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Il presidente egiziano ‘grazia’ Patrick Zaki (secondo fonti presidenziali)

Il presidente egiziano ‘grazia’ Patrick Zaki (secondo fonti presidenziali)Roma, 19 lug. (askanews) – Secondo fonti presidenziali citate dalla Reuters, il presidente egiziano ha graziato il ricercatore Patrick Zaki, condannato ieri dal tribunale. Il ricercatore, sul punto di laurearsi all’Università di Bologna, era stato condannato definitivamente a 3 anni di carcere (aveva già scontato 22 mesi in carcere). Il governo italiano segue “con molta attenzione la vicenda di Patrick Zaki”, sulla quale occorre comunque “prudenza” aveva sottolineato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di Morning News su Canale 5.
Ieri lo studente egiziano dell’Università di Bologna è stato condannato dalla Procura di Mansoura ad altri 14 mesi di carcere – oltre ai 22 già scontati – dopo l’arresto nel febbraio 2020 e questa decisione ha riacceso i riflettori sul suo caso, insieme al fatto che il presidente egiziano al Sisi sarà a Roma il prossimo weekend.

I raid russi delle ultime ore hanno distrutto 60.000 tonnellate di grano ucraino

I raid russi delle ultime ore hanno distrutto 60.000 tonnellate di grano ucrainoRoma, 19 lug. (askanews) – Sessantamila tonnellate di grano per l’esportazione e immagazzinate nel porto ucraino di Chornomorsk, vicino a Odessa, sono state distrutte durante gli attacchi russi nella notte. Lo ha detto oggi il ministro dell’Agricoltura ucraino, Mykola Solsky.

“Ci vorrà almeno un anno per riparare completamente l’infrastruttura danneggiata. Nel porto di Chornomorsk sono state distrutte anche 60.000 tonnellate di grano, che avrebbero dovuto essere spedite attraverso il corridoio del grano sessanta giorni fa”, ha annunciato Solsky, in un comunicato. “L’infrastruttura del grano dei commercianti e dei trasportatori internazionali e ucraini è stata la più colpita”, ha continuato, affermando che “la sicurezza alimentare globale è di nuovo in pericolo” con questi attacchi contro i siti ucraini legati all’esportazione di grano.

Gli “incentivi” di Putin per chi va al fronte in Ucraina: avanzamenti di carriera al ritorno

Gli “incentivi” di Putin per chi va al fronte in Ucraina: avanzamenti di carriera al ritornoMilano, 19 lug. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin ha “chiesto” a Sergey Kirienko, Primo Vice Capo di gabinetto della Amministrazione presidenziale della Russia, “di prestare attenzione” alle persone che sono andate al fronte in Ucraina, pur avendo delle prospettive di carriera in Russia. “Sergey Vladilenovic Kirienko spesso è in zona personalmente” ha precisato Putin, riferendosi evidentemente al fronte ucraino. “Gli chiedo di rivolgere attenzioni a tali persone, intendo prospettive di avanzamenti di carriera nell’interesse del Paese. Non soltanto nelle forze armate ma anche nella vita civile”. Lo ha detto Putin durante una diretta trasmessa online dal Cremlino e ascoltata da askanews.

Il presidente russo Vladimir Putin tiene oggi una riunione del Consiglio di Sorveglianza di “Russia – Terra di Opportunità” e un incontro con i membri del Governo. “Andare al fronte e contemporaneamente mantenere delle prospettive di carriera dalla posizione di vice sindaco di una delle principali città del Paese”, ha specificato Putin commentando l’intervento in sala di una persona che raccontava di aver deciso di partire per il fronte nonostante avesse tre figli e prospettive di carriera. L’uomo si è presentato alla riunione con Putin in mimetica verde. “Il suo destino rispecchia una parte della storia del nostro Paese” ha proseguito Putin. “La ricerca del Paese del proprio posto nella vita e per lei è lo stesso e alla fine è arrivato alla cosa principale in questa ricerca: la dedizione di se stessi per il Paese e alla fine la lotta per il futuro dei nostri figli e di suo figlio” ha aggiunto. “Il lavoro più pesante, di giorno e di notte, con il rischio per la vita e per la salute, continuo”, ha chiosato, augurando all’uomo un ritorno alla vita pacifica.

