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L’Europarlamento sospende il negoziato sul Patto Ue per l’immigrazione (ecco cosa succede a Bruxelles)

L’Europarlamento sospende il negoziato sul Patto Ue per l’immigrazione (ecco cosa succede a Bruxelles)Bruxelles, 20 set. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo hanno deciso di sospendere le trattative in corso con gli Stati membri e con la Commissione europea su due delle proposte legislative meno controverse del Patto Ue sull’immigrazione e asilo, i due regolamenti “Eurodac” (sulla banca dati per i migranti e le richieste d’asilo) e “Screening” (per l’identificazione, i controlli sanitari e di sicurezza, le impronte digitali e la registrazione nella banca dati dei migranti in arrivo).

La decisione, comunicata oggi ufficialmente dai membri del Gruppo di Contatto sull’Asilo del Parlamento europeo, è stata presa come forma di pressione sul Consiglio Ue, in cui diversi Stati membri continuano a bloccare un’altra parte del Patto sull’immigrazione: il “regolamento sulle crisi” che prevede, in determinati casi di emergenza (riconosciuti e dichiarati dalla Commissione europea), una forma di solidarietà obbligatoria, con la redistribuzione dei migranti irregolari fra gli Stati membri o contributi finanziari ai paesi più esposti ai flussi migratori. La presidente del Gruppo di contatto sull’asilo, la socialista bulgara Elena Yoncheva, ha spiegato in una dichiarazione pubblicata oggi a Bruxelles a nome dei negoziatori dell’Europarlamento che “mentre i negoziati sulla maggior parte delle proposte legislative del nuovo Patto Ue sulla migrazione e l’asilo avanzano a ritmo sostenuto, abbiamo appreso con rammarico che sono in fase di stallo gli sforzi della presidenza spagnola di turno del Consiglio Ue, per conseguire dagli Stati membri “un mandato negoziale sul regolamento sulle crisi”.

Il Parlamento europeo, ricorda Yoncheva nella nota, “ha più volte sottolineato il suo impegno verso una riforma complessiva della politica di asilo e migrazione dell’Unione europea. Ma questo è possibile solo se vengono affrontati tutti gli aspetti di questa riforma, anche quelli riguardanti la solidarietà e l’equa condivisione di responsabilità tra gli Stati membri dell’Ue. È su questa base che il Parlamento ha adottato con una forte maggioranza i suoi mandati negoziali sulle proposte legislative del nuovo Patto Ue sulla migrazione e l’asilo nell’aprile 2023”. “Il Regolamento sulle crisi è un elemento essenziale di questa riforma, poiché stabilisce un meccanismo prevedibile dell’Ue per sostenere gli Stati membri che affrontano improvvise situazioni di emergenza nel campo della migrazione e dell’asilo”, sottolinea ancora la presidente del Gruppo di contatto, e avverte: “A pochi mesi dalla fine dell’attuale legislatura ogni giorno conta. Finché il Consiglio Ue non concorda la sua posizione negoziale, non saremo in grado di avviare un dialogo tra le istituzioni in vista di raggiungere un accordo di compromesso”. “È quindi con grande rammarico che oggi – riferisce Yoncheva nella sua dichiarazione – abbiamo informato le presidenze di turno” del Consiglio Ue (quella spagnola e quella belga che la seguirà nel primo semestre 2024) “della nostra decisione di sospendere i negoziati con il Consiglio sui regolamenti Eurodac e Screening, in assenza di un mandato del Consiglio sulla regolamentazione delle crisi”.

“Non è una decisione che abbiamo preso alla leggera, ma è necessaria. I dossier del Patto sono interconnessi, e fare progressi su alcune proposte piuttosto che su altre rischia di portare a un collo di bottiglia nei negoziati, mettendo a repentaglio il sottilissimo equilibrio che ha assicurato un ampio sostegno alla riforma in Parlamento europeo”. Yoncheva conclude la sua dichiarazione riconoscendo gli sforzi compiuti dalla presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue negli ultimi mesi, confidando “che gli Stati membri siano pienamente consapevoli dell’urgenza e intensifichino i loro sforzi nelle prossime settimane per stabilire la loro posizione negoziale”, ed esprimendo la determinazione “a lavorare intensamente con il Consiglio per finalizzare i negoziati sul Patto entro la primavera del prossimo anno”.

