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Pechino risponde ai dazi di Trump: tariffe di rappresaglia per colpire l’agro-alimentare Usa

Pechino risponde ai dazi di Trump: tariffe di rappresaglia per colpire l’agro-alimentare UsaRoma, 4 mar. (askanews) – Le prime due economie del mondo hanno inasprito ulteriormente oggi la loro guerra commerciale, dopo che sono entrati in vigore i nuovi dazi imposti dal presidente degli Stati uniti Donald Trump, che hanno raddoppiato al 20% i nuovi dazi imposti dal suo ritorno alla Casa Bianca. Pechino ha risposto, come era previsto, con tariffe di rappresaglia che andranno a colpire il settore agro-alimentare americano: un 15% su pollo, grano, mais e cotone; un 10% su soia, sorgo, maiale, manzo, prodotti lattiero-caseari.


I dazi cinesi entreranno in vigore da lunedì prossimo, secondo la comunicazione che ha diffuso il ministero delle Finanze di Pechino. L’annuncio è giunto praticamente non appena è scaduto il termine per la nuova tariffa generale del 10% imposta da Trump sulle merci cinesi. La Casa bianca ha già applicato due ulteriori serie di dazi del 10% su esportazioni cinesi, stimate in oltre 500 miliardi di dollari, secondo i calcoli della dogana cinese.


Oggi gli Usa hanno anche con l’imposizione di tariffe del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, dopo la scadenza di una sospensione di un mese. Washington ha motivato questa raffica di restrizioni commerciali con la scarsa propensione dei tre paesi a fermare i traffici di fentanyl, un oppioide sintetico la cui diffusione è vista come una vera e propria epidemia negli Stati uniti. La Cina, dal canto suo, sostiene di essere il paese più rigido al mondo nella lotta agli stupefacenti. Dietro la motivazione ufficiale, tuttavia, c’è una realtà fatta di competizione geopolitica tra Stati uniti e Cina, con Washington che considera Pechino il principale concorrente nella corsa all’egemonia globale.


Il ministero del Commercio cinese, oggi, ha anche aggiunto 10 aziende americane, tra le quali società legate alle forze armate coinvolte nella vendita di armi a Taiwan, a una cosiddetta lista di entità inaffidabili. Quindici aziende sono state inserite in una lista di controllo delle esportazioni. All’azienda biotecnologica statunitense Illumina, già etichettata come entità inaffidabile dalla Cina, è stato applicato, in particolare, il divieto di vendere dispositivi di sequenziamento genico nel paese. Inoltre, lo stesso ministero ha annunciato un’indagine sui prodotti in fibra ottica statunitensi, sospettati di aver eluso le misure antidumping della Cina, dichiarando che l’inchiesta durerà sei mesi e potrà essere prorogata. Separatamente, la dogana cinese ha dichiarato che le importazioni di tronchi statunitensi saranno state immediatamente interrotte dopo il rilevamento di alcuni parassiti nel materiale. L’autorità ha inoltre revocato le licenze a tre aziende americane per l’importazione di soia in Cina, per motivi di salute e sicurezza alimentare, affermando che è stato riscontrato un tipo di fungo. Oltre a questa serie di azioni ritorsive, la Cina ha annunciato di aver presentato un’altra denuncia contro gli Stati uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio, ripetendo un reclamo presentato in precedenza all’Omc per i dazi del 10% imposti da Trump agli inizi di febbraio.