L’esercito ucraino distrugge un deposito di munizioni russe in Crimea

L’esercito ucraino distrugge un deposito di munizioni russe in CrimeaMilano, 19 lug. (askanews) – L’Ucraina afferma di aver effettuato con successo un attacco a una base militare in Crimea, secondo Mosca è stato colpito un deposito di munizioni. L’incendio scoppiato in un campo di addestramento nel distretto di Kirov, avrebbe interessato anche un deposito di munizioni. Il capo del parlamento russo di Crimea, Vladimir Konstantinov, ha affermato che la situazione al campo di addestramento di Starokrymsky sarà risolta in un “giorno o due”. Lo ha detto in un commento sul canale televisivo Rossia24. “Ora ci sono esplosioni. La situazione è ancora dinamica”, ha detto Konstantinov.

Oltre 2.000 persone nei pressi della base militare di Kirovske in Crimea sono state evacuate oggi a causa del fuoco. Lo ha affermato il governatore nominato dai russi della penisola occupata, Sergei Aksenov. Il Ministero dei Trasporti della Crimea riferisce che “gli autobus turistici da e per la Crimea partono attraverso un percorso alternativo via terra”. “Nel campo di addestramento di Starokrymsky vicino al villaggio di Krynychki, è stato preso di mira un deposito di munizioni, la detonazione continua”, afferma il canale Telegram Krymskij Veter. Si noti inoltre che ci sono stati tre attacchi e sono stati registrati colpi sul campo di addestramento, dopodiché si è verificata una detonazione e “si sono sentite esplosioni anche a Feodosia”.

Successivamente, i militari russi hanno bloccato le strade e tutte le uscite che passano davanti al campo di addestramento di Starokrymsky in direzione di “Tavrida”. Ciò è stato confermato anche da Aksenov. Il presidente russo Vladimir Putin è a conoscenza della situazione in Crimea. Lo rende noto il Cremlino attraverso i suoi canali. “È noto che c’è stato un incendio, si stanno prendendo misure”, ha fatto sapere il Cremlino. Oggi un incendio e una serie di esplosioni hanno interessato l’area della penisola ucraina, annessa dalla Russia nel 2014. “L’Occidente collettivo è pronto a chiudere un occhio su qualsiasi attacco terroristico che il regime di Kiev organizza nel nostro Paese. In questo caso, non rifuggono da alcun silenzio. Questa non è una novità, è già successo e continuerà a essere così. Lo sappiamo molto bene”. Lo ha detto Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente della Federazione Russa, sottolineando che l’Occidente non abbia ancora condannato l’attacco al ponte di Crimea

Brics, Cremlino: Putin non andrà in Sudafrica, “nulla da spiegare”

Brics, Cremlino: Putin non andrà in Sudafrica, “nulla da spiegare”Milano, 19 lug. (askanews) – Da spiegare “non c’è niente” secondo il Cremlino: il presidente russo Vladimir Putin non andrà al vertice dei Brics a Johannesburg dal 22 al 24 agosto. Secondo l’ufficio del Presidente del Sudafrica, è stata raggiunta una decisione congiunta su questo tema e Mosca sarà rappresentata dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov.

Il Cremlino ha tagliato corto affermando che Mosca non ha parlato con il Sudafrica della possibilità di un arresto al vertice dei Brics in Sudafrica perché equivarrebbe a una dichiarazione di guerra: “non c’è niente” di cui parlare, ha detto il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov. “In questo mondo, è assolutamente chiaro a tutti cosa significhi un tentativo di violazione del capo dello stato russo. Pertanto, non c’è bisogno di spiegare niente a nessuno”, ha detto. L’addetto stampa del presidente russo ha confermato che al posto di Putin, il Paese sarà rappresentato al vertice da Lavrov. Da notare che il Sudafrica ha ratificato lo Statuto di Roma, quindi è legalmente obbligato a detenere Putin per ordine della Corte penale internazionale ed estradarlo davanti al tribunale in caso di visita di un presidente nella Repubblica del Sudafrica.

