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Von der Leyen: dalla Ue 900 milioni per sostenere la Tunisia di Saied

Von der Leyen: dalla Ue 900 milioni per sostenere la Tunisia di SaiedTunisi, 11 giu. (askanews) – Le difficoltà della Tunisia “possono essere superate, è comune interesse rafforzare le relazione e investire in stabilità” per questo l’Ue presenta un “pacchetto in 5 pilastri. Il primo è il rafforzamento dell’assistenza macrofinanziaria, siamo pronti a mobilizzare 900 milioni di euro”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nelle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro con il presidente tunisino Kais Saied.

La Russia esclude ogni possibiità di negoziato sull’Ucraina

La Russia esclude ogni possibiità di negoziato sull’UcrainaMilano, 11 giu. (askanews) – “Ora non ci sono prerequisiti per i negoziati”. La Russia parla di riluttanza dell’Ucraina ad avere un dialogo con la Federazione Russa. Lo ha affermato Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente della Federazione Russa in un video pubblicato sul canale Telegram del giornalista di Rossiya 1 Pavel Zarubin. “Vediamo, ‘A’ la riluttanza del regime (Kiev), ‘B’ l’impreparazione, ‘C’ il mancato permesso al regime da parte dei loro padroni: probabilmente si può dire così senza equivoci diplomatici. Quindi ora non ci sono prerequisiti per i negoziati”, ha detto Peskov.

 

Nuovo attacco con droni iraniani sull’Ucraina, abbattuti 6 Shahed

Nuovo attacco con droni iraniani sull’Ucraina, abbattuti 6 ShahedMilano, 11 giu. (askanews) – Nuovo attacco con droni sull’Ucraina: nella notte le forze russe hanno nuovamente preso di mira il Paese con Shahed-136/131 di fabbricazione iraniana. Lo hanno riferito le forze armate ucraine. Attacchi sulle zone di prima linea delle regioni di Kharkiv e Sumy. Secondo i dati preliminari, le difese aeree ucraine hanno distrutto sei droni d’attacco iraniani. Il tutto mentre il Paese continua a soffrire le conseguenze dell’esplosione alla diga di Kakhovka che ha portato estesi allagamenti, distruzione e morte.

Nella regione di Kharkiv tre droni Shahed hanno attaccato il territorio di un’impresa civile nel distretto di Bogodukhiv. Sul posto è scoppiato un incendio. Dopo la mezzanotte, i russi hanno attaccato anche la comunità di Bilopil, regione di Sumy: un gruppo di quattro droni Shahed ha sorvolato la città di Bilopil. Un edificio amministrativo, i locali dell’istituto scolastico e i locali di produzione sono stati colpiti, hanno fatto sapere le autorità ucraine locali.

Usa, Trump: nel 2024 sfratterò presidente corrotto da Casa Bianca

Usa, Trump: nel 2024 sfratterò presidente corrotto da Casa BiancaRoma, 10 giu. (askanews) – Nel suo primo discorso pubblico da quando è stato incriminato da un gran giurì federale, l’ex presidente Usa Donald Trump ha utilizzato le accuse penali contro di lui per promuovere la sua rielezione. “Il 5 novembre 2024 ci opporremo all’establishment politico corrotto, sfratteremo un presidente totalmente corrotto, Joe Biden, dalla Casa Bianca, e finiremo il lavoro che abbiamo iniziato!” Trump ha detto alla convention del partito repubblicano della Georgia.

“Se non è me che stanno perseguitando, è qualcun altro, e quella persona non sarà in grado di resistere al fuoco”, ha detto. “Perché quel fuoco non si ferma solo con me, quel fuoco continuerà contro qualsiasi conservatore, qualsiasi repubblicano, chiunque diverso da loro, perché vogliono il potere ma in realtà vogliono distruggere il nostro paese. Io credo questo” 

Zelensky ha confermato “azioni di controffensiva” da parte ucraina

Zelensky ha confermato “azioni di controffensiva” da parte ucrainaRoma, 10 giu. (askanews) – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito oggi di “azioni di controffensiva” in corso, rifiutando però di precisare se si tratti dell’attacco preparato da mesi dallo Stato maggiore di Kiev. “In Ucraina si stanno svolgendo azioni di controffensiva e di difesa e non ne parlerò in dettaglio”, ha detto il presidente ucraino in conferenza stampa con il premier canadese Justin Trudeau.

