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L’ex consigliere di Putin: la guerra mina il mondo unipolare a guida Usa

L’ex consigliere di Putin: la guerra mina il mondo unipolare a guida UsaMilano, 15 ott. (askanews) – “La guerra tra Israele e Hamas non è organizzata dagli Stati Uniti, ma mina il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti”. Così l’ex deputato russo ed ex consigliere vicino a Putin Sergei Markov sui social. Markov, considerato in passato un “falco” tra l’elite di Mosca, inizia il suo post con l’hashtag #Sfatiamoimiti in russo, riferendosi alle fakenews che circolano sul web in cirilico: “è diffusa la leggenda che siano gli Stati Uniti ad alimentare il conflitto in Medio Oriente tra Israele e gli arabi. E creano un caos controllato per rafforzare il loro potere nel mondo. Questo non è assolutamente vero. Gli Stati Uniti sono interessati ad avere buoni rapporti sia con Israele che con i paesi arabi. Questo è il loro dominio nel mondo. E quando arabi e Israele combattono, il potere americano nel mondo, esso non si rafforza, ma si indebolisce”.

La parole di Markov si inseriscono nella complessa analisi dei rapporti di Mosca con la guerra tra Israele e Hamas, accesa ulteriormente dall’apprezzamento – attribuito a un messaggio di Hamas – per gli sforzi di Vladimir Putin per fermare “l’aggressione” su Gaza. L’analisi ha già visto pareri contrastanti da parte di media occidentali. Da Politico che il 10 ottobre ha messo in luce che “il brutale attacco di Hamas contro Israele è avvenuto il giorno del compleanno di Vladimir Putin” in un articolo intitolato: “Regalo di Hamas a Vladimir Putin”, sino alla Bbc che in una analisi a firma dello storico corrispondente Steve Rosenberg annotava due giorni fa: “Sì, la Russia ha legami con Hamas ed è diventata uno stretto alleato dell’Iran. Secondo gli Stati Uniti, Mosca e Teheran hanno ora una vera e propria partnership di difesa. Ma ciò non significa che Mosca fosse direttamente coinvolta o fosse a conoscenza dell’attacco di Hamas contro Israele”. L’analisi si intitola: “Putin è pronto a trarre vantaggio dalla guerra tra Israele e Gaza”. Nel suo odierno post Markov ha anche aggiunto: “gli Stati Uniti hanno lavorato duramente per ripristinare le normali relazioni tra Arabia Saudita e Israele. E questo attacco di Hamas ha distrutto l’intera combinazione americana. Pertanto, la guerra tra Israele e Hamas non è organizzata dagli Stati Uniti, ma mina il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti”. Da sempre, dal discorso di Monaco del 2007 in poi, Putin contesta quella che chiama visione “unipolare” del mondo, con gli Usa al centro. Ma oggi Putin rappresenta altro, soprattutto dopo i mesi e mesi di guerra in Ucraina, sulla quale molti temono possa distogliere l’attenzione (e le risorse per la difesa di Kiev) il conflitto mediorientale.

Intanto gli Stati Uniti stanno lavorando con Israele e i paesi del Medio Oriente con una complicata azione diplomatica per alleviare la crisi umanitaria a Gaza, mentre l’imminente invasione di terra da parte di Israele minaccia di esacerbare ulteriormente le condizioni in grave deterioramento. Il Segretario di Stato Antony J. Blinken si recherà nuovamente domani in Israele dopo l’ampio tour in Giordania, Qatar, Bahrein, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto cominciato l’11 ottobre. Secondo il dipartimento di Stato Blinken, condanna con la massima fermezza gli attacchi terroristici in Israele e riafferma la solidarietà degli Stati Uniti al governo e al popolo di Israele, con la volontà di coinvolgere i partner regionali negli sforzi per aiutare a prevenire la diffusione del conflitto, garantire il rilascio immediato e sicuro degli ostaggi e identificare meccanismi per la protezione dei civili.