Della questione ha discusso oggi a Bruxelles il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper), l’organismo tecnico che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio, in vista del prossimo Consiglio Giustizia e Affari interni, previsto per il 28 settembre a Bruxelles. Come riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles, la presidenza di turno spagnola ha fornito una relazione sullo stato di avanzamento dei negoziati sul Patto su migrazione e asilo. In particolare, ha riferito dello stallo sul regolamento per la gestione delle crisi e dell’impatto che questo ha sul resto del negoziato con il Parlamento europeo, con la sua decisione di sospendere i negoziati sui regolamenti Eurodac e Screening finché non vi sarà uno sblocco del regolamento sulle crisi. Secondo le fonti, “una larga parte degli Stati membri” ha esortato a superare rapidamente lo stallo. Vi è stato anche “un ampio scambio di vedute” sulla cosiddetta “dimensione esterna”. Sempre secondo le fonti, “numerosi Stati membri hanno offerto solidarietà all’Italia ed evidenziato la necessità di attuare tempestivamente le misure indicate dalla Commissione europea nel piano di dieci punti, e di dare seguito al Memorandum con la Tunisia”. Su spinta soprattutto di Italia, Francia e Olanda, è emerso, inoltre, “un generale consenso sull’esigenza che l’agenda del Consiglio Giustizia e Affari interni possa essere aggiornata a seguito degli sviluppi recenti, e che pertanto i ministri possano ricevere dalla Commissione una informativa completa sullo stato dell’arte della situazione, e in particolare sul Memorandum d’intesa Ue-Tunisia e sul Piano in 10 punti presentato a Lampedusa domenica scorsa” dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. E’ stato chiesto, inoltre, di dedicare a questo tema non più solo un punto informativo dalla presidenza, durante il Consiglio, ma “uno scambio di vedute effettivo, all’altezza della situazione”.

Nagorno Karabakh, Tajani: necessario tornare a dialogo costruttivo

Nagorno Karabakh, Tajani: necessario tornare a dialogo costruttivoRoma, 20 set. (askanews) – Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha visto ieri a New York, in separati incontri, i ministri degli Esteri dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, e dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, a margine della Settimana di alto livello della 78ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

“Ho voluto incontrare oggi qui a New York i ministri degli Esteri azero e armeno, alla luce delle tensioni delle ultime ore”, ha dichiarato Tajani, secondo quanto si legge oggi in una nota. “Ho invitato l’Azerbaigian a cessare immediatamente l’azione militare. È necessario ritornare a un dialogo costruttivo per trovare una soluzione diplomatica in Nagorno Karabakh. L’ho detto chiaramente ai Ministri Bayramov e Mirzoyan, cui ho offerto la mediazione di Roma e anche proposto di valutare il modello di successo dell’Alto Adige”. Nel corso dell’incontro con il ministro azero, Tajani e Beyramov hanno convenuto sull’importanza di rafforzare i rapporti bilaterali, in particolare la cooperazione economico-commerciale e sul dossier migrazioni. “L’Azerbaigian è un partner anche in campo migratorio”, ha commentato Tajani, “con il quale vogliamo intensificare la collaborazione nella lotta contro i trafficanti di esseri umani.”

Il Vicepremier ha manifestato anche al ministro armeno l’interesse dell’Italia a continuare a coltivare gli ottimi rapporti bilaterali di amicizia, puntando a far crescere ulteriormente il partenariato economico bilaterale.

L’offensiva-lampo dell’Azerbaigian contro i separatisti armeni del Nagorno Karabakh (qual è la situazione)

L’offensiva-lampo dell’Azerbaigian contro i separatisti armeni del Nagorno Karabakh (qual è la situazione)Roma, 20 set. (askanews) – Poco più di 24 ore dopo l’inizio di una massiccia “operazione antiterrorismo” contro i separatisti armeni del Nagorno Karabakh, e dopo ripetuti appelli dei leader mondiali per la fine delle ostilità – in ultimo il Papa, questa mattina – il governo di Baku ha annunciato oggi un accordo per il cessate il fuoco. Le formazioni armene hanno accettato di deporre le armi, come richiesto dall’Azerbaigian, anche grazie alla mediazione dei peacekepeers russi nella regione, e domani, a Evlakh, le due parti si ritroveranno attorno a un tavolo per nuovi negoziati.

