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All’alba attacco con droni su Mosca: “Lievi danni agli edifici”

All’alba attacco con droni su Mosca: “Lievi danni agli edifici”Roma, 30 mag. (askanews) – Mosca è stata presa di mira all’alba da un attacco di droni che ha causato danni “minori” ad alcuni edifici, senza provocare vittime. Lo ha dichiarato il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin.

“Questa mattina, all’alba, un attacco di droni ha causato lievi danni a diversi edifici. Tutti i servizi di emergenza della città sono sul posto (…) Finora nessuno è rimasto ferito gravemente”, ha scritto Sobyanin su Telegram. Per ragioni di sicurezza, i servizi di emergenza hanno evacuato i residenti di due edifici residenziali colpiti da UAV, ha aggiunto il sindaco citato dalla Ria Novosti. “Subito dopo la fine del lavoro dei servizi speciali, i residenti potranno tornare al loro appartamenti”, ha precisato Sobyanin. 

 

Cosa è successo in Kosovo secondo lo Stato Maggiore della Difesa

Cosa è successo in Kosovo secondo lo Stato Maggiore della DifesaRoma, 29 mag. (askanews) – Questo pomeriggio unità di KFOR sono state impiegate nel contenimento di violente manifestazioni nelle 4 municipalità del Nord del Kosovo. Lo riferisce lo Stato maggiore della Difesa, confermando il ferimento di 11 militari italiani della KFOR.

Durante il contrasto delle frange più attive della folla, diversi soldati del contingente italiano appartenenti al 9 reggimento Alpini l’Aquila, hanno riportato ferite da trauma e ustioni dovute all’esplosione di dispositivi incendiari, si legge ancora nel comunicato. Soccorsi dalle unità mediche di KFOR, i militari sono attualmente sotto osservazione del personale sanitario che ne sta accertando le condizioni, comunicato ancora lo Stato maggiore.

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, segue l’evoluzione della situazione per il tramite del Comando Operativo di Vertice Interforze ed esprime vicinanza ai militari feriti e ai loro familiari.

Tajani: 11 soldati italiani feriti in scontri in Kosovo

Tajani: 11 soldati italiani feriti in scontri in KosovoRoma, 29 mag. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un tweet, ha espresso oggi solidarietà a 11 militari italiani feriti negli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara in Kosovo.

“Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione KFOR rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara” ha scritto Tajani. “Tra di loro 11 italiani di cui 3 in condizioni serie ma non in pericolo di vita”, ha scritto ancora il ministro. “I militari italiani – ha proseguito – continuano ad impegnarsi per la pace”.

De Paolis: i crimini di guerra si ripetono con le stesse modalità

De Paolis: i crimini di guerra si ripetono con le stesse modalitàMilano, 29 mag. (askanews) – “Nella congiuntura internazionale nella quale ci troviamo, situazioni di atrocità di crimini di guerra si ripetono con le stesse identiche motivazioni e modalità” rispetto a quanto documentato in passato nella Seconda guerra mondiale. Così, in un colloquio con askanews, Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte Militare di Appello, che racconta attraverso la mostra “Nonostante il lungo tempo trascorso…” parte del lavoro di una vita e una pagina importante della storia recente italiana legata ai crimini nazifascisti commessi in Italia e in altri Paesi sulla popolazione civile e sui militari italiani nell’imminenza e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

L’iniziativa – sino al 25 giugno al Castello Sforzesco di Milano – si svolge sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, racconta pagine di storia ma è anche di stretta attualità rispetto al presente della vicina guerra in Ucraina. “Lo studio del recente passato, l’attenzione che possiamo dedicare alla nostra storia è sicuramente di grande utilità per i giovani, per poter coltivare una vera, reale cultura della pace che possa in qualche modo farli diventare dei cittadini europei, consapevoli dei principi di pace e di democrazia nei quali dobbiamo vivere”, continua De Paolis, considerato uno dei maggiori esperti in Italia in materia giuridica di crimini di guerra della seconda guerra mondiale. L’attenzione della mostra è posta sul profilo giudiziario, anch’esso complesso e ricco di episodi poco noti o addirittura del tutto sconosciuti: i processi penali militari delle Corti Alleate e dei Tribunali Militari Italiani. L’evento è organizzato dallo Stato Maggiore della Difesa e dalla Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello.

