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Continua il negoziato sul Patto Ue su immigrazione e asilo

Continua il negoziato sul Patto Ue su immigrazione e asiloLussemburgo, 8 giu. (askanews) – Il negoziato sul Patto Ue su Immigrazione e asilo continua al Consiglio Ue dei ministri dell’Interno, a Lussemburgo, con un focus particolare sulle condizioni dei rimpatri, dopo che la presidenza di turno svedese ha presentato, nel pomeriggio, un nuovo testo di compromesso in cui sembra aver accolto buona parte delle obiezioni e dei suggerimenti proposti dall’Italia. Il nodo su cui si sta discutendo riguarda la possibilità, per gli Stati membri di primo ingresso, di riportare rapidamente non solo nei paesi di origine, ma anche in quelli di transito i “migranti economici” arrivati irregolarmente alle frontiere dell’Ue (quando risulti abbastanza chiaro che non avrebbero diritto all’asilo), se questi paesi sono ritenuti “sicuri” riguardo al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, come ad esempio la Tunisia.

Il testo proposto dalla presidenza di turno svedese dell’Ue, accogliendo una pressante richiesta del governo tedesco, pone una condizione precisa: che i migranti siano riportati nel paese di transito da cui sono partiti solo se hanno una “connessione”, come ad esempio legami sociali, o di parentela, o una precedente residenza, con quello Stato, (e sempre che si tratti di un “Paese sicuro”). L’Italia respinge fermamente questa condizione, e ha su questo l’appoggio di una parte consistente dei paesi membri. “Riteniamo necessaria una maggiore flessibilità sull’applicazione del principio del Paese terzo sicuro, eliminando l’obbligo di verificare la sussistenza della connessione”, aveva detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel suo primo intervento stamattina al Consiglio. Una posizione ribadita e rafforzata poi questo pomeriggio, quando Piantedosi ha espresso, insieme a una decina di altri colleghi, le sue riserve rispetto al nuovo testo di compromesso della presidenza di turno svedese. “Nell’ultimo testo, rispetto alle mediazioni ultime che avevamo proposto, c’è secondo noi una insufficiente distinzione – ha spiegato il ministro – per quel che riguarda i ‘criteri di connessione’, che escludono la definizione dei ‘paesi sicuri’” in cui rimandare i migranti economici irregolari. In questo senso, ha continuato, “noi avevamo proposto delle specificazioni che ritenevamo ragionevoli” con la possibilità di “attuare iniziative di proiezione esterna”, al di fuori dei confini dell’Ue, ma “pur sempre, consapevolmente, nel rispetto dei diritti fondamentali e e del diritto internazionale. Non abbiamo mai immaginato – ha puntualizzato Piantedosi – che si possa gestire il fenomeno migratorio con accordi con paesi esterni all’Unione europea che potessero presentare problemi di rispetto delle basilari regole del diritto internazionale”.

Tuttavia, ha continuato il ministro, “vedo che tuttora sussiste una affermazione di un ‘principio di connessione’ che escluderebbe” o “limiterebbe fortemente ogni azione in questo senso”. Su questo punto, “manteniamo ferma la proposta di trovare qualche formula che sia più vicina alle ipotesi di mediazione che l’Italia aveva proposto. Altrimenti, pur ringraziando per tutte le mediazioni che sono state sviluppate, anche nella direzione di molti punti che l’Italia aveva proposto e che ritengo importanti, per nboi questo rimane uno dei punti dirimenti per cui abbiamo difficoltà” a sostenere il testo, “se non troviamo una formula ulteriore di compromesso e nella direzione che avevamo proposto”, ha concluso Piantedosi. La mediazione, dunque, continua. Appare abbastanza evidente che la presidenza di turno svedese è intenzionata a sottoporre il testo di compromesso al voto a maggioranza qualificata (con l’inevitabile opposizione della Polonia e dell’Ungheria) solo se avrà la sicurezza di “avere a bordo” anche l’Italia.