Così l’ufficio del presidente del Sudafrica ha dichiarato che il collega russo Putin non andrà grazie a “una decisione reciproca”. “Di comune accordo, il presidente russo Vladimir Putin non parteciperà al vertice”, ha dichiarato l’ufficio del presidente sudafricano in una nota, togliendo la spinosa questione dal tavolo. In precedenza, un rappresentante del vicepresidente del Sudafrica ha affermato che il presidente Cyril Ramaphosa discute direttamente le questioni relative alla Corte penale con Putin. Ramaphosa aveva precedentemente notato che il vertice dei BRICS si sarebbe tenuto di persona, e i media locali, citando il capo del BRICS Business Council, Nicolau Stavros, avevano riferito che al vertice erano attesi i capi di tutti e cinque gli stati del formato. Ma il rappresentante dell’ufficio del presidente del Sudafrica Vincent Magvenia ha esortato ad attendere la dichiarazione del capo di stato.

Il Brics unisce Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Numerosi altri paesi intendono aderire al blocco economico, tra cui Argentina, Iran e, secondo il ministero degli Esteri cinese, Indonesia, Turchia, Arabia Saudita ed Egitto.

Putin non andrà al vertice Brics in Sudafrica (ci sarà Lavrov)

Putin non andrà al vertice Brics in Sudafrica (ci sarà Lavrov)Milano, 19 lug. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin non andrà al vertice dei BRICS a Johannesburg dal 22 al 24 agosto. Secondo l’ufficio del Presidente del Sudafrica, è stata raggiunta una decisione congiunta su questo tema. Lo riporta Ria Novosti. Mosca sarà rappresentata dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov.

Il Cremlino ha affermato che Mosca non ha parlato con il Sudafrica del possibile arresto al vertice dei Brics in Sudafrica perché equivarrebbe a una dichiarazione di guerra: “non c’è niente” di cui parlare, ha detto il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov. “In questo mondo, è assolutamente chiaro a tutti cosa significhi un tentativo di violazione del capo dello stato russo. Pertanto, non c’è bisogno di spiegare niente a nessuno”, ha detto. L’addetto stampa del presidente russo ha affermato che al posto di Vladimir Putin, il suo Paese sarà rappresentato al vertice dei BRICS dal ministro degli Esteri Lavrov. Il Sudafrica ha ratificato lo Statuto di Roma, quindi sarebbe legalmente obbligato a detenere Putin per ordine della Corte
penale internazionale ed estradarlo davanti al tribunale in caso di visita di un presidente nella Repubblica del Sudafrica.Il giorno prima, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato: “Sarebbe incoerente con la nostra costituzione rischiare di entrare in guerra con la Russia”. Alla domanda se la Russia avesse davvero segnalato al Sudafrica che l’arresto di Vladimir Putin al vertice sarebbe stata una dichiarazione di guerra, Dmitry Peskov ha dichiarato: “Nessuno ha ‘fatto capire’ niente a nessuno: è assolutamente chiaro a tutti cosa significhi un tentativo di violazione sul capo dello stato russo.Pertanto, non c’è bisogno di spiegare
niente a nessuno qui”, ha tagliato corto Peskov. In precedenza, un rappresentante del vicepresidente del Sudafrica ha affermato che il presidente Cyril Ramaphosa discute direttamente le questioni relative alla Corte penale internazionale prima del vertice BRICS con Putin. Ramaphosa aveva precedentemente notato che il vertice dei BRICS si sarebbe tenuto di persona.

In Grecia i dipendenti dell’Acropoli di Atene si mettono in sciopero per il caldo

In Grecia i dipendenti dell’Acropoli di Atene si mettono in sciopero per il caldoMilano, 19 lug. (askanews) – I dipendenti dell’Acropoli in Grecia annunciano uno sciopero a causa dell’ondata di caldo. Il personale dell’Acropoli, la principale attrazione turistica di Atene interromperà il lavoro per quattro ore al giorno da giovedì per protestare contro le condizioni lavorative durante l’attuale ondata di caldo, ha detto il loro sindacato. Lo riporta la stampa locale.

La collina dell’Acropoli è stata chiusa per tre giorni la scorsa settimana quando il termometro è arrivato oltre 45 gradi, ma è stata riaperta lunedì quando le temperature sono leggermente scese. L’altezza che domina la capitale greca, manca di ombra sufficiente per consentire ai visitatori e ai dipendenti di pr Nel 1987, l’Acropoli con il tempio del Partenone è stata aggiunta all’elenco del patrimonio culturale e naturale mondiale.