“Questi processi – spiega De Paolis che è anche curatore della mostra – sono molto importanti, sia sotto l’aspetto giudiziario, perché trattano di una materia sempre attuale. E sia anche da un punto di vista credo etico, perché ci richiamano al senso di umanità che dovrebbe in qualche modo essere alla base di qualsiasi attività e alla base della nostra pacifica convivenza. Gettano la luce su situazioni che sembrano soltanto apparentemente lontane, ma che purtroppo, sono sempre presenti nella nostra la nostra vita, e credo che possano essere utili ai giovani per aiutarli a maturare nei principi della nostra Costituzione. Principi di libertà e democrazia”. De Paolis, autore anche di un volume dedicato ai più giovani “L’uomo che dava la caccia ai nazisti” (Piemme) per raccontare le indagini su Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema ed altre stragi, attualmente dirige la Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello di Roma. Diede inizio nel 2002 alla grande stagione, conclusasi nel 2013, dei processi legati al rinvenimento nel 1994 del cosiddetto “armadio della vergogna”, contenente 695 fascicoli occultati sulle stragi nazifasciste, che ha permesso di fare giustizia – sebbene a oltre 50 anni di distanza – sulle principali stragi perpetrate dai nazifascisti in Italia dopo l’armistizio.

“Tutta questa vicenda parte da un atto illegale, da un insabbiamento avvenuto nel 1960 di centinaia di fascicoli che riguardavano altrettante stragi ed eccidi di civili e militari durante la Guerra di Liberazione: questo insabbiamento viene alla luce soltanto a metà degli anni Novanta, in maniera casuale, e determina una nuova stagione processuale che per quello che mi riguarda inizia nel 2002 quando divento procuratore militare capo della Procura Militare di La Spezia” racconta de Paolis. “Lì inizio una straordinaria esperienza giudiziaria che mi porta ad istruire quasi 500 procedimenti di indagine e 17 processi per tutte le stragi più sanguinose commesse dopo l’8 settembre del 43 in Italia e all’estero, riesco a ottenere 57 condanne all’ergastolo tra il 2003 e il 2013 e raccolgo una quantità enorme di documentazione, che proviene dagli archivi militari di tutt’Europa; tutta questa questa grande mole di documentazione giudiziaria verrà negli anni successivi scansionata, per essere poi allocata, mi auguro nel prossimo futuro in un centro di documentazione nel quale gli studenti, gli storici o anche gli stessi familiari e le comunità delle località dove sono avvenute le stragi, possano andare a documentarsi e studiare queste vicende che hanno riguardato il nostro paese”.

In Iran al via i processi contro le giornaliste che svelarono l’omicidio di Mahsa Amini

In Iran al via i processi contro le giornaliste che svelarono l’omicidio di Mahsa AminiRoma, 29 mag. (askanews) – E’ iniziato oggi a Teheran il processo contro la giornalista iraniana Elaheh Mohammadi, arrestata dopo aver riportato la morte di Mahsa Amini a settembre. Lo ha reso noto il suo avvocato, Shahab Mirlohi, aggiungendo che la sua assistita, 36 anni, è comparsa in tribunale per la prima udienza del processo che è cominciato a porte chiuse. Il legale ha definito la seduta “positiva”, senza elaborare.

Elaheh Mohammadi, del quotidiano Ham Mihan, è una delle due giornaliste detenute per aver rivelato la morte, avvenuta il 16 settembre, di Mahsa Amini, la giovane donna arrestata dalla polizia morale con l’accusa di aver violato il codice di abbigliamento della Repubblica islamica. La reporter era stata arrestata il 29 settembre dopo essersi recata a Saghez ai funerali e dove si è svolta una delle prime manifestazioni del vasto movimento di contestazione innescato dalla morte della giovane. La sua collega Niloofar Hamedi, 30 anni, del quotidiano riformista Shargh, era stata arrestata pochi giorni prima dopo essersi recata all’ospedale dove Mahsa Amini era in coma prima di morire. Il processo a Hamedi dovrebbe iniziare domani. Le due giornaliste sono state accusate l’8 novembre scorso di “propaganda” contro la Repubblica islamica e cospirazione contro la sicurezza nazionale, reati che comportano la pena di morte.

