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Video “Trump Gaza” era nato come parodia, dice l’autore

Video “Trump Gaza” era nato come parodia, dice l’autoreRoma, 6 mar. (askanews) – Ha colto il mondo di sorpresa… ma il famigerato video “Trump Gaza”, con le statue dorate del Presidente degli Stati Uniti, i bambini della Striscia che giocano felici tra dollaroni sulla spiaggia di una Striscia ricostruita mentre Trump e Putin si godono il sole con un cocktail in mano, non è stato realizzato su ordinazione della Casa Bianca.


No, è nato come una versione satirica della “Riviera del Medio Oriente” di Trump, creata da Solo Avital, video maker di Los Angeles. Avital racconta al Guardian che l’intero video gli ha richiesto otto ore di lavoro, utilizzando i tools di Arcana AI, generatore di immagini gratuito (e ben funzionante a quanto pare) e ispirandosi alle parole del presidente sulla sua visione per il futuro di Gaza. Avital è un cittadino statunitense nato in Israele e gestisce EyeMix, una società di produzione visuale, insieme al suo socio Ariel Vromen (regista del film del 2012 The Iceman, con Michael Shannon, Winona Ryder e Chris Evans). Il video su Trump è stato creato a inizio febbraio come una parodia, e Vromen lo aveva pubblicato su Instagram, ma lo aveva rimosso dopo poche ore perché Avital, come racconta a The Guardian, temeva “che potesse risultare di cattivo gusto, e non volevamo schierarci”.


Il 26 febbraio, Trump lo ha pubblicato su Truth Social senza alcuna spiegazione. Per Avital, la vicenda sottolinea i rischi dell’AI, di cui peraltro è strenuo sostenitore: “Noi siamo narratori, non provocatori. Questo è il dualismo della satira: tutto dipende dal contesto in cui la si inserisce per dare il senso alla battuta o alla parodia. Qui non c’era alcun contesto e il video è stato postato senza il nostro consenso o la nostra conoscenza”. Come ha fatto Trump a trovare il video? Avital dice di averlo condiviso con alcuni amici e di aver mandato una prima versione all’attore Mel Gibson, che Trump in gennaio ha nominato ambasciatore speciale a Hollywood e che in passato aveva collaborato con EyeMix e Arcana. Gibson però nega di averlo passato alla Casa Bianca.


Il 27 febbraio, Avital si è svegliato trovando “migliaia” di messaggi da amici che lo avvisavano del post di Trump. “Se fosse stato uno sketch del Saturday Night Live”, dice, “la percezione mediatica sarebbe stata completamente diversa – tutti avrebbero pensato che fosse una presa in giro delle idee folli di questo presidente”. Questo è, secondo lui, “il modo in cui si diffondono le fake news, quando ogni fonte d’informazione prende quello che le fa comodo e lo rifila agli spettatori senza contesto”. Perché il contesto, come sempre, è tutto. Il video di “Trump Gaza”, però, resterà nella memoria collettiva – e non come una semplice parodia.

Stop agli aiuti militari Usa all’Ucraina, ecco cosa significa sul campo per Kiev

Stop agli aiuti militari Usa all’Ucraina, ecco cosa significa sul campo per KievRoma, 6 mar. (askanews) – Sistemi d’arma avanzati, tra cui il National Advanced Surface to Air Missile System (NASAMS), radar anti-artiglieria e droni, promessi dagli Stati Uniti all’Ucraina nell’ambito dell’Ukraine Security Assistance Initiative (USAI) probabilmente subirebbero interruzioni nella consegna se la Casa Bianca interrompesse gli aiuti militari, secondo un’analisi dei dati pubblici.


Martedì, Fox News ha riferito, citando un alto funzionario della Casa Bianca, che gli Stati Uniti avevano sospeso tutti gli aiuti militari all’Ucraina finché Trump non avesse visto che Kiev era seriamente intenzionata a tenere i colloqui di pace. Il consigliere senior della Casa Bianca Jason Miller ha in seguito affermato che Trump aveva interrotto le spedizioni di aiuti militari all’Ucraina come parte della sua strategia “carota e bastone” per porre fine al conflitto triennale con la Russia. Sebbene molti sistemi d’arma siano stati promessi all’Ucraina già nel 2022, l’USAI richiede l’approvvigionamento da appaltatori della difesa, il che significa che questi sistemi devono essere fabbricati piuttosto che ricavati dalle scorte statunitensi esistenti. Poiché i registri dei contratti su USAspending.gov, un sito web del governo statunitense che monitora la spesa federale, mostrano che la produzione di quei sistemi d’arma è ancora in corso, la loro consegna potrebbe subire ritardi significativi se l’amministrazione Trump sospendesse gli aiuti militari all’Ucraina.


