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Putin al sosia che gli fa la domanda: “così posso parlare solo io”

Putin al sosia che gli fa la domanda: “così posso parlare solo io”Milano, 14 dic. (askanews) – “Parlare così posso solo io”. Così il presidente russo Vladimir Putin ha reagito a una domanda proposta durante la “linea diretta” sulla tv russa, da un suo doppio in video proposto da un “cittadino russo di San Pietroburgo”, chiaramente un deepfake raffigurante il presidente della Federazione Russa. “Questo è il mio primo sosia”, ha detto Putin. “Ho pensato e deciso che solo una persona avrebbe dovuto parlare come me con la mia voce, e quella persona devo essere solo io”, ha scherzato il presidente russo, dando seguito alle molte speculazioni sui suoi sosia.

Poi il leader russo ha risposto a una domanda di una bambina, Arina, che gli chiedeva se un robot potesse sostituire i suoi cari, e le ha assicurato che “sicuramente nessuno può sostituire la nonna”.

L’Ue chiede informazioni a Apple e Google su App Store e Google Pay

L’Ue chiede informazioni a Apple e Google su App Store e Google PayRoma, 14 dic. (askanews) – La Commissione europea ha recapitato una richiesta formale di informazioni a Google e Apple sulla base del nuovo di Digital Services Act (Dsa), in merito a come abbiano “diligentemente identificato qualunque rischio sistemico” riguardo ai rispettivi sistemi App Store e Google Pay. Lo riferisce lo stesso organismo comunitario con un comunicato.

Allo scopo di assicurare maggiore sicurezza per gli utenti, la Commissione, si legge, chiede anche di ricevere maggiori informazioni su l’attuazione, da parte dei sistemi App Store e Google Pay delle regole applicate ai mercati online e alla trasparenza correlata a pubblicità online. I due giganti teologici hanno tempo fino al 15 gennaio per fornire le informazioni richieste. In base alle loro risposte la Commissione “valuterà i prossimi passi. Questo potrebbe comportare l’apertura di procedure formali in base all’articolo 66 del Dsa”, che potrebbero implicare anche eventuali sanzioni, conclude la nota.

Metsola: è un vertice storico, l’allargamento è un win-win per tutti

Metsola: è un vertice storico, l’allargamento è un win-win per tuttiBruxelles, 14 dic. (askanews) – “Quello di oggi è un vertice storico del Consiglio europeo. Abbiamo visto un’unità senza precedenti durante la pandemia e dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Per quanto riguarda l’allargamento, è molto chiaro che si tratta di una situazione win-win per tutti. L’Ucraina dovrebbe ricevere il sostegno morale, politico e finanziario che merita e di cui tutti noi abbiamo bisogno per la nostra sicurezza. Lo stesso vale per la Moldova, la Georgia e la Bosnia Erzegovina”. Lo ha detto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles. Sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale, ha aggiunto, “dobbiamo essere realisti, il gap non è grande e penso che possiamo trovare una soluzione. Dobbiamo parlare anche della competitività, di cui non parliamo abbastanza”. Per Metsola serve anche un’intesa sul dossier migranti, perchè “non possiamo andare alle elezioni europee senza un accordo sulle migrazioni”.

Tajani: Draghi può fare tutto, ma è prematuro indicarlo

Tajani: Draghi può fare tutto, ma è prematuro indicarloRoma, 14 dic. (askanews) – “Credo che non si debba tirare Draghi per la giacca. Draghi è un personaggio di grande spessore, è stato un eccellente presidente della Bce, è stato presidente del Consiglio sostenuto anche dal mio partito. Draghi può fare qualsiasi cosa, ma mi pare prematuro indicarlo e metterlo in contrasto con altri. Conoscendo Draghi, non credo che voglia entrare a gamba tesa in una competizione. Mi sembra più una boutade, idee e indiscrezioni. L’Italia farà le sue scelte e indicherà il proprio commissario”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Bruxelles per la riunione del Ppe in occasione del Consiglio europeo.

