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Premier ucraino Shmyhal in visita al Sovrano Ordine di Malta

Premier ucraino Shmyhal in visita al Sovrano Ordine di MaltaRoma, 27 apr. (askanews) – Il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyal, è stato ricevuto con gli onori militari oggi alla Villa Magistrale dal Luogotenente di Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Fra’ John Dunlap. La visita, che cade nel quindicesimo anniversario dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ucraina – avviate nel febbraio 2008 – ha rappresentato, si legge in una nota, l’occasione per analizzare i programmi sviluppati dall’Ordine di Malta nel paese alla luce delle esigenze mediche ed umanitarie in continua evoluzione.

I legami di amicizia e cooperazione risalgono al 1990 quando l’Organizzazione di soccorso dell’Ordine di Malta in Ucraina ha avviato le sue prime attività umanitarie. I programmi delle sue tre strutture – situate a Lviv, Ivano-Frankivsk e Berehove – si sono sviluppati sempre di più nel corso degli anni, soprattutto a partire dal febbraio 2022, all’indomani dello scoppio della guerra con la Russia. Il premier ucraino Denys Shmyhal ha espresso gratitudine e riconoscenza per il supporto continuo che l’Ordine di Malta fornisce all’Ucraina. “Vi ringrazio dal profondo del cuore a nome del Governo, del presidente e del popolo ucraino per l’importante ruolo che svolgete nel nostro Paese”, ha scandito il primo ministro ucraino. Roma, 27 apr. (askanews) – Nel corso dei colloqui – prosegue la nota – si è parlato della drammatica situazione umanitaria nel Paese, che risulta essere il più contaminato al mondo da mine antiuomo. Il premier Shmyhal ha spiegato che le operazioni per sminare il territorio impiegheranno centinaia di anni e per questo sarà necessario personale altamente qualificato. La salute mentale della popolazione ucraina – soprattutto quella dei bambini – è stata un’altra emergenza al centro dell’incontro, per cui – ha auspicato il premier ucraino – sarà necessario implementare sinergie con l’Ordine di Malta.

“La stretta e proficua sinergia tra la nostra Ambasciata a Kiev e la nostra organizzazione di soccorso ci permette di svolgere al meglio la nostra missione umanitaria, che beneficia anche dell’Accordo di cooperazione che abbiamo firmato con l’Ucraina nel 2019”, ha scandito il Luogotenente di Gran Maestro, Fra’ John Dunlap, nel corso dell’incontro caratterizzato da un clima di cordialità e collaborazione. “Continueremo ad aiutare il popolo ucraino finché sarà necessario. Lo dobbiamo ai nostri uomini e donne nel vostro Paese, lo dobbiamo alle vittime innocenti di questa guerra”, ha aggiunto il Luogotenente di Gran Maestro, spiegando che la stretta collaborazione tra le entità diplomatiche e operative dell’Ordine, sia in Ucraina che nei Paesi limitrofi, ha permesso di offrire aiuti d’emergenza e supporto umanitario a centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati che hanno attraversato i confini.

Incessante è stato infatti l’impegno a livello diplomatico, come ha ribadito il Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta, Riccardo Paternò: “A livello bilaterale è stato chiesto formalmente alle autorità ucraine di garantire la libera circolazione dei beni umanitari introdotti dall’Ordine di Malta nel Paese e destinati agli sfollati, e di proteggere il personale umanitario in osservanza delle leggi internazionali”. L’Ordine di Malta ha attivato una rete di sostegno sia in Ucraina che nei paesi confinanti fornendo sostegno medico e sociale, assistenza logistica e psicologica, mettendo a disposizione rifugi per gli sfollati e distribuendo generatori e batterie solari e allestendo un laboratorio mobile di protesi per le vittime delle mine antiuomo. Il Malteser International, l’agenzia di soccorso mondiale dell’Ordine di Malta, ha coordinato – e coordina tutt’oggi – gli sforzi nazionali e internazionali, aumentandone l’efficacia. Più di 6.100 tonnellate di aiuti sono stati distribuiti a circa 65 città e paesi dell’Ucraina; oltre 680.000 razioni di cibo sono state distribuite ai punti di confine e all’interno dell’Ucraina; oltre 130 psicologi sono impegnati nel Paese con progetti di assistenza soprattutto per i bambini traumatizzati e per dare supporto ai medici e infermieri a rischio “burn out”; oltre 13.000 persone hanno seguito i corsi di primo soccorso di base. Le Associazioni nazionali dell’Ordine di Malta nei paesi circostanti – Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania – hanno tutte partecipato ai soccorsi fornendo personale qualificato, alloggi, assicurando assistenza medica e trasporto di feriti.

