andare verso una soluzione che rispetti la sicurezza e le aspirazioni di due popoli. Molti dicono che una soluzione per uno Stato palestinese è ormai praticamente impossibile: non voglio crederci, la volontà politica può offrire ancora soluzioni”. Ma, sottolinea, “anche senza nuove azioni militari Gaza è già un incubo, dobbiamo unirci e prepararci a rispondere a questa emergenza, meglio che in passato”.

M.O., Tajani: “Per neutralizzare Hamas dare speranza a palestinesi”

M.O., Tajani: “Per neutralizzare Hamas dare speranza a palestinesi”Roma, 19 ott. (askanews) – “Nessuno è in grado di fare previsioni, è troppo presto. È inutile far finta di nulla: tutti sappiamo benissimo che Israele ha preparato migliaia di soldati per entrare a Gaza, per colpire i terroristi di Hamas”, dice al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolineando che l’auspicio “è che si costruiscano velocemente le condizioni perché si ritorni a negoziare politicamente. Noi stiamo lavorando a questo” perché “per Israele il modo migliore per neutralizzare il progetto di Hamas è dare una speranza concreta al popolo palestinese”.

“Vorrei condividere questa speranza, che da una crisi profondissima possa venire la spinta per un miglioramento – aggiunge – . Ma non possiamo permetterci di essere ingenui: siamo ancora nel pieno della crisi militare. È chiaro che la direzione non può che essere una: andare verso una soluzione che rispetti la sicurezza e le aspirazioni di due popoli. Molti dicono che una soluzione per uno Stato palestinese è ormai praticamente impossibile: non voglio crederci, la volontà politica può offrire ancora soluzioni”. Ma, sottolinea, “anche senza nuove azioni militari Gaza è già un incubo, dobbiamo unirci e prepararci a rispondere a questa emergenza, meglio che in passato”.

Biden: l’Egitto aprirà valico Rafah. Aiuti a Gaza forse da venerdì

Biden: l’Egitto aprirà valico Rafah. Aiuti a Gaza forse da venerdìRoma, 19 ott. (askanews) – Si partirà probabilmente già da venerdì: dopo l’accordo con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il primo ministro Benjamin Netanyahu gli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza potrebbero iniziare a passare dal valico di Rafah domani, secondo quanto annunciato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden di ritorno da Israele. “Ha accettato di… far passare fino a 20 camion per cominciare”, ha detto Biden dall’Air Force One chiarendo, però, che i civili non potranno evacuare da Gaza attraverso Rafah.

“Al-Sisi merita un vero elogio perché è stato molto accomodante”, ha detto Biden, aggiungendo che il presidente egiziano è stato “onesto” e “molto collaborativo”, ma l’Egitto deve ancora riparare la strada attraverso il confine che è stata distrutta dagli attacchi aerei israeliani, ha aggiunto. Il presidente americano ha però avvertito sugli aiuti: “Se Hamas li confisca, non li lascia passare… allora finirà” l’apertura del valico. Più di 200 camion e circa 3.000 tonnellate di aiuti sono posizionati presso o nelle vicinanze del valico di Rafah, ha affermato il capo della Mezzaluna Rossa per il Nord Sinai, Khalid Zayed. Il presidente americano ha spiegato che l’Onu distribuirà gli aiuti nella Striscia di Gaza e che una seconda tranche sarà possibile a seconda di “come andrà” il primo passaggio.

Le forniture arriveranno sotto la supervisione delle Nazioni Unite, ha confermato il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry alla televisione Al-Arabiya, spiegando anche che gli stranieri e i cittadini con doppia cittadinanza potrebbero essere lasciati passare “a condizione che il passaggio funzioni normalmente e la struttura (di passaggio) sia stata riparata”. Dal canto suo Israele, ha fatto sapere che “non ostacolerà” le consegne di cibo, acqua o medicine dall’Egitto, purché siano limitate ai civili nel sud della Striscia di Gaza e non vadano ai terroristi di Hamas”.

Putin: il quadro si riscalda. E ordina pattuglie Mar Nero con missili Kinzhal

Putin: il quadro si riscalda. E ordina pattuglie Mar Nero con missili KinzhalMilano, 18 ott. (askanews) – “L’atmosfera si sta riscaldando”. Non di meteorologia, ma di politica internazionale sta parlando Vladimir Putin alla fine del suo viaggio in Cina, in ore davvero calde, mentre Joe Biden è in Israele. Dalle forniture dei missili a lungo raggio ATACMS ad altri “errori enormi”, secondo il leader del Cremlino gli Usa “sono sempre più e più coinvolti nel conflitto” ucraino e questo a suo modo di vedere va a sommarsi a quanto “accade nel contesto del conflitto in Medio Oriente”. Putin afferma: gli Usa “hanno preso e portato due gruppi di portaerei nel Mar Mediterraneo”, mossa che Washington ha descritto come manovra di deterrenza ma che il Cremlino evidentementemente legge come altro e alla quale ritiene di dover rispondere. “Non è una minaccia” dice Putin, con la sua usuale flemma, ma, prosegue, “ho dato ordine alle forze aeree di iniziare a pattugliare costantemente lo spazio aereo sopra il Mar Nero”.