L’indicazione di Mario Draghi agli apici delle istituzioni comunitarie al momento “mi sembra più una boutade, indiscrezioni, idee”, ha spiegato Tajani, sottolineando che dopo le Europee “bisognerà trovare i giusti accordi per garantire stabilità e governabilità all’Unione europea così come è stato fatto in passato”. “Sono sicuro che troveremo la giusta soluzione e che l’Italia sarà protagonista e avrà dei rappresentanti di alto livello – ha aggiunto il ministro degli Esteri -. Questo deve rassicurarci e farci sentire tranquilli su quelle che saranno le istituzioni europee nei prossimi cinque anni”.

Slitta l’avvio del Consiglio Ue, Michel vedrà Orban per cercare l’intesa

Slitta l’avvio del Consiglio Ue, Michel vedrà Orban per cercare l’intesaBruxelles, 14 dic. (askanews) – Slitta di un’ora, alle 10.30, l’avvio del Consiglio europeo stamani a Bruxelles.

Prima dei lavori il presidente del Consiglio Charles Michel vedrà il premier ungherese Viktor Orban, per discutere dei ‘nodi’ da sciogliere, in particolare della posizione ungherese contraria all’apertura dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Anche oggi, in un’intervista, Orban ha ribadito che “l’Ucraina non è realmente in grado di avviare negoziati, ma a causa della guerra, per ragioni geostrategiche, diciamo politiche, dobbiamo avviare i negoziati con loro. Penso che sia un errore. Questo è un errore, stiamo distruggendo l’Unione Europea”. All’incontro parteciperanno anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche la premier Giorgia Meloni (che nella notte ha avuto un lungo colloquio in hotel con Macron e Scholz) sta lavorando a un bilaterale con Orban a margine del summit.

“L’Ucraina non è realmente in grado di avviare negoziati, ma a causa della guerra, per ragioni geostrategiche, diciamo politiche, dobbiamo avviare i negoziati con loro. Penso che sia un errore. Questo è un errore, stiamo distruggendo l’Unione Europea”. Lo afferma il primo ministro ungherese Viktor Orban, in una intervista pubblicata su X dal suo portavoce Zoltan Kovacs.

Crosetto firma un accordo con Giappone e Gb per lo sviluppo di un nuovo caccia avanzato

Crosetto firma un accordo con Giappone e Gb per lo sviluppo di un nuovo caccia avanzatoMilano, 14 dic. (askanews) – Giappone, Regno Unito e Italia hanno firmato un accordo per unire i progetti di aerei da caccia da combattimento dei rispettivi paesi. Invece di sviluppare i propri modelli di aerei, i paesi svilupperanno congiuntamente nuovi tipi di caccia – la cui produzione inizierà nel 2035 – valorizzando ulteriormente la base industriale della difesa di ciascuno dei tre paesi.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro della Difesa del Giappone Minoru Kihara ed il Segretario di Stato alla Difesa del Regno Unito Grant Shapps si sono incontrati a Tokio per la Riunione Ministeriale della Difesa a livello trilaterale relativa al GLOBAL COMBAT AIR PROGRAMME (GCAP). Nell’occasione, i tre ministri hanno firmato il Trattato per l’istituzione dell’Organizzazione Governativa Internazionale del GCAP (GCAP International Government Organization – GIGO). “Essere qui oggi rappresenta per l’Italia, e penso per tutti noi, un traguardo molto importante per il programma Gcap, e allo stesso tempo un messaggio fortissimo perché la nostra partnership è un messaggio per il resto del mondo”, ha detto Crosetto all’inizio dell’incontro trilaterale. “Viviamo in un’epoca molto complessa che è caratterizzata dalla presenza di attori aggressivi sul palcoscenico internazionale – ha continuato il Ministro della Difesa. Una situazione di instabilità crescente, di competizione tra stati e di rapidi cambiamenti tecnologici. Ed è quindi diventato di vitale importanza rimanere un passo avanti rispetto alle minacce che crescono ogni giorno. Le nostre tre nazioni hanno relazioni antiche consolidate, basate sugli stessi valori di democrazia e libertà, rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto. Attraverso il Gcap potremmo sviluppare ancora di più i nostri rapporti e rafforzarli nel campo della difesa”. In seguito ai progressi compiuti dal momento dell’annuncio della Dichiarazione congiunta dei tre Primi ministri del dicembre 2022, e del lancio del Global Combat Air Programme (GCAP), oggi i tre ministri hanno concordato che le prossime attività di definizione degli accordi implementativi della futura GIGO e della correlata organizzazione industriale avverranno in uno spirito di equo partenariato. Scopo del programma GCAP non è solo quello di produrre un caccia di sesta generazione entro il 2035, ma anche di valorizzare ulteriormente la base industriale della difesa di ciascuno dei tre paesi. I Ministri hanno espresso soddisfazione per i progressi compiuti dai partner industriali nell’istituire la struttura organizzativa che costituirà l’interfaccia industriale dell’Organizzazione Governativa Internazionale GCAP (GIGO), a sostegno di un programma in grado di produrre capacità e tecnologie sostenibili e all’avanguardia. I tre ministri hanno concordato che la sede del GIGO e la corrispondente Struttura d’impresa congiunta saranno ubicate nel Regno Unito e, al fine di garantire e favorire una partnership efficace e ben equilibrata tra i tre paesi, il primo direttore dGenerale dell’Agenzia GCAP sarà di nazionalità giapponese, ed il primo amministratore delegato della Joint venture industriale sarà di nazionalità italiana.