Dal canto suo, Trudeau ha annunciato altri 500 milioni di dollari canadesi (375 milioni di dollari Usa) in aiuti militari all’Ucraina nel corso della sua visita a Kiev. Lo riporta l’emittente canadese Cbc, aggiungendo che il premier non ha fornito dettagli su come saranno spesi i nuovi fondi. Trudeau ha però precisato che il Canada estenderà fino al 2026 la sua missione di addestramento militare e che è pronta ad addestrare i piloti ucraini, insieme ad altri Paesi, all’uso del caccia F-16. Dall’inizio della guerra il Canada ha stanziato oltre 8 miliardi di dollari per l’assistenza all’Ucraina, di cui oltre un miliardo in aiuti militari.

Tajani da domani in Usa, focus sulla Tunisia con Blinken e Georgieva

Tajani da domani in Usa, focus sulla Tunisia con Blinken e GeorgievaRoma, 10 giu. (askanews) – La guerra in Ucraina e, soprattutto, la crisi finanziaria in Tunisia, a cui si collega la questione migratoria che preoccupa, e non poco, il governo di Giorgia Meloni. Saranno questi i due principali dossier discussi dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante la sua articolata missione negli Stati Uniti. Una visita che vedrà impegnato il titolare della Farnesina a Washington da domani, 11 giugno, sino a mercoledì 14 giugno, anche con l’obiettivo di consolidare ulteriormente le eccellenti relazioni bilaterali ed il coordinamento sui principali temi internazionali in vista della Presidenza italiana del G7 nel 2024.

La missione negli Stati Uniti del vicepremier avrà due momenti chiave: l’incontro al dipartimento di Stato con il segretario Antony Blinken e il colloquio con la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva. La bilaterale con Blinken, che ha invitato Tajani nella capitale americana, sarà l’occasione per sottolineare l’importanza strategica del legame transatlantico che da oltre 70 anni rappresenta la stella polare dell’azione esterna dell’Italia. Tajani ribadirà il forte apprezzamento del governo italiano per lo strettissimo coordinamento in seno alla Nato, nel G7 e nel formato Quint su tutti i principali temi internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente, dall’Africa alla Cina e Indo-Pacifico. Al segretario di Stato americano, Tajani chiederà maggiore flessibilità sugli aiuti alla Tunisia e confermerà l’impegno italiano al fianco dell’Ucraina, un’assistenza a 360 gradi sul piano militare, umanitario e per la ricostruzione dei servizi essenziali del Paese, a medio e lungo termine. Il ministro confermerà inoltre il pieno sostegno a tutte le iniziative di mediazione, compresa quella voluta da papa Francesco, purché ambiscano a una pace giusta, che non può prescindere dal rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.Nell’incontro con Kristalina Georgieva, Tajani solleverà soprattutto la questione della crisi finanziaria in Tunisia, che l’Italia considera “preoccupante”. Il ministro si farà portavoce della necessità di un impegno chiaro da parte della comunità internazionale a sostegno del Paese nordafricano, nel pieno rispetto della sua sovranità e calibrando le riforme strutturali alle esigenze sociali della popolazione. In particolare, Tajani ribadirà la necessità di giungere quanto prima all’approvazione definitiva della “Extended Fund Facility” a beneficio del Paese. Il vicepremier informerà la leader del Fmi dei suoi fitti contatti delle ultime settimane con le autorità tunisine e con i principali partner europei ed internazionali, finalizzati a individuare un approccio pragmatico e graduale per il raggiungimento di un accordo fondamentale alla stabilizzazione economica del Paese. “Chiederò a Georgieva di essere più flessibile”, ha precisato il ministro pochi giorni fa.