All’incontro di stamani hanno partecipato anche il Gran Commendatore Fra’ Emmanuel Rousseau, il Grande Ospedaliere Alessandro de Franciscis, il Ricevitore del Comun Tesoro Fabrizio Colonna, il Segretario Generale degli Affari Esteri Stefano Ronca e l’Ambasciatore dell’Ordine di Malta in Ucraina, Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone.

Nato,Lettonia: confiniamo con Russia ma noi più al sicuro che mai

Nato,Lettonia: confiniamo con Russia ma noi più al sicuro che maiRiga, 27 apr. (askanews) – “La nostra appartenenza alla NATO e all’Unione europea ha dimostrato che vale la pena fare i compiti a casa, prima dell’adesione”. Lo afferma in una video intervista ad askanews la viceministra degli Esteri lettone Gunda Reire, segretario parlamentare del ministero degli Affari esteri della Lettonia. “Sì, paradossalmente, da un lato vediamo che la Russia sta conducendo una guerra di aggressione in Ucraina, ma dall’altro è vero che la Lettonia in questo momento si trova nella situazione più sicura che mai, perché facciamo parte della comunità euroatlantica, – il prossimo anno festeggeremo i 20 anni da quando siamo membri sia dell’Unione Europea, sia della NATO – e quindi sì, siamo sotto l’ombrello di sicurezza e difesa della NATO. Siamo nell’Unione Europea e la Lettonia è un Paese sviluppato. Facciamo anche parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)”.

Gli aiuti materiali servono ma non bastano per vincere una guerra come quella che Kiev combatte contro l’invasione russa. “Sappiamo – continua – che non sono solo gli aiuti materiali o le infrastrutture che aiutano a vincere. Ci deve essere spirito combattivo – e anche speranza nella società – e questo è ciò a cui stiamo assistendo in questo momento in Ucraina, questo spirito combattivo e solidarietà”. Reire aggiunge poi che in Lettonia “abbiamo lo stesso, direi, spirito combattivo degli ucraini, e ammiro davvero questa società e anche quella ucraina: perché da un lato ovviamente sosteniamo e appoggiamo l’Ucraina, anche a livello internazionale, militarmente, economicamente, finanziariamente. Inoltre, stiamo inviando qualsiasi attrezzatura possibile e cerchiamo di aiutare con ciò che è necessario”, afferma. “Il primo milione di euro in questo Paese è stato raccolto, donato dalla nostra società, ed è stato raccolto in 2 giorni: un milione di euro. Questo è ciò che la nostra società ha realmente fatto. E davvero non lo vedo come un segno di debolezza o qualcosa del genere”, spiega Reire.

“La NATO è l’alleanza più forte della storia” ma bisogna contribuire alla difesa. “Stiamo costruendo una base militare completamente nuova qui in Lettonia, un’altra (dopo quella di Adazi, ndr)”, afferma la viceministra. “Abbiamo già raggiunto il 2% del PIL in spesa per la difesa e abbiamo in programma di raggiungere il 2,5 nel 2025 e il 3% nel 2027. Ma c’è una ragione per questo e lo sapevamo fin dall’inizio degli anni ’90. Ed è questo quello che cerchiamo di dire a tutti voi occidentali: noi viviamo accanto all’aggressore” dichiara, in riferimento agli oltre 200 km di confine con la Russia. Reire aggiunge poi che la popolazione “apprezza la nostra appartenenza alla Nato. È molto molto importante che l’anno scorso al vertice di Madrid si sia deciso che il Battle group (in Lettonia, Campo base di Adazi, ndr) venga elevato a un livello di Combat capable brigade (sostanzialmente un aumento del numero di soldati, ndr): questo è molto, molto importante per noi”, aggiunge Reire. Secondo la viceministra degli Esteru, “l’appartenenza alla NATO e all’Unione europea” ha dimostrato a Riga “che vale la pena fare i compiti a casa, prima dell’adesione. Il processo di adesione lo abbiamo attraversato negli anni ’90 e anche un po’ più tardi. E questo è ciò che in realtà stiamo dicendo ai nostri paesi del partenariato orientale come Georgia, Ucraina, Moldova: i periodi di adesione a volte sono difficili, ma ne vale la pena”, afferma. “Dobbiamo prendere decisioni difficili, decisioni a volte impopolari, ma ne vale la pena perché l’anno scorso, il 24 febbraio, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ci si creda o no, mio fratello che studiava in un altro paese europeo – e anche questa è una delle libertà che abbiamo come Unione europea, possiamo muoverci liberamente attraverso l’Europa – mi ha chiamato quella sera e ha detto che è qualcosa di inimmaginabile quello che sta succedendo in Ucraina; ‘è oltre i livelli di comprensione che un paese nel 21° secolo possa semplicemente invadere un altro paese in Europa, ma d’altra parte – ha detto mio fratello – non so nemmeno cosa fare. Forse dovrei mandare dei fiori alla nostra ex presidente Vaira Vike-Freiberga’, che era in prima linea nell’adesione”, aggiunge Reire.

“Questo è un sentimento condiviso qui nella nostra società in questo momento in Lettonia: abbiamo molto a cuore la nostra appartenenza (alla Nato e all’Ue, ndr), e anche i sondaggi di opinione in realtà lo dimostrano perché quasi il 70% della nostra società, se viene chiesto, quale direzione nella politica estera preferiscono – a est o a ovest – preferiscono, ovviamente l’orientamento a ovest, e direi che siamo un paese europeo. Lo eravamo anche durante l’occupazione sovietica, che è durata più di 50 anni, ma il sostegno in realtà ha enfatizzato tali sentimenti. E ora questa è una chiara prova che tutte le decisioni difficili che i politici e la società hanno dovuto prendere prima dell’adesione. Ne vale la pena”, chiosa Reire. (di Cristina Giuliano e Serena Sartini)

I russi hanno messo postazioni militari sui tetti dei reattori della centrale nucleare di Zaporizhia

I russi hanno messo postazioni militari sui tetti dei reattori della centrale nucleare di ZaporizhiaMilano, 27 apr. (askanews) – La Russia ha costruito stazioni di combattimento con sacchi di sabbia sui tetti di diversi edifici della centrale nucleare di Zaporizhia. Lo afferma il Ministero della Difesa britannico nella sua ultima analisi dell’intelligence diffusa su Twitter.

Il ministero basa le sue deduzioni sulle foto aeree che pubblica sul social. Dalle immagini risulta che le truppe russe hanno costruito postazioni con sacchi di sabbia sui tetti di alcuni reattori, a marzo al più tardi. La centrale nucleare di Zaporizhia ha sei reattori nucleari. Sulla base della veduta aerea, le stazioni di battaglia sarebbero state costruite sui tetti di tre di essi.

L’organizzazione di stazioni di combattimenti indica evidentemente un grave pericolo per la sicurezza nucleare nella più grande centrale nucleare d’Europa.

Almeno 15 siriani uccisi in Sudan. Emergency resta aperta con quattro strutture

Almeno 15 siriani uccisi in Sudan. Emergency resta aperta con quattro struttureRoma, 27 apr. (askanews) – Almeno 15 cittadini siriani sono stati uccisi durante scontri armati tra forze rivali in Sudan, ha confermato Bish al Shaar, l’incaricato d’affari dell’ambasciata siriana a Khartoum.

Il ministero degli Esteri siriano ha affermato in precedenza che l’Arabia Saudita, la Giordania e l’Algeria hanno fornito assistenza per l’evacuazione dei cittadini siriani dal Sudan che desideravano lasciare il paese. “Finora, 15 siriani sono stati vittime degli scontri a Khartoum. Non ci sono informazioni sui feriti. Tutti i membri della missione diplomatica stanno bene”, ha detto al Shaar all’emittente siriana Sham FM. Il diplomatico siriano ha spiegato che l’ambasciata, su indicazione del ministero degli Esteri del Paese, ha registrato dall’inizio degli scontri i cittadini che desiderano rientrare in patria. Ha notato che circa 30.000 siriani vivono nel territorio del Sudan. Gli scontri tra l’esercito regolare sudanese e le forze paramilitari sono scoppiati il 15 aprile dopo un lungo periodo di crescenti tensioni all’interno dell’esercito. Il numero delle persone uccise negli scontri ha raggiunto quota 459 e almeno altre 4.072 sono rimaste ferite, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.

“Emergency ha quattro strutture attive in Sudan: oltre al Salam Centre” a Khartoum, “c’è un ambulatorio pediatrico in un campo profughi disastrato vicino Khartoum che ospita un milione di persone, a Maio ma abbiamo dovuto chiuderlo subito perché non era più sicuro né raggiungibile; poi si sono altri due ospedali pediatrici, a Port Sudan sul Mar Rosso e a Nyala, nel Darfur. A pieno regime è uno staff importante, 50 internazionali e circa 550 locali”. Lo afferma in un’intervista al Manifesto, Franco Masini, il medico a capo della missione di Emergency nel Paese. “Il problema è stato fin dall’inizio l’organizzazione del personale locale, una buona parte non poteva tornare a casa e così abbiamo creato una specie di accampamento dentro l’ospedale, con materassi dappertutto”, precisa. “Molti altri era impossibile andarli a prendere. Però sono loro che ci stanno dando un grande supporto e ci hanno chiesto di non chiudere, perché l’ospedale è fondamentale. Solo ieri abbiamo avuto tre casi che se non ci fossimo stati sarebbero finiti male. Ma visto che abbiamo ridotto il numero dei pazienti e che permangono rischi nello stare qui, ieri abbiamo lasciato la scelta di restare o partire ai singoli. Siamo rimasti in sette qui a Khartoum, tutti italiani, più una decina di internazionali tra Port Sudan e Nyala. Gli altri ora sono in viaggio verso la Germania”, spiega Masini. “Il timore”, ora, “riguarda le bande armate fuori controllo in cerca di soldi e bottini”, precisa ancora Masini. “Dal nostro responsabile della sicurezza sappiamo di irruzioni e razzie in alcune strutture del centro. È un corollario tipico in questi frangenti. E il disastro come sempre arriverà dopo, se e quando questa roba finirà: quelli che non hanno fatto i controlli né la terapia, quelli che non hanno potuto raggiungerci… Riorganizzare il lavoro sarà dura, peggio che dopo la pandemia. È una guerra questa”, conclude.

In Perù è stato dichiarato lo stato d’emergenza alle frontiere per bloccare i migranti

In Perù è stato dichiarato lo stato d’emergenza alle frontiere per bloccare i migrantiRoma, 27 apr. (askanews) – La presidente del Perù Dina Boluarte ha dichiarato lo stato di emergenza alle frontiere ed ha ordinato il dispiegamento dell’esercito per rafforzare i posti di blocco e bloccare i flussi di migranti.

Centinaia di migranti che si sono recati in Cile, principalmente da Haiti e dal Venezuela secondo le Nazioni Unite, stanno cercando di lasciare il Paese e sono bloccati da settimane al confine tra la città peruviana di Tacna (sud) e Arica, nel nord del Cile. Mentre il Cile inasprisce i controlli sull’immigrazione, molti affermano di voler tornare a casa o spostarsi più a nord, negli Stati Uniti. Il governo peruviano ha già inviato 200 poliziotti per rafforzare i valichi di frontiera nel tentativo di frenare la criminalità transnazionale. Ieri, la presidente Dina Boluarte ha dichiarato che i soldati saranno schierati per rafforzare la polizia ai valichi di frontiera con Cile, Bolivia, Brasile, Ecuador e Colombia. “La polizia nazionale manterrà il controllo dell’ordine interno con il sostegno delle forze armate”, ha detto ai giornalisti.

Il governo non ha specificato cosa comporterebbe lo stato di emergenza in termini di restrizioni alle libertà individuali e pubbliche, né per quanto tempo rimarrà in vigore.

Cosa si sono detti (secondo Pechino) Xi e Zelensky nel colloquio telefonico

Cosa si sono detti (secondo Pechino) Xi e Zelensky nel colloquio telefonicoRoma, 26 apr. (askanews) – Dal giorno dell’incontro a Mosca di Xi Jinping con il presidente russo Vladimir Putin, a marzo, da Pechino si continuava a ripetere che il leader cinese avrebbe sentito “al momento opportuno” anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quel momento è venuto oggi: Xi ha avuto “su richiesta” una conversazione telefonica col leader di Kiev, la prima tra i due dall’invasione russa il 24 febbraio 2022 e la prima da quando la Cina ha presentato un “Position Paper” sulla crisi ucraina, con il quale si è proposta di fatto come mediatrice per una soluzione pacifica.

“Ho avuto un lungo e significativo colloquio telefonico con il presidente Xi Jinping. Credo che questo colloquio, così come la nomina dell’ambasciatore dell’Ucraina in Cina, darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”, ha scritto Zelensky su Twitter, tenendosi tutto sommato abbottonato sul coté più interessante, quello del conflitto con la Russia. La telefonata è stata seguita dalla nomina dell’ex ministro per le industrie strategiche Pavlo Riabikin ambasciatore “straordinario e plenipotenziario” a Pechino. Questo mentre la Cina comunicava l’invio del rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici Li Hui, che è stato anche ambasciatore cinese in Russia, come capo della delegazione in Ucraina e in altri paesi per consultazioni volte a una soluzione politica della crisi. Il canale, insomma, è stato aperto.

Nel comunicato rilanciato dai media di stato cinesi, sono stati forniti dettagli sulla posizione presentata da Xi al suo interlocutore ucraino. “Il rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale è la base politica delle relazioni Cina-Ucraina”, hanno riferito i media cinesi. Xi Jinping ha sottolineato “che la complessa evoluzione della crisi ucraina ha avuto un forte impatto sulla situazione internazionale” e “la Cina si è sempre schierata dalla parte della pace e la sua posizione è quella di promuovere la pace e i colloqui”. Xi ha assicurato che Pechino “in qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di grande paese responsabile non volterà lo sguardo altrove, non aggiungerà benzina al fuoco, non punterà a trarre vantaggio” dal conflitto. E ha aggiunto: “Il dialogo e la negoziazione sono l’unica via d’uscita praticabile: non ci sono vincitori in una guerra nucleare”. Per questo motivo, tutte le parti coinvolte, alla luce anche dei rischi nucleari, “dovrebbero rimanere calme e sobrie, concentrarsi veramente sul futuro e sul destino di se stesse e di tutta l’umanità, e gestire e controllare congiuntamente la crisi”. Xi ha osservato che “la razionalità” e le voci per il dialogo “stanno aumentando”, quindi è il momento di “cogliere l’opportunità per mettere assieme condizioni favorevoli verso una soluzione politica della crisi”, e ha auspicato che “tutte le parti riflettano profondamente sulla crisi ucraina e cerchino insieme una via per la pace e la stabilità a lungo termine in Europa attraverso il dialogo”.

Con queste dichiarazioni, il presidente cinese sembra alludere ai segnali arrivati dalla recente visita a Pechino del presidente francese Emmanuel Macron, accompagnato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L’inquilino dell’Eliseo ha detto di “contare” su Xi per lavorare a una soluzione pacifica. E, facendo riferimento alla crisi di Taiwan, in cui la Cina è parte in causa, ha affermato che l’Ue non si dovrebbe far coinvolgere e non dovrebbe essere “vassalla” degli Stati uniti. Le dichiarazioie del leader francese, che hanno suscitato polemiche in Occidente, non sono certamente passate inosservate in Cina. Xi ha insistito oggi che “continuerà a lavorare per la pace, a promuovere i colloqui e farà sforzi per fermare la guerra, per ottenere un cessate-il-fuoco e ripristinare la pace il prima possibile”.

Li Hui, ha chiarito il presidente, andrà “in Ucraina e in altri paesi per condurre una comunicazione approfondita con tutte le parti sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Inoltre, il leader cinese ha ricordato come Pechino abbia “fornito diversi carichi di assistenza umanitaria all’Ucraina e sia disposta a continuare a fornire assistenza nell’ambito delle sue capacità”. Zelensky – secondo la versione raccontata dai media pubblici cinesi – si è congratulato con Xi Jinping per la sua rielezione allo storico terzo mandato come leader della Cina e ha ribadito come l’Ucraina si attenga al principio dell’”Unica Cina”, per quanto riguarda la questione di Taiwan, e speri di mettere in campo una cooperazione globale con la Cina, aprendo un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali, oltre a lavorare insieme per mantenere la pace e la stabilità nel mondo. Inoltre, Zelensky avrebbe “accolto con favore” l’importante ruolo della Cina nel ripristinare la pace e risolvere la crisi attraverso mezzi diplomatici.

Tajani: il giornalista italiano Corrado Zunino ferito a Kherson, ma sta bene

Tajani: il giornalista italiano Corrado Zunino ferito a Kherson, ma sta beneRoma, 26 apr. (askanews) – “Corrado Zunino giornalista di Repubblica, rimasto ferito ad una spalla durante l’attacco di un drone a Kherson, sta bene ed è seguito dalla nostra Ambasciata a Kiev. Sono insieme al Ministro Kuleba che ha assicurato la piena collaborazione delle autorità ucraine”. Lo scrive su Twitter il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli EsteriáAntonioáTajani. “Ho informato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed espresso solidarietà e sostegno al Direttore Molinari. Seguiamo eventuali sviluppi”, ha aggiunto Tajani.

Appello di Kiev a Roma: aiutateci a ricostruire il nostro futuro

Appello di Kiev a Roma: aiutateci a ricostruire il nostro futuroRoma, 26 apr. (askanews) – La guerra non può essere “un ostacolo” alla ricostruzione dell’Ucraina devastata dall’invasione russa e l’Italia ha la grande “opportunità” di investire nel Paese, con le sue risorse migliori, “per costruire insieme un futuro di libertà e sicurezza”. Nel giorno della Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina, Kiev chiama Roma a un ruolo da protagonista. Ed è molto più di un invito. E’ un vero e proprio appello quello che il governo ucraino nella sua interezza rivolge al governo e alle aziende italiane: “Venite anche se il conflitto è in corso”, sono state le parole – esplicite – della vice premier e ministra dell’Economia Julija Svyrydenko, membro della delegazione arrivata nella capitale e guidata dal premier Denys Shmyhal.

La Russia vuole ancora distruggere l’Ucraina, non cerca la pace e dopo un anno non ha cambiato progetto, ha sottolineato il primo ministro ucraino, descrivendo la situazione attuale. E mentre i soldati ucraini sono impegnati nella difesa del territorio, il governo sta provando a completare quello che il capo della diplomazia Dmytro Kuleba ha definito “un miracolo”. Kiev è impegnata a risolvere problemi commerciali, instaurare rapporti economici, portare avanti riforme, ha ricordato. Sta lavorando per attrarre investimenti esteri. E l’Italia non può che essere un partner privilegiato. “Aiutateci a costruire “un futuro sicuro per tutti noi”, sono state le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegato in video. “Siamo pronti a far rinascere” il Paese, “non lasceremo mai queste ferite aperte sulle nostre terre”. Moltissimo il lavoro da fare e la Conferenza di Roma ha fornito spunti interessanti sui possibili campi d’intervento: il settore energetico, le infrastrutture, la logistica, l’industria. E poi occorre modernizzare le forze armate ucraine, e corrispondere agli standard di sicurezza dell’Unione europea, di cui Kiev “entrerà presto a far parte”. Una buona base di partenza saranno i Memorandum d’intesa firmati oggi: tra gli altri, quello tra ministero degli Esteri ucraino e l’Ice, per attivare i rapporti, e quelli relativi alla protezione dell’ambiente, al settore dell’industria, all’ammodernamento delle ferrovie ucraine, al reparto agro-industriale e alla costruzione di centrali idroelettriche.

Di certo, secondo Kiev, l’Ucraina ha bisogno di oltre 24 miliardi di dollari nel 2023 per almeno sei settori prioritari: energia, alloggi, sminamento, infrastrutture sociali, trasporti e piccole e medie imprese. L’obiettivo è “aiutare la gente a creare nuovo lavoro”. Un risultato che potrebbe essere ottenuto anche grazie a Sace, a cui Shmyhal ha espresso gratitudine per la decisione di stanziare un miliardo per le necessità primarie della popolazione. Simest, da parte sua, “darà investimenti diretti per creare nuove aziende in Ucraina”, ha commentato il premier. Tutti concordi – rappresentanti dei due governi e dirigenti delle oiltre 750 aziende presenti alla Conferenza – sul fatto che il momento di pensare alla ricostruzione dell’Ucraina è adesso. Le scelte fatte oggi “guideranno lo sviluppo economico nei prossimi anni”, ha detto la ministra Svyrydenko, citando i settori di interesse immediato per le aziende italiane: infrastrutture, tecnologia militare, metallurgia, area digitale ed informatica. Ricordando che il suo Paese è “leader globale nel settore agricolo” ed ha “capacità nel settore edile”, la vice premier ha quindi spiegato che “ricostruire le abitazioni” rase al suolo dai bombardamenti “sarà la nuova sfida”. Una considerazione condivisa da Zelensky, che ha allargato il campo: centinaia di scuole e ospedali sono stati completamente distrutti o gravemente danneggiati, ha ricordato il presidente. L’obiettivo di Kiev è ora ricostruirli con nuovi standard, moderni, “per far sì che la nostra gente possa vivere come vivono milioni di altre persone in sicurezza”, ha commentato Zelensky.

Un impegno a cui l’Italia potrà dare un contributo decisivo impiegando le sue risorse migliori, guardando alle “esigenze più immediate e al lungo periodo”, ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Mettiamo a disposizione il meglio dell’Italia. Il saper fare di 4 milioni di piccole e medie imprese che sono il tessuto connettivo della seconda manifattura d’Europa, a dimostrazione che l’Italia sa essere solidale e sostenere chi è a noi vicino”, ha detto il ministro, che ha incassato – con la premier Giorgia Meloni – i ringraziamenti sentiti di tutta la delegazione ucraina arrivata a Roma. Un sentimento di riconoscenza espresso, a distanza, anche dallo stesso presidente ucraino. “Vorrei ringraziare tutti voi e personalmente la presidente Meloni per il suo sostegno”, ha detto Zelensky, invitato a Roma dalla presidente del Consiglio. “Grazie Giorgia per le tue parole, per il lavoro e per l’appoggio. Gloria all’Italia”. (di Corrado Accaputo)

Haavisto: la Finlandia non è più sola a difendere se stessa, ma anche tutti gli stati membri della Nato

Haavisto: la Finlandia non è più sola a difendere se stessa, ma anche tutti gli stati membri della NatoHelsinki, 26 apr. (askanews) – ‘Ciò che sta cambiando è che se qualcuno sta minacciando la Finlandia, in qualsiasi circostanza, non è solo la Finlandia a difendere se stessa, ma anche tutti gli stati membri della Nato ai sensi dell’articolo 5’. Il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto parla in una video intervista ad askanews – la prima rilasciata a un media italiano dopo lo storico ingresso della Finlandia nella Nato, il 4 aprile – che pubblichiamo di seguito per esteso.

‘La Finlandia ovviamente, porta come membro della Nato un lungo confine: quello con la Russia è lungo più di 1300 km: ora è un confine Nato-Russia’ precisa Haavisto. ‘La nostra volontà è quella di portare un confine pacifico alla Nato e mantenerlo pacifico e speriamo che il confine sia pacifico in futuro. E attualmente non ci sono tensioni militari al confine finlandese tra Finlandia e Russia. In realtà il nostro confine non permette al momento il turismo dalla Russia, a causa delle sanzioni, ma ammettiamo chi studia in Finlandia, chi lavora in Finlandia o ha parenti in Finlandia. Quindi il confine non è totalmente chiuso’. Un grande cambiamento, anche se molte cose restano le stesse. ‘Molte molte cose rimangono: siamo membri attivi dell’Unione Europea’ prosegue il ministro. ‘Abbiamo sempre detto che non siamo più politicamente neutrali da quando abbiamo aderito all’Unione Europea perché l’Unione Europea assume anche una posizione politica globale. Ora stiamo terminando il nostro non allineamento militare, unendoci alla Nato. Abbiamo una forte forza militare. Abbiamo un esercito di coscrizione, quindi tutti prestano servizio, abbiamo una grande riserva di 300.000 persone pronte nella nostra riserva’.

Già a dicembre la Finlandia ha dichiarato che avrebbe sostituito i suoi vecchi jet da combattimento F/A-18 con 64 aerei F-35 e sistemi d’arma: il paese utilizza più del 2% del suo Pil per le spese militari. askanews: Che cosa ha pensato e quali sentimenti prova e ha provato in un momento così storico come l’ingresso come 31esimo Paese membro della Nato?

Haavisto: ‘Ovviamente l’innalzamento della bandiera finlandese davanti al quartier generale della NATO a Bruxelles è stata una grande festa non solo a Bruxelles, ma anche qui in Finlandia’ dice Haavisto, concentrandosi anche sui sentimenti provati in un momento storico. ‘Molti dei miei amici l’hanno festeggiato; mio fratello mi ha detto che anche lui stava alzando la bandiera qui in Finlandia perché si sentiva così emozionato per l’adesione della Finlandia alla Nato. Nonostante questo processo sia stato abbastanza rapido – se si guarda allo standard della Nato, abbiamo iniziato lo scorso maggio e ora siamo già membri, quindi è meno di un anno – nelle circostanze in cui l’Europa è in guerra, quando c’è un’aggressione russa contro l’Ucraina, ogni giorno sembrava abbastanza lungo mentre aspettavamo l’ultima ratifica Siamo grati all’Italia, perché l’Italia è stata uno di quei Paesi che ha ratificato molto rapidamente’. Il ministro nota inoltre che ‘fortunatamente’ le ultime ratifiche sono arrivate anche da Ungheria e Turchia.

askanews: Cosa ci può dire dei rapporti con Paesi come l’Italia all’interno e al di fuori della Nato? Haavisto: ‘L’Italia è già un nostro buon partner già nel contesto dell’Unione Europea e siamo uno dei Paesi che guarda all’importante ruolo degli italiani nel Mediterraneo. L’Italia ha molti confini di migrazione e per i rifugiati. Vorrebbe condividere maggiormente con gli altri Paesi Ue la questione. Ho chiamato il vostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, per parlare dell’incontro del ministri degli Esteri Ue in Lussemburgo di lunedì (24 aprile, ndr): abbiamo discusso diverse questioni. Abbiamo discusso i risultati dell’incontro G7 di cui è parte l’Italia. Abbiamo discusso anche degli aiuti italiani all’Ucraina e abbiamo sentito che ci sono molti aiuti commerciali per la ricostruzione che arriveranno dall’Italia per l’Ucraina’, ha proseguito Haavisto. Nel corso del colloquio avvenuto giovedì i due ministri hanno parlato anche della questione migranti e della ‘attuale situazione in Sudan, dove entrambi i nostri Paesi – ha detto Haavisto – hanno propri connazionali in circostanze davvero difficili, a Khartoum e in altri luoghi in Sudan’.

askanews: Se c’è un punto in comune fra Finlandia e Italia è proprio quello di avere entrambi confini impegnativi, che richiedono molta attenzione. Condivide questo punto di vista?

Haavisto: ‘Condivido pienamente questa visione. L’Italia è uno di quei Paesi che conosce molto bene la situazione nordafricana, in particolare la Libia certamente. Dobbiamo dare ascolto molto attentamente all’esperienza italiana su questi temi. Noi (finlandesi) abbiamo un confine molto lungo con la Russia e abbiamo analizzato molto spesso gli sviluppi in Russia e abbiamo anche cercato di aumentare la nostra conoscenza, ma queste sono dinamiche interne. Penso che entrambi i Paesi (Italia e Finlandia, ndr) si prendono cura dei confini esterni della Nato e Ue’.

askanews: Sappiamo che non ci sono piani per una base Nato in Finlandia. Ma sicuramente c’è molto nel vostro futuro di Paese Nato e Paese Nato nel Mar Baltico, anche alla luce delle attuali esercitazioni in Svezia. Insomma, dopo il vostro ingresso, cosa verrà ora?

Haavisto: ‘Prima di tutto ora che siamo membri della NATO, uno dei problemi più acuti è ovviamente quello di coinvolgere la Svezia, anche come membro della NATO. Ci auguriamo che ciò accada prima del vertice di Vilnius in estate, perché quando si fa qualsiasi pianificazione militare nella Nato intorno al Mar Baltico e agli Stati del Mar Baltico, è molto difficile fare a meno della Svezia. La Svezia è una parte importante della difesa nordica, la Svezia è una parte molto importante della difesa del Mar Baltico. E allo stesso tempo, ora che siamo membri della NATO i nostri colleghi del Baltico, di Estonia, Lituania e Lettonia sono abbastanza interessati a cooperare più strettamente e probabilmente faremo parte della sorveglianza (del Baltico, ndr) in futuro. Ed è molto importante che anche noi, non solo pensiamo alla Nato come a un tutto, ma anche a diverse regioni della Nato, e che rafforziamo la nostra cooperazione con la Svezia. E ora che siamo membri della NATO, ci sono più esercitazioni militari, in Svezia ci sono grandi esercitazioni in corso, ma accoglieremo anche in Finlandia diverse esercitazioni e ci saranno più esercitazioni di questo tipo in futuro. Non stiamo parlando tanto di una base NATO permanente: sappiamo che il nostro paese è ben controllato dai nostri stessi militari ma, ovviamente, questi sono problemi che saranno poi risolti nella pianificazione militare della NATO in futuro’.

askanews: Cosa vi attendete dal summit di Vilnius a luglio?

Haavisto: ‘Il vertice di Vilnius in Lituania sarà una pietra miliare molto importante per la NATO. Penso che l’argomento chiave da discutere sia come continuare il nostro intenso sostegno all’Ucraina. La Finlandia ha già aiutato l’Ucraina con 14 pacchetti militari – per un valore di circa 1 miliardo di euro – e continueremo il nostro sostegno militare all’Ucraina. L’Ucraina avrà anche bisogno di ricostruzione, aiuti umanitari e quindi è importante che l’UE e la NATO siano coinvolte nel sostenere l’Ucraina. E poi c’è la questione indopacifica: la tensione tra Cina e Taiwan sarà discussa dagli Stati membri della Nato a Vilnius’.

askanews: Quando la guerra in Ucraina finalmente sarà conclusa, sarà il momento della ricostruzione. Cosa può fare la Finlandia in questo senso?

Haavisto: ‘La ricostruzione in Ucraina, ovviamente, è molto importante dopo gli effetti devastanti della guerra e tutto ciò che è stato distrutto. E penso che ci siano alcuni settori in cui la Finlandia potrebbe aggiungere qualcosa, prima di tutto abbiamo già lavorato attivamente nel settore energetico: piccoli generatori e altro sono stati forniti dalla Finlandia all’Ucraina. La nostra primo ministro e ora anche il nostro ministro dell’ambiente hanno visitato l’Ucraina e hanno offerto aiuto nel settore ambientale, con analisi ambientali e bonifiche. Poi anche sulla questione della sicurezza nucleare abbiamo visto tutti quei problemi intorno all’impianto nucleare di Zaporizhzhia: la sicurezza nucleare è sicuramente un argomento chiave in Ucraina. E infine la Finlandia è ben nota per il sistema scolastico, il sistema educativo e così via tutto quello che possiamo fare per sostenere il settore dell’istruzione in Ucraina. Abbiamo circa 50.000 rifugiati ucraini in Finlandia e ovviamente è nostro dovere aiutare queste persone. Sono ben accolti e apprezzati dalla società finlandese e abbiamo cercato di offrire loro una scuola adeguata qui in Finlandia’. (di Cristina Giuliano e Serena Sartini)

Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino Zelensky

Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino ZelenskyRoma, 26 apr. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riportano i media cinesi. Si tratta del primo colloquio del leader cinese con Zelensky dall’inizio del conflitto in Ucraina, nel febbraio 2022. Lo scorso marzo Xi era stato in visita a Mosca. Al momento dell’annuncio della visita in Russia, era stato ipotizzato un colloquio telefonico del presidente cinese con il leader ucraino, che non si era finora concretizzato.

Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di aver avuto oggi “un lungo e significativo” colloquio con il presidente cinese Xi Jinping. “Ho avuto un lungo e significativo colloquio telefonico con il presidente Xi Jinping. Credo che questo colloquio, così come la nomina dell’ambasciatore dell’Ucraina in Cina, darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”, ha scritto Zelensky su Twitter.