Meta lancia Channels, la nuova funzione di messaggistica su WhatsApp

Meta lancia Channels, la nuova funzione di messaggistica su WhatsAppNew York, 8 giu. (askanews) – Meta, società del colosso dei social network Facebook, ha annunciato il lancio di Channels – Canali, una nuova funzione di messaggistica broadcast su WhatsApp, per ampliare le possibilità di conversazione degli oltre 2 miliardi di suoi utenti. Channels è simile a un “servizio di trasmissione privata” in cui le persone e le organizzazioni possono inviare messaggi e aggiornamenti ai follower, separati dai tipi di comunicazioni interpersonali che si verificano tra gli utenti di WhatsApp.

Su WhatsApp, i messaggi dei canali verranno visualizzati in una nuova scheda chiamata Aggiornamenti. Gli amministratori dei Canali possono inviare testo, foto, video, adesivi e sondaggi come conversazioni unidirezionali, a cui gli utenti non saranno in grado di rispondere, ma potranno unirsi a questi Canali tramite link di invito. La nuova funzione potrà essere usata da ONG, istituti di ricerca medica e organismi di fact checking. Il servizio è stato inaugurato in Colombia e Singapore prima di essere lanciato nel resto del mondo. 

New York ancora sotto una coltre di fumo per incendi in Canada

New York ancora sotto una coltre di fumo per incendi in CanadaNew York, 8 giu. (askanews) – Tutti i newyorkesi o quasi hanno iniziato la giornata di giovedì indossando le mascherine per proteggersi dal fumo e dalle polveri che come una coltre stanno ricoprendo New York e tutti gli Stati Uniti centro-occidentali e nord-orientali, a causa degli incendi in Canada. Il National Weather Service (NWS) ha emesso allerte sulla qualità dell’aria per la maggior parte della costa atlantica e ha annunciato che il fumo resterà almeno fino al weekend in attesa dei venti che dovrebbero spostarlo più a Sud.

Il governatore di New York, Kathy Hochul, l’ha definita una “emergenza critica” e ha invitato tutti a restare al chiuso il più possibile. Le partite di baseball sono state cancellate, gli eventi all’aperto sono stati spostati al chiuso e i voli sono stati ritardati. Google e altre imprese hanno consigliato ai dipendenti della East Coast di lavorare da casa per non respirare l’aria fumogena. Sia funzionari del governo che quelli aziendali stanno dicendo alle persone di evitare di respirare l’aria fumosa, che è pesante con il particolato degli incendi infuriati in Canada. L’inquinamento atmosferico di New York, mercoledì, ha toccato i livelli peggiori dal 1960 e le rilevazioni hanno collocato la metropoli, per alcune ore, come il luogo più inquinato del pianeta.

Libri, Jeffrey S. Stephens: abbiamo bisogno più che mai di eroi

Libri, Jeffrey S. Stephens: abbiamo bisogno più che mai di eroiMilano, 8 giu. (askanews) – “Credo che viviamo in un’epoca in cui abbiamo bisogno di eroi più che mai. Ci sono troppe questioni che ci dividono, troppi problemi da risolvere e troppi leader che deludono”. Così Jeffrey S. Stephens, il pluripremiato autore americano, che risponde ad alcune domande di askanews in merito al suo thriller di spionaggio “The Handler”: una storia mozzafiato e una corsa contro il tempo che tiene il lettore incollato al libro sino all’ultima pagina. Un giro del mondo, nel segno della lotta tra il bene e il male, da New York al Pakistan, Parigi, Las Vegas sino al cuore dell’America per contrastare molteplici minacce.

