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Tajani: l’Ucraina non sta perdendo la guerra, noi continuiamo a difendere KIev

Tajani: l’Ucraina non sta perdendo la guerra, noi continuiamo a difendere KIevRoma, 12 dic. (askanews) – L’Ucraina non sta perdendo la guerra, “non è così, c’è una situazione di stallo” ma “continuiamo a difendere Kiev” e “ne abbiamo parlato anche al Consiglio supremo di Difesa ieri e al Cae a Bruxelles ribadendo l’impegno ad aiutare Kiev a fermare i russi e poi a lavorare per una pace giusta che garantisca indipendenza e libertà dell’Ucraina. Non abbiamo cambiato posizione”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Mattino cinque.

 

Filippo Grandi (UNHCR): sui rifugiati si cambi approccio

Filippo Grandi (UNHCR): sui rifugiati si cambi approccioRoma, 12 dic. (askanews) – Per affrontare le sfide poste in un periodo caratterizzato damolteplici conflitti, profonde divisioni geopolitiche e un numero crescente di persone in fuga, “è necessario un cambiamento di mentalità, da quella in cui i confini e i beni di una singola nazione sono quasi l’unica cosa che conta, a quella in cui vediamo i vantaggi reciproci dell’azione collettiva e della condivisione delle responsabilità”. Lo afferma in un articolo a sua firma sul Corriere della Sera l’alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi. “Cooperazione non significa capitolazione e compassione non significa debolezza. Le situazioni che producono rifugiati non devono trasformarsi in crisi se lavoriamo insieme per gestirle. Ognuno può fare la sua parte e io invito tutti a farlo”, precisa Grandi.

Il secondo Forum globale sui rifugiati che si apre oggi a Ginevra “è un evento di unità globale necessario, per continuare a cercare soluzioni all’enorme sfida dello sfollamento forzato”, dice l’alto commissario Onu. “Una serie di partecipanti – Stati, settore privato e fondazioni, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie dell’Onu, organizzazioni umanitarie e di sviluppo di tutte le dimensioni, città e autorità locali, Ong, organizzazioni guidate dai rifugiati, gruppi religiosi e altri – prenderanno impegni, daranno contributi concreti e trasformativi, e faranno il punto sui progressi compiuti dall’ultimo forum sui rifugiati del 2019”, precisa Grandi. “La condivisione delle responsabilità è fondamentale”, sottolinea il funzionario Onu. “Oggi, quasi il 75% dei rifugiati si trova in Paesi limitrofi al loro, principalmente Stati a basso emedio reddito. Questi Paesi fanno quello che possono, spesso con risorse limitate, ma meritano un sostegno internazionalemolto maggiore in termini di assistenza finanziaria, materiale o tecnica; posti per il reinsediamento e altri percorsi di ammissione in Paesi terzi; misure per prevenire i conflitti e costruire la pace; e altre iniziative come politiche e pratiche per promuovere l’inclusione e la protezione dei rifugiati”, commenta Grandi. “Ci impegneremo, come sempre, per creare le condizioni affinché i rifugiati possano tornare alle loro case in sicurezza e dignità, cercandomodalità innovative e fattive per sostenerli e proteggerli in circostanze spesso difficili e imperfette”, insiste Grandi. “Lo facciamo perché i rifugiati possano usare le loro competenze e conoscenze per contribuire alle società che li accolgono e perché i loro bambini possano andare a scuola. Ma anche perché oggi i rifugiati, conseguenza di violenza e sconvolgimenti, rischiano costantemente di essere dimenticati, e ci rifiutiamo di permettere che ciò accada”.

Violenti scontri nella notte nel centro della Striscia di Gaza

Violenti scontri nella notte nel centro della Striscia di GazaRoma, 12 dic. (askanews) – Violenti scontri hanno avuto luogo nella notte nel centro della Striscia di Gaza, mentre attacchi mortali sono stati compiuti nel sud dell’enclave. Lo ha riferito il movimento islamico palestinese Hamas dopo che, nella giornata di ieri, numerosi attacchi hanno preso di mira le città di Khan Younes, nuovo epicentro dei combattimenti, e Rafah, al confine con l’Egitto, dove si stanno ammassando decine di migliaia di persone in fuga dalle violenze.