(Di Cristina Giuliano)

Il Consiglio europeo condanna con fermezza gli attacchi di Hamas

Il Consiglio europeo condanna con fermezza gli attacchi di HamasRoma, 15 ott. (askanews) – “I 27 membri del Consiglio europeo sono uniti in una dichiarazione comune che definisce la posizione dell’UE sulla situazione in Medio Oriente. Aspetto con ansia lo straordinario #EUCO martedì prossimo”. Lo scrive su X il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel postando la dichiarazione dei membri del Consiglio europeo sulla situazione in Medio Oriente. “Oggi i membri del Consiglio europeo hanno adottato una dichiarazione che definisce la posizione comune dell’UE sull’evolversi della situazione in Medio Oriente” si legge nel documento. “L’Unione europea condanna con la massima fermezza Hamas e i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in Israele e deplora profondamente la perdita di vite umane. Non c’è giustificazione per il terrore. Sottolineiamo con forza il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale di fronte ad attacchi così violenti e indiscriminati. Ribadiamo l’importanza di garantire la protezione di tutti i civili in ogni momento, in linea con il diritto internazionale umanitario”.”Chiediamo ad Hamas di rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione. Ribadiamo l’importanza di fornire aiuti umanitari urgenti e siamo pronti a continuare a sostenere i civili più bisognosi a Gaza in coordinamento con i partner, garantendo che tale assistenza non venga abusata dalle organizzazioni terroristiche. E’ fondamentale prevenire l’escalation regionale. Rimaniamo impegnati a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati, attraverso sforzi rinvigoriti nel processo di pace in Medio Oriente. Sottolineiamo la necessità di un ampio dialogo con le legittime autorità palestinesi e con i partner regionali e internazionali che potrebbero svolgere un ruolo positivo nel prevenire un’ulteriore escalation”.

Israele attacca dal cielo la Striscia di Gaza prima dell’operazione di terra

Israele attacca dal cielo la Striscia di Gaza prima dell’operazione di terraMilano, 15 ott. (askanews) – Il capo dell’aeronautica israeliana afferma che aerei da combattimento e droni stanno colpendo “aggressivamente” la Striscia di Gaza per eliminare quante più minacce possibili prima che le forze di terra entrino con la loro prevista offensiva. “Stiamo preparando l’arena per un’operazione quanto più efficace possibile. Rimuovere quante più minacce possibili da terra e dal cielo”, afferma Tomer Bar, annota Times of Israel. “Faremo ciò che è necessario, in modo aggressivo, in modo che, se si deciderà di manovrare, consentiremo il miglior ingresso sul terreno che darà alle truppe libertà operativa di azione”, dice Bar.

Sono almeno 12 i giornalisti uccisi nei primi otto giorni della guerra fra Israele e Hamas

Sono almeno 12 i giornalisti uccisi nei primi otto giorni della guerra fra Israele e HamasRoma, 15 ott. (askanews) – Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, nei primi otto giorni della guerra tra Israele e Hamas sono stati uccisi almeno 12 giornalisti e otto sono rimasti feriti. Risulterebbero inoltre scomparsi due giornalisti. “Il CPJ sottolinea che i giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante durante i periodi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra”, ha affermato Sherif Mansour, coordinatore del programma Medio Oriente e Nord Africa del CPJ. “I giornalisti stanno facendo grandi sacrifici in tutta la regione per coprire questo importante conflitto. Tutte le parti devono adottare misure per garantire la loro sicurezza per fermare questo pesante e mortale tributo”, ha aggiunto Mansour.

Sullivan: non possiamo escludere il coinvolgimento dell’Iran nella guerra in Medio oriente

Sullivan: non possiamo escludere il coinvolgimento dell’Iran nella guerra in Medio orienteRoma, 15 ott. (askanews) – Gli Stati Uniti hanno avvertito potrebbe esserci un’escalation nella guerra con il coinvoglimento dell’Iran. In una intervista alla Cbs, Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha spiegato: “Non possiamo escludere che l’Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci per ogni possibile evenienza”, ha detto.

