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Vertice Ue, von der Leyen: Hamas ha causato crisi umanitaria di Gaza

Vertice Ue, von der Leyen: Hamas ha causato crisi umanitaria di GazaBruxelles, 27 ott. (askanews) – Nella discussione al Consiglio europeo di Bruxelles sul conflitto in corso in Israele e a Gaza, “la posizione generale è stata molto chiara: Israele è una democrazia attaccata da Hamas, un’organizzazione terroristica. Israele ha il diritto all’autodifesa, in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. I leader hanno lanciato un forte appello affinché Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi senza alcuna precondizione”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa alla fine della prima giornata del vertice Ue di Bruxelles.

Secondo von der Leyen, nella discussione dei leader “è stato chiaro che con le sue attività terroristiche Hamas sta danneggiando anche il popolo palestinese. Hamas ha provocato una crisi umanitaria a Gaza”, ha affermato ancora la presidente della Commissione. “Per la Commissione – ha aggiunto poi von der Leyen – è molto importante continuare a intensificare i nostri sforzi per affrontare la crisi umanitaria a Gaza; gli aiuti devono raggiungere Gaza senza ostacoli e rapidamente. Aiuti per 56 tonnellate sono stati portati in Egitto con i due primi voli del ponte aereo umanitario e sono stati ora consegnati a Gaza. Questo è importante, ma ovviamente serve di più: avremo i prossimi due voli giovedì e venerdì, altri sono previsti nei giorni successivi”.

“Inoltre – ha continuato la presidente della Commissione – stiamo procedendo rapidamente con l’attuazione degli ulteriori aiuti umanitari per altri 50 milioni per Gaza. Gli aiuti umanitari erano inizialmente previsti per 25 milioni, ma una settimana fa circa li abbiamo triplicati arrivando a 75 milioni di euro; ora questi ulteriori 50 milioni di aiuti devono essere realizzati”. “Domani firmeremo contratti per 40 milioni di euro con le agenzie dell’Oni, e gli altri 10 milioni serviranno per i voli del ponte aereo umanitario”, ha concluso von der Leyen.

Vertice Ue, scontro tra i 27 su revisione bilancio pluriennale

Vertice Ue, scontro tra i 27 su revisione bilancio pluriennaleBruxelles, 26 ott. (askanews) – Appare anche più difficile del previsto la discussione in corso tra i capi di Stato e di governo, al Consiglio europeo di Bruxelles, sulla revisione di mezzo percorso del bilancio pluriennale dell’Ue per il periodo 2021-2027.

A fronte di una proposta del giugno scorso della Commissione europea che individua in 66 miliardi di euro i fondi supplementari necessari per far fronte alle nuove esigenze, che non potevano essere previste quando il bilancio pluriennale fu approvato, e che prospetta in aggiunta prestiti all’Ucraina per 33 miliardi, il fronte dei paesi “frugali”, guidato da Germania, Olanda e paesi nordici appare disposto ad accettare di contribuire solo al sostegno all’Ucraina, fino a 50 miliardi di euro a fondo perduto, considerando che comunque è meglio evitare di fornire prestiti a un paese in guerra che difficilmente potrà restituirli. Per il resto, i “frugali” sostengono che i soldi dovranno essere reperiti con una “spending review” dell’attuale bilancio comunitario, che individui sprechi e finanziamenti inutili e risparmi possibili.

Secondo uno studio presentato dalla Danimarca, quest’esercizio potrebbe arrivare a reperire fino a 16 miliardi di euro, meno dei 19 miliardi che la Commissione indica come spesa supplementare necessaria nei prossimi anni a causa dell’aumento dei tassi d’interesse che pesano sul debito per finanziare il “NextGenerationEU. Inoltre, l’Esecutivo comunitario considera necessario aggiungere in bilancio 15 miliardi per immigrazione e partenariati nella politica di vicinato, 10 miliardi per la difesa e per il sostegno all’innovazione e all’industria nella transizione energetica e digitale, 2 miliardi per l’aumento della spesa amministrativa e 3 miliardi per gli “strumenti di flessibilità” per eventi imprevisti, oltre a 17 miliardi di aiuti per l’Ucraina.