La proposta italiana è ormai nota: fornire una prima tranche di fondi a Tunisi, attendere le prime – necessarie – riforme – e poi procedere all’erogazione degli altri aiuti finanziari. Il piano di assistenza dell’Ue, che Giorgia Meloni, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte dovrebbero proporre al presidente Kais Saied durante la visita a Tunisi di domani (la seconda in pochi giorni per la presidente del Consiglio), dovrebbe arrivare fino a un massimo di 900 milioni di euro. Ma è il contributo del Fondo a fare la differenza: 1,9 miliardi di dollari che l’organizzazione internazionale ha condizionato a un piano di riforme lacrime e sangue. “Un aut aut è inaccettabile per Tunisi”, ha però avvertito Tajani, che ritiene improponibile ad esempio la revoca dei sussidi per il pane. Il rischio di provocare una rivolta popolare, aggravando ulteriormente la crisi e innescando nuove ondate migratorie verso l’Italia, in questo caso, sarebbe altissimo.Un passo indietro su riforme e diritti da parte degli Usa e del Fondo monetario appare, dunque, il modo più rapido per tentare una conciliazione con l’altrettanto intransigente presidente tunisino. Quest’ultimo, nelle ore immediatamente successive al suo incontro con Meloni di martedì, ha rigettato con un comunicato “i diktat imposti dal Fmi”, chiedendo di contro un annullamento del debito estero tunisino. Una strada che la controparte considera ovviamente impraticabile. Così come altrettanto chiara sembra al momento l’intenzione del presidente Saied di non farsi carico dei migranti partiti dalle sue coste, che non trovano accoglienza in Europa e che potrebbero essere rispediti in Tunisia, Stato che l’Italia, e non solo, potrebbe individuare come “Paese terzo sicuro” nell’ambito dell’accordo sul nuovo Patto sulla migrazione raggiunto dai ministri degli Interni dell’Unione (che dovrà essere approvato dal Parlamento europeo).

La visita di Tajani in Usa sarà anche l’occasione per approfondire la collaborazione bilaterale sul fronte economico e commerciale, tema che sarà al centro del colloquio con la rappresentante per il Commercio americano, Katherine Tai. Gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale dell’Italia fuori dall’Unione europea, e il terzo mercato di destinazione dell’export italiano. L’interscambio commerciale fra i due Paesi è in forte crescita: nel 2022 ha raggiunto i 90 miliardi di euro, facendo registrare un incremento del 38% rispetto all’anno precedente, con un volume di esportazioni italiane pari a 65 miliardi (+32%) e con un saldo commerciale positivo per 40 miliardi. Le principali voci delle esportazioni italiane riguardano macchinari (17%), mezzi di trasporto (16%), articoli farmaceutici (11%), prodotti alimentari (10%), prodotti tessili e abbigliamento (9%).Nel corso della visita, il ministro Tajani rivolgerà inoltre un indirizzo di saluto all’Organizzazione degli Stati americani (Osa) alla presenza del segretario generale Luis Almagro e dei rappresentanti degli Stati membri. Infine si recherà al Congresso per una serie di importanti incontri con leader del parlamento statunitense. Tra questi, lo speaker della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, terza carica nell’ordinamento americano, il presidente della Commissione esteri della Camera dei Rappresentanti, Michael McCaul, e il presidente della Commissione esteri del Senato, Bob Menendez. (di Corrado Accaputo)

 

Ucraina, Gb: forze di Kiev hanno penetrato la prima linea russa

Ucraina, Gb: forze di Kiev hanno penetrato la prima linea russaMilano, 10 giu. (askanews) – Le forze di Kiev hanno penetrato la prima linea russa al fronte. L’ultimo aggiornamento dell’intelligence del Ministero della Difesa del Regno Unito afferma che nelle ultime 48 ore operazioni ucraine “significative” hanno avuto luogo in diversi settori dell’Ucraina orientale e meridionale. Le forze ucraine hanno “probabilmente fatto buoni progressi” e “hanno penetrato la prima linea delle difese russe”, ha aggiunto il Ministero della Difesa. Tuttavia, in altre aree “i progressi ucraini sono stati più lenti”.

“Concentriamo la nostra attenzione su tutte le direzioni in cui sono necessarie le nostre azioni e dove il nemico può subire certe sconfitte” ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo Kiev le forze ucraine in contrattacco sono avanzate fino a 1.400 metri in una serie di sezioni della linea del fronte vicino alla città orientale di Bakhmut nelle ultime 24 ore, ha detto un portavoce militare Serhiy Cherevaty. L’avanzata è l’ultima di una serie di progressi simili riportati questa settimana da Kiev vicino a Bakhmut, che la Russia ha dichiarato di aver completamente preso il mese scorso dopo la battaglia più sanguinosa e più lunga da quando ha iniziato la sua invasione su vasta scala nel febbraio 2022. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la controffensiva ucraina era iniziata, ma senza successo. “Si può affermare con assoluta certezza che la controffensiva è iniziata”, ha detto Putin da Sochi. Ha affermato che ciò è “dimostrato dall’uso di riserve strategiche”.

