Capitol Hill, la Polizia esclude presenza uomo armato al SenatoRoma, 2 ago. (askanews) – La polizia metropolitana di Washington ha escluso la presenza di persone armate all’interno degli uffici del Senato, come denunciato da una chiamata anonima al numero unico di emergenza 911 giudicata attendibile dalle forze dell’ordine. I controlli proseguono in tutti gli uffici e l’area resta per ora chiusa al traffico pedonale e stradale. Ma la polizia ha escluso che ci siano persone armate e che vi siano stati incidenti o vittime afferma che non ci sono tiratori attivi negli edifici degli uffici del Senato e nessun ferito.
Al personale del Senato è stato detto di restare riparato sul posto e tutte le porte e le finestre di accesso all’edificio del Senato sono bloccate e presidiate. Intorno all’area continuano ad arrivare e stazionare veicoli di emergenza e soccorso. La polizia di Capitol Hill ha precisato che perquisizioni e controlli sono ancora in corso.
Allarme a Capitol Hill, evacuato ufficio Senato per uomo armatoRoma, 2 ago. (askanews) – Allarme a Capitol Hill a Washington. Un ufficio del Senato è stato evacuato a seguito di una telefonata al numero urgenze 91 per la presenza di un uomo armato. Polizia e Forze dell’ordine stanno presidiando e perquisendo gli uffici dove è stata segnalata la presenza dell’uomo armato. L’allarme arriva all’indomani della terza incrininazione di Donald Trump, accusato di voler ribaltare il risultato delle presidenziali. “State lontani dall’area, stiamo controllando”, ha twittato la polizia di Capitol Hill.
In Ucraina il numero delle amputazioni è simile a quello della Prima Guerra MondialeRoma, 2 ago. (askanews) – Il numero di amputazioni necessarie agli ucraini è già a un livello simile a quello della Prima guerra mondiale. Secondo il Wall Street Journal, tra i 20mila e i 50mila ucraini hanno subito l’amputazione di uno o più arti nei diciotto mesi successivi all’intervento armato della Russia.
Per fare un confronto, durante i quattro anni della Prima guerra mondiale, 41mila soldati britannici e 67mila tedeschi hanno avuto bisogno di amputazioni. Il quotidiano dà inoltre un’idea di quanto siano dispendiose le protesi: alcune costano più di 46.500 euro. Secondo quanto riferito dalle autorità di Kiev, i feriti pagano 21mila euro per coprire i costi, ma molti hanno ancora difficoltà a permettersi le cure. Alcuni dei feriti hanno dovuto recarsi all’estero per farsi curare.
Alcuni italiani hanno deciso di rimanere in Niger nonostante il golpeRoma, 2 ago. (askanews) – L’ambasciata italiana in Niger “rimane aperta”, “completamente operativa”, a disposizione dei connazionali rimasti nel Paese. “Ce ne sono ancora una quarantina, che hanno deciso di rimanere in Niger, si tratta in gran parte di operatori di organizzazioni non governative di grande esperienza, che conoscono il territorio”, ha detto oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Filo diretto, su Rainews 24. Tajani ha spiegato che tutti sono “contattati costantemente dall’ambasciata e dall’unità di crisi”, “ci sono un costante contatto e messggi”, ha insistito Tajani.
Gli Usa ignorano minacce specifiche del gruppo Wagner alla PoloniaRoma, 1 ago. (askanews) – Gli Stati Uniti non sono a conoscenza di “alcuna minaccia specifica” rappresentata dalle forze del Gruppo Wagner per la Polonia o per altri stati membri della Nato. Lo ha dichiarato il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. La Polonia ha reagito costantemente alla presenza di uomini del Gruppo Wagner in Bielorussia da quando, due settimane fa, il leader dell’organizzazione Yevgeny Prigozhin ha annunciato l’addestramento di truppe nel Paese. La settimana scorsa, la Polonia ha deciso di dislocare più di 1.000 truppe verso est, in direzione del confine di oltre 400 chilometri con la Bielorussia. Anche Lettonia e Lituania si sono unite alla Polonia minacciando di chiudere le frontiere con la Bielorussia a causa della minaccia posta dal Gruppo Wagner.
L’Ucraina ha un piano nel caso Zelensky venisse assassinatoRoma, 1 ago. (askanews) – L’Ucraina ha un piano nel caso il presidente Volodymyr Zelensky venisse assassinato. Lo scrive la testata americana Politico, secondo cui gli esperti ritengono che un evento del genere rappresenterebbe uno shock psicologico, ma non avrebbe ripercussioni sulla difesa dell’Ucraina.