I vertici della Difesa di Italia, Giappone e Regno Unito, hanno così confermato il forte impegno ad approfondire la cooperazione trilaterale sugli obiettivi comuni del GCAP ed a garantirne il costante successo.

Reporter Senza Frontiere: in 11 mesi morti sul lavoro 45 giornalisti

Reporter Senza Frontiere: in 11 mesi morti sul lavoro 45 giornalistiMilano, 14 dic. (askanews) – Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), dal primo gennaio al primo dicembre 2023 sono stati uccisi 45 giornalisti sul lavoro e il numero è il più basso da oltre 20 anni. “Un calo nonostante tragedia di Gaza”, dice l’organizzazione sul suo sito. I dati si inseriscono nel dibattito su un tema molto caldo al momento, alla luce di quanto accade in Medio Oriente.

In base alle stime nel 2023 sono stati uccisi complessivamente 45 giornalisti in relazione al loro lavoro , 16 in meno rispetto al 2022. Si tratta del dato più basso registrato dal 2002. Nel 2012 e nel 2013 sono stati uccisi più di 140 giornalisti, principalmente a causa delle guerre in Siria e Iraq, dove quasi 600 giornalisti sono stati uccisi nello svolgimento delle loro funzioni dal 2003 al 2022. “A Gaza, almeno 13 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas: un totale che sale a 56 se includiamo tutti i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, impegnati o meno nel loro lavoro. In tutto il mondo, 521 giornalisti sono attualmente detenuti per motivi arbitrari legati alla loro professione (in calo dell’8,4% rispetto al 2022)” si aggiunge.

“Tra i civili a Gaza, i giornalisti stanno pagando un prezzo alto. Abbiamo constatato che il numero dei giornalisti uccisi in relazione al loro lavoro è altissimo: almeno 13 in un territorio così ristretto”, dichiara Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Deloire afferma inoltre che RSF ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (ICC) per chiarire se i giornalisti siano stati deliberatamente attaccati. “Abbiamo presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) per stabilire i fatti e fino a che punto i giornalisti siano stati consapevolmente presi di mira”, dice.

E poi continua: “Su scala globale, sembra che il numero di giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro o in connessione con il loro lavoro sia in netto calo, da un lungo periodo di tempo” aggiunge. “Le ragioni? Misure di sicurezza nelle testate giornalistiche, formazione e dotazione di dispositivi di protezione, prudenza, effetti della lotta all’impunità e azioni delle organizzazioni intergovernative. Indubbiamente anche il lavoro delle ONG sta avendo un effetto”.

Reporter Senza Frontiere: morti 45 giornalisti su lavoro in 11 mesi

Reporter Senza Frontiere: morti 45 giornalisti su lavoro in 11 mesiMilano, 14 dic. (askanews) – Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), dal primo gennaio al primo dicembre 2023 sono stati uccisi 45 giornalisti sul lavoro e il numero è il più basso da oltre 20 anni. “Un calo nonostante tragedia di Gaza”, dice l’organizzazione sul suo sito. I dati si inseriscono nel dibattito su un tema molto caldo al momento, alla luce di quanto accade in Medio Oriente.