Dopo aver promesso due sistemi di difesa aerea NASAMS all’Ucraina a luglio 2022 e aver accelerato la consegna delle prime due unità entro novembre dello stesso anno, l’amministrazione Biden ha promesso altri sei sistemi NASAMS nell’ambito dell’USAI lo scorso agosto, seguiti da altri quattro a luglio 2023. Tuttavia, a parte i primi due sistemi NASAMS consegnati all’Ucraina a novembre 2022, non ci sono state ulteriori notizie sulla consegna dei restanti 10 sistemi di difesa aerea promessi dall’amministrazione Biden. L’Ucraina ha ricevuto altri sistemi NASAMS da Norvegia, Lituania e Canada negli ultimi anni.


Secondo i registri contrattuali su USAspending.gov, il contratto di approvvigionamento di emergenza iniziale per i due sistemi NASAMS è iniziato il 26 agosto 2022, con una data di completamento prevista per il 30 dicembre 2026, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Biden per accelerare la consegna di due unità all’Ucraina entro novembre 2022. Successivamente, il Pentagono ha finalizzato un contratto di approvvigionamento con l’appaltatore della difesa statunitense Raytheon per sei sistemi NASAMS del valore di 1,3 miliardi di dollari per l’Ucraina il 30 novembre 2022. Tuttavia, non si prevede che il contratto venga completato prima del 30 giugno 2027. Ulteriori modifiche al contratto sono apparse di recente a settembre 2024, indicando che la produzione dei sistemi NASAMS era ancora in corso.


A gennaio 2025, l’ultimo fact sheet del Pentagono sui contratti USAI mostrava ancora il valore degli acquisti NASAMS da Raytheon a circa 1,3 miliardi di $, il che suggerisce che non è stato finalizzato alcun contratto di fornitura per le quattro unità aggiuntive promesse dall’amministrazione Biden a luglio 2023. Allo stesso modo, dopo aver promesso ulteriori radar anti-artiglieria nell’ambito di USAI già a luglio 2022, il Pentagono ha raggiunto un accordo con l’appaltatore della difesa statunitense Lockheed Martin per produrre 16 sistemi radar AN/TPQ-53 per l’Ucraina per 355,8 milioni di $ il 27 ottobre 2022, con una data di completamento prevista per il 30 aprile 2026. Recenti sub-aggiudicazioni nell’ambito del contratto sono apparse di recente a gennaio 2025, il che suggerisce che la produzione era ancora in corso. Allo stesso tempo, droni avanzati, come i Puma Unmanned Aerial Systems, sono stati promessi all’Ucraina nell’ambito dell’USAI già nell’aprile 2022. Il primo contratto di fornitura per questi droni, del valore di 24,7 milioni di dollari, con l’appaltatore della difesa statunitense AeroVironment è iniziato il 12 aprile 2022. Un contratto aggiuntivo per 325,1 milioni di dollari è stato raggiunto il 9 novembre 2022. Dopo aver completato il primo contratto più piccolo entro dicembre 2023, il secondo contratto con AeroVironment per i droni Puma non dovrebbe essere completato prima del 30 settembre 2025. Le modifiche al secondo contratto sono apparse di recente a dicembre 2024, indicando che la produzione era ancora in corso.

Oggi il Consiglio Ue con Zelensky, Orban blocca le conclusioni sull’Ucraina. Sul tavolo il tema Difesa

Oggi il Consiglio Ue con Zelensky, Orban blocca le conclusioni sull’Ucraina. Sul tavolo il tema DifesaRoma, 6 mar. (askanews) – Situazione in Ucraina e difesa europea sono i temi all’ordine del giorno del Consiglio europeo straordinario a Bruxelles, presente il presidente Volodymyr Zelensky.


Prima, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa avrà un incontro bilaterale con il cancelliere austriaco Christian Stocker. Il summit – presente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – inizierà con il tradizionale scambio di vedute con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola seguito dalla discussione sui temi all’ordine del giorno, anche durante una cena di lavoro. Il Consiglio, come sottolineano più fonti diplomatiche, si preannuncia “complicato”. Negli incontri preparatori, anche fino a ieri, l’Ungheria del primo ministro Viktor Orban ha confermato il suo “no” alla bozza di conclusioni sull’Ucraina. Contraria anche la Slovacchia di Robert Fico, che però sembra più in una logica “transazionale” e dunque potrebbe essere convinto a cambiare la sua posizione in cambio di alcune concessioni (ovvero forniture di gas russo).