L’articolo sottolinea che da quando Zelensky si è rifiutato di lasciare il suo Paese all’inizio della guerra e ha chiesto invece armi e munizioni, ha svolto un ruolo chiave nel mobilitare il sostegno internazionale per contrastare la Russia. Non sorprende quindi che i parlamentari russi e i blogger militari ultranazionalisti chiedano a gran voce che sia lui il primo obiettivo. Politico ricorda che il presidente ucraino è già stato bersaglio di diversi tentativi di omicidio, ma sono stati tutti sventati. Secondo la costituzione, la linea di successione legale del potere è chiara: quando il Presidente non è in grado di adempiere ai suoi doveri, le sue funzioni vengono assunte dal presidente della Verkhovna Rada (parlamento) dell’Ucraina. Proprio per evitare un vuoto di potere, all’inizio dell’invasione russa la leadership politica dell’Ucraina si trovava in diverse parti del Paese.
Politico scrive che Ruslan Stefanchuk, il presidente della Verkhovna Rada, membro del partito Servitore del Popolo di Zelensky, non gode di un gradimento particolarmente elevato nei sondaggi di opinione. Come comunque sostiene Adrian Karatnytskyi, del Centro Eurasia del Consiglio Atlantico, questo non ha importanza perché l’Ucraina ha un “forte gruppo dirigente” e, in caso di morte del presidente, il mondo probabilmente vedrebbe un “governo collettivo” dello stato. Politico è convinto che il board del governo sarebbe probabilmente composto da Stefanchuk come presidente, insieme ad Andrii Yermak, ex produttore cinematografico e avvocato che ora dirige l’ufficio del Presidente, al ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e al ministro della Difesa Oleksii Reznikov. Valerii Zaluzhnyi rimarrebbe il generale di più alto grado del Paese.
Karatnytskyi ha aggiunto che spera di vedere in seno alla classe dirigente il presentatore televisivo Serhii Prytula, che attualmente gestisce grandi iniziative di beneficenza e gode di un alto indice di fiducia da parte dell’opinione pubblica. “Il Paese ha raggiunto un punto di solidarietà e di unità nazionale molto consistente, quindi se dovesse accadere qualcosa di terribile a Zelensky, non sarebbe così decisivo come si potrebbe pensare”, la convinzione di Karatnytskyi. L’Ucraina, a suo giudizio, ha creato una macchina amministrativa, militare e diplomatica “ben rodata”: “Non voglio dire che Zelensky sia quasi irrilevante. Ma credo che la cosa indispensabile sia l’unità del Paese”.
Caos in Niger, Francia e Italia pronte al rimpatrio dei connazionaliRoma, 1 ago. (askanews) – Resta molto alta la tensione in Niger, dopo le sanzioni stabilite dall’Ecowas e la minaccia di ricorrere all’uso della forza nel caso in cui i golpisti non dovessero reintegrare il presidente eletto Mohamed Bazoum entro una settimana. Alcuni governi europei, con cittadini nel Paese, stanno muovendo i primi passi per l’evacuzione o il rimpatrio volontario dei connazionali. La prima ad annunciare un piano di rientro è stata la Francia, invisa ai sostenitori del colpo di Stato per il suo passato coloniale e coinvolta nelle proteste dei giorni scorsi, quando numerosi manifestanti hanno tentato di fare irruzione all’ambasciata di Parigi a Niamey, prima di essere dispersi dalle forze dell’ordine.
Anche l’Italia ha annunciato oggi “un volo speciale” per tutti i connazionali che intendono lasciare la capitale del Niger – “ma non si tratta di un’evacuazione da un paese in guerra”, hanno precisato fonti diplomatiche -, mentre la Spagna sta lavorando all’evacuazione per via aerea degli oltre 70 spagnoli presenti. Il Regno Unito ha sconsigliato viaggi nell’area e invitato alla massima cautela chi già si trova nello Stato africano. Nella tarda serata di ieri, la responsabile della diplomazia francese, Catherine Colonna, ha respinto le accuse mosse dalla giunta militare al potere in Niger, secondo cui Parigi intende “intervenire militarmente” nel Paese per riportare al potere il presidente eletto Mohamed Bazoum. Nelle stesse ore, Burkina Faso e Mali – entrambi guidati da governi militari – hanno diffuso una nota congiunta per avvisare che qualsiasi intervento per ripristinare il presidente Bazoum con la forza sarebbe inteso dai due Paesi come “una dichiarazione di guerra”.