“Le misure tariffarie unilaterali degli Stati uniti violano gravemente le regole Omc e minano le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato un portavoce del ministero del Commercio cinese. “La Cina – ha proseguito – è fortemente insoddisfatta e si oppone fermamente a tali misure”. Le contromisure adottate oggi dalla Cina fanno il paio con quelle adottate un mese fa. Pechino ha risposto immediatamente alla prima raffica di dazi del 10% adottata da Trump con dazi sul carbone americano, sul gas naturale liquefatto, sul petrolio greggio, su macchinari agricoli e su alcuni veicoli. La decisione di Trump d’intensificare le tariffe anti-cinesi ha fatto salire il dazio medio effettivo sulle importazioni cinesi a circa il 34%, segnando un aumento del tasso tariffario sulla Cina quasi doppio rispetto a quello registrato durante l’intera prima amministrazione Trump. Gli economisti di Nomura stimano che le tariffe cinesi adottate oggi colpiranno merci statunitensi per un valore di 22,3 miliardi di dollari. Pechino sta prendendo di mira le esportazioni agricole americane in Cina, che sono passate dal 4% del totale nel periodo 1998-2004 al 15% nel periodo 2012-2023, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. La Cina rimane un acquirente fondamentale di alimenti statunitensi come mais e manzo. Lo scorso anno ha importato prodotti agricoli per un valore di 24,7 miliardi di dollari dal suo principale rivale, diventando il terzo cliente più importante subito dopo Canada e Messico, secondo i dati dell’agenzia. Tuttavia, le due superpotenze non dipendono l’una dall’altra come in passato. Le statistiche statunitensi mostrano che, in generale, le importazioni dalla Cina sono diminuite dal 21,6% del totale nel 2018 al 13,4% nel 2024. Negli ultimi anni la Cina ha cercato di emendarsi da alcuni prodotti agricoli statunitensi, rivolgendosi a fornitori come il Brasile e promuovendo sostituti nazionali. Le importazioni cinesi di semi oleosi e mangimi animali dagli Stati uniti sono crollate del 23% lo scorso anno rispetto al 2023, e sono diminuite del 29% rispetto al 2021, secondo i calcoli basati sui dati della dogana cinese.

Qatargate, la procura federale belga chiede la revoca dell’immunità per le eurodeputate Pd Gualmini e Moretti

Qatargate, la procura federale belga chiede la revoca dell’immunità per le eurodeputate Pd Gualmini e MorettiBruxelles, 4 mar. (askanews) – La Procura federale belga di Bruxelles ha chiesto la revoca delle immunità per due nuove europarlamentari nell’ambito dell’inchiesta sulla vicenda “Qatargate”, il caso, emerso nel dicembre 2022, di corruzione e ingerenze straniere (con accuse in particolare al Qatar e al Marocco) che hanno coinvolto il Parlamento europeo.


Lo riferisce il quotidiano belga “Le Soir”, che rivela anche i nomi delle persone coinvolte, secondo le sue fonti: si tratterebbe delle eurodeputate italiane del Pd Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti. La Procura federale ha confermato la richiesta di due nuove sospensioni di immunità parlamentare, ma non i nomi riportati da “Le Soir”.La procura ha anche indicato che le due richieste di revoca dell’immunità saranno annunciate lunedì, come da procedura, dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola in apertura di una nuova sessione plenaria di Strasburgo.


 

Sopravvissute Nova Festival a Roma ridanno voce all’inferno 7 ottobre

Sopravvissute Nova Festival a Roma ridanno voce all’inferno 7 ottobreRoma, 4 mar. (askanews) – Hadar Sharvit e Yuval Tapuchi, sono due ragazze di 28 anni sopravvissute al massacro del Nova Festival il 7 ottobre 2023, dove furono uccise 364 persone, mentre molte altre furono rapite. In un incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana e dall’Ucei (Unione comunità ebraiche italiane) intitolato “Sopravvivere all’inimmaginabile: voci di donne dal 7 ottobre” organizzato presso la Biblioteca nazionale dell’ebraismo italiano Tullia Zevi a Roma, a pochi giorni dall’8 marzo, con grande coraggio hanno ricordato quel giorno infernale e dato voce a chi non c’è più.


“Ho visto gente freddata a colpi di pistola davanti ai miei occhi, sono immagini che vedo tutte le sere a letto prima di addormentarmi. Hamas è il male assoluto”, ha raccontato Hadar, insegnante di matematica, che oggi dà lezioni sull’autoguarigione dai traumi e offre visite guidate al memoriale delle vittime del Nova. Ha corso via per diverse ore, provato a chiamare il padre per dirgli che “stava per morire”. Si è fermata sotto un albero, e da lì ha sentito di tutto “abusi, grida, urla, silenzio”. “Gente che gridava per la sua vita e poi silenzio. Nessuno dovrebbe sentire questo tipo di inferno, io mi sentivo in inferno e mi stavo preparando a morire. Essere viva oggi non è ovvio”.


