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Il Partito Popolare spagnolo avverte: o governa Feijoo o si torna al voto

Il Partito Popolare spagnolo avverte: o governa Feijoo o si torna al votoRoma, 24 lug. (askanews) – Per il Partito Popolare, primo gruppo politico in Spagna dopo le elezioni legislative di ieri, non ci sono alternative: o si forma un governo guidato da Alberto Nunez Feijoo o si torna alle urne per un nuovo voto. “Ci sono due opzioni, o Feijóo sarà presidente o ci sarà un blocco che porterà a ripetere le elezioni. E questo dovrebbe essere giustificato da tutti coloro che hanno perso” ieri alle urne, ha precisato il coordinatore generale del Pp, Elías Bendodo, dopo i risultati del voto.

“Stiamo parlando di un blocco e della ripetizione delle elezioni. Nessuno di questi è uno scenario buono per ciò di cui il nostro Paese ha bisogno”, ha insistito. “Ci assumeremo la nostra responsabilità di guidare la coalizione della maggioranza di governo”, ha concluso Bendodo. Analoga la posizione espressa dalla segretaria generale del Pp, Cuca Gamarra, che in un’intervista televisiva citata dal El Pais ha avvertito che “la via alternativa all’investitura di Feijóo è un Frankenstein 2”. Il riferimento di Gamarra è al soprannome con cui l’opposizione e i media conservatori hanno definito la coalizione di PSOE e Unidas Podemos con il sostegno parlamentare di partiti come ERC e Bildu durante l’ultima legislatura. Una strada, quest’ultima, che evidentemente il Pp non ritiene percorribile. “O si materializza un’investitura con Feijóo o quello che propone Sßnchez è il blocco e la ripetizione elettorale”, ha affermato Gamarra.

Feijóo, intanto, inizierà presto un giro di contatti per cercare di formare un governo. “Feijóo chiamerà Pedro Sßnchez”, ha confermato Gamarra.

Droni ucraini colpiscono due edifici non residenziali a Mosca

Droni ucraini colpiscono due edifici non residenziali a MoscaMilano, 24 lug. (askanews) – Due droni ucraini hanno colpito nel corso della notte due edifici non residenziali a Mosca. I droni, secondo quanto riferito da Mosca, sono stati poi distrutti e l’attacco “terroristico del regime di Kiev” è stato “sventato”. La Russia ha accusato l’Ucraina dell’attacco con droni. Il ministero della Difesa russo ha reso noto che due droni sono stati “soppressi e si sono schiantati”, aggiungendo che non ci sono state vittime.

Secondo le agenzie russe un drone è caduto vicino allo stesso ministero. Il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha detto che gli attacchi hanno colpito edifici “non residenziali” intorno alle 4 ora locale (le 3 in Italia). Ha aggiunto che gli edifici non hanno subito gravi danni. Ma le agenzie di stampa statali hanno riferito che alcuni frammenti di droni sono stati trovati a soli 2 km dall’edificio del ministero della Difesa. “Un tentativo del regime di Kiev di compiere un atto terroristico utilizzando due droni su obiettivi nel territorio della città di Mosca è stato fermato”, ha spiegato il ministero russo in un comunicato pubblicato su Telegram. L’agenzia di stampa statale Tass ha precisato che detriti di droni sono stati trovati anche lungo Komsomolsky Avenue. Il dipartimento dei trasporti di Mosca ha scritto su Telegram che il traffico lungo il percorso è stato bloccato e le foto mostrano i servizi di emergenza che stanno lavorando sul posto. Il traffico è stato interrotto anche su Likhachev Avenue, dove è stato danneggiato un grattacielo. Filmati pubblicati sul canale televisivo Zvezda mostrano finestre mancanti in cima all’edificio. L’attacco con droni su alcuni palazzi a Mosca avvenuto nelle ultime ore è un’operazione speciale della direzione principale dell’intelligence ucraina. Lo dicono fonti nei servizi speciali di Rbk-Ucraina, che parlando in codice lasciano intendere: “tutti gli uccelli sono volati a Mosca”. Il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha riferito di aver “intercettato due droni” e ha già accusato la parte ucraina dell’attacco.