Ci sono scontri a fuoco a Nord di Israele tra il gruppo miliziano Hezbollah sostenuto dall’Iran, nel sud del Libano, e le forze israeliane.

Netanyahu: Hamas pensava che Israele si sarebbe disgregato, ma noi li faremo a pezzi

Netanyahu: Hamas pensava che Israele si sarebbe disgregato, ma noi li faremo a pezziRoma, 15 ott. (askanews) – “Hamas pensa che Israele andrà in pezzi, ma sarà Israele a spezzare Hamas”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu oggi alla prima riunione di gabinetto del governo di emergenza, secondo quanto riporta il Jerusalem Post. “Il governo di emergenza di Israele sta lavorando 24 ore su 24, l’unità israeliana trasmette un messaggio chiaro alla nazione, al nemico e al mondo”, ha detto. “Hamas pensava che saremmo andati in pezzi: noi faremo a pezzi Hamas.”

L’Iran dice che nessuno può garantire il controllo della situazione se Israele invade Gaza

L’Iran dice che nessuno può garantire il controllo della situazione se Israele invade GazaRoma, 15 ott. (askanews) – L’Iran avverte che “nessuno può garantire il controllo della situazione” se Israele invade Gaza Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Habdollahian, ha avvertito da Doha che “nessuno” potrebbe “garantire il controllo della situazione” se Israele lanciasse un’offensiva di terra da Gaza, secondo quanto riporta Afp.

“Se gli attacchi del regime sionista contro la popolazione indifesa di Gaza continuano, nessuno può garantire il controllo della situazione e la prospettiva di un allargamento del conflitto”, ha detto il ministro secondo le dichiarazioni riportate in un comunicato stampa del ministero degli Esteri. Affari.

sraele prepara l’invasione a Gaza, Tajani: la priorità è evacuare gli italiani

sraele prepara l’invasione a Gaza, Tajani: la priorità è evacuare gli italianiRoma, 15 ott. (askanews) – Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avvertito che la “prossima fase” del conflitto con Hamas “sta arrivando” e ieri sera l’esercito israeliano ha confermato che prevede di attaccare la Striscia di Gaza via terra, aria e mare, senza però fornire tempistiche o dettagli. Un’escalation che preoccupa la comunità internazionale, che lavora a una riduzione del conflitto e alla protezione della popolazione civile e dei cittadini stranieri nell’area. La “priorità” del governo italiano è “far uscire il maggiore numero di connazionali dalle zone a rischio”, ha confermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Intanto, “centinaia di migliaia” di abitanti di Gaza stanno fuggendo dal nord verso il sud del territorio dopo che Israele ha avvertito 1,1 milioni di persone sull’opportunità di andarsene prima della prevista invasione di terra. Ma secondo il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, che stamane ha lanciato un nuovo appello alla popolazione a dirigersi oltre il fiume Wadi Gaza, Hamas starebbe cercando di ostacolarne il transito, facendo ricorso a “sistemi energici per impedire in modo attivo questi spostamenti”.