“I terroristi erano entrati nel frutteto, noi li vedevamo, loro non vedevano noi – ha proseguito – sentivo granate, spari, suoni che sento ancora oggi nelle mie orecchie. Siamo poi usciti e ho visto tutto quello che avevo sentito in quelle 4 ore. Corpi senza vita per terra, auto bruciate, proiettili. In quanto donna, percepisco quella brutalità in me, lo sento nel mio corpo anche se non era contro di me. Quella donna potevo essere io”. Hadar ha poi rivolto un pensiero alle donne ancora in ostaggio nella Striscia per tutto questo tempo e la “paura” che possano essere incinte di un terrorista, o più semplicemente, il disagio che possono provare quando hanno il ciclo.


“Penso che il mondo non capisca la brutalità di quel giorno, Hamas è stato davvero brutale. Quando vedo gente che sostiene Hamas mi vergogno per l’umanità, se sostenete Hamas sostenete stupri, violenze, omicidi”, ha aggiunto. “Ho imparato che bisogna continuare a correre per salvarsi – ha spiegato Yuval Tapuchi, che fino a prima del 7 ottobre gestiva una clinica per diabetici e oggi si occupa di arte – spero che la gente colga l’opportunità per essere ciò che non vogliamo essere e diventare l’opposto dei terroristi: siamo ancora in guerra, ci sono ancora ostaggi, non sono stati liberati, ci sono anche amici miei. È un lutto collettivo, è qualcosa che non se ne va con cui bisogna imparare a convivere, a elaborare, serve tempo. Puoi fare sedute psicologiche, terapie alternative, agopuntura. Io non sono riuscita ancora a tornare al lavoro, quel giorno ha cambiato tutta la mia vita. Non ho dormito la notte per un anno intero, quando risenti quei suoni che hai sentito, in ogni posto, pensi a un’esplosione e invece è solo un’auto, un cestino. Bisogna darsi il tempo per recuperare e ricostruire se stessi”.


La presidente Ucei, Noemi di Segni, che durante l’incontro più volte non è riuscita a trattenere le lacrime, nel suo intervento introduttivo ha ricordato come quelle avvenute siano state “violenze sulle famiglie, non solo contro le donne, ma contro i nuclei famigliari, per portare orrore dentro le famiglia”. A moderare l’incontro Ophir Eden, consigliere per gli Affari Pubblici dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Tra gli interventi anche quello di Inbal Natan Gabay, Consigliere Politico e Portavoce dell’Ambasciata d’Israele in Italia, secondo la quale da quel giorno (7 ottobre) “niente è più come prima” e ha lanciato un appello “affinché tutto questo non accada più, in nessuna parte del mondo”. “In ogni scontro armato c’è sempre una guerra nascosta, la guerra che si combatte contro le donne, i loro corpi, i loro figli – ha dichiarato l’onorevole Martina Semenzato, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta femminicidio e violenza di genere, sottolineando che – la violenza sessuale contro le donne è un’infame strategia militare. Lo scopo è umiliare il nemico, annullare l’identità delle ‘nostre’ donne”. Da remoto invece l’emozionato intervento di Cochav Elkayam-Levy, Fondatrice e Presidente della Commissione Civile sui Crimini del 7 Ottobre di Hamas Contro Donne, Bambini e Famiglie: “Il 7 ottobre ha dimostrato quanto dobbiamo ancora lottare, per dare voce a chi è stato fatto tacere per sempre. Hamas ha compiuto il crimine perfetto, violentando e uccidendo donne, e azzittendo tutto questo per sempre. Ci sono state anche atrocità sessuali. La battaglia legale sta solo iniziando, la raccolta di prove per queste vittime si sta concretizzando e a breve potranno farsi sentire nei tribunali. Hanno separato famiglie e stuprato donne davanti ai bambini. La cosa più importante in questo lavoro è dare voce alle vittime e dare loro linguaggio per esprimere le loro sofferenze”, ha concluso.