Sono due i droni che hanno attaccato Mosca. È stato riferito che uno ha colpito il centro commerciale in cui si trova il negozio Leroy Merlin e l’altro è caduto poco distante dall’edificio del Ministero della Difesa della Federazione Russa e al quartier generale dell’intelligence informatica militare. L’obiettivo dell’attacco, molto probabilmente, era la sede del Ministero della Difesa russo nella capitale russa ovvero l’edificio sull’argine di Frunzenskaya: il centro di business su Komsomolsky Prospekt, colpito, è a pochi passi dal Ministero della Difesa. Nel frattempo, l’investigatore di Bellingcat Hristo Grozev ha attirato l’attenzione sul fatto che vicino al luogo in cui è caduto il relitto di un drone, c’è un’università militare, oltre a diverse strutture segrete della direzione principale dell’intelligence della Federazione Russa, in particolare il “quartier generale dell’attacco informatico del Gru”, i servizi segreti militari russi.

In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina Vox

In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina VoxRoma, 24 lug. (askanews) – Che cosa significa a livello europeo il risultato delle elezioni in Spagna e le tante incognite seminate dal voto che non assegna nè alle destre, nè alle sinistre una maggioranza assoluta? “Il timore di una nuova alleanza di Paesi guidati dalla destra nel Consiglio europeo svanisce, ma preparatevi al ritorno della Catalogna come questione politica o a nuove elezioni”, commenta stamane Politico. “Insomma, ci saranno altre notizie da Madrid durante il resto della presidenza spagnola del Consiglio”.

Bruxelles attendeva il risultato del voto anticipato spagnolo perché la Spagna da luglio è alla presidenza di turno dell’Ue (il premier Sanchez ha rinviato il discorso di inaugurazione al parlamento europeo per opportunità elettorale) ma soprattutto perché dalle urne spagnole poteva uscire un decisivo sdoganamento delle destre e relativi equilibri anche in chiave Ue, in vista delle europee del 2024. La premier Giorgia Meloni ha sostenuto Vox e il suo leader Santiago Abascal; una settimana fa è intervenuta in collegamento a un raduno del partito a Valencia, ha parlato dell’ora dei “patrioti”. Al parlamento europeo nel 2021 Meloni ha evitato l’alleanza con i sovranisti di cui fa parte anche la Lega di Salvini, assicurandosi la collaborazione del Partito Popolare Europeo. Simile schema in qualche modo è stato riprodotto dal Partito Popolare spagnolo, che ha già avviato una serie di accordi a livello di enti locali con l’estrema destra. Ma alla luce dello scrutinio di ieri questo forse gli ha giocato contro: la scommessa di arrivare al governo trovando accordi con Vox non ha pagato, i risultati di ieri non lasciano spazio a un ingresso dell’estrema destra in una coalizione governativa. “La Spagna ferma l’ondata Meloni, l’ondata Orban, l’ondata Morawiecki, l’alleanza della destra con l’estrema destra, ma non ha completato la creazione di una formula di governance stabile”, osserva (e titola) oggi il quotidiano La Vanguardia, riferendosi al fatto che Fratelli d’Italia appartiene alla famiglia europea dei Conservatori e riformisti, un gruppo che comprende i polacchi di Diritto e giustizia e Vox.

“Alberto Nunez Feijóo vince senza numeri per governare. Niente può fare con Vox”, e d’altro canto “Sanchez ha resistito, ma la sua investitura potrebbe essere bloccata dall’uomo di Waterloo, Carles Puigdemont”, l’ex presidente della Generalitat in esilio, il cui partito Junts si ritrova ago della bilancia della governablità a Madrid. Insomma, sempre citando La Vanguardia, “tutti gli attori e gli ingredienti dell’effervescente politica spagnola si sono ricombinati in modo davvero sorprendente”, gli scenari sono aperti, ma quelli europei meno di quanto sembrasse due giorni fa. Intanto in Germania il presidente del gruppo parlamentare conservatore CDU/CSU al Bundestag, Friedrich Merz, ha detto ieri che il suo partito è “certamente” pronto a collaborare con l’estrema destra nazionalista di Alternative fur Deutschland (AfD) a livello comunale. Una presa di posizione clamorosa e di portata storica, che ha sollevato un coro di voci contrarie in seno alla Cdu, ma che la stessa Afd ha tradotto nella fine del “cordone sanitario” tra conservatori ed estrema destra in Germania.