“Hamas è al punto di rottura, l’esercito israeliano sta riconquistando le sue ultime roccaforti”, aveva detto ieri sera il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant in un discorso televisivo. “Il fatto che le persone si arrendano (…) accelera il nostro successo ed è ciò che vogliamo: andare avanti rapidamente”, ha dichiarato da parte sua il capo di Stato Maggiore dell’esercito Herzi Halevi a Khan Yunis, precisando che le forze armate israeliane stanno “intensificando” le loro operazioni nel sud mentre consolidano la loro presenza nel nord.

Polonia, Donald Tusk è il nuovo premier

Polonia, Donald Tusk è il nuovo premierMilano, 12 dic. (askanews) – Donald Tusk è il nuovo primo ministro della Polonia dopo che il premier uscente Mateusz Morawiecki ha mancato il voto di fiducia e il Parlamento ha incaricato il suo avversario di formare un nuovo esecutivo. Tusk ha ricevuto 248 voti a favore e 201 contrari.

Già premier dal 2007 al 2014, Tusk ha poi ricoperto la carica di presidente del Consiglio europeo e quella di presidente del Partito popolare europeo, prima di assumere la leadership di una coalizione di opposizione che, alle elezioni dello scorso ottobre, ha conquistato la maggioranza dei seggi in parlamento. “Congratulazioni, la tua esperienza e il tuo forte impegno nei confronti dei nostri valori europei saranno preziosi per forgiare un’Europa più forte, a beneficio del popolo polacco”, ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Buon lavoro al nuovo primo ministro della Polonia, Donald Tusk”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Lavoreremo insieme per un’Europa ancora più forte e unita all’insegna dei valori del Ppe. Congratulazioni, amico mio”.

Agroalimentare, fumata nera dai 27 su Nuove tecniche genomiche

Agroalimentare, fumata nera dai 27 su Nuove tecniche genomicheBruxelles, 11 dic. (askanews) – Il Consiglio Agricoltura dell’Ue, oggi a Bruxelles, non è riuscito ad adottare a maggioranza qualificata il suo “approccio comune” sulla proposta della Commissione europea relativa alla deregolamentazione parziale della messa a coltura e del consumo degli Ogm di nuova generazione, chiamati “Ngt” (“New Genomic Techniques”, ovvero “Nuove tecniche genomiche”).

L’Italia si è espressa a favore della proposta, insieme a circa la metà degli Stati membri (Francia, Olanda, Danimarca, Portogallo, Finlandia, Svezia, Irlanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Repubblica ceca) mentre alcuni paesi (Grecia, Cipro) hanno espresso qualche perplessità o chiesto eccezioni per le isole, otto hanno indicato l’intenzione di opporsi (Romania, Croazia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Lussemburgo, Slovenia) e due (Germania e Bulgaria) hanno annunciato che si asterranno. Il ministro Francesco Lollobrigida, incontrando i giornalisti nel pomeriggio a margine del Consiglio, ha spiegato le posizioni dell’Italia, usando anche il termine “Tecnologie evolutive avanzate”, coniato dai gruppi d’interesse favorevoli alle Ngt, che evita di menzionare esplicitamente le modifiche apportate al patrimonio genetico delle piante, per non evocare la cattiva reputazione dei “vecchi” Ogm.

“Abbiamo parlato delle Ngt, delle Tea, le Tecnologie evolutive avanzate; abbiamo specificato che, per quanto ci riguarda, nulla c’entrano con gli Ogm, che ribadiamo essere lontani da qualunque tipo di utilizzo da parte dell’Agricoltura italiana per produrre cibo da destinare all’alimentazione umana. Questo è il nostro modello e lo difendiamo”, ha detto Lollobrigida. “Ciò non toglie – ha continuato il ministro – che dobbiamo lavorare invece su un’accelerazione di quei processi che rendono le piante più forti, in grado di resistere alle fitopatie vecchie e nuove e al cambio climatico. E questo si può fare attraverso la ricerca e l’innovazione, cercando un nuovo passo avanti di quella rivoluzione verde della quale proprio l’Italia si è resa protagonista, avendo capacità in termini di genetica” di selezionare “sementi in grado di produrre di più e consumando meno suolo. Allora questa è la sfida che abbiamo riproposto”.