Nell’operazione, che l’Azerbaigian ha detto essere rivolta solo contro obiettivi militari di Erevan, risparmiando i civili, hanno perso la vita almeno una trentina di persone. I soldati di pace russi, da parte loro, hanno evacuato oltre 2.000 civili, tra cui 1.049 bambini, a cui sono stati forniti alloggi tempoiranei e pasti caldi. Per l’ex capo del governo regionale armeno, Ruben Vardanyan, il bilancio di questo giorno di scontri sarebbero però molto più alto: almeno 100 le vittime e alcune centinaia i feriti. “Questa è una grande guerra”, ha detto. “In pratica ci stanno dicendo che dobbiamo andarcene, non restare qui, o accettare che questa sia una parte dell’Azerbaigian: questa è fondamentalmente una tipica operazione di pulizia etnica e una guerra in cui molti civili vengono uccisi”. Una dura presa di posizione che domani dovrebbe lasciare spazio al negoziato. A Evlakh, secondo quanto reso noto da Baku, saranno discusse le questioni sollevate dalla parte azerbaigiana sulla reintegrazione, sulla garanzia dei diritti e sulla sicurezza degli armeni del Nagorno Karabakh, nonché sulla questione di garantire il sostentamento della popolazione del Nagorno Karabakh nel quadro della Costituzione dell’Azerbaigian. Parallelamente, è atteso un colloquio telefonico tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il leader del Cremlino Vladimir Putin.

Cremlino, che attraverso le parole del suo portavoce Dimitri Peskov, ha respinto con decisione le critiche armene per il mancato intervento a difesa del Nagorno Karabakh. “Non accettiamo tali rimproveri contro di noi, soprattutto dopo la decisione ufficiale della parte armena di riconoscere il Karabakh come parte dell’Azerbaigian. De iure, ora stiamo parlando delle azioni della Repubblica dell’Azerbaigian sul suo territorio. Pertanto, tali accuse contro di noi sono assolutamente infondate”, ha commentato Peskov.

Il Cremlino: la visita di Putin in Cina è “in preparazione”

Il Cremlino: la visita di Putin in Cina è “in preparazione”Roma, 20 set. (askanews) – I preparativi per la visita del presidente russo Vladimir Putin in Cina sono in corso, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Ria Novosti. “La visita è in preparazione”, ha confermato il portavoce ai giornalisti.

Intanto, oggi, Putin avrà oggi un incontro con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi a San Pietroburgo, ha riferito ancora Peskov. “Oggi Putin riceverà il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, in visita in Russia. Sapete che Wang Yi ha avuto negoziati molto fruttuosi con il segretario del Consiglio di Sicurezza

I separatisti del Nagorno Karabakh depongono le armi (come richiesto dall’Azerbaigian): cessate-il-fuoco e negoziati

I separatisti del Nagorno Karabakh depongono le armi (come richiesto dall’Azerbaigian): cessate-il-fuoco e negoziatiRoma, 20 set. (askanews) – I separatisti del Nagorno Karabakh hanno deciso di deporre le armi come richiesto dall’Azerbaigian: lo riferisce l’agenzia russa Interfax. Le ostilità sono cessate grazie alla mediazione del comando del contingente russo di mantenimento della pace dalle 12.00, ora di Mosca, ha riferito il centro unificato di informazione della non riconosciuta Repubblica del Nagorno Karabakh.

“Attraverso la mediazione del comando del contingente russo di mantenimento della pace di stanza nel Nagorno-Karabakh, è stato raggiunto un accordo sulla completa cessazione delle ostilità dalle 13.00 (12.00) del 20 settembre 2023”, si legge nel messaggio. L’amministrazione del presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha annunciato che un incontro con i rappresentanti dell’Armenia nel Nagorno Karabakh avrà luogo domani, 21 settembre, a Evlakh. Un ex alto funzionario dell’amministrazione armena del Nagorno Karabakh ha detto oggi che quasi 100 persone sono state uccise e altre centinaia sono rimaste ferite nella regione dopo che l’Azerbaigian ha iniziato l’offensiva.

Nagorno Karabakh, Tajani offre mediazione ad Azerbaigian e Armenia

Nagorno Karabakh, Tajani offre mediazione ad Azerbaigian e ArmeniaMilano, 19 set. (askanews) – Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha visto oggi a New York, in separati incontri, i Ministri degli Esteri dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, e dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, a margine della Settimana di alto livello della 78ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il ministro ha chiesto all’Azerbaigian di cessare immediatamente le operazioni militari, offrendo la mediazione italiana a Baku ed Erevan.

