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Slovacchia al voto, test di tenuta anche per sostegno a Ucraina

Slovacchia al voto, test di tenuta anche per sostegno a UcrainaMilano, 25 set. (askanews) – Robert Fico, ex premier slovacco e protagonista dell’attuale – e ferocissima – campagna elettorale, ha annunciato dopo il voto di settembre presenterà una mozione di impeachment contro la presidente della Repubblica Slovacca Zuzana Caputova, esponente del partito liberale ed europeista Slovacchia Progressista. Si tratta dell’ennesimo segnale di come i toni di queste legislative che si terranno il 30 settembre si siano alzati, sullo sfondo della possibilità di un ritorno di Fico e del partito socialdemocratico slovacco, nazionalista e populista di sinistra, noto come Smer-Sd. Oltre a rappresentare un problema per il fronte occidentale che sostiene l’Ucraina invasa.

IL VOTO L’attuale governo in carica è nato dalla volontà della stessa Caputova, che a fronte della crisi, ha incaricato Ludovit Odor, economista e vice governatore della Banca nazionale di Slovacchia, di istituire un governo di tecnici per guidare il paese sino alle legislative, anticipate di un anno dalla scadenza naturale della legislatura, prevista per il 2024. A monte una situazione trascinata e generata da importanti dissidi e frammentazioni interne.

È in questo contesto che sabato si vota – con seggi aperti tradizionalmente dalle 7 alle 22 – per rinnovare i 150 membri del Consiglio nazionale, con metodo proporzionale basato sul voto di preferenza e soglia di sbarramento al 5% per i partiti, al 7% per le coalizioni di due partiti e al 10% per le colaizioni di tre o più partiti. Per ora i sondaggi vedono in testa lo Smer, poco sopra il 20%. LE MINACCE DI FICO

Ma i sondaggi non danno garanzie e a quanto pare nessun partito è in grado di assicurarsi la maggioranza: creare un governo di coalizione potrebbe rivelarsi difficile e le minacce dell’ex premier potrebbero assumere peso. Lo Smer – fondato da Fico – sostiene che vi è stata una grave violazione della Costituzione della Repubblica slovacca da parte della Caputova. Proiettando così oltre l’esito delle urne il suo impegno nella politica slovacca che vorrebbe diversa. Se infatti dal 22 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, Bratislava si è rivelata un fedele alleato del vicino orientale nella sua guerra di liberazione contro la Russia, Fico la pensa diversamente. “Siamo un paese pacifico. Non invieremo un solo proiettile in Ucraina”, sono state le sue dichiarazioni raccolte da Reuters. “La Russia non lascerà mai la Crimea, non lascerà mai i territori che controlla”, ha anche detto.