I paesi “frugali”, sostengono poi che non è neanche necessario risolvere tutte queste questioni prima della fine dell’anno, come chiedono la Commissione e gli altri paesi, perché solo i 50 miliardi per l’Ucraina sono davvero urgenti, mentre per il resto c’è comunque il bilancio già approvato che continua a funzionare. La logica dei “frugali” è stata espressa bene, a quanto riferiscono fonti diplomatiche, dal cancelliere tedesco Olaf Scholz: se a casa mia io taglio il bilancio per far fronte alle difficoltà, mi è poi difficile spiegare alla mia opinione pubblica perché l’Ue non fa la stessa cosa, e noi dobbiamo fornire finanziamenti supplementari, ha spiegato in sostanza il cancelliere.

Lo scontro dei paesi del Nord Europa, contributori netti al bilancio, con la Commissione e con i paesi del Sud Europa, che son per lo più beneficiari netti, appare quindi inevitabile.

M.O., Ue discute di pausa umanitaria, Hamas vola a Mosca

M.O., Ue discute di pausa umanitaria, Hamas vola a MoscaRoma, 26 ott. (askanews) – Mentre i Ventisette riuniti a Bruxelles faticano a trovare un accordo su come formulare una richiesta di “pausa umanitaria” per i bombardamenti su Gaza e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu rimane prigioniero dei veti incrociati, Hamas vola a Mosca e definisce “apprezzabile” la posizione del Cremlino (che ora aspetta anche Abu Mazen) sul conflitto.

Il premier spagnolo uscente e presidente di turno dell’Unione Europea, Pedro Sanchez, ha proposto la celebrazione entro sei mesi di una conferenza internazionale di pace che riconosca la soluzione a due Stati in linea con le risoluzioni dell’Onu e metta fine al conflitto israelo-palestinese. “È il momento di mettere nel mirino una soluzione politica di un conflitto che ristagna ormai da molti anni senza una chiara soluzione”, che dia “un orizzonte di futuro” alla popolazione palestinese e “sicurezza” a Israele, ha spiegato Sanchez prima dell’inizio dei lavori del Consiglio Europeo in corso a Bruxelles.

Sanchez, che ha riconosciuto come “resti molto lavoro da fare” per tradurre la proposta in realtà, ha inoltre deplorato che la bozza di conclusioni finali del vertice “non contenga in quanto tale” la richiesta di una pausa umanitaria nei bombardamenti su Gaza. Gli ha fatto eco l’Altovrappresentante per la politica estera Josep Borrell: “Discuteremo della pausa umanitaria per far entrare in Gaza l’aiuto umanitario e di rilanciare il processo politico, perseguendo una soluzione che possa evitare altre esplosioni di violenza e l’attuazione della soluzione dei due Stati”.

Borrell ha anche ribadito il pieno sostegno “al lavoro del Segretario generale Guterres e del personale dell’Onu a favore della pace e dell’assistenza umanitaria in Medio Oriente e in tutto il mondo”. Sul fronte diplomatico una delegazione di Hamas è volata a Mosca dove ha incontrato il vice ministro Bogdanov, affermando di avere “altamente apprezzato la posizione di Putin e gli sforzi della diplomazia russa”; la dichiarazione di Hamas rileva inoltre che il movimento ha riaffermato il suo “diritto” a resistere all’”occupazione” di Israele con tutti i mezzi disponibili. Il Cremlino attende ora la visita del presidente dell’Anp Abu Mazen, la cui data tuttavia non è ancora stata fissata.

Al centro di tutte le trattative, oltre all’assistenza umanitaria per la popolazione civile della Striscia, vi è la questione degli ostaggi: fonti iraniane hanno fatto sapere che quelle non militari potrebbero essere oggetto di uno scambio di prigionieri; il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Obeida, ha però fatto sapere che una cinquantina di ostaggi israeliani sarebbero rimasti uccisi nei bombardamenti sulla Striscia. Israele da parte sua ribadisce di essere pronto all’operazione terrestre, dopo i raid di ieri, sottolineando come si tratterà solo della “prima fase”, come ha spiegato l’ex capo di stato maggiore e membro del governo di unità, il leader centrista Benny Gantz. “La battaglia contro il terrorismo di Gaza continuerà in profondità nel territorio della Striscia, ovunque e in qualunque momento lo richieda la sicurezza dei cittadini. Le operazioni terrestri saranno solo la prima fase di un lungo processo che comprenderà aspetti difensivi, diplomatici e sociali per la cui applicazione saranon necessari degli anni”, ha concluso Gantz.