Minaccia ibrida, l’intelligence: Russia e Cina gli attori principali

Minaccia ibrida, l’intelligence: Russia e Cina gli attori principaliRoma, 4 mar. (askanews) – Il monitoraggio e l’analisi della minaccia ibrida vede “Russia e Cina come gli attori principali capaci di porre in essere campagne coordinate, multi-vettoriali e sinergiche in grado di sfruttare alcune caratteristiche strutturali e attaccare le debolezze sistemiche dei Paesi occidentali”. E’ quanto evidenzia la Relazione annuale 2025 sulla Politica dell’informazione per la sicurezza presentata oggi.


I due Paesi si differenziano, tuttavia, in termini di obiettivi, modalità e strategie messe in atto per raggiungerli. “L’elemento innovativo rispetto alle modalità con le quali la Russia ha portato avanti le proprie campagne e azioni ibride negli ultimi anni è rappresentato da un aumento delle azioni di sabotaggio e degli atti di violenza. Il Cremlino – prosegue la relazione – sta quindi ampliando la portata e il ritmo delle proprie operazioni asimmetriche contro gli Stati occidentali, compresi atti fisici di sabotaggio a siti militari o di aziende interessate al sostegno degli sforzi militari dell’Ucraina, affidandosi anche a persone che non hanno cittadinanza russa così da potere meglio argomentare la propria estraneità alle operazioni”.


“La volontà russa di compiere azioni violente in Europa occidentale – continuano fli analisti – sarebbe il segnale di una strategia finalizzata alla manipolazione della percezione di sicurezza delle opinioni pubbliche europee e alla delegittimazione dei Governi schierati a fianco dell’Ucraina”. L’intelligence, tuttavia, “non ha riscontrato casi accertati di azioni di sabotaggio da parte russa nel nostro Paese, né sono stati registrati eventi di natura violenta sul territorio italiano riconducibili a quella matrice”.

L’Ucraina: pronti a firmare in ogni momento l’accordo sulle terre rare

L’Ucraina: pronti a firmare in ogni momento l’accordo sulle terre rareRoma, 4 mar. (askanews) – L’Ucraina è pronta a firmare “in qualsiasi momento” l’accordo quadro per lo sfruttamento delle sue risorse naturali da parte degli Stati Uniti, malgrado l’annuncio della Casa Bianca della sospensione dell’aiuto militare americano. Lo ha dichiarato il primo ministro ucraino.


“Siamo pronti a iniziare in qualsiasi momento il lavoro sulla firma di questo accordo”, ha dichiarato Denys Shmygal durante una conferenza stampa, precisando che Kiev sta aspettando un “riscontro” da parte degli Stati Uniti attraverso canali diplomatici a riguardo.

La drammatica lettera di von Der Leyen ai leader della Ue

La drammatica lettera di von Der Leyen ai leader della UeBruxelles, 4 mar. (askanews) – “Una nuova era è alle porte. L’Europa si trova ad affrontare un pericolo chiaro e presente (‘clear and present danger’, ndr) su una scala che nessuno di noi ha mai visto nella propria vita adulta. Alcuni dei nostri presupposti fondamentali vengono minati nella loro essenza. Il ritmo del cambiamento è sconcertante e sempre più allarmante. Il futuro di un’Ucraina libera e sovrana, di un’Europa sicura e prospera, è in gioco. E questo dovrebbe definire la natura del nostro pensiero, l’audacia della nostra azione e l’urgenza con cui attueremo le nostre decisioni nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”.


Inizia con questi toni drammatici la lettera che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha inviato oggi ai capi di Stato e di governo dell’Ue, in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì 6 marzo, convocato per affrontare la doppia emergenza Ucraina e Difesa. Nella lettera von der Leyen presenta una proposta in cinque punti, il piano ReArm Europe, su come utilizzare tutte le leve finanziarie a disposizione per aiutare gli Stati membri ad aumentare rapidamente e significativamente le spese per le capacità di difesa. “Gli incontri e le discussioni che abbiamo avuto nelle ultime settimane – riferisce von der Leyen – hanno rinvigorito il nostro fine comune e la comprensione del fatto che dobbiamo pensare in modo diverso e rispondere secondo la situazione. Con una conclusione chiara: l’Europa deve essere responsabile della propria deterrenza e difesa”.