In base alle stime nel 2023 sono stati uccisi complessivamente 45 giornalisti in relazione al loro lavoro , 16 in meno rispetto al 2022. Si tratta del dato più basso registrato dal 2002. Nel 2012 e nel 2013 sono stati uccisi più di 140 giornalisti, principalmente a causa delle guerre in Siria e Iraq, dove quasi 600 giornalisti sono stati uccisi nello svolgimento delle loro funzioni dal 2003 al 2022. “A Gaza, almeno 13 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas: un totale che sale a 56 se includiamo tutti i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, impegnati o meno nel loro lavoro. In tutto il mondo, 521 giornalisti sono attualmente detenuti per motivi arbitrari legati alla loro professione (in calo dell’8,4% rispetto al 2022)” si aggiunge.

“Tra i civili a Gaza, i giornalisti stanno pagando un prezzo alto. Abbiamo constatato che il numero dei giornalisti uccisi in relazione al loro lavoro è altissimo: almeno 13 in un territorio così ristretto”, dichiara Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Deloire afferma inoltre che RSF ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (ICC) per chiarire se i giornalisti siano stati deliberatamente attaccati. “Abbiamo presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) per stabilire i fatti e fino a che punto i giornalisti siano stati consapevolmente presi di mira”, dice.

E poi continua: “Su scala globale, sembra che il numero di giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro o in connessione con il loro lavoro sia in netto calo, da un lungo periodo di tempo” aggiunge. “Le ragioni? Misure di sicurezza nelle testate giornalistiche, formazione e dotazione di dispositivi di protezione, prudenza, effetti della lotta all’impunità e azioni delle organizzazioni intergovernative. Indubbiamente anche il lavoro delle ONG sta avendo un effetto”.

Jake Sullivan oggi in Isreale per “colloqui molto seri”

Jake Sullivan oggi in Isreale per “colloqui molto seri”Roma, 14 dic. (askanews) – Il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan sarà oggi in Israele per “conversazioni estremamente serie” sugli aiuti umanitari e sulla prossima fase della campagna militare israeliana, ha affermato un funzionario dell’amministrazione Biden citato dai media americani. La Casa Bianca, sottolinea la Cnn, fatica a far quadrare i commenti del presidente degli Stati Uniti sui “bombardamenti indiscriminati” a Gaza con l’insistenza sul fatto che “l’intento” di Israele resta quello di limitare le vittime tra i civili. Secondo una valutazione dell’intelligence statunitense, quasi la metà delle munizioni aria-terra utilizzate da Israele a Gaza non erano guidate e quindi non potevano colpire con precisione bersagli. Israele ha annullato il viaggio programmato in Qatar del capo dei servizi segreti stranieri per riavviare i colloqui su un possibile secondo accordo per il rilascio degli ostaggi, ha confermato una fonte sempre alla Cnn, secondo cui Hamas non ha risposto alle aperture degli ultimi giorni per cercare di riprendere i negoziati.

 

Save the Children: nel 2022 un bambino su 6 viveva in zona di guerra

Save the Children: nel 2022 un bambino su 6 viveva in zona di guerraRoma, 14 dic. (askanews) – Un bambino su sei, ossia 468 milioni di bambini, nel 2022 viveva in una zona di guerra, mentre il numero di gravi violazioni commesse nei confronti dei bambini in contesti di conflitto è aumentato del 13%, raggiungendo il numero complessivo di 27.638, in media 76 al giorno. È quanto emerge dal rapporto “Stop the war on children”, pubblicato oggi da Save the Children, secondo il quale il numero di gravi violazioni nei confronti dei minori (uccisioni e mutilazioni, rapimenti, stupri e violenze sessuali, reclutamento ed utilizzo in forze e gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali e diniego di accesso umanitario) ha raggiunto nel 2022 il livello più alto dal 2005, anno in cui sono iniziate le rilevazioni di questo tipo. Numeri che purtroppo rappresentano solo una piccola parte del totale di casi, poiché alcuni abusi non vengono denunciati, mentre altri commessi nel 2022 sono ancora in fase di verifica.