Sanchez rimonta ma la Spagna rischia un ritorno alle urne

Sanchez rimonta ma la Spagna rischia un ritorno alle urneRoma, 23 lug. (askanews) – Due mezzi vincitori: il premier socialista Pedro Sanchez e il Partido Popular; diversi sconfitti: l’estrema destra di Vox, l’indipendentismo catalano nel suo insieme e i sondaggisti. Un involontario trionfatore: l’ex presidente della Generalitat in esilio, Carles Puigdemont, il cui partito Junts si ritrova ago della bilancia della governablità a Madrid.

I risultati definitivi del voto spagnolo sono ben diversi da quelli che promettevano i sondaggi: il Pp di Alberto Nuñez Feijoó ha sì ottenuto la maggioranza delle preferenze, ma ben lontano dai livelli previsti dagli istituti demoscopici. Anche contando Vox (12,3%, terza ma in calo di consensi) e gli altri partiti minori, le destre si fermano a 171 seggi: cinque in meno della maggioranza assoluta che blinda il mandato a formare un nuovo governo. Nel dettaglio, il Partido Popular ha 136 seggi, distante dalla maggioranza assoluta anche contando l’ultradestra di Vox che ottiene 33 seggi e le altre formazioni minori della destra. Il partito Socialista limita i danni in netta rimonta rispetto alle previsioni demoscopiche: 122 seggi (31,7%, +2) ai quali si aggiungono i 31 della nuova coalizione di sinistra di Sumar (12,3%). Gli altri potenziali alleati della coalizione sommano altri 19 seggi (7 gli indipendentisti catalani di Erc, 6 la sinistra radicale basca di Bildu, 5 i nazionalisti baschi del Pnv più altre formazioni minori) per un totale di 172.

Rimangono quindi i sette voti degli indipendentisti conservatori catalani di Junts, che di fatto hanno attualmente la chiave della governabilità: senza il loro apporto, lo scenario più probabile è infatti un ritorno alle urne. Feijoó ha comunque rivendicato la vittoria e in quanto candidato più votato chiede agli altri partiti (ovvero, ai socialisti) di astenersi per permettergli di formare un governo di minoranza. Ma si tratta di uno scenario che appare del tutto improbabile; l’unica arma che gli rimane è quella di tentare di delegittimare a priori un eventuale esecutivo a guida socialista.

Il premier uscente Sanchez da parte sua ha ottenuto in buona parte il risultato voluto con l’anticipo delle elezioni: una mobilitazione della sinistra che grazie al voto utile gli ha permesso di limitare i danni (anzi, di migliorare leggermente i risultati del 2019, come ha fatto notare lo stesso premier nel suo discorso postelettorale), senza tuttavia raggiungere l’obbiettivo prefissato di poter riciclare senza problemi l’attuale maggioranza di governo. La sinistra e i suoi alleati, in tutte le sue declinazioni, arriva infatti a 172 seggi e Sanchez si è ben guardato dal fare previsioni su un futuro governo. Fuori dai due blocchi principali rimangono infatti i sette seggi di Junts (Uniti per la Catalogna: dal suo appoggio (diretto, o più probabilmente tramite un’astensione al secondo voto di investitura) dipende la riedizione della maggioranza attuale o un ritorno alle urne dal risultato ancor più incerto. Si tratta di un paradosso perché la vittima principale del voto utile (e dell’astensione) è stato proprio l’indipendentismo catalano nel suo insieme. In particolare la sinistra di Erc che ha perso ben sei seggi a favore dei socialisti del Psc; di fatto, a salvare Sanchez in termini numerici è stata proprio la Catalogna.