Per quanto riguarda il secondo tema, i leader avvieranno la discussione sul piano ReArm Europe anticipato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Se per quanto riguarda la necessità di aumentare le spese in difesa praticamente tutti i leader sono concordi, il confronto si svilupperà sull’attuazione pratica e sulle modalità di finanziamento. E da questo punto di vista la grande novità è che nel fronte dei “frugali” sono rimasti solo Austria e Paesi Bassi, mentre anche la Germania ha aperto a una modifica del Patto di stabilità. Probabile anche un confronto sull’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron, che ieri ha annunciato la volontà di “avviare una discussione strategica sul tema della difesa dei nostri alleati nel continente europeo con le nostre armi nucleari”. Dalla settimana prossima, ha detto ancora il leader parlando alla nazione, inizierà il confronto a livello di capi di Stato maggiore degli eserciti sulla costituzione di una forza militare di ‘volenterosi’ per un’eventuale missione di peacekeeping in Ucraina. Ipotesi su cui il governo italiano ribadisce anche oggi, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il suo no: “Noi abbiamo sempre detto che non invieremo truppe con missioni europee o missioni Nato; se c’è una questione dell’Onu diventa un’altra questione”, ha detto parlando a Bruxelles.

Stop aiuti militari Usa a Kiev: interessati radar, difesa aerea, droni

Stop aiuti militari Usa a Kiev: interessati radar, difesa aerea, droniRoma, 6 mar. (askanews) – Sistemi d’arma avanzati, tra cui il National Advanced Surface to Air Missile System (NASAMS), radar anti-artiglieria e droni, promessi dagli Stati Uniti all’Ucraina nell’ambito dell’Ukraine Security Assistance Initiative (USAI) probabilmente subirebbero interruzioni nella consegna se la Casa Bianca interrompesse gli aiuti militari, secondo un’analisi dei dati pubblici.


Martedì, Fox News ha riferito, citando un alto funzionario della Casa Bianca, che gli Stati Uniti avevano sospeso tutti gli aiuti militari all’Ucraina finché Trump non avesse visto che Kiev era seriamente intenzionata a tenere i colloqui di pace. Il consigliere senior della Casa Bianca Jason Miller ha in seguito affermato che Trump aveva interrotto le spedizioni di aiuti militari all’Ucraina come parte della sua strategia “carota e bastone” per porre fine al conflitto triennale con la Russia. Sebbene molti sistemi d’arma siano stati promessi all’Ucraina già nel 2022, l’USAI richiede l’approvvigionamento da appaltatori della difesa, il che significa che questi sistemi devono essere fabbricati piuttosto che ricavati dalle scorte statunitensi esistenti.


Poiché i registri dei contratti su USAspending.gov, un sito web del governo statunitense che monitora la spesa federale, mostrano che la produzione di quei sistemi d’arma è ancora in corso, la loro consegna potrebbe subire ritardi significativi se l’amministrazione Trump sospendesse gli aiuti militari all’Ucraina. Dopo aver promesso due sistemi di difesa aerea NASAMS all’Ucraina a luglio 2022 e aver accelerato la consegna delle prime due unità entro novembre dello stesso anno, l’amministrazione Biden ha promesso altri sei sistemi NASAMS nell’ambito dell’USAI lo scorso agosto, seguiti da altri quattro a luglio 2023.


Tuttavia, a parte i primi due sistemi NASAMS consegnati all’Ucraina a novembre 2022, non ci sono state ulteriori notizie sulla consegna dei restanti 10 sistemi di difesa aerea promessi dall’amministrazione Biden. L’Ucraina ha ricevuto altri sistemi NASAMS da Norvegia, Lituania e Canada negli ultimi anni.


Secondo i registri contrattuali su USAspending.gov, il contratto di approvvigionamento di emergenza iniziale per i due sistemi NASAMS è iniziato il 26 agosto 2022, con una data di completamento prevista per il 30 dicembre 2026, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Biden per accelerare la consegna di due unità all’Ucraina entro novembre 2022. Successivamente, il Pentagono ha finalizzato un contratto di approvvigionamento con l’appaltatore della difesa statunitense Raytheon per sei sistemi NASAMS del valore di 1,3 miliardi di dollari per l’Ucraina il 30 novembre 2022. Tuttavia, non si prevede che il contratto venga completato prima del 30 giugno 2027. Ulteriori modifiche al contratto sono apparse di recente a settembre 2024, indicando che la produzione dei sistemi NASAMS era ancora in corso. A gennaio 2025, l’ultimo fact sheet del Pentagono sui contratti USAI mostrava ancora il valore degli acquisti NASAMS da Raytheon a circa 1,3 miliardi di $, il che suggerisce che non è stato finalizzato alcun contratto di fornitura per le quattro unità aggiuntive promesse dall’amministrazione Biden a luglio 2023. Allo stesso modo, dopo aver promesso ulteriori radar anti-artiglieria nell’ambito di USAI già a luglio 2022, il Pentagono ha raggiunto un accordo con l’appaltatore della difesa statunitense Lockheed Martin per produrre 16 sistemi radar AN/TPQ-53 per l’Ucraina per 355,8 milioni di $ il 27 ottobre 2022, con una data di completamento prevista per il 30 aprile 2026. Recenti sub-aggiudicazioni nell’ambito del contratto sono apparse di recente a gennaio 2025, il che suggerisce che la produzione era ancora in corso. Allo stesso tempo, droni avanzati, come i Puma Unmanned Aerial Systems, sono stati promessi all’Ucraina nell’ambito dell’USAI già nell’aprile 2022. Il primo contratto di fornitura per questi droni, del valore di 24,7 milioni di dollari, con l’appaltatore della difesa statunitense AeroVironment è iniziato il 12 aprile 2022. Un contratto aggiuntivo per 325,1 milioni di dollari è stato raggiunto il 9 novembre 2022. Dopo aver completato il primo contratto più piccolo entro dicembre 2023, il secondo contratto con AeroVironment per i droni Puma non dovrebbe essere completato prima del 30 settembre 2025. Le modifiche al secondo contratto sono apparse di recente a dicembre 2024, indicando che la produzione era ancora in corso.