Spagna, dopo il tracollo elettorale Sanchez gioca d’anticipo: al voto il 23 luglio

Spagna, dopo il tracollo elettorale Sanchez gioca d’anticipo: al voto il 23 luglioRoma, 29 mag. (askanews) – La “valanga conservatrice” alle amministrative di domenica 28 maggio – con dodici comunità autonome su diciasette e diverse grandi città in gioco – ha provocato un terremoto nella politica spagnola, alzando un vento di fine ciclo che ha investito in pieno i socialisti di Pedro Sanchez.

Di qui che il premier abbia annunciato di voler “ridare la parola all’elettorato” già il 23 luglio, per “chiarire quali politiche debbano venire adottate” anche in vista del semestre di presidenza europeo della Spagna. Tradotto, Sanchez ritiene di avere migliori chance di vittoria fra due mesi che non fra sei, alla naturale scadenza del mandato – e malgrado la pesante sconfitta, non è privo di frecce al suo arco. LA SITUAZIONE A SINISTRA

Stando ai sondaggi, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) arrivava alle amministrative con un piccolo vantaggio sulla destra del Partido Popular (Pp) di circa due punti e mezzo, che i risultati hanno di fatto capovolto, tramutandoli in un distacco: 23% ai conservatori e 20,5% ai socialisti, circa 750mila voti. Non è certo un divario incolmabile, considerando che la mobilitazione a destra è stata molto maggiore che non a sinistra, situazione che nelle politiche potrebbe essere quanto meno riequilibrata. Certo Sanchez ha perso la comunità autonoma di Valencia, feudo del PP per decenni riconquistato solo di recente dalla sinistra, quella dell’Aragona e la città di Siviglia – complici non pochi scandali elettorali: ma un altro motivo per anticipare le elezioni è proprio di non lasciare che il nuovo potere locale del PP si sedimenti e si trasformi in un assedio lungo e logorante al governo.

Una terza ragione infine sta nella composizione dell’”altra sinistra”, parte integrante di quella mobilitazione elettorale si cui Sanchez ha assoluto bisogno se vuole rimanere alla Moncloa, e la cui assenza spiega in buona parte il risultato di ieri: Podemos ha subito una dura sconfitta, ma Sumar – la formazione guidata dalla vicepremier Yolanda Diaz – alle amministrative non concorreva. Una loro eventuale alleanza alle politiche, per la quale dopo l’anticipo del voto la legge elettorale concede ora appena dieci giorni, potrebbe raccogliere un margine di voto decisivo; se non dovesse accadere, per il Psoe si farebbe più difficile ma in compenso riacquisterebbe comunque l’egemonia a sinistra.

LA SITUAZIONE A DESTRA Per il leader del PP, Alberto Nuñez Feijoo, la notte delle amministrative sembrerebbe aver portato solo buone notizie; la riconquista di Valencia, l’estinzione di Ciudadanos risucchiato in toto dalla casa madre, il sorpasso dei voti ai danni del Psoe.

Eppure non manca qualche spina, interna ed esterna a un partito il cui obbiettivo primario – come del resto per i socialisti – è tornare al bipolarismo di una volta. In molte comunità autonome e consigli comunali il PP potrà governare solo con l’appoggio dell’estrema destra di Vox: un fattore che mette a rischio quel moderantismo che Nuñez Feijoo ritiene decisivo per riconquistare il voto centrista.

Cedere a Vox significherebbe irrobustirne la presenza – allontanando l’obbiettivo dell’egemonia a destra – mentre rinunciare al suo contributo vanificherebbe il risultato elettorale. Ma anche all’interno del partito la riconferma di Isabel Diaz Ayuso a Madrid – con la maggioranza assoluta – getta un’ombra pericolosa sulla leadership di Nuñez Feijoo, che invece di poter cuocere a fuoco lento l’esecutivo ora avrà solo due mesi di tempo per decidere quale strategia politica elaborare.