Da parte sua, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso noto via Twitter che “il Governo italiano ha deciso di offrire ai nostri concittadini presenti a Niamey la possibilità di lasciare la città con un volo speciale per l’Italia”. “L’Ambasciata a Niamey resterà aperta e operativa, anche per contribuire agli sforzi di mediazione in corso”, ha aggiunto Tajani. I civili italiani presenti attualmente nel Paese sarebbero 91. “Sono poco meno di cento e non corrono alcun pericolo”, aveva confermato nelle scorse ore il titolare della Farnesina. Il ministero li ha contattati tutti e sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. In particolare, secondo quanto si apprende, è monitorato con attenzione il caso di un pilota e di un tecnico aeronautico di un’azienda laziale, che sono rimasti bloccati in un hotel della capitale. In ogni caso, non tutti i nostri connazionali intendono partire in questo momento, secondo quanto spiegato da fonti della Farnesina che hanno descritto la situazione come “tranquilla”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, d’altro canto, aveva detto ieri che “attualmente non sono evidenti particolari rischi per l’incolumità degli italiani presenti nel Paese, civili e militari”. I militari italiani nel Paese del Sahel sono invece al sicuro nella base Aerienne 101. Sono circa 350. La maggior parte di loro è inquadrata nella Missione italiana bilaterale di Supporto (Misin) al comando del generale di Brigata Aerea, Nadir Ruzzon. Alcune decine di militari figurano nella neo istituita Missione europea Eumpm-Niger (Missione di partenariato militare dell’Ue) guidata dal colonnello dell’Esercito Antonio d’Agostino. La Difesa e la Farnesina stanno lavorando “in stretta sinergia per garantire la loro sicurezza”, ha precisato ieri Crosetto. (Di Corrado Accaputo).
”La minaccia di attacchi con i droni su Mosca è reale”, il Cremlino prepara le contromisureRoma, 1 ago. (askanews) – La minaccia di un attacco con droni a Mosca è reale e si stanno prendendo le misure necessarie per affrontarla, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Ria Novosti.
Il sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin, ha affermato questa mattina che diversi droni, diretti verso la capitale russa, sono stati abbattuti dalle difese aeree, ma uno ha colpito una torre nel centro commerciale Moscow-City, danneggiando la facciata a livello del 21° piano. Nessuna vittima è stata segnalata dopo l’attacco, ha aggiunto. (Il ministero della Difesa russo ha detto che in seguito l’Ucraina ha attaccato Mosca con tre droni, due dei quali sono stati abbattuti, il terzo è stato soppresso dai sistemi di guerra elettronica ed è caduto su edifici non residenziali. “La minaccia è davvero qui, è evidente e si stanno prendendo misure”, ha detto Peskov ai giornalisti.
In Myanmar grazia parziale a San Suu Kyi: cancellate 5 condanne su 19Roma, 1 ago. (askanews) – L’ex leader civile del Myanmar Aung San Suu Kyi, detenuta dal giorno del colpo di stato militare nel Paese del 2021, ha ottenuto oggi la grazia parziale dalla giunta al potere nell’ambito di un’amnistia generale concessa ad oltre 7.000 prigionieri in occasione della Quaresima buddista, secondo quanto riferito dai media statali martedì. “Il presidente del Consiglio amministrativo statale ha graziato Daw Aung San Suu Kyi, che è stata condannata dai tribunali competenti, ai sensi della legge sui diritti umani”, ha affermato l’emittente.
Aung San Suu Kyi è stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse tra cui corruzione, possesso illegale di walkie-talkie e violazione delle restrizioni per la pandemia di Covid. La grazia, ha però precisato la televisione statale, riguarderebbe solo 5 delle 19 condanne a suo carico e per questo motivo non è chiaro se il provvedimento le sia sufficiente per lasciare la sua con dizione di detenuta agli arresti domiciliari. Il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani ha spiegato su Twitter che la grazia parziale ad Aung San Suu Kyi rappresenta “il più bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertà”. “Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in Myanmar, donna coraggiosa e autorevole da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani”, ha scritto il ministro. Aung San Suu Kyi è stata vista in pubblico solo una volta da quando è stata arrestata a seguito dle golpe l’1 febbraio 2021. L’ex leader civile e premio Nobel per la Pace è stata immortalata in alcune foto scattate dai media statali in un’aula di un tribunale di Naypyidaw, la capitale costruita nella giungla dall’esercito.