A un giornalista che faceva notare come le Ngt siano comunque il risultato di mutazioni genetiche prodotte in laboratorio, e che dunque non si possa dire che non c’entrano nulla con gli Ogm, Lollobrigida ha risposto: “Questo non lo dico io, perché non faccio lo scienziato, lo dicono i nostri scienziati, lo dicono alcuni esponenti della scienza in tutta Europa, come è stato ribadito anche oggi” durante la discussione in Consiglio Ue. La differenza rispetto ai “vecchi” Ogm, in effetti, sta nel fatto che nel caso delle Ngt i nuovi tratti genetici inseriti appartengono alla stessa specie dell’organismo che si vuole modificare (“cisgenesi”) e non provengono da altre specie (“transgenesi”). La tecnica è quindi descritta come una accelerazione di un possibile processo evolutivo naturale.

“Si tratta – ha aggiunto Lollobrigida – di una accelerazione all’interno della della stessa tipologia, della stessa specie. Questo è quello che i nostri scienziati ci dicono, ed è quello che io mi permetto di rappresentare, credendo molto che i nostri ricercatori abbiano una capacità di rappresentarci le cose per come sono. E mi pare – ha rilevato – che in chiave europea questo messaggio sia ampiamente condiviso dalla maggior parte dei ministri che anche oggi sono intervenuti”. “Ma io non faccio lo scienziato, io faccio il politico, e mi baso sui dati scientifici, che come al solito vedono anche la comunità scientifica avere eventualmente opinioni non sempre sovrapponibili, ma tendenzialmente omogenee al messaggio che ho appena dato”, ha concluso il ministro. La proposta della Commissione europea prevede di deregolamentare le piante selezionate con il ricorso alle “nuove tecniche genomiche”, non sottoponendole più alle rigorose norme Ue sugli Ogm (approvazione dopo valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura obbligatorie, distanza minima dalle piante convenzionali e biologiche, possibilità per gli Stati membri di vietarne la coltivazione sul proprio territorio). Questo varrebbe, tuttavia, solo per le piante risultanti da non più di 20 modificazioni genetiche. La regolamentazione attuale per gli Ogm resterebbe invece pienamente applicabile alle piante derivate da Ngt con più di 20 modifiche genetiche.

Al Gore: la Cop28 è sull’orlo del fallimento

Al Gore: la Cop28 è sull’orlo del fallimentoRoma, 11 dic. (askanews) – La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Dubai è “sull’orlo di un completo fallimento”: lo ha dichiarato l’ex vicepresidente statunitense Al Gore, commentando la bozza di accordo diffusa dalla presidenza della Cop28. “Questa ossequiosa bozza sembra dettata dall’Opec parola per parola, è profondamente offensiva nei confronti di tutti coloro che hanno preso questo processo sul serio” ha scritto Gore sul suo profilo di X.

Tajani: sì alla ratifica del Mes ma con il completamento dell’Unione bancaria

Tajani: sì alla ratifica del Mes ma con il completamento dell’Unione bancariaBruxelles, 11 dic. (askanews) – Per l’Italia “non c’è grande fretta” per la ratifica della riforma del Mes, il trattato sul Fondo salva-Stati dell’Eurozona, che fornirà una rete di salvataggio (“backstop”) finanziaria al Fondo unico di risoluzione europeo per le crisi bancarie. Lo ha affermato il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine del Consiglio Esteri oggi a Bruxelles. Il ministro ha sottolineato che la vera urgenza, ora, è quella di approvare la riforma del Patto di stabilità e di crescita, con un testo che metta l’accento soprattutto sulla crescita e “non penalizzi il nostro paese”. Ma poi, soprattutto, la ratifica del Mes va fatta in “un discorso complessivo”, insieme al completamento dell’Unione bancaria (in cui manca tuttora, a causa dell’opposizione tedesca, il sistema di assicurazione dei depositi) e a un’iniziativa di “armonizzazione fiscale” contro l’esistenza di paradisi fiscali all’interno dell’Ue, e, ha avvertito, queste “due questioni di fondamentale importanza e che non possono essere messe in un cassetto, dimenticate una volta approvato il Mes”.