Sanchez propone una conferenza internazionale sulla soluzione a 2 Stati

Sanchez propone una conferenza internazionale sulla soluzione a 2 StatiRoma, 26 ott. (askanews) – Il premier spagnolo uscente e presidente di turno dell’Unione Europea, Pedro Sanchez, ha proposto la celebrazione entro sei mesi di una conferenza internazionale di pace che riconosca la soluzione a due Stati in linea con le risoluzioni dell’Onu e metta fine al conflitto israelo-palestinese: è quanto riporta il quotidiano spagnolo Diario.es. “È il momento di mettere nel mirino una soluzione politica di un conflitto che ristagna ormai da molti anni senza una chiara soluzione”, che dia “un orizzonte di futuro” alla popolazione palestinese e “sicurezza” a Israele, ha spiegato Sanchez prima dell’inizio dei lavori del Consiglio Europeo in corso a Bruxelles.

Sanchez, che ha riconosciuto come “resti molto lavoro da fare” per tradurre la proposta in realtà, ha inoltre deplorato che la bozza di conclusioni finali del vertice “non contenga in quanto tale” la richiesta di una pausa umanitaria nei bombardamenti su Gaza.

Oxfam: a Gaza fame usata come arma, colpisce silenzio Meloni

Oxfam: a Gaza fame usata come arma, colpisce silenzio MeloniRoma, 26 ott. (askanews) – Oxfam denuncia: “La fame a Gaza viene usata come arma diguerra contro i civili”. L’associazione, nel rivolgere u appello alle Nazioni Unite e al governo italiano, rimarca: “Ascoltando le parole della Presidente Meloni contenute nell’informativa al Parlamento di ieri in vista del summit, colpisce la mancanza di un messaggio di vicinanza alla popolazione civile di Gaza e ai familiari delle vittime.