La questione principale quindi torna ad essere quella catalana: Sanchez fino ad ora l’ha sopita, ma non certo risolta; e questa volta, il prezzo politico da pagare per rimanere alla Moncloa potrebbe essere troppo alto da accettare. Per il premier infatti acconsentire ad un indulto personale per Puigdemont o addirittura a un futuro referendum di indipendenza sarebbe un suicidio politico. Ma basterebbe anche solo discutere l’idea per perdere voti a favore della destra, Vox o non Vox. Non è chiaro d’altra parte quale altro risultato che vada al di là di qualche concessione economica la coalizione politica catalana guidata da Carles Puigdemont possa realisticamente ottenere da un negoziato, visto che negli ultimi anni i socialisti hanno promesso molto e mantenuto quasi niente. Nonostante in campagna elettorale Junts abbia quindi dipinto il voto nazionale come un problema della Spagna e non della Catalogna, il settore più pragmatico del partito (minoritario nella dirigenza, non necessariamente nella base), potrebbe comunque finire col considerare l’investitura di Sanchez come il male minore. L’alternativa è infatti un’impasse che porterebbe di nuovo alle urne: Sanchez potrebbe in questo caso dare la colpa all’intransigenza dell’indipendentismo catalano, ma nulla gli garantisce che fra qualche mese l’elettorato progressista torni a votare con la stessa convinzione. La fase negoziale che inizia oggi quindi si preannuncia lunga e faticosa. In palio un voto di investitura che di fatto – data l’esistenza della sfiducia costruttiva – in caso di esito positivo garantirà al leader socialista altri quattro anni di governo, più o meno agitato. Se tutto sommato Sanchez può dirsi abbastanza saldo alla guida del suo partito – il risultato di ieri equivale a un mezzo miracolo – non si può dire altrettanto di Feijoó: se dovesse rimanere a mani vuote, è probabile che si produca un cambio della guardia per i popolari, con una serie di faide interne dalle quali potrebbe uscire vincitrice Isabel Díaz Ayuso, padrona del Pp di Madrid ma personaggio assai più divisivo in un Paese sempre più polarizzato. (di Maurizio Ginocchi)

Elezioni Spagna, Pp vince ma lontano dalla maggioranza assoluta

Elezioni Spagna, Pp vince ma lontano dalla maggioranza assolutaRoma, 23 lug. (askanews) – Il Partido Popular è il vincitore delle elezioni politiche spagnole, con 136 seggi (33% dei voti, +47 rispetto al 2019), ben lontano dalla maggioranza assoluta anche contando l’ultradestra di Vox (12,3%, terza forza con 33 seggi, -19) e le altre formazioni minori della destra, che si fermerebbe a 171 deputati sui 176 necessari.

Il partito Socialista limita i danni con un risultato ben al di là di quanto prevedevano i sondaggi: 122 seggi (31,7%, +2) ai quali si aggiungono i 31 della nuova coalizione di sinistra di Sumar (12,3%). Gli altri potenziali alleati della coalizione sommano altri 19 seggi (7 gli indipendentisti catalani di Erc, 6 la sinistra radicale basca di Bildu, 5 i nazionalisti baschi del Pnv più altre formazioni minori) per un totale di 172. Rimangono quindi i sette voti degli indipendentisti conservatori catalani di Junts, che di fatto hanno attualmente la chiave della governabilità: senza il loro apporto, lo scenario più probabile è infatti un ritorno alle urne.

Elezioni in Spagna, Popolari primo partito ma non c’è maggioranza

Elezioni in Spagna, Popolari primo partito ma non c’è maggioranzaMilano, 24 lug. (askanews) – Le elezioni politiche in Spagna hanno consegnato al Partito Popolare il ruolo di prima forza del Paese, con 136 seggi al Parlamento. Il partito di destra Vox però ha subito un crollo fermandosi a 33 seggi. Numeri che, sommati, non consentono al leader popolare Alberto Núñez Feijóo di arrivare ai 176 seggi necessari per la maggioranza assoluta. La coalizione dui destra si fermerebbe a 169.

Il Partito Socialista del premier Pedro Sanchez ha conquistato 122 seggi, mentre Sumar ne ha ottenuti 31. Una coalizione di sinistra potrebbe quindi arrivare a 153 seggi. In questo scenario diventano decisivi i seggi conquistati dagli indipendentisti catalani, ma secondo gli analisti c’è il rischio di un ritorno alle urne.