Il tutto mentre continua l’offensiva russa dal cielo: nella notte le forze russe hanno attaccato Odessa con droni kamikaze Shahed-131/136, secondo i media ucraini. A seguito dell’attacco aereo, i detriti di uno dei droni hanno colpito un appartamento. Tre persone sono morte. Serhiy Bratchuk, capo del Consiglio civico sotto l’Amministrazione militare regionale di Odessa, ha osservato che 26 persone sono rimaste ferite. Tra loro ci sono due bambini e una donna incinta. Secondo le sue informazioni, 8 droni kamikaze e 2 missili russi sono stati distrutti. Un missile ha colpito la costa a Odessa. Tre persone sono rimaste ferite dai detriti e dall’onda d’urto. Intanto l’occidente continua a mostrare sostegno per Kiev. Nella capitale ucraina oggi, a riprova di ciò, è giunto il primo ministro canadese Justin Trudeau, che ha iniziato la sua visita a Kiev deponendo ghirlande al muro della memoria dei “difensori ucraini morti nella guerra russo-ucraina”. Non è la prima visita di Trudeau in Ucraina dall’inizio della guerra su vasta scala. L’ultima volta era giunto l’8 maggio 2022.

Mentre tra Mosca e l’Occidente continuano le ormai troppo profonde spaccature. Il presidente russo Putin “non ha ancora in programma” una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov a Ria Novosti, dopo che lo stesso Scholz oggi ha detto che ha intenzione di parlare con Putin nel prossimo futuro. Parallelamente la situazione umanitaria in Ucraina è “estremamente peggiore” rispetto a prima del crollo della diga di Kakhovka. Lo ha detto il coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths. Griffiths ha affermato che 700.000 persone hanno bisogno di acqua potabile e ha avvertito che le devastazioni delle inondazioni in uno dei granai più importanti del mondo porteranno quasi inevitabilmente a minori esportazioni di cereali, prezzi alimentari più elevati in tutto il mondo e meno da mangiare per milioni di bisognosi.

E l’agenzia ucraina per l’energia nucleare afferma di aver messo in “arresto a freddo” l’ultimo reattore in funzione della più grande centrale nucleare d’Europa come precauzione di sicurezza tra le inondazioni dovute al crollo della diga di Kakhovka. Cinque dei sei reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata dalle forze russe, sono già in uno stato di arresto a freddo.

Trump: rischia fino a 20 anni di carcere per 37 capi d’accusa

Trump: rischia fino a 20 anni di carcere per 37 capi d’accusaRoma, 9 giu. (askanews) – In base all’atto d’accusa, svelato dalle autorità americane, l’ex presidente americano Donald Trump rischia fino a 20 anni di carcere e su di lui pendono 37 capi d’accusa. L’atto di accusa della Procura federale nota poi come Trump avesse accesso “a tutti i documenti riservati più sensibili e a informazioni sulla sicurezza nazionale”.

Nel testo dell’atto d’accusa i pubblici ministeri notano che in qualità di presidente degli Stati Uniti, Trump ha avuto accesso ai “documenti classificati più sensibili e alle informazioni sulla sicurezza nazionale”, comprese le informazioni dell’intelligence e del Dipartimento della Difesa. L’ex presidente e il suo aiutante Walt Nauta dovranno rispondere anche dell’accusa di cospirazione per ostacolare la giustizia, secondo l’atto d’accusa federale: “Lo scopo della cospirazione era che Trump conservasse i documenti riservati che aveva portato con sé dalla Casa Bianca e li nascondesse e celasse a un gran giurì federale”, si legge nell’atto di accusa.

Tra le altre accuse 31 riguardano tra l’altro la conservazione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale, l’occultamento di un documento relativo a un’indagine federale e anche false dichiarazioni. Trump è accusato anche di aver mostrato ad altre persone i documenti riservati in due occasioni: una delle occasioni citata è una riunione del 2021 a Bedminster, nel New Jersey, quando Trump “ha mostrato e descritto un ‘piano di attacco’ che Trump ha detto essere stato preparato dal Dipartimento della Difesa”.