Ucraina, difesa Ue, minacce Russia: il discorso di Macron

Ucraina, difesa Ue, minacce Russia: il discorso di MacronRoma, 5 mar. (askanews) – Cercare di rispondere alle “preoccupazioni” dei francesi sulla guerra in Ucraina. È quanto si è prefissato di fare oggi Emmanuel Macron in un discorso trasmesso dall’Eliseo alle 20. Prima di ospitare a cena il primo ministro ungherese Viktor Orban, sostenitore di Donald Trump e di Vladimir Putin, il capo dello Stato ha parlato con i suoi connazionali per circa quindici minuti. Il giorno dopo il discorso sullo stato dell’Unione del presidente degli Stati Uniti, Macron ha ribadito che “la strada per la pace non può essere la capitolazione” di Kiev. Di seguito, i passaggi più importanti del discorso televisivo di Macron.


LA MINACCIA RUSSA RIGUARDA TUTTA L’EUROPA Tre anni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, Macron ha ricordato che il conflitto “ha provocato quasi un milione di morti e feriti e continua con la stessa intensità”, ed ha deplorato che “gli Stati Uniti, nostri alleati, abbiano cambiato posizione su questa guerra, sostengano meno l’Ucraina e lascino dubbi su cosa accadrà in seguito”. In sintesi, “la nostra prosperità e la nostra sicurezza” in Europa “sono diventate più incerte”, ha aggiunto il Presidente della Repubblica, secondo cui “stiamo entrando in una nuova era”.


Secondo il capo dello Stato, “la minaccia russa c’è e colpisce i paesi d’Europa, colpisce anche noi”. Quindi, ha accusato “la Russia di aver trasformato il conflitto ucraino in un conflitto globale”. E per ribadire il concetto, ha aggiunto: “La Russia sta mettendo alla prova i nostri limiti: in aria, in mare, nello spazio e dietro i nostri schermi. Questa aggressività sembra non conoscere confini”. Osservando che Mosca “continua a riarmarsi”, Macron ha poi finto di chiedersi: “Chi può credere, in questo contesto, che la Russia di oggi si fermerà all’Ucraina? La Russia è diventata (…) una minaccia per la Francia e per l’Europa.” LA PACE NON PUO’ ESSERE A QUALUNQUE PREZZO


In risposta a Donald Trump, Macron ha detto di rifiutarsi di “restare spettatore” di fronte al conflitto russo-ucraino. “La pace non può arrivare a qualunque prezzo. La pace non può essere la capitolazione dell’Ucraina, non può essere il suo crollo o un cessate il fuoco che sarebbe troppo fragile”, ha assicurato, riferendosi al mancato rispetto degli accordi di Minsk da parte della Russia. “Oggi non possiamo più fidarci della parola della Russia”. “L’Ucraina”, ha insistito, “ha diritto alla pace e alla sicurezza per sé stessa e questo è il nostro interesse e l’interesse della sicurezza del continente europeo”. DIFESA, PIU’ INVESTIMENTI SENZA AUMENTARE LE TASSE


Se il Presidente della Repubblica ha affermato di “voler credere che gli Stati Uniti resteranno al nostro fianco”, “dobbiamo essere pronti se così non fosse”. Così ha esortato gli Stati europei, prima dell’incontro di domani a Bruxelles, a “sapersi difendere meglio e scoraggiare ogni nuova aggressione”. “Il futuro dell’Europa non deve essere deciso a Washington o a Mosca. L’innocenza degli ultimi 30 anni, dalla caduta del Muro di Berlino, è ormai finita”, ha ribadito rivolgendosi nuovamente ai suoi partner europei. “Qualunque cosa accada, dobbiamo attrezzarci di più”, ha insistito Macron, che ha promesso “investimenti aggiuntivi” nella difesa francese senza aumentare le tasse in Francia. “Dovremo fare nuove scelte di bilancio e investimenti aggiuntivi che ormai sono diventati essenziali”, ha previsto, invitando il governo a “fare proposte alla luce di questo nuovo contesto”. “Le soluzioni di domani non possono essere le abitudini di ieri”, ha tuonato il presidente della Repubblica. DETERRENZA NUCLEARE: DIBATTITO PER SCUDO AI PAESI UE Macron ha sollevato l’idea di estendere la deterrenza nucleare francese all’Europa, ed ha cercato di apparire rassicurante. “Ci protegge. È completo, sovrano, francese dall’inizio alla fine”, ha assicurato. Annunciando l’apertura di un “dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati nel continente europeo attraverso la nostra deterrenza”, ha specificato che “qualunque cosa accada, la decisione è sempre stata e rimarrà nelle mani del Presidente della Repubblica”. RIUNIONE A PARIGI DI CAPI SMD DI PAESI PRONTI A GARANTIRE PACE La Francia riunirà la prossima settimana a Parigi i capi di Stato maggiore dei paesi pronti a garantire la pace futura in Ucraina, ha annunciato Macron. Quest’ultima “comporterà forse anche l’impiego di forze europee”. “Non andrebbero a combattere oggi, non andrebbero a combattere in prima linea, ma sarebbero lì, al contrario, una volta firmata la pace, per garantirne il pieno rispetto”, ha affermato il Capo dello Stato.