Il romanzo ha per protagonista Nick Reagan, un agente della CIA molto fiducioso, il classico eroe americano che farà di tutto per proteggere il paese che ama: in “The Handler” (Post Hill Press, 2022, disponibile in lingua originale su Amazon.com), Reagan e la sua squadra viaggiano fino ai confini della terra per individuare un terrorista anonimo determinato a scatenare una serie di attacchi contro l’America. “Il personaggio che ho creato, Nick Reagan, si basa in gran parte su un vero agente della CIA che conoscevo da molti anni” dice lo scrittore ad askanews. “Lealtà, integrità e coraggio sono solo alcune delle qualità distintive che ammiro di più, e ho fatto il possibile per infondere in Reagan questi tratti. La storia stessa è più vicina alla realtà della vita moderna di quanto vorremmo. Parte di ciò che ho tentato di ritrarre è che non tutte le persone di una particolare religione o nazionalità sono malvagie o morali. C’è il buono e il cattivo ovunque nel mondo, e spetta a ciascuno di noi scegliere la propria strada. Nel creare Nick Reagan ho scelto il patriottismo, la fiducia e l’affidabilità”. I lettori incontrano per la prima volta Reagan mentre traccia una scia di indizi sino in Cina alla ricerca del “Ghost Chip”, una nuova tecnologia che trasforma i telefoni cellulari in detonatori e che se cadesse nelle mani dei terroristi, sarebbe un’arma troppo pericolosa.

Ancora una volta nei libri di Stephens, un eroe – non un supereroe – ci ricorda dell’epoca in cui viviamo e in cui abbiamo bisogno di sentirci rassicurati. “C’è troppa violenza inutile inflitta ai nostri simili, uomini e donne”, afferma l’autore. “Di fronte alla realtà della minaccia nucleare da affrontare, alcuni consiglieri del presidente John F. Kennedy gli suggerirono di prendere in considerazione un “primo attacco”. Kennedy rifiutò l’idea, dando una risposta che conteneva il livello appropriato di disgusto mentre diceva: “E noi ci definiamo il genere umano”. Rimango fiducioso per il futuro del genere umano, ma abbiamo bisogno di più uomini e donne come Nick Reagan per portare la fiaccola della libertà”. (di Cristina Giuliano)

Diga distrutta, Zelensky a Kherson: è un disastro. L’Aiea lancia l’allarme anche per Zaporizhzhia

Diga distrutta, Zelensky a Kherson: è un disastro. L’Aiea lancia l’allarme anche per ZaporizhzhiaRoma, 8 giu. (askanews) – Case sommerse dall’acqua, di alcune si vedono solo i tetti. Immagini di devastazione quelle pubblicate sui social network dall’amministrazione comunale di Nova Kakhovka, in Ucraina, riprese da una barca, dopo la distruzione della diga nell’area sotto controllo russo. Inondati villaggi e città, compresa Kherson, migliaia di persone sfollate. Ai danni si aggiunge la preoccupazione per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, si teme possa mancare l’approvvigionamento idrico necessario al sistema di raffreddamento dei reattori.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato la regione ucraina allagata di Kherson (la parte sotto il controllo di Kiev) e di aver discusso della situazione, dopo la breccia formatasi per l’esplosione della diga di Kakhovka. “Viaggio di lavoro nella regione di Kherson. Riunione di coordinamento sull’eliminazione delle conseguenze dell’esplosione della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka”, ha scritto sul suo canale Telegram. Secondo Zelensky, “sono state discusse molte questioni operative”, che riguardano la regione, necessarie a causa del “disastro”, tra cui “l’evacuazione della popolazione da potenziali zone alluvionali, l’organizzazione del supporto vitale per le aree allagate a causa dell’esplosione”, nonché “le prospettive di ripristino dell’ecosistema della regione” e riguardo “la situazione militare operativa nell’area del disastro provocato dall’uomo”. Zelensky ha anche affermato che è importante stanziare fondi per risarcire i residenti nell’area che sono stati colpiti dalle inondazioni. Intanto, l’Aiea ha lanciato l’allarme anche per Zaporizhzhia: c’è preoccupazione per l’approvvigionamento idrico della centrale nucleare. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha annunciato che rafforzerà la sua presenza presso la centrale. “La possibile perdita della principale fonte di acqua di raffreddamento dell’impianto complica ulteriormente una situazione di sicurezza nucleare già estremamente difficile e impegnativa”, ha detto il direttore generale dell’agenzia, Rafael Mariano Grossi. Ci sono poi anche le preoccupazioni degli ambientalisti. “Le nuove informazioni di oggi sono che non 150 tonnellate, ma almeno 600 di petrolio sono state rilasciate a causa della distruzione della diga”, spiega Denys Tsutsaiev, attivista di Greenpeace Cee. “Secondo le stime di diversi scienziati, ci vorranno dai tre ai dieci anni perché le diverse specie si riprendano, se alcune di esse riusciranno a riprendersi. Ma probabilmente alcune non saranno in grado di recuperare i numeri precedenti o non si riprenderanno affatto, purtroppo”.