Spagna, exit poll: netta vittoria dei Popolari, con Vox avrebbero maggioranza

Spagna, exit poll: netta vittoria dei Popolari, con Vox avrebbero maggioranzaMilano, 23 lug. (askanews) – In Spagna il PP ottiene un’ampia vittoria e si avvicina alla maggioranza con Vox, secondo i primi exit poll. Alle 20 si sono chiuse le urne.

Secondo i sondaggi pubblicati alla chiusura delle urne, i Popolari avrebbero vinto nettamente le elezioni generali. Il sondaggio Sigma Dos per RTVE e le televisioni regionali dà ai Popolari il 34,2% dei voti, con un numero di deputati compreso tra 145 e 150. Si tratta di 5,3 punti di vantaggio sul PSOE, che rimarrebbe con il 28,9% dei voti e tra i 113 e i 118 deputati. Il sondaggio GAD3 per Telecinco, tuttavia, assegna al PP una vittoria ancora maggiore, dandogli il 35,5% dei voti, sette punti in più del partito di Pedro Sanchez. Secondo questi risultati, il PP di Alberto Nunez Feijo avrebbe 150 seggi, permettendo di raggiungere la maggioranza assoluta con Vox, che avrebbe 31 seggi. Per formare il governo serve la maggioranza assoluta alla camera bassa, ovvero 176 seggi. Il Psoe otterrebbe 112 seggi, mentre Sumar ne otterrebbe 27. ERC otterrebbe 8 seggi, Junts 7, Bildu 6, BNG 2.

Anche secondo un sondaggio di SocioMétrica per “El Espanol”, il leader del PP Alberto Núñez Feijóo sarebbe il vincitore delle elezioni in Spagna, ma con una forbice di numeri di seggi assegnati più bassi (134-140) rispetto ad altri sondaggi. In ogni caso con questi numeri servirebbe un accordo con Vox per raggiungere la maggioranza assoluta. Questo sondaggio colloca il PSOE come seconda forza più votata e gli assegna tra i 109 e i 115 seggi. Al terzo posto ci sarebbe Vox, con un minimo di 35 e un massimo di 39 seggi. Il partito di estrema destra in questo sondaggio è dato con un numero più alto di seggi. PP-Vox arriverebbero assieme a 172-177 seggi al Congresso dei Deputati. La maggioranza assoluta si raggiunge con 176 deputati. Sumar sarebbe la quarta forza più votata, ottenendo tra i 32 e i 35 seggi.

Zelensky dopo il raid su Odessa: serve uno scudo aereo

Zelensky dopo il raid su Odessa: serve uno scudo aereoMilano, 23 lug. (askanews) – Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, chiede più sistemi di difesa aerea dopo l’ultimo attacco a Odessa. “L’Ucraina ha bisogno di un vero e proprio scudo aereo: è l’unico modo per sconfiggere il terrore missilistico russo”, ha scritto Zelensky sui suoi canali social.

“Abbiamo già dimostrato di poter abbattere anche i missili russi di cui i terroristi si vantavano. Grazie all’aiuto dei nostri partner e ai sistemi di difesa aerea forniti all’Ucraina, i nostri difensori del cielo hanno salvato migliaia di vite. Ma – ha proseguito – abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea per tutto il nostro territorio, per tutte le nostre città e comunità. Il mondo non deve abituarsi al terrore russo: il terrore deve essere sconfitto. Ed è possibile!”.

Un ponte crolla a Patrasso in Grecia, persone sotto macerie

Un ponte crolla a Patrasso in Grecia, persone sotto macerieRoma, 23 lug. (askanews) – Un ponte su cui erano in corso lavori edili è parzialmente crollato a Patrasso, nella parte occidentale della Grecia, e alcune persone sono rimaste intrappolate e ferite sotto le macerie. Lo hanno dichiarato vigili del fuoco e polizia.