Migranti, Commissione Ue propone nuove norme su rimpatri martedì

Migranti, Commissione Ue propone nuove norme su rimpatri martedìBruxelles, 5 mar. (askanews) – La Commissione europea presenterà martedì prossimo, 11 marzo, a Strasburgo la sua attesa proposta legislativa sul rimpatrio dei migranti irregolari che non hanno visto accolta la propria domanda di asilo nei paesi Ue. Lo ha confermato stasera a Bruxelles il Commissario per gli affari interni e le migrazioni, Magnus Brunner, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Giustizia dell’Ue stasera a Bruxelles, aggiungendo che la Commissione presenterà presto, non ancora martedì ma comunque “prima di giugno”, anche la lista europea dei paesi di origine sicuri e la revisione dei criteri dei paesi terzi considerati sicuri, in entrambi i casi, per il rinvio dei migranti in attesa di rimpatrio.


A quanto riferiscono altre fonti comunitarie, non si sa ancora quando sarà presentata, invece, la nuova lista che elencherà uno per uno i paesi terzi “sicuri”, sulla base dei nuovi criteri. Al contrario degli altri due casi menzionati, per la pubblicazione di quest’ultima lista la legislazione Ue in vigore non prevede alcuna scadenza, hanno puntualizzato le fonti Riguardo al testo legislativo sui rimpatri che sarà presentato martedì, il commissario ha lasciato intendere che potrebbe essere una proposta di regolamento invece che una proposta di direttiva. La differenza sta nel fatto che il regolamento è applicabile direttamente e immediatamente negli Stati membri, mentre la direttiva deve essere recepita nell’ordinamento nazionale di ogni paese con una legge specifica che garantisca il rispetto degli obiettivi indicati. Il testo sostituirà una proposta di direttiva che era rimasta bloccata nei negoziati in Consiglio Ue nella scorsa legislatura.


La nuova proposta di regolamento dovrebbe chiarire la definizione e il concetto di “centri di rimpatri” in paesi terzi, in cui poter inviare i migranti irregolari a cui è stata respinta la domanda di protezione internazionale, che sono oggetto di decisioni di espulsione. “Non è accettabile che oggi nei paesi Ue solo uno su cinque migranti irregolari che dovrebbero essere rimpatriati lo siano poi effettivamente. In termini generali – ha affermato Brunner – quando a delle persone che non hanno il diritto di rimanere si permette di restare nell’Ue, l’intero sistema dell’asilo viene minato. Bisogna agire secondo le regole, altrimenti – ha avvertito – si rischia anche di erodere il sostegno pubblico per una società aperta e tollerante”. Il commissario ha poi anticipato che il nuovo regolamento sui rimpatri conterrà, tra l’altro, degli obblighi precisi di cooperazione con le autorità competenti per i migranti in attesa di rimpatrio, e conseguenze nel caso in cui non rispettino questi obblighi, regole più rigorose per le persone che rappresentano rischi per la sicurezza, e un rafforzamento del riconoscimento reciproco tra i paesi Ue delle decisioni prese in uno Stato membro riguardo a un migrante irregolare, per evitare che le richieste di asilo respinte siano ripresentate altrove nell’Unione, e infine una semplificazione delle procedure per i rimpatri.

Discorso alla nazione di Macron: stiamo entrando in una nuova era

Discorso alla nazione di Macron: stiamo entrando in una nuova eraRoma, 5 mar. (askanews) – “Stiamo entrando in una nuova era”. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron, all’inizo del suo discorso televisivo al paese in cui affronterà i temi della difesa europea e la crisi ucraina. “Mi rivolgo a voi questa sera a causa della situazione internazionale: siete giustamente preoccupati, dati gli eventi storici che si stanno verificando attualmente. Gli Stati Uniti d’America hanno cambiato la loro posizione sulla guerra in Ucraina; gli stessi Stati Uniti d’America intendono imporre dazi doganali all’Europa. Infine, la minaccia terroristica torna di nuovo: stiamo entrando in una nuova era”, ha affermato.