BARCELLONA

Detto di Madrid, saldamente in mano alla destra, e della perdita di Siviglia, Barcellona rappresenta l’unica buona notizia per la notte elettorale socialista: anche se la vittoria è andata ai conservatori catalanisti di Junts, il complesso gioco delle alleanze potrebbe infatti portare al Comune il candidato del Psc, Collboni.

Ma anche in questo caso l’anticipo delle elezioni spariglia le carte: le due faglie della politica catalana, destra-sinistra e indpendentisti e non, infatti non coincidono e a decidere quale sarà l’orientamento toccherà ora alla sinistra indipendentista di Erc. Se quest’ultima sceglierà per le politiche un fronte indipendentista allora dovrà permettere l’investitura del candidato di Junts, ipotesi fino a ieri impensabile dati i pessimi rapporti fra i due partiti; altrimenti, dovrà favorire i rivali socialisti sia dentro che fuori dalla Catalogna, a rischio tuttavia di perdere consensi.

Le “parole d’autore” più usate nella lingua italian secondo Babbel

Le “parole d’autore” più usate nella lingua italian secondo BabbelRoma, 29 mag. (askanews) – La lingua italiana è considerata da molti una delle più espressive e musicali al mondo, al cui fascino contribuisce l’apertura verso gli influssi provenienti da altre lingue e culture, nonché la ricettività nei confronti di innovazioni linguistiche e neologismi. La sua storia plurisecolare e i numerosi punti di contatto con altri sistemi linguistici, infatti, hanno portato alla formazione di una lingua ricca di prestiti e di termini dall’etimologia complessa, tra cui anche diversi vocaboli curiosi introdotti da personaggi celebri particolarmente creativi nell’uso del linguaggio.

Sono molti i termini e le espressioni idiomatiche, spiega una nota, la cui origine è riconducibile all’estro di poeti, scrittori, giornalisti — ma non solo. Per celebrarne la varietà, gli esperti di Babbel, la piattaforma per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live, hanno identificato ed analizzato alcuni degli esempi più iconici. Vengono spesso chiamate “parole d’autore”, secondo una definizione elaborata dal linguista Bruno Migliorini negli anni ’70, le parole e i modi di dire coniati da persone note. In particolare, tale etichetta si presta bene a descrivere il lessico generato dai grandi della letteratura: da Dante a D’Annunzio, ecco alcuni dei loro contributi più significativi.

Tra i più celebri e prolifici nella creazione di nuove parole vi è, senz’altro, Dante Alighieri, spesso ricordato come il “padre” della lingua italiana. In particolare, a lui si devono alcuni modi di dire originali, come ad esempio l’espressione “non mi tange”, utilizzata per dichiarare la propria superiorità in relazione alla situazione affrontata: tale frase veniva originariamente pronunciata da Beatrice durante la sua discesa all’Inferno per sottolineare il suo distacco, in quanto creatura divina, dall’ambiente circostante. Altra espressione ormai di uso comune, impiegata soprattutto con un’accezione ironica, è l’incipit “galeotto fu”, seguito dalla menzione di un evento, un oggetto o un individuo che favorisce l’amore tra due persone. Nel canto della Divina Commedia dedicato agli amanti Paolo e Francesca, il verso “galeotto fu’l libro e chi lo scrisse” fa riferimento, in realtà, al nome proprio di uno dei personaggi del Lancillotto — Galeotto — ricordato per aver spinto Ginevra tra le braccia del protagonista. Allo stesso modo, la storia d’amore clandestina che lega i due prende il via proprio con la lettura di un passo dello stesso romanzo. Per antonomasia “galeotto” si può intendere ormai anche come sinonimo di “intermediario d’amore”. “Termini come “galeotto”, “dongiovanni” o anche il felliniano “paparazzo” vengono chiamati in linguistica deonomastici. Si tratta di nomi comuni derivanti da nomi propri, spesso adoperati nel linguaggio di tutti i giorni senza tener conto del loro significato originario: la lingua italiana ne è piena”, ha commentato Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel.