LA POSSIBILE INFLUENZA DI MOSCA La nube di tensione che incombe su queste elezioni si fa sempre più densa, quindi. Politico proprio oggi scrive che in una serie di incontri a Bratislava, la Commissione Europea e il governo slovacco hanno chiesto ai colossi dei social – Alphabet, TikTok e Meta – di stanziare risorse aggiuntive per reprimere l’incitamento all’odio, la disinformazione e la propaganda filo-russa in vista del voto del 30 settembre. “Crescono le preoccupazioni tra i regolatori europei e slovacchi che la disinformazione e l’ideologia pro-Cremlino si stiano diffondendo tra gli utenti dei social media locali, compresi i sostenitori di Robert Fico, il controverso ex primo ministro” scrive Politico. La Slovacchia alle urne è sotto il faro anche oltreoceano, dove il New York Times il 6 settembre registrava con preoccupazione che Fico è “favorito”, sottolineando già dal titolo che Bratislava “È uno dei più strenui alleati dell’Ucraina. Ma le elezioni potrebbero cambiare la situazione. Il voto in Slovacchia questo mese sarà un test dell’unità europea nei confronti dell’Ucraina e degli sforzi della Russia per indebolirla. Il favorito vuole fermare le forniture di armi a Kiev”. VISEGRAD Va notato inoltre che la Slovacchia è parte – e cuore – del Gruppo di Visegrad: con Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia in quanto alleati della NATO e Stati membri dell’UE, dovrebbero svolgere un ruolo importante nel rafforzamento dell’Europa centrale e dell’Alleanza transatlantica. Sin dalla prospettiva dell’iniziativa NATO 2030 per affrontare nuove minacce e sfide, anche da parte di una Russia e di una Cina più aggressive. Ma appunto il fronte si presenta sempre più sfaldato: la Polonia – anch’essa a ridosso di un voto chiave – è entrata in piena crisi diplomatica con Kiev in seguito alle dichiarazioni di Volodymyr Zelensky all’Onu e alla questione dello stop di Varsavia al grano ucraino; mentre l’Ungheria di Viktor Orban è già da tempo su posizioni dissonanti rispetto a quelle dell’Alleanza. Scrive Visegrad Insight con toni decisamente allarmati: “La Slovacchia si trova di fronte a una decisione tra il rafforzamento della sua fragile democrazia o la potenziale virata verso l’autocrazia, guidata dalla xenofobia, dall’allineamento con la Russia e dai leader illiberali, che sentono che è il loro momento di consolidare la loro presa sul sistema per un periodo molto lungo”. SVOLTE, CORRUZIONE E SFIDUCIA DEGLI ELETTORI La svolta antioccidentale di Fico è iniziata nel 2018, dopo la sua rimozione dall’incarico. E oggi spinge apertamente una politica estera antiamericana e filorussa. Va anche detto che l’uscita di scena di Fico da premier era stata preceduta da eventi decisamente infausti come l’assassinio del giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak e la sua fidanzata Martina Kusnirova, dopo che Kuciak aveva rivelato quanto profondamente la polizia, il sistema giudiziario e i politici slovacchi fossero collusi con i criminali, inclusa la ‘Ndrangheta. La morte del reporter portò in piazza decine di migliaia di cittadini slovacchi. Ma oggi il quadro non sembra più roseo. Recenti sondaggi, realizzati dal Bratislava Policy Institute nell’ambito del progetto RevivEU, finanziato dall’UE, indicano sfiducia nelle istituzioni e mancanza di coesione. (di Cristina Giuliano)

Migranti, Germania: comuni al collasso, serve soluzione europea

Migranti, Germania: comuni al collasso, serve soluzione europeaRoma, 25 set. (askanews) – Per risolvere la crisi migratoria serve “una soluzione europea”. Dopo le aspre polemiche tra Berlino e Roma, la Germania torna sul dossier migranti, chiedendo a gran voce “una normativa comune in materia di asilo e rifugiati”. Parlano all’unisono le ministre degli Esteri Annalena Baerbock e dell’Interno Nancy Faeser: è necessario creare norme chiare alle frontiere esterne “affinché le persone si distribuiscano alla fine in Europa in modo ordinato”. Anche perché i comuni tedeschi sono al collasso: la situazione è sempre più “tesa” e molti “hanno raggiunto i limiti”, ha precisato la responsabile degli Affari esteri.

Nei primi otto mesi di quest’anno, la Germania ha ricevuto oltre 200.000 richieste di asilo. Berlino, secondo quanto fatto trapelare da Saskia Esken, presidente del Spd, il partito socialdemocratico del cancelliere tedesco Olaf Scholz, ritiene di assumersi “molte più responsabilità di quanto dovrebbe”, ricevendo tutti quei migranti che non sarebbero registrati in Italia, ma messi “sulla strada della Germania”. E allora l’accordo raggiunto in estate per riformare il sistema di asilo dell’Ue necessita di essere attuato rapidamente, ha spiegato Baerbock. Per avere “regole chiare” è “necessaria l’approvazione del Parlamento europeo e della Commissione europea entro la fine dell’anno”, ha detto, criticando poi il fatto che la Commissione europea voglia aggiungere all’accordo un cosiddetto regolamento anticrisi. Secondo la ministra, il “regolamento creerà ancora una volta incentivi per inviare i rifugiati in Germania senza registrazione”. Una circostanza, hanno notato il governo e i leader di alcuni lander, che Berlino non può più permettersi né accettare. Da parte sua Faeser ha respinto la proposta del leader della CSU Markus Söder di imporre un limite massimo annuale per i profughi, pari a circa 200.000 persone. Il diritto internazionale si oppone, ha detto ieri sera all’emittente ARD, facendo riferimento, tra l’altro, alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Con i limiti massimi non si fa altro che ingannare la gente facendogli credere che le cose stanno migliorando, ha spiegato la ministra, perorando la causa di “una soluzione europea”.