Macron si è anche compiaciuto di avere sanzionato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. “Fin dal primo giorno abbiamo deciso di sostenere l’Ucraina e sanzionare la Russia. E abbiamo fatto bene”, ha precisato nel discorso alla nazione. “Al di là dell’Ucraina, la minaccia russa è lì”, ha insistito. Il capo dello Stato ha ricordato che la Russia ha reso il conflitto “un conflitto globale”. “Ha mobilitato soldati nordcoreani ed equipaggiamento iraniano nel nostro continente, aiutando nel contempo questi paesi ad armarsi ulteriormente. La Russia del presidente Putin viola i nostri confini per assassinare gli oppositori, manipola le elezioni in Romania e Moldavia e organizza attacchi digitali contro i nostri ospedali per bloccarne il funzionamento”, ha affermato.

La Corte Suprema Usa boccia Trump: c’è l’obbligo di stanziamento per Usaid

La Corte Suprema Usa boccia Trump: c’è l’obbligo di stanziamento per UsaidRoma, 5 mar. (askanews) – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato la sentenza di un tribunale distrettuale che obbliga l’Amministrazione Trump a stanziare due miliardi di dollari per l’Usaid, l’agenzia per gli aiuti all’estero.


La Corte ha confermato la sentenza con cinque voti favorevoli e quattro contrari: John Roberts, Elena Kagan, Amy Coney Barrett, Ketanji Brown Jackson e Sonia Sotomayor si sono espressi a favore mentre Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Samuel Alito hanno dissentito. “Può un singolo giudice distrettuale che probabilmente non ha giurisdizione in materia avere il potere di costringere il governo degli Stati Uniti a pagare (e probabilmente perdere per sempre) due miliardi di dollari dei contribuenti? La risposta a questa domanda dovrebbe essere un ‘no’ netto, ma la maggioranza di questa Corte a quanto pare la pensa diversamente”, si legge nel parere di Alito.

Report Ue su libertà di stampa: in Italia situazione sempre più critica

Report Ue su libertà di stampa: in Italia situazione sempre più criticaRoma, 5 mar. (askanews) – In Italia, nonostante il numero di segnalazioni sia diminuito nel 2024 rispetto all’anno precedente, la situazione sta diventando sempre più critica per giornalisti, media di servizio pubblico e media indipendenti.


Queste quanto si legge nell’ Europe Press Freedom Report del 2024 (MPM2024). Le questioni di fondo individuate nel 2023, tra cui le segnalazioni sull’indipendenza della televisione pubblica, sono ancora irrisolte. Le autorità devono ancora rispondere agli avvisi del 2023 riguardanti le nomine politiche alla RAI e la cancellazione del programma di Roberto Saviano. Nel 2024, l’Italia è stata menzionata sulla piattaforma del Consiglio d’Europa attraverso un avviso sistematico che affrontava la sua legislazione sulla diffamazione, 1insieme a quattro avvisi riguardanti aggressioni fisiche ai giornalisti e tre avvisi relativi a molestie e intimidazioni. ¦In un contesto di regressione della libertà dei media, il Media Freedom Rapid Response, una rete di sei organizzazioni per la libertà dei media e dei giornalisti, ha condotto una missione urgente il 16-17 maggio 2024. Il loro rapporto, pubblicato il 29 luglio 2024 offre un’analisi delle tre questioni più urgenti identificate:


l’interferenza politica senza precedenti nell’emittente pubblica RAI; le molestie legali da parte dei membri del governo nei confronti dei giornalisti dissenzienti;


la potenziale acquisizione dell’agenzia di stampa AGI da parte del parlamentare Antonio Angelucci, membro del parlamento del partito di estrema destra Lega, che controlla già diversi importanti quotidiani. ¦Il MPM2024 evidenzia anche preoccupazioni sull’indipendenza dei media di servizio pubblico in Italia. Nelle sue conclusioni, il rapporto fa riferimento a “segnali preoccupanti sulle condizioni dei giornalisti e sulla loro suscettibilità a pressioni e minacce. Le riforme in sospeso delle leggi sulla diffamazione penale e le tutele legali contro le SLAPP contribuiscono a questo rischio, aggravato dall’aumento delle cause penali e civili contro i giornalisti, anche da parte di funzionari governativi. L’instabilità economica e le protezioni inadeguate per i giovani professionisti dei media esacerbano i rischi per la sicurezza dei giornalisti, mentre persistono i dibattiti sulle restrizioni all’accesso alle informazioni giudiziarie.