“Ecco perché – annuncia la presidente della Commissione -, prima della riunione del Consiglio europeo di questa settimana vorrei presentare un piano di risposta europeo immediato: ReArm Europe. Le misure proposte sono incentrate sulla necessità di aumentare urgentemente e significativamente la nostra spesa per la sicurezza e difesa dell’Europa, anche attraverso un nuovo strumento di difesa dedicato”. “Per inquadrare queste proposte, è fondamentale ricordare che, per quanto il mondo stia cambiando, i nostri principi non sono cambiati. Cerchiamo – afferma von der Leyen – stabilità, sicurezza, prosperità e libertà dalla coercizione. E vogliamo le relazioni transatlantiche più strette possibili, costruite anche sulle fondamenta profonde e solide tra i nostri popoli e i nostri parlamenti”.


“Quando l’Ucraina è stata attaccata per la prima volta – ricorda la presidente della Commissione -, l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno mobilitato importanti contributi alla difesa dell’Ucraina, dai finanziamenti per l’economia al supporto militare. Abbiamo sostenuto l’Ucraina con circa 140 miliardi di euro, di cui circa 50 miliardi di euro di supporto militare, e abbiamo addestrato oltre 73.000 soldati ucraini. E oltre a questo, abbiamo imposto sanzioni senza precedenti. È importante affermare questi fatti”. Tutto questo, rivendica von der Leyen, “ha contribuito a garantire che l’aggressione della Russia fosse accolta con una risposta unita”. E la Russia “ha subito perdite immense. Sta distruggendo le fondamenta a lungo termine della sua economia”.


“Negli ultimi anni – continua la presidente della Commissione -, l’Unione Europea e la Nato hanno lavorato insieme come mai prima: una cooperazione istituzionale costante, razionale e costruttiva per raggiungere obiettivi più alti. Quanto meglio questi sforzi saranno sincronizzati, tanto meglio sarà per tutti noi”. “Non dobbiamo mai dimenticare – sottolinea von der Leyen – il ruolo svolto dagli Stati non europei che riconoscono ciò che è in gioco e non solo condividono i nostri valori, ma mostrano la loro volontà di difenderli. Gli Stati Uniti hanno aperto la strada, insieme ad Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e molti altri. Questo ci ricorda che la democrazia non ha distanze”. “Noi in Europa – aggiunge – siamo molto grati per il sostegno degli Stati Uniti e per il ruolo che hanno svolto nella sicurezza europea per decenni. Come presidente della Commissione, ho tra i miei obiettivi principali forti relazioni con gli Stati Uniti, sia bilateralmente che attraverso il G7”. Ma, rileva von der Leyen, “il contesto in cui operiamo sta cambiando drasticamente e drammaticamente. Le fondamenta su cui è stato costruito l’intero ordine politico ed economico europeo del dopoguerra sono scosse nel profondo. E quando l’ordine europeo viene scosso, la storia ci insegna che l’intero sistema internazionale può essere destabilizzato”. Secondo la presidente della Commissione, “abbiamo due possibili percorsi davanti a noi: il primo è cavarcela bene o male in questo periodo attuale in modo ‘manageriale’, dando risposte frammentarie o incrementali alla situazione sul campo in Ucraina o altrove. Il secondo è cogliere il momento. Mobilitare le immense risorse dell’Europa. Fare appello al nostro spirito collettivo per difendere la democrazia”. “Io credo – afferma ancora von der Leyen – che la seconda opzione sia la nostra unica scelta. Dopotutto, è il nostro vero scopo. E per concretizzare questa scelta, dobbiamo liberare il nostro potere industriale e produttivo e indirizzarlo verso l’obiettivo della sicurezza. Perché è dalla sicurezza che dipendono la nostra prosperità e la nostra libertà. Ma per questo, dobbiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male. È tempo di agire e di farlo insieme”. “Sono fiduciosa che, attraverso il nostro impegno condiviso, possiamo ottenere progressi tangibili nell’affrontare le sfide alla sicurezza senza precedenti che abbiamo di fronte. Non abbiamo il lusso di poter aspettare, davanti alle sfide che stiamo affrontando. La posta in gioco – conclude la presidente della Commissione – non potrebbe essere più alta, ed è giunto il momento di agire”. (fonte immagine: European Union).