“Come segretario di Forza Italia – ha ricordato Tajani – io non posso che ribadire la posizione che è sempre stata la nostra: siamo a favore del Mes; non ci piace il regolamento, perché non è sufficientemente europeista, perché la guida del Mes non è sottoposta a controlli come capita con la Banca Centrale europea, dove è il Parlamento europeo che verifica periodicamente l’azione della Banca, con la presidente che deve andare a riferire, e vorremmo che fosse così anche per il vertice del Mes. Detto questo, la politica macroeconomica deve essere vista nel suo insieme: c’è il Patto di stabilità e crescita, e insisto crescita, e c’è il Mes. Ma c’è anche l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale. Noi poniamo sul tavolo della discussione tutti questi temi, perché se si vuole avere un’Europa che abbia un’unica politica macroeconomica bisogna affrontare la questione nel suo complesso”. “Adesso – ha rilevato Tajani – la prima cosa da fare certamente è trovare un accordo sul Patto di crescita e stabilità. Noi vogliamo raggiungere l’accordo, ma deve essere un patto che non penalizza il nostro paese. C’è grande sintonia su questo con la Francia, e io mi auguro che grazie al lavoro del ministro Giorgetti si possa arrivare a raggiungere l’obiettivo di avere un nuovo Patto prima della fine di quest’anno, cioè prima che ritorni in vigore il vecchio Patto”, che per ora è sospeso.

“Poi – ha continuato il ministro – passiamo a discutere gli altri argomenti; però ripeto sempre: in alcuni paesi il Mes è di grande importanza, mentre noi che abbiamo un sistema bancario solido, direi anche consolidato, grazie all’azione di Forza Italia che ha fatto scrivere meglio le regole sugli extra profitti che hanno portato a un rafforzamento del sistema bancario, noi abbiamo interesse invece a che si accelerino i tempi per l’Unione bancaria, per l’armonizzazione fiscale”. “Bisogna discutere e lavorare insieme a fare una scelta veramente europeista, che è quella che vuole Forza Italia e che vuole il Ppe. L’ho detto – ha ricordato Tajani – in occasione della vertice Germania-Italia a Berlino al ministro delle finanze tedesco”, Christian Lindner. “Quindi, una volta approvato il Patto di stabilità, si potrà discutere del Mes, ma anche delle altre due questioni che noi riteniamo di fondamentale importanza e che non possono essere messe in un cassetto, dimenticate una volta approvato il Mes. Il tema va discusso nel suo complesso”.

Per ratificare la riforma del Mes, ha insistito il ministro, “non c’è una grande fretta, ne parleremo, il Parlamento deciderà. Ripeto, io sono favorevole alla ratifica, ma non dobbiamo neppure essere condizionati dalla fretta degli altri. Perché noi abbiamo fretta, per esempio, sulla questione dell’Unione bancaria: il Mes ne fa parte ma non è tutta l’Unione bancaria, bisogna fare un discorso complessivo. Lo stesso vale per l’armonizzazione fiscale, perché dobbiamo impedire che all’interno dell’Unione europea ci siano dei paradisi fiscali che fanno concorrenza sleale; e questo, soprattutto per un paese che è ad economia reale e che è la seconda manifattura d’Europa, significa un grave danno”. “Quindi – ha proseguito Tajani – lavoriamo per questo, e se devo parlare da segretario di Forza Italia dico sì, sono favorevole alla ratifica del Mes, però voglio che si discuta tutto il pacchetto: si può anche ratificare il Mes prima dell’intero pacchetto dell’Unione bancaria e dell’armonizzazione fiscale, ma il dibattito deve essere aperto anche su questi due temi. Perché se vogliamo davvero avere un’Europa solida da un punto di vista macroeconomico non si possono fare cose che interessano a qualcuno e non interessano ad altri. L’Europa è composta da tutti i paesi dell’Unione, noi siamo un paese fondatore e abbiamo il diritto di far valere le nostre idee, senza mortificare gli interessi degli altri, ma non possono neanche essere mortificati gli interessi dell’Italia”.

A un giornalista che chiedeva se la ratifica del Mes sarà possibile prima delle elezioni europee, il ministro degli Esteri ha risposto: “Vedremo: non dobbiamo perdere troppo tempo, ma fare ciò che è giusto. Vedremo cosa deciderà il Parlamento: per me si può ratificare prime delle europee. Ma ripeto, non ci dobbiamo fossilizzare sul Mes, perché è un fondo che in questo momento a noi non serve, non c’è grande interesse da parte dell’Italia”. “Io ero favorevole all’utilizzo del Mes sanitario, ma adesso non abbiamo grande interesse a utilizzare il Mes, perché il nostro sistema bancario è solido e non ne abbiamo bisogno; però c’è bisogno dell’armonizzazione fiscale e c’è bisogno di completare tutta l’Unione bancaria, e questo sì è nell’interesse generale”, ha concluso Tajani, chiedendo che “che si apra in Europa un dibattito per accelerare i tempi” su questi due temi.