“Ci sono persone intrappolate, ma non sappiamo quante”, ha detto un portavoce dei vigili del fuoco, mentre un portavoce della polizia ha detto pochi minuti dopo che c’erano alcuni “feriti”. Il canale televisivo pubblico Ert ha affermato che cinque persone sono rimaste gravemente ferite, ma questa notizia non è stata ancora confermata dalle autorità. È in corso un’operazione di soccorso su larga scala, con vigili del fuoco e ambulanze sul posto. Al momento non si conoscono le cause del crollo. Il ponte si trova sulla strada che collega il porto di Patrasso, nella penisola del Peloponneso sud-occidentale, ad Atene.

L’isola di Rodi brucia da giorni, la fuga dei turisti

L’isola di Rodi brucia da giorni, la fuga dei turistiRoma, 23 lug. (askanews) – I turisti sono stati lasciati nel limbo dopo che gli incendi che si sono diffusi sull’isola greca Continua a essere molto preoccupante la situazione nell’isola greca di Rodi, rinomata meta turistica in preda agli incendi, dove migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare i propri alberghi e i vacanzieri – riporta la Bbc – sono stati lasciati nel limbo. Una famiglia è stata costretta a dormire sui materassi adagiati sul pavimento della sala convegni dell’albergo che avevano prenotato, mentre altre sono alla disperata ricerca di una sistemazione alternativa.

Oltre 3.500 persone sono state evacuate via terra e via mare per mettersi in salvo. I vigili del fuoco greci si sono scusati e hanno avvertito che la situazione potrebbe peggiorare. Altre 1.200 persone saranno evacuate da tre villaggi: Pefki, Lindos e Kalathos. Rodi sta combattendo da martedì contro giganteschi incendi alimentati dalle alte temperature e dai forti venti, mentre tutta l’Europa è in preda a un’ondata di caldo. La Bbc ha raccontato la storia di Lesley Young, arrivata a Lindos, Rodi, ieri mattina e che ha spiegato di non essere potuta andare in albergo perché era stato evacuato. Malgrado un’assicurazione per le vacanze del valore di 2mila sterline da utilizzare per una sistemazione alternativa, Young ha spiegato che “non siamo riusciti a trovare nulla”.

“Così siamo stati portati in un hotel della stessa catena di quello che avevamo prenotato e hanno allestito dei materassi sul pavimento di una delle loro sale conferenze. Hanno cercato di fare del loro meglio, ma non sappiamo per quanto tempo resteremo in questa situazione”, ha ammesso. Young, che è in vacanza con un gruppo di sette persone, tra cui tre bambini e quattro adulti, ha detto di aver prenotato una vacanza di due settimane, ma di non essere sicura di poter restare così a lungo. “Per fortuna abbiamo i nostri bagagli e i bambini saltano su e giù sui materassi”, ha aggiunto. Non sono stati segnalati feriti, secondo quanto riportato dal Ministero della Crisi Climatica e della Protezione Civile greco. Il dicastero ha dichiarato che i turisti sono stati evacuati in sicurezza dalle aree colpite – che rappresentano meno del 10 per cento delle strutture ricettive dell’isola – e sono stati riprotetti verso altri hotel dell’isola.

Il vicesindaco di Rodi ha avvertito che non ci sono generi di prima necessità sufficienti e che i problemi si sono “moltiplicati”. “C’è solo acqua e cibo, non abbiamo materassi e letti”, ha detto Athanasios Vyrinis. Parlando a Open TV da un punto di raccolta, il vice sindaco ha sottolineato che la gente sta utilizzando scatoloni di cartone per dormire e che i turisti arrivati a Rodi non avevano un posto dove stare. L’emittente Ert ha riferito che le aree colpite dagli incendi non hanno ancora energia elettrica. Le autorità greche stanno esortando la gente del posto a donare prodotti per la colazione come croissant e frutta, poiché molti turisti si lamentano della mancanza di un piano per il cibo.

“È molto stressante”, ha dichiarato John Miller, che è stato evacuato due volte dal suo albergo insieme alla famiglia. L’hotel in cui si trovavano a Kiotari ha avuto diverse interruzioni di corrente e quindi sono stati trasferiti a Plimmiri, ha spiegato, “A Rodi c’è il caos”. Ha aggiunto che le strade sono bloccate e che i militari sono segnalati in arrivo.