Difesa, Von der Leyen: siamo nell’era del riarmo, l’Ue è pronta

Difesa, Von der Leyen: siamo nell’era del riarmo, l’Ue è prontaBruxelles, 4 mar. (askanews) – Un piano di riarmo dell’Ue (“ReArm Europe”) in cinque punti che potrebbe arrivare a 800 miliardi di investimenti nella difesa finanziati in parte (150 miliardi di euro) con un “prestito europeo”, e in parte (650 miliardi) dai bilanci pubblici degli Stati membri, nel quadro della clausola di sospensione nazionale del Patto di Stabilità, per rispondere alle sfide epocali che i paesi europei devono affrontare per garantire la propria sicurezza e per mantenere l’impegno di sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa, nonostante il voltafaccia Usa.


E’ quanto propone la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una lettera inviata oggi ai capi di Stato e di governo dell’Ue in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì 6 marzo, convocato per affrontare la doppia emergenza Ucraina e Difesa. Nella lettera ai leader, ha riferito von der Leyen in una dichiarazione alla stampa stamattina a Bruxelles, , viene delineata una serie di proposte “su come utilizzare tutte le leve finanziarie a nostra disposizione per aiutare gli Stati membri ad aumentare rapidamente e significativamente le spese per le capacità di difesa con urgenza ora, ma anche su un periodo di tempo più lungo, nel corso di questo decennio”. “Il piano Rearm Europe – ha spiegato nella dichiarazione alla stampa – si compone di cinque punti. La prima parte è quella che mira a liberare l’uso di finanziamenti pubblici per la difesa a livello nazionale. Gli Stati membri sono pronti a investire di più nella propria sicurezza se hanno lo spazio di bilancio. Quindi dobbiamo consentire loro di farlo. Ed è per questo che proporremo di attivare la clausola di sospensione nazionale del Patto di stabilità e crescita. Ciò consentirà agli Stati membri di aumentare significativamente le proprie spese per la difesa senza innescare la procedura Ue per deficit eccessivo”. “Se gli Stati membri aumentassero la propria spesa per la difesa dell’1,5% del Pil in media, questo potrebbe creare uno spazio di bilancio di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”, prevede la presidente della Commissione.


La seconda proposta è la novità più importante: finalmente, Ursula von der Leyen ammette la necessità di ricorrere a un nuovo prestito comune europeo, ricorrendo all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, consente al Consiglio di “concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione a uno Stato membro che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo”. E’ la base giuridica che è già stata usata per il piano “Sure” di sostegno ai sistemi di cassa integrazione nazionali e per il piano di recovery “NextGenerationEU” durante la crisi della pandemia di Covid. “Sarà un nuovo strumento. Fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa. Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme”, ha rilevato la presidente della Commissione. “E stiamo parlando di aree di capacità paneuropee, come ad esempio la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e i droni e i sistemi anti-droni, ma anche di soddisfare altre esigenze dalla sicurezza informatica a mobilità militare, ad esempio. Questo aiuterà gli Stati membri ad aggregare una comune e procedere ad acquisti congiunti”.


“Con questo dispositivo, naturalmente, gli Stati membri possono aumentare notevolmente il loro sostegno militare immediato all’Ucraina. Questo approccio di approvvigionamento congiunto ridurrà anche i costi. Ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e naturalmente rafforzerà la nostra base industriale della difesa. E può essere a vantaggio dell’Ucraina, come ho appena detto. Questo è il momento dell’Europa e dobbiamo essere all’altezza”, ha osservato von der Leyen. Il terzo punto riguarda l’uso del bilancio dell’Ue. “C’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve termine per destinare più fondi agli investimenti legati alla difesa. Ed è per questo che posso annunciare che proporremo ulteriori possibilità e incentivi per gli Stati membri che decideranno se vogliono usare i programmi di Politica di coesione per aumentare la spesa per la difesa”, ha detto la presidente della Commissione.