La scorsa settimana, Aung San Suu Kyi è stata trasferita dalla sua cella a un edificio governativo, secondo un rappresentante del suo partito politico. Nel suo nuovo alloggio avrebbe incontrato Ti Khun Myat, presidente dell’Assemblea dell’Unione (la camera bassa del Myanmar), e Deng Xijuan, inviato speciale della Cina per gli Affari asiatici. Inoltre, l’11 luglio scorso il ministro degli Esteri della Thailandia, Don Pramudwinai, ha rivelato agli omologhi dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) riuniti a Giacarta, in Indonesia, di averla incontrata personalmente nei giorni precedenti e di averla trovata in buona salute fisica e mentale. Il colpo di Stato in Myanmar ha fatto precipitare il paese del sud-est asiatico in un conflitto che ha provocato lo sfollamento di oltre un milione di persone, secondo le Nazioni Unite. Destituito il legittimo governo civile, la giunta ha imposto lo stato d’emergenza, che ha ripetutamente rinnovato con la conseguenza di un continuo rinvio delle elezioni promesse non appena completato il golpe. L’ultima proroga, per i prossimi sei mesi, è stata annunciata oggi e, secondo la giunta militare, avrebbe l’obiettivo di preparare il voto.
Myanmar, grazia parziale per Aung San Suu Kyi: cancellate 5 condanne su 19Roma, 1 ago. (askanews) – L’ex leader civile del Myanmar Aung San Suu Kyi, detenuta dal giorno del colpo di stato militare nel Paese nel 2021, ha ottenuto oggi la grazia parziale dalla giunta al potere nell’ambito di un’amnistia generale concessa ad oltre 7.000 prigionieri in occasione della Quaresima buddista, secondo quanto riferito dai media statali martedì. “Il presidente del Consiglio amministrativo statale ha graziato Daw Aung San Suu Kyi, che è stata condannata dai tribunali competenti, ai sensi della legge sui diritti umani”, ha affermato l’emittente.
Aung San Suu Kyi è stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse tra cui corruzione, possesso illegale di walkie-talkie e violazione delle restrizioni per la pandemia di Covid. La grazia, ha però precisato la televisione statale, riguarderebbe solo 5 delle 19 condanne a suo carico e per questo motivo non è chiaro se il provvedimento le sia sufficiente per lasciare la sua con dizione di detenuta agli arresti domiciliari. Il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani ha spiegato su Twitter che la grazia parziale ad Aung San Suu Kyi rappresenta “il più bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertà”. “Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in Myanmar, donna coraggiosa e autorevole da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani”, ha scritto il ministro.
Aung San Suu Kyi è stata vista in pubblico solo una volta da quando è stata arrestata a seguito dle golpe l’1 febbraio 2021. L’ex leader civile e premio Nobel per la Pace è stata immortalata in alcune foto scattate dai media statali in un’aula di un tribunale di Naypyidaw, la capitale costruita nella giungla dall’esercito. La scorsa settimana, Aung San Suu Kyi è stata trasferita dalla sua cella a un edificio governativo, secondo un rappresentante del suo partito politico. Nel suo nuovo alloggio avrebbe incontrato Ti Khun Myat, presidente dell’Assemblea dell’Unione (la camera bassa del Myanmar), e Deng Xijuan, inviato speciale della Cina per gli Affari asiatici. Inoltre, l’11 luglio scorso il ministro degli Esteri della Thailandia, Don Pramudwinai, ha rivelato agli omologhi dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) riuniti a Giacarta, in Indonesia, di averla incontrata personalmente nei giorni precedenti e di averla trovata in buona salute fisica e mentale.
Il colpo di Stato in Myanmar ha fatto precipitare il Paese del sud-est asiatico in un conflitto che ha provocato lo sfollamento di oltre un milione di persone, secondo le Nazioni Unite. Destituito il legittimo governo civile, la giunta ha imposto lo stato d’emergenza, che ha ripetutamente rinnovato con la conseguenza di un continuo rinvio delle elezioni promesse non appena completato il golpe. L’ultima proroga, per i prossimi sei mesi, è stata annunciata oggi e, secondo la giunta militare, avrebbe l’obiettivo di preparare il voto.