Un intervento rapido e rigoroso per una soluzione della crisi migratoria è stato chiesto anche dal primo ministro della Sassonia, Michael Kretschmer: in Germania “la situazione è drammatica”, ha detto. Secondo Kretschmer, citato dall’emittente Ard, sarebbero necessari controlli ospedalieri per poter tenere la situazione sotto controllo e poter allontanare le persone dal Paese. “Non abbiamo altra scelta”, ha detto, non risparmiando critiche al governo federale per quella che ha inteso come una lunga esitazione. “È da un anno che parliamo a porte chiuse con il governo federale, ma non è successo nulla”, ha commentato, facendo riferimento anche a rimpatri e paesi di origine sicuri come questioni rimaste irrisolte. “Dobbiamo inviare un segnale chiaro agli stati nordafricani e alle popolazioni locali: non ha senso partire”, ha commentato. Intanto, giovedì è atteso a Berlino il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sarà ricevuto dalla sua omologa Baerbock. Questa sera il titolare della Farnesina sarà invece a Parigi, per un incontro con Catherine Colonna, dopo l’apertura di Emmanuel Macron e la sua proposta di aumentare i fondi destinati ai Paesi di transito, in primis Tunisia e Algeria, subito accolta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Come ha riconosciuto anche il Presidente Macron, sull’emergenza migratoria c’è un dovere di solidarietà europea, perché l’emergenza che il nostro Paese sta vivendo è un’emergenza europea, non solo italiana”, ha osservato Tajani. “Per questo”, ha continuato, “stiamo intensificando le interlocuzioni coi nostri partner europei”.

Kosovo, scontri nel Nord: alta tensione tra Pristina e Belgrado

Kosovo, scontri nel Nord: alta tensione tra Pristina e BelgradoRoma, 25 set. (askanews) – Il Kosovo sta osservando oggi una giornata di lutto per l’ufficiale di polizia ucciso ieri in scontri con uomini armati serbi, che si sono poi barricati in un monastero ortodosso a Banjska, nel nord del Paese. Nell’attacco, che ha rinnovato le tensioni tra Pristina e Belgrado, sono morti anche tre aggressori. Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha accusato la Serbia di sostenere il gruppo armato. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha affermato che i funzionari del Kosovo hanno la responsabilità ultima delle morti, aggiungendo che i tre uomini armati uccisi erano serbi del Kosovo.

Su ordine della presidente Vjosa Osmani, le bandiere sono state poste a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici della capitale Pristina in memoria di Afrim Bunjaku. Intanto, nel Nord, dove la maggior parte della minoranza etnica serba del Kosovo vive in quattro comuni intorno a Mitrovica, la polizia è impegnata in pattugliamenti alla ricerca degli aggressori armati, ritenuti responsabili dell’uccisione dell’agente. Secondo i media kosovari, sono stati chiusi i passi di Jarinje e Brnjak, al confine con la Serbia. All’attacco avrebbero partecipato circa 30 uomini armati vestiti con uniformi da combattimento. Gli uomini armati, con il viso coperto, hanno aperto il fuoco su una pattuglia di polizia intorno alle 3 del mattino a Banjska, un villaggio situato a 55 chilometri a nord di Pristina, uccidendo Bunjaku e ferendo un altro agente. Hanno poi utilizzato un veicolo blindato per sfondare i cancelli del monastero del villaggio, dove sono rimasti in conflitto con la polizia kosovara fino a sera. Le due parti si sono scambiate sporadicamente colpi d’arma da fuoco fino al calare dell’oscurità, quando gli assalitori sono fuggiti a piedi dal monastero. Tre degli aggressori sono stati uccisi e due feriti.Due uomini armati e quattro serbi, scoperti nelle vicinanze con apparecchiature di comunicazione, sono stati arrestati e sono indagati per atti terroristici, riferisce oggi l’Associated Press. La polizia ha sequestrato i veicoli utilizzati nell’attacco, sui quali sono state trovate armi da fuoco di diversi calibri, ma anche esplosivi, munizioni e attrezzature logistiche in grado di equipaggiare centinaia di persone, secondo il ministro degli Interni kosovaro Xhelal Svecla.