¦Il rapporto MPM2024 sottolinea che la legge di bilancio 2024 ha ridotto il canone di abbonamento televisivo per uso privato da 90 a 70 euro, “sollevando ulteriori interrogativi sull’adeguatezza dei finanziamenti pubblici e, di conseguenza, sull’indipendenza della RAI”. ¦Il 7 novembre 2024, durante un’audizione organizzata dalla senatrice Barbara Floridia al Senato italiano,166 il direttore generale dell’Unione europea di radiodiffusione Noel Curran ha denunciato l’insufficiente finanziamento della RAI: ??”I media di servizio pubblico devono ricevere finanziamenti adeguati per svolgere i loro cruciali ruoli democratici, economici, sociali e culturali”, ha affermato. ‘I finanziamenti della RAI sono aumentati solo del 3% tra il 2019 e il 2023, in mezzo all’elevata inflazione e ai crescenti costi di produzione in Europa. E il canone italiano è attualmente uno dei più bassi nell’UE. Solo Grecia e Portogallo si classificano più in basso. Di conseguenza, la crescita dei finanziamenti della RAI in cinque anni è stata significativamente inferiore alla media dell’11% di aumento dei finanziamenti nominali sperimentata da altri media di servizio pubblico europei.’ La combinazione di influenza politica sulla radiodiffusione pubblica e l’uso strategico di cause legali per diffamazione rappresenta una seria sfida alla libertà dei media in Italia. I gruppi per la libertà di stampa chiedono protezioni più forti per salvaguardare l’indipendenza giornalistica e impedire che le tattiche di intimidazione legale indeboliscano il giornalismo critico.

We World: crisi umanitarie colpiscono soprattutto donne e ragazze

We World: crisi umanitarie colpiscono soprattutto donne e ragazzeRoma, 5 mar. (askanews) – Le crisi umanitarie globali colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze, aumentando povertà, violenza di genere e discriminazione. È quanto emerge dal rapporto ‘Her Future at Risk. The Cost of Humanitarian Crises on Women and Girls’ di WeWorld – organizzazione umanitaria che da oltre 50 anni lavora in 26 Paesi, inclusa l’Italia, per portare al centro chi è ai margini, geografici e sociali – che fornisce un’analisi approfondita di otto Paesi fortemente colpiti da crisi umanitarie prolungate: Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Mali, Mozambico, Niger, Palestina e Ucraina.


Dal rapporto emerge chiaramente come crisi umanitarie e conflitti aggravano in modo preoccupante le disuguaglianze di genere e generazionali, in particolare in caso di crisi prolungate. Nonostante sia dimostrato come le iniziative guidate dalle donne rafforzino il recupero dalle crisi e la stabilità delle comunità, dal report emerge come le donne siano ancora sottorappresentate nella leadership umanitaria. Si registrano anche gravi lacune nel finanziamento alle iniziative dedicate ai diritti delle donne e al contrasto alle disuguaglianze di genere. “Donne, bambine e bambini – commenta così Stefania Piccinelli, Responsabile Dipartimento Programmi Internazionali per WeWorld – affrontano rischi maggiori nelle crisi umanitarie, perché l’interruzione dei servizi essenziali e delle infrastrutture aggrava le disuguaglianze di genere e generazionali già esistenti. Il nostro rapporto non solo mette in luce come i diritti delle donne e delle bambine siano maggiormente a rischio nelle crisi umanitarie, ma propone anche soluzioni a lungo termine per una risposta umanitaria più costruita sulle loro necessità. Per fermare il ciclo di violenza e disuguaglianza, è necessario portare al centro le donne e le ragazze nella risposta alle crisi umanitarie, promuovendo la loro leadership, sviluppando politiche sensibili al genere e alle generazioni, ed eliminando le barriere legali e strutturali che ostacolano i loro diritti e la loro partecipazione.”


Il rapporto mette in luce un quadro allarmante, supportato anche da dati raccolti attraverso il ChildFund Alliance World Index 2024, in precedenza noto come WeWorld Index, e testimonianze dirette dai territori: Una bambina nata oggi in Afghanistan dovrà aspettare 210 anni affinché i suoi diritti umani siano pienamente attuati. (ChildFund Alliance World Index, 2024).


In Burkina Faso, ogni tre giorni e mezzo una ragazza sotto i 19 anni rimane incinta (ChildFund Alliance World Index, 2024). Nel 2023, 10 bambine e bambini palestinesi su 100 non andavano a scuola (ChildFund Alliance World Index, 2024).