“Ho voluto incontrare oggi qui a New York i Ministri degli Esteri azero e armeno, alla luce delle tensioni delle ultime ore”, ha dichiarato Tajani, spiegando: “Ho invitato l’Azerbaijan a cessare immediatamente l’azione militare. È necessario ritornare a un dialogo costruttivo per trovare una soluzione diplomatica in Nagorno Karabakh. L’ho detto chiaramente ai Ministri Bayramov e Mirzoyan, cui ho offerto la mediazione di Roma e anche proposto di valutare il modello di successo dell’Alto Adige”. Nel corso dell’incontro con il Ministro azero, Tajani e Beyramov hanno convenuto sull’importanza di rafforzare i rapporti bilaterali, in particolare la cooperazione economico-commerciale e sul dossier migrazioni. “L’Azerbaigian è un partner anche in campo migratorio – ha commentato Tajani – con il quale vogliamo intensificare la collaborazione nella lotta contro i trafficanti di esseri umani”.

Il Vicepremier ha manifestato anche al Ministro armeno l’interesse dell’Italia a continuare a coltivare gli ottimi rapporti bilaterali di amicizia, puntando a far crescere ulteriormente il partenariato economico bilaterale.

Zelensky all’Onu: la Russia sta spingendo il mondo alla guerra finale

Zelensky all’Onu: la Russia sta spingendo il mondo alla guerra finaleRoma, 19 set. (askanews) – “La Russia intende spingere il mondo alla guerra finale, mentre l’Ucraina sta facendo tutto il possibile perché dopo l’aggressione russa nessuno nel mondo osi attaccare un altro Paese”, lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, aprendo il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

“I crimini di guerra devono essere puniti, le persone deportate devono tornare a casa e l’occupante ritirarsi, dobbiamo rimanere uniti”, ha sottolineato. Zelensky ha iniziato il suo discorso parlando del disarmo nucleare durante la seconda guerra mondiale, una strategia che ha definito buona “ma non dovrebbe essere l’unica strategia”. L’Ucraina ha ceduto il suo arsenale nucleare, ma poi il mondo “ha deciso che la Russia dovesse diventare la custode di tale potenza. La storia mostra che era la Russia a meritare il disarmo nucleare negli anni ’90”, ha detto ancora Zelensky.

La Russia “usa i prezzi alimentari come un’arma”, non solo contro l’Ucraina ma anche contro gli altri Paesi: ha inoltre affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu. “È chiaro che la Russia sta cercando di rendere la scarsità alimentare sui mercati un’arma per ottenere in cambio il riconoscimento dei territori catturati in Ucraina”, ha concluso.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto davanti all’Onu di aver presentato le linee generali di una formula di pace ucraina durante il suo discorso video all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dello scorso anno. “Intendo presentare i dettagli domani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della formula che più di 140 stati e organizzazioni internazionali hanno sostenuto in tutto o in parte”, ha affermato il leader di Kiev, sottolineando che “la formula di pace ucraina sta diventando globale. È in grado di offrire soluzioni e misure che risolveranno tutte le forme di armamento che la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina e altri Paesi”, ha detto al Palazzo di Vetro.

Migranti, Tajani: l’accordo con la Tunisia non salta, forse è la speranza di qualcuno

Migranti, Tajani: l’accordo con la Tunisia non salta, forse è la speranza di qualcunoNew York, 19 set. (askanews) – Il fatto che salti l’accordo con la Tunisia è una “notizia destituita da ogni fondamento, forse la speranza di qualcuno. Si va avanti e si lavora a Bruxelles per applicare il memorandum in tutte le sue parti. Dobbiamo stabilizzare la situazione in Tunisia, dobbiamo fermare i flussi e il memorandum va in questa direzione. Tutta la missione italiana ha l’obiettivo di porre con grande forza all’attenzione dell’assemblea la questione Africa e la questione migratoria”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a New York a margine dell’assemblea dell’Onu.