Non è chiaro chi siano i membri di questo commando o chi li sostenga. Pristina ha accusato Belgrado di appoggiare i “terroristi”, accuse che la Serbia ha respinto al mittente, affermando che sarebbero serbi del Kosovo che protestano contro il governo locale. “Si tratta di un’unità terroristica, criminale e professionale che ha pianificato e preparato ciò che ha fatto. Non è una banda di contrabbandieri ma una struttura mercenaria che è politicamente, finanziariamente e logisticamente sostenuta da Belgrado”, ha accusato Kurti. Il presidente serbo Vucic ha replicato invece che sarebbero serbi del Kosovo “che non vogliono più sopportare il terrore di Kurti”. Vucic ha condannato l’uccisione del poliziotto kosovaro, ma ha comunque affermato che lo scontro è stato il risultato della pressione “brutale” esercitata sui serbi kosovari da parte del governo di Pristina, negando dunque un coinvolgimento della Serbia.

Migranti, Tajani stasera a Parigi: c’è dovere di solidarietà Ue

Migranti, Tajani stasera a Parigi: c’è dovere di solidarietà UeRoma, 25 set. (askanews) – Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, sarà stasera a Parigi per incontrare la ministra francese per l’Europa e gli Affari Esteri, Catherine Colonna. A margine, i due ministri terranno una conferenza stampa congiunta, si legge in una nota.

“Come ha riconosciuto anche il Presidente Macron, sull’emergenza migratoria c’è un dovere di solidarietà europea, perché l’emergenza che il nostro Paese sta vivendo è un’emergenza europea, non solo italiana”, ha osservato il vicepremier. “Per questo”, ha continuato, “stiamo intensificando le interlocuzioni coi nostri partner europei”. Nel sottolineare l’importanza della visita, Tajani ha ricordato che “Italia e Francia hanno relazioni molto intense, ora rafforzate anche dal Trattato del Quirinale”: “le interdipendenze tra i nostri Paesi – l’Italia è il secondo partner commerciale della Francia, e viceversa – fanno sì che si debba lavorare per renderle ancor più profonde e strutturate, rafforzando ulteriormente gli scambi commerciali, che hanno raggiunto nel 2022 i 111 miliardi di Euro, e gli investimenti”.

In tale ottica, ha commentato il vicepremier, “vogliamo puntare a rafforzare il sistema dei collegamenti transalpini, che sono strategici per economie così integrate ed interdipendenti come le nostre”. Sul punto, si ricorda la convocazione a Torino, per il prossimo 31 ottobre, del Comitato bilaterale di cooperazione transfrontaliera. Tra gli altri temi in agenda dell’incontro Tajani-Colonna, figurano le principali crisi internazionali, dal Sahel al Maghreb, all’Ucraina, e i principali temi europei. In proposito, non mancherà un confronto sul processo di allargamento. Particolare attenzione verrà dedicata inoltre alle riforme dell’Unione Europea in previsione dell’ingresso di nuovi Stati Membri e alla revisione del quadro finanziario pluriennale, oltre che alla riforma governance economica europea, su cui esistono ampie convergenze tra Italia e Francia.

Migranti, l’allarme del primo ministro della Sassonia: in Germania la situazione è drammatica

Migranti, l’allarme del primo ministro della Sassonia: in Germania la situazione è drammaticaRoma, 25 set. (askanews) – Il primo ministro della Sassonia, Michael Kretschmer, ha ribadito la sua richiesta di intervento rapido e rigoroso per una soluzione della crisi migratoria, spiegando che in Germania “la situazione è drammatica”. Secondo Kretschmer, riferisce l’emittente Ard, sarebbero necessari controlli ospedalieri per poter tenere la situazione sotto controllo e poter allontanare le persone dal Paese. “Non abbiamo altra scelta”, ha aggiunto