In Mozambico, quasi 1 donna su 5 ha detto di aver subito violenza da partner del partner. (ChildFund Alliance World Index, 2024). (ChildFund Alliance World Index, 2024). La violenza di genere è una crisi nella crisi: il 70% delle donne nelle zone di crisi ha subito violenza di genere, inclusa violenza domestica, conflict-related sexual violence e sfruttamento sessuale (UN Women, 2024). Oltre 85 milioni di bambine e bambini nelle aree di emergenza sono esclusi dalla scuola, e le ragazze sono tra le più penalizzate (ECW, 2024). Le discriminazioni intersezionali – ovvero quelle che colpiscono una persona in modo combinato, sulla base di fattori come genere, etnia, religione o disabilità – amplificano le disuguaglianze e rendono le donne ancora più vulnerabili. In particolare, le donne appartenenti a minoranze etniche, rifugiate, con disabilità o sfollate interne si trovano ad affrontare ostacoli e rischi ancora maggiori, subendo discriminazioni multiple che limitano le loro opportunità e diritti. Nei contesti di crisi, donne e bambine affrontano difficoltà economiche significative, accentuate dal loro alto coinvolgimento in lavori precari, mal retribuiti e informali. L’accesso limitato all’educazione, il crescente carico di responsabilità di cura e l’aumento delle situazioni di vulnerabilità le espongono a forme di sfruttamento come i matrimoni precoci, il lavoro minorile e lo sfruttamento sessuale. La doppia crisi dell’Afghanistan: rispondere ai bisogni umanitari e tutelare i diritti delle donne Il rapporto contiene un focus sull’Afghanistan, dove WeWorld ha ripreso il suo intervento nel 2021 – in seguito agli eventi che hanno visto il ritorno dei Talebani al potere – supportando le comunità rurali e in particolare le donne capo-famiglia e i loro figli e figlie, garantendo accesso ai servizi di base. L’Afghanistan sta affrontando una doppia crisi senza precedenti: da un lato una crisi umanitaria che continua ad aggravarsi, dall’altro la continua violazione dei diritti umani, soprattutto di donne e bambine che oggi sono private di libertà fondamentali: non possono andare a scuola, non possono studiare o uscire di casa se non accompagnate. Secondo il ChildFund Alliance World Index 2024, una bambina nata oggi in Afghanistan dovrà aspettare 210 anni affinché i suoi diritti umani siano pienamente attuati. La limitazione della libertà di donne e bambine in Afghanistan aggrava l’emergenza umanitaria, intrappolandole in cicli di vulnerabilità. La sezione analizza questa crisi interconnessa, utilizzando i dati del ChildFund Alliance World Index 2024 e testimonianze raccolte sul campo. Priorità identificate da WeWorld Le interviste con lo staff femminile di WeWorld che lavora in Siria, Afghanistan, Ucraina, Palestina e Mali hanno messo in evidenza l’urgenza di politiche inclusive di genere sottolineando alcune priorità: È essenziale adottare approcci mirati e innovativi per rispondere ai bisogni specifici di donne e ragazze. La protezione dalla violenza di genere deve essere una priorità, con misure più efficaci per prevenire e contrastare gli abusi, soprattutto nelle situazioni di crisi. Garantire l’accesso a cure sanitarie e supporto psicologico è fondamentale, in particolare per donne, bambine e bambini colpiti da conflitti e migrazioni forzate. L’empowerment economico è un elemento chiave per favorire l’indipendenza finanziaria e la resilienza delle donne. È necessario promuovere una maggiore presenza femminile nelle posizioni di leadership all’interno della risposta umanitaria. Bisogna sfidare le norme patriarcali e abbattere le barriere culturali che ostacolano la partecipazione delle donne nelle decisioni e limitano il loro accesso ai diritti e alle opportunità. Il rapporto fornisce raccomandazioni per tre attori principali: Donatori, Partner Umanitari e Policy Maker. I donatori sono invitati a finanziare programmi attenti al genere, includendo la prevenzione della violenza di genere, la salute riproduttiva e l’empowerment economico delle donne, oltre a sostenere le organizzazioni femminili locali. I Partner Umanitari dovrebbero adottare approcci trasformativi rispetto al genere, promuovendo la leadership femminile e il coinvolgimento degli uomini e dei ragazzi nella promozione dell’uguaglianza di genere. Sono anche chiamati a risponderei ai bisogni legati alla salute mentale delle persone e alla prevenzione della violenza di genere. Infine, i policy maker sono chiamati a garantire l’uguaglianza di genere nella finanza pubblica, creare politiche che rispettino il genere, eliminare leggi discriminatorie e promuovere la cooperazione internazionale per sostenere la prevenzione della violenza di genere, la salute e l’emancipazione economica delle donne e delle ragazze. WeWorld WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario per garantire i diritti a tutte le persone a partire dalle comunità più vulnerabili. I progetti di WeWorld – 165 progetti in 26 Paesi inclusa l’Italia – mettono al centro chiunque sia ai margini, geografici e/o sociali, promuovendone lo sviluppo umano ed economico, affinché possa autodeterminarsi e diventare protagonista del proprio cambiamento. Con oltre 10 milioni di beneficiari diretti e 54 milioni di beneficiari indiretti WeWorld si occupa di diritti umani, aiuti umanitari, sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute, istruzione ed educazione, sviluppo socio-economico e protezione ambientale, educazione alla cittadinanza globale e volontariato internazionale.