Le ultime due aree di azione, infine, “mirano a mobilitare il capitale privato accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti (il nuovo nome dell’Unione dei mercati dei capitali, ndr) e naturalmente attraverso la Banca europea per gli investimenti”, che dovrà riformare il proprio statuto per consentire investimenti nel settore militare. Insomma, “l’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità riarmata”, e “potrebbe mobilitare quasi 800 miliardi di euro di spese per la difesa”, ha sintetizzato von der Leyen, aggiungendo che “naturalmente continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella Nato”. “Stiamo vivendo – aveva esordito la presidente della Commissione nel suo intervento davanti alla stampa – nel momento più cruciale e pericoloso. Non ho bisogno di descrivere la natura grave delle minacce che affrontiamo o le sue conseguenze devastanti. La questione non è più se la sicurezza dell’Europa sia minacciata in modo molto reale o se l’Europa debba assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza. In verità, conosciamo da tempo le risposte a queste domande. La vera domanda che abbiamo di fronte è se l’Europa sia pronta ad agire con la determinazione richiesta dalla situazione e se sia pronta e in grado di agire con rapidità e con l’ambizione necessarie”. “Nei vari incontri delle ultime settimane, l’ultimo dei quali due giorni fa a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto lo merita il fatto che siamo in un’era di riarmo”; e in quest’era di riarmo, ha sottolineato von der Leyen, “l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la sua spesa per la difesa, sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, sia per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza europea”. (fonte immagine: European Union).

Il Cremlino: la sospensione degli aiuti Usa può spingere Kiev verso la pace

Il Cremlino: la sospensione degli aiuti Usa può spingere Kiev verso la paceRoma, 4 mar. (askanews) – Una possibile sospensione degli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina potrebbe incoraggiare Kiev ad andare verso un processo di pace, ha affermato martedì il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.


In precedenza, Fox News ha riferito, citando un alto funzionario della Casa Bianca, che gli Stati Uniti stavano sospendendo temporaneamente tutti gli aiuti militari all’Ucraina finché il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non vedesse l’impegno di Kiev nei colloqui di pace. “Se questo è vero, allora questa è una decisione che potrebbe effettivamente spingere il regime di Kiev verso un processo di pace”, ha detto Peskov ai giornalisti, aggiungendo che la Russia deve ancora apprendere i dettagli della possibile sospensione.


Interrompere gli aiuti militari a Kiev sarebbe il “miglior contributo” al processo di pace, ha anche affermato il portavoce. “È ovvio che finora gli USA sono stati il principale finanziatore di questa guerra. Se gli USA smettono di essere

La sospensione degli aiuti Usa a Kiev riguarda soprattutto veicoli blindati

La sospensione degli aiuti Usa a Kiev riguarda soprattutto veicoli blindatiRoma, 4 mar. (askanews) – La sospensione degli aiuti militari all’Ucraina da parte degli Stati Uniti riguarderà principalmente la fornitura di veicoli blindati, ha riferito martedì l’emittente ABC, citando funzionari a conoscenza della questione.


I veicoli blindati dovrebbero essere pronti per la consegna nei prossimi mesi, ha riferito l’emittente. In precedenza, Fox News ha riferito, citando un alto funzionario della Casa Bianca, che gli Stati Uniti stanno sospendendo temporaneamente tutti gli aiuti militari all’Ucraina fino a quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non vedrà l’impegno di Kiev nei colloqui di pace.

L’Ungheria: bene la sospensione degli aiuti militari Usa a Kiev

L’Ungheria: bene la sospensione degli aiuti militari Usa a KievRoma, 4 mar. (askanews) – L’Ungheria sostiene la decisione degli Stati Uniti di sospendere l’assistenza militare all’Ucraina, ha affermato il portavoce del governo ungherese Zoltßn Kovßcs.


“L’amministrazione Trump ha sospeso gli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti e il governo ungherese condividono la stessa posizione: invece di inviare armi e continuare la guerra, ciò che serve è un cessate il fuoco immediato e negoziati di pace!” ha scritto Kovßcs sui social media. Lunedì sera, la Fox News ha riferito, citando un alto funzionario della Casa Bianca, che gli Stati Uniti sospenderanno gli aiuti militari all’Ucraina finché il presidente Donald Trump non vedrà l’impegno di Kiev nel processo di pace.


La Casa Bianca non ha ancora rilasciato un commento ufficiale sulla questione.