La seconda occasione risale all’agosto o al settembre del 2021 quando l’ex presidente ha mostrato dei documenti a Bedminster a un rappresentante del suo comitato di azione politica: si trattava di una mappa classificata relativa a un’operazione militare. Nel corso del suo mandato Trump ha accumulato materiale fra cui “centinaia di documenti riservati” che venivano custoditi in degli scatoloni di cartone tenute alla Casa Bianca; tra le informazioni secretate si trovavano anche “informazioni riguardanti la difesa e la capacità bellica degli Stati Uniti e di altri Paesi stranieri” nonché “programmi nucleari degli Stati Uniti, documenti sulle vulnerabilità americane e dei loro alleati ad attacchi militari” e “piani per delle possibili rappresaglie”.

Una volta terminato il mandato Trump ha poi portato con sé decine di scatoloni nella sua residenza di Mar-a-Lago, molti dei quali “contenenti documenti riservati che non era autorizzato a trattenere o possedere”. Il materiale in questione veniva tenuto in diversi locali – fra cui un salotto, una stanza da letto e una doccia – in una sede, quella appunto di Mar-a-Lago, che non era stata autorizzata per la custodia di documenti riservati. Quanto al collaboratore di Trump incriminato dalla Procura, Walt Nauta, nel dicembre del 2021 avrebbe trovato dei documenti riservati sparsi sul pavimento di un magazzino di Mar-a-Lago dove si trovavano alcuni degli scatoloni. Nauta avrebbe fotografato i documenti e inviato le immagini ad un altro collaboratore di Trump, spiegando: “Ho aperto la porta e mi sono trovato davanti questo”; almeno una delle foto riportava delle informazioni riservate.

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato Ue

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato UeLussemburgo, 9 giu. (askanews) – Martedì prossimo, 13 giugno, comincerà il negoziato a tre (‘trilogo’) fra i relatori del Parlamento europeo, la presidenza di turno del Consiglio Ue e la Commissione europea sul Patto sull’Immigrazione e l’Asilo, dopo che i ministri dell’Interno dei Ventisette hanno approvato a maggioranza qualificata, ieri a Lussemburgo, la loro posizione (‘approccio generale’) su un testo di compromesso che riguarda i due regolamenti sulle procedure d’asilo (Apr) e sulla gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr).

Il compromesso, adottato con il voto contrario di Polonia e Ungheria e con l’astensione di quattro paesi (Malta, Bulgaria, Slovacchia e Lituania), è molto diverso sia dalla proposta iniziale della Commissione, dell’ormai lontano 23 settembre 2020, che dalla posizione del Parlamento europeo votata in plenaria il 20 aprile scorso (413 voti favorevoli, 142 contrari e 20 astensioni). E questo fa pensare che il negoziato sarà lungo e difficile. Un obiettivo condiviso dalle tre istituzioni è quello di arrivare a un accordo sul testo finale e definitivo entro la fine dell’attuale legislatura del Parlamento europeo (come ha detto ieri il ministro spagnolo dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska Gómez, che assumerà la presidenza del Consiglio Ue in quest’area dal primo luglio), il che vuol dire entro meno di un anno. Una portavoce della Commissione, Dana Spinant, ha ricordato oggi che c’è una ‘roadmap’ legislativa concordata che fissa il mese di febbraio 2024 come scadenza per l’approvazione definitiva del Patto.

Il testo approvato ieri dal Consiglio introduce una serie di novità molto rilevanti, e sebbene appaia anche estremamente complesso da attuare, costituisce senza dubbio una svolta storica nella gestione della politica migratoria, come hanno sottolineato la presidente di turno svedese del Consiglio, Maria Malmer Stenergard (a cui va gran parte del merito del successo della mediazione) e la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, secondo la quale ora ‘è tornata la fiducia’ tra gli Stati membri in quest’area, dopo anni di contrapposizioni e negoziati inconcludenti, bloccati o falliti. L’accordo di ieri è anche una rilevante vittoria per l’Italia, che è riuscita, con il ministro Matteo Piatedosi, a far accettare una lunga serie di modifiche nel compromesso finale, rispetto al testo che era stato presentato dalla presidenza svedese all’inizio del Consiglio.