Al momento – dice Oxfam – sta entrando nella Striscia appena il 2% dei beni alimentari, rispetto al 9 ottobre, quando è iniziato l’assedio totale Dallo scorso fine settimana a Gaza è stato autorizzato l’ingresso di 62 camion di aiuti di cui solo 30 contenevano cibo, 1 camion ogni 3 ore. Prima dell’escalation ne transitava 1 ogni 14 minuti, ossia 104 al giorno Al momento sono disponibili appena 3 litri d’acqua pulita a persona, la razione minima è di 15 litri secondo l’ONU, anche nelle più gravi emergenze. La disponibilità d’acqua complessiva è ridotta al 5% del totale Distrutti supermercati e panifici, anche il cibo già stoccato nei magazzini di Gaza City non può essere distribuito a causa dei continui attacchi aerei e delle interruzioni delle vie di comunicazione Appello urgente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Governo italiano, in occasione del Consiglio Ue di oggi sulla crisi, per un’azione incisiva che porti ad un immediato cessate il fuoco e all’apertura di corridoi umanitari che consentano l’ingresso di aiuti cruciali per la sopravvivenza di 2,2 milioni di civili Roma, 26 ottobre 2023 – In questo momento la mancanza di cibo viene usata come arma contro i civili di Gaza, ridotti ormai allo stremo. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, che rivolge un appello urgente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Governo italiano perché sia consentito l’ingresso di cibo, acqua, carburante e altri beni di prima necessità.?? “Analizzando i dati forniti dalle Nazioni Unite – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – si scopre come ad oggi a Gaza stia entrando appena il 2% del cibo, rispetto a prima del 9 ottobre, quando è stato imposto l’assedio totale sulla Striscia. Misura che ha inasprito il blocco esistente, in seguito agli atroci attacchi di Hamas e alla presa di ostaggi civili israeliani. Sebbene sia stato autorizzato l’ingresso di un’esigua quantità di aiuti alimentari, non sono state autorizzate infatti importazioni commerciali di cibo”. ? Mentre siamo ormai arrivati al 20esimo giorno dall’inizio dell’escalation, la situazione umanitaria è disastrosa e ben 2,2 milioni di persone stanno rimanendo letteralmente senza nulla da mangiare. Nonostante dallo scorso fine settimana sia stato consentito l’ingresso a Gaza di 62 camion di aiuti attraverso il valico di Rafah, solo 30 contenevano cibo. Ciò equivale ad appena 1 camion ogni 3 ore e 12 minuti da sabato scorso.? Prima del 9 ottobre, 104 camion al giorno consegnavano cibo alla popolazione, ossia un camion ogni 14 minuti. “Dov’è finita la nostra umanità? – aggiunge Pezzati – Milioni di civili vengono puniti collettivamente, ma non ci può essere alcuna giustificazione per l’uso della fame come arma di guerra. I leader mondiali non possono continuare a guardare, hanno l’obbligo di agire subito.? Ogni giorno la situazione peggiora. I bambini sono traumatizzati a causa dei continui bombardamenti, l’acqua potabile è inquinata o razionata e presto molte famiglie non saranno in grado di sfamare i propri figli. Quanto ancora potrà resistere la popolazione?”. In quanto Paese occupante, Israele è inoltre tenuto a rispettare il diritto internazionale umanitario che proibisce rigorosamente di affamare la popolazione civile, come strategia di guerra. Nel 2018, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2417, che ha condannato all’unanimità questo modus operandi, aggiungendo che qualsiasi negazione dell’accesso agli aiuti umanitari costituisce anch’essa una violazione del diritto internazionale. Purtroppo quanto sta accadendo adesso a Gaza, rientra esattamente in questa casistica. Senz’acqua Nel frattempo, l’acqua potabile nella Striscia si è praticamente esaurita. Le scorte di acqua in bottiglia stanno finendo e il costo è già salito oltre quanto possa permettersi una famiglia media, con i prezzi che sono quintuplicati in alcune località. Al momento sono disponibili solo 3 litri d’acqua al giorno a persona, un quinto di quanto le Nazioni Unite hanno dichiarato debba essere garantito anche nelle più gravi emergenze umanitarie, ossia 15 litri a testa. Anche alcuni dei prodotti alimentari, di cui è stato consentito l’ingresso, come riso e lenticchie, sono pressoché inutili perché la popolazione non ha acqua pulita o carburante per cucinarli. Una serie di attacchi aerei ha inoltre danneggiato e distrutto diversi panifici e supermercati. Quelli ancora funzionanti non riescono a soddisfare la domanda e rischiano di chiudere a causa della carenza di materie prime, come farina e carburante. L’unico mulino in grado di lavorare il grano ancora in funzione, ha dovuto interrompere la produzione per mancanza di elettricità. Secondo l’Autorità idrica palestinese, la disponibilità complessiva d’acqua adesso è appena al 5% e si prevede un’ulteriore riduzione, senza carburante o elettricità. I prodotti alimentari essenziali come farina, olio e zucchero, disponibili a Gaza City non possono essere distribuiti per i continui attacchi aerei e le interruzioni delle vie di comunicazione, rimaste distrutte. ? Il blackout elettrico sta inoltre impedendo la refrigerazione di qualsiasi cibo deperibile, così come l’irrigazione delle colture.? Oltre 15.000 agricoltori hanno perduto i raccolti e 10.000 allevatori non hanno più il foraggio per gli animali che stanno morendo. La pesca, che impiega centinaia di persone, in questo momento è impossibile, perché è impedito anche l’accesso al mare. L’appello al Consiglio di Sicurezza ONU e al Governo italiano “È necessario intervenire al più presto per impedire che la situazione umanitaria precipiti ulteriormente – aggiunge Pezzati – Chiediamo perciò al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e alla comunità internazionale di agire immediatamente”. Allo stesso tempo può essere importante l’azione giocata dal Governo italiano in occasione del Consiglio europeo che inizierà oggi. “Ascoltando le parole della Presidente Meloni contenute nell’informativa al Parlamento di ieri in vista del summit, colpisce la mancanza di un messaggio di vicinanza alla popolazione civile di Gaza e ai familiari delle vittime. – conclude Pezzati – Ad oggi sono 6.547 le persone uccise – 750 nelle ultime 24 ore, nuovo picco dall’inizio dei bombardamenti – di cui 4.452 donne e bambini, e più di 17.400 i feriti. Circa 1.600 persone, tra cui 900 bambini, risultano disperse e potrebbero essere ancora sotto le macerie. Quello che sta succedendo a Gaza è sotto gli occhi di tutti, ed è evidente che è stato violato il diritto umanitario internazionale. Israele ha l’obbligo, in quanto forza occupante, di proteggere i civili e consentire che ricevano tutti gli aiuti indispensabili per la loro sopravvivenza. In questo contesto lanciamo quindi un appello urgente al Governo italiano affinché si faccia portavoce in sede europea di una chiara richiesta di cessate il fuoco e per l’istituzione di corridoi umanitari che permettano l’arrivo di tutti i beni necessari alla popolazione civile”. Dall’inizio dell’escalation Oxfam è riuscita a fornire assistenza in contanti a 189 famiglie – un totale di 1.134 persone – per l’acquisto di acqua, cibo e beni di prima necessità. Stiamo costantemente collaborando con i nostri partner per adottare approcci flessibili e mirati alle necessità, cercando di superare le sfide legate alla carenza di carburante ed energia elettrica, nonché all’accesso ai fornitori e alla disponibilità di merci sul mercato.