Gaza, il personale Onu si sente “abbandonato dalla comunità internazionale”

Gaza, il personale Onu si sente “abbandonato dalla comunità internazionale”Roma, 11 dic. (askanews) – Il personale dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nella Striscia di Gaza si sente “abbandonato dalla comunità internazionale” dopo il veto posto dagli Stati Uniti alla risoluzione Onu che chiedeva un immediato cessate il fuoco del conflitto in corso dal 7 ottobre scorso. Lo ha detto il direttore dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, alla Cnn.

“Va oltre la delusione. Si sentono abbandonati dalla comunità internazionale – ha detto Lazzarini ad Arish, in Egitto – non riescono ancora a capire perché, dopo che 17.000 persone sono state uccise, dopo che quasi tutta la popolazione è stata sfollata, non riusciamo ancora a trovare un accordo per un cessate il fuoco”.

Tajani: sanzioni per Hamas, non per i coloni in Cisgiordania

Tajani: sanzioni per Hamas, non per i coloni in CisgiordaniaBruxelles, 11 dic. (askanews) – Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato oggi, incontrando la stampa a Bruxelles, che Italia, Francia e Germania hanno indirizzato all’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, una lettera per esprimere il loro forte sostegno all’iniziativa del Servizio europeo di azione esterna di istituire un regime sanzionatorio contro Hamas, i gruppi affiliati e ai suoi sostenitori, al fine di stigmatizzare politicamente gli attacchi del 7 ottobre scorso, isolare Hamas a livello internazionale e privarlo del sostegno finanziario e logistico da parte di terzi.

Tajani, invece, pur condannando le violenze dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania, ha detto di non sostenere l’iniziativa della ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib, che stamattina, arrivando al Consiglio Ue, aveva annunciato di voler chiedere ai colleghi dei Ventisette di segnalare e proibire l’accesso all’area Schengen dei “coloni violenti”, dopo che il Belgio ha già deciso di vietare il loro ingresso sul suo territorio. Secondo l’Onu, ha riferito Lahbib, gli atti di violenza dei coloni “estremisti e violenti” sono passati oggi da tre a sette al giorno. “Noi – ha detto Tajani ai giornalisti – abbiamo espresso sempre la condanna per queste azioni, e abbiamo sempre chiesto a Israele di bloccare le violenze dei coloni che rischiavano di far peggiorare la situazione in Cisgiordania”. Ma secondo il ministro queste violenze non sono comparabili ai “crimini immondi” compiuti durante l’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre.

Alle domande dei giornalisti sulla proposta belga, il ministro ha risposto che “la scelta che si deve fare è ben diversa”, e che “non c’entra bandire dall’area Schengen” i coloni. “Io condanno le violenze e le altre intemperanze, ma non è un’organizzazione terroristica quella dei coloni. E’ una scelta che non condivido, quella di usare violenza o di aggredire la popolazione palestinese che vive là, ma non possiamo equiparare Hamas ai coloni di Israele che vivono là”. “Insomma, le due cose sono ben diverse. Perché Hamas si è macchiato di crimini immondi: andare a cercare la gente casa per casa, uccidere i bambini di tre mesi, violentare donne e poi ucciderle e giocare a pallone con i seni delle donne, mi pare sia una cosa che grida vendetta e non può essere veramente accettata da nessuno. Quindi è giusta la reazione di Israele contro Hamas, non è giusto quello che stanno facendo i coloni ebrei contro la popolazione civile, come ho detto fin dall’inizio, ma – ha ribadito Tajani – non si può mettere sullo stesso piano il colono con il terrorista di Hamas”.

“Io credo – ha osservato poi il ministro – che la soluzione debba essere quella di uno Stato palestinese che comprenda Cisgiordania e Striscia di Gaza. Ci può essere una soluzione temporanea con la presenza delle Nazioni Unite; però l’obiettivo finale deve essere quello di dare concretezza alla speranza che vogliamo dare al popolo palestinese: cioè di avere uno Stato che riconosce Israele, e riconosciuto da Israele, in modo che” i due Stati “possano vivere in futuro in pace”. “Quindi – ha aggiunto Tajani – non siamo favorevoli al riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, ma vogliamo che si trovi una soluzione per arrivare alla pace in Medio Oriente, avendo un dialogo forte anche con tutto il mondo arabo e con i paesi musulmani. Non si deve far nessuna guerra di religione, come vuole Hamas; si tratta di vivere in pace e contemperare gli interessi del popolo israeliano che ha il diritto ad avere, dopo quello che è accaduto durante la Seconda guerra mondiale, un suo Stato in una terra dove vivere in pace, e il diritto del popolo palestinese di avere una sua terra dove vivere in pace”.