Un esempio paradigmatico di “deonomastico”, suggerisce il linguista, è senz’altro il termine “azzeccagarbugli”, utilizzato per definire un avvocato di poco conto o che pensa ai propri interessi. La popolarizzazione di questa espressione, probabilmente un’italianizzazione del milanese “zaccagarbùj”, si deve al noto avvocato, personaggio di dubbia moralità, de “I Promessi Sposi” (anche se attestata già in Machiavelli). Un altro importante contributo manzoniano è poi la frase, pronunciata da uno dei bravi a proposito dell’unione di Renzo e Lucia: “questo matrimonio non s’ha da fare”. Oggi l’espressione “non s’ha da fare” è usata per descrivere una situazione che non si verificherà. Non tutti sanno che le parole d’uso comune “scudetto” e “tramezzino” si devono all’inventiva del Vate. Secondo la leggenda, il primo termine, che oggi designa il distintivo tricolore applicato sulle maglie della squadra che vince il campionato, dovrebbe la sua fortuna ad un commento di D’Annunzio ad una partita di calcio organizzata durante l’occupazione di Fiume in occasione della quale avrebbe notato il triangolino di stoffa apposto sulla divisa dei giocatori. Il nome “tramezzino”, invece, sarebbe stato coniato dal Poeta per descrivere un tipo di panino farcito assaggiato nel 1925 a Torino; si tratterebbe di una rielaborazione del termine architettonico “tramezzo”, utilizzato per descrivere un elemento posto tra altri — così come la farcitura tra due fette di pancarrè — venuto ad indicare anche, in quegli anni, una “pausa merenda” tra colazione e pranzo, non potendo usare la parola inglese “snack”.

A partire dal 1923, il regime fascista mise in atto una politica di “italianizzazione” forzata in virtù della quale fu introdotta una grande quantità di neologismi con l’intento di contrastare la diffusione dei cosiddetti “forestierismi”, parole di origine straniera entrate a far parte del linguaggio comune. Tra le parole frutto di tale operazione ancora in uso al giorno d’oggi si ricordano, oltre a “tramezzino” (che altrimenti si sarebbe potuto chiamare anche “sandwich”), “tavola fredda” per “buffet”, “autista” per “chauffeur” e “pellicola” per “film”; meno longevi, invece “bevanda arlecchina” per “cocktail”, “arzete” per “cognac” e “torpedone” per “pullman”. Non sono tutte di origine “autoctona” le “parole d’autore” in uso nella lingua italiana. Si ricorda , ad esempio, la parola “robot”, coniata a partire dalla parola slava “robota” — traducibile come “lavoro pesante” — dal drammaturgo ceco Karel Capek per descrivere gli automi protagonisti di una delle sue opere più celebri, R.U.R.; la locuzione “radical chic” è stata invece inventata negli anni ’70 dal giornalista statunitense Tom Wolf con il fine di criticare l’ipocrisia di certi membri dell’élite “impegnata” di New York: il termine “radical” si rifà infatti all’attitudine di una corrente politica rivoluzionaria ed anticapitalista, mentre “chic” ammicca a quell’eleganza ostentata tipica della borghesia.

La nascita della parola “pandemonio”, invece, utilizzata comunemente per descrivere uno stato di grande disordine e confusione, si dovrebbe al poeta londinese John Milton, il quale ha tratto dall’unione del greco “pân”, ‘tutto’, e “daimónion”, ‘demonio’, il nome della città popolata dai demoni descritta nel poema “Paradiso perduto”. Si deve, invece, al suo concittadino Tommaso Moro il termine “utopia”, con cui l’umanista battezzò l’isola immaginaria dotata di una società ideale protagonista del libro omonimo pubblicato nel 1516: oggi la parola, derivata dall’unione delle voci greche “u”, ‘non’, e “tópos”, ‘luogo’, viene usata per definire l’oggetto di un’aspirazione difficilmente — o non affatto — realizzabile.