Lagarde prospetta un periodo di economia debole

Lagarde prospetta un periodo di economia deboleRoma, 26 ott. (askanews) – Alla Bce ci si attende che l’economia “resti debole per il resto del 2024”, mentre più avanti “con il calo dell’inflazione e il recupero del potere d’acquisto delle famiglie dovrebbe raffrozarsi, nei prossimi anni”. Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. Il bilancio dei rischi sulla crescita resta “orientato al ribasso”, ha avvertito.

“L’economia resta debole, i recenti dati dal manufatturiero mostrano che la produzione continua a calare, mentre pesano la domanda sottotono e le condizioni di finanziamento. Il settore dei servizi si sta ulteriormente indebolendo”, ha aggiunto, mentre risente dei cali dell’industria e mentre “si allarga l’impatto dei tassi”.

Usa, Pil III trim. (lettura prel.) +4,9%, inflazione PCE +2,9%

Usa, Pil III trim. (lettura prel.) +4,9%, inflazione PCE +2,9%New York, 26 ott. (askanews) – Il Prodotto interno lordo statunitense, nel terzo trimestre 2023, secondo la lettura preliminare, appena pubblicata dal dipartimento del Commercio è salito del 4,9%, mentre nella lettura finale del II trimestre si era registrato +2,1% (confermato). Le attese degli analisti prevedevano un rialzo del 4,7%. Nel primo trimestre 2023 il Pil era aumentato al tasso annualizzato del 2%, secondo la lettura finale, confermata.

Il dato Pce sull’inflazione è aumentato del 2,9%, dopo il 2,5% del trimestre precedente. Il dato ‘core’, quello che esclude dal calcolo i prezzi energetici e alimentari, è salito del 2,4%, dopo il 3,7% del trimestre precedente.

Il Capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi: Gaza diventa un cimitero

Il Capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi: Gaza diventa un cimiteroRoma, 26 ott. (askanews) – La Striscia di Gaza sta “diventando il cimitero di una popolazione intrappolata tra guerra, assedio e privazioni”, scrive sul Guardian Philippe Lazzarini, che dirige l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).

Quasi 600.000 persone trovano rifugio in 150 scuole e altri edifici dell’UNRWA, vivendo in condizioni antigeniche con acqua pulita limitata, poco cibo e medicine. “Le madri non sanno come pulire i propri figli. Le donne incinte pregano per non dover affrontare complicazioni durante il parto perché gli ospedali non hanno la capacità di accoglierle. Intere famiglie ora vivono nei nostri edifici perché non hanno nessun altro posto dove andare”, racconta il capo dell’UNRWA. “Ma le nostre strutture non sono sicure: 40 edifici dell’UNRWA, tra cui scuole e magazzini, sono stati danneggiati dagli scioperi. Molti civili che si rifugiavano al loro interno furono tragicamente uccisi”.