Piantedosi, alla fine della riunione, si è detto ‘molto soddisfatto’ perché, rispetto ai punti da cui si era partiti, ‘l’Italia ha visto riconoscere dei principi a cui da tempo lavorava, e prima di tutto quello appunto della concreta solidarietà dell’Unione europea sul tema dei migranti, ovviamente attuabile secondo quella che era una mediazione possibile’. Ma, soprattutto, è stata accettata la linea sostenuta dall’Italia rispetto alla possibilità di rimandare i migranti irregolari (in particolare i cosiddetti ‘migranti economici’) nei paesi di transito extra Ue, a condizione che siano ‘paesi sicuri’ dal punto di vista del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale (come la Tunisia), finanziando generosamente questi paesi con accordi di cooperazione con l’Unione, affinché blocchino i flussi in uscita, trattengano i migranti nei campi, e gestiscano anche, eventualmente, i loro rimpatri.

II modello è quello seguito dalla Germania con la Turchia nel 2016, quando Berlino riuscì in questo modo, con l’avvallo dell’Ue, ad arginare la marea di profughi siriani in fuga dalla guerra civile nel loro paese. Un modello che l’Italia potrà ora riprodurre con la Tunisia (così come la Spagna potrebbe farlo con il Marocco). Di questo si parlerà sicuramente nella visita a Tunisi di domenica della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, insieme alla premier Giorgia Meloni e al primo ministro olandese Mark Rutte. Con il testo approvato dal Consiglio viene istituito innanzitutto un meccanismo di ‘solidarietà obbligatoria’, per cui gli Stati membri dovranno scegliere se accettare di ricollocare sul loro territorio di una quota di richiedenti asilo (diversa per ogni paese a seconda del suo Pil e della sua popolazione) arrivati nei paesi di primo ingresso, o se invece fornire un contributo finanziario pari a 20.000 euro per ogni migrante previsto nella propria quota e non ricollocato. Su questo punto l’Italia ha chiesto e ottenuto che il contributo di solidarietà non vada ai paesi di primo ingresso, ma confluisca in un Fondo comune Ue, che deve ancora essere istituto e che sarà gestito dalla Commissione europea. Questo fondo, secondo quanto ha riferito Piantedosi dovrà essere impiegato nella ‘dimensione esterna’ della gestione del fenomeno migratorio, ossia proprio per gli accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti e per il finanziamento delle loro infrastrutture. ‘Abbiamo rifiutato ogni possibile compensazione in denaro, perché non ritenevamo che la dignità del nostro paese potesse mettere in campo soluzioni di questo tipo. Abbiamo voluto che quegli impegni in denaro che dovessero assumere i paesi che non accedono a dei meccansimi di solidarietà diretta (cioè che non vorranno fare i ricollocamenti, ndr) debbano confluire in un istituendo fondo per attuare quello che l’Italia ha voluto e finalmente si realizza: progetti concreti di realizzazione della cosiddetta dimensione esterna, e quindi accordi con i Paesi terzi’, ha spiegato ieri Piantedosi. ‘L’Italia non chiedeva soldi per sé, non accettava compensi per diventare il luogo di trattenimento degli immigrati; questo anche per una questione di dignità della nostra storia. Non volevamo che si facesse della nostra posizione geografica un destino naturale da questo punto di vista’, ha aggiunto il ministro. I compensi finanziari per diventare luogo di intrattenimento degl immigrati andranno invece, ora, alla Tunisia e agli altri ‘paesi terzi sicuri’, da cui transitano i migranti, se accetteranno di entrare in questo tipo di accordi con l’Ue. Il secondo punto più importante dell’accordo è quello, su cui hanno premuto soprattutto i paesi del Nord Europa, della stretta alle misure di registrazione e controllo alle frontiere esterne. I paesi di primo ingresso dovranno registrare entro 24 ore i migranti irregolari in arrivo, e avranno poi 12 settimane per espedire le procedure di concessione dell’asilo, e altre 12 settimane per attuare i rimpatri dei migranti la cui domanda d’asilo non avrà avuto esito positivo. Queste procedure molto più rapide ed efficaci alle frontiere esterne, che richiederanno più mezzi, infrastrutture, personale e finanziamenti a carico dei paesi di primo ingresso (ma con un cospicuo contributo dell’Ue, è stato assicurato), dovrebbero garantire la fine del fenomeno dei cosiddetti ‘movimenti secondari’, ovvero i viaggi all’interno dell’Ue dei migranti non registrati in modo appropriato al loro arrivo, che poi si ritrovano a chiedere l’asilo in altri Stati membri. Il testo del Consiglio chiede che almeno 30.000 migranti in arrivo in arrivo nell’Ue passino attraverso questa procedura alle frontiere accelerata, e questo due volte il primo anno (60.000), tre il secondo (90.000) e quattro il terzo anno (120.000). I numeri sono legati ai posti disponibili nei centri di raccolta dei migranti irregolari in prossimità delle frontiere, che si svuoteranno ogni volta che le richieste di asilo sono accettate o si concludono con le decisioni di rimpatrio, per poi riempirsi nuovamente con i nuovi arrivati. La soglia dei 30 migranti per tutta l’Ue è suddivisa in quote per paese proporzionali al Pil e alla popolazione, e su questa base sono decise anche le quote di migranti che ogni Stato membro dovrebbe accogliere con i ricollocamenti. Questo nuovo meccanismo più stringente alle frontiere esterne (che dovrà comunque riguardare obbligatoriamente tutti i migranti con nazionalità di paesi che hanno meno del 20% del tasso di accoglienza delle domande di asilo) potrà essere sospeso quando la soglia dei 30.000 migranti sarà raggiunta. I paesi di primo ingresso resteranno responsabili dei richiedenti asilo secondo il regolamento di Dublino per due anni, ma per un solo anno per i migranti sbarcati dopo essere stati soccorsi in mare (una richiesta dell’Italia), e per 15 mesi per i ‘migranti economici’, ovvero quelli a cui è stato negato l’asilo. Da notare, infine, che il testo approvato dal Parlamento europeo non contempla la possibilità di rinviare i migranti economici nei paesi di transito ‘sicuri’ e prevede che, per alleggerire la pressione sui paesi di primo arrivo, i ricollocamenti dei migranti a carico degli altri Stati membri siano obbligatori quando si verifichi uno ‘stato’ di crisi (che starebbe alla Commissione europea dichiarare). Questi punti appaiono fin da ora come i più difficili da risolvere nel ‘trilogo’ che comincia ora tra le istituzioni europee.