Francia, un uomo ha accoltellato in un parco ad Annecy sei persone, tra cui quattro bambini

Francia, un uomo ha accoltellato in un parco ad Annecy sei persone, tra cui quattro bambiniRoma, 8 giu. (askanews) – Sei persone, tra cui quattro bambini, sono state ferite in un attacco con un coltello ad Annecy, nell’Alta Savoia, da un individuo che è stato arrestato: lo ha appreso Le Figaro da una fonte della polizia. Secondo la fonte, questo individuo ha attaccato bambini e adulti in un parco vicino al lago di Annecy usando un’arma da taglio. Tre dei sei feriti sono in condizioni gravi. L’autore dell’attacco è stato arrestato. Secondo una fonte della polizia, si tratterebbe di un richiedente asilo siriano sconosciuto alle forze di sicurezza locali.

“Diverse persone, compresi bambini, sono state ferite da un individuo armato di coltello in una piazza di Annecy. L’individuo è stato arrestato grazie al rapidissimo intervento delle forze dell’ordine”, così in un tweet Gérald Darmanin, ministro dell’Interno francese.

La diga sul Dnipro distrutta, Ucraina: le inondazioni si estendono per oltre 600 chilometri

La diga sul Dnipro distrutta, Ucraina: le inondazioni si estendono per oltre 600 chilometriMilano, 8 giu. (askanews) – Le inondazioni dalla breccia della diga ucraina di Nova Kakhovka si estendono per oltre 600 chilometri quadrati sulla riva destra del Dnipro, controllata dagli ucraini e sulla riva sinistra controllata dai russi, secondo quanto affermato dal governatore della regione sui canali social ufficiali.

“Il livello medio di inondazione è di 5,61 metri. Seicento chilometri quadrati della regione di Kherson sono sott’acqua, di cui il 32 per cento è la riva destra e il 68 per cento è la riva sinistra”, ha detto Oleksandr Prokudin, governatore ucraino di Kherson, aggiungendo che “nonostante il pericolo e pesanti bombardamenti russi, l’evacuazione dall’area allagata continua”. Prokudin ha detto che la situazione nelle aree controllate dai russi è “estremamente difficile”.

Ucraina, il diplomatico Usa: la distruzione della diga serve ai russi, sapevamo che l’avevano minata

Ucraina, il diplomatico Usa: la distruzione della diga serve ai russi, sapevamo che l’avevano minataRoma, 8 giu. (askanews) – “Sapevamo da tempo che i russi avevano minato la diga di Kakhovka, per essere pronti a farla esplodere, se lo avessero ritenuto utile. Hanno aspettato finora, perché speravano di riconquistare i territori persi nella zona di Kherson. Il fatto che abbiano deciso di farla saltare dimostra che hanno rinunciato all’idea di poter riprendere quelle regioni”. A rivelarlo, in un’intervista a Repubblica, è Kurt Volker, già inviato per l’Ucraina dell’amministrazione Usa.