Le truppe di Israele a Gaza, prove d’invasione. Ma sugli ostaggi di Hamas si tratta

Le truppe di Israele a Gaza, prove d’invasione. Ma sugli ostaggi di Hamas si trattaRoma, 26 ott. (askanews) – Truppe e carri armati israeliani hanno lanciato questa notte un breve raid di terra nel Nord di Gaza, colpendo diversi obiettivi del gruppo estremista palestinese Hamas, in modo da “preparare il campo di battaglia” per la vasta operazione di terra attesa da giorni, poi rimandata, e ieri sera dichiarata pronta e con una data certa, seppur non specificata, dal premier Benjamin Netanyahu. L’incursione è stata confermata dalle Forze di difesa israeliane negli stessi minuti in cui il quotidiano Haaretz ha rilanciato indiscrezioni su trattative avanzate per il rilascio di “un cospicuo numero di ostaggi”. Un’eventualità che, secondo il giornale, potrebbe realizzarsi addirittura “entro i prossimi due giorni, forse anche prima, a seconda di come andranno i colloqui in corso” mediati dal Qatar. Stando a una stima dell’Idf, le persone trattenute con la forza da Hamas sarebbero 224, tra cui numerosi bambini, di cui il governo ha diffuso nomi e fotografie.

Nell’operazione notturna, i carri armati e la fanteria delle forze armate israeliane hanno colpito numerose cellule terroristiche, infrastrutture e postazioni di lancio di missili anticarro. L’incursione è stata breve e, una volta realizzati tutti gli obiettivi del raid, le truppe hanno fatto ritorno in territorio israeliano, ha precisato l’Idf. D’altra parte, i soldati dello Stato ebraico hanno fatto fuoco anche su Khan Younis e Gaza, dove l’aviazione israeliana secondo fonti mediche della Striscia ha preso di mira un complesso di edifici, facendo almeno 17 vittime, decine di feriti e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie. Il ministero della Sanità del territorio controllato da Hamas ha affermato che oltre 6.500 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio delle ostilità. Intanto, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, ha lanciato un allarme sull’esaurimento – probabile entro oggi – delle scorte di carburante. Una circostanza che minaccia di peggiorare ulteriormente la crisi umanitaria nel territorio palestinese con 2,3 milioni di residenti (e circa 1,4 milioni sfollati dalle proprie case dopo il 7 ottobre). “Le persone si trovano di fronte a scelte impossibili: non ci sono luoghi sicuri a Gaza”, ha confermato d’altra parte Lynne Hastings, coordinatrice delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari a Gaza. Gli ospedali nella Striscia, rimasti a corto di carburante, hanno cominciato a trattare solo casi di emergenza. Ora sono “in uno stato di completo collasso”, secondo Mohammed Abu Selmeya, direttore del più grande centro ospedaliero di Gaza, l’Al-Shifa. L’Organizzazione mondiale della sanità si è detta “fortemente preoccupata” per le condizioni degli ostaggi catturati da Hamas ed ha chiesto il loro rilascio immediato e l’accesso urgente a ciascuno di loro, assieme alla fornitura di cure mediche. “C’è un impellente bisogno che i sequestratori degli ostaggi forniscano segni di vita, prove di assistenza sanitaria e il rilascio immediato, per motivi umanitari e sanitari, di tutte le persone rapite”, ha affermato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Nelle stesse ore, fonti israeliane e straniere hanno riferito ad Haaretz che sarebbero in corso trattative avanzate per il rilascio di un numero significativo di ostaggi, rilascio che potrebbe essere effettuato “entro pochi giorni”, “due o forse anche meno”. Non si conosce ancora con esattezza, in questo momento, quanti prigionieri sarebbero coinvolti. I funzionari di Israele e del Qatar, che sta mediando con il movimento estremista palestinese, vorrebbero ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi civili in una sola volta, senza contropartite da parte dello Stato ebraico. Ma funzionari israeliani ritengono che Hamas potrebbe rilasciare solo alcuni gruppi di persone, lavoratori stranieri, donne, bambini, anziani o persone con problemi di salute. In una conversazione telefonica con Papa Francesco, intanto, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto che la Comunità internazionale faccia sentire la propria voce contro i bombardamenti su Gaza, attacchi – ha detto – “che non hanno posto” in nessuna religione e che “hanno raggiunto il livello di un massacro”. Secondo Erdogan, la mancanza di consapevolezza della Comunità internazionale su ciò che sta accadendo “è una vergogna per l’umanità” e “tutti gli Stati dovrebbero sollevare la loro voce contro questa tragedia umana”. Il presidente turco ha anche affermato che la pace permanente nella regione, che ospita i luoghi santi di tre religioni monoteiste, sarà possibile solo con la creazione di uno Stato di Palestina indipendente, sovrano e geograficamente integrato ai confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale.