L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha definito questo movimento di massa un “esodo”, esprimendo preoccupazione soprattutto per i malati e i feriti costretti all’evacuazione. Per loro, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, la fuga potrebbe equivalere a una “condanna a morte”. Mentre il Programma alimentare mondiale ha lanciato un allarme per le scorte di cibo in esaurimento nella Striscia: sono sufficienti ancora “per due settimane”, ma il personale del Pam “non ha ancora ricevuto l’ok” a raggiungere la popolazione più bisognosa in questo territorio, che rischia di “morire di fame”, ha reso noto l’organizzazione Onu. Il conflitto, intanto, è entrato nel suo ottavo giorno. Più di 3.600 persone sono state uccise da entrambe le parti, dal giorno di inizio dell’escalation, sabato 7 ottobre. Più di 1.300 persone sono morte in Israele, mentre oltre 2.300 hanno perso la vita nella campagna di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza lanciata a seguito dell’attacco degli estremisti di Hamas. Questa mattina si sono attivate più volte le sirene di allarme nelle località del Sud di Israele e a Tel Aviv, mentre le Forze armate israeliane e lo Shin Bet hanno annunciato di avere assassinato Bilal al-Kadra, il comandante delle forze Nohba, unità di forze speciali di Hamas del battaglione South Khan Yunis, responsabile del raid contro i kibbutz Nirim e Nir Oz di sabato. Secondo l’annuncio, altri agenti di Hamas e della Jihad islamica sono stati uccisi in attacchi notturni a Zeitun, Khan Yunis e Jabaliya. I vertici militari di Israele hanno anche riferito che l’esercito ha attaccato quartier generali e basi militari, dozzine di lanciatori, postazioni anticarro e posti di osservazione appartenenti ad Hamas, per un totale di oltre 100 obiettivi colpiti. Sempre caldo, resta inoltre il fronte occidentale, dove le tensioni di Israele con il movimento sciita libanese Hezbollah appaiono in crescita. Il lancio di missili anticarro dal Libano contro lo Stato ebraico ha ucciso un civile e ferito altre quattro persone; l’esercito ha risposto al fuoco. Le nuove tensioni hanno portato le autorità militari israeliane ad annunciare la chiusura dell’accesso ai civili a un’area di confine di quattro chilometri.

La massima priorità di Israele, ha precisato alla Cnn un portavoce delle Forze armate, è salvare gli ostaggi da Gaza, nonostante le difficoltà legate ai combattimenti in un’area urbana densamente popolata. Facendo riferimento alla “elaborata rete di tunnel di Hamas”, il tenente colonnello Jonathan Conricus ha affermato che gli ostaggi sono “molto probabilmente tenuti sottoterra in varie località”. “È estremamente difficile per qualsiasi esercito moderno combattere in un’area urbana così densa”, ha detto. “Sappiamo che Hamas ha un’elaborata rete di tunnel sia per scopi difensivi che offensivi, il che sicuramente aggraverà la complessità dei combattimenti e siamo preparati per questo”, ha insistito Conricus, precisando: “saremo cauti”. Gli Stati Uniti da parte loro hanno reso noto che stanno inviando una seconda portaerei nella regione “per scoraggiare azioni ostili contro Israele”, suo alleato di lunga data. A Tel Aviv è arrivata una delegazione bipartisan statunitense guidata dal leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, ricevuta dal presidente Isaac Herzog. E domani, lunedì 16 ottobre, gli Stati Uniti inizieranno a evacuare i cittadini americani e i loro parenti stretti da Hebron, in Israele, via mare verso Cipro. Una decisione che giunge parallela allo sforzo diplomatico del segretario di Stato Antony Blinken. Il capo della diplomazia di Washington ha incontrato questa mattina a Riad, in Arabia Saudita, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il colloquio, durato poco meno di un’ora, è stato “molto produttivo”, ha detto Blinken rispondendo a una domanda della Reuters, mentre Salman ha chiesto di fermare gli attacchi ai civili palestinesi e di assicurare “i diritti legittimi” del popolo palestinese e “una pace giusta e sostenibile”. Nel frattempo, la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna è arrivata in Israele ed ha fatto visita, assieme all’omologo Eli Cohen, all’ospedale di Ashkelon. E si sta muovendo anche la diplomazia cinese. L’inviato di Pechino Zhai Jun si recherà in Medio Oriente la prossima settimana per fare pressioni e cercare di ottenere un cessate il fuoco nel conflitto Israele-Hamas e promuovere colloqui di pace, secondo quanto confermato dall’emittente statale cinese CCTV, rilanciata dalle agenzie internazionali. “Le azioni di Israele sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa”, ha avvertito il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. “Dovrebbe dare ascolto agli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale delle Nazioni Unite e fermare la punizione collettiva del popolo di Gaza”, ha spiegato. “Tutte le parti dovrebbero astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che possa aggravare la situazione e dovrebbero tornare al tavolo delle trattative il prima possibile”.