Non proprio una mossa regionale. I MiG-31K impiegati per il pattugliamento sono armati di missili Kinzhal, che “hanno un’autonomia di oltre mille chilometri a Mach 9”, spiega lo stesso leader russo. Messaggio agli Stati Uniti e all’intero Medio Oriente, espresso in modo molto diplomatico. Ma il sottotesto abbastanza comprensibile è che la Russia potrebbe prendere di mira qualcosa che si trova sino a mille chilometri con una velocità incredibile. Se tra gli obiettivi potrebbero esserci le portaerei, Putin lo lascia nel non detto. L’atmosfera è più calda soprattutto di quanto sinora emerso dal fronte russo. Tanto più che lo spiegamento americano nel Mar Mediterraneo è stato rafforzato dopo l’attacco palestinese di Hamas contro Israele il 7 ottobre. E fino ad ora c’erano state solo lievi reazioni. Contemporaneamente oggi a Mosca la Duma di Stato, camera bassa del Parlamento russo ha adottato in terza e ultima lettura una legge per il ritiro della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (in inglese: Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty, CTBT). Questo è un altro chiaro messaggio all’Occidente, anche se la lettura da Ovest può essere diversa: passo indietro, segnale di debolezza o addirittura incapacità di cavalcare una vera escalation. Va comunque detto che il 5 ottobre Putin ha esortato la Duma ad apportare il cambiamento per “rispecchiare” la posizione degli Stati Uniti, che hanno firmato ma non hanno mai ratificato il trattato del 1996.

Tra le immagini diffuse di Putin anche una sequenza che abbastanza raramente si è vista del leader del Cremlino: era accompagnato dagli agenti che trasportavano le valigette nucleari (una coi codici, l’altra col bottone) che possono essere utilizzate per ordinare un attacco nucleare. Eppure Putin dice di augurarsi che persino un evento così “tragico” come l’ospedale colpito ieri sera a Gaza, “con centinaia di vittime”, “una catastrofe”, sia “il segnale che questo conflitto si possa finire, o l’inizio perlomeno di contatti o colloqui”.

Putin nelle ore che hanno preceduto il suo viaggio a Pechino ha condotto una vera maratona telefonica con i leader di 5 paesi mediorientali. “Per quello che riguarda le mie impressioni dopo i colloqui con cinque leader della regione,… nessuno, a mio parere vuole la continuazione, lo sviluppo e un approfondimento della situazione”, ha detto Putin. “Qualcuno per qualche motivo non vuole, qualcuno ha paura” ma comunque nessuno è “pronto” al compiere quel passo. Con sullo sfondo la Pechino dell’”amico” Xi Jinping, Putin evidentemente vuole apparire sicuro e rassicurato dalla vicinanza dell’alleato cinese. Tuttavia anche in Russia il passo compiuto da Xi nei confronti di Mosca è definito dai commentatori abbastanza astratto: ha affermato che la Cina sostiene il popolo russo mentre difende la propria sovranità e segue il percorso della rinascita nazionale. Per altri commentatori è un passo molto importante, per quanto piccolo e poco definito. Rispetto alle sempre ambiziose attese russe, che avrebbero voluto da tempo un sostengno più forte, anche sul piano della difesa.

(di Cristina Giuliano)

Biden annuncia che Israele aprirà il valico dall’Egitto a Gaza

Biden annuncia che Israele aprirà il valico dall’Egitto a GazaRoma, 18 ott. (askanews) – “Oggi ho chiesto al governo israeliano di accettare l’ingresso di aiuti umanitari salvavita ai civili di Gaza” e “Israele ha concordato che l’assistenza umanitaria possa iniziare a spostarsi dall’Egitto a Gaza”, ha detto il presidente statunitense Joe Biden annunciando che gli Stati uniti stanno “lavorando in stretta collaborazione con il governo egiziano, le Nazioni Unite e le sue agenzie, come il Programma alimentare mondiale, e altri partner nella regione per far sì che i camion attraversino il confine il prima possibile”.

A fronte della richiesta del presidente Biden, Israele non ostacolerà le forniture umanitarie provenienti dall’Egitto, finché si tratterà solo di cibo, acqua e medicine per la popolazione civile che si trova nel Sud della Striscia di Gaza o che si trasferisce lì, e finché queste forniture non arrivano ad Hamas. Qualsiasi fornitura ad Hamas sarà impedita”: è quanto si legge nel comunicato stampa diffuso dall’ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, al termine dell’incontro con Biden.