Dell’attuale situazione, che sarà al centro della riunione del Consiglio europeo di oggi, hanno nuovamente discusso in un nuovo colloquio telefonico il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha sottolineato la necessità di concentrarsi su un percorso di pace duraturo post-guerra. Biden e Netanyahu hanno discusso al telefono degli “sforzi in corso per localizzare e garantire il rilascio degli ostaggi”, compresi i cittadini americani detenuti da Hamas, ed hanno affrontato il tema del “passaggio sicuro dei cittadini stranieri che desiderano lasciare Gaza il prima possibile”, ha riferito la Casa Bianca. Il presidente Biden ha infine ribadito l’impegno degli Stati Uniti a fornire un “sostegno umanitario continuo alla popolazione civile di Gaza” ed ha espresso sostegno per aumentare tale assistenza nel prossimo futuro. Un sostegno condannato con forza oggi dalla Nordcorea, che ha rilanciato le accuse a Israele sul presunto bombardamento di un ospedale a Gaza. Lo Stato ebraico ha deliberatamente compiuto un crimine di guerra “sotto il palese patrocinio degli Stati Uniti”, ha accusato Pyongyang, secondo cui Washington “ha dato a Israele il via libera per massacrare i palestinesi senza alcuna preoccupazione”, fornendo armi e supporto militare, compreso lo schieramento di portaerei in Medio Oriente.

Accuse che stamane hanno fatto il paio con quelle lanciate dal Parlamento di Tobruk, nell’Est della Libia. Quest’ultimo ha preso di mira gli Stati occidentali che sostengono Israele, tra cui l’Italia, ed ha chiesto ai loro rappresentanti diplomatici di lasciare il Paese. In una dichiarazione pubblicata sul suo sito ufficiale, il parlamento – sostenuto dal generale Khalifa Haftar – ha denunciato “nei termini più forti” le azioni dei “governi di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia”, ed ha minacciato di tagliare le forniture energetiche se i “massacri” contro i palestinesi non si fermeranno. (di Corrado Accaputo)

Ucraina, la Slovacchia sospende il sostegno militare a Kiev

Ucraina, la Slovacchia sospende il sostegno militare a KievMilano, 26 ott. (askanews) – La Slovacchia non fornirà più armi all’Ucraina, solo aiuti umanitari, afferma il nuovo primo ministro Robert Fico. Lo annuncia all’indomani della sua nomina a primo ministro da parte della presidente Zuzana Caputova, ed è da oggi a Bruxelles per il vertice Ue. Lo riporta afp.

Il sostegno all’Ucraina è diventato un tema della campagna elettorale di Fico che ha già frenato anche sulle sanzioni alla Russia. Fico ha alzato la posta già durante la campagna quando, in chiara contraddizione con la politica e le promesse dell’UE, ha promesso di ritirare il sostegno militare della Slovacchia all’Ucraina nella guerra con la Russia .

Secondo la tv slovacca Fico ha ribadito alla commissione per gli affari europei del parlamento di Bratislava che non invierà armi all’Ucraina, ma vuole mantenere gli aiuti umanitari, compreso lo sminamento del territorio ucraino. In sede europea sarà contrario a qualsiasi sanzione contro la Russia, a meno che non vengano quantificati gli effetti finanziari di tali sanzioni.

“Come primo ministro, sosterrò lo stop ad aiuti militari all’Ucraina”, ha detto Fico. La sua posizione fa sì che, dopo l’Ungheria, la Slovacchia sia il secondo paese del Gruppo Vysegrad a rifiutare le forniture di armi all’Ucraina. “La posizione del mio governo è che la cessazione immediata delle operazioni militari è la migliore soluzione che abbiamo per l’Ucraina. L’Unione europea dovrebbe trasformarsi da fornitore di armi a operatori di pace”, aggiunge il primo ministro secondo la tv slovacca.