Kretschmer ha anche criticato il governo federale per quella che ha visto come una lunga esitazione. “È da un anno che parliamo a porte chiuse con il governo federale, ma non è successo nulla”, ha commentato, facendo riferimento anche a rimpatri e paesi di origine sicuri come questioni rimaste irrisolte. “Dobbiamo inviare un segnale chiaro agli stati nordafricani e alle popolazioni locali: non ha senso partire”, ha commentato. Intanto, la ministra tedesca degli Interni Nancy Faeser ha respinto la proposta del leader della CSU Markus Söder di imporre un limite massimo annuale per i profughi. Il diritto internazionale si oppone, ha detto ieri sera all’emittente ARD, facendo riferimento, tra l’altro, alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Con i limiti massimi non si fa altro che ingannare la gente facendogli credere che le cose stanno migliorando, ha spiegato la ministra. “L’unica cosa che aiuterà davvero è una soluzione europea”, ha sottolineato Faeser, seocndo cui è necessaria una maggiore distribuzione da parte dell’Ue. “I Comuni sono al limite”, ha aggiunto.

Il primo ministro bavarese Söder ha proposto un “limite di integrazione” per l’ammissione dei rifugiati di circa 200.000 persone. Il leader della CSU ha detto che la cifra di 200.000 rappresenterebbe una quota con cui “l’integrazione ne Paese può ancora avere successo”.

Ucraina, missili russi sul porto di Odessa: distrutti depositi di grano

Ucraina, missili russi sul porto di Odessa: distrutti depositi di granoRoma, 25 set. (askanews) – Il porto meridionale di Odessa, in Ucraina, è stato colpito durante la notte da missili russi che hanno distrutto dei depositi di grano, ha reso noto stamane l’esercito ucraino. La Russia “ha attaccato nuovamente il sud del Paese”, hanno riferito le forze di difesa dell’Ucraina meridionale su Telegram.

Una donna è rimasta ferita e le infrastrutture portuali sono state danneggiate nell’attacco, ha precisato da parte sua Oleh Kiper, governatore della regione di Odessa, nel sud dell’Ucraina. A seguito dell’attacco è scoppiato un incendio in un grattacielo non residenziale della città, ma è stato prontamente domato, ha scritto Kiper su Telegram.

Atterrata la capsula della Nasa con i campioni dell’asteroide Bennu. Serviranno per capire come è nata la Terra

Atterrata la capsula della Nasa con i campioni dell’asteroide Bennu. Serviranno per capire come è nata la TerraRoma, 24 set. (askanews) – E’ atterrata nel deserto dello Utah la capsula rilasciata dalla sonda della Nasa Osirix-Rex con campioni prelevati dall’asteroide Bennu. Lo ha reso noto la Nasa, secondo cui la capsula ha toccato il deserto dello stato Usa alle 8.52 ora americana, le 16.52 in Italia.

La speranza degli scienziati è che tramite la loro analisi si possa capire qualcosa di più in merito alla formazione della Terra. I campioni verranno ora trasportati in un laboratorio presso il Johnson Space Center della Nasa a Houston; il peso totale dei frammenti è intorno ai 250 grammi.

Lavrov contro Italia: deplorevole voto contro la risoluzione sul nazismo

Lavrov contro Italia: deplorevole voto contro la risoluzione sul nazismoRoma, 23 set. (askanews) – Sergey Lavrov nel suo intervento all’assemblea generale Onu si è scagliato contro l’Italia, assieme a Germania e Giappone, per aver votato l’anno scorso contro la risoluzione promossa dalla Russia sulla “lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza”.

Si tratta, ha detto, “di un fatto deplorevole che fa dubitare della sincerità del pentimento di questi Paesi per i crimini di massa contro l’umanità durante la Seconda guerra mondiale, in totale contraddizione con le condizioni in base alle quali questi Paesi sono stati ammessi a pieno titolo alle Nazioni Unite”. L’Italia, come gli altri Paesi europei, si era opposta alla risoluzione in quanto evocava la ‘denazificazione’ addotta dalla Russia tra le ragioni per l’invasione dell’Ucraina.

La Crimea nel mirino, il capo dell’intelligence militare di Kiev rivendica l’attacco alla Flotta russa

La Crimea nel mirino, il capo dell’intelligence militare di Kiev rivendica l’attacco alla Flotta russaRoma, 23 set. (askanews) – Almeno nove persone sono state uccise nell’attacco sferrato ieri dall’Ucraina al quartier generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli e ci sono anche 16 feriti. Lo ha detto il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, a Voice of America. Secondo Budanov tra le vittime ci sono due generali russi e “tra i feriti c’è il comandante del gruppo, il colonnello generale Romanchuk, che versa in condizioni molto gravi”.