In particolare, sono stati 8.647 i bambini uccisi o mutilati, in crescita rispetto agli 8.113 del 2021. Il Paese con il maggior numero di casi di minori uccisi o mutilati, secondo il rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata l’Ucraina (1.386), mentre già nel 2022 nei Territori palestinesi occupati 1.134 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni, in particolare nella Striscia di Gaza, cifra destinata a salire vertiginosamente nel 2023. La seconda grave violazione per numero di casi registrati è stata il reclutamento e l’utilizzo dei minori nei conflitti: 7.610 gli episodi verificati nel 2022, in crescita del 20% rispetto al 2021. Sul nuovo sito web, lanciato oggi da Save the Children, è possibile mappare queste violazioni sia per luogo, che per tipo e data, con l’obiettivo di rendere per la prima volta disponibili al pubblico dati combinati che mostrino una fotografia esaustiva dei trend rilevati.

Il continente africano è l’area con il maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra, mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, registrava la proporzione più elevata, pari a un bambino su tre. In generale, secondo l’analisi elaborata da Save the Children sulla base di diversi indicatori, è la Repubblica Democratica del Congo il Paese peggiore in cui potesse vivere un minore nel 2022 a causa della guerra, seguito dal Mali e dal Myanmar. Ad essi si aggiungono, in ordine alfabetico altri paesi che ricoprono le prime dieci posizioni, quali: Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Somalia, Siria, Ucraina e Yemen. I bambini continuano inoltre a essere colpiti nei luoghi in cui dovrebbero sentirsi maggiormente al sicuro. Il numero di attacchi a scuole e ospedali è infatti aumentato del 74% in un anno, da 1.323 nel 2021 a 2.308 nel 2022. Dati che sono destinati a salire nel 2023 a causa dei continui bombardamenti a Gaza e del conflitto in Sudan, che ha causato la più grave crisi di bambini sfollati al mondo, ha sottolineato l’organizzazione.

“È un momento terribile per essere un bambino in guerra. Le leggi globali che erano state istituite per proteggere i bambini dalle violenze peggiori che potevano essere commesse contro di loro si stanno sgretolando. Gli attuali trend testimoniano che si sta andando nella direzione sbagliata. Le violazioni contro i bambini aumentano anno dopo anno: nel 2022 si è registrata una media di 76 violazioni contro i bambini al giorno, anche se, a causa di segnalazioni insufficienti, sappiamo che questa è probabilmente solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Inger Ashing, Direttrice Generale di Save the Children International. “Sebbene i dati si riferiscano al 2022, ci aspettiamo che il 2023 non sia migliore, anzi, potremmo raggiungere nuovi tristi record – ha aggiunto Ashing – la crisi umanitaria in Sudan, la più grave crisi di sfollamento sulla terra per i bambini, ha visto uccisioni, orribili violenze sessuali, torture e mutilazioni di minori a livelli che non si vedevano da tempo. Stiamo assistendo al dramma dei bambini a Gaza, costretti a sopportare il peso di un conflitto in cui oltre un milione di giovani vite sono in pericolo. Gli ospedali sono diventati campi di battaglia e le forniture di cibo e acqua sono state interrotte. È necessario un cessate il fuoco definitivo, ora, immediatamente, per fermare le loro sofferenze”. I bambini consultati per il rapporto chiedono che i decisori garantiscano protezione a tutti i loro coetanei che stanno vivendo la propria infanzia in aree di conflitto. I bambini vogliono essere protetti da bombe, missili e mine antiuomo, dalla violenza e dagli abusi. Vogliono sentirsi al sicuro, soprattutto nelle loro case e nei loro quartieri, con le loro famiglie e con i loro amici. E farlo non è semplice perché, come attesta una dichiarazione del Consiglio dei bambini palestinesi di Gaza, “quando un razzo cade dal cielo, non fa differenza tra un sasso e un albero, e tra un bambino e un giovane”.

“I numeri delle gravi violazioni sono estremamente allarmanti. Soprattutto perché questi casi accertati rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg – ha commentato Gudrun Østby, Professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, che ha collaborato al rapporto – ogni bambino che cresce in contesti di guerra potrebbe essere a rischio. Le nostre stime per il 2022 indicano che un bambino su sei vive a meno di 50 km di distanza da almeno un conflitto. La comunità internazionale deve esercitare tutto il suo potere per fare pressione sulle parti affinché rispettino il diritto internazionale e proteggano i bambini”.