La distruzione della diga conviene a Mosca per “due motivi”, secondo Volker. “Il primo è creare una distrazione, costringendo Kiev a rispondere all’emergenza umanitaria provocata dall’inondazione. Il secondo è militare, ossia ostruire la controffensiva”. Quelle regioni servono a Zelensky per attaccare la Crimea. “Darebbero agli ucraini la possibilità di avvicinarsi, e quindi colpire con i loro missili Sebastopoli. Però sono stato a Kiev due settimane fa, e parlando con alcune persone, mi hanno detto che il loro piano non era attaccare là, perché il fiume Dnepr è troppo largo e attraversarlo renderebbe le truppe troppo vulnerabili”, commenta l’ex inviato Usa a Kiev. Dopo l’inondazione è comunque ancora possibile colpire la Crimea. “Sì, arrivando da est”, conferma Volker, ma “prima di farlo, però, gli ucraini devono spezzare il ponte di terra che collega la penisola alla Russia”.

Migranti, Scholz: non possiamo lasciare l’Italia da sola

Migranti, Scholz: non possiamo lasciare l’Italia da solaRoma, 8 giu. (askanews) – “Italia, Grecia e gli altri Paesi mediterranei affrontano una sfida enorme, poiché il numero dei rifugiati che arrivano ai loro confini è in aumento. Non possiamo lasciare l’Italia e gli altri Paesi da soli, ma dobbiamo adottare un approccio di solidarietà e responsabilità”. E’ quanto ha spiegato il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un’intervista al Corriere della Sera.

“La Germania da parte sua è particolarmente colpita dall’immigrazione secondaria: lo scorso anno non solo più di un milione di donne e uomini provenienti dall’Ucraina sono fuggiti nella Repubblica Federale, ma anche 230 mila rifugiati provenienti da altri Paesi sono venuti da noi, nonostante non abbiamo un confine esterno dell’Ue”, ha sottolineato il cancelliere tedesco. “Pertanto”, ha aggiunto Scholz, “abbiamo bisogno di una distribuzione solidale di responsabilità e competenza fra gli Stati membri dell’Ue nonché del rispetto degli standard per chi richiede protezione nelle procedure di asilo e di integrazione negli Stati dell’Ue”. Il governo tedesco, ha insistito Scholz, “è fortemente impegnato in una riforma del Sistema europeo comune d’asilo”: “a nostro avviso ciò richiede ulteriori sforzi a livello comunitario per rendere più efficaci il controllo e la protezione delle frontiere esterne, in modo umano e nel rispetto delle regole vigenti. Sulla forma esatta delle proposte, intense discussioni sono in corso a Bruxelles e anche la Germania vi contribuisce”, ha detto.

“Inoltre”, ha insistito Scholz, “proponiamo di lavorare con i Paesi d’origine e quelli di transito per ridurre in modo sostenibile gli arrivi irregolari e consentire invece vie d’accesso legali. Questo non è in contraddizione con la posizione dell’Italia”.

Ue, domani accordo sul Patto su immigrazione probabile al 50%

Ue, domani accordo sul Patto su immigrazione probabile al 50%Bruxelles, 7 giu. (askanews) – Le probabilità che i ministri dell’Interno dei Ventisette trovino un accordo in Consiglio Ue, giovedì a Lussemburgo, sul nuovo Patto comunitario sull’immigrazione e l’asilo, sono “il 50%” rispetto alla prospettiva di un ennesimo nulla di fatto. Lo hanno affermato oggi a Bruxelles fonti qualificate dell’Ue, ridimensionando in parte la visione più ottimistica che aveva espresso ieri la commissaria europea responsabile per gli Affati interni, Ylva Johansson.

“Ci sono grandi possibilità – aveva detto la commissaria – che possa esserci una svolta al Consiglio di Lussemburgo. Dobbiamo ricordare che su questo c’è una situazione per cui il Consiglio per sei o sette anni non è stato in grado di trovare un accordo. Questo è il momento: gli Stati membri sono in una atmosfera costruttiva, penso, per trovare una soluzione. Spero che sarà possibile, in effetti penso che giovedì ce la faranno, perché adesso gli Stati membri sono così vicini nel negoziato. Insomma, se c’è la volontà, ci sarà un accordo”. In ogni caso, è chiaro che non vi sarà un sostegno unanime al testo di compromesso che ha proposto la presidenza di turno svedese del Consiglio Ue. “Se ci sarà l’accordo, non potrà essere approvato che a maggioranza qualificata”, hanno affermato oggi le fonti dell’Ue. Contro le proposte della presidenza ci sono sicuramente almeno due Stati membri, la Polonia e l’Ungheria, mentre delle riserve sono state espresse anche da Repubblica ceca, Slovacchia e Austria.