Oggi per due volte è risuonato l’allarme aereo a Sebastopoli: il secondo è stato revocato entro breve, mentre dopo il primo è stata diffusa notizia di pezzi di missili precipitati nei pressi del molo di Sukharnaya Balka. Budanov ha detto che le forze ucraine hanno abbattuto la notte scorsa 14 droni sui 15 lanciati dalla Russia. La maggioranza dei velivoli senza pilota abbattuti, 12, sono stati intercettati nell’oblast meridionale di Dnipropetrovsk.

Il Papa da Marsiglia: nessuna invasione di migranti, basta allarmismi. I respingimenti non sono la soluzione

Il Papa da Marsiglia: nessuna invasione di migranti, basta allarmismi. I respingimenti non sono la soluzioneMarsiglia, 23 set. (askanews) – Ancora un appello di papa Francesco perché il Mediterraneo smetta di essere ciò che è diventato: un “mare mortuum”. Lo ha detto stamane nel suo intervento ai lavori del “Rencontres Mediterraneennes”, di Marsiglia. “C’è un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il ‘mare nostrum’ in ‘mare mortuum’, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità”, ha ripetuto Francesco con parole dure già pronunciate ieri. “È il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti, a cui vorrei dedicare attenzione riflettendo sulla seconda immagine che ci offre Marsiglia, quella del suo porto. Il porto di Marsiglia è da secoli una porta spalancata sul mare, sulla Francia e sull’Europa. Da qui molti sono partiti per trovare lavoro e futuro all’estero, e da qui tanti hanno varcato la porta del continente con bagagli carichi di speranza. Marsiglia ha un grande porto ed è una grande porta, che non può essere chiusa. Vari porti mediterranei, invece, si sono chiusi”. “E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: ‘invasione’ ed ‘emergenza’. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita. – ha sottolineato Francesco – Quanto all’emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà”. “Il mare nostrum grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà. Anche qui il Mediterraneo rispecchia il mondo, con il Sud che si volge al Nord, con tanti Paesi in via di sviluppo, afflitti da instabilità, regimi, guerre e desertificazione, che guardano a quelli benestanti, in un mondo globalizzato nel quale tutti siamo connessi ma i divari non sono mai stati così profondi. Eppure, – ha concluso Papa Francesco – questa situazione non è una novità degli ultimi anni, e non è questo Papa venuto dall’altra parte del mondo il primo ad avvertirla con urgenza e preoccupazione. La Chiesa ne parla con toni accorati da più di cinquant’anni”.

E Papa Franceswco è netto anche sui respingimenti: “Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà nell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare persone non attese, però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana”. E tanto meno la soluzione con i migranti che bussano alle nostre porte, non può essere il respingimento visto che “la soluzione non sarà nella chiusura” dell’Europa. Ancora parole forti da parte di Papa Francesco a Marsiglia dove sta proseguendo il suo 44.mo viaggio apostolico, in gran parte tutto dedicato al tema delle migrazioni. “Coloro che si rifugiano da noi non vanno visti come un peso da portare: se li consideriamo fratelli, ci appariranno soprattutto come doni”, ha detto Francesco davanti al presidente francese Macron che lo ha ascoltato nella grande aula del Palais du Pharo, dove ha concluso i lavori del summit “Rencontres Mediterraneennes”. Ricordando la Giornata del migrante e del rifugiato che si celebrerà proprio domani, il Papa ha detto: “Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza. La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà. Il futuro, infatti, – ha proseguito – non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato, un’inversione di marcia nel cammino della storia”. “Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari – sono state le sue indicazioni – sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine”. “Dire ‘basta’, invece, è chiudere gli occhi; tentare ora di ‘salvare sé stessi’ si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni”. Il pontefice non si è nascosto che “l’integrazione è faticosa, ma lungimirante”, ha detto, perché “prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà; l’assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l’idea sulla realtà e compromette l’avvenire, aumentando – ha concluso – le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze. Abbiamo bisogno di fraternità come del pane”.