“Serve – ha aggiunto – un contributo forte di tutte le istituzioni per affrontare il tema Africa, l’Unione europea e le Nazioni Unite, non con una visione predatoria ma di alleanza e amicizia, guardando non con gli occhiali europei ma africani. Dobbiamo essere capaci di dare un contributo importante all’Africa, lo abbiamo detto in tutte le riunioni e lo dirà Meloni in maniera chiara nel corso del suo intervento”.

Argentina, l’Unesco rende omaggio ai desaparecidos

Argentina, l’Unesco rende omaggio ai desaparecidosRoma, 19 set. (askanews) – L’Esma, la scuola di meccanica della marina argentina che fu forse il più tremendo centro di detenzione e tortura durante gli anni della dittatura militare, dopo essere stato trasformato in Museo della Memoria della ‘sporca guerra’ è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’UNESCO. Lo spazio museale, creato proprio dove operava il centro di detenzione, tortura e sparizione più emblematico della dittatura è quindi da adesso nell’elenco dei siti protetti dall’UNESCO.

Una decisione importante, scrive Pagina 12, che giunge proprio mentre nel paese si segnala un picco di attacchi negazionisti e relativisti che tendono a sminuire la responsabilità della dittura militare negli anni settanta. L’ESMA non ha mai smesso di essere quello che era dal 24 marzo 1976: un emblema del massimo orrore. Per questo motivo, perché, dopo il recupero di quel bene della Marina per la società, lo Stato argentino ha allestito, nel luogo specifico in cui operava il campo di concentramento, un Museo della Memoria, un dispositivo che funzionasse per ricordare sempre e per non dimenticare mai i sequestri , le torture, gli abusi, le nascite clandestine e i rapimenti di bambini avvenuti durante la dittatura, La decisione dell’Unesco è stata accolta con favore dal presidente Fermandez. “Hanno fatto un passo importante: hanno trasformato la Scuola di Meccanica della Marina in un luogo della memoria nel patrimonio universale”, ha detto il presidente Alberto Fernandez in un un video aggiungendo che la decisione lo rafforza nella convinzione che ” nessuno in Argentina può più negare o dimenticare l’orrore che si è vissuto lì”.

“Questo riconoscimento a livello internazionale costituisce una risposta forte ai discorsi che negano o cercano di relativizzare il terrorismo di Stato e i crimini dell’ultima dittatura civile-militare”, ha affermato il Segretario per i Diritti Umani della Nazione, Horacio Pietragalla Corti dall’Arabia Saudita, dove ha assistito all’incontro Unesco insieme alla direttrice del Museo, María Marcela Mayki Gorosito, e alla rappresentante dell’Argentina presso l’UNESCO, Marcela Losardo. Nessuna di loro ha trattenuto la propria emozione alla notizia. “E nulla sarebbe stato possibile senza il viaggio di decenni di lotta di madri, nonne, organizzazioni per i diritti umani, familiari e sopravvissuti che hanno sostenuto fin dall’inizio che ciò che è accaduto all’ESMA è stato ed è un genocidio”, ha osservato Pietragalla.

“È un momento storico per noi”, ha detto a sua volta Losardo davanti alla commissione e prima di introdurre il messaggio che il Presidente ha lasciato registrato – è all’Assemblea dell’ONU, negli Stati Uniti -, in cui ha dedicato la scelta dell’Unesco alle Madri e alle Nonne di Plaza de Mayo, che “ci hanno insegnato a non dimenticare, a cercare giustizia”.

Rilasciato in Iran dopo breve arresto padre di Masha Amini

Rilasciato in Iran dopo breve arresto padre di Masha AminiRoma, 16 set. (askanews) – Le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato e rilasciato il padre di Mahsa Amini, dopo averlo trattenuto brevemente e avergli intimato di non celebrare l’anniversario della sua morte. Lo ha reso noto – come riporta l’agenzia di stampa Reuters – un gruppo per la tutela dei diritti umani.

“Le forze di sicurezza hanno trattenuto Amjad Amini oggi e lo hanno riportato a casa sua dopo averlo minacciato di non celebrare l’anniversario della morte di sua figlia”, ha dichiarato il Kurdistan Human Rights Network. La morte di Mahsa Amini, avvenuta un anno fa sotto custodia di polizia, ha scatenato mesi di proteste antigovernative che si sono trasformate nella più grande manifestazione di opposizione alle autorità degli ultimi anni. Le autorità della repubblica islamica non hanno per il momento rilasciato commenti sull’accaduto.