Il Consiglio Ue ha approvato il Patto su Immigrazione e Asilo

Il Consiglio Ue ha approvato il Patto su Immigrazione e AsiloLussemburgo, 8 giu. (askanews) – Il Consiglio Affari interni dell’Ue ha approvato a maggioranza qualificata il testo di compromesso proposto dalla presidenza di turno svedese sul Patto Ue sull’immigrazione e asilo.

L’Italia ha votato a favore, mentre Polonia e Ungheria si sono espresse contro il compromesso e contro il principio stesso del voto a maggioranza qualificata su una materia che secondo loro avrebbe dovuto essere decisa all’unanimità dai capi di stato e di governo nel Consiglio europeo. Solo quattro Paesi (Malta, Bulgaria, Slovacchia e Lituania) si sono astenuti, gli altri hanno votato tutti a favore.Il testo approvato costituisce ora la posizione comune del Consiglio, che ora su questa base dovrà negoziare con il Parlamento europeo, per arrivare al testo definitivo dei due regolamenti, che riguardano le procedure d’asilo (Apr) e la gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr).  Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato dopo il voto che “l’Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio odierno”.  “In primis – ha affermato il ministro -, abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L’Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa”.  “Abbiamo ottenuto – ha continuato Piantedosi – la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi (dimensione esterna)”.  Inoltre, “nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare ai ricollocamenti, è prevista anche la compensazione dei ‘dublinanti’”.
“Siamo riusciti a ottenere – ha sottolineato ancora il ministro – un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri. Abbiamo, altresì, evitato che venissero poste delle limitazioni che avrebbero escluso alcuni Paesi”.
“Anche i termini di responsabilità del Paese di primo ingresso per i casi Sar (ovvero per i migranti sbarcati dopo il soccorso in mare, ndr) sono stati ridotti grazie al nostro intervento. Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Unione europea”.
“Per quanto riguarda le procedure alle frontiere, su cui l’Italia, a livello nazionale, ha precorso i tempi europei, con le misure introdotte dal Decreto Cutro, siamo riusciti a ottenere la creazione di un sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne”, ha rilevato ancora Piantedosi.
“Abbiamo anche ottenuto una clausola di revisione del sistema dopo un primo test di sostenibilità”, ha aggiunto il ministro, e ha concluso: “È stata, infine, raggiunta anche l’intesa su misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa (anche mediante infrastrutture) delle procedure di frontiera”.