Non mancano i neologismi inventati o resi popolari da personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport. Tra i più simpatici, Babbel ha incluso: “Carrambata” e “Carramba, sorpresa!”: Raffaella Carrà ha lasciato un segno indelebile nella cultura pop italiana ed internazionale, ma non solo: si è anche guadagnata un posto nella storia della lingua italiana. Il termine “Carrambata” e l’espressione “Carramba, che sorpresa” riprendono uno dei suoi programmi televisivi degli anni ’90 più celebri ed indicano un incontro inaspettato con persone con le quali si erano persi i contatti o che non ci si aspettava di rivedere;

“Goleador”, “centrocampista” e “contropiede”: questi termini, ormai d’uso comune nel linguaggio sportivo e non, sono tutte invenzioni del famoso giornalista sportivo Gianni Brera, conosciuto per essere il “paroliere” del calcio italiano. Il primo termine, che significa “un calciatore che segna molti gol”, deriva dal verbo spagnolo “golear” (letteralmente “segnare gol”) ed è ispirato al termine “toreador” (“torero”). “Centrocampista”, invece, si riferisce al ruolo dei calciatori che giocano nella parte centrale del campo; “contropiede” è utilizzato sia in gergo (si tratta di un rovesciamento di fronte improvviso), sia nella lingua di tutti i giorni: “prendere qualcuno in contropiede”, infatti, significa coglierlo alla sprovvista, sorprendendolo in un momento critico. “Interrogarsi sull’origine di questa tipologia di neologismi può costituire una preziosa occasione per avvicinarsi, da una nuova prospettiva, anche alla lingua che si sta imparando” ha commentato Gianluca Pedrotti di Babbel.

Spagna, il premier Sanchez annuncia le elezioni anticipate: saranno il 23 luglio

Spagna, il premier Sanchez annuncia le elezioni anticipate: saranno il 23 luglioRoma, 29 mag. (askanews) – All’indomani delle elezioni amministrative che hanno visto la sconfitta del Psoe, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato elezioni anticipate, che si terranno il prossimo 23 luglio.

In una dichiarazione rilasciata da La Moncloa, Sanchez ha dichiarato: “È necessario che il popolo spagnolo chiarisca le politiche che devono essere attuate e le forze che devono attuarle. La cosa migliore è che gli spagnoli prendano la parola per definire il percorso politico del paese”.

Kiev sotto attacco: diverse esplosioni nella capitale ucraina. Il sindaco: restate nei rifugi

Kiev sotto attacco: diverse esplosioni nella capitale ucraina. Il sindaco: restate nei rifugiRoma, 29 mag. (askanews) – Difesa aerea di nuovo in azione a Kiev. Lo riporta il Kiev Independent, riferendo di “diverse esplosioni” udite nella capitale ucraina attorno alle 11 ora locale. “Esplosioni in città! Nelle aree centrali. Rimanete nei rifugi”, ha scritto su Telegram il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko.

La capitale ucraina era già stata sottoposta a massicci bombardamenti nelle notte e nella notte e nelle prime ore della mattina, in quello che è stato il 15esimo assalto della Russia alla capitale dell’Ucraina nel mese di maggio. Più di 40 missili e droni sono stati già abbattuti su Kiev nelle prime ore di oggi. La Russia sta cercando di esaurire le difese aeree del paese con l’aumento degli attacchi, ha detto Serhiy Popko, capo dell’amministrazione militare della città, aggiungendo: “Il nemico sta cercando di mantenere la popolazione civile in profonda tensione psicologica”.

Turchia spaccata, Erdogan vince le elezioni ma non trionfa: “Ora stiamo uniti”

Turchia spaccata, Erdogan vince le elezioni ma non trionfa: “Ora stiamo uniti”Roma, 29 mag. (askanews) – “Ringrazio ogni persona del nostro popolo che ancora una volta ci ha dato la responsabilità di governare il Paese per altri cinque anni. Dovremmo essere uniti e solidali. Lo chiediamo con tutto il cuore. Non siamo gli unici vincitori. La Turchia è il vincitore. La nostra nazione con tutti i suoi segmenti è il vincitore. La nostra democrazia è il vincitore”. Recep Tayyip Erdogan celebra così, davanti al palazzo presidenziale di Ankara, la vittoria al ballottaggio su Kemal Kilicdaroglu, che gli consentirà di proseguire il suo mandato da presidente, il terzo consecutivo. Una vittoria che però non può soddisfare totalmente il leader turco, che avrà ora il compito di compattare i ranghi di un Paese che per larga parte ha scelto di manifestare il suo dissenso.