Anche l’Italia continua a lavorare per “fare uscire il maggior numero possibile di italiani dall’area a rischio”, una “priorità” del nostro governo, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Rtl 102.5. “Stanotte sono rientrati i carabinieri che erano a Gerico. Stiamo cercando di far uscire attraverso il passo di Rafah un gruppo di italiani che erano a Gaza. In tutto dovrebbero essere una dozzina, alcuni sono italo-palestinesi. Stiamo lavorando per farli uscire appena ci sarà un accordo tra egiziani e palestinesi”, ha precisato Tajani, ricordando le pressioni diplomatiche esercitate su Paesi terzi che possono avere un ruolo per una de-escalation. “Per parlare con Hamas ci vuole un paese arabo che abbia contatti con questa organizzazione terroristica”, ha spiegato. “Certamente non siamo noi i più indicati. Sono loro, i paesi musulmani, che possono intervenire. Noi possiamo fare pressione su altri, non pressioni dirette su Hamas”, ha insistito, prima di sottolineare che “non ci sono rischi imminenti” di attentati terroristici in Italia. L’attenzione è alta, “non bisogna drammatizzare ma neppure sottovalutare il rischio, perché le cose possono cambiare”, ha concluso Tajani, ricordando che si stanno compiendo “controlli su chi arriva attraverso migrazione regolare e irregolare, per impedire che si infiltrino terroristi”. (di Corrado Accaputo)

La Cina: “Israele ascolti l’Onu e fermi la punizione collettiva”

La Cina: “Israele ascolti l’Onu e fermi la punizione collettiva”Roma, 15 ott. (askanews) – “Le azioni di Israele sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa. Dovrebbe dare ascolto agli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale delle Nazioni Unite e fermare la punizione collettiva del popolo di Gaza”: lo ha detto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, nel colloquio avuto con l’omologo saudita, Faisal bin Farhan, e riportato dal quotidiano cinese Global Times.

“Tutte le parti dovrebbero astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che possa aggravare la situazione e dovrebbero tornare al tavolo delle trattative il prima possibile”, ha aggiunto Wang. Da parte sua, la Cina sta avendo contatti “con tutte le parti per promuovere un cessate il fuoco e porre fine alle ostilità”.

Tajani: in Italia no rischi terrorismo imminenti, ma occhio vigile

Tajani: in Italia no rischi terrorismo imminenti, ma occhio vigileRoma, 15 ott. (askanews) – “L’Italia sta facendo tutto ciò che si deve per garantire la sicurezza dei nostri cittadini, a cominciare da quelli di religione ebraica, nelle sinagoghe, nei luoghi di riunione e nei quartieri con maggioranza di popolazione ebraica, che sono particolarmente sorvegliati e protetti”. E’ quanto ha spiegato oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Rtl 102.5.

Tajani ha confermato che “l’Italia non sottovaluta i rischi” di un eventuale attentato e sta anche procedendo a “controlli su chi arriva attraverso migrazione regolare e irregolare, per impedire che si infiltrino terroristi”. “Certamente c’è un occhio attento e vigile per valutare se ci sono rischi apparenti e non”, ha proseguito Tajani. “L’Italia non ha mai sottovalutato” questo, “ma non ci sono rischi imminenti”, sebbene “le cose possono cambiare”. Comunque, ha concluso il ministro, “non bisogna drammatizzare né sottovalutare: nostre forze dell’ordine sono al lavoro e lo stesso le forze di sicurezza”.