Mosca: l’Onu ha altri 3 mesi per attuare l’accordo sull’export del grano russo

Mosca: l’Onu ha altri 3 mesi per attuare l’accordo sull’export del grano russoRoma, 19 lug. (askanews) – Le Nazioni Unite hanno ancora tre mesi per rispettare il memorandum con Mosca sull’esportazione di grano e fertilizzanti russi. Lo ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

“Le Nazioni Unite hanno ancora tre mesi per attuare

L’Ucraina cerca un’alternativa all’accordo sul grano

L’Ucraina cerca un’alternativa all’accordo sul granoRoma, 18 lug. (askanews) – L’Ucraina sta cercando un’alternativa all’accordo sulle esportazioni di cereali, formalmente noto come Iniziativa del Mar Nero, dopo che la Russia ha deciso di sospendere la sua partecipazione. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. “Non possiamo semplicemente dire: ok, l’Iniziativa del Mar Nero per i cereali è morta, la Russia l’ha uccisa e ora dobbiamo sederci e vedere come funziona. Dobbiamo trovare un’alternativa e ci sono discussioni molto attive”, ha detto Kuleba. Il ministro degli Esteri ha sottolineato che l’Ucraina non sta negoziando con la Russia su questo tema, osservando che l’accordo sul grano è stato mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia, con la Russia dall’altra parte. “È essenziale mantenere i porti aperti”, ha aggiunto Kuleba.

Odessa, Poletti: attacchi russi minacciosi ma segno di impotenza

Odessa, Poletti: attacchi russi minacciosi ma segno di impotenzaMilano, 18 lug. (askanews) – Chi vive a Odessa, soprattutto nella zona del porto, ha assistito la scorsa notte a uno dei più pesanti bombardamenti dall’inizio della guerra. E’ la rappresaglia russa per l’attacco al ponte di Crimea, che ha provocato il crollo di una parte della struttura. E che segnala però un “segno di impotenza” dei russi nel controllo del Mar Nero. E’ questa l’analisi di Ugo Poletti, il direttore dell’Odessa Journal, che ha vissuto ieri notte nella città ucraina “uno degli attacchi più impressionanti” dall’inizio della guerra. “Siamo stati bombardati dalle prime ore del mattino, sono iniziati alle 2. Sulla città stati contati 21 droni e sei missili Kalibr, che hanno preso di mira la zona del porto – racconta ad Askanews – I muri di casa tremavano”.

Secondo Poletti, gli attacchi di ieri notte costituiscono “una minaccia ma sono in qualche modo anche un segno di impotenza: se all’inizio del conflitto i russi erano i padroni del mare, ora non lo sono più”, cioè “non sono più quella componente che un anno fa minacciava e a cui bisognava chiedere il permesso di attraversamento del Mar Nero. Oggi per attraversare il Mar Nero non bisogna più chiedere il permesso ai russi”. Sarebbe questo per il giornalista italiano – che è anche autore del saggio “Nel cuore di Odessa”, edizioni Rizzoli – il vero motivo per cui i russi hanno disconosciuto l’accordo sul grano, cioè la protezione del corridoio per esportare frumento, mais e girasole nei Paesi che li richiedono. L’accusa di Mosca, che ha parlato di “attacco di ritorsione” è che l’Ucraina avrebbe utilizzato il corridoio del grano per scopi militari. Una motivazione, secondo Poletti, che serve a giustificare “i missili di stanotte sul porto e che si traduce in minaccioso messaggio: ‘Non siete più sotto la nostra protezione, adesso possiamo minacciarvi perché avete violato il patto’”. In altre parole, i russi “escono da un patto in cui non sono ormai più una controparte essenziale, perché mentre all’inizio della guerra navi russe affondavano navi mercantili e alcune le hanno catturate, ora non sono più in grado di minacciare. Oggi per attraversare il mar nero non bisogna più chiedere il permesso ai russi”. E’ il “cattivo che non fa più paura e che allora cerca di farti un dispetto”.

Oggi l’interrogativo è su che cosa decideranno di fare gli armatori e le compagnie di spedizione e cioè se riprenderanno il mare con carichi diretti verso Paesi esteri. Di sicuro, afferma Poletti, “non verranno toccate le navi che esportano verso la Cina. E probabilmente in altri Paesi di paesi diplomaticamente imporanti per i russi, come l’Egitto, il Sudafrica e lo stesso Israele, così come fondamentali per l’export di mais e girasole sono l’India e la stessa Cina. “Nei prossimi giorni vedremo quanto il fallimento dell’accordo inciderà sul fatto che il commercio continuerà lo stesso”, conclude Poletti.