E il richiamo all’unità che il presidente ha indirizzato al termine di una giornata tesa a un Paese sostanzialmente spaccato, che gli ha parzialmente voltato le spalle, ha proprio questo obiettivo. Le grandi città, Istanbul e Ankara in testa, e le regioni costiere hanno scelto di sostenere il suo avversario, mentre Erdogan ha fatto il pieno di voti nelle aree rurali e centrali del Paese. Di certo, brucia e non poco, soprattutto la sconfitta nella città sul Bosforo, di cui in passato è stato sindaco. Con il 99,85% delle schede scrutinate, Erdogan ha ottenuto il 52,16% dei voti, contro il 47,84% di Kilicdaroglu. Il presidente del Consiglio elettorale supremo del paese Ahmet Yener ha già concesso ufficialmente la vittoria al capo di Stato uscente, riferisce l’agenzia Anadolu. “In una delle elezioni più importanti della nostra storia politica multipartitica, la nostra nazione ha preso la sua decisione a favore del ‘Secolo della Turchia”, ha commentato Erdogan. “Nel primo turno delle elezioni, la nostra nazione aveva già dimostrato la sua preferenza cedendo la maggioranza dei membri della Grande Assemblea nazionale turca all’Alleanza popolare”. Adesso è già tempo di riflettere su come dialogare con l’altra metà del paese, quella che non gli ha consentito di ottenere il “trionfo” sperato. Erdogan ha già promesso di dedicare tutto il suo tempo e le sue energie al lavoro, al servizio di un Paese, che attraverso le urne gli ha lanciato un monito. Così il presidente si è impegnato a guarire le ferite dei terremoti del 6 febbraio, “il disastro del secolo”, a ricostruire le città demolite dal sisma, ad affrontare i problemi causati dall’inflazione, la priorità “più urgente”, ad implementare un sistema che ridurrà i prezzi dei fattori di produzione nell’agricoltura e nel bestiame, ad aumentare il reddito dei produttori e facilitare l’accesso dei consumatori. Sul ritorno volontario dei rifugiati siriani, inoltre, Erdogan si è impegnato per un nuovo progetto di reinsediamento, in collaborazione con il Qatar, che possa assicurare il ritorno di un milione di persone in pochi anni.

L’inflazione alta è certamente uno dei motivi che hanno pesato sul calo dei consensi per Erdogan nelle zone costiere e nelle grandi città. Ad un tasso annuo di quasi il 44%, pesa sulla vita di tutti i cittadini. Il costo del cibo, degli affitti e di altri beni di uso quotidiano è aumentato vertiginosamente, aggravato dal rifiuto di Erdogan di osservare una politica economica ortodossa e di aumentare i tassi di interesse. La lira turca ha toccato minimi storici rispetto al dollaro e la banca centrale ha faticato a soddisfare la crescente domanda di valuta estera. Intanto sono già arrivate le congratulazioni di leader politici e capi di Stato stranieri. Dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dal presidente del Venezuela Nicolas Maduro a quello del Brasile, Inacio Luiz Lula da Silva, fino al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, tutti si sono detti pronti a lavorare con Erdogan e il suo paese per rafforzare la cooperazione e raggiungere la pace globale. Il presidente degli Stati uniti Joe Biden ha detto nella notte italiana d non avere ancora parlato con Erdogan, ma si è congratulato su Twitter. Tra i primi messaggi arrivati, invece, figurano quelli del presidente russo Vladimir Putin, di quello ucraino Volodymyr Zelensky, del primo ministro britannico Rishi Sunak e del presidente francese, Emmanuel Macron.