E non è ancora chiaro quale sia la posizione del governo italiano, che è politicamente vicino alle maggioranze al potere in Ungheria, Polonia e Repubblica ceca. D’altra parte, tuttavia, è evidente l’interesse nazionale dell’Italia, come di tutto il gruppo del “Med 5”, a favore di un sistema che prevede la “solidarietà obbligatoria” degli altri Stati membri nei confronti dei paesi “di prima linea” lungo le rotte migratorie. “Solidarietà obbligatoria” significa che viene lasciata agli Stati membri la scelta tra accettare di ricollocare sul proprio territorio una parte dei migranti irregolari giunti nei paesi di primo ingresso, o fornire, in alternativa, un sostegno operativo e finanziario a quei paesi.

I ministri cercheranno di trovare un accordo sulla traduzione in cifre del sostegno finanziario alternativo ai ricollocamenti, ovvero su quanto dovrà pagare uno Stato membro per ogni migrante che rifiuterà di accogliere. La presidenza di turno svedese del Consiglio non ha voluto fornire ufficialmente indicazioni, ma diverse fonti convergono sulla cifra di 20.000 euro per migrante. In sostanza, ci sarebbe un dispositivo per redistribuire negli altri Stati membri gli arrivi nei paesi di primo approdo, che assegnerebbe delle quote di migranti a ciascun paese, in base a criteri oggettivi e proporzionati (popolazione, Pil, numero di migranti già accolti etc.). Nel caso in cui un paese rifiuti di procedere ai ricollocamenti, dovrà pagare una cifra fissa moltiplicata per il numero di migranti indicato nella quota assegnata.

Secondo la Ylva Johansson “la questione principale nel pacchetto non è quella di avere una distribuzione più equa”, dei migranti irregolari tra tutti gli Stati membri, “ma di avere una politica Ue dell’immigrazione, un sistema unitario per gestire la migrazione insieme, in modo ordinato. Penso che abbiamo imparato la lezione appresa durante gli ultimi anni: che quando agiamo insieme, come ‘Team Europa’, quando ci aiutiamo a vicenda, siamo tutti vincenti”. Anche perché è ormai chiara a tutti la necessità di una politica europea di gestione ordinata dell’immigrazione e dell’asilo, perché nessun paese può farlo da solo. Per la precisione, il Consiglio cercherà di trovare l’accordo sui due capitoli più cruciali e controversi del Patto per l’Immigrazione e l’Asilo, che l’attuale Commissione europa aveva proposto il 23 settembre del 2020, dopo che si era arenata per mancanza di accordo tra gli Stati membri un’altra proposta analoga della precedente Commissione Juncker: il regolamento sulle procedure d’asilo (Apr) e il regolamento sulla gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr). Che cosa è cambiato rispetto ai mesi e agli anni scorsi? Sostanzialmente, una buona parte degli Stati membri, a partire da Germania, Francia e Spagna, sembra ora disposta ad accettare che le decisioni in Consiglio siano prese a maggioranza qualificata, come prevede il Trattato Ue. La presidenza di turno svedese appare determinata a mettere la propria proposta ai voti, e andare poi alla conta (serve almeno il 55% degli Stati membri, che rappresentino il 65% della popolazione dell’Ue). Ciò che non era più stato fatto in quest’area negli ultimi sei-sette anni, dopo la grande controversia scatenata dalla proposta dei ricollocamenti temporanei obbligatori dall’Italia e dalla Grecia, che fu accettata, appunto, a maggioranza qualificata, e poi mai applicata dai paesi che avevano votato contro.