M.O., Tajani: sanzioni per Hamas, non per i coloni in Cisgiordania

M.O., Tajani: sanzioni per Hamas, non per i coloni in CisgiordaniaBruxelles, 11 dic. (askanews) – Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato oggi, incontrando la stampa a Bruxelles, che Italia, Francia e Germania hanno indirizzato all’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, una lettera per esprimere il loro forte sostegno all’iniziativa del Servizio europeo di azione esterna di istituire un regime sanzionatorio contro Hamas, i gruppi affiliati e ai suoi sostenitori, al fine di stigmatizzare politicamente gli attacchi del 7 ottobre scorso, isolare Hamas a livello internazionale e privarlo del sostegno finanziario e logistico da parte di terzi.

Tajani, invece, pur condannando le violenze dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania, ha detto di non sostenere l’iniziativa della ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib, che stamattina, arrivando al Consiglio Ue, aveva annunciato di voler chiedere ai colleghi dei Ventisette di segnalare e proibire l’accesso all’area Schengen dei “coloni violenti”, dopo che il Belgio ha già deciso di vietare il loro ingresso sul suo territorio. Secondo l’Onu, ha riferito Lahbib, gli atti di violenza dei coloni “estremisti e violenti” sono passati oggi da tre a sette al giorno. “Noi – ha detto Tajani ai giornalisti – abbiamo espresso sempre la condanna per queste azioni, e abbiamo sempre chiesto a Israele di bloccare le violenze dei coloni che rischiavano di far peggiorare la situazione in Cisgiordania”. Ma secondo il ministro queste violenze non sono comparabili ai “crimini immondi” compiuti durante l’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre.

Alle domande dei giornalisti sulla proposta belga, il ministro ha risposto che “la scelta che si deve fare è ben diversa”, e che “non c’entra bandire dall’area Schengen” i coloni. “Io condanno le violenze e le altre intemperanze, ma non è un’organizzazione terroristica quella dei coloni. E’ una scelta che non condivido, quella di usare violenza o di aggredire la popolazione palestinese che vive là, ma non possiamo equiparare Hamas ai coloni di Israele che vivono là”. “Insomma, le due cose sono ben diverse. Perché Hamas si è macchiato di crimini immondi: andare a cercare la gente casa per casa, uccidere i bambini di tre mesi, violentare donne e poi ucciderle e giocare a pallone con i seni delle donne, mi pare sia una cosa che grida vendetta e non può essere veramente accettata da nessuno. Quindi è giusta la reazione di Israele contro Hamas, non è giusto quello che stanno facendo i coloni ebrei contro la popolazione civile, come ho detto fin dall’inizio, ma – ha ribadito Tajani – non si può mettere sullo stesso piano il colono con il terrorista di Hamas”.

“Io credo – ha osservato poi il ministro – che la soluzione debba essere quella di uno Stato palestinese che comprenda Cisgiordania e Striscia di Gaza. Ci può essere una soluzione temporanea con la presenza delle Nazioni Unite; però l’obiettivo finale deve essere quello di dare concretezza alla speranza che vogliamo dare al popolo palestinese: cioè di avere uno Stato che riconosce Israele, e riconosciuto da Israele, in modo che” i due Stati “possano vivere in futuro in pace”. “Quindi – ha aggiunto Tajani – non siamo favorevoli al riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, ma vogliamo che si trovi una soluzione per arrivare alla pace in Medio Oriente, avendo un dialogo forte anche con tutto il mondo arabo e con i paesi musulmani. Non si deve far nessuna guerra di religione, come vuole Hamas; si tratta di vivere in pace e contemperare gli interessi del popolo israeliano che ha il diritto ad avere, dopo quello che è accaduto durante la Seconda guerra mondiale, un suo Stato in una terra dove vivere in pace, e il diritto del popolo palestinese di avere